PRIMO CONCORSO LETTERARIO “Mario Doniselli”
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PRIMO CONCORSO LETTERARIO “Mario Doniselli”
PRIMO CONCORSO LETTERARIO “Mario Doniselli” Giarre, 14.12.2012 Ciao caro Giuseppe, spero che questa mia ti giunga in ottima salute unitamente alla tua famiglia e ai tuoi meravigliosi bambini. Io ti posso dire che sto bene così come i miei cari. Amico mio, con molta gioia ho ricevuto il tuo caro scritto e ti giuro che, quando ho letto il mittente, il mio cuore esplodeva di una grande gioia che neanche puoi immaginare, perché ricevere una lettera da una persona cara che non vedi e non senti da tanto tempo ti fa capire quanto ci tiene a te. Io, ti giuro, non dimentico mai quello che fai per me, ti dico solo che ti voglio bene, ma ti voglio bene sul serio. Nel tuo scritto mi fai sapere che ti sei sposato ed hai dei bambini, un maschietto di 8 anni ed una femminuccia di 5, e stai lavorando presso una ditta di elettronica a Torino. Mi hai scritto perché hai saputo che mi trovo in carcere per dei problemi che purtroppo tu sai, perché mi avevi già avvisato che correvo questo rischio di finire nei guai. Amico mio, solo oggi mi accorgo che se seguivo i tuoi consigli sarei stato un uomo libero. E ti giuro che la libertà è una gioia indescrivibile, importante per la vita di una persona. Io purtroppo l’ho capito un po’ tardi, ma ti posso garantire che quando sarò fuori la mia vita la spenderò per la mia famiglia, dedicandomi al lavoro e, nel tempo libero, a giocare con i miei figli, trasmettendo loro serenità e felicità. Sai, anche io sono sposato ed ho due figli, una femminuccia di 12 anni e il piccolo di quasi 4 anni che, ti posso dire, è una peste perché a casa ne combina di tutti colori. Mia moglie, ogni volta che viene a colloquio, la vedo un po’ esaurita e mi dice che non ce la fa più con il piccolo. Ti puoi immaginare come mi metto a ridere quando al piccolo Roberto dico: <<comportati bene con la Mamma, non la devi fare esaurire ma la devi fare impazzire>>. Ah! Ah! Quindi, ti puoi immaginare cosa succede a colloquio, mia moglie mi sgrida perché così lo sto viziando e, con quel mio sorriso, lui capisce che lo deve fare sempre perché gli sembra un gioco. Come tu sai bene, ogni bambino che va a scuola si mette a piangere perché non vuole andarci, invece lui la mattina, non appena mia moglie lo sveglia, si alza senza fare capricci e non vede l’ora che la Mamma lo accompagni all’asilo. E non ti dico quello che combina all’asilo, la maestra l’altro giorno ha detto a mia moglie: <<signora suo figlio è molto vivace, quasi sempre si prende i giocattoli degli altri, ecc…>>, ed io mi metto a ridere perché mi posso immaginare cosa combina; spero solo di uscire al più presto così la mattina lo posso accompagnare anche io. La grande, invece, è una bellissima signorinella e ti posso dire che mi sta dando tante soddisfazioni a scuola. Come tu sai bene, a me piace la scuola, anche se quando ci andavo io non ne volevo sapere. Oggi però capisco che è molto importante per una crescita migliore. Lei a scuola ci va con molta volontà e soprattutto segue le lezioni con impegno e capisce tutto quello che spiegano i professori. Naturalmente, a volte con la testa non c’è perché pensa a me e soffre per la mia assenza, figurati che neanche mi scrive perché non ci riesce. Il fatto che io sono lontano e mi trovo in questo luogo, lei lo vive male ed io ti giuro che sto più male di lei. Ogni volta che le scrivo, le dico che le voglio bene e che sono fiero di come va a scuola, le spiego di stare attenta e prima di fare una scelta di pensarci bene e di non prendere consigli da nessuno, ma solo di ascoltare il suo cuore. Sono fiero pure di come sta crescendo, e questo è merito di sua madre, e non mi stancherò mai di dirle grazie per tutto quello che sta facendo senza di me. Perché tu sai bene che crescere dei figli da soli non è facile, ma lei, grazie a Dio, è una donna forte ed io sono fiero ed orgoglioso di avere accanto una donna così speciale. Adesso sono proprio io che debbo ricambiare tutti questi sacrifici con il mio impegno di non lasciarli più soli. Però, c’è una materia che a lei non piace e non vuole entrarle in testa, ed è la matematica. Io le dico che se lei sta attenta quando il professore spiega, le verrà più facile svolgere i vari problemi. Per quel poco che sono stato vicino a lei, quando ero fuori, ero io che le facevo fare i compiti, in quanto mi stavo diplomando in Ragioneria e sono bravo con i numeri. Ti lascio immaginare come lei era contenta quando le facevo fare i compiti, anche se a volte io mi arrabbiavo perché lei non stava attenta alla mia spiegazione e per punizione la lasciavo finire da sola. Adesso sono problemi, perché solo al pensiero che questa è l’età in cui comincia a parlare di fidanzati, con la testa non ci sto. Perché ho paura che conosca qualche ragazzo che la fa soffrire, e ti giuro che il mio cuore soffre perché non sono vicino a lei per darle dei consigli di vita, anche se con il mio comportamento di immaturità per aver fatto questi errori mi sento in difficoltà. E ti giuro, a volte penso di non essere in grado di darle dei consigli da buon padre. Amico mio, sai, con la mente sono tornato nel passato ed ho percorso la nostra bellissima infanzia che, quando ci penso, mi viene una nostalgia che vorrei tornare indietro con gli anni, ma come tu sai non si può, la vita va avanti. Ma ti ricordi le belle giornate passate insieme? Quando con mio cugino Antonio andavamo sempre a mare a pescare, e poi quando in estate incominciavano i tornei di calcio, i giochi con il sacco, l’albero della cuccagna. In questo gioco noi eravamo davvero forti perché, con furbizia, ci mettevamo più vestiti così il grasso che avevamo addosso si asciugava nei vestiti stessi e noi riuscivamo a salire fino in cima per prendere il salame, il formaggio ecc… E quando siamo caduti per terra e tu avevi sbattuto il sedere? Lì ti giuro che tutt’oggi rido da solo perché, in questo momento, ho davanti il tuo viso arrabbiato con noi perché ridevamo per te. Tu ti sei alzato e ci hai detto: << io non partecipo più>>, e noi: << Pippo non fare il bambino. Ci siamo fatti due risate in bene, non per prenderti in giro>>. E tu ci hai detto che ti sei sentito preso in giro quando gli altri si sono messi a ridere. Invece, ti ricordi la squadra di Filippo? Quelli che avevano tutti i camici da meccanico? Non solo erano bravi ma anche alti, perché tutti e quattro arrivavano in cima con facilità, mentre noi, anche se eravamo bravi, abbiamo sudato per vincere quei salumi. Sì che quelli erano tempi, e solo al pensiero mi viene da piangere, non per tristezza ma per gioia immensa. Ma ti ricordi quando siamo saliti nel tetto di quella casa vecchia ed io non volevo salire per paura che potevamo cadere, perché quel giorno aveva piovuto ed il tetto era pieno di materiale edile e poteva crollare da un momento all’altro, e tu e mio cugino mi avete detto: <<Sali non avere paura>>. Io, per non farvi capire che avevo paura, sono salito. Subito dopo il tetto è crollato, con il risultato che tu ti sei rotto un braccio, io mi sono spaccato la testa, invece Antonio si è sbucciato solo gambe e braccia. Ma ci pensi che quel giorno il Buon Dio ci ha salvati, perché abbiamo fatto un volo di 5 metri! E quando ci siamo comprati delle sigarette ed io non volevo fumare perché mi faceva schifo, e non appena ho fatto due tiri mi sono affogato e vi siete messi a ridere. Anche adesso ripenso a quel giorno e mi viene da ridere. Ah! Ah! Eravamo un trio bellissimo. Ne abbiamo passate tante e, al solo pensiero, il mio cuore ritorna a gioire. Amico mio, sappi che ti voglio tanto bene e che sono fiero di te e di come hai scelto di vivere. Perché oggi la libertà è importante. Perché, soprattutto adesso che abbiamo delle famiglie, è importante essere presenti. Invece hai saputo, pure mio cugino Antonio si è sposato ed ha due figli, un maschietto e una femminuccia, come noi. Ti posso dire che l’ho sentito un paio di mesi fa e sta bene. Come al solito si mette sempre a scherzare e, credimi, mi fa dimenticare di essere in carcere, perché mi fa certe battute che solo lui sa fare. Come ti ho accennato, ha una bellissima famiglia e sta lavorando con sua nonna presso il negozio di fiori. Certo, sai bene, non si guadagna tanto però riesce a portare la famiglia avanti ed io sono contento per lui. Nel suo piccolo, mi ha mandato un paio di scarpe ed ha comprato un giocattolo a mio figlio, e ne sono rimasto sbalordito. Questo piccolo gesto per me è stato tanto e non lo potrò mai dimenticare, perché queste sono cose che ti aiutano a crescere e ad amare le persone che credono in te. Io gli ho scritto che non l’ho dimenticato. Lui era un po’ arrabbiato con me perché non gli scrivevo da tanto tempo, ma ti giuro, l’avevo fatto solo per non creargli fastidio. Lui mi ha sgridato, dicendomi che tra noi queste cose non devono capitare, anzi, quando ho qualche problema, e per qualsiasi cosa io abbia di bisogno, così come per la mia famiglia, devo parlargliene subito. Ti giuro che non ho avuto parole per dire che gli voglio tanto bene e non dimenticherò mai questo affetto nei miei confronti. Anche a lui ho detto che, non appena sarò fuori, andrò a lavorare. Adesso debbo pensare alla mia famiglia. Io, come ti ho detto, sono finito in carcere e in questi anni ho perso le cose più belle della mia vita, soprattutto, crescere i miei figli e condividere con loro tanti bei momenti, sia brutti che belli. Come spiegarti come mi sento quando mia moglie mi dice: <<i tuoi figli ti cercano sempre e mi fanno la solita domanda “quando viene papà”?>> e sapere che lei, con le lacrime agli occhi, gli risponde:<<presto>>. E poi non parliamo di quando a scuola fanno le recite ed io non sono presente come gli altri papà. Proprio in questi giorni il piccolo deve fare la recita di Natale. È vestito di stella e mia moglie mi ha detto che è bellissimo ed è anche bravo a recitare la poesia. Io so bene che lei sta male nel vedere il piccolo che mi cerca ma gli spiega perché io non posso essere presente alla sua prima recita. Be’, queste sono cose che fanno male al cuore ed io le ho fatto la promessa che quando sarò fuori non farò più gli stessi sbagli che ho fatto oggi perché, ti giuro, non voglio perdere la mia famiglia per via dei miei errori. Adesso è arrivato il momento di prendere le mie responsabilità di padre e di marito, perché è giusto godermi le persone che mi amano, ma soprattutto che hanno di nuovo creduto in me. Io devo dimostragli che tutto quello che ho detto loro in questi anni di reclusione non sono bugie ma un mio reale cambiamento. Certo, una volta che sarò fuori e a distanza di un paio d’anni, si vedrà se ho mantenuto le promesse fatte alle persone che mi amano e che io amo più della mia stessa vita. Soprattutto, farò tesoro dei consigli di un fratello per la vita, come te non se ne trovano in tutto il mondo. Perché non dimentico che quando è morto mio padre tu mi sei stato vicino come un fratello, dicendomi che in qualsiasi momento io avessi avuto di bisogno tu ci saresti stato. Quel giorno è come se il mondo mi fosse caduto addosso, perché vedere mio padre morto in quella macchina per me è stato come essere presente.. Tu sai bene quanto io amavo mio padre, solo a parlarne le lacrime scendono sul mio viso, perché per me, per la mia vita era importante. In quei pochi anni che ho vissuto con lui, tu sai bene, che non mi faceva mancare niente, voleva che io studiassi e non facessi gli stessi suoi errori. Ma come vedi non l’ho ascoltato ed oggi rimpiango le sue prediche. Adesso, giorno 23 dicembre, compie 20 anni che non c’è più. Ogni anno, in questo giorno sto particolarmente male. Quando ero fuori andavo a trovalo al cimitero e mi mettevo a parlare con lui. Forse è da stupidi parlare ad una lapide, ma io mi sentivo bene, perché per me era come se fosse vivo e, credimi, non ti nascondo che anche adesso parlandone le lacrime scendono da sole. Mio padre era molto importante per me ed io la sua mancanza la sento pure adesso, nonostante siano passati tutti questi anni. Da quando sono in carcere non posso fargli visita al cimitero, però lui sa che suo figlio lo tiene nel cuore e lo pensa sempre. E soprattutto supplica il Buon Dio affinché suo padre, da lassù, lo guidi nella strada giusta e protegga la sua famiglia. Amico mio, grazie a te ho superato quei momenti brutti, anche se come sai bene dentro il mio cuore la ferita non si può rimarginare mai al mondo, si può solo alleviare il dolore e questo grazie a te. Fratello sappi che ti voglio un mondo di bene. Invece, ti ricordi ogni anno per ferragosto cosa facevamo? Be’, erano tre giorni di guerra contro tutti per raccogliere più legna possibile e vincere con il falò più bello di quella estate, e noi ne abbiamo vinti alcuni. Ti ricordi che c’era pure mio cugino Rocco con i suoi amici più grandi che con il camion raccoglievano più legna di noi. Eravamo più piccoli, ma non ci perdevamo d’animo e con la nostra grinta riuscivamo a raccogliere più legna di loro, e alla sera del 15, non appena accendevamo il fuoco, il nostro falò era il più alto, tanto che la luce che emanava illuminava quasi metà della spiaggia. Sì che quelle erano soddisfazioni, dopo tre giorni di duro lavoro a raccogliere legna. Ma ti ricordi con le nostre ragazze cosa ci è capitato? Quando io ero coricato con Sara nel sacco a pelo e suo padre, che la cercava, ci ha trovato. Io sono diventato tutto rosso dalla vergogna, perché quell’uomo mi aveva chiesto: <<tu sei Rocco?>>, ed io con la testa bassa ho risposto di si! E lui mi ha detto: <<ti raccomando, non fate cose che poi vi pentirete di aver fatto>>. Con un saluto ci ha augurato un buon ferragosto. A te, invece, è capitato di essere stato sgridato perché il papà di Giusi non accettava che sua figlia era insieme a te, e quella sera è finita che sei rimasto da solo perché il padre se l’era portata con sé. Invece, l’episodio che mi è rimasto più impresso è quando la sera con i miei cugini andavamo a pesca con la rete, sulla riva della spiaggia. Noi aspettavamo che i più grandi con la barca gettavano la rete a mare a forma di cerchio e ci lanciavano le funi per tirarle da riva. Lì il divertimento era bellissimo, perché noi con le nostre forze tiravamo quelle corde e già da lontano vedevamo i pesci che saltavano e noi con gioia gridavamo: <<dai tira che ci siamo!>>, invece Francesco si metteva a scherzare in tal modo che tutti noi quasi non riuscivamo più a tirare le funi. E tuo cugino ci sgridava perché stavamo facendo scappare i pesci. Ma ti ricordi quando arrivava il sacco a riva e noi tutti separavamo i pesci da prendere. Tu ti mettevi a buttare addosso le meduse e tutti noi ti sgridavamo perché ci facevi gonfiare la pelle. Ma il momento che mi sono messo a ridere con le lacrime agli occhi è stato quando tu hai buttato la medusa a Giovanni e lui, non appena si è voltato, è stato preso in pieno volto. Tutt’ora rido, perché m immagino il suo viso che si gonfiava mentre te ne diceva di tutti colori. Ah! Ah! Spero solo che un giorno possiamo rifare questa bella pescata di nuovo tutti insieme, e oggi con i nostri figli. Questa è una promessa che ti faccio. Spero che anche a te piace questa mia idea, di ritornare indietro e rivivere quelle bellissime emozioni. Mi dici che dove lavori ti trovi bene ed i tuoi colleghi ti rispettano tanto, nonostante sei del meridione. A Torino ci chiamano “terun”. Mi immagino la tua faccia quando ti chiamano “terun”. In questo momento me ne stai dicendo tante. Ah! Ah! Ah!. Cuore mio, cosa posso dirti.. che gli anni passano e noi stiamo diventando più vecchi, i nostri figli sono cresciuti con un'altra mentalità e oggi i nostri divertimenti non ci sono più. E non ti nascondo che sono molto amareggiato per la vita che c’è adesso, perché non ci sono più i nostri divertimenti, bensì, oggi c’è troppa droga nelle nostre città ed i nostri figli crescono con il divertimento dello sballo di queste droghe. Come tu sai, anche io ho avuto questo problema. Lo facevo per dimenticare l’assenza di mio padre, che per me era la cosa più bella che avevo. Però, con questo non voglio giustificarmi per i miei sbagli, perché se tutti facessero così saremmo rovinati. Oggi posso dire che sono rinato, anche se la vera vittoria ancora la debbo vincere, perché, come tu sai bene, posso dire che mi sono tolto il vizio della droga quando sarò fuori e dopo un paio d’anni. Ma ti giuro che questa vittoria la vincerò per le persone che mi amano e che credono in me. Ma ti ricordi quando abbiamo preso due biciclette, l’abbiamo saldate e poi le abbiamo fatto pure la tettoia, e alla sera ci divertivamo davanti al Bar e le ragazze ci chiedevano: <<ci fate fare un giro?>>, le nostre fidanzate erano gelose e quasi ci volevano picchiare. AH! Ah! Ah! E poi, quando mio cugino Antonio con Dario hanno provato le biciclette e quello scemo di Dario l’ha rotta perché uno ha girato a destra e l’altro a sinistra. Il sabato avevamo l’abitudine di andarci a mangiare la pizza e quando io dicevo: <<voglio una capricciosa senza funghi>>, voi mi predavate in giro ed io mi incavolavo perché c’erano le ragazze e mi vergognavo. Infatti, se ti ricordi, anzi ti ricordi bene visto che quando mi hai scritto mi hai chiamato “capricciosa”, questo soprannome mi è rimasto e quando mi chiamate così ritorno indietro con gli anni. Tu invece mi dici che i tuoi figli ti stanno facendo diventare i cappelli bianchi. Ma perché ti sono cresciuti? Ah! Ah! Ma se hai quattro cappelli in testa, vuoi dire che è quel ciuffo che ti è rimasto? Sono felice che hai una famiglia bellissima e soprattutto che tua moglie, nonostante i sacrifici che ha dovuto affrontare a Torino, è rimasta sempre vicino a te per darti il suo appoggio e farti capire che insieme potevate farcela a superare le tante difficoltà che avete incontrato nei primi mesi. Mi dici che tuoi figli non volevano stare a Torino perché cercavano i loro cugini, i loro nonni, piangevano sempre e quando sentivano i nonni gli dicevano che volevano scendere. Tu con la pena al cuore gli dicevi che lo facevi per il loro futuro. Grazie a Dio hanno capito e pian piano si sono inseriti a scuola ed hanno stretto nuove amicizie. Lì, dove abitate, vivono delle famiglie con dei figli che hanno la stessa età dei tuoi, e così oggi loro stanno bene e non vogliano più scendere. Poi mi parli del tuo lavoro, che ti piace tanto e che ti trovi bene, ma non dimenticare che sono io il maestro dell’elettronica. Sto scherzando! Lo so che sei bravo, mi ricordo che con i computer eri il Re, tutti quanti venivano da te per sistemare i computer bloccati. Be’, sentire questo mi fa piacere, perché con tutti i tuoi sacrifici hai raggiunto il tuo traguardo e sono fiero di te, perché tu hai scelto la tua famiglia, hai scelto di crescere i tuoi figli e, per ottenere tutto questo, sei partito con loro in una città che non conoscevi e dove hai trovato tante difficoltà che con la tua pazienza hai superato alla grande. Fratello mio, adesso mi avvio alla conclusione di questa mia lettera con la speranza di non averti annoiato con i miei ricordi. Ti auguro di passare queste feste nel modo migliore. Fai gli auguri da parte mia a Cristina e dai un bacio ai bambini, con la speranza che l’anno prossimo possiamo vederci e farci gli auguri di presenza. Sicuramente per Natele sei a Catania, se è cosi salutami la tua pregiata famiglia, soprattutto tuo Papà che mi manca tanto. Mi ricordo che, quando venivo a casa tua a cercarti, lui mi diceva: <<Rocco ti raccomando, insieme a quella peste di mio figlio combinate i soliti casini così la gente viene qui a riferirmi. Io non ne posso più>>. Ti ricordi quella volta che siamo andati a L’Aquila a prenderci dei meloni, anzi per dirla pulita a rubarli, e non ci siamo accorti il danno che abbiamo fatto a quella persone che l’avevano coltivati? Quel giorno non dimentico che quando siamo ritornati a casa, dopo aver mangiato quei meloni, avevamo visto tuo Papà severo davanti al cancello che ci aspettava e, non appena ci siamo avvicinati, ci ha chiesto: <<dove siete stati?>> e noi abbiamo risposto: <<a mare>>. E lui: <<a mare o a tirarvi addosso dei meloni?>>. Quel giorno tuo Papà non ci ha sgridati ma ci ha fatto capire che non era giusto quello che avevamo fatto, perché la gente lavora con sacrifici per portare le famiglie avanti invece noi avevamo fatto un grosso danno. Ma ti rendi conto? Quel giorno tuo Papà dentro il mio cuore ha lasciato un insegnamento di vita, ma non solo, nel suo viso ho visto solo bene e non rabbia nei nostri confronti. Quando lo vedi devi dirgli che gli mando un bacio di vero cuore . Con Bene fraterno, Tuo ROCCO