Oltre L`eBook - Storia Continua
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Oltre L`eBook - Storia Continua
Oltre L'eBook Guida alla Letteratura 2.0 di Sonia Lombardo Copyright 2015 StoriaContinua Smashwords Edition Licenza d’uso Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di tornare a Smashwords.com e acquistare la propria copia. Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore Indice Premessa Capitolo 1: Introduzione alla letteratura elettronica Capitolo 2: Il Book Blog Capitolo 3: Scrivere per i Social Network Capitolo 4: Romanzi ipertestuali Capitolo 5: User Generated Narrative Capitolo 6: La tutela del diritto d'autore Conclusioni Note sull'autore Cassetta degli attrezzi Premessa Diventare uno scrittore senza aver davvero pubblicato un libro, senza mettersi alla ricerca di un editore e senza stampare pile e pile di carta da far arrivare sulla scrivania di editor poco disposti a leggere il vostro lavoro, si può? Secondo StoriaContinua.com, sito che da più di sei anni mette a disposizione degli autori le sue guide alla letteratura elettronica, è diventato più che possibile... Basta andare “Oltre L'eBook”. Cosa NON è la “Guida alla Letteratura 2.0” Non è la solita guida all'auto-pubblicazione o alla promozione del vostro libro, come se ne leggono tante in giro, quelle che vi svelano tutti i segreti per sfondare nel panorama letterario addirittura internazionale. No, questa guida nasce dall'osservazione diretta di un fenomeno sviluppatosi nel corso degli ultimi anni: lo sbarco online di semplici appassionati di scrittura, che pubblicando le loro opere su blog e social network sono riusciti a riscuotere un grande consenso di pubblico, a cui solo successivamente è seguito quello degli editori, finalmente disposti a pubblicarli attraverso canali più classici. Non è un manuale tecnico-pratico all'uso degli strumenti del cosiddetto Web 2.0. Non vogliamo insegnarvi come aprire un blog o creare un profilo sui social network, cosa che è ormai alla portata di tutti. Però, non basta semplicemente copiare il proprio romanzo dalla pagina di Word ed incollarlo sulla pagina di Blogger: la scrittura, in particolare la scrittura creativa, cambia e si adatta al mezzo su cui viene rilasciata, se non nella sostanza (una buona storia rimane tale ovunque la si pubblichi) almeno nella forma. Eppure, sembrano essere molto pochi quelli che sanno cogliere questa sfumatura per sfruttare al meglio i nuovi media al servizio delle proprie capacità creative. Ma non è nemmeno un manuale di scrittura creativa, non vi illustrerà per filo e per segno le principali tecniche narrative o come strutturare un romanzo dalla trama efficace. Anzi, la guida si rivolge a chi ritiene di avere già buona padronanza del mestiere di scrivere ed è alla ricerca di nuovi mezzi espressivi per mettere in luce il proprio talento. Che COSA È, allora, la “Guida definitiva alla Letteratura 2.0” Per gli aspiranti scrittori questa del digitale è davvero un'epoca fortunata, piena di occasioni e di stimoli creativi, che nascono proprio dalla possibilità di entrare in contatto diretto con i lettori. Una stessa storia può essere scritta e riscritta tante volte quanti sono i canali attraverso cui viene veicolata e le persone che vi interagiscono. Gli autori che hanno trovato il successo su Internet sono spesso coloro che non solo hanno adattato la loro scrittura alle esigenze del mezzo, ma soprattutto l'hanno adattata alle esigenze dei lettori della Rete. Sono riusciti cioè a trovare la chiave di comunicazione giusta con gli utenti, quella alle volte più originale. Ciò che vi mostreremo, quindi, è proprio come poter rendere la vostra scrittura più flessibile e aperta al contributo altrui. L'errore di molti che tentano l'esordio è proprio quello di chiudersi, di credere di aver scritto “Il Romanzo” che scuoterà l'intero ecosistema editoriale e pertanto va custodito finché non sarà pronto per essere rivelato al mondo. Il che potrebbe anche darsi: potrebbe esserci tra voi lettori di questo ebook, il futuro Pasolini, perché no? Ma il talento va esercitato e se in passato anche i più grandi si ingegnavano per pubblicare su riviste e giornali popolari, oggi Internet è sicuramente il mezzo più immediato per avere una riprova dell'efficacia delle proprie capacità e delle proprie idee. La “Guida alla Letteratura 2.0”, vi insegnerà a combinare linguaggi nuovi e nuove tecnologie per diventare dei veri scrittori dell'era digitale. Torna all'Indice Introduzione alla letteratura elettronica All'alba dell'esplosione del fenomeno Blogosfera, quando ancora non era chiaro come si sarebbero evoluti questi strumenti e cosa avrebbero rappresentato per il mondo dell'informazione e dell'editoria, lo scrittore Giulio Mozzi raccontava: “ho aperto un blog, senza sapere bene perché lo facevo. E mi sono trovato, senza volerlo e quasi senza saperlo, a scrivere un diario […] La mia vita, le minuzie della mia vita, le racconto pur sempre, a ritmi più o meno fitti, a un certo numero di persone care. Così, nel momento in cui mi sono trovato difronte la «Pagina Principale» del mio blog, non ho avuto esitazioni. Ho raccontato ciò che avevo appena finito di raccontare a qualcun altro”. La diaristica, o comunque il genere autobiografico più nel complesso, hanno travato la loro naturale evoluzione nei Blog. Questi siti online, che si sono aperti ad una facile gestione da parte di chiunque abbia una conoscenza media della rete Internet, proprio perché impostati sulla sequenza cronologica della pubblicazione dei contenuti, si prestano bene ad accogliere il racconto del quotidiano, la libera espressione del proprio punto di vista. Ma come si fa a passare dal racconto delle minuzie quotidiane, a volte dalla superficialità o dalla sterile autoreferenzialità, che infesta buona parte delle pubblicazioni online, alla creazione di una vera e propria opera letteraria? Certo del tutto innovativa, ma proprio per questo capace rappresentare la modernità. Infatti, i progetti editoriali degni di nota si sono proposti fin dal loro avvio come delle finestre aperte dal mondo del virtuale sul reale. Eppure, anche adesso che guardiamo ai blogger non più come a una specie insolita di scrittori e ai blog come parte integrante del nostro modo di comunicare, resta difficile definire quale sarà la formula espressiva che avrà successo, proprio perché il mezzo è in continua, rapida, evoluzione. Sulla base dell'esperienza diretta possiamo affermare molto semplicemente che chi è stato capace di intuire per primo le potenzialità del Weblog è riuscito a ritagliarsi uno spazio anche nel resto del panorama mediatico. Lo stesso diario “pubblico” di cui parla Mozzi, aperto nel 2003 e divenuto un punto di riferimento per la letteratura online, è poi anche diventato un libro a tutti gli effetti, un cartaceo, pubblicato da Mondadori nel 2009. Oggi lo definiremmo un “Blook”, cioè proprio uno di quei libri nati raccogliendo contenuti già pubblicati online. Una tra le prime autrici che ha trovato così la strada del successo, scovata dall'editoria tradizionale quando aveva già avuto un discreto seguito sul Web è “Pulsatilla” (al secolo Valeria Di Napoli). Seguono la sua scia diversi altri blogger, fino a giungere allo straordinario fenomeno dell'avvocato eversivo “Duchesne”. Ciò che sembra accomunare questi scrittori è lo stile ironico, aguzzo, a volte ipercritico, ma allo stesso tempo rispettoso della leggerezza che esige il mezzo attraverso cui si esprimono. Con loro le case editrici sembrano essere andate sul sicuro, perché davvero prima di arrivare in libreria il tam tam provocato dal loro “postare” era già stato senza precedenti. Per non parlare poi dei misteriosi “nikname”, fattore equivoco che ha contribuito a spingere le vendite: comprando il libro si sarebbe finalmente scoperto chi si nascondeva dietro nomi tanto curiosi? Sull'onda del loro successo molti altri scrittori o aspiranti hanno iniziato a realizzare che il blog poteva essere molto più di un diario, poteva essere l'occasione per mettere in mostra il proprio talento, scavalcare gli editori (che forse sarebbero arrivati dopo) per mettersi alla prova in contatto diretto con i lettori. Cominciano a diffondersi i "Blog Novel", romanzi pubblicati a puntate, un po' come accadeva con i Feuilleton nell''800, solo che in questo caso gli episodi rispettano gli spazi ristretti dello schermo, piuttosto che le pagine del giornale della domenica. Quindi, niente descrizioni eccessive, niente scene che si protraggono per settimane, ma tanta azione. In realtà, la struttura del blog che registra i contenuti per data di pubblicazione (giorno – mese – anno) in ordine inverso partendo dal più recente, non si presterebbe poi così facilmente alla pubblicazione di un romanzo in senso classico, che esige una lettura sequenziale, dall'inizio alla fine e non viceversa. Anche se come vedremo il software che sta alla base di questi siti si è evoluto notevolmente, rendendoli più duttili rispetto alle esigenze degli utenti. Inoltre, il blog tende ad essere di nicchia, cioè il suo successo dipende molto dalla capacità dell'autore di raccogliere intorno ai suoi contenuti uno specifico target, un certo numero di persone interessate ad un particolare argomento, in questo caso un genere letterario. Emblematico il successo di David Wellington, che dal 2004 pubblica a puntate tutta la trilogia di “Monster Island” sul blog BrokenType. Le sue storie di zombie non hanno mai perso un solo lettore nella loro versione cartacea, malgrado si trovassero già online. E la narrativa di genere si è dimostrata certamente la più adatta al formato blog: si rivolge ad un traget ben preciso ed è in grado di creare quell'alone di curiosità e mistero che – come sopra – invoglia gli acquisti o i download, a seconda del caso. Ma non si può parlare di blogging, senza citare il micro-blogging, ossia, la scrittura sui Social Network, che esige un numero di battute limitato – come per gli status su Facebook o Twitter – e che ha dato vita a curiosi esprimenti di storytelling: i romanzi a pezzetti de “Il Viaggiatore” di Marc Civis o la “Micronarrativa” in 140 caratteri di Andrea Maggiolo, entrambi twitteranti. Ma esistono esempi di romanzi lampo anche su Facebook. Tutti questi generi, o meglio tutte queste forme del narrare rientrano nella definizione di “eLiterature”. Con questo termine non ci si riferisce alla semplice trasposizione delle parole dalla carta allo schermo, piuttosto a tutte quelle opere nate direttamente grazie all'uso delle nuove tecnologie. Dall'interazione tra testo e video, tra immagini e testo, dall'uso dei link o dei codici dei linguaggi di programmazione, nasce una scrittura arricchita, che non è più lineare, ma risponde a nuove regole di sintassi e grammatica; regole dettate, appunto, dai nuovi dispositivi di lettura, gli smartphone e i tablet, che consentono non soltanto di interagire con le storie che si sta leggendo tramite un lieve tocco dello schermo, ma a volte sono quelle stesse storie che sembrano voler uscire dalla dimensione del digitale per interagire con la realtà, come accade con l'uso di particolari codici (QRcode) e con i software per la geo-localizzazione. I libri multimediali o in realtà aumentata, sono soltanto l'ultima forma di romanzo entrata a far parte della galassia dell'eLiterature, insieme ai Books Blog. Molti altri tipi di opere sono state opportunamente individuate e catalogate da Mario Gerosa per l'antologia “Parla come navighi” edita da Il Foglio Letterario. Ecco come: Le conversazioni tra avatar di Second Life o di altri mondi virtuali, che talvolta danno vita a frammenti di letteratura nata in tempo reale. I topic di forum: quando nelle aree di discussione prendono corpo delle conversazioni degne di un’antologia. Le autobiografie su LinkedIn: costruite talmente bene da sembrare profili di personaggi della letteratura. Le storie collettive: racconti scritti da diverse persone che collaborano al medesimo progetto narrativo. Un esempio è “La torre di Asian”, scritto da vari residenti di Second Life. Altri esempi sono realizzati con la piattaforma di Wikipedia. I racconti di viaggio: descrizioni di luoghi reali o immaginari, proposte sia nei blog di viaggio sia in conversazioni tra avatar di mondi virtuali. Navigando per il Web vi sarà capitato di leggere questo genere di pubblicazioni, in effetti, non particolarmente difficili da riconoscere. Ma ciò che ci interessa capire, andando ad analizzarne alcune, è in cosa consista davvero il linguaggio dell'eLiterature: “La rete Internet ha permesso la pubblicazione di questi prodotti in maniera diffusa, autonoma e indipendente. La comunicazione è di molti a molti. Tale situazione pone in essere in maniera ancora più decisiva il considerare le tecniche video (ed oggi anche quelle relative alla creazione di pagine web) come vere e proprie nuove lingue che danno origine a nuove Letterature. Nascono, dunque nuovi linguaggi, che ci appaiono eretici nel momento che vogliamo presentarli come capaci di creare nuove Letterature. Ma quante eresie nella storia dell'umanità avevano al loro interno elementi di anticipazione della storia dell'uomo?” Lello Masucci Torna all'Indice Il Book Blog I nuovi linguaggi cui si riferisce Masucci in "Testi Critici" (2009) nascono dunque da una stretta correlazione tra testo e immagini. Attraverso un abile uso dei colori, dei link e delle titolazioni, un bravo scrittore online dovrebbe essere capace di trasmettere ai visitatori del suo sito Web, fin dalla prima occhiata, la percezione chiara del genere di pagina su cui sono capitati; esattamente come accade quando un lettore guardando il testo di un libro ne intuisce immediatamente il ritmo, grazie alla punteggiatura e agli spazi stampati sul foglio. In linea di massima esistono delle unità di contenuto, dei micro-content, individuati da Jakob Nielsen, guru dell'usabilità dei siti Web, che assolvono proprio a questa funzione. Si tratta dei titoli, delle descrizioni brevi – i cosiddetti abstract – e poi gli indici e i link di navigazione, che dovrebbero servire essenzialmente ad aiutare i lettori ad orientarsi all'interno del sito, suggerendogli, attraverso delle informazioni minime, dove si trova e dove dovrebbe cliccare per raggiungere facilmente i contenuti che ritiene rilavanti. Insomma, una sorta di segnaletica della navigazione. Se ci soffermiamo per un attimo sulla versione del book blog di Duchesne, “Studio illegale”, vediamo immediatamente dove e come sono posizionati i micro-content. Innanzitutto capiamo subito che si tratta di un diario online, sia per lo stile del contenuto – il racconto in prima persona di esperienze quotidiane – sia perché tutti i post sono organizzati per data di pubblicazione. Il menù ci permette di navigare tra i vari episodi e soprattutto è ben visibile un link al profilo personale dell'autore. Secondo alcune teorie, lo sguardo dei lettori scorre sulle pagine Web disegnando una sorta di percorso a Z, dal titolo in alto a destra verso la barra laterale in basso a sinistra. In questa posizione il “Chi sono” viene immediatamente letto e associato al titolo del blog, in modo che se anche non è presente una spiegazione esplicita sulla natura del contenuto è più facile intuirne il senso. Ma la classificazione dei post per data, secondo quello che ormai conosciamo come ordine cronologico inverso, sebbene sia l'ideale per un diario, diventa complicata per la pubblicazione di un romanzo vero e proprio. Se un lettore accede per prima all'ultimo capitolo della storia, dovrebbe poi da solo, spulciando tra gli archivi, risalire al capitolo numero uno; solo qualcuno che vi vuole davvero bene sarebbe disposto a concedervi così tanto tempo ed impegno. Il livello medio di attenzione degli utenti del Web è praticamente nullo, quindi, alcuni blogger optano per soluzioni differenti, come mettere in bella mostra gli indici degli ultimi articoli rilevanti. In “Blog di un Libro” appare chiaro l'elenco ordinato per numero e titolo dei capitoli con la dicitura (per chi ancora non avesse capito) “Ultimi capitoli”. Al termine di ogni post troviamo poi delle etichette: si tratta delle Categorie e dei Tag, che costituiscono la struttura portante di ogni sito. Se, infatti, la gestione grafica di un blog può ormai essere demandata agli sviluppatori dei CMS (Content Management System), che offrono dei template standard già ottimizzati per la navigazione, soltanto a voi è demandato il compito di organizzare e strutturare i contenuti. I tag sono delle parole chiave che identificano ogni singolo articolo di un blog (i post). Sul sito in questione, possiamo leggere parole come “libro online”, “libro divertente”, “novità editoriale”, affiancate ad altre più strettamente correlate al contenuto scritto, come “MCDI, mancanza cronica di iniziativa” (che è poi il tema del romanzo). Posizionati così questi termini dovrebbero essere orientati all'indicizzazione del sito nei motori di ricerca. Ma vi diciamo fin da subito che per un blog strettamente narrativo comparire tra risultati di ricerca rilevanti su Google è alquanto difficile. Più probabile, invece, che un utente giunga sulle vostre pagine casualmente, alla ricerca di altre informazioni. Il punto è riuscire a trasformare questo utente in un vostro affezionato lettore progettando un sito accattivante ed intuitivo. A tal fine vi torneranno certamente più utili le categorie. Le categorie sono delle etichette che servono a classificare i post per argomento. Ora, potreste pensare di aprire un sito su cui affiancare alla pubblicazione periodica del vostro romanzo anche dei consigli di scrittura, oppure, degli articoli sulla vostra esperienza di scrittori. Questi tre argomenti vanno distinti assegnando loro una ben precisa categoria, cosicché gli utenti cliccando di volta in volta su l'una o l'altra sezione si ritroveranno davanti in bell'ordine solo gli articoli utili. Chi vorrà, leggerà solo il romanzo o solo gli “esercizi di scrittura” o i “consigli” e così via. La logica è quella di effettuate un primo filtraggio dei contenuti, mettendosi nei panni dei visitatori, stabilire un gerarchia, dispensandoli così dal compito di dover trovare un ordine nel vostro caos. Se avete intenzione di pubblicare online tutti i vostri romanzi, potreste pensare di suddividerli per genere. Oppure, trovandoci nell'ambito dell'eLiterature, pensate quante combinazioni di racconto sono possibili con un uso creativo di tag e categorie. La stessa storia si potrebbe leggere attraverso il punto di vista di uno o più personaggi, cliccando sui termini più ricorrenti o ancora navigando solo tra i luoghi e le ambientazioni del romanzo. Per fare ciò è necessario acquisire una certa dimestichezza con l'interfaccia di amministrazione di un blog, in particolare con l'editor. Ci troviamo in pratica nel “dietro le quinte del sito”, nello spazio in cui dovrete inserire, editare e organizzare i capitoli del vostro romanzo. L'immagine che abbiamo scelto fa riferimento all'editor di Wordpress, perché è sicuramente il servizio di blogging più diffuso e per quanto ci è dato sapere gli altri non differiscono molto da questo che vi mostriamo. Il tutto è abbastanza intuitivo, le diciture “Aggiungi nuovo articolo”, “Immettere qui il titolo”, “Salva bozza”, “Pubblica”, le caselle per scegliere o aggiungere le categorie non dovrebbero lasciare molto spazio ad errori. Il testo vero e proprio si può aggiungere scegliendo la modalità Html, per chi conosce il linguaggio di programmazione del Web, o in modalità Visuale, molto simile ad un comune foglio di Word, che si trova su qualsiasi pc. Negli ultimi tempi, poi, si sta diffondendo un nuovo genere di piattaforme di blogging predisposte per la creazione e la modifica dei contenuti direttamente “on page”, ossia, che non dispongono di un pannello di amministrazione vero e proprio per l’inserimento dei post, o un codice sorgente su cui andare a lavorare per modificarne l’aspetto. La bozza del testo che si vuole scrivere si presenta come una pagina bianca da riempire con un Titolo, un Sottotitolo e il Testo. Per formattare il testo basta selezionare con il mouse la parola, o la porzione di contenuto su cui si vuole lavorare, e compare un piccolo menu popup con le opzioni per i grassetti, i corsivi, gli stili di testata, l’inserimento di immagini, citazioni, link e commenti al testo. Gli strumenti sono ridotti al minimo, eppure, a tale semplicità corrisponde anche la possibilità di creare pubblicazioni di altissima qualità. Insomma, non si tratta più solo di creare un blog, ma dei veri e propri prodotti editoriali, pur non avendo conoscenze tecniche specifiche. A comprendere questo assottigliarsi del confine tra ciò che distingue un blog da un libro è stato (forse non per primo ma certamente ancora tra i pochi) il team di PressBooks. La loro piattaforma combina gli strumenti del blog con le caratteristiche di un libro, consentendo un'organizzazione dei contenuti più coerente, grazie a tabelle e navigazione verticali. Un approccio moderno al design, che ha l'obiettivo di suscitare nel lettore dei cosiddetti "Webbook" la stessa sensazione che si prova quando si sfoglia un libro o una rivista. Niente più scrolling infinito, o utilizzo delle caselle di ricerca, per trovare ciò che si sta cercando. Ancora più importante è l'aggiunta di un supporto cross-piattaforma, che permette di accedere ai contenuti direttamente dal browser su qualsiasi dispositivo. Questo rende i Webbook una vera alternativa ai formati ePub e alle altre pubblicazioni digitali. Altri servizi che consentono di aprire gratuitamente un blog oltre ai già citati Wordpress.com e BlogSpot, sono Tumblr o Medium; segnaliamo solo i più famosi, sebbene ne esistano moltissimi altri su cui piazzare blog con dominio di terzo livello, del tipo: tuonome.servizioblog.com. Se invece avete in mente di avviare un blog più professionale è bene acquistare un proprio nome dominio (www.tuonome.com). Molto utili in questo senso possono tornare le guide al blogging pubblicate sui forum di settore, in particolare vi suggeriamo di seguire il FORUM GT di Giorgio Tave, il TagliaBlog di Davide Pozzi e The Big Think di Daniele Ghidoli, dove potrete scaricare gratuitamente manuali e dispense che vi guideranno passo passo, non solo nella comprensione degli aspetti più tecnici, ma anche nella filosofia che dovrebbe ispirare ogni buon blogger. L'importante è sapere in anticipo, prima di buttarvi nell'impresa, cosa volete farne dei vostri contenuti, avere un progetto a lungo termine, perché bloggare non è sempre così divertente come sembra e i risultati, la visibilità tanto agognata, potrebbe arrivare solo dopo un lungo e intenso lavoro. Scrivere per il Web Supponiamo (anzi vi auguriamo) che abbiate conquistato l'attenzione dei lettori, grazie ad un layout accattivante e ad una struttura dei capitoli agevole e creativa. Poi, non tediateli con testi fitti di righe, senza alcun ritmo, senza un'interruzione che lasci un po' di tregua ai loro occhi già affaticati dallo schermo retroilluminato del computer. Esistono delle semplici linee guida cui attenersi per evitare la fuga dei lettori accecati. Cominciamo con i primi accorgimenti sulla Forma: dividete il contenuto in blocchi di testo, di cinque o sei righe ciascuno, andando spesso a capo e distanziando i paragrafi con un'interlinea; evidenziate in neretto le parole chiave o i passaggi più importanti della narrazione. Scegliete dei colori che rendano un buon contrasto sulla pagina, come il classico nero su sfondo bianco, che oltretutto richiama anche una certa idea di libro; niente effetti speciali che distraggano l'attenzione. Il testo è il fulcro del blog. Utilizzate uno stile di carattere senza troppi fronzoli. Affinché il lettore si concentri sul senso della parola è bene utilizzare font senza grazie, Arial, Verdana, Helvetica, dalle linee nette e distanziate. Potrebbe essere utile alternare font differenti: uno stile senza grazie per i titoli ed uno con grazie per il corpo del testo; caratteri come Times New Roman e Georgia, che ricordano molto i caratteri utilizzati per la stampa, potrebbero rendere più piacevole la lettura. Evitate colonne di testo troppo larghe, tenersi al di sotto delle 60 battute sarebbe l'ideale, altrimenti l'occhio difficilmente riuscirebbe a seguire l'ordine delle righe, vagando dall'alto in basso alla ricerca del capoverso giusto. Stile È proprio pubblicando un Book-Blog che dovrete mettere in pratica quanto avete appreso sulla brevità e sull'immediatezza del racconto. Prendete il lettore fin dalle prime righe (le uniche a cui presterà tutta la sua attenzione) e trascinatelo nel bel mezzo dell'azione. Ogni post, ogni paragrafo, ogni Abstract nella Home Page deve contenere un'azione. Al bando le descrizioni eccessive, i periodi troppo lunghi. Eliminate aggettivi e avverbi inutili. Alla forma ricercata prediligete un linguaggio più diretto e colloquiale. Andate a rispolverare tutte quelle tecniche narrative che favoriscono l'immedesimazione del lettore nella storia, quindi, la narrazione in prima persona, l'uso dei verbi al presente e soprattutto di paratassi, cioè di frasi brevi che diano più ritmo al vostro racconto. Contenuto L'obiettivo è quello di invogliare i visitatori a proseguire nella lettura del vostro romanzo fino alla parola fine. Dovreste, allora, far loro intuire che oltre l'indicazione “Leggi tutto” c'è davvero qualcosa che vale la pena di scoprire. Posizionate, oltre le prime righe dei primi paragrafi di ogni capitolo, del contenuto che tenga sempre viva l'attenzione e arricchisca l'esperienza di lettura degli utenti. Integrare foto e video potrebbe essere utile a dare ulteriore profondità al senso della trama; oltre al mero fattore visivo, il lettore si aspetterà di leggere un testo che spieghi il senso delle immagini. Anche i link che rimandano ad esempio ad altri post, o all'archivio completo dei capitoli del romanzo, risultano molto più utili se posti infondo alla singola pagina, dove il lettore si aspetta di ricevere delle indicazioni su come proseguire la navigazione. Lasciate il finale di ogni capitolo aperto a qualsiasi ulteriore sviluppo, fate in modo che chi vi legge si chieda sempre “e poi cosa accadrà?”, così da invogliarlo a tornare a visitare il sito e soprattutto lasciare un suo commento al racconto. La vera rivoluzione dei blog è stata proprio quella di riuscire a mettere gli autori in contatto diretto con il pubblico. Dall'analisi dei dati di accesso al vostro sito, infatti, potreste riuscire scoprire cose piuttosto interessanti sulla vostra scrittura, che magari vi invoglieranno a raccontare storie diverse da quelle scritte fino ad oggi. Innanzitutto, potreste scoprire chi è davvero il vostro pubblico di lettori. Uno degli strumenti più utili allo scopo è sicuramente Google Analytics, poiché circa il 90% delle ricerche degli utenti del Web passa da Google e di conseguenza i rapporti forniti risultano più che attendibili. Vediamo quelli più utili per ampliare l’audience de vostro sito web. Report Utenti Età, sesso, provenienza, categorie di interesse, perfino i browser e i dispositivi utilizzati per accedere al sito. Un aspetto molto importante questo, perché se il mezzo è il messaggio, è importante che la scrittura si adatti alle varie tecnologie. Comportamento Una volta compreso a chi ci si sta rivolgendo (a chi state raccontando la vostra storia) bisogna capire come questi lettori interagiscono con i vostri contenuti. I report sui flussi di comportamento vi permettono di avere una visione chiara su quali siano i principali punti di accesso, attraverso quale mezzo o sorgente; le principali pagine di destinazione e soprattutto quelle di uscita. Queste vanno tenute d’occhio poiché è li che probabilmente un utente perde interesse per ciò che gli stiamo raccontando. Acquisizione Google Analytics ci consente di scoprire in corrispondenza di quali parole o frasi chiave il nostro sito appare tra i risultati; con quale frequenza e in che percentuale viene cliccato dagli utenti. L’utilità di questi dati sta nell’indicarci innanzitutto se stiamo scrivendo bene, ossia, se le parole chiave restituite sono pertinenti con gli obiettivi del sito. E, poi, per avere nuovi spunti da cui partire per creare contenuti sempre più mirati a catturare l’interesse dei lettori. Costruirsi una comunità di seguaci appassionati è già un grande passo avanti. Più rumore faranno online i vostri fan, più le case editrici saranno disposte ad investire su di voi. Quindi, dialogate con i vostri lettori, siate pronti ad affrontare le critiche negative e a correggere gli errori, lasciate che i loro suggerimenti vi guidino nello sviluppo della storia; coinvolgere i lettori nella stesura stessa dei romanzi sarà il vostro addestramento principale come scrittori online. E a proposito di errori, ricordate di rileggere con attenzione i testi prima di pubblicarli, non siete dei giornalisti e non correte il rischio di bucare una notizia, pertanto, prendetevi tutto il tempo necessario per rivedere la grammatica e la sintassi del testo. Ma non mancate l'appuntamento con chi vi legge assiduamente: se stabilite di far uscire online il vostro romanzo a puntate, con una cadenza di due o tre capitoli settimanali, non dovete poi tradire le aspettative dei vostri lettori (anche fosse solo uno) per poi ricevere una critica negativa, che avrebbe risvolti ben più gravi di un errore grammaticale. Torna all'Indice Scrivere per i social network La distanza fra scrittori e lettori si assottiglia ancora di più quando il racconto di una storia si sposta sui media sociali, dove ad essere protagonisti sono i singoli iscritti e dove, quindi, le persone diventano eccezionalmente più disponibili nel lasciarsi coinvolgere in nuove iniziative e sperimentazioni, come ad esempio entrare in contatto diretto con i personaggi di un romanzo, che grazie a chat e variazioni di status in bacheca sembrano animarsi di vita propria: esprimono opinioni, raccontano in prima persona le loro vicissitudini a chi li segue, allacciano nuove amicizie... Un esempio fra tutti, il Gaetano Flores, cronista di nera palermitano, protagonista del romanzo di Aldo Penna, “Il silenzio imperfetto”, edito da Stampa Alternativa. Un personaggio un po' trasandato, ma bravo nel suo lavoro, talmente bravo che si è sentita l'esigenza di allargare il suo raggio di azione anche al di fuori delle pagine del libro, per fare in modo che le sue inchieste rimanessero sempre attuali. Quale metodo migliore se non con un profilo su Facebook? Il social network inventato da Zuckerberg conta solo in Italia 21milioni di iscritti, ben il 35% degli utenti totali, risultando certamente il mezzo migliore per portare una storia lì dove si trova il maggior numero di potenziali lettori, anche se non è l'aspetto promozionale che intendiamo analizzarne, quanto le possibilità creative che nascono da questa combinazione tra mondo reale e virtuale. Secondo Esther Lim, digital marketing specialist, fondatrice dell'agenzia The Estuary, l'uso dei social media per il racconto di una storia serve sostanzialmente sotto tre aspetti: Arricchire la trama principale con dettagli riguardanti personaggi e ambientazioni. Estendere tale trama con l'aggiunta di inediti e, perché no, l'esplorazione di nuovi universi narrativi, che traggono spunto dalla storia principale. Coinvolgere il pubblico nell'interagire con il mondo immaginario che gli stiamo prospettando, attraverso la condivisione e il racconto di esperienze comuni, ossia, invogliarli a diventare a loro volta autori di nuovi episodi. Stabiliti questi tre punti fermi, è necessario scegliere con una certa cognizione di causa quale, tra i tanti social network della Rete, si adatta maggiormente alle vostre esigenze di narratori. Scrivere per Facebook Come abbiamo visto Facebook è piuttosto adatto per creare una cosiddetta connessione emozionale, lo dimostra il fatto che si interagisca attraverso dei “Mi piace”: i membri intrecciano amicizie basate sulla condivisione di gusti ed interessi; poco importa se si entra in contatto con persone reali o inventate, si tratta pur sempre di relazioni. Ed è proprio questo sistema che lo rende anche lo strumento migliore per incoraggiare la co-autorialità. Diversi sono, infatti, gli scrittori che pubblicano le loro opere su Facebook con il preciso intento di ricevere dagli altri iscritti ulteriori contributi, commenti e suggerimenti che arricchiscano la trama di nuovi risvolti. Non mancano nemmeno veri e propri tentativi di scrittura collettiva, come quello partito nel 2010 con il titolo (forse questo sì poco originale) "Bookface", che ha coinvolto più di mille autori, ognuno dei quali poteva lasciare sulla bacheca del progetto non più di due post per volta, per contribuire al seguito della trama. Oggi Bookface si compone di una trentina di capitoli ed è alla ricerca di una casa editrice. Ecco come lo racconta l'ideatore: “Non essendo uno scrittore, mi piaceva l’idea di chiedere aiuto a tante persone che come me hanno sempre desiderato trasmettere le proprie emozioni nella scrittura. Certamente Bookface non ha l’ambizione di entrare nell’olimpo dei libri scritti meglio. E’ chiaro che ogni aspirante scrittore sceglie un tempo verbale e uno stile non sempre coordinato con chi ha scritto prima. Ma quello che a noi interessa non è tanto lo stile letterario o la struttura narrativa, bisognerebbe spostare l’attenzione su un altro aspetto: la straordinaria commistione di registri linguistici, provenienze geografiche e stili di scrittura. E’ questo il valore aggiunto di Bookface che vuole essere un esperimento letterario e culturale, oltre che un gioco per chi ha sempre desiderato scrivere un libro. Si può definire un laboratorio creativo dove la tecnologia e un nuovo mezzo di interazione sociale come Facebook incontra un inguaribile desiderio di comunicare le proprie emozioni. Porre dei limiti o dare delle direttive su come proseguire il racconto, porterebbe a snaturare l’essenza del progetto, che vive invece di voli folli tra personaggi che sbucano improvvisamente, oppure scappano via senza dire nemmeno una parola. Con Bookface, senza essere grandi scrittori, chiunque può continuare a scrivere il romanzo per dare vita a un libro strano e imprevedibile, a volte incomprensibile, ma ricco di tanti piccoli mondi". Roberto Secci Scrivere per Twitter Anche Twitter è un altro social molto frequentato sia da autori di fama desiderosi di mettersi alla prova con nuovi linguaggi espressivi – ultima in ordine di arrivo il premio Pulitzer, Jennifer Egan, con il racconto “Black Box” – sia da aspiranti che, nel limite delle 140 battute imposto dal sito, hanno trovato la propria dimensione. Fra tutti l'italiano Andrea Maggiolo con il progetto letterario Micronarrativa, che ha saputo mescolare gli elementi giusti per mettere d'accordo scrittura creativa e Twitter. Editing: certo, il limite invalicabile dei 140 caratteri non permette di pensare a progetti articolati di narrativa che rimangano confinati "solo" su Twitter. Ma nel caso si decida di provarci, offre un'opportunità unica. Impone di rileggere, correggere, editare ciò che si scrive. Le vite in 140 caratteri di Micronarrativa nascono da un'idea, uno spunto, una persona vista sulla metropolitana, un articolo di giornale, una frase sentita al bar. Ma la prima "stesura" supera sempre i 140 caratteri. Poi lavoro sul testo, fino a trovare la formula adatta per fare stare quel personaggio in un singolo tweet. Non è vera e propria narrativa (mi piacerebbe, ma non lo è), forse Micronarrativa ha più a che fare con la poesia. Formula fissa: il meccanismo principale di Micronarrativa, come mi ha fato notare un lettore, è quasi sempre lo stesso: la discordanza fra la funzione sociale di un personaggio, o comunque il suo modo di apparire, e la storia che nasconde. Un meccanismo semplice, e forse a volte il risultato è banale. Ma secondo me è la dimostrazione che il poco spazio disponibile su Twitter non è una limitazione. Bisogna trovare lo spiraglio giusto. Non è necessario affrontare argomenti "grandi" per trovare persone interessate ai tuoi tweet. Un'idea originale, messa in pratica con cura e precisione e passione. Basta quello. Condivisione: Micronarrativa, senza Twitter, non sarebbe nulla. A dare nuova vita a questi personaggi sono le tante persone che retweettano ogni giorno i personaggi e seguono il progetto con affetto. Ogni giorno una decina di nuovi follower inizia a seguire Micronarrativa. Grazie a Twitter ho conosciuto altre persone che hanno saputo dare nuovo slancio a queste storie molto brevi con il loro talento. Come Riccardo Guasco, che ha disegnato una ventina di queste vite in 140 caratteri. E la gallery con le illustrazioni è stata pubblicata anche da IlPost. Contatti: è dal 2009 che curo, con regolarità variabile, l'account twitter @micronarrativa. Nel corso del tempo scrittori, editor e altre persone che lavorano nel mondo dell'editoria e della comunicazione hanno cominciato a seguire l'account. E' stato semplice avere un filo diretto con loro, chiedere e ricevere consigli. Gianluca Nicoletti mi ha coinvolto in una puntata di Melog su Radio 24. Avere un account Twitter ben fatto vale ormai più di cento curriculum mandati in giro. Twitter è un mezzo aperto, chiunque può decidere di seguire le cose che scrivi. Trova la tua voce, e allenala ogni giorno. Il punto è: come trovare questa voce? Come si può effettivamente Twitter [1] su Twitter? Innanzitutto va tenuto presente che la natura di questo social è più orientata a fungere da trampolino di lancio verso altri contenuti, o meglio verso la fonte principale dei tantissimi tweet che ogni minuto affollano la Tagline del sito web. Tanto è vero che secondo uno studio svolto proprio dalla responsabile marketing di Twitter, i cinguettii più seguiti sono quelli che contengono un link o una “call to action”, ossia, un invito ad agire, visitare, cliccare, guardare altro materiale al di fuori di quei 140 caratteri. Basta questo? Basta tweettare dei link per avere un profilo di successo? No di certo. Per tenere incollati i lettori ad una storia che si consuma nell'arco di una frase c'è bisogno di una grande padronanza della lingua: usare le parole più adatte per esprimere un concetto; parole chiare, semplici ed immediate... più facile a dirsi che a farsi. “Vi scrivo una lettera lunga perché non ho il tempo di scrivervene una breve” Voltaire Chi invece di tempo ne ha, farebbe bene a spenderlo andando a rispolverare nella propria memoria le buone vecchie regole della lingua scritta imparate tra i banchi di scuola, a quanto pare, intramontabili e sempre utili perfino nel pieno della rivoluzione digitale. Leggete un po' questa lezione di scrittura apparsa sul New York Times, a firma della giornalista Constance Hale, che pur restando entro i limiti della grammatica più classica, si adatta perfettamente al moderno regno del racconto in 140 caratteri. “The Sentence as a Miniature Narrative” "Per una frase che sia una frase abbiamo bisogno di un soggetto e del predicato. Il soggetto è la persona, il luogo, la cosa o l’idea su cui vogliamo esprimere qualcosa, il predicato esprime la condizione, l’azione o l’effetto di tale soggetto. Pensate al predicato come ad una situazione; la situazione in cui si trova il soggetto. Mi piace pensare, allora, all’intera frase come ad un mini-racconto dotato di un protagonista (il soggetto) e una sorta di dramma (il predicato). È il dramma che cattura l’attenzione [...] Le migliori frasi incatenano un soggetto chiaro al suo predicato in una drammatizzazione, che ne fa un mini-racconto". Ed ecco come si può riuscire a racchiudere un intero racconto in una sola frase: Inserisci i fatti Pensa attraverso le 5 W: chi, cosa, quando, dove, perché. Sii specifico e concreto, trova il giusto accordo tra soggetto e verbo, non si tratta di nient’altro, ma pensa anche a come lo stai facendo. Crea immagini Alle persone intelligenti piace usare l’immaginazione. Non insultare la loro intelligenza con un eccesso di spiegazioni, usa verbi attivi e nomi concreti e le immagini si creeranno naturalmente. Evoca emozioni È altrettanto naturale provocare delle emozioni con le frasi, se si seguono i due punti precedenti, ma è necessario pianificare attentamente il tipo di reazione che si vuole ottenere. Inizia chiedendoti: qual è l’umore dominante tra i tuoi lettori (o follower)? Devi sapere quali sono le loro speranze, i sogni e le paure, così da poter inserire tale emozione nelle tue frasi. Fai promesse Devi accendere una speranza, o meglio un’aspettativa, nelle persone. Cosa otterranno? Divertimento, emozione? Chiediti: quali promesse stai facendo al lettore con la tue frasi? Pratica, pratica, pratica L’obiettivo è quello di arrivare a un punto in cui tutti questi elementi si fondono inconsciamente in modo da sentirli affiorare naturalmente quando scrivi. Una volta imparato ad utilizzare i social network, adattando di volta in volta la comunicazione al tipo di mezzo che la veicola, va compreso come e da dove iniziare per ottenere magari anche un buon riscontro sia sotto l'aspetto promozionale, che della visibilità online, irrinunciabile per chi lavora da esordiente. Ancora una volta si rivelano preziosi i consigli della Lim riguardanti la narrazione crossmediale: 1) Cerca di conoscere il tuo pubblico e le sue abitudini di lettura. 2) Pensa quale livello di partecipazione vuoi stabilire per i tuoi lettori. 3) Identifica la piattaforma più adatta per la tua storia e i tuoi personaggi. 4) Scrivi di ciò di che conosci e scrivi per tutti quelli che potrebbero leggerti: utenti passivi, occasionali o fan più sfegatati! 5) Costruisci per ognuno di loro dei punti di accesso al racconto che conducano ad alterne narrazioni. 6) Concedi abbastanza tempo ai tuoi personaggi per integrarsi all'interno di una community: le relazioni non si costruiscono in una notte. 7) Ma soprattutto tieni sempre a mente che le buone storie funzionano con o senza interattività! Una frase che potrebbe apparire in netto contrasto con quanto di nuovo stiamo provando ad imparare sulla scrittura, eppure molto veritiera, e ne coglierete meglio il senso più avanti nella lettura. Torna all'Indice Romanzi ipertestuali Ogni opera pubblicata in Rete o che comunque sfrutta per la sua elaborazione e fruizione dei supporti informatici, trova il suo fulcro nell'ipertesto. Per approfondire il concetto ci affideremo alla definizione che Ted Nelson diede di ipertesto, non solo perché ne fu lui artefice, ma perché tra le tante altre definizioni coniate successivamente, la sua rimane l'unica in cui viene menzionata la scrittura; ideale quindi per aprire questo capitolo: “Scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce al meglio davanti a uno schermo interattivo. Così come è comunemente inteso, un ipertesto è una serie di brani di testo tra cui sono definiti legami che consentono al lettore differenti cammini”. La scrittura non sequenziale non è una novità apparsa con la nascita dei computer o di Internet, esempi di ipertesto si possono ritrovare in qualsiasi libro cartaceo. Le comuni note a margine, le bibliografie, le parentesi, possono essere considerati dei veri e propri ipertesti, solo che rimandano per l'appunto il lettore a contenuti che si trovano, per ovvie ragioni, al di fuori del volume in questione. La peculiarità dell'ipertesto elettronico è quindi quella di contenere insieme nella propria struttura fonti e destinazioni dell'informazione, come snodi principali di una stessa rete. Questa natura reticolare dell'ipertesto ha dato vita a numerose, oseremmo dire infinite, combinazioni narrative. Lo spiega bene Fabrizio Venerandi, editore con Quintadicopertina della collana “Polistorie” e autore del romanzo ipertestuale “Chi ha ucciso David Crane?” “L’idea è quella di prendere la narrativa lineare e spezzarla in una serie di atomi connessi tra di loro. Chi legge ‘naviga’ tra i diversi atomi di testo e crea un proprio percorso di lettura, diverso da quello che potrebbero avere altri lettori, ma anche diverso da quello che lui stesso potrebbe avere rileggendo il libro. La diversità rispetto ad un romanzo tradizionale o rispetto ad una raccolta di racconti è data proprio dalla interazione che si crea con la storia e i suoi personaggi”. Quindi un romanzo ipertestuale è un'opera in continuo divenire a cui solo il lettore può davvero mettere la parola fine, quando ritiene che il romanzo, o meglio il percorso di lettura effettuato tra i vari nodi, ha esaurito la sua tensione narrativa. Questo perché all'interno di un ipertesto ogni unità di contenuto, ogni lessìa come la definisce Barthes, dovrebbe avere vita propria, mantenere un senso anche se estrapolata dal contesto della propria rete di appartenenza. Non esiste più quel nesso di causa ed effetto tra gli eventi, necessario alla buona riuscita di un romanzo tradizionale. È il lettore a doverlo ritrovare operando delle scelte tra i vari collegamenti del testo. Ogni decisione influirà sullo sviluppo del romanzo, ogni scelta creerà trame e contesti differenti in cui le singole lessìe acquisiranno un peso e un senso sempre nuovo. Ipoteticamente se intervistassimo un gruppo di persone che si è dedicato alla lettura dello stesso romanzo ipertestuale, nessuna descriverebbe la stessa trama. Il che denota l'ottima qualità dell'opera, dato che in questo genere la valenza letteraria non si estrapola tanto dal contenuto, ma dalla struttura complessiva. Un bravo autore di romanzi ipertestuali è colui che riesce a guidare i propri lettori attraverso molteplici percorsi narrativi, senza mai incappare in stonature, episodi incoerenti o false piste. “Ogni episodio potrà essere osservato come attraverso le mille facce di un cristallo, in quanto potrà essere la tappa di una diversa lettura, di un diverso percorso narrativo. E tutto questo, probabilmente, avrà effetto anche sulla costruzione degli episodi e sulla loro caratterizzazione linguistica e stilistica: ognuno di essi, costituendo un “nodo” accessibile da diverse direzioni, dovrà avere un carattere di autosufficienza, per essere pronto ad agganciarsi a più valenze narrative. Un racconto ipertestuale richiederà quindi una cura particolare proprio nell’impostazione linguistica, in quanto ogni nodo deve salvaguardare la coerenza narrativa e di tono di tutte le storie che lo attraversano: e il risultato sarà una tendenza alla brevità, alla concentrazione, a chiudere ogni nodo nella misura dello schermo del computer”. Giulio Lughi Vediamo, quindi, come si imposta la struttura di un ipertesto, facendo un rapido excursus delle varie tipologie di link. Nei suoi studi sul genere, lo scrittore Carlo Cinato, autore del romanzo ipertestuale “L'uomo senza cappello e la donna con le scarpe grigie”, ne ha individuate ben sette differenti. Un link può: cambiare punto di vista del narratore; aggiungere informazioni a una storia rendendola più completa; spostare la narrazione a una storia diversa e parallela a quella principale, creando degli intrecci tra le varie unità testuali; aggiungere informazioni che a poco a poco contribuiscono a formare la storia totale; realizzare un salto nel tempo o nello spazio; permettere una scelta al lettore, che influirà sullo sviluppo del racconto; aggiungere informazioni che assumono un determinato significato a seconda dei contesti in cui vengono inserite. Esiste poi ancora un'altra classificazione [2], concepita da Mark Bernstein sulla base dell'osservazione non solo strutturale, ma anche retorica dei romanzi ipertestuali. In “Patterns of Hypertext” (Eastgate, 1999) l'editore individua altri otto modelli: Contrappunto: due voci si alternano, interlacciando temi o saldando insieme temi e risposte. Il Contrappunto spesso dà un chiaro senso di struttura, una risonanza di chiamata e risposta che ricorda nello stesso tempo la liturgia e il dialogo casuale. Spesso il Contrappunto emerge naturalmente dai racconti personaggio-centrici, quando si struttura un parallelo tra memorie e presente o tra pensieri e azioni del personaggio. Si può riscontrare contrappunto anche tra due personaggi, quando si struttura un parallelo tra le lessìe dedicate all’uno e le lessìe dedicate all’altro. Mondi Specchio: forniscono una narrativa parallela o intertestuale che adotta una voce differente o una prospettiva contrastante. Il Mondo Speculare echeggia un tema o una esposizione centrale, amplificandolo o elaborandolo in modi irrealizzabili all’interno del filo principale. Dove il Contrappunto intesse voci differenti di uguale (o quasi uguale) peso all’interno di una singola esposizione, il Mondo Speculare stabilisce una seconda voce che separatamente corre parallela (o parodizza) l’esposizione principale. Groviglio: confronta il lettore con una varietà di collegamenti senza fornire sufficienti idee per guidarne la scelta. I Grovigli possono essere usati puramente per il loro valore come divertimenti intellettuali, ma possono anche comparire in ruoli più seri. In particolare, i grovigli possono aiutare a disorientare intenzionalmente i lettori per renderli più ricettivi a nuovi argomenti o conclusioni inaspettate. Setacci: smistano i lettori attraverso uno o più strati di scelta per dirigerli verso capitoli o episodi. Sono spesso alberi, e, se la scelta è informata e strumentale, diventano alberi decisionali. I setacci non hanno bisogno di essere rappresentati da gerarchie esplicite, ma possono essere mostrati attraverso espedienti grafici come, ad esempio, spazi tridimensionali che riproducono ambienti. Fotomontaggio: diversi spazi di scrittura distinti appaiono simultaneamente, rinforzando l’un l’altro mentre mantenendo, allo stesso tempo, le loro identità separate. Il Fotomontaggio è più frequentemente effettuato tramite finestre sovrapposte che stabiliscono connessioni attraverso i confini di espliciti nodi e collegamenti. Quartiere: stabilisce una associazione tra nodi tramite vicinanza, ornamenti condivisi, o segnalazioni per la navigazione condivise. Indici invariati, una barra di navigazione, o una mappa miniaturizzata del sito possono tutti informare il lettore che le lessìe in cui essi appaiono sono “vicini” in qualche modo pianificato. Divisione/Giunzione: ricuce due o più sequenze insieme. La Divisione/Giunzione è indispensabile per narrative interattive in cui l’intervento del lettore cambia il corso degli eventi. Se ogni decisione cambia ogni cosa che accade in seguito, l’autore non può permettere al lettore di prendere molte decisioni e allo stesso tempo mantenere il lavoro entro confini gestibili. Le divisioni permettono alla narrazione di dipendere dalla scelta del lettore per una estensione limitata, riportando più tardi il lettore al nocciolo centrale con una giunzione. Anello mancante: un luogo dove non è possibile navigare che, proprio per questa sua inaccessibilità può apparire particolarmente attraente. L’Anello Mancante è un motivo comune, se non universale, dell’ipertesto, in quanto la scelta di navigazione richiede al lettore di immaginare non solo cosa potrebbe apparire sulla pagina scelta, ma anche cosa sarebbe potuto apparire se avesse seguito un collegamento differente. In fondo, volendo semplificare, non si tratta che di sviluppare intorno ad un tema tutte o quasi le trame possibili, in un continuo gioco di “Cosa accadrebbe se...”, gioco che nella letteratura elettronica ha trovato il suo ambiente naturale. Ma, si dice sempre, che il gioco è una cosa seria e, infatti, in queste opere in divenire è racchiusa una certa poetica dell'indeterminatezza, la rappresentazione dell'ineffabilità dell'era moderna. Citando ancora Venerandi: “Non esiste una sola verità, e non esiste un solo modo con cui uno scrittore può raccontarla, anche quando questa è univoca”. Una molteplicità di vedute già anticipata da Calvino quando nelle sue lezioni americane parla di iperromanzi, romanzi classici come il suo “Castello dei destini incrociati”, ma in cui "tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili (...) sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune (…) costruito da molte storie che si intersecano". Non si può negare che in un labirinto così intricato un lettore può facilmente perdere l'orientamento, specie se ciò che si trova davanti non è altro che la versione digitalizzata di una comune pagina di un libro. I formati dei libri digitali attualmente in uso hanno relegato i romanzi ipertestuali – che richiedono un alto grado di interazione con il lettore, chiamato in un certo senso alla riscrittura individuale della trama – a fenomeno sperimentale, proprio perché risultano molto poveri, minimali; una riproduzione in bit della carta stampata, che non invoglia affatto ad esplorare nuove combinazioni narrative, ma a leggere i testi così come si farebbe su qualunque libro. Secondo molti esperti il successo dei romanzi ipertestuali dipende molto dalla diffusione di nuove interfacce. In questo, il contributo degli “enhanced book” potrebbe essere determinante. Una tipologia di prodotto, a metà tra il libro multimediale e un'applicazione Web, concepita proprio per facilitare una navigazione non lineare tra i blocchi di testo e l'immersione in un mondo narrativo fatto di oggetti, ambienti e personaggi, con cui interagire. Inoltre, la possibilità che dà ai lettori di intervenire concretamente sui contenuti con sottolineature, note, appunti condivisibili via social network, quindi, con ulteriori ipertesti, accentua la percezione di creare un'opera infinita. La svolta potrebbe essere proprio dietro l'angolo con l'arrivo del nuovo formato ebook ePUB3, basato sulle specifiche dello standard del Web HTML5, che faciliterebbe l'inserimento all'interno dei libri digitali di contenuti audio e video, indici e layout dinamici, Text To Speech, API per la geolocalizzazione, metadati identificativi ampliati per un aggiornamento veloce delle varie versioni di uno stesso ebook. Certo la vera rivoluzione e ancora di là da venire e anzi c'è già chi dà i libri digitali per spacciati se la guerra tra i produttori di ereader, che tentano indefessi di tenere legati i formati al supporto di cui sono proprietari, non cesserà. Ad esempio, Amazon sta gradualmente sostituendo il formato .mobi con il nuovo Kindle Format 8, che sfrutta Html5 soprattutto per la resa grafica, mentre Apple pur consentendo la lettura di epub su Ibooks, limita la vendita sul suo store soltanto di libri dal formato .ibooks, quando l'obiettivo dell'International Digital Publishing Forum, con il rilascio di ePub3, sarebbe quello di consentire di leggere qualsiasi ebook su qualsiasi lettore. In attesa di sapere che direzione prenderà il mercato, la domanda che ci siamo posti è se, di fronte comunque a nuovi libri e a nuovi modi di leggerli, anche la scrittura dovrebbe adattarsi al cambiamento. Come un libro diventa una APP Per rivoluzionare davvero l’editoria c’è bisogno di uno scrittore capace di creare dei racconti che non possano restare chiusi entro i limiti di una pagina, o della sua trasposizione elettronica. Insomma, l’editoria digitale ha bisogno del suo Shakespeare digitale; qualcuno capace di scrivere già in prospettiva di una pubblicazione direttamente su tablet, smartphone e siti web. Per capire che caratteristiche deve avere un romanzo per diventare questo genere di applicazione, la Guida alla Letteratura 2.0 vi propone una serie di lezioni di scrittura dedicate proprio alla creazione di narrazioni interattive. Scopriremo se per dare al pubblico un’esperienza di lettura arricchita bisogna prendere in considerazione parametri diversi da quelli classici della scrittura creativa. Prima però è importante capire che differenza c’è tra libri elettronici, enhanced ebook e applicazioni digitali, e cosa si nasconde dietro ognuno di questi prodotti, perché offrendo diverse funzionalità richiedono, ovviamente, diversi strumenti di produzione. Ecco come Digital Book World li classifica: Ebook Funzionalità: parole e immagini statiche, l’autore ha poco controllo sul formato del testo e delle immagini. Produzione: basta saper utilizzare uno dei tanti programmi per la conversione dei file .doc o pdf in ePUB o Mobi. Dispositivi di lettura: Kindle, Nook e Kobo Reader. Anche iPhone e iPad. Enhanced ebook Funzionalità: rispetto agli ebook tradizionali, i libri arricchiti offrono la possibilità di aggiungere animazioni, audio e video. Produzione: richiede l’utilizzo di software come Apple iBook Author, Adobe InDesign, Aquafadas, e qualcuno che sa cosa sta facendo… Dispositivi di lettura: Kindle Fire, iPad, all’interno di un applicazione come iBooks. App Funzionalità: scene e schemi interattivi, animazioni, registrare e condividere la propria narrazione, costruzione del vocabolario, narrazione guidata, glossario istantaneo, parental control e molto altro. Produzione: richiede la conoscenza de linguaggi di programmazione come Objective-C per iOS o Java Android. Dispositivi di lettura: smartphone, iOS e Android, o tablet. Ora, a fronte di tali strumenti, quali competenze dovrebbero acquisire gli scrittori dell'era digitale? Paolo Carnovalini, esperto programmatore, autore del blog ePUBpublishing, senza scendere troppo nel dettaglio di codici e linguaggi, ci ha offerto un quadro abbastanza chiaro del futuro del mestiere di scrivere. "Da che mondo è mondo la scrittura si è sempre modificata e ancora cambierà. Quello che rimane impresso indissolubilmente è il contenuto che essa veicola. Che importa se leggo su carta, su un tablet, su un eReader, al computer, o su un pezzo di carta da formaggio? Se quello che leggo è una cosa che muove una mia commozione o sensazione, una mia reazione, un mio giudizio positivo o negativo che sia, allora quel testo avrà raggiunto il suo scopo indipendentemente dal supporto o dall'impatto con cui mi si sarà presentato. La tendenza attuale è quella di rimbeccarsi sulla forma o sul mezzo e finisce che i contenuti passano in secondo piano fino al punto che non siamo più capaci di esprimerli e perdiamo lettori (o clienti). Creare un eBook o un app-book vuol dire essere un po' fotocompositori, un po' programmatori e un po' creativi del web. Sono componenti che sarebbe meglio possedere tutte nella giusta dose. Prendiamo l'esempio di un romanzo, avendo a che fare esclusivamente con contributi testuali, necessita di strumenti limitati e non ha bisogno di andare a scomodare ePub3 o Html5. Qualunque autore con un minimo di 'sensibilità' informatica può cavarsela egregiamente. Direi che in questo caso, la soluzione ideale per semplicità d'uso e costo (nullo) sia l'accoppiata tra Sigil e Libreoffice. Quest'ultimo è una suite completa open source che comprende anche un ottimo editor di testo con il quale si compongono le varie parti del libro che poi andranno 'montate' in Sigil a formare il volume finale. Non è tutto oro quello che luccica, ma direi che l'esperienza è assolutamente semplice e positiva (e completamente gratuita). Oltre a questa soluzione ne esistono molte altre a pagamento. Cito solo quella che ritengo significativa per esperienza personale: Jutoh. Anche questa applicazione (disponibile per Mac, Windows e Linux) lavora in accoppiata con un editor di testo a propria scelta e 'guida' l'utente nella creazione del libro. Un buon prodotto, ben supportato e in continua crescita. Più complicato l'affronto invece con un catalogo tecnico a cui il digitale può aggiungere un'infinità di aggregati ulteriori, impossibili su carta: animazioni, contributi audio e video, analisi dinamiche e meccaniche personalizzate, simulazioni del comportamento del prodotto al variare delle condizioni al contorno… il limite è dato solo dalla fantasia. Ma è impensabile, salvo rari casi, che l'autore dei contenuti sappia generarne anche la rappresentazione. Meglio affidarsi a chi lo fa di mestiere. Anche perché sono richieste conoscenze a vari livelli (html5 e Javascript oltre che grafica, animazione e impaginazione). Anche qui strumenti ce ne sono a bizzeffe, ma quello che fa veramente la differenza (e la difficoltà) è una mentalità 'globale' nell'approccio. Applicazioni come iBooksAuthor oppure l'ottima soluzione digitale di Aquafadas pur essendo complete e 'capaci', necessitano di conoscenze di 'supporto' per manipolare foto, per ottimizzare testi per montare e gestire contributi audio e video, per creare script, per gestire animazioni e così via. Ma queste conoscenze, a loro volta, implicano l'utilizzo di strumenti 'paralleli' per la generazione di codice HTML5, per la programmazione di snippet e widget, per la generazione visuale di animazioni javascript, per la parte fotografica, grafica e di motion (non posso citare nomi perché l'offerta è veramente ampia e ne ho una conoscenza personalizzata e quindi limitata). Senza dimenticare strumenti di clouding, direi quasi vitali oggigiorno e soprattutto senza fermarsi nell'aggiornamento personale per stare al passo con un mondo estremamente rapido nel mutare. Insomma è un'esperienza di lavoro affascinante ma molto diversificata. Ed ecco quindi il motivo per cui si può tranquillamente parlare anche di un mestiere che cambia". Vi sarete certamente detti: “Io sono uno scrittore, che mi importa di widget e snippet? Io voglio solo scrivere le mie storie!” Non avete tutti i torti. Uno scrittore non deve fare tutto da solo e per ciò che non rientra nelle sue competenze, come la conversione digitale delle proprie opere, è libero di affidarsi ad altri professionisti. Eppure, se ciò che ancora compete ad uno scrittore è l'ideazione di trame, intrecci e personaggi, siamo certi che questo processo creativo debba ancora avvenire nel modo classico? I 4 fondamenti della scrittura interattiva La narrazione è intrinseca alla cultura umana, ma scrivere storie avvincenti è tutt’altro che facile, ancora di più quando si tratta di sviluppare un universo narrativo che comprende una serie di storie da più punti di vista. Ci sono 4 elementi che possono aiutarci ad esprimere con chiarezza un tale mondo: il Tema, il Genere, la Tensione drammatica e la Trama. Per Tema si intende l’essenza della storia. In un film è spesso espressa in un’unica frase in cui si focalizza un personaggio particolare, o un problema particolare, ma quando si tratta di delineare il tema di una storia che sarà multi-piattaforma e interattiva, abbiamo bisogno di un’immagine più forte, così luminosa da costringe il lettore a volerne sapere di più. Il tema dovrebbe presentare il conflitto fondamentale dell’universo narrativo che andremo a costruire. Non il conflitto di carattere individuale, ma un conflitto e una situazione che ha un impatto su ogni personaggio. Il Tema potrebbe esprimere: il ‘what if’; la circostanza straordinaria; le forze in opposizione; una combinazione unica di eventi. Per Genere, invece, non si intende un insieme di regole o una formula cui attenersi, si tratta piuttosto di creare aspettativa nel pubblico, di rendersi riconoscibili anticipando quella che sarà l’esperienza di entrare nella storia. In definitiva ci appassioniamo ad un racconto perché ci piace l’intrigo, il mistero, la suspense, la speranza – sono tutte emozioni che proviamo quando prendiamo a cuore il destino dei personaggi – quindi la nostra storia può classificarsi come thriller, fantasy, fantascienza, horror, commedia, romance, ma quello che è vitale è la capacità di generare questi sentimenti. Ciò che guida il lettore attraverso la storia è la “Tensione” drammatica. Questa idea è fondamentale per tutte le storie, ma la differenza è che una narrazione interattiva richiede due proprietà vitali: 1) la posta in gioco deve essere abbastanza alta e abbastanza grande da poter sostenere il dramma per più personaggi, su più supporti; 2) i problemi devono essere praticamente irrisolvibili. Se il mondo e i suoi personaggi possono risolvere facilmente o rapidamente i loro problemi, allora la narrazione è insostenibile. L’ultima cosa da considerare è la Trama. È utile pensarla non solo come ad una serie di cose che accadono, ma come momenti che si possono suddividere in tre tipi: Eventi che influiscono sulla narrazione – cose che accadono e che alterano da quel momento in poi il comportamento di un personaggio o società. Decisioni – scelte specifiche adottate da un personaggio o società, che modificano per sempre la traiettoria della storia (il classico bivio). Tappe – un momento della timeline in cui viene oltrepassata una certa soglia e da cui non si può più tornare indietro. Una tappa è un punto di saturazione, un evento critico di trasformazione. Questi tre tipi di eventi diversi ci permettono di pensare alla storia in modo più specifico, focalizzandoci più sul suo sviluppo drammatico. Non è facile, ma questi 4 elementi insieme – Tema, Genere, Tensione drammatica e Trama – possono sicuramente aiutarci lungo il cammino. Come costruire i personaggi I conflitti sono la fonte di energia che genera i personaggi e li stimola ad agire, ma non solo, i personaggi sono il prodotto stesso dei conflitti con cui vengono a confrontarsi. I loro atteggiamenti, la loro personalità e in particolare i loro scopi e obiettivi, sono una risposta ai problemi del mondo in cui sono immersi. Quanto più i protagonisti della serie hanno specifici obiettivi e ostacoli da superare per opporsi al problema, tanto più diventano interessanti, drammatici e avvincenti. Questi principi sono applicabili anche ad una esperienza interattiva, ma bisogna interrogarsi su come fare in modo che la tensione rimanga invariata anche spostando il racconto su piattaforme diverse, e come invogliare il pubblico a rispondere agli stessi obiettivi e ostacoli a cui rispondono i personaggi. Giochi di Ruolo La narrativa interattiva chiede al pubblico di essere protagonista attivo della storia, a volte svolgendo il ruolo di un personaggio predefinito, altre potendo scegliere come agire. In entrambi i casi la creazione di un’esperienza attiva richiede allo scrittore di individuare a priori motivazioni, azioni e ricompense. È un errore aspettarsi che sarà il pubblico a voler interagire. Questo è il vostro lavoro: quale posta mettete in gioco? Cosa avranno i lettori da perdere o da guadagnare con le loro azioni? Una volta motivato, il pubblico avrà quindi azioni e compiti specifici da eseguire. Quali sono? Cosa si chiede loro di fare e come? Le azioni del pubblico dovrebbero essere specifiche al raggiungimento di un obiettivo chiaro e rese drammatiche degli ostacoli che impediscono loro di raggiungerlo. Per questo alla fine sarà necessario ricompensarli e quindi motivarli a proseguire. Naturalmente sistemi di ricompensa possono essere anche quelli più tradizionali come accumulare punti, salire di livello, sbloccare conoscenze o una combinazione di tutte queste possibilità. Comunità Non stiamo scrivendo “La Storia”, stiamo creando un universo di storie, questo significa spostare l’attenzione dal singolo protagonista ad una comunità di personaggi che condivide obiettivi e ostacoli, atteggiamenti e prospettive, sia che si tratti di riportali in un contesto reale o in un mondo fantastico. I termini con cui potremmo descriverli e articolarli sono gli stessi validi per i singoli: quali sono gli obiettivi del gruppo di personaggi? Quali sono gli ostacoli che incontrano insieme? Lo stesso vale per gli Antagonisti, spesso rappresentati da istituzioni, enti collettivi o forze generatrici di numerosi singoli personaggi, ma che riflettono un insieme coerente di tratti. Individuare i tratti che accomunano i diversi gruppi è un passo fondamentale per essere in grado di delineare una storia con il potenziale per numerose variazioni di direzione, che possono essere sperimentate su più piattaforme. Punti di vista La vivacità di una narrazione interattiva spesso può essere misurata in base alla gamma dei possibili punti di vista, da quanti diversi punti di accesso ci sono alla storia e quanti percorsi possono intraprendere differenti lettori su differenti piattaforme. Bisogna quindi chiedersi: esistono punti di vista diversi nel racconto? Sono equilibrati e convincenti allo stesso modo? L’esperienza del lettore cambia a seconda del punto di vista che assume? Alcuni punti di vista sono più favorevoli di altri per essere vissuti in modo interattivo? Un universo narrativo può essere pieno di grandi idee, intrighi e fascinazioni, ma spesso non riesce ad essere interessante finché non si popola di personaggi che ci danno un motivo per appassionarci alla trama. Sono i personaggi a rendere gli eventi della trama significativa. Vediamo adesso i 4 tipi di eventi sui è possibile basare lo sviluppo di trame multiple. Inneschi: eventi che forzano l’andamento lineare delle cose e costringono i personaggi a rispondere mettendosi in azione. All’inizio di una storia sono spesso arbitrari, ma possono accadere lungo tutto l’arco narrativo influendo su più linee di sviluppo della trama. Azioni: come anticipato sono la risposta naturale agli eventi di innesco. Le azioni sono il fondamento di un plot, ma le azioni convincenti provengono esclusivamente dai rischi ad esse interconnessi. Soglie: gli eventi di soglia imprimono alla trama dei cambi repentini di direzione. Anche in questo caso rappresentano dei punti di non ritorno, eventi da cui non si può più tornare indietro e che alterano definitivamente gli sviluppi futuri delle vicende narrate. In questo modo gli eventi soglia costituiscono i pilastri dell’intreccio narrativo. Le azioni risulteranno piuttosto noiose se non ci saranno soglie da attraversare lungo la trama. Inversioni: un evento di inversione rappresenta un punto di svolta nella trama molto particolare, poiché apporta un certo livello di complessità e sorpresa alla storia. L’inversione è infatti un colpo di scena, un cambio di fortuna o una caduta in disgrazia, insomma un evento inaspettato che ‘resetta’ il dramma. Quando una questione sembra essere in procinto di risolversi, un’inversione sposta l’obiettivo più in là o la ribalta completamente. Se non è gestita bene l’inversione può sembrare artificiosa e inverosimile, ma se è radicata nella plausibilità della narrazione allora può risultare molto efficace. Il punto è assicurarsi che la narrazione abbia come obiettivo sempre il pubblico, costruendo la trama intorno alle domande che volete che esso si ponga e su come tali domande guidano il susseguirsi di inneschi, azioni, soglie ed inversioni. Una storia che si rispetti mette il lettore difronte a continui interrogativi, sia circa l’interpretazione della trama (dove siamo? Chi sono i personaggi? Cosa vogliono?), che dal punto di vista emozionale (cosa accadrà e perché?), motivandolo a proseguire attraverso la storia, ipotizzando possibili sviluppi, o sperando in un risultato mentre ne teme un altro. In particolare, sono le domande che potenzialmente potrebbero rimanere in sospeso a risultare cruciali per lo sviluppo di trame multiple. Ancora più importante: state chiedendo al pubblico di partecipare e di essere un elemento attivo all’interno della storia, allora assicuratevi non solo di scrivere delle descrizioni di luoghi interessanti con personaggi interessanti, ma di ideare tutta la serie di esperienze che desiderate far vivere ai lettori. Ci possono essere diversi utenti tipo: alcuni batteranno le strade tracciate dalla trama principale, altri si aggireranno per i meandri della storia. Un esercizio molto utile, quindi, per i creatori storyworld, è articolare due diverse mappe, una riportante il percorso di un pubblico potenzialmente più coinvolto e l’altro per il pubblico più riluttante. Questi due estremi ci permetteranno di stabilire i vari gradi di interattività all’interno dello stesso storyworld e progettare motivazioni specifiche per ogni tipo di utente: c’è chi potrebbe rispondere bene a motivazioni di azione e chi invece potrà rispondere meglio a stimoli emotivi. In ognuno di questi casi, l’universo narrativo, la trama e i suoi eventi rimarranno costanti, ma i percorsi attraverso quegli eventi varieranno per diversi utenti, su diverse piattaforme. Quello che dobbiamo considerare come cruciale per il percorso che batteranno sono comunque gli stimoli che li costringono ad agire. Ne esistono di 3 tipi: Anticipazioni: quando costringiamo il pubblico a chiedersi “cosa succede dopo?”. Insomma, il classico espediente conosciuto come “Cliffhanger”, molto comune nei serial tv o nei romanzi a puntate. In sostanza si crea attesa, lasciando un evento problematico, o il tipico colpo di scena in sospeso, così che il pubblico deve tornare per capire come va a finire. La stessa idea può essere applicata su più piattaforme: una serie TV, per esempio, può lasciare in sospeso grandi domande su un personaggio e costringere il pubblico a giocare con la versione online per scoprire cosa gli è accaduto. Personaggi: devono essere abbastanza forti, le loro risposte e reazioni tanto varie e interessanti da sostenere e motivare un ritorno del pubblico. La ragione per tornare deve essere quella di trascorrere del tempo con quei personaggi e vedere come si comporteranno difronte a nuove circostanze. Nel caso di una narrazione interattiva le diverse scelte degli utenti creeranno diverse circostanze a cui il personaggio dovrà reagire. Stati d’animo: a volte non importa quale sia la storia o chi sono i personaggi, il pubblico la segue perché aspetta di sentirsi in un determinato modo, ossia lo storyworld è progettato per suscitare specifiche reazioni emotive. Ora, se immaginiamo un progetto multipiattaforma possiamo vedere come ogni medium può presentare un aspetto diverso di un evento, soddisfacendo ogni volta un determinato sentimento. Naturalmente, questi tre elementi non esistono isolati l’uno dall’altro. Qualsiasi storyworld può impiegare diversi aspetti di ognuno o tutti e tre insieme. Ciò che è importante è vedere come questi tre strumenti in un processo di sviluppo di un romanzo interattivo rendano l’esperienza degli utenti più concreta, lasciando in loro una qualche traccia anche una volta usciti dalla storia Un modo per scrivere un romanzo interattivo che colpisca il pubblico è concentrandoci sul creare attorno ad esso memorie e rituali. Memorie La definizione di una ‘memoria’ è semplicemente qualcosa mantenuto e raccontato nella mente. In quanto scrittori dobbiamo chiederci cosa esattamente vogliamo che il pubblico mantenga con sé della nostra storia. In particolare, in un romanzo interattivo, esistono due modi per sviluppare tali ricordi: 1) pensando a cosa sarà spinto a ricordare il lettore, quindi, quali immagini, quali azioni quali idee e quali emozioni riguardanti l’universo narrativo in cui si trova immerso; 2) cosa avrà bisogno di ricordare per agire all’interno dello storyworld, quali eventi, circostanze e relazioni al fine di avanzare nel racconto. Essere specifici su come desideriamo che il pubblico si senta ci consente di connettere la scrittura alle emozioni. Se vogliamo che un lettore passi dal sentirsi intrappolato ad una sensazione di libertà, avremo bisogno di inserire nel racconto questi due tipi di spazi – chiuso/aperto – e drammatizzare la loro contrapposizione andando a ricostruire le motivazioni dei personaggi nel cercare uno spazio piuttosto che un altro. Pertanto, oltre a stabilire le sensazioni del pubblico, bisogna capire anche come una certa iconografia, particolari colori o un particolare tono nella narrazione, possono essere utilizzati per scatenare l'immaginario. Come vanno evidenziati i particolari che devono essere ricordati dal pubblico? Rituali I ricordi più forti non sono provocati dagli eventi, ma dalle azioni. I modelli di comportamento che mettiamo in atto intorno a certi eventi, per perpetuarne la memoria, diventano i nostri rituali: un insieme di azioni apprese e ripetute perché racchiudono un certo significato e peso emotivo. Attraverso i rituali leghiamo la memoria ad un’azione. Per riportarli all’interno di una narrazione interattiva abbiamo bisogno di investire gli oggetti e le attività, che ne fanno parte, di significato. Questa è la base della suspense narrativa: permettere al lettore l’accesso ad alcune informazioni privilegiate per fargli sapere che un oggetto, un evento o un personaggio sono forieri di qualcosa di più grande. I rituali sono chiaramente definiti, hanno un modello ripetibile e devono essere eseguiti più e più volte per ottenere diversi esiti. È qualcosa che va al di là della semplice meccanica di gioco, stiamo chiedendo ai lettori di impegnarsi a richiamare la memoria per risolvere dei casi e far avanzare la storia. Devono modificare o manipolare l’ambiente in modi particolari o seguire procedure definite? Devono trovare, raccogliere, selezionare, assemblare, e devono farlo più volte? L’idea centrale è che i ricordi più potenti sono costruiti coinvolgendo il pubblico in rituali che possono eseguire. Questo pone l’onere allo scrittore di incorporare nel racconto azioni ripetibili cariche di significato. In questo modo memorie e rituali diventano strumenti potenti per scrivere delle storie che lascino una traccia. Poiché il miglior risultato, come fa notare anche Enrico Colombini, autore del romanzo interattivo “Locusta Temporis”, non significa il puzzle più complesso o impegnativo, ma la maggiore soddisfazione per il lettore. "Un autore deve progettare la propria opera in modo che sia gradita da coloro cui è destinata, non per soddisfare il proprio narcisismo e darsi pacche sulle spalle da solo". Sulla base della sua esperienza Colombini insegna che, sebbene sia possibile realizzare un ipertesto secondo tutte le combinazioni in precedenza elencate, è necessario che un autore decida dove investire, per mantenere la quantità di pagine entro limiti ragionevoli ed evitare così l'esplosione combinatoria. Paradossalmente a non porre limiti all'immaginazione è proprio la realtà, meglio ancora, la Realtà Aumentata. Scrivere in Realtà Aumentata La realtà aumentata è un mix di tecnologie (software) integrate in uno smartphone o in laptop dotato di webcam, che permette di osservare l’ambiente circostante e arricchirlo con layer informativi ed elementi virtuali e multimediali, creando nuovi modelli di comunicazione con risultati fruibili, rigorosamente, in tempo reale. JoinPad.net In pratica un ribaltamento totale delle modalità di interazione osservate finora: non più fissando l'attenzione al testo alla ricerca di link e percorsi narrativi, ma grazie all'utilizzo di particolari codici, quali QR Code e Fiducial Marketer, potremmo addirittura vedere animarsi davanti ai nostri occhi contesti e personaggi della storia che si sta seguendo; basterà inquadrarli con la telecamera del cellulare per riprodurli nella nostra dimensione. I QR Code, sviluppati nel 1994 da una società giapponese, non sono altro che codici a barre bidimensionali, che per struttura e formato sono capaci di contenere una notevole quantità di informazioni. Secondo quanto riportato da Wikipedia, un QR Code può memorizzare fino a un massimo di 4.296 caratteri alfanumerici e 7.089 caratteri numerici. Leggibili da qualsiasi telefono cellulare e smartphone munito di un apposito programma (QR reader) possono contenere sia indirizzi internet, che testi, numeri di telefono, o sms. Utilizzati per lo più come espediente pubblicitario dalle aziende che cercando di attirare nuovi clienti attraverso contenuti speciali, ad oggi non sono moltissime le case editrici che hanno sperimentato questo genere di invenzioni per un contesto prettamente letterario. Tra queste possiamo menzionare FakePress, associazione culturale che si occupa di realizzare e promuovere nuovi modelli di editoria. Anzi, loro stessi si dichiarano alla ricerca costante di un nuovo modo di scrivere sul mondo: "La realtà aumentata che ci interessa non è un dinosauro che compare all’improvviso se inquadriamo un parco con uno smartphone (o altro dispositivo), ma la possibilità di stratificare contenuti sulla realtà ordinaria, estendendola, aprendola a un processo di continua reinterpretazione, reinvenzione, riscrittura. Una scrittura emergente che abilita l’espressione di molteplici punti di vista, quindi anti-autoritaria. Sono grammatiche tutte da costruire che stiamo sperimentando". Nel 2011 la FakePress produce il REFF (Roma Europa Fake Factory) Book, non solo un libro, ma un vero e proprio progetto editoriale che consta di un catalogo artistico crossmediale in realtà aumentata, un’applicazione per iPhone e iPad e un publishing tool distribuito sotto licenza GPL3. Si tratta di MACME plugin WordPress che consente di creare pubblicazioni con le stesse caratteristiche del libro del REFF a partire da un normalissimo blog. Nello specifico MACME trasforma un blog WordPress in un sistema di pulishing crossmediale, senza aggiungere complessità al processo di editing. Sostanzialmente, con pochi semplici clic è possibile selezionare contenuti e vederli pubblicati su diversi canali: su un sito web (blog WordPress); su una versione mobile del sito (il blog wordpress, ottimizzato per accesso mobile); su un e-book (ePub e formato PDF) la cui estetica e layout possono essere realizzatii entro determinati livelli utilizzando semplici meccanismi basati su CSS; su un’applicazione smartphone (iPhone/iPad e a breve Android) distribuibile autonomamente su app store e sul mercato; geograficamente, utilizzando tecnologie location based (i contenuti georeferenziati possono essere esperiti sia usando l’applicazione smartphone generata da MACME, sia attraverso qualsiasi canale che accetta come inputs formati KML e GeoRSS); su oggetti, carta, muri, corpi, edifici, pavimenti e qualsiasi cosa usando i QRCodes generati da MACME (i QRCodes vengono generati automaticamente e inclusi nella versione PDF e ePub degli output, per consentire l’accesso a video, suoni, esperienze interattive direttamente dalla carta) ovunque, utilizzando la realtà aumentata (sia attraverso Fiducial Markers, sia attraverso coordinate geografiche, in modo che il contenuto in realtà aumentata venga sovraimposto sullo schermo dei mobile delle persone, stratificandosi direttamente alla realtà “ordinaria”). “MACME è un atto di accesso, come lo è la scelta di usare WordPress, piattaforma usata da migliaia di persone per esprimersi sul web ogni giorno. Abbiamo voluto mettere nelle mani del maggior numero di persone possibile strumenti di autonomia”. Torna all'Indice User Generated Narrative Usciamo, quindi, dalla realtà aumentata per ritornare sul Web come fonte principale per la produzione di contenuti e in particolare per analizzare, infine, le piattaforme UGC (User Generated Content) i forum e i siti in generale aperti al libero contributo degli utenti, dove più lampante diventa l'effetto “work in progress”. Prendiamo ad esempio le fanfiction, o meglio i siti in cui qualsiasi utente può pubblicare la sua fanfiction. Sebbene il fenomeno esista da prima dell'avvento di Internet, è proprio sui forum a tema che gli amanti delle saghe fantasy e manga hanno potuto dare libero sfogo alla loro creatività, scrivendo di proprio pugno avventure che hanno come protagonisti personaggi appartenenti a questo genere di narrativa. Il fenomeno più imponente, non avevamo dubbi, riguarda la saga di Harry Potter. Solo sul sito Efp (efpfanfict.net) sono ispirate al “maghetto” migliaia di fanfiction. Ma anche serie come “StarTrek”, “Buffy l'ammazza vampiri” e gli anime giapponesi, da “Ranma ½” a “Naruto”, hanno un discreto seguito di appassionati Fun writer, che danno vita ad esperimenti affascinanti, come far incontrare in un mondo non appartenente all'originale personaggi di più serie differenti. Secondo la classificazione di Wikipedia esistono molteplici tipi di fanfiction: Canon: l'autore si attiene strettamente al materiale ufficiale ed evita di alterare la continuity della storia originale. Out of character (OOC): indica le fiction in cui i personaggi presentano delle differenze, rispetto all'opera originale, nel carattere o nel modo di relazionarsi agli altri. Alternative universe (AU): fiction che si svolgono in ambientazioni (geografiche, storiche, o entrambe) diverse rispetto a quelle dell'opera originale. Crossover: fiction in cui interagiscono personaggi appartenenti ad opere diverse. Le opere di riferimento possono essere dello stesso autore, oppure di tipo simile, oppure completamente differenti (ad esempio, esistono dei crossover di Ranma 1/2, rispettivamente, con Inuyasha, con Tenchi Muyo!, o con Star Trek). What if...?: al suo interno contiene anche il genere "ucronia"; indica le fiction che partono da una modifica di un evento della trama dell'opera originale, alterandone in modo sostanziale il seguito. Original character (OC): fanfiction in cui viene introdotto un nuovo personaggio rispetto alla storia originale. Slash: indica le fiction in cui si descrivono esplicitamente relazioni sentimentali tra i protagonisti. Le slash fiction generalmente trattano di relazioni omosessuali maschili. Real person fiction (RPF): i protagonisti sono persone realmente esistenti, quali attori, musicisti o sportivi. All'interno delle RPF vi sono le RPS (real person slash), cioè storie a contenuto erotico, più spesso omoerotico. Non staremo a giudicare la qualità di tutti questi racconti, anche perché il fenomeno delle fanfiction online è molto... “cciovane”, siti come fanfiction.net mirano ad un target per lo più adolescenziale. E, infatti, molti dei loro contenuti sono infarciti di espressioni gergali, di una grammatica da sms e tanto, tantissimo, sesso. Quello che ci interessa analizzare è piuttosto la partecipazione che scatena la fanfiction. Chi si dedica a questo genere pubblica per il gusto di farsi giudicare da lettori altrettanto appassionati ed entrambi si attengono a tutta una serie di regole e codici che, per un certo verso, servono a limitare i contenuti in violazione del copyright o da bollino rosso, ma dall'altro generano anche una forma di scrittura che si potrebbe definire collaborativa. Recensioni, voti, commenti, mettono in stretta correlazione autori e lettori, tanto che se a volte le fanfiction raggiungono un livello di qualità che non lascia indifferenti le case editrici più tradizionali, lo devono al giudizio attento della comunità da cui sono nate. Online troverete spesso citati i casi di Virginia de Winter, Lara Manni e Laura Schirru, scoperte nel mondo del Fandom e pubblicate da case editrici del calibro di Feltrinelli, Fazi e Montag. Sulla scia di questi primissimi successi sono nate diversi altre community online – citiamo eWriters, WattPad [3] e NovLet – su cui è possibile mettersi alla prova del giudizio altrui svolgendo degli esercizi di scrittura, che se apprezzati dal pubblico possono poi diventare dei veri e propri racconti pubblicabili, perlopiù sotto forma di ebook. Quindi, sebbene si sia usciti dal Fandom, le regole da seguire rimangono sostanzialmente le stesse: cercare di trovare di volta in volta nuovi spunti rispondendo al fatidico WHAT IF? Cosa accadrebbe se...? Guardate quanto infinite appaiono le possibilità partendo da un'unica semplice domanda. Solo per il suo ebook, il blogger Don, "the Idea guy", ne ha trovate ben 100 varianti: Quando smettiamo di chiederci “What if”, sostiene Don, è come se stessimo dicendo al mondo che non ci sono più margini di miglioramento, tutto è così com'è... Siamo contenti dello status quo. Invece, anche se queste domande sembrano assurde, possono sbloccare il cervello, dare nuovo impulso al processo creativo e farti imparare qualcosa di più sulle tue idee. Specie se si lavora all'interno di un gruppo, sapere come ogni singolo membro risponderebbe ai diversi quesiti, può rivelarsi utile per capire se si sta lavorando tutti nella stessa direzione. Esistono poi siti come TheIncipit, con le sue narrazioni interattive, dove il compito di ispirare gli autori viene demandato direttamente agli utenti/lettori, che tramite un sistema di voto scelgono, di volta in volta, quale direzione dovrà prendere la trama dei vari episodi di cui si compone un racconto. E ancora 20Lines, che unisce scrittura e lettura in un’esperienza sociale, collaborativa e interattiva in cui scrittori e lettori sono al centro del processo editoriale: "Ogni racconto è scritto dalla community per la community e scelto dalla community stessa". Il funzionamento è semplice: chiunque può proporre un incipit di massimo 20 righe. Se questo piace alla community allora gli altri utenti lo possono proseguire fino a creare una storia breve, composta da 6 sezioni di massimo 20 righe. Ogni sezione può essere riscritta, così che da uno stesso incipit si diramano infinite trame: una sorta di sliding doors continuo. Infine, segnaliamo InterTwine, startup di editing multimediale collaborativo, che offre agli scrittori la possibilità di sviluppare insieme ad una community i propri progetti e arricchirli di contenuti multimediali. Lo scopo ultimo è quello di produrre un ebook aumentato, un IntertBook, che faccia esplodere l’esperienza di lettura grazie alla fruizione di materiale che va oltre il testo. Inoltre, mette a disposizione degli utenti un social network di scrittura creativa e collaborativa, grazie al quale ci si può confrontare e contribuire alla costruzione di un’opera. Insomma, nuove tecnologie, nuovi linguaggi, nuovi mezzi di comunicazione che sembrano tutti portare verso un'unica meta: una letteratura più aperta e condivisa, non più focalizzata al raggiungimento di un finale soddisfacente, quanto a fare delle varie fasi di stesura del racconto il racconto stesso. Per di più, tutti questi siti danno l'occasione ad ogni scrittore di espandere le proprie capacità, sia tecniche, utilizzando i nuovi strumenti del digitale, sia creative, interagendo con gli altri. Se c’è un modo concreto in cui le tecnologie digitali stanno cambiando il modo di scrivere libri, è riconducendo l’atto del narrare alla sua natura collettiva. Che si scelga di diffondere le proprie opere tramite piattaforme interattive, o di pubblicarle sui social network (media collettivi per eccellenza) o ancora di autopubblicare un libro avvalendosi del supporto di editor professionisti, altri autori o lettori, non si fa altro che aprirsi al contributo altrui. Perfino sponsorizzando i libri sui siti di social reading, come Anobii e Goodreads per intenderci, i commenti degli altri membri diventeranno contenuti aggiuntivi a quelli già pubblicati. Diventa, quindi, fondamentale per i nuovi scrittori comprendere, oltre l’uso pratico degli strumenti di publishing, anche quali siano le regole che conducono ad una collaborazione fruttuosa con la propria rete di contatti. A questo proposito, potreste trovare molto utili i consigli della scrittrice Adrienne DeWolfe proprio su come si sviluppa uno spin-off. Nel mondo dei media il termine indica una fiction ricavata elaborando elementi di sfondo di un’opera precedente o traendo spunto da uno dei suoi personaggi. È quello che accade quando di solito si decide di scrivere una serie di libri che hanno al centro sempre gli stessi protagonisti, ma la definizione (tratta da Wikipedia) può essere altrettanto valida per un progetto di scrittura condivisa o interattiva, in cui ogni autore può decidere di cambiare il corso di una singola storia. La DeWolfe esordisce spiegando che in questo contesto l’imperativo è imparare a scrivere breve e veloce, essendo allo stesso tempo capaci di alzare la posta ad ogni episodio: "Pensate che dal contributo che scrivete dovrà poi svilupparsi il resto della storia, seguendo un filo logico. Il protagonista deve, sì, mostrare una crescita, ma questa dovrà avvenire in modo più lento e graduale, quindi, è saggio mantenere alcuni dei suoi conflitti irrisolti, in modo da lasciare a chi scriverà l’episodio successivo uno spunto da cui partire". Torna all'Indice La tutela del diritto d'autore Su Internet il furto dei testi, il plagio, la duplicazione non autorizzata, sono pratiche tanto diffuse da sembrare inevitabili. In realtà non dovrebbe essere così ed esistono alcuni servizi di cui poter usufruire per tenere sotto controllo i contenuti, apponendovi una sorta di firma digitale utile per rivendicarne la paternità. La questione infatti rimane sempre la stessa: per quanto ci si trovi nella sfera del virtuale, è comunque necessaria una prova che attesti chi sia il vero e unico proprietario di un’opera. Anche la legge italiana sul diritto d'autore, sebbene dia per acquisita la paternità di un'opera dell'ingegno nel momento stesso della sua creazione, istituisce allo stesso tempo l'onere di depositarne una copia presso un ufficio pubblico come atto di riconoscimento proprietario. Se nel caso di un manoscritto si può utilizzare l’escamotage della raccomandata da inviare a se stessi (quando non si intende depositarlo presso la Siae o accollarsi le dovute spese notarili) come si può dimostrare la paternità di un contenuto pubblicato esclusivamente online? Bene, esistono siti come Copyrighted.com, MyFreeCopyright, DMCA Content Protection o gli italiani “Opera Protetta” di NetEditor, Patamu e CopyZero, pensati appositamente per lo scopo. Il funzionamento per l'utente finale è piuttosto semplice: dopo la registrazione vi verrà fornito un badge da inserire sul vostro sito, le pagine così contrassegnate verranno registrate e identificate con un’impronta digitale. Ogni file digitale ha una composizione unica di byte che è la sua impronta digitale. Siti di cui sopra, catturano e memorizzano l’impronta digitale in un database e ne inviano una copia al proprietario tramite posta elettronica. L'email, contenente la data di creazione dei contenuti e l’impronta di verifica, costituisce la prova dell'effettiva paternità. Dopodiché, altre misure possono essere adottate per proteggere ulteriormente i vostri diritti d’autore, come appunto la registrazione presso la propria giurisdizione locale, se necessario. Ma come comportarsi in caso di una palese violazione del copyright? Innanzitutto contattate l’amministratore del sito incriminato per richiedere la rimozione immediata dei contenuti di vostra proprietà. In caso di mancata risposta rivolgetevi direttamente ai motori di ricerca per segnalare un’azione di spam ad opera del suddetto sito; sia Google che Yahoo hanno degli strumenti appositi. Nell’eventualità più estrema, quando diventa necessaria un’azione legale, allora, i dati di verifica digitale di cui siete in possesso vi torneranno utili per far valere il vostro diritto. Ovviamente, tali servizi non offrono alcuna consulenza o assistenza legale; DMCA Content Protection vi assiste nella fase di ricerca e rimozione di eventuali contenuti duplicati, ma per il resto la responsabilità, nel caso decidiate di fare ricorso ad un giudice, rimane vostra. Va specificato, comunque, che non si è a conoscenza (perlomeno non a nostra conoscenza) di casi eclatanti di scrittori che abbiano visto ricopiate per filo e per segno le loro opere su Internet. Quindi, il nostro ultimo consiglio, specie se siete ancora degli autori esordienti, è di valutare bene pro e contro prima di affidarsi ad un servizio di tutela del copyright, che chiuda i vostri scritti in un recinto. È bene decidere in precedenza, avendo un quadro chiaro delle possibili conseguenze, quali contenuti diffondere e attraverso quali mezzi. Creatività, bene comune Certo è che, invece, dalla condivisione sono nate opere e sodalizi artistici di grande successo. Pensiamo ad esempio ai più noti collettivi di scrittura o alle migliaia di creazioni che la Creative Commons ha contribuito a far nascere e divulgare. Per la precisione, come hanno testimoniato Catherine Casserly e Joi Ito (Ceo e Presidente della Creative Commons Corporation) nel libro “The Power of Open Content” (Lulu.com, 2011), sono circa 400 milioni le opere rilasciate in rete in oltre 10 anni di attività. Ente no-profit che ha il suo cuore pulsante in California, presso la Stanford University, oggi ha allargato il suo raggio di azione praticamente in tutto il mondo, contribuendo alla diffusione di una nuova logica nella gestione del diritto d'autore, votata appunto alla libera condivisione, diffusione e riproduzione delle opere intellettuali nell'interesse, non solo del singolo autore, ma del bene comune e del diritto d'accesso alla cultura di ogni individuo. Partendo dal presupposto che ogni creativo ha la piena paternità su ciò che produce, attraverso le licenze Creative Commons, egli stabilisce in che modo il pubblico può usufruirne, mantenendo per se alcuni diritti esclusivi: "I creatori — li chiamiamo licenziatari se usano i nostri strumenti — detengono i diritti d'autore mentre permettono a terzi di copiare, distribuire e compiere alcuni usi delle loro opere — perlomeno non commercialmente. Ogni licenza Creative Commons assicura inoltre ai licenziatari di ricevere i crediti che meritano per il loro lavoro. Ogni licenza Creative Commons è effettiva in tutto il mondo e permane ed è applicabile fino a che il diritto d'autore esiste (perché sono costituite sul diritto d'autore). Queste caratteristiche comuni servono come una linea di base, in cima alla quale i licenziatari possono scegliere di garantire permessi addizionali quando decidono come vogliono che le loro opere vengano usate (…) Le nostre licenze non intaccano le libertà che la legge garantisce agli utenti di opere creative altrimenti protette dal copyright". A pensarci quella di “alcuni diritti riservati” è un'idea semplice quanto geniale, che dimostra quanto, in questi anni di innovazione tecnologica, gli interessi degli artisti si siano inesorabilmente allontanati da quelli delle case produttrici. Nel mondo digitale il testo può viaggiare indipendentemente dal supporto (o meglio, può viaggiare da supporto a supporto). L’editore non è abituato a questa situazione, e tende naturalmente a fare quel che ha sempre fatto: considerare il testo come un ‘oggetto’ da vendere al lettore, trattando il testo elettronico in maniera analoga al libro fisico. Ma la facilità con cui il testo elettronico può essere copiato e trasferito cambia la situazione: diviene man mano più chiaro che ci sono non solo due, ma (almeno) tre tipologie diverse di interessi dell’autore: l’interesse al riconoscimento della paternità intellettuale dell’opera; l’interesse a massimizzarne la circolazione (e dunque a massimizzare la circolazione delle sue idee, il riconoscimento del suo nome e dunque la sua fama); l’interesse a ricavarne un guadagno economico (…) Nel mondo digitale, però, il secondo e il terzo interesse dell’autore non coincidono più necessariamente: avendo comunque accesso a uno strumento di facile diffusione globale dei contenuti (il web), l’interesse a massimizzare la circolazione dell’opera e il riconoscimento del suo nome può spingere l’autore a cercare di diffondere le sue opere anche attraverso meccanismi non commerciali. In passato la distribuzione gratuita di un libro era estremamente onerosa (la stampa del libro doveva comunque essere pagata), e tanto più onerosa quante più copie del libro venivano distribuite. Oggi la distribuzione gratuita di un testo elettronico avviene a costi assai bassi, e che restano assai bassi indipendentemente dal numero di copie distribuite (il costo marginale delle copie – e cioè la variazione di costo legata a un aumento delle copie realizzate e distribuite – tende allo zero). L’autore si trova dunque a dover pesare da un lato il guadagno economico direttamente legato alla ‘vendita controllata’ del testo a stampa da parte dell’editore, dall’altro il guadagno di notorietà e fama legato dalla diffusione gratuita (o pirata) del suo testo in formato elettronico. Gino Roncaglia [4] Obiettivo di Creative Commons, come abbiamo visto, è proprio quello di trovare il giusto equilibrio tra questi due estremi, tanto più che le ultime tendenze vedono gli autori scalzare completamente il ruolo dei mediatori per diventare editori di se stessi con il selfpublishing, il print on-demand e, ormai lo sappiamo bene, gli stessi blog. Si sente quindi l'esigenza anche di poter gestire in piena autonomia i propri diritti d'autore, sebbene non si sia in possesso di chissà quali conoscenze legali. Per questo CC ha incorporato nelle licenze un innovativo design a 3 livelli [5]: "Ogni licenza parte con un tradizionale strumento legale, nel registro linguistico e formattazione del testo che molti avvocati conoscono ed apprezzano. Lo chiamiamo il livello del Codice Legale per ogni licenza. "Ma dato che molti creatori non sono infatti avvocati, facciamo anche le licenze disponibili in un formato che le persone normali possono leggere — l'Atto Commons (anche conosciuto come la versione "umana leggibile" della licenza). L'Atto Commons è un utile riferimento per licenziatari e licenziati, riassumendo ed esprimendo alcuni dei più importanti termini e condizioni. Pensa dell'Atto Commons come un'interfaccia userfriendly del Codice Legale, anche se l'Atto in sé non è una licenza, ed i suoi contenuti sono sono parte del Codice Legale stesso. "L'ultimo livello dello schema della licenza riconosce che il software gioca un ruolo enorme nella creazione, copia, scoperta e distribuzione delle opere. Al fine di rendere facile al web di sapere quando un'opera è disponibile sotto licenza Creative Commons, forniamo una versione "leggibile dalla macchina" della licenza — un riassunto delle libertà chiave e degli obblighi scritti in un formato che i sistemi software, motori di ricerca, ed altri tipi di tecnologia possono capire". La procedura per la selezione della licenza più adatta alle proprie esigenze passa attraverso poche semplici domande, che consentono di stabilire se concedere o meno l'uso commerciale del materiale prodotto, se permettere la creazione di opere derivate e con quali modalità. Le licenze CC Attribuzione - CC BY Questa licenza permette a terzi di distribuire, modificare, ottimizzare ed utilizzare la tua opera come base, anche commercialmente, fino a che ti diano il credito per la creazione originale. Questa è la più accomodante delle licenze offerte. É raccomandata per la diffusione e l'uso massimo di materiali coperti da licenza. Attribuzione - Condividi allo stesso modo - CC BY-SA Permette a terzi di modificare, ottimizzare ed utilizzare la tua opera come base, anche commercialmente, fino a che ti diano il credito per la creazione originale e autorizza le loro nuove creazioni con i medesimi termini. Questa licenza è spesso comparata con le licenze usate dai software opensource e gratuite "copyleft". Tutte le opere basate sulla tua porteranno la stessa licenza, quindi tutte le derivate permetteranno anche un uso commerciale. Questa è la licenza usata da Wikipedia, ed è consigliata per materiali che potrebbero beneficiare dell'incorporazione di contenuti da progetti come Wikipedia e similari. Attribuzione - Non opere derivate - CC BY-ND Permette la ridistribuzione, commerciale e non, fintanto che viene trasmessa intera ed invariata, dandoti credito. Attribuzione - Non commerciale -CC BY-NC Permette a terzi di modificare, ottimizzare ed utilizzare la tua opera come base per altre non commerciali, e benché le loro nuove opere dovranno accreditarti ed essere non commerciali, non devono licenziare le loro opere derivative con i medesimi termini. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo - CC BY-NC-SA Permette a terzi di modificare, redistribuire, ottimizzare ed utilizzare la tua opera come base non commerciale, fino a che ti diano il credito e licenzino le loro nuove creazioni mediante i medesimi termini. Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate - CC BY-NC-ND Questa licenza è la più restrittiva delle nostre sei licenze principali, permettendo a terzi soltanto di scaricare le tue opere e condividerle ad altri fino a che ti diano il giusto credito, ma non possono cambiarle in nessun modo od utilizzarle commercialmente. Per poter usufruire di una di queste licenze è necessario essere il detentore dei diritti dell'opera che si intende licenziare. Quindi, non necessariamente esserne l'autore, ma possederne i diritti nel momento in cui vi si appone una licenza d'uso. Certo, se volete dimostrare di essere gli unici ideatori, scrittori e produttori del vostro lavoro, nulla vi vieta di registrarvi presso uno dei servizi anti-copia elencati sopra, e allo stesso tempo licenziare quanto prodotto attraverso Creative Commons. Ma in nessun caso potreste utilizzare le licenze CC se avete già demandato la gestione dei diritti d'autore ad un ente terzo, quale la Siae, o avete permesso l'applicazione alla vostra opera di un sistema di Digital Rights Management (DRM): una sorta di lucchetto digitale, utilizzato soprattutto dalle case editrici, per impedire la riproduzione non autorizzata degli ebook, cosa che è in evidente contrasto con la mission di Creative Commons. Utilizzando, infatti, una qualunque delle licenze che abbiamo visto, anche con la più restrittiva, un autore esplicita la sua volontà di dare libero accesso alla sua opera, a patto che chi la utilizzi i – cosiddetti licenziati – mantengano le informazioni di copyright e i relativi link alla licenza su ogni singola copia riprodotta, senza alterarne in alcun modo i termini d'uso. Torna all'Indice Conclusioni Come diligentemente spiega il coordinatore del progetto Copyleft Italia, Simone Aliprandi, nel suo "Manuale operativo Creative Commons, guida all'uso delle licenze e degli altri strumenti CC": I teorici di Creative Commons, primo fra tutti Lawrence Lessig, sostengono che i prodotti della creatività e dell’ingegno umano aumentano di valore “quante più sono le persone che ne possono beneficiare; tra l’altro non sono soggetti a deperimento e nemmeno a una naturale scarsità, poiché la creatività umana non ha limiti". Ci piace concludere con questa immagine di una creatività senza alcun limite, augurandoci che questo ebook “Oltre L'eBook” vi permetta davvero di andare oltre e di abbattere i vostri di limiti, facendovi smettere di stare lì fermi ad aspettare che il tale o tal altro editore decida del vostro destino di scrittori, invogliandovi invece alla ricerca di nuovi percorsi dell'immaginazione, verso più innovative forme del racconto. “E se pensate di saper fare meglio di chiunque altro, scrivetevi da soli il vostro ipertesto. Stabilite dei link soltanto con ciò che gradite. Noi siamo le scelte che facciamo. Se volete che il Web sia europeo, o che sia ricco di musica corale antica o quant'altro, datevi da fare. E ricordate: nessun altro sarà costretto a leggere ciò che avete scritto, ma voi avrete fatto la vostra parte per conservare e affermare ciò che giudicate importante. Che la diversità fiorisca. Quando la grande ricchezza di popoli che è l'Europa entrerà in contatto con se stessa tramite il Web, il risultato dovrebbe essere: tolleranza, progresso, e tanto divertimento” Tim Berners Lee Torna all'Indice Note sull'autore Blogger e Web editor, Sonia Lombardo gestisce dal 2010 Storiacontinua.com, sito indipendente sul mondo della scrittura e della letteratura online. Uno spazio interamente dedicato ai nuovi generi letterari nati su Internet, ai progetti di scrittura interattiva e ai blog narrativi, che stanno ridisegnando l'ordine delle classifiche di vendita. Ha ottenuto la certificazione in Letteratura Elettronica del Davidson College edX. Per la stessa serie Guide alla Letteratura 2.0, ha realizzato gli ebook: "Self-publishing a confronto", i migliori servizi per scrivere e pubblicare il tuo libro anche senza editore "Promozione dell'Altro Mondo", il marketing editoriale per dare lo sprint ai tuoi libri "Gli errori da evitare quando si scrive", manuale per l'editing dei tuoi romanzi Ottieni tutte le guide del pacchetto "Oltre L'eBook" al 50%* di sconto! (*I prezzi sullo store sono indicati in dollari) Iscriviti a Smashwords e inserisci il Codice Coupon UP87P. Potrai scaricare i 4 ebook della serie al prezzo di 3,99 €, invece, di 7,99 €. “Nel mondo in costante evoluzione dell’editoria digitale e dell’ebook è importante avere delle bussole che ci orientino tra i suoi continui mutamenti. Oltre l'ebook è un rapporto sullo stato dell’arte dell’universo della scrittura e della pubblicazione digitale ed è l’ideale bussola che aspettavamo”. Angelo Ricci – Errant Editions Torna all'Indice La cassetta degli attrezzi: strumenti per Autori 2.0 Information Architecture: come evitare l’esodo dei lettori dal vostro blog letterario Booktrailer, Podcast, Flipbooks e Social Writing: i contenuti da diffondere in Rete PressBooks: scrivere un ebook con Wordpress Medium: la piattaforma per la scrittura e la lettura social ClassTools: risorse per creare il profilo social di un personaggio Sigil: come scrivere un ebook navigabile iBooks Author, Pubcoder, Aquafadas: progettare ePub 3 Inklewriter, Inbooki, LGC, Twine: le migliori applicazioni web per creare libri interattivi Torna all'Indice Come evitare l’esodo dei lettori dal vostro blog letterario Il comportamento degli utenti in relazione ai contenuti di Internet è paradossale: vanno sui siti web in cerca di informazioni e, durante una visita media, leggono al massimo il 28% delle parole scritte su una pagina online. In generale l’utente presta più attenzione alle informazioni nella parte superiore della pagina. Molto spesso, però, questi sguardi sono parte di una strategia di scansione che non porta a una lettura effettiva, a meno che il contenuto non è ritenuto interessante. E non si tratta solo di una prosa eccellente, i contenuti digitali di qualità devono includere elementi che aiutano gli utenti a risparmiare tempo, indirizzando i loro occhi nella scansione delle informazioni. È buona prassi, perciò, che un sito Web risponda a due obiettivi di usabilità: 1) Una buona architettura delle informazioni (IA), con una navigazione chiara che consente, appunto, di ottenere rapidamente una pagina rilevante. Se gli utenti sono impantanati da una navigazione lenta o fuorviante, il loro interesse si esaurisce, così come la loro motivazione a leggere molto. Invece, una struttura ad albero, del tipo: Homepage Homepage/categoria Homepage/categoria/articolo offrirà una navigazione personalizzata per ogni tipo di visitatore, che sarà così agevolato nell’accedere a tutti gli articoli inerenti una determinata categoria in pochi click. 2) Un buon layout, che seguendo la regola precedente – le informazioni più importanti al primo posto – guidi velocemente sulla parte pertinente della pagina, utilizzando: Titoli, allo stesso tempo descrittivi del contenuto e stimolanti per la curiosità dell’utente. Sottotitoli che riassumono le informazioni in ogni segmento. Paragrafi, che utilizzando il linguaggio e le parole chiave della propria cerchia di lettori, diano informazioni essenziali circa l’argomento trattato; esprimersi come loro stessi si esprimono sarà un incentivo a proseguire la navigazione sul blog. Evidenziate i passaggi più importanti con grassetti e corsivi, in modo da guidare l’occhio dell’utente durante la lettura. Scegliete caratteri di testo che invece l’agevolino; Arial, Verdana, Helvetica, i cosiddetti caratteri sans serif sono stati ideati proprio per la lettura a schermo. Immagini, che si integrino bene con l’argomento. Sul web si legge per immagini e quindi è bene spezzare il testo con delle foto che suggeriscano a colpo d’occhio il contesto in cui ci si trova. Non esagerate con i colori, limitatevi ad uno o due colori per Titoli, link, e al nero su bianco, o grigio chiaro, per il corpo degli articoli. Infine, ma non meno importante, quando scrivete utilizzate un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti. Leggerezza, rapidità, esattezza, restano i capisaldi del mestiere dello scrittore e ancor di più dello scrittore dell’era digitale. Torna su Perché uno scrittore dovrebbe aprire un blog Internet è piena di informazioni e intrattenimento, è questo ciò che generalmente cercano le persone e ci sono milioni di siti pronti a fornirglielo. In questa miriade di contenuti, un libro potrebbe letteralmente perdersi. Affinché ilvostro resti visibile, invece, avete bisogno di costruire la vostra presenza online pubblicando con costanza contenuti interessanti. Ogni articolo è un mezzo per farsi trovare. Diffonderli su diversi media vi permetterà di raggiungere una vasta gamma di pubblico. Se le persone vi trovano e vogliono rimanere sul vostro sito, se sono lieti di lasciarvi il loro indirizzo email, significa che avete il permesso di parlare con loro. È questo lo scopo del Content marketing: fornire contenuto utile, di qualità e anche divertente, che conduca le persone sul sito. Loro iniziano a conoscervi e a fidarsi di voi, insomma, iniziate a piacergli e quando lancerete il tuo libro, è probabile che vorranno acquistarlo. Vorranno il vostro libro e non un altro, perché hanno sentito parlare di voi e siete stati loro utili. E davvero non c’è limite a quello che potete diffondere in Rete: in articolo può essere scritto, oppure, se ne può parlare in un video o in un podcast, includerlo nella newsletter o condividerlo sui social network. Vediamo come: Video. La ricerca di video da parte degli utenti è in crescita e bisogna farsi trovare pronti. Realizzare dei brevi filmati da pubblicare online non comporta molto impegno e dopo un po’ di pratica sarà facile realizzarli. In un video si possono riproporre gli argomento dei trattati nei post, oppure, delle interviste ad altri scrittori, o il tema del libro con un trailer di pochi minuti. Audio podcast. Quando le persone ascoltano la vostra voce per mezz’ora tutte le settimane, quando vi sentono ridere e parlare di libri e scrittura, finiranno per avere quasi la sensazione di conoscervi davvero. Costruire rapporti di fiducia è la chiave del content marketing. Ebook. Per ricambiare questa fiducia, dovreste considerare l’opportunità di dare qualcosa in cambio ai lettori. Se giorno dopo giorno vi siete dedicati alla scrittura di articoli utili ed interessanti per attrarre il vostro pubblico, potreste in pratica aver già creato uno o più libri da diffondere gratuitamente. Scorrete agli archivi del vostro blog, quanti articoli sono accomunati da una stessa tematica? Organizzate i post secondo un indice o delle linee guida che saranno la base da cui iniziare. Esistono anche delle applicazioni gratuite, che vi consentono di esportare in pochi passaggi i contenuti del blog direttamente nel formato ebook o in versione flip, ovvero, sfogliabile online. Social networking. Essere su Twitter e Facebook è un buon metodo per entrare in contatto con altre persone in tempo reale e costruirsi così un certo seguito. Dare loro visibilità, linkando i loro di contenuti, non farà che accrescere vostra reputazione. Forse questo non ha molto a che vedere con la produzione di contenuti originali, ma è cruciale per la loro diffusione. L’approccio al digitale apre molteplici opportunità per comunicare e stimolare la conversazione. Senza contare che il riscontro dei lettori, i loro commenti intorno ad un certo personaggio o la curiosità rispetto a quella specifica svolta nella trama, vi possono aiutare a progettare il prossimo romanzo, magari testando approcci più sperimentali. Il fatto che uno stesso contenuto può essere riproposto in differenti formati – ebook, podcast, video, aggiornamenti sui social media – non implica che il libro vero e proprio finisca in secondo piano. Anzi, tutti i diversi mezzi di comunicazione e canali si sostengono l’un l’altro e contribuiscono a costruire una comunità di appassionati attorno alle idee di un autore. Torna su Pubblicare con Medium per testare la propria scrittura Medium è soprattutto una comunità di persone interessate ad argomenti e/o temi specifici e alla buona scrittura, alla ricerca di contenuti di qualità da leggere sul web. Una comunità nella quale non è difficile trovare spiriti affini. Pubblicare il romanzo con gli appunti di lavorazione su Medium può essere un modo per testare il mio metodo di lavoro, per ricevere feedback durante la lavorazione e trovare lettori appassionati. Nata nel 2012 da un’idea di Ed Williams, co-fondatore di Twitter, Medium è una piattaforma per la scrittura e la lettura sociale, un ibrido ben riuscito tra una piattaforma di blogging e un social network; uno strumento pensato per chi ama la scrittura e pensa che i contenuti vengano prima di tutto. Una delle funzioni più interessanti di Medium è la possibilità di creare una “Collection”, una raccolta di scritti per argomento, propri o altrui. Le Collection possono essere personali o gestite da più curatori e aggiungono alla piattaforma una modalità per creare percorsi di lettura e scrittura personalizzati. Come funziona Medium Al momento propone due modalità d’iscrizione: via Twitter o Facebook. Una volta creato l’account si viene portati direttamente a una pagina “Draft”, ovvero la bozza del testo che si vuole scrivere, che si presenta come una pagina bianca da riempire con un Titolo, un Sottotitolo e il Testo. Medium fornisce anche semplici strumenti di formattazione del testo, basta selezionare con il mouse la parola o la porzione di testo su cui si vuole lavorare e compare un piccolo menu pop-up con le opzioni per gli stili di testo, l’inserimento di contenuti multimediali e i commenti. È possibile invitare altri utenti a leggere e commentare i post anche prima di pubblicarli, tramite il bottone “Send Draft”, nel menu in alto a destra della pagina. In questo modo il testo, una volta pubblicato, si intreccia continuamente con la conversazione fra l’autore e i suoi lettori. “Tutto ciò fa di Medium uno strumento che offre una nuova esperienza di storytelling, un think-in-progress, un laboratorio di riorganizzazione della pubblicazione spontanea e non solo sul web”. Wired.it Torna su Scrivere un ebook con WordPress: guida a Pressbooks PressBook è uno strumento di publishing rivoluzionario, perché consente a chiunque di creare un libro online utilizzando la più popolare tra le piattaforme di blogging, WordPress. Realizzato in collaborazione con un folto gruppo di sviluppatori ed esperti dei famosi plugin, che aggiungono così tante funzionalità ai blog WordPress, Pressbooks pare mantenere per il momento le stesse caratteristiche del CMS dal punto di vista gestionale: scrivere i vari capitoli, così come si farebbe per un semplice post, aggiungere le informazioni di dettaglio del libro (i meta-dati), generare la copertina e poi convertire tutto il lavoro nei differenti formati per la distribuzione. Tutto già pronto e preparato automaticamente in rete, senza bisogno di installare nessun software. Per non lasciarvi sfuggire questa occasione, voglio mostrarvi come funziona Pressbooks nel dettaglio. Una volta avuto accesso alla piattaforma è possibile: creare un profilo autore personalizzato; scrivere un libro, anche in forma collaborativa; gestire il proprio catalogo autonomamente. L’area di amministrazione più importante è quella di Testo. Qui, il libro può essere organizzato in sezioni, Elementi introduttivi, Capitoli, Parti, Elementi di chiusura. Pensateli in termini di Introduzione, Prefazione, Indice, Bibliografia... Sono i pezzi che possono comporre il libro, ma non è necessario che siano tutti presenti: sta alla nostra creatività e progettualità decidere se li vogliamo oppure no. Per velocizzare in processo è anche possibile importare un file già editato nei formati DOCX, ODT, EPUB o XML, per poi gestirne il contenuto sulla piattaforma. Completata la fase di scrittura, vanno compilate le sezioni riguardanti le Informazioni sul libro – titolo, nome autore, editore, nota di copyright, copertina – il Layout delle pagine, per stabilire ad esempio se i capitoli saranno numerati automaticamente, e infine la Distribuzione tramite i tasti Esporta e Vendi. L’uno si preoccupa di come deve essere fatto il libro, l’altro di quali parametri entrano in gioco per la sua commercializzazione: print on-demand o sisponibilità sui principali ebook store. I formati di esportazione sono: Html per Web ePub standard Pdf per la stampa Xml In pratica, Pressbook vi permette di lavorare su un'unica sorgente, sempre accessibile e modificabile, indipendente dai vari supporti e formati di lettura esistenti. Torna su Risorse per creare il profilo social di un personaggio Il vero grande motivo per creare un profilo social per il personaggio di un libro è che può essere divertente, molto più che gestire il proprio profilo personale. Portare il personaggio fuori dalle pagine del libro dà ai lettori la possibilità di connettersi ulteriormente con la narrazione. Si tratta di una strategia efficace per autori, soprattutto per coloro che scrivono delle serie. Se vi piace l’idea, ma avete difficoltà a immaginare come realizzarla, considerare l’utilizzo di modelli predefiniti. Su sito ClassTools.net, ce ne sono di disponibili sia per Facebook, che per Twitter. Basta compilare le varie sezioni per avere un’idea del risultato finale. Fate, inoltre, attenzione a non violare le linee guida delle piattaforme: Twitter consente di creare account a scopo di “parodia”, mentre Facebook non consente di utilizzare nomi fittizi per i profili personali, meglio orientarsi su un Pagina per “Personaggio inventato”. Potreste anche divertirvi con applicazioni come iFaketext, uno strumento online che permette di creare screenshot di falsi messaggi su smartphone, che naturalmente possono andare ad inserirsi all’interno di una storia ambientata ai nostri giorni, per renderla ancora più realistica. Al di là del divertimento, lo scopo dovrebbe essere proprio quello di esercitarsi nel dare spessore ai vostri personaggi. Perciò, tenete a mente questi consigli: Entrate davvero nel personaggio Gli aggiornamenti di stato devono essere creati dal loro punto di vista, non il vostro. State alla larga dai soliti messaggi del tipo “compra il mio libro”, e concentratevi su cosa il vostro personaggio potrebbe davvero dire o fare. Cercate modi reali di coinvolgere i lettori Lasciate che il vostro personaggio ponga domande, pubblichi commenti su questioni o problemi reali, condivida le sue citazioni preferite, raccomandi film o libri di suo interesse. Conoscere i gusti del vostro pubblico vi può aiutare a creare discussioni coinvolgenti. Non violate il copyright Assicuratevi che l’immagine del profilo non violi il copyright di qualsiasi artista o fotografo. Affidatevi ai siti per il download gratuito di fotografie, come PixTeller o Pixbay. Se avete difficoltà a trovare il modello giusto che dia il volto al vostro personaggio, considerare l’utilizzo di un diverso tipo di immagine che lo rappresenti, un oggetto, un particolare capo d’abbigliamento (un berretto da infermiera per un infermiera, e così via). Torna su Come scrivere un ebook navigabile con Sigil Sigil è uno dei migliori software in circolazione per editare libri digitali nel formato standard Epub. In questo articolo vedremo alcune sue caratteristiche utili per creare interattività all’interno dei vostri romanzi, ossia, inserire collegamenti ipertestuali, indici navigabili, contenuti audio e video. Se avete creato il vostro manoscritto con un comune programma di videoscrittura – Ms Word, LibreOffice o OpenOffice – la prima cosa da fare è salvare il file in formato HTML, poiché risulterà più facile da convertire, visto che la struttura di un epub non è dissimile da quella di un sito Web. Al primo avvio di Sigil vi verrà mostrata una schermata con diverse finestre: la finestra di navigazione, sulla sinistra, contiene tutti i file che compongono l’EPUB; la finestra di editing, al centro, per modificare il libro; la Tavola dei Contenuti, sulla destra, che mostra tutti i capitoli del libro. Se avete rispettato le buone regole di formattazione per il vostro manoscritto, potete saltare il punto successivo, poiché Sigil terrà memoria e caricherà stili, formati e layout utilizzati nella cartella appropriata. Altrimenti, seguitemi passo passo… Creare i capitoli Lo standard ePub prevede che ogni capitolo di un libro corrisponda ad un unico file Html. Il modo più semplice per dividere il libro in file separati è quello di utilizzare il pulsante “Dividi al Cursore”, posizionando il cursore appena a sinistra del titolo di ogni capitolo. Verrà così creato ogni volta un nuovo file, che successivamente sarà necessario identificare al fine di impostare un indice. Per fare questo basta selezionare ogni nome capitolo nel libro e utilizzare uno dei pulsanti di “Intestazione” posizionati nella barra degli strumenti. Per contrassegnare un testo come Titolo del libro bisogna cliccare alla voce h1. Gli altri livelli (h2, h3, ecc) consentono di creare sotto-capitoli. La gestione dei file L’ordine dei file nella cartella di testo è importante dal momento che è l’ordine in cui i file vengono visualizzati per i lettori. Nella finestra di navigazione è possibile trascinare un file e spostarlo verso l’alto, o verso il basso, per riorganizzare l’ordine in cui i capitoli appaiono. Cliccando col tasto destro su uno o più elementi apparirà, inoltre, un menu contestuale per la modifica. Una delle voci più rilevanti è “Aggiungere Semantica”. Questo sotto-menu consente di designare la funzione di uno specifico file. Per i file immagine, ad esempio è possibile indicare quali tra quelle presenti è utilizzata come copertina del libro. Per i file Html è possibile scegliere tra una delle seguenti opzioni (ogni file può avere un solo tipo): Pagina del Titolo Sommario Indice Glossario Bibliografia Colophone Pagina di Copyright Prefazione Note Queste informazioni vengono memorizzate nel file Content.opf e sono utili per gestire il modo in cui i file si presentano ai lettori. Generare il Sommario “Table of Contents” (TOC) è la mappa del libro e anche questa dovrà essere impostata nell’ottica di supportare i lettori nella navigazione. Allora, una volta selezionati tutti i titoli dei capitoli è possibile fare clic sul tasto “Genera Toc” o utilizzare la voce nel menu Strumenti. Si aprirà una finestra di dialogo che consente di contrassegnare quali voci includere, o non includere, nel sommario e in quale ordine. È anche possibile Creare una TOC Html, ossia, una pagina apposita del libro che contiene il sommario in formato testo con i link che possono essere utilizzati per saltare a capitoli specifici. Basterà creare un file Html denominato TOC.xhtml e segnare il suo tipo semantico come TOC, a cui Sigil assegnerà un foglio di stile separato (sgc-toc.css). Creare collegamenti e note Per contrassegnare una parte di testo come destinazione per un link è necessario inserire un ID di ancoraggio, ossia, un’etichetta che si assegna al testo in modo che sia possibile fare riferimento a esso. I nomi ID devono essere univoci e devono iniziare con una lettera. Ad esempio, nel caso tipico di una nota: selezionare la nota alla fine del libro (o capitolo) e fare clic sul pulsante Inserisci ID; digitare il nome che si desidera, ad esempio, “nota-1”; selezionare il testo nel libro e fare clic sul pulsante Inserisci Collegamento; tra l’elenco degli ID di ancoraggio che appaiono nella finestra di dialogo, selezionare “nota-1”. Destinazioni valide per i link sono anche i singoli file, immagini, o qualsiasi Url che viene inserita nella casella Obiettivo. I link vengono creati utilizzando il tag di ancoraggio dell’Html “a”, quindi, possono anche essere creati direttamente in vista Codice. Inserire Immagini, Video, Audio Sigil supporta anche alcune funzioni di ePUB 3, come l’inserimento di contenuti audio e video. È possibile aggiungere al vostro libro uno qualsiasi di questi file cliccando sul pulsante “Inserisci file” o aggiungendo un collegamento ipertestuale. Se il file non è già presente nelle cartelle dell’ePUB, è possibile selezionarlo dal computer; Sigil provvederà ad inserirlo nella cartella appropriata in base all’estensione. L’ebook così creato resterà comunque un ePUB 2, se volete convertilo nel formato standard 3.0 potete utilizzare il plug-in “ePub3-itizer”, che vi consente di effettuare quest’operazione senza dover agire sul codice. Verificare gli errori A questo punto il vostro ebook interattivo è quasi pronto. Avete solo bisogno di controllare se ci sono eventuali errori che potrebbero causare problemi di visualizzazione sugli ereader. Cliccando sulla spunta in verde, il pulsante “FlightCrew”, si aprirà una finestra appena sotto il documento con l’elenco dei problemi rilevati; in rosso gli errori che devono essere corretti, in giallo i miglioramenti da fare. Seguendo le indicazioni dovrebbe essere possibile capire dove e come modificare i file per superare la verifica. Dopo aver corretto gli errori, se la convalida darà esito positivo, salvate il file e il vostro ePUB navigabile è fatto! Torna su Progettare ePub 3: iBooks Author vs. Pubcoder vs. Aquafadas È giunto il momento di dare uno sguardo ai veri e propri software per pubblicare libri di ultima generazione, multimediali e interattivi. Ne abbiamo scelti, in particolare, 3 (iBooks Author, Pubcoder, Aquafadas) mettendone a confronto strumenti, formati e costi. iBooks Author Disponibile su iPad e Mac, iBooks Author consente di realizzare libri multi-touch, per la distribuzione su iBooks Store e iTunes. Tipi di interattività: il programma mette a disposizione degli scrittori una serie di modelli preformattati tra cui scegliere, a seconda del tipo di libro che si intende creare: dai libri di testo, ai foto libri, ai racconti interattivi. Ogni modello è già ottimizzato per la visualizzazione con orientamento orizzontale o verticale, e include tutti gli elementi base di una pubblicazione (la suddivisione e in capitoli, layout di pagina, font, colori, aree per l’aggiunta di testo e widget). I contenuti possono essere importati da Pages o Microsoft Word e arricchiti con grafici, tabelle, glossari, quiz, formule matematiche e presentazioni. Inoltre, iBooks Author consente di creare immagini interattive da spostare e ingrandire, oggetti 3D manipolabili, barre di scorrimento per contenuti da consultare separatamente dal testo principale. Formati: per vendere il proprio libro sugli store Apple, è necessario esportarlo nel formato .ibooks, diversamente, per la distribuzione gratuita tramite altri canali, come il vostro sito web personale, è possibile salvare il lavoro in formato Txt, Pdf o ePub. A partire dalla versione 2.3, iBooks Author include dei modelli per l’esportazione in ePub 3 e quindi compatibili con lettori diversi da quelli della “mela”. Pubcoder Sappiate che dal 2014, Apple iTunes raccomanda come strumento di creazione di libri interattivi Pubcoder, software sviluppato dall’omonima startup Torinese, premiata lo scorso anno alla Fiera di Francoforte e membro attivo di IDPF (l’organizzazione internazionale dedicata allo sviluppo dello standard EPUB) e Fondazione Readium (il consorzio globale responsabile per la promozione del formato standard ePUB3). Tipi di interattività: grazie al nuovo formato .Pubcoder, ogni singolo progetto può essere condiviso sia tramite internet che tra le versioni Mac e Windows dell’applicazione. E per progetti intendo libri che oltre al testo contengono immagini, audio, video. Ognuno di questo elementi può essere programmato affinché compia una diversa azione a seconda dell’input dato dal lettore. In pratica, il programma riconosce i gesti degli utenti (ruotare, muovere, ingrandire e rimpicciolire, mostrare e nascondere, trascinare, ecc…) e a ciascuno di questi associa degli effetti animati. È possibile creare sequenze diverse di azioni per lo stesso oggetto e combinarle fra loro. Formati: ePUB3, KF8 per Kindle Fire, Html5 e App native per iOS e Android. Aquafadas È una soluzione utile per gli autori che hanno già pubblicato degli ebook, ma intendono arricchirli con nuovi livelli di interattività. Grazie alla suite di strumenti basati su Adobe In Design, Aquafadas consente di inserire all’interno di un file ePub, 40 differenti tipi di animazioni, senza modificare il codice e adattando automaticamente il layout. In particolare il plug-in InDesign è compatibile con Adobe InDesign CS5, CS 5.5, CS6 e CC 2014. Tipi di interattività: oltre all’aggiunta di immagini, video, audio e funzionalità readaloud, Aquafadas consente di inserire pulsanti di comando per i filmati, aggiungere layer video, cambiare la visibilità di un oggetto, creare finestre pop-up nel testo, che rispondono a determinate azioni (GoToWeb, ShowPopUp Text, GoToPage, and GoToArticle). Formati: epub 3, ePub reflow, Fixed Layout. Torna su Le migliori applicazioni web per creare libri interattivi Non si tratta di software che richiedono spesso un certo livello di conoscenze tecniche, ma di siti a cui dovrete semplicemente iscrivervi per poter cominciare ad utilizzare la serie di tool per la pubblicazione che mettono a disposizione, e dare così vita a progetti di scrittura con un tocco innovativo. Partiamo da Inklewriter: applicazione gratuita online,progettata per per aiutare gli scrittori a raccontare storie interattive. Inklewriter è in grado, infatti, di mantenere traccia dei percorsi impostati, così come delle scelte e dei collegamenti inseriti in una storia, senza doversi destreggiare con codici di programmazione. La registrazione al sito consente agli scrittori di lavorare su più racconti contemporaneamente e per ognuno di questi creare una pagina web con un link condivisibile. È anche possibile richiedere la conversione dei racconti in formato .mobi, per la vendita su Amazon. Inbooki: un progetto di cui andare fieri perché totalmente “Made in Italy” e decisamente innovativo. Meriterebbe una visibilità più ampia, dato che questa applicazione è forse l’unica finora che consente di creare dei libri digitali che si adattano al luogo e al momento in cui vengono letti, nonché allo stato d’animo del lettore. Davvero una prova di abilità per uno scrittore, non per la difficoltà nell’utilizzo degli strumenti che Inbook mette a disposizione (nient’altro che un editor online), ma soprattutto per le proprie doti creative. Sul blog di Inbook sono comunque presenti numerosi post che vi aiuteranno nella creazione del vostro primo ebook immersivo. LGC: software per creare libri gioco digitali, romanzi in cui il lettore saltando di capitolo in capitolo giunge ogni volta ad un epilogo differente, a seconda delle scelte operate sulla trama. Essenzialmente è un editor che permette a chiunque di gestire agevolmente i vari capitoli e link che solitamente compongono la struttura di questo genere di storie. Libro Game Creator è un programma per Windows, scaricabile gratuitamente, in tre diverse lingue, dal portale Librogame’s Land. L’editing dei paragrafi avviene su file Rtf, mentre l’esportazione è disponibile sia in Html per il Web, che su Pdf, mantenendo i link attivi e perfino la riproduzione su grafico delle trame. Un libro in LCG può essere così giocato su computer, online tramite browser o su dispositivi mobili, incluse alcune console per videogiochi portatili. Twine: sviluppato da Chris Clemis nel 2009, Twine ha avuto il suo boom quando è stato citato nel libro di Anna Anthropy “The Rise of the Videogame Zinesters” (2012). La critica e game designer sostiene, in breve, che Twine rappresenta per i creatori di video giochi, quello che il self-publishing rappresenta per gli autori, essendo un programma basato soprattutto su testo scritto e ipertesto. La cosa più interessante del programma è che per usarlo non bisogna saper programmare. Una volta scaricato Twine (disponibile sia per Pc che per Mac), o accedendo alla versione browser, si può iniziare ad impostare i vari passaggi della trama. Ogni passaggio corrisponde ad una semplice pagina Html, composta da Titolo e testo; le pagine possono essere collegate fra loro, tramite link, secondo i criteri previsti dalla storia. Presa dimestichezza con gli strumenti di base, si possono iniziare a creare anche storie dalla trama più complessa, che prevedono diverse variabili e tengono traccia delle scelte del lettore. Il racconto terminato può essere scaricato come file Html e poi distribuito tramite un host; Twine consiglia philome.la o neocities.org, ma potete anche caricare la storia su Dropbox o il vostro sito Web e poi distribuire il link tramite i social network. Torna su 1) Per approfondimenti "Narrativa in 140 caratteri, genesi della Twitteratura", dalle Lezioni Americane al Twitter Fiction Festival (Smashwords, 2014). 2) I contenuti della sezione dedicata a i romanzi ipertestuali prendono spunto dalla tesi di laurea di Maria Teresa Di Pace "Il dibattito sull’ipertestualità in campo letterario", pubblicata sul sito Labcity.it. 3) Per approfondimenti “Wattpad, istruzioni per l'uso”, guida strategica per ottenere il massimo dai racconti online (Smashwords, 2016). 4) Citazione estratta da "Quali libri ci aspettano?" Corso ebook e futuro del libro a cura del professor Gino Roncaglia, Università della Tuscia. 5) Tutti i contenuti riguardanti le licenze Creative Commons sono tratti dal sito creativecommons.org e ripubblicati con licenza di Attribuizione 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/.