Relazione polifunzionale

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Relazione polifunzionale
Premessa
Il progetto è stato redatto tenendo conto dello studio di fattibilità e del documento preliminare
alla progettazione elaborati dal comune di Gioia Tauro nell’ambito dei PISU (Programma Integrato
di Sviluppo Urbano). L’impostazione generale riguarda la progettazione di un centro polifunzionale
finalizzato a rispondere ad una domanda culturale che, oltre alla città, sia rivolta al comprensorio
della Piana e ad un’utenza potenziale legata alla presenza del porto internazionale. Oltre al
teatro/auditorium la struttura prevede spazi ricettivi come il bar e il ristorante insieme ad uno
spazio-piazza flessibile ad uso polifunzionale (mostre, etc.)
Il luogo
Il lotto d’intervento è collocato sul lato sud del lungomare di Gioia Tauro, in prossimità del fiume
Petrace.
Il contesto generale sicuramente è quello del golfo di Gioia Tauro con i due promontori di Sant’Elia
a sud e il monte Poro a nord e al centro il nuovo paesaggio tecnologico del porto di transhipment.
Alla forte valenza ambientale e paesaggistica del luogo, caratterizzato dalla ‘cimosa’ di confine di
una vasta piana, non ha corrisposto nel tempo una trasformazione controllata dal punto di vista
qualitativo. Siamo in presenza infatti di episodi frammentari a forte impatto ambientale: le zone
edificate in prossimità dei centri urbani (Palmi, Gioia Tauro, San Ferdinando, Nicotera), spesso con
forte vocazione all’abusivismo; le foci delle fiumare (Petrace, Budello, Mesima,) ridotte a
discariche; la zona portuale poco integrata con il contesto; il sistema storico dunale e boschivo
presente su tutti i circa 30 Km di spiaggia del golfo degradato e/o distrutto definitivamente.
La ‘Marina’ di Gioia Tauro insiste nella zona baricentrica del Golfo. Essa è il risultato di un sistema
edilizio che negli ultimi 50 anni si è realizzato in maniera dilagante verso il mare, premendo sulla
‘cimosa’ senza alcuna intenzionalità progettuale. Il waterfront, infatti, di Gioia Tauro si presenta
come un sistema edilizio eterogeneo incapace di essere confine urbano ordinatorio che cerca nel
rapporto con il mare la sua identità.
Sia sul piano della viabilità che della dotazione di servizi collettivi si riscontrano carenze oggettive
funzionali e estetiche. L’area oggetto dell’intervento, situata nella zona a sud del lungomare
rappresenta uno degli ultimi vuoti, in un contesto ibrido dove convivono, piccoli insediamenti
turistici, piccole attività artigianali, depositi, residenze, aree degradate e/o dismesse, come i vecchi
ruderi della fabbrica ex
Essa confina con il fosso… in parte ‘tombato’, con la strada parallela al mare che trova nella
rotonda finale l’interruzione e la confluenza nella strada di penetrazione verso la città alta (via….).
Il lotto si configura come una vera e propria testata del sistema lineare del waterfront,
caratterizzata dall’ultima presenza di orti e essenze alboree autoctone (gelso, melograno, fico).
Il progetto
Il progetto nasce dalla consapevolezza di costituire un punto fondamentale nella riqualificazione
più generale del lungomare. Esso si pone come l’elemento di testata e nello stesso tempo di
allineamento del sistema edilizio esistente che dalla zona alta scende verso il mare. Seppur isolato,
l’edificio polifunzionale rappresenta un punto di rafforzamento della linea urbana, caratterizzata
prevalentemente da edilizia privata e case unifamiliari, senza alcun disegno organico. Insieme agli
altri episodi (la piazza, i giardini, la nuova passeggiata) costituirà un punto di riferimento
architettonico e urbano per l’intero waterfront. In questo senso l’edificio sceglie il sistema lineare
continuo parallelo alla strada in una logica di accentuazione del limite specifico tra l’edificato e lo
spazio pubblico all’aperto.
Esso è composto da un unico corpo lineare che contiene al suo interno altri corpi che, seppur
staccati costituiscono un unico organismo funzionale rispondente al programma inserito nelle
previsioni dell’Amministrazione Comunale.
In relazione alla conformazione del lotto e alla sua consistenza morfologica dettata da diverse
quote sotto il livello dell’attuale piano stradale, l’attacco a terra dell’edificio viene sospeso per
raggiungere la quota di + 1.10 m. In tal modo si ha la doppia possibilità di far emergere il
manufatto con un piano di calpestio capace di traguardare il mare, insieme al raggiungimento di
un piano igienico più adeguato. In questo senso i cambi di quota vengono utilizzati per creare un
disegno del suolo che attraverso movimenti naturali contribuisce al disegno più generale in un
rapporto tra naturale e artificiale. Si crea così un sistema di rampe e piani inclinati, insieme al
modellato naturale del terreno che costituiscono il basamento dell’edificio.
Su tale nuovo piano tettonico poggia il complesso architettonico attraverso due grandi piastre
misurate dal sistema strutturale puntuale in acciaio, con un involucro completamente trasparente
su tutti i lati, tale da far passare la luce e mantenere lo stesso rapporto visivo esistente verso il
mare e verso il giardino posteriore. Le grandi vetrate di tamponamento tendono a dialogare con la
natura, in una relazione di presenza-assenza, come propensione dell’edificio a fare emergere la
forza del luogo indebolita nel tempo da interventi obsoleti e spesso degradati sia dal punto di vista
architettonico che tecnologico. In questo contesto, se la trasparenza favorisce lo sguardo verso il
giardino, contemporaneamente i riflessi del vetro riportano sul lungomare l’immagine del mare.
Le due piastre con un’altezza netta di m.3.70 contengono gli elementi architettonici funzionali:
l’auditorium, il corpo destinato a bar-ristorante, la scala elicoidale. Lo spazio di raccordo è
costituito da una piazza interna pensata come area multiuso: mostre, piccoli spettacoli etc. Allo
stesso modo e in maniera speculare è stato progettato il piano di copertura. Esso rappresenterà
una nuova piazza panoramica sospesa, di pertinenza al ristorante e comunque pensata in
continuità con la piazza interna mediante il corpo scala elicoidale.
Il corpo dell’auditorium è l’elemento architettonico più consistente. Alla trasparenza dello spazio
sotto le due piastre esso si contrappone con una massa opaca e un volume che stabilisce una
presenza simbolica e urbana di un servizio pubblico della collettività. Il colore scuro (pittura nero
diretta sul c.a.), con i forti tagli che all’opposto evidenziano colori più decisi (giallo) accentuano il
carattere stereometrico dell’edificio, racchiudendo un guscio a destinazione polifunzionale. Come
nelle intenzioni programmatiche dell’Amministrazione Comunale lo spazio interno, infatti, è stato
progettato per poter ospitare diverse funzioni: auditorium, teatro, sala cinematografica.
All’austerità volumetrica dell’involucro, corrisponde un’articolazione spaziale interna più
complessa e un uso di materiali più confacente alle funzioni come l’uso di pannelli in cartongesso e
in legno. L’organismo è dimensionato per 380 posti, con una profondità del palco di m 12.80.
Il volume è appoggiato sulla piazza interna e si eleva al di fuori delle piastre per m 7.40, in maniera
da essere visibile dal lungomare e dal mare, come nuovo segnale urbano, polo architettonico che
stabilisce nuove gerarchie figurative nell’immagine complessiva della città.
Il bar-ristorante è costituito da un corpo autonomo sia dal punto di vista architettonico che
funzionale. Nell’idea che lo stesso può rispondere a programmi che presuppongono scelte
gestionali di tipo pubblico-privato, esso prevede un ingresso autonomo tale da non interferire con
le altre funzioni. Lo sviluppo funzionale si attua su due livelli: uno interno alle piastre e l’altro sulla
piazza/terrazza. Esso si differenzia dal corpo teatro per forma e colore. Se il primo si basa su un
involucro opaco e introverso, il secondo si presenta trasparente e attraversato dalla luce naturale
dai lati e dalla copertura.
Tra i due corpi dell’auditorium e del bar-ristorante si colloca la scala elicoidale. Elemento
architettonico autonomo più fluido nello spazio della piazza, essa mette in relazione il suolo con la
copertura. La forma dinamica e asimmetrica costituisce un’eccezione quindi una rottura
dell’equilibrio generale del disegno, nell’idea di considerare il corpo scala non solo come corpo
funzionale, ma momento architettonico caratterizzante sullo spazio della piazza interna.
In via preliminare tutto il sistema architettonico è stato pensato con materiali a forte carattere
funzionale in un rapporto stretto con la lettura e la caratterizzazione degli elementi architettonici
che, insieme ai colori e alle superfici, costituiscono un organismo complesso e articolato.
La struttura portante delle due piastre è in acciaio su un impianto a maglia regolare di 7X7X3.50. Il
corpo auditorium s’inserisce dentro tale maglia con una struttura portante a setti in c.a. e una
copertura in travi reticolari. Allo stesso modo il ristorante mantiene una struttura mista. La scala
elicoidale è in c.a.
La maglia di base di 7X7 si ripropone in copertura con il reticolo a vista dando alla stessa un
carattere tridimensionale, attraverso un disegno di grandi cassettoni colorati.
Gli impianti tecnologici sono collocati prevalentemente nella zona del basamento, utilizzando
l’intercapedine tra il suolo e l’imposta dell’edificio.
Lo spazio esterno di pertinenza dell’edificio interferisce sia in senso funzionale che compositivo. Il
rapporto tra edificio e appoggio al suolo è segnato da un gioco morfologico che modella il terreno
e simula andamenti naturali a duna, mentre nella zona posteriore trova spazio un giardino
regolare che ripropone le essenze locali alternando gelsi e melograni.
Il sistema dei parcheggi, oltre ad un numero di specifico servizio all’edificio (n. 30) si lega alle aree
di sosta previste in tutto il progetto di lungomare.