La persona demotivante
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La persona demotivante
LA PERSONA DEMOTIVANTE Riconoscere e gestire le persone che possono impedire l’esplosione del tuo pieno potenziale! Mi sono occupato di motivazione e miglioramento delle risorse umane per gli ultimi quindici anni. Ho avuto modo di studiare la maggior parte dei testi in circolazione al riguardo e analizzato letteralmente migliaia di casi. Posso affermare con certezza di aver compreso che cosa migliora la produttività e la motivazione delle persone sia in azienda che nella loro vita generale. Ho pubblicato la maggior parte dei dati di questa ricerca nel libro I Nuovi Condottieri, una descrizione dettagliata degli atteggiamenti, modi di fare e convinzioni del manager che fa crescere i collaboratori e crea motivazione. Nel fare questa ricerca ho avuto modo di capire però che esisteva anche una tipologia di manager, o sarebbe meglio dire di persone, che, in opposizione a quello che io chiamo il Nuovo Condottiero, cioè il manager che crea l’ambiente adatto per far crescere le persone, consapevolmente o meno creavano un ambiente deleterio per la crescita. Ho chiamato queste persone le persone demotivanti. Conoscere i modi di fare e gli atteggiamenti delle persone demotivanti non è importante solo in azienda, è importante soprattutto nella vita. Più proseguivo nella ricerca infatti, più mi rendevo conto che i contatti o le relazioni con persone demotivanti, sono alla radice di molti dei nostri problemi, delle nostre paure o dei nostri fallimenti, in azienda e nella vita. In questo libro descrivo le caratteristiche e i modi di fare della persona demotivante, la persona negativa o distruttiva, la persona che un po’ alla volta con critiche, generalizzazioni, commenti tristi, mancanza di elogi ed apprezzamenti deprime il tuo buonumore, la tua fiducia in te stesso e con essa le tue potenzialità di successo. Nonostante io sia un accanito sostenitore del fatto che ogni uomo è artefice del proprio destino e del fatto che è inutile incolpare gli altri per le proprie sfortune, devo metterti in guardia: conoscere le caratteristiche ed i modi di fare della persona demotivante è vitale per la tua sopravvivenza. Ho visto troppi bravi manager e troppe brave persone fallire o vivere una vita agitata ed ansiosa perché, ignari della lenta erosione cui erano sottoposti a causa della loro relazione con una persona demotivante, inanellavano una sconfitta o un nulla di fatto dopo l’altro. La persona demotivante distrugge il meglio di te lentamente come una goccia d’acqua che alla lunga arriva a bucare anche la roccia, un po’ alla volta ti deprime, ti rende incerto, ti porta in una condizione nella quale commetterai degli errori, insomma ti rende la vita difficile. Se ripensi ai momenti difficili della tua vita, ai momenti nei quali le cose ti andavano male ti posso assicurare che in quei momenti scoprirai una tua relazione, personale o professionale, con una persona che ha le caratteristiche della persona demotivante. Con questo libro ho voluto descriverne le caratteristiche e i modi di fare così che tu possa identificare quando hai a che fare con una di esse e possa imparare a interagire con essa senza sviluppare idee autolimitanti o farti contagiare dalla sua negatività. Negli anni infatti ho sviluppato un sistema di gestione per queste persone che funziona e fa sì che tu possa realizzare il grande potenziale che c’è in te senza farti limitare dalle lacune delle persone che hai intorno. Paradossalmente non sostengo che la persona demotivante dovrebbe essere isolata e io stesso non serbo rancore nei confronti di tutte le persone demotivanti con le quali ho avuto modo di interagire e che mi hanno causato non pochi problemi. Quando capisci i suoi modi di fare ed i perché della sua condizione, ti rendi conto che queste sono persone innanzi tutto da compatire. Compatire per la loro pochezza, per le lenti scure con cui osservano la vita, compatire per la loro mancanza di veri amici. Ma, pur compatendole e quando possibile aiutandole, dobbiamo renderci conto che in qualità di belle persone, dobbiamo imparare a riconoscerle e gestirle senza farci contagiare o limitare dai loro atteggiamenti. Se stai leggendo questo libro, tu sei sicuramente una persona che crede nel miglioramento proprio ed altrui e di conseguenza sei quella che io chiamo una bella persona. Non è giusto che il contributo che tu puoi dare al mondo ed alle persone che ti circondano sia limitato in alcun modo da persone che invece vedono il nero e vedono gli altri come nemici o che non mantengono gli accordi. Ti meriti il meglio. E ti prometto che questo libro ti aiuterà ad ottenerlo. Ricordatelo: alla radice di molti dei tuoi guai il più delle volte c’è una relazione con una persona demotivante. Ma non devi crederci adesso, se leggi le pagine che seguono te ne renderai conto da solo. IL POTENZIALE UMANO Ognuno di noi è dotato in modo naturale di un grandissimo potenziale. Ognuno di noi in alcuni momenti della sua vita ha raggiunto o ottenuto, anche solo momentaneamente, dei risultati che potevano dirsi spettacolari. E allora perché non esprimiamo SEMPRE o nella maggior parte dei casi, quel tipo di potenziale? Perché in alcuni momenti siamo fiduciosi di noi stessi, convinti, determinati e in altri sembriamo perderci in un bicchier d’acqua o non riusciamo più ad entrare nello spirito delle cose? La ragione è che siamo animali sociali. L’uomo per rendere al meglio ha bisogno di avere attorno a sé persone che hanno fiducia in lui, che lo incoraggiano, che lo motivano, che lo stimolano a superare i suoi limiti. La fiducia che gli altri hanno in noi è l’ossigeno liquido che ci serve come carburante per l’esplosione del nostro potenziale. Sfortunatamente nella società esistono persone sconfitte psicologicamente, che, può darsi a loro volta oppresse da una persona demotivante, o semplicemente oberate dai fallimenti, si sono specializzate nel vedere i loro amici e compagni più come delle fonti di minaccia o di problemi e come tale, piuttosto che fornire il carburante della fiducia e dell’incoraggiamento a chi sta loro intorno o piuttosto che non fornirne affatto, forniscono un carburante che ingolfa il tuo motore: la sfiducia, la critica, l’evidenziazione delle tue lacune. Con il serbatoio pieno di questo tipo di carburante il tuo motore non si metterà mai in moto o si metterà in moto per piantarti in asso nei momenti più delicati con il risultato che un po’ alla volta inizierai a dubitare di te stesso e delle tue effettive capacità. Il potenziale umano è qualcosa di straordinario. Il tuo motore, il tuo potenziale, se messo in moto e nutrito della benzina adeguata, la fiducia e l’apprezzamento, può portarti davvero a compiere le imprese più straordinarie non importa da dove tu parta ora. Questo fatto di ricercare e di associarsi con persone che abbiano fiducia in te e nelle tue capacità è forse uno degli ingredienti più importanti della tua scalata verso il successo. Ti sarà impossibile fiorire ed esprimere appieno il tuo potenziale fino a quando sarai circondato da persone che non ti stimano, che non apprezzano le tue qualità individuali, che non credono in te o che lo fanno solo falsamente per poi evidenziare costantemente tutto quello che non fai bene. La storia è piena di persone che ad un certo momento della loro vita hanno avuto una sorta di “clic” e sono sbocciate per esprimere un potenziale che nessuno prima aveva immaginato. Guarda a Paulo Coelho, osteggiato dai suoi genitori addirittura internato in un ospedale psichiatrico perché si riteneva fosse poco “adattato”, che di colpo, nel momento in cui ha avuto vicino qualcuno che veramente credeva in lui e che gli forniva il carburante adeguato, piuttosto che un carburante “pesante” che ingolfava il suo motore, è diventato lo scrittore più famoso del mondo. Guarda a Einstein, una persona oppressa che non prendeva mai voti buoni a scuola, che nel momento in cui ha avuto qualcuno che credeva in lui è stato in grado di rivoluzionare la fisica moderna. Tutti noi abbiamo un enorme potenziale, se questo potenziale non sta sbocciando, forse è bene che guardiamo un po’ meglio a qual è la benzina che tutti i giorni permettiamo che venga inserita nel nostro motore. Il mondo è pieno di storie che non sono mai state scritte, di scoperte che non sono mai state fatte, di imprese che non sono mai state realizzate perché persone di buona volontà, appesantite dal carburante inadeguato fornito dalle persone demotivanti, non sono riuscite a portare a termine la loro opera. Non c’è bisogno che tu ci aggiunga anche la tua. LA PERSONA DEMOTIVANTE Esiste nella società una piccola percentuale di persone che io chiamo le persone demotivanti. Queste persone, come ho già accennato nell’introduzione, sono persone “psicologicamente sconfitte”. Hanno esaurito quell’energia vitale di cui tutti noi siamo dotati fin da bambini che ci permette di vivere le relazioni in modo costruttivo e propositivo, che ci permette di instillare negli altri la fiducia, il buonumore, che ci permette di complimentarci quando vediamo una cosa bella. Queste persone hanno accumulato così tante sconfitte che queste cose non riescono più a farle. Quindi raramente si complimentano con qualcuno che ha fatto bene qualcosa, ma sono invece pronte a far notare la cosa fatta male, raramente instillano la fiducia, ma sono sempre pronte quando ti devono far “riflettere” o dubitare di te stesso. Generalizzano il negativo e vedono raramente il positivo, sono diffidenti, spesso vedono gli altri con sospetto, a volte in casi estremi “si immaginano” complotti o pericoli che non esistono, insomma un po’ alla volta la luce è scomparsa dalla loro vita e ora non sono più in uno stato d’animo costruttivo che può davvero aiutare chi li circonda. Quanto sopra non vuol dire che non siano intelligenti, preparate o competenti. Il vivere a volte gioca dei brutti scherzi proprio perché ci permette di guadagnare cose come l’esperienza o la competenza al prezzo di altre che all’inizio non sembrano avere valore, ma il cui vero valore viene compreso appieno nel corso degli anni. Ognuno di noi infatti se vuole fare esperienza, deve essere disposto a vivere, ad affrontare avversità, a superare difficoltà, a volte anche ad accumulare delle ferite emotive. Ogni tanto queste ferite emotive sono così forti che possono, senza che noi ce ne rendiamo conto, portare via con sé anche una gran parte della nostra dotazione iniziale di positività e lasciarci quindi, sì più esperti, ma notevolmente diminuiti come carica positiva. Trovi così alcune persone che pur essendo estremamente competenti, sono anche un po’ spente, non hanno più quell’entusiasmo e quella carica positiva che le contraddistingueva da ragazzi. Oppure trovi persone che hanno accumulato una grande esperienza nelle faccende del vivere, ma nel processo si sono scottate tante volte e, quando queste scottature sono diventate troppe, iniziano a nutrire un senso di sfiducia o diffidenza nei confronti delle altre persone. Diventa quasi un paradosso: persone che hanno un’esperienza che potrebbe permetter loro di dare ottimi consigli, ma sono nel contempo svuotate di quella carica positiva che è necessaria se devi credere nelle persone che ti circondano, se devi valorizzarle, se devi stimolarle, se devi apprezzarle per farle crescere. Il problema della persona demotivante è proprio questo: non ha più sufficiente forza positiva per credere veramente nelle altre persone e per gioire dei successi di chi la circonda. Invece vede gli altri più come dei potenziali creatori di guai che dei risolutori di problemi, come persone di cui diffidare piuttosto che persone di cui avere fiducia, persone che la possono mettere in difficoltà piuttosto che persone che la possono aiutare, persone che corrono il rischio di mettersi nei guai qualunque cosa facciano piuttosto che persone che possono eccellere e questa sua visione degli altri e degli avvenimenti la comunica con regolarità, spesso condita di quell’esperienza e competenza accumulata nel corso degli anni che la rende quindi anche credibile. Un po’ alla volta, come la goccia d’acqua che alla lunga buca anche una roccia, la persona demotivante, inizia a influenzare le persone che le stanno intorno, inizia a creare intorno a loro un ambiente di sfiducia che, come abbiamo detto nell’introduzione, è inadatto a far emergere il vero potenziale delle persone e di conseguenza tarpa una gran parte del potenziale di chi le sta attorno. IL 20% DELLE CAUSE CHE DETERMINA L’80% DEGLI EFFETTI Secondo gli studi di Wilfredo Pareto, noto economista e studioso di statistica, in ogni fenomeno una piccola parte delle cause, determina la maggior parte degli effetti. Questa legge, conosciuta anche come Legge del 20/80, asserisce che in qualsiasi fenomeno circa l’80% degli effetti o una percentuale comunque significativa degli stessi, può essere fatta risalire al 20% delle cause o a una percentuale simile. Questa legge per esempio è utile alle assicurazioni in quanto permette loro di identificare chi sono quel 20% di guidatori che causano la maggior parte degli incidenti automobilistici e quindi non alzare i premi a tutti in modo indiscriminato. Permette alle aziende di identificare chi sono quel 20% di clienti che compra la maggior parte dei loro prodotti o servizi e quindi concentrare meglio gli sforzi di marketing. E’ utile anche alla polizia che ben sa che circa il 20% dei criminali commette la maggior parte dei reati e quindi può indirizzare meglio le proprie indagini. Secondo le teorie di Pareto, fatte 100 le persone che concorrono alla creazione di un dato fenomeno, ce ne sono circa 20 che lo causano in maniera molto più importante. Questa legge si applica anche alla demotivazione nella società. Esiste in altre parole anche una percentuale che può essere il 15 piuttosto che il 20% delle persone nella società che è più responsabile degli altri per il progressivo svilimento o demotivazione di tutti noi. Queste sono le persone demotivanti. Conosci sicuramente delle persone vicino alle quali ti senti meglio, più fiducioso in te stesso e forse anche di umore migliore. Conoscerai anche delle persone vicino alle quali ti senti peggio, un po’ meno sicuro, un po’ meno di buonumore, più sulla difensiva. Tutto questo per dire che diverse persone ci causano effetti diversi. Ebbene sappi che non sei il solo a comportarti in quel modo, si comporta in quel modo la maggior parte della popolazione. Tutti noi abbiamo persone che, quando siamo loro vicini, andiamo meglio e ci sentiamo più baldanzosi e tutti noi abbiamo persone vicino alle quali siamo un po’ meno efficaci. Fin qui non ti sto dicendo nulla di nuovo. Quello che è invece interessante sapere è CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LE PERSONE SONO LE STESSE!!! In altre parole è molto ma molto probabile che le persone vicino le quali tu ti senta meno bene, siano anche persone che se le frequentassi io, a mia volta mi sentirei meno bene. Le persone demotivanti sono una percentuale che oscilla tra il 15 e il 20% delle persone nella società. E’ una percentuale ragguardevole. Stiamo infatti dicendo che ogni cinque persone che incontriamo, una tende ad avere queste caratteristiche. Per ottenere il successo personale o anche solo per mantenere la propria carica o fiducia è importante riconoscere quando stiamo interagendo con una persona che fa parte di questo 20% in quanto, se non la gestiamo secondo un esatto sistema, questa persona avrà il potere di: - Demotivarci - Farci sentire meno sicuri di noi stessi e delle nostre capacità - Renderci soggetti ad alti e bassi nell’umore o nella motivazione - Predisporci ad errori di valutazione - Aumentare il nostro livello di ansia o di stress - Aumentare la nostra indecisione o insicurezza - E, in alcuni casi, perfino aumentare la nostra predisposizione ad avere disturbi fisici. Forse ti sembrerà strano che i fenomeni sopra elencati possano essere messi in relazione con il proprio collegamento ad una persona, ma posso risponderti citando uno studio del Dott. Michael Roizen che nel suo libro Real Age sostiene che se hai qualcuno nel tuo ambiente che a furia di conflitti e agitazione ti svuota costantemente di energia, tu perdi otto anni nelle tue aspettative di vita. Secondo la Dott.ssa Lillian Glass, autrice del libro Toxic People “ci sono persone che sono dannose per la salute mentale, fisica ed emotiva delle altre persone”. La Dott.ssa Glass nel suo libro mette in relazione cose come “sentirsi meno intelligente o meno capace”, “sentirsi meno motivato”, “essere arrabbiato o irritabile” o perfino l’“abuso di droghe o alcool”, come alcuni degli indicatori dell’essere in relazione con una persona negativa o distruttiva. Lo stesso Napoleon Hill, che è forse l’uomo che più di ogni altri ha condotto ricerche sulle ragioni del successo individuale, nel suo libro Le Chiavi del Successo sostiene“evitate di mettervi insieme a persone con un atteggiamento mentale negativo perché avranno un effetto nefasto su di voi e avveleneranno tutti gli sforzi che farete”. Fermo restando che le difficoltà nel far esplodere veramente il grande potenziale di cui ognuno di noi è dotato o la sensazione che le persone intorno a noi nutrano una certa sfiducia nei nostri confronti, è il primo indicatore che ci dice che probabilmente siamo collegati in qualche modo ad una persona demotivante, esistono tre macro indicatori che, quando si manifestano, sono sempre un indicatore di una relazione che va avanti da diverso tempo con una delle persone che fa parte di questo venti percento “psicologicamente sconfitto” della società. INDICATORI DELL’ESSERE ENTRATO IN CONTATTO CON UNA PERSONA DEMOTIVANTE 1) DIETRO IL FALLIMENTO DI UN ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE C’E’ SEMPRE ANCHE IL CONTRIBUTO DI UNA PERSONA DEMOTIVANTE Tutti noi abbiamo sentito la storia che segue: c’è un piccolo imprenditore che ha lavorato sodo una vita per costruire la sua attività. Dopo anni di sacrifici ha costruito un’azienda che va bene e che funziona. Poi un bel giorno vieni a sapere che quell’azienda sta per fallire. A tutti noi viene da dire che quell’imprenditore, che era così bravo ed efficace a un certo punto si sarà montato la testa ed avrà fatto una serie di errori, tra cui un passo più lungo della gamba e di conseguenza ora l’azienda va male. Oppure che lui non si è accorto che il suo settore stava cambiando e quindi ad un certo punto si è ritrovato nella più completa crisi. Oppure ancora che, dopo aver lavorato una vita, si sarà dato alla gioia della bella vita e avrà smesso di curarsi come una volta dell’azienda. Tutto giusto, se non per il fatto che manca un ingrediente importante: PERCHÉ? Che cosa ha fatto sì che un grande lavoratore, una persona che aveva una grande passione per la sua azienda, di colpo o un po’ alla volta iniziasse a cambiare, iniziasse a non prendersi più cura della sua azienda, o smettesse di guardare al cambiamento del mercato come qualcosa da cavalcare piuttosto che da subire? “Era stanco dell’azienda, aveva lavorato tutta una vita - direte voi” . Sì, ma perché era stanco? Una persona che per tutta la sua vita ha investito nell’azienda quasi tutto quello che guadagnava, una persona che faceva le ore piccole non per bisogno di soldi ma primariamente perché era appassionata al progetto imprenditoriale che stava realizzando, perché di colpo o un po’ alla volta si sente stanca? Perché perde la passione? “Perché aveva anche delle frustrazioni – direte voi – e queste frustrazioni un po’ alla volta lo stancavano”. Bene, ma chi gli creava le frustrazioni? Chi è entrato nella sua vita appena prima che le frustrazioni raggiungessero quella fatidica soglia che fa sì che la persona inizi poi a commettere degli errori? Oppure alcuni tra i lettori diranno che l’azienda era diventata troppo grande per il piccolo imprenditore e lui non sapeva più gestirla e, quindi, essendo meno preparato ha fatto un passo senza analizzarlo a fondo. Ma, li conosci gli imprenditori? Sai che, pur essendo anche intuitivi, spesso si preparano e studiano le loro mosse in modo maniacale? Sai che nel DNA di ogni imprenditore è compresa una smania di imparare, di apprendere qualunque cosa serva pur di far andar bene la propria azienda? Come mai questo imprenditore di colpo ha smesso di fare le valutazioni che sempre faceva? Come mai ha smesso di voler imparare? Sovraccarico di lavoro direte voi. E allora ti chiedo perché era sovraccarico. Andando avanti in questo modo giungeremo prima o poi a una o due persone. Credimi, il fallimento sicuramente richiede anche la nostra causatività1, cioè c’è indubbiamente una nostra responsabilità nel fatto di non essere riusciti nella nostra impresa o nell’aver fatto degli errori, ma una parte di questa responsabilità è SICURAMENTE il fatto che noi non si sia stimato correttamente le persone che ci circondavano, il non aver individuato prontamente qualcuno vicino a noi che amplificava le nostre lacune, che ci dava tensione o ansia, o semplicemente ci riempiva di problemi, per l'appunto una persona demotivante. Prima che l’azienda di quell’imprenditore della storiella di cui sopra iniziasse ad andare male o prima che lui iniziasse a fare errori così stupidi o prima che lui iniziasse a perdere il proprio senso dell’etica, un tipo particolare di persona è entrata a far parte della sua vita. Non sappiamo se questa persona fosse la sua amante o il suo nuovo direttore di produzione, o il suo responsabile agli acquisti. Non possiamo dirlo a questo punto. Quello che possiamo dire è che UNA PERSONA DIFFERENTE E’ ENTRATA A 1 Causatività: la capacità di vedere se stessi come il principale artefice e quindi anche il potenziale risolutore delle difficoltà che stiamo sperimentando. FAR PARTE DELLA SUA VITA, una persona della quale lui casomai non ha nemmeno immaginato la pericolosità, ma che lo ha influenzato pesantemente. Come vedremo in seguito, non è che questa persona lo abbia maliziosamente spinto al fallimento. Questa si è probabilmente limitata a creargli attorno un ambiente nel quale sappiamo bene che le qualità e doti individuali vengono annullate: un ambiente pieno di tensione e di sfiducia. 2) ANCHE DIETRO I GRANDI DRAMMI CONIUGALI ESISTE IL CONTRIBUTO DELLA PERSONA DEMOTIVANTE Non stiamo dicendo qui che ogni separazione è da imputarsi a una persona demotivante e non stiamo nemmeno cadendo nella banalità del dire che è tutta colpa della suocera. Non è facile comprendere i completamente i meccanismi che stanno alla base dell’amore o della durata delle unioni. Migliaia di pagine sono state scritte su questo soggetto, ogni anno emerge un esperto nuovo che sostiene una sua nuova cura “infallibile” per salvare i matrimoni, ma fatto sta che le separazioni continuano ad aumentare e sarebbe quindi ridicolo da parte mia dire che ogni separazione è da addebitarsi a una persona demotivante o al legame di uno dei due coniugi con essa. Però, dietro il dramma coniugale, la famiglia che va a pezzi, i coniugi che litigano incessantemente, le separazioni drammatiche con continue lotte per l’affidamento e la cura dei figli, si scoprirà che uno dei due coniugi è una persona demotivante o ha legami con una persona negativa che lo influenza. E’ la persona demotivante infatti che ha il potere di far emergere il peggio di noi o il potere di creare quello stato d’animo che ci renderà o completamente succubi o quel concentrato di aggressività e rancore che non permette più a persone che una volta si amavano, di comportarsi da belle persone. 3) IN GENERALE, QUANDO LA NOSTRA VITA E’ DIVENTATA TROPPO DURA O PIENA DI SFORZI ESAGERATI RISPETTO AI RISULTATI CHE NE OTTENIAMO, ABBIAMO UN LEGAME INCONSAPEVOLE CON UNA PERSONA DEMOTIVANTE. Questo terzo è l’indicatore più importante per te: quando senti che nella tua vita le cose richiedono troppo sforzo, quando ti senti demotivato senza motivo, nei momenti nei quali senti che le cose ti vanno tutte male, devi renderti conto che appena prima di quei momenti probabilmente qualche persona con tendenze negative o demotivanti è entrata nella tua vita. Alcuni anni fa collaboravo con un’azienda svizzera che si occupava di servizi alle imprese. Il mio compito era quello di costruire una rete commerciale in Lombardia. L’azienda fino ad allora, pur avendo buone qualità tecniche, non era mai riuscita a costruire una vera e propria rete vendita e per questo, vedendomi come un giovane promettente, mi aveva assunto per portare a termine questo progetto. All’inizio della mia attività, mentre stavo avviando le procedure di selezione e reperimento agenti, mi dedicavo anche a vendere personalmente. Quando feci i primi contratti misi un po’ in ombra la figura del titolare dell’azienda che fino a quel momento era stato il miglior venditore dell’azienda. Come si suole fare in ogni rete commerciale ben gestita cercai di stimolare ulteriormente le vendite provocando in modo simpatico il titolare. Gli dissi frasi del tipo “oramai la vecchia guardia è pronta per la pensione” oppure “ arrivano i giovani ed è tempo che i vecchi si facciano da parte”. Il titolare prese in modo molto positivo le mie battute e, nonostante venisse da un momento di vendite non ottimali, si galvanizzò e anche le sue vendite ripartirono. Chi non le prese veramente bene fu la responsabile marketing nonché compagna del titolare dell’azienda, una persona a prima vista positiva, ma in realtà poco incline a far crescere gli altri. Da quel giorno cominciò a mettermi una tale pressione addosso che un po’ alla volta mi sentivo sempre più “sbagliato”. Iniziò a pressarmi con insistenza ogni volta che commettevo un piccolo errore, a muovere sospetti sul mio lavoro, a pretendere da me il rispetto di procedure assurde e che niente c’entravano con quello che avrei dovuto fare in quell’azienda. Un po’ alla volta tutta questa pressione e questo clima di sfiducia che sentivo intorno a me, contribuì al fatto che iniziai a non sentirmi più così bene e così fiducioso in me stesso. Lentamente iniziai a pensare che forse la responsabile marketing aveva ragione, forse dopotutto non ero poi così bravo nel costruire reti commerciali, forse non ero poi così tagliato per la vendita, forse il mio livello di organizzazione del lavoro non era all’altezza di un’azienda organizzata come la loro. Cercavo di evitare, se potevo, i contatti o le telefonate di questa persona e un po’ alla volta mi rendevo conto che questa persona aveva il potere di crearmi ansia e tensione. In azienda non mi sentivo bene e la mia stessa vita privata stava incasinandosi sempre di più. Ero molto stressato e certe volte quando interagivo con i miei amici non mi riconoscevo più. Ero infelice e non stavo avendo successo. Quanti di noi hanno vissuto esperienze come la mia? Quanti di noi, di fronte a un legame professionale con una persona demotivante sono arrivate a pensare che “forse la responsabile marketing avesse ragione? Che forse non eravamo poi così tagliati per quel lavoro?”. Guarda, forse la responsabile marketing aveva ragione. Ma fatto sta che a un certo punto io me ne sono andato da quell’azienda e ho costruito una mia azienda unendomi a persone positive che avevano una grande fiducia in me, nello stesso settore dell’azienda della responsabile marketing e facendo lo stesso lavoro che facevo in quell’azienda. E ho costruito un’azienda 40 volte più grande della loro… Non ho cambiato molto, non sono andato a fare corsi di formazione specialistici che mi hanno illuminato sulla via di Damasco. Ero la stessa persona, ma le persone intorno a me erano diverse. NON ERANO PERSONE DEMOTIVANTI. Se il tuo potenziale non esplode, se sei pieno di pensieri che mettono in dubbio le tue capacità, smetti di essere introverso: guardati attorno. Vicino a te c’è sicuramente una o più persone demotivanti. Quando ti sembra che la tua vita sia diventata troppo difficile, impara a fermarti ed osservare bene le persone che sono entrate a far parte della tua vita PRIMA che tu avessi i problemi. Scoprirai nella quasi totalità dei casi che nella tua vita è entrata a far parte anche una persona demotivante. L’INFLUENZA DELLE PERSONE DEMOTIVANTI Fermo restando che costituiscono circa un 20% della società, non tutte le persone demotivanti sono pericolose allo stesso modo nel senso che non tutte riescono ad avere un’influenza così marcata sulle vicende del vivere di chi le circonda. Abbiamo già detto che il fatto di essere una persona demotivante dipende dall’avere accumulato una serie di “ferite emotive” che portano una persona a perdere completamente o quasi completamente quella dote di positività necessaria per proiettare fiducia e motivazione sulle persone che la circondano. Abbiamo anche detto che nel corso della propria vita una persona potrebbe accumulare una grande competenza ed esperienza, ma perdere completamente la propria positività diventando quindi una persona sì competente, sì capace, ma nondimeno demotivante per chi ce l’ha vicino. Possiamo quindi dire che esistono varie tipologie di persone demotivanti. Ci possono essere persone demotivanti che hanno grandissime abilità personali o una grandissima esperienza in un determinato settore, ma che nel contempo sono un pericolo per le persone che le frequentano. Un esempio potrebbe essere uno statista impazzito come Hitler o come Stalin, persone comunque fornite di una certa capacità, ma completamente prive di positività. E potrebbero anche esserci persone demotivanti che, pur non avendo grandi capacità personali fanno il carrozziere piuttosto che l’operaio, piuttosto che avere un negozio di fiori. La professione, la competenza, la ricchezza quindi non sono sicuramente indicatori dell’essere o meno una persona demotivante. Allo stesso modo devo anche dirti che non tutte le persone demotivanti, sono così intensamente demotivanti. Esiste in altre parole una sorta di scala di grigi della persona demotivante per cui l’intensità del comportamento demotivante può essere fortissima, forte, accentuata o debole (si comporta in quel modo solamente di tanto in tanto, ma quando lo fa dà molto fastidio). Studiando ulteriormente questo fenomeno della scala di grigi della persona demotivante, ci siamo accorti che esiste una sorta di “catena di Sant’Antonio” o multilivello delle persone demotivanti. Potremmo dire che esiste un primo livello di persone demotivanti che sono davvero pesantemente demotivanti, del tipo un genitore che picchia costantemente i figli o una persona che è demotivante per la maggior parte del tempo. Una costante delle persone che fanno parte di questo primo livello è il fatto che la loro condizione è nel contempo cronica (cioè il comportamento demotivante si manifesta per la maggior parte del tempo) e nel contempo aggravata dal fatto che la persona non si mette in discussione. Per fare un esempio macro che può essere compreso da tutti, devo prendere Milosevic, l’ex dittatore yugoslavo che ha condotto operazioni di pulizia etnica e che è stato responsabile per la morte di decine di migliaia di persone nell’ex yugoslavia. Se leggi le interviste che gli vengono fatte, Milosevic afferma di essere un patriota, che c’è stata una cospirazione nei suoi confronti, che lui non era affatto un dittatore, in altre parole non si rende nemmeno conto di quello che ha fatto. Questa caratteristica può essere facilmente riscontrata anche in altre famose persone demotivanti della storia, vedi per esempio Hitler, piuttosto che Ceasescu (l’ex dittatore della Romania). Allo stesso modo, con un esempio più nel nostro mondo di tutti i giorni, ho conosciuto manager che erano persone demotivanti “di questo primo livello” che pur lavorando tutti i giorni per demotivare il proprio personale, criticandolo, causando loro agitazione, riprendendoli in pubblico, creando letteralmente ansia e agitazione, nel contempo si consideravano i salvatori della baracca, gli unici che lì dentro stavano facendo qualcosa per far andar bene l’azienda (peccato che se tutti i dipendenti e i venditori sono spenti, insicuri, incerti e pieni di agitazione, l’azienda non andrà poi così bene, ma per la persona demotivante questo è l’indicatore dell’ennesima cospirazione nei suoi confronti... ). Le persone che fanno parte di questo primo livello generalmente sono così negative o nefaste per chi le circonda, che un legame prolungato con loro, non solo causa l’insuccesso o numerose difficoltà, ma alla lunga prima o poi causa un contagio. La persona che ha a che fare spesso con una persona demotivante, presto o tardi, senza rendersene conto si lascia contagiare dalla negatività e, nei momenti di basso può a sua volta agire in modo simile alla persona che l’ha influenzata. Certamente lo fa in modo meno intenso o marcato, ma comunque questo modo di fare è nocivo per le persone che le stanno intorno. Prendo ad esempio la famosa novella Padre Padrone, dove il protagonista è un piccolo pastore che viene regolarmente picchiato dal padre che lo sottopone a costanti abusi. Tutta la storia è incentrata su questo giovane personaggio che soffre tantissimo l’influenza negativa del genitore. Ma quando il figlio cresce e arriva a quarant’anni che cosa fa con i suoi figli? Li picchia a sua volta, in altre parole, pur avendo vissuto in prima persona gli effetti negativi del comportamento demotivante, dopo un po’, inizia lui stesso ad usarlo, con una sorta di transfert2 psicologico. La psicologia moderna, ma non solo loro, infatti ha da lungo tempo evidenziato che tutti noi tendiamo inconsapevolmente a prendere i modi di fare delle persone che hanno una certa autorità nei nostri confronti. Non è un caso vedere per esempio figli che durante gli anni dell’adolescenza criticano fortemente i propri genitori ed i loro comportamenti per poi, una volta raggiunta la maturità trasformarsi esattamente come loro e prendere numerosi dei loro aspetti caratteriali. Accanto ad un tipo di “contagio cronico” come quello sopra menzionato ne esiste certamente anche uno meno intenso o drammatico, ma pur sempre incisivo. Nel momento in cui tu hai costantemente a che fare con me, ipotizzando che io sia una persona demotivante, un po’ alla volta tendi a essere sempre più agitato, con sempre meno energia positiva e questo atteggiamento tendi, volente o nolente a trasferirlo sugli altri. Forse poi, ti basta stare qualche giorno lontano da me per riprenderti, per ricaricarti e per tornare a essere la persona positiva che sei sempre stata ma, nella misura in cui, continui a frequentarmi, io un po’ alla volta consumerò la tua dotazione di carica positiva e ti porterò a essere meno carico (e quindi meno motivante) nei rapporti che hai con le altre persone. LA CATENA DI SAN ANTONIO DELLE PERSONE DEMOTIVANTI Si viene a creare così una sorta di Catena di San Antonio o “multi livello” dove solamente il primo è un vero negativo inguaribile e gli altri sono persone che, a furia di essere influenzate negativamente, a loro volta prendono dei modi di fare negativi. Le persone che appartengono al secondo livello della catena hanno una grande differenza rispetto alle persone che fanno parte del primo livello: non hanno ancora raggiunto un livello in cui il loro comportamento si sia cronicizzato. Possono quindi essere aiutate facendo loro capire i meccanismi descritti in questo libro ed insegnando loro a riconoscere e arginare l’influenza che la persona negativa ha su di loro. Ma, nel caso in cui, continuino il legame e non imparino ad arginare l’influenza nefasta della persona negativa con cui hanno legami, prima o poi il loro comportamento diventerà cronico e a quel punto saranno passate nel primo livello. Adottando lo schema sopra riportato non solo è possibile comprendere meglio i meccanismi che spargono la demotivazione e l’insuccesso nella società, ma possiamo ancora una volta renderci conto di come la Legge di Pareto dimostri per l’ennesima volta la sua veridicità. Poche persone nella società tendono a influenzare con i loro modi di fare le vite ed i destini di numerose persone. Diventa a questo punto importante capire come fa la persona demotivante a influenzare chi la circonda e comprendere anche quali sono più nello specifico i comportamenti e modi di fare di questa persona, Figura 1: la persona demotivante influenza in modo negativo alcune delle persone che interagiscono con lei (generalmente tramite generalizzazioni del negativo, critiche, cattive notizie, ecc) Figura 2: le persone collegate prendono a loro volta, se pur temporaneamente, i modi di fare della persona demotivante, spargendo a loro volta la negatività e la demotivazione ad altre persone. Si viene quindi a creare una sorta di “multi livello della negatività” Potremmo dire che la negatività messa in atto ad ogni livello successivo sia più debole, ma tenendo conto che casomai una stessa persona ha più di un contatto con persone appartenenti a questa “organizzazione motivante”, possiamo renderci conto di come la negatività sia contagiosa. di modo che noi si possa identificarla rapidamente, nel corso dei primi incontri, così da poterla inquadrare al meglio ed evitare di essere “contagiati”. “Evitate di mettervi insieme a persone con un atteggiamento mentale negativo perché avranno un effetto nefasto su di voi e avveleneranno tutti gli sforzi che farete”. – Napoleon Hill, Le Chiavi del Successo LE CARATTERISTICHE ED I MODI DI FARE DELLA PERSONA DEMOTIVANTE In una certa misura, ogni uomo diventa simile alle persone con le quali conversa – Philip Dormier Stanhope La persona demotivante ha una serie di tratti caratteriali che la contraddistinguono. Analizzandoli capiremo un po’ meglio la sua psicologia e le ragioni per le quali tale persona ha una così grande influenza negativa sulle persone che la circondano. Nel leggere le seguenti caratteristiche tieni presente che non è che vengano usate una volta sola, ma che queste vengono utilizzate di continuo e quindi, un po’ come una goccia d’acqua che cade sulla roccia, prima o poi la bucano, nel senso che prima o poi, anche una persona di grande spessore, sottoposta a questi tipi di comportamento tende ad avere momenti di debolezza e comincia a farsi influenzare. Ognuno dei modi di fare che segue infatti se usato una volta, pur causando un po’ di disturbo a chi ne è oggetto, non causa effetti davvero negativi, ma se usato regolarmente, alla lunga può destabilizzare anche una persona che ha una grande forza personale LA PERSONA DEMOTIVANTE GENERALIZZA IL NEGATIVO Immagina che oggi io incontri i tuoi collaboratori o, nel caso tu non ricopra una funzione manageriale, che io debba parlare per lavoro con i tuoi colleghi, le persone che interagiscono con te. Nel corso di questi colloqui uno dei tuoi colleghi (solo uno, attenzione) mi evidenzia il fatto che tu a volte ti fai un po’ troppo i fatti tuoi. Immagina quindi che io venga da te e ti dia il seguente responso: “sai, devi fare un po’ di attenzione perché i tuoi colleghi pensano che tu ti faccia un po’ troppo gli affari tuoi…”. Come ti sentiresti? Sbagliato, o come minimo un po’ sulle difensive nei confronti dei tuoi colleghi, oppure deluso, frustrato o persino arrabbiato. “Ma come? Come possono pensare questa cosa di me? Non è vero”. E’ pur vero che, se tu fossi davvero in forma, potresti anche contestare quello che ho detto, chiedere di parlare con i tuoi colleghi e sentire CHI ESATTAMENTE ha avuto da dire del tuo comportamento. Questo è infatti il comportamento che una persona accorta usa di fronte ai primi approcci della persona demotivante. Ma la persona demotivante è così costante nella generalizzazione delle fonti, o delle notizie negative, che prima o poi corre il rischio di trovarci in un momento di debolezza, un momento nel quale siamo sovraccarichi o distratti e prima o poi ha quindi il potere di fare breccia con la sua generalizzazione. La persona demotivante generalizza spesso e volentieri le notizie negative e prima o poi trova chi la circonda in uno stato di non massima allerta, riuscendo così a fare breccia e a portare il primo affondo che ha un impatto negativo: ti annoia, ti agita o comunque ti turba. Gli esempi di questa generalizzazione sono tantissimi. Vanno dal venditore poco produttivo che, tornato in azienda, va dal suo direttore vendite e gli dice “i clienti sono scontenti” o “il mercato è in crisi” oppure “la nostra applicazione xy non è stata ben accetta al mercato”. Ma cosa sono “i clienti” o “il mercato” se non delle grandi generalizzazioni? Passano per il responsabile amministrativo che, poco efficace nel recuperare i crediti, dice al suo capo: “non riesco a incassare perché i venditori non mi assistono”, con il risultato che il capo ora va dai venditori tutto agitato e dà loro una lavata di capo quando casomai era solo uno il venditore che non era efficace sugli incassi. Arriva perfino alle affermazioni allarmistiche dei giornali che spesso e volentieri, quando non sanno cosa scrivere, generalizzano il negativo al fine di creare ansia e sensazionalismo: “la piccola media impresa italiana è in crisi”, “le famiglie non consumano più” (prova a immaginare l’impatto che un titolo del genere può avere su un negoziante che vende alle famiglie…). 3 Turnover di personale: personale che se ne va. Passa per il nostro collega demotivante che viene da noi e ci dice “Paolo, attento perché i superiori non ti vedono di buon occhio…”, oppure al nostro collega anziano che vedendo il nostro entusiasmo tipico dei primi giorni di lavoro, viene da noi e in modo confidenziale ci dice “puoi sbatterti quanto vuoi, ma in questa azienda i tuoi meriti non vengono riconosciuti”. Arrivano anche alla nostra compagna o compagno che generalizzano i nostri comportamenti: “sei sempre in ritardo” oppure “pensi solo al lavoro e mai a me” con un unico risultato: ci sentiamo turbati o agitati perché quello che è stato detto è un’estremizzazione, non è vero. Non è vero che noi siamo SEMPRE negativi, che il più delle volte sbagliamo, che il più delle volte non ci impegniamo. Noi siamo persone positive e, se avessimo dei compagni o degli amici che ci aiutassero un po’ di più invece che gettarci addosso il negativo, forse la nostra vita andrebbe molto meglio e anche la loro. Quello che ti sto dicendo è che NON TUTTE LE PERSONE SONO COME QUELLE CHE GENERALIZZANO IL NEGATIVO O GENERALIZZANO I TUOI COMPORTAMENTI NEGATIVI. Ce ne sono anche di migliori, che ti apprezzano, che così come ti fanno notare i tuoi lati negativi, sono anche altrettanto pronte a farti notare i tuoi lati positivi e le tue qualità. Insomma, c’è speranza. Non dobbiamo passare tutta la nostra vita a sentirci le prediche o le negatività di questi morti viventi. Tutte le affermazioni riportate sopra prima o poi ottengono un unico risultato: la tua ansia, agitazione, demotivazione o riduzione dell’entusiasmo. Ovviamente dobbiamo dire che ad ognuno di noi, in alcuni momenti di tensione o agitazione può capitare di generalizzare qualche notizia o fatto negativo. Se questo fosse il caso non è che per forza siamo persone demotivanti, probabilmente no se questo comportamento avviene molto raramente, ma dobbiamo comunque prestare attenzione, perché generalizzando il negativo creiamo impatti non positivi nelle persone che ci circondano e le rendiamo meno capaci e meno entusiaste. Impariamo quindi, nel caso si debba riferire a qualcuno qualche notizia non positiva, ad essere specifici, a riportare la fonte dei fatti e a non generalizzare in alcun modo. Il primo modo di fare che la persona demotivante usa di continuo è quello di generalizzare le fonti, le notizie o comportamenti negativi. Così facendo genera nelle persone che la circondano uno stato di ansia e di agitazione, come descritto nella case history che segue. CASE HISTORY: LE GENERALIZZAZIONI CHE CREANO CRISI Stefano è un mio cliente che gestisce tre negozi di telefonia mobile in una grande città. La sua attività aveva avuto una crescita costante negli ultimi anni. Si presentò da me dicendomi che la sua azienda che era sempre cresciuta, ora era in difficoltà. Le vendite si erano bloccate e non crescevano più, aveva problemi di turnover3 di personale, lui stesso era spesso agitato e se la prendeva con i collaboratori. Siccome la situazione stava perdurando da diversi mesi, aveva anche iniziato a pensare che forse “la sua azienda era cresciuta troppo e lui non era adatto a fare l’imprenditore”. Stefano sicuramente aveva delle lacune nella gestione del personale, come capita a qualsiasi imprenditore che, essendo abituato a lavorare da sé, inizia a far crescere la sua azienda e si trova costretto ad imparare quali sono gli atteggiamenti e le tecniche necessarie per motivare e far crescere le persone, ma le sue reazioni e la sua eccessiva agitazione, la sua tendenza ad auto sminuirsi erano indicatori di una cosa sola: nella sua vita o nella sua azienda era entrata una persona demotivante. Iniziai a spiegare a Stefano le caratteristiche di questo tipo di persona e ad un certo punto Stefano si illuminò: aveva capito chi poteva essere la persona. Alcuni mesi prima, a causa della crescita dell’azienda, aveva dovuto inserire Riccardo, un giovane tecnico che si prendesse cura dell’assistenza ai cellulari. Riccardo era un tecnico eccellente, di quelli che sono in grado di riparare un cellulare anche quando ti è caduto nel mare, ma a livello umano aveva molte lacune. Era un “lupo solitario”, spesso amplificava i problemi ed aveva quasi sempre da dire riguardo ai suoi colleghi. La sua competenza tecnica e i suoi modi di fare decisi avevano convinto Stefano che Riccardo avrebbe potuto essere il suo punto di riferimento all’interno di uno dei suoi punti vendita. Stefano comprese l’influenza negativa che Riccardo stava avendo su di lui quando parlammo dell’aspetto “generalizzazione del negativo”. Stefano mi spiegò che lui soleva arrivare nel punto vendita dove lavorava Riccardo verso metà mattinata. Arrivando nel punto vendita chiedeva a Riccardo come stessero andando le cose. Riccardo, che era comunque una persona autorevole, diceva a Stefano frasi di questo tipo: “Stefano, qui non funziona niente. Non è possibile, alla mattina arrivano tutti in ritardo”. oppure “Stefano, anche stamattina abbiamo aperto in ritardo” oppure “Stefano, ma cosa devo fare? I monitor dei televisori alla mattina sono tutti spenti” “I clienti devono spesso aspettare”. Non è che tutte queste cose fossero false. A volte partivano da qualcosa di non ottimale che era effettivamente successo, ma Riccardo amplificava e generalizzava queste comunicazioni quando le trasmetteva a Stefano con il risultato che quest’ultimo si agitava. Era già un po’ teso perché aveva fatto grandi investimenti nell’azienda e doveva far sì che questi rendessero. Immaginate come potesse sentirsi quando veniva informato che “i componenti” (generalizzazione) della sua squadra non stavano dando il massimo. Tutte queste comunicazioni agitavano Stefano che perdeva la carica positiva e quindi, quando gestiva i suoi uomini agiva in modo eccessivamente duro o poco motivante evidenziando la loro mancanza di impegno e di supporto ai grossi investimenti che aveva fatto. Il risultato di quest’ultima azione era che Stefano stesso diventava demotivante e ciò creava agitazione e scontento nei collaboratori e questa cosa causava una produttività inadeguata (è provato che il commesso scontento non è molto efficace nella vendita) e turnover: i migliori collaboratori dell’azienda non reggevano più il clima che si era creato e quindi se ne andavano. Quando Stefano notò come il comportamento di Riccardo lo avesse influenzato e comprese che Riccardo generalizzava il negativo, imparò a “fare la tara” a quanto riportato da Riccardo, imparò che Riccardo sarebbe stato un ottimo tecnico ma non avrebbe mai dovuto fare affidamento su di lui per valutare gli altri componenti del gruppo e “si appoggiò” quindi a qualcun altro, molto più positivo di Riccardo, nella gestione del punto vendita. Stefano si rasserenò molto, il clima migliorò così come la produttività. Le vendite che erano statiche ripresero a crescere. L’aspetto paradossale di tutta questa vicenda fu il fatto che Stefano fino a poche settimane prima, nei primi incontri avuti con me, era convinto che il calo delle vendite fosse da attribuirsi ad un calo generalizzato del mercato della telefonia mobile. Solo dopo che gestì la situazione con Riccardo poté comprendere che non era il mercato che era in crisi, ma che era lui ad essere entrato in crisi e tutto questo proprio a causa del suo legame inconsapevole con una persona demotivante, Riccardo. CONSIGLIO: fai molta attenzione alle persone vicino a te che generalizzano il negativo, fai molta attenzione a chi ti dice che il mondo e’ pieno di nemici o a chi usa spesso frasi al negativo che includono generalizzazioni del tipo “loro”, “la gente”, “gli altri”. Quando senti frasi del genere accendi l’antivirus e invece che accettare il commento generalizzante, cerca di arrivare alla vera fonte. Troverai che la situazione non è così grave come ti viene fatta sembrare. LE COMUNICAZIONI CHE RICEVI DALLA PERSONA DEMOTIVANTE PIÙ CHE ALTRO VERTONO SU SOGGETTI NEGATIVI: NOTIZIE NEGATIVE RIGUARDO A PROGETTI O AD ALTRE PERSONE, COSE CHE TU NON HAI FATTO BENE, TUE MANCHEVOLEZZE, ATTIVITÀ CHE NON VANNO COME DOVREBBERO, COSE CHE LA PREOCCUPANO. Tutti noi nel corso della nostra vita cerchiamo di fare del nostro meglio per cercare di influenzare positivamente quanto ci circonda. Non sempre ci riusciamo e, quando ce ne rendiamo conto, generalmente siamo disposti a cambiare il nostro comportamento o il nostro approccio al fine di ottenere risultati migliori. Questa non è tanto una caratteristica degli scienziati o degli individui migliori della società, ma è comune a tutti gli esseri umani. Nei limiti della propria istruzione e competenza, ognuno di noi cerca di fare del proprio meglio per fare andare bene le cose. Quando non riesce a fare qualcosa, cerca di imparare come farla meglio e nel corso di questo processo che è la vita vera e propria, ognuno di noi migliora. La seconda caratteristica della persona demotivante frustra proprio questo processo. La persona demotivante più che altro comunica al negativo: notizie negative, cose che sono andate male, cose che non hai fatto bene, critiche, ecc, ecc e tutte queste notizie negative SMORZANO L’ENTUSIASMO E LA VOGLIA DI FARE CHI LA CIRCONDA. Non sono il primo a sostenere che il nostro entusiasmo e carica positiva costituiscono il primo e più importante ingrediente del successo, centinaia di autori e ricercatori prima di me ne hanno parlato. Che cos’è infatti l’Atteggiamento Mentale Positivo di cui parla Napoleon Hill nelle Chiavi del Successo o l’abilità di pensare al positivo di cui tanto parla Norman Vincent Peale se non uno stato d’animo positivo, fiducioso in sé stessi, nei propri mezzi e nelle altre persone? Ricerche ulteriori più recenti da parte di Daniel Goleman, il celebre autore di Intelligenza Emotiva mettono in relazione diretta il successo che una persona ottiene nella vita e nella professione con la sua capacità di mantenersi per la maggior parte del tempo in emozioni positive. La seconda caratteristica della persona demotivante mina proprio questo aspetto: comunicando più che altro al negativo questa persona un po’ alla volta corrode il tuo atteggiamento mentale positivo e ti mette in uno stato d’animo dove non avrai più abbastanza forza positiva con cui affrontare le difficoltà e gli ostacoli che ti circondano. Non sto dicendo che le notizie negative non dovrebbero mai essere comunicate, ma il punto è che la persona demotivante PIÙ CHE ALTRO COMUNICA QUELLE E NON COMUNICA MAI O MOLTO RARAMENTE QUELLE POSITIVE. Maria aveva un capo che non esprimeva mai o molto raramente apprezzamenti o elogi per tutto l’impegno che lei metteva nel lavoro o per i risultati che otteneva. Al contrario, quest’ultimo più che altro evidenziava quanto Maria non era ancora riuscita a fare, le sue manchevolezze, i suoi limiti. Maria, non conoscendo il comportamento della persona demotivante, all’inizio colse questa tendenza del suo capo come una sfida (un tipico errore di chi ha a che fare con la persona demotivante). Tra sé e sé disse che “è vero questo capo era difficile, raramente la elogiava, sembrava in grado di notare qualsiasi suo difetto, ma lei che era fatta di un’altra pasta, avrebbe convinto questo capo che si sbagliava, che lei era veramente in gamba e in grado di fare un ottimo lavoro”. Si mise quindi a lavorare con maggiore determinazione. Dopo un anno ebbe un esaurimento nervoso. Presto scoprì che la stessa cosa era successa anche ai suoi due predecessori. Dopo aver dato le dimissioni ed essere andata a lavorare per un manager motivante che apprezzava anche i suoi meriti, la sua vita rifiorì, riprese fiducia in se stessa e oggi è una donna manager di successo. Mario è un imprenditore di discreto successo del Nord Est. La sua azienda era in costante crescita. Ad un certo momento della sua vita conobbe e decise di andare a vivere con una ragazza che in realtà era una persona demotivante. Il problema non era tanto questa ragazza, Marta, ma la madre di quest’ultima che, da vera persona demotivante, l’aveva sempre criticata, evidenziato i suoi lati negativi e un po’ alla volta l’aveva sottoposta a grandi vessazioni emotive. Mario credette che con la forza positiva che lo aveva sempre contraddistinto avrebbe potuto fare la differenza per Marta. E’ vero, lei a volte era un po’ rigida o dura, ma con il suo amore e la sua forza da leader avrebbe potuto aiutarla a superare i suoi limiti. In realtà fu Marta che un po’ alla volta cambiò Mario. Iniziò con il trovare difetti in tutti i suoi amici, portando Mario a abbandonare molti dei suoi legami sociali. Poi continuò trovando difetti in Mario che sembrava sempre essere inadeguato o avere costantemente qualcosa che non andasse, “che pensava sempre e solo all’azienda e mai a lei”, al punto tale che un po’ alla volta Mario cominciò a intristirsi. Lui che era stato sempre un leader, un trascinatore, poco alla volta, subendo questa dieta di negatività, cominciava a perdere l’entusiasmo che lo aveva sempre contraddistinto. Spesso era annoiato o agitato, spesso pensava alla situazione a casa piuttosto che a quello che stava facendo. Mario pensò che quei problemi sarebbero terminati se lui avesse trovato un lavoro a Marta di modo che lavorando avesse modo di esprimere il suo potenziale e decise quindi di assumerla nella sua azienda. Marta iniziò quindi a raccontare a Mario tutte le cose che non andavano bene in azienda, le persone che “secondo lei” remavano contro, ecc, ecc. Mario in pochi anni passò da leader, entusiasta, trascinatore a “leader zoppo e altalenante” spesso agitato, stressato, attorniato dai problemi e tutto perché non aveva riconosciuto il carattere demotivante di una persona che aveva vicino e non l’aveva gestita utilizzando le tecniche giuste. Quando Mario comprese la situazione che stava vivendo e Marta fu fatta partecipare ad alcuni incontri formativi riguardo alla persona demotivante, Marta riconobbe che molte delle caratteristiche che stava mettendo in atto erano le stesse caratteristiche che la madre soleva usare con lei, imparò a riacquisire carica e positività e, pur non diventando una grandissima motivatrice, imparò comunque a smussare notevolmente i suoi approcci negativi. Gli esempi di cui sopra, così come tanti altri esempi che probabilmente ti sono venuti in mente, sono tutti comportamenti tipici della persona demotivante o della persona che è già stata pesantemente contagiata dalla persona demotivante: parla al negativo, parla di cose negative, nota le cose negative, ti comunica più che altro notizie negative, critica te o gli altri, insomma la comunicazione verte più che altro su cose che non vanno bene. Questo modo di fare può assumere varie forme: - La persona demotivante ti fornisce più che altro notizie negative. Gli esempi qui sono molteplici. Vanno dal genitore che ti incontra e ti dice che non gli sembri proprio in forma, anche quando tu stai davvero bene, al venditore che viene a visitarti in azienda e ti dice che “in giro c’è davvero crisi” (e poi tu, dopo l’incontro ci pensi, pensi che se non stai attento anche le tue vendite caleranno), al tuo collega che ti dice tutti i problemi che ci sono in azienda (con il risultato che tu perdi l’entusiasmo per quello che stavi facendo e pensi che forse tutto sommato non ne valga la pena), al manager scaltro che dice al suo titolare che “il personale dovrebbe essere gestito con severità perché più che altro sono dei lavativi…” (con il risultato che il titolare ora è tutto agitato o a sua volta comincia a notare le manchevolezze dei collaboratori e a demotivarli), all’amico che senti occasionalmente e ogni volta che parli con lui dopo ti senti meno bene e meno fiducioso dopo che ti ha dato tutta una serie di notizie negative, all’amico speciale che “ti mette in guardia” rispetto a tutti i rischi che ci sono oppure rispetto alle altre persone (col risultato che ora tu affronti a tua volta con sospetto i tuoi affari o le persone con le quali hai a che fare). Insomma, devi prestare attenzione perché la persona che più che altro ti comunica notizie negative è sicuramente una persona demotivante. Così facendo infatti smorza il tuo entusiasmo, la tua carica, la tua fiducia in te stesso e nelle persone che ti circondano. C’è un sistema che è a prova di bomba per identificare se la persona con la quale stai avendo a che fare è una persona demotivante: dopo che hai parlato con lei come ti senti nella maggior parte dei casi? Ti senti più carico, più fiducioso nei tuoi mezzi e con maggior voglia di fare? Allora quello è davvero un ottimo compagno di viaggio. Se invece tu dovessi rispondere che dopo che hai avuto a che fare con lei ti senti meno fiducioso, più agitato, meno entusiasta, beh, allora sappi che stai avendo a che fare proprio con una persona demotivante. - La persona demotivante più che altro evidenzia i tuoi difetti o le cose che non fai bene e esprime molto raramente, o mai, degli apprezzamenti per i tuoi meriti o per le cose che hai fatto bene. Alcuni chiamano questa tendenza “aridità emotiva”, Kenneth Blanchard, il celebre ricercatore americano sulla motivazione del personale la chiama incapacità di gestire il personale, io vado oltre è inserisco questo tra gli atteggiamenti della persona distruttiva. E’ ormai stato dimostrato ampiamente che un manager o un genitore che vogliano migliorare il comportamento o il carattere di un collaboratore o di un figlio, debbano più che altro “sorprendere l’altra persona mentre fa qualcosa di giusto”. Innumerevoli esperti ormai concordano su questo punto e sul fatto che concentrandosi invece sullo “scoprire le persone mentre fanno qualcosa di sbagliato”, otteniamo un sensibile peggioramento delle loro prestazioni e dei loro comportamenti4. Ma c’è da dire qualcosa in più al riguardo, frutto dell’esperienza nella gestione e miglioramento del personale. Se è vero che una persona che riceve apprezzamenti migliora, allo stesso modo è altrettanto vero che una persona che non riceve quasi mai o molto raramente apprezzamenti da chi le sta attorno, anche quando fa bene le cose, non è che rimane così com’è. In realtà peggiora. Al che possiamo dire con certezza che vicino alla persona demotivante si viene a creare una sorta di circolo vizioso: a causa della assoluta o quasi totale mancanza di apprezzamenti ed elogi, le persone. In realtà il fatto che la persona demotivante in alcuni casi azzecchi le sue previsioni diffidenti riguardo alle persone che la circondano è molto simile al meccanismo usato dai maghi per circuire le vittime delle loro truffe. Nella vita di una persona è molto probabile che questa prima o poi commetta degli errori, quindi “a pensar male non si sbaglia mai”. Il problema qui è il fatto che dopo aver azzeccato una delle sue continue previsioni negative, la persona demotivante diventa credibile e quindi la persona che sta venendo influenzata inizia a prenderla sul serio col risultato che un po’ alla volta si aliena le altre persone o prende a sua volta i modi negativi della persona demotivante. che la circondano tenderanno a peggiorare con la conseguenza che ora la personalità demotivante avrà ulteriori difetti e non conformità alle quali indirizzarsi o delle quali discutere con i suoi ignari discepoli. Ciò, se esercitato per abbastanza tempo, porta ad un altro effetto secondario: la perdita della fiducia in se stessi. La persona che non ha fiducia in se stessa, la persona che si auto-sminuisce, che si mette troppo in discussione è SICURAMENTE circondata da una o più persone demotivanti. Noi infatti cominciamo ad auto sminuirci solamente quando per lungo tempo qualcuno vicino a noi ci ha criticato o evidenziato unicamente i nostri lati negativi o le nostre non conformità. La persona demotivante è diffidente e sospettosa e tende a interpretare in modo negativo i comportamenti delle altre persone, anche quando questi non lo sono In altre parole stiamo dicendo qui che la persona demotivante è una di quelle persone che si è abituata a vedere nero o grigio scuro o a essere sospettosa o diffidente di quanto succede attorno a lei e quindi quando percepisce l’ambiente tende a percepire più che altro i pericoli o le cose che non funzionano propriamente. Non è un caso che questi a volte si vanti del suo essere diffidente o sospettoso. “Te l’avevo detto che c’era sotto qualcosa che non andava…”, “l’ho sempre detto io che c’era qualcosa che non mi tornava in quella persona” sono solamente alcune delle frasi che, quelle poche volte che la persona demotivante azzecca le sue previsioni5, usa per guadagnare punti sulle persone che le stanno intorno e accrescere la propria autorevolezza. In realtà, come dice un proverbio: “Diffida di chi è diffidente!!”. Nei capitoli precedenti abbiamo detto che ciò che rende una persona demotivante è il fatto che questa ha esaurito, a causa di ferite emotive o del suo stesso legame continuato con un’altra persona demotivante, quella carica positiva che serve per esprimere fiducia e positività nei confronti delle altre persone. La persona demotivante vede “nero” o grigio scuro in quasi tutto quello che la circonda e soprattutto quando si tratta di osservare i comportamenti dei suoi simili. Di conseguenza, “leggerà” in modo negativo i comportamenti delle persone che la circondano, avrà la tendenza a notare quanto è stato fatto male e non quanto è stato fatto bene e spesso e volentieri comunicherà notizie negative contribuendo a creare allarmismo o frustrazione in chi la circonda. La base di tutti questi comportamenti è la diffidenza, il sospetto o la sfiducia. In misura più o meno maggiore una di queste cose sarà presente in ogni persona demotivante. Potrebbe essere molto diffidente e quindi mettere in discussione i veri motivi che stanno alla base del comportamento delle altre persone, del tipo il collega che viene da te e ti dice: “attento che Marco si comporta bene con te perché poi vuole fregarti”, oppure potrebbe essere la persona che è molto diffidente nei tuoi confronti nonostante tu abbia in ogni modo cercato di dimostrare che tu le vuoi bene e che non c’è ragione di temerti. Potrebbe essere un manager che non ha fiducia nei suoi collaboratori e quindi mette in discussione tutte le loro scelte o “tende a vedere il nero” o azioni negative anche dove non ci sono, oppure il manager che qualunque cosa positiva facciano i suoi collaboratori, non li elogia mai, ma tende invece a mettere in risalto quello che non fanno bene. La bandierina che ti indica questa mancanza di fiducia sono le comunicazioni che ricevi dalla persona demotivante. Queste più che altro vertono su soggetti negativi: notizie negative riguardo a progetti o altre persone, cose che non hai fatto bene, tue manchevolezze, attività che non vanno come dovrebbero, cose che la preoccupano. Tutte queste cose in realtà non stanno davvero succedendo e, se anche stessero succedendo, non sono poi così gravi come te le descrive la persona demotivante. Si applica infatti quello che dice il ricercatore americano Brian Tracy nel suo libro sulle regole del successo: “Noi non crediamo necessariamente in quello che vediamo, ma tendiamo invece a vedere quello che crediamo” – Brian Tracy CONSIGLI: A)Presta attenzione alle persone che esprimono spesso delle critiche nei tuoi confronti ma che non sono altrettanto pronte a elogiarti quando fai bene qualcosa perché queste persone ti distruggeranno. Non prendere il fatto che loro non ti apprezzino come una sfida, del tipo, riuscirò a dimostrargli che io in realtà sono un grande campione. Chi ti vuole bene apprezza rapidamente e apertamente la grande persona che sei. B) Fai attenzione alle persone che più che altro ti comunicano notizie negative o osservazioni critiche delle altre persone. Per quanto possano risultare credibili, con la loro negatività smorzano il tuo entusiasmo. C) Usa spesso il test: “come mi sento dopo che ho parlato con questa persona?Più carico, più positivo, più fiducioso nei miei mezzi? Oppure demotivato, agitato, spento?” e agisci di conseguenza. E sicuramente anche un’altra nota, riguardo al tuo di comportamento: come ti comporti con le altre persone? Sei pronto a riconoscere i loro meriti? Sorprendi le persone mentre fanno qualcosa di giusto? Quando devi dare una notizia negativa, sai darla con tatto e comunicando anche i risvolti positivi della cosa? LA PERSONA DEMOTIVANTE QUANDO RIPORTA UNA NOTIZIA O DESCRIVE UN AVVENIMENTO TENDE A FERMARE LE NOTIZIE POSITIVE E RIPORTA UNICAMENTE LE NOTIZIE NEGATIVE. Ogni giorno ognuno di noi riceve numerose notizie. Una parte sono notizie positive, una parte negative. Abbiamo riscontrato che la persona demotivante ferma le notizie positive che riceve e trasmette più che altro le negative. Provate per un attimo ad immedesimarvi in questa situazione. Io ho avuto un colloquio con vostro figlio. Negli ultimi mesi vi siete veramente impegnati per passare più tempo con lui e, per farlo, avete spesso sottratto tempo ad attività importanti. Vostro figlio durante il colloquio mi dice che è molto soddisfatto di quello che state facendo per lui, che siete una persona fantastica e che vi ammira molto. Ma continua anche dicendomi che non capisce come mai vi ostiniate a portare del lavoro a casa. Questa cosa non lo preoccupa molto, il suo stato d’animo è positivo e apprezza tutte le cose positive che state facendo. Ora immaginate che io venga a parlarvi di quanto emerso nel colloquio e, nel farlo, fermi le notizie positive e vi comunichi solo le negative. “Sig., Rossi – vi dico – vostro figlio si sta lamentando del fatto che state portando il lavoro a casa troppo spesso…” Come vi sentireste? Frustrati. Afflitti o abbattuti. Sentivate che stavate facendo qualcosa di positivo, però vi arriva un feedback negativo. Come minimo vi sentite scombussolati. Ora trasliamo questo esempio in azienda. Immaginiamo per un attimo che io sia una persona demotivante che ricopre un ruolo manageriale. Parlo con un cliente di un mio collaboratore che sta fornendo servizi alla sua azienda. Lui mi dice: “Guardi, Franco è bravo, ha fatto un lavoro eccellente. Però l’ultima volta è arrivato un po’ in ritardo.” Io, da persona demotivante cosa vado a dire a Franco? “Franco attenzione che i clienti si stanno lamentando dei tuoi ritardi, cerca se possibile di fare attenzione”. Ho fermato la parte positiva della comunicazione e fatto proseguire unicamente la negativa. Sto dicendo a Franco qualcosa che lo farà stare male. Lui è convinto (come d’altronde è convinto anche il cliente) di star facendo un buon lavoro. Ora io lo deprimo perché fermando la notizia positiva e facendo proseguire solo la negativa gli faccio pensare che non è apprezzato dal cliente. Questa terza caratteristica è un’estensione della seconda. La persona demotivante, nella sua tendenza a cogliere o trasmettere gli aspetti negativi causa impatti negativi in chi la circonda limitandosi a comunicare il negativo delle cose piuttosto che il positivo. Quando cominciai a tenere corsi di formazione avevo un collega, Marco, che era un formatore molto più esperto di me tecnicamente, ma che era una persona demotivante. Mi ricordo che, dopo aver cominciato a tenere i primi corsi, iniziai a pensare di non essere veramente tagliato per il mestiere di formatore, forse tutto sommato non ero poi così bravo come pensavo, forse la formazione in aula non era per me. Un altro mio collega vedendo la mia fiducia che cominciava a barcollare, pur non conoscendo niente della persona demotivante, mi chiese se qualcuno avesse sminuito la mie capacità, se c’era qualcuno in altre parole che mi comunicava spesso i miei limiti e le mie lacune. Ebbi un’intuizione: Marco dopo ogni corso che tenevo, anche se i risultati che avevo ottenuto mi sembravano discreti, veniva da me e mi diceva che aveva parlato con le persone in sala e queste non erano davvero soddisfatte, che sentivano che c’era qualcosa che mancava. Di fronte a questo tipo di feedback, io diventavo confuso, perdevo entusiasmo, mi auto sminuivo. In realtà Marco mi stava comunicando solamente i feedback negativi e non mi comunicava anche i feedback positivi, in altre parole non mi diceva, come nell’esempio di Franco descritto sopra, anche quello che di buono gli avevano detto i clienti. Cominciai quindi a considerare meno autorevoli i commenti di Marco, a far loro la tara e un po’ alla volta acquisii sempre più fiducia al punto che oggi una parte del mio mestiere include formare gli speaker professionisti. Col passare del tempo riuscii anche ad aiutare Marco. Questi non era davvero una persona demotivante, ma era una persona che, a sua volta vittima di una persona demotivante, stava perdendo quell’energia positiva che ti serve per cogliere e ritrasmettere anche gli aspetti positivi che avvengono intorno a te. LA PERSONA DEMOTIVANTE NON SI METTE IN DISCUSSIONE E NON MIGLIORA LA PROPRIA CONDOTTA Anche la persona demotivante ha una componente simile, nel senso che questa persona non si mette in discussione. Prendendo in esame unicamente le prime tre caratteristiche della persona demotivante (generalizzazione del negativo, comunicazione di notizie negative e ritrasmissione unicamente degli aspetti negativi degli eventi) possiamo dire con sicurezza che chiunque di noi, avendo a che fare con una persona del genere, dopo aver osservato il suo comportamento, sarebbe portato a farle notare che i suoi atteggiamenti sono esagerati, un po’ troppo negativi o preoccupati, che sarebbe opportuno che lei notasse anche i lati positivi delle cose e delle persone. Ma qui entra in funzione la quarta caratteristica della persona demotivante: questa non si mette in discussione, ma tende invece a “girarla” alle altre persone giocando sulla loro insicurezza. Di fronte quindi ai nostri tentativi di convincere la persona demotivante che alcuni dei suoi atteggiamenti sono esagerati, ci si potrebbe sentir dire cose del tipo: “No, guarda che sei tu che non capisci” o “Vedrai se non salterà fuori che è come dico io”, oppure, di fronte a qualcuno che si lamenta per il suo continuo trovar difetti e per i pochi elogi, uno potrebbe trovarsi con la persona demotivante che spiega come in realtà sta facendo tutto questo per noi o come in realtà “lei trova difetti in noi proprio perché tiene a noi e ci vuole far migliorare”, insomma una valanga di giustificazioni. Alla lunga queste giustificazioni, che vengono spesso espresse in modi credibili, portano chi è succube anche parzialmente della persona demotivante ad un altro meccanismo: in un momento di basso questi è portato a pensare “Ma non è che davvero sono io che non capisco?” “Non è che davvero sono io che non vado bene?”. Avuta questa sciagurata “intuizione”, la persona collegata alla persona demotivante, verrà da lì in poi devastata. Infatti il fatto di cominciare a mettersi in discussione nei confronti di una persona demotivante è quanto di peggio si possa fare. Perché per quanto tu ti metta in discussione, la persona demotivante invece non lo farà e da lì in poi gli avrai fornito quella breccia di cui lei ha bisogno per devastarti. La capacità di mettersi in discussione è fondamentale per vivere bene i nostri rapporti con le altre persone. Ma devi sapere che devi metterti in discussione con le persone che apprezzano ANCHE le tue doti positive e non con quelle che unicamente o più che altro vedono i tuoi lati negativi. Altrimenti un po’ alla volta inizierai a vivere un vita di enorme frustrazione. Non è un caso che la persona che per lungo tempo sia stata collegata ad una persona demotivante, alla lunga tenda a diventare incerta di se stessa e delle proprie capacità. Si troverà che questo effetto collaterale svanirà o si attenuerà drasticamente nel momento in cui iniziamo a frequentare meno la persona demotivante e a frequentare maggiormente persone positive e che credono in noi. Dire che questa quarta caratteristica si limiti a non mettersi in discussione per quanto concerne la propria propensione a comunicare messaggi negativi sarebbe comunque limitante. La persona demotivante infatti ha molte difficoltà a correggere la propria condotta o il proprio modo di fare. Se qualcuno gli facesse notare i suoi difetti, questa tenderebbe a trovarci una valanga di giustificazioni, potrebbe sentirsi offesa, reagire in modo irrazionale, farti sentire sbagliato, dirti cose del tipo “perché ti sei permesso di…”, piangere, criticare te, spiegarti come mai alla fine “quello che sta facendo è giusto perché gli altri…” e tutta una serie di reazioni che sono solo comportamenti che gettano fumo negli occhi dell’interlocutore. Dopo tutte queste sue reazioni, la persona demotivante continuerà a comportarsi come prima. Potrebbe anche, se davvero messa alle strette da più di una persona (del tipo quando viene affrontata da un gruppo di persone), accettare di cambiare alcuni dei suoi atteggiamenti e cominciare a farlo. Ma questo sarà solo un comportamento di facciata. Non appena la pressione le verrà tolta di dosso, la persona demotivante riprenderà a comportarsi come prima. Nonostante abbia costruito dal niente un’azienda di medie dimensioni, Filippo ha sviluppato molte delle caratteristiche della persona demotivante. A parte le generalizzazioni e un’attenzione un po’ troppo accentuata agli aspetti negativi dei suoi collaboratori, i dirigenti di Filippo gli muovono come critica il fatto che egli continui ad occuparsi di gestire alcuni rapporti con i clienti non rispettando le regole che tutti quanti hanno deciso di adottare con la clientela per il bene dell’azienda. La tendenza di Filippo a “violare le regole” di gestione del cliente mettono l’azienda in difficoltà, non solo per le lamentele dei clienti e i diversi casi legali nei quali l’azienda si è trovata implicata, ma anche e soprattutto perché costituiscono un pessimo esempio per i collaboratori dell’azienda che, come ben sappiamo, tendono più a fare quello che il vertice aziendale fa piuttosto che quello che il vertice aziendale dice. Filippo si è trovato più di una volta a essere criticato non solo dai suoi manager, ma anche dal consiglio d’amministrazione dell’azienda. In un caso è persino stato ripreso dall’associazione di categoria di cui fa parte la sua azienda. In tutti questi casi il suo atteggiamento è stato di giustificazione e di diversione della colpa. Nel caso in cui “l’attacco” cui era sottoposto era di natura particolarmente forte (portato da fonti autorevoli o da più di una persona alla volta), Filippo all’inizio sembrava accettare la correzione, ma, dopo un periodo tutto sommato tranquillo, passato un po’ di tempo riprendeva i suoi soliti comportamenti. Quando la persona demotivante ha raggiunto i livelli superiori della società, questa caratteristica si manifesta in tutta la sua estremità. Troviamo quindi Totò Riina che sostiene di essere solamente un povero contadino perseguitato dalle autorità, oppure troviamo dittatori del calibro di Saddam Hussein o Milosevic che giustificano anche i crimini più orrendi. Questa caratteristica però ci interessa vederla in azione non tanto a quei livelli, ma ai livelli inferiori, nella vita di tutti i giorni. Si troverà, in base alle teorie di Pareto che circa il 20% delle persone componenti la società tende a non mettersi in discussione, fa una grande fatica a migliorarsi o cerca di giustificare la propria condotta assegnandone la colpa a qualcun altro. Più che Saddam Hussein o Milosevic i cui crimini sono evidenti e non possono essere nascosti, sono queste le persone demotivanti dalle quali dobbiamo guardarci, sono i collaboratori che continuano a ripetere gli stessi sbagli e si offendono pesantemente ogni qual volta qualcuno glieli faccia notare, sono i manager che non danno mai apprezzamenti e che ti colgono sempre mentre fai qualcosa di sbagliato e che giustificano il loro comportamento dicendoti che in questo modo ti fanno migliorare, sono i compagni il cui atteggiamento o comportamento ti fa stare male e loro non fanno niente per mettersi in discussione. Se non riesci a far sì che loro si mettano in discussione, sarai TU a metterti in discussione. E un po’ alla volta comincerai a perdere sicurezza in te stesso e nelle tue capacità. CONSIGLIO: Quando vedi qualcuno che ha un comportamento che ritieni non ottimale o che ti da fastidio, cerca con grande tatto e facendo leva sui suoi lati positivi di farglielo migliorare. Se nonostante i tuoi ripetuti tentativi questa persona non migliora, sappi che se non fai qualcosa, sarà lui a far peggiorare te. LA PERSONA DEMOTIVANTE AGISCE DA CATALIZZATORE DELLE LACUNE DELLE PERSONE CHE LA CIRCONDANO E DI CONSEGUENZA I SUOI AMICI, COMPAGNI E COLLABORATORI DIVENTANO PERSONE INSICURE E VIVONO VITE DI DIFFICOLTA’ O DI PATIMENTI Ovviamente la gravità dei patimenti e delle difficoltà sperimentate dipende da quanto forte è il legame che esiste con la persona demotivante. Nel caso di un contatto sporadico avremo di tanto in tanto una leggera demotivazione, ma quando esiste un contatto prolungato come nel caso di un rapporto di lavoro o di un rapporto familiare, allora la persona collegata alla persona demotivante, incontrerà difficoltà progressivamente più serie nella sua vita e nella sua carriera. Da queste prime osservazioni potrebbe sembrare che la persona demotivante “porti sfortuna”, ma non è assolutamente il caso. La persona demotivante CREA la sfortuna provocando in chi la circonda quegli stati d’animo che non le permetteranno di fare altro che andarsi a porre in situazioni sfortunate. Il Dott. Richard Wiseman, ricercatore presso l’Università di Hertfordshire, ha condotto una ricerca durata diversi anni su quello che lui chiama “il fattore fortuna”, per capire che cosa differenziasse le persone che si consideravano “fortunate” e alle quali la sorte sembrava riservare le migliori opportunità dalle persone che si consideravano “sfortunate”, vale a dire le persone cui la sorte sembrava aver riservato le opportunità più magre, per non dire grandi sfortune. Wiseman, nel suo libro analizza il “fattore fortuna” sotto tanti aspetti che portano unicamente ad un’unica conclusione: la persona fortunata è più in grado della sfortunata di mantenere un atteggiamento positivo e fiducioso anche di fronte a situazioni non ottimali. Wiseman sostiene che “essere nel posto giusto al momento giusto significa, in realtà, essere nel giusto stato d’animo”. Secondo le ricerche di Wiseman “i fortunati e gli sfortunati guardano il mondo in maniera molto diversa. I primi credono che il futuro sarà roseo e luminoso, i secondi che sarà nero e triste”.7 Lo stato d’animo che in base ai test di Wiseman dovrebbe renderci più proni a cogliere le opportunità e le occasioni positive della vita è però fortemente ostacolato nel caso di una relazione con una persona demotivante. Questa infatti tende a passarci unicamente le notizie negative, a farci porre l’attenzione sui nostri limiti e sui limiti delle persone che ci stanno intorno, a far sì che noi si perda sicurezza in noi stessi e, gradualmente, ci pone in stati d’animo completamente inadatti a cogliere le opportunità positive del vivere. Un ottimo test per valutare se una persona sia o meno demotivante consiste nel vedere come stanno le persone dopo un po’ che hanno cominciato a far parte della sua orbita. Sono migliorate? Sono più ottimiste, positive, sicure di se stesse e vincenti? Oppure sono meno certe di se stesse, più tese, agitate, ansiose o sono un po’ meno vincenti? Si troverà che le persone che hanno un rapporto costante con una o più persone demotivanti, hanno molte più difficoltà degli altri ad avere successo. Anzi si potrebbe proprio dire che uno degli indicatori primari che ci permette di riconoscere il carattere demotivante di una persona demotivante siano le condizioni delle persone che la circondano. Un mio amico è sposato con una ragazza tossicodipendente. Sua moglie, seppur abbia frequentato diverse comunità di recupero, di tanto in tanto ha delle ricadute (già questo potrebbe farla qualificare come persona demotivante o come persona collegata ad una persona demotivante. Infatti sta mettendo in atto la quarta caratteristica di tale personalità: non si mette in discussione). Ma se osserviamo con maggiore attenzione, più vicino a lei troviamo altre situazioni anomale. Suo fratello ha seri problemi mentali. Ogni tanto infatti deve essere portato “alla neuro” perché dà fuori di matto. Il padre che era un piccolo imprenditore di successo, con il passare degli anni ha perso spunto ed ha cominciato ad avere problemi al punto che oggi spesso abusa di sostanze alcoliche. Uno potrebbe definire questa famiglia, una famiglia “sfortunata”. No, è una famiglia che ha al suo interno una persona demotivante. La persona demotivante infatti è come uno di quei pini maestosi che tolgono tutta la luce agli alberi che gli crescono vicino, al punto che questi sono deboli e rachitici. Loro (le persone demotivanti) personalmente potrebbero anche avere grande successo, ma è nelle persone vicino a loro che trovi il miglior indicatore del loro essere o meno demotivanti. Esiste un test fantastico per verificare la qualità di una persona con la quale stai per associarti ed è quello di VEDERE COME STANNO LE PERSONE CHE LE STANNO INTORNO O CHE LA FREQUENTANO. Sono persone felici? Sono motivate? Dopo che hanno iniziato a frequentarla, la loro vita migliora? Vanno meglio economicamente, professionalmente, a livello di soddisfazione personale oppure dopo che si sono associate con lei, la loro vita sembra peggiorare? Intorno alla persona demotivante troviamo persone che hanno un sacco di problemi, persone incerte, soggette a costanti alti e bassi, persone che fanno errori stupidi, persone agitate o preoccupate. A prima vista un osservatore poco attento potrebbe guardare con occhio critico tali persone addossando loro le colpe di tali comportamenti, ma a un osservatore più attento non sfuggirebbe quanto la persona demotivante agisca da catalizzatore per le lacune delle persone che la circondano. Attenzione: non sto dicendo che la moglie tossicodipendente del mio amico in realtà non ha colpe per il suo problema con le droghe. Sicuramente questo problema le deriva da una serie di lacune personali (mancanza di obiettivi, poco orgoglio, insicurezza personale, ecc), ma IL CONTATTO CON LA PERSONA DEMOTIVANTE FA SÌ CHE LE LACUNE DI CUI OGNUNO DI NOI È DOTATO PRECIPITINO A TAL PUNTO CHE SI MANIFESTANO NELLA LORO PIENEZZA NEGATIVA. Nel caso della moglie del mio amico, osservando attentamente la sua famiglia si trova una persona che apparentemente non ha alcun problema: la madre. Parlando con quest’ultima ci si sente raccontare tutte le difficoltà che ha dovuto superare, tutto quello che ha fatto per i figli, per il marito, ecc. A prima vista verrebbe quasi da dire: “povera donna, cosa le hanno fatto passare…”. Osservando meglio i suoi comportamenti però ci si rende conto che lei è davvero una persona che evidenzia e massimizza il negativo, che critica tutto e tutti, che sin da bambini ha evidenziato le lacune dei figli e del marito. Non sto dicendo che lei sia l’unica responsabile dei loro sbagli. Sto solamente dicendo che, fosse venuto a mancare il catalizzatore negativo delle loro lacune, forse, anzi sicuramente, la loro vita non sarebbe stata poi così disastrosa. Mentre spiegavo la caratteristica numero due della persona demotivante ho citato il caso di Maria che aveva un capo che evidenziava unicamente i suoi lati negativi. E’ interessante osservare come stanno le persone che frequentano regolarmente questo stesso capo. I due predecessori di Maria hanno avuto a loro volta un esaurimento nervoso, gli altri collaboratori esistenti di questo capo sono persone incerte, impaurite che non riescono a sfondare nella loro carriera professionale. E la moglie di questo capo è a sua volta una persona timida ed incerta. La psicologia classica ha spiegato situazioni come quelle del capo di Maria sostenendo che questo tipo di persone cerca di avere intorno a sé persone deboli. La spiegazione è in ogni modo più sottile: questa persona lavora (anche senza rendersene conto) per rendere deboli le persone che la circondano. Prova ne è anche il fatto che Maria, dopo aver cambiato azienda e capo, ha avuto un grande successo e ha perso anche tutte quelle lacune che il suo capo le addossava. Rendiamoci dunque conto che ogni qualvolta nella quale incontriamo qualcuno che ha grandi difficoltà o sembra vivere una vita piena di rovesci e sorti alterne o nella quale la persona non sembra proprio di riuscire a sfondare, intorno a lui ci sono delle persone demotivanti. Potrebbe addirittura manifestarsi un fenomeno nel quale la persona collegata a una persona demotivante sia alterna nei rendimenti o nei risultati. Nei momenti in cui è lontana dalla persona demotivante sta bene, è carica e ha una grande fiducia in se stessa. Dopo che riprende i contatti con la persona demotivante in realtà ritorna a dare il peggio di sé. Non voglio cadere nell’eccessiva semplificazione, ma per esempio, almeno una parte del problema del consumo di droghe potrebbe essere spiegato con il contatto con una persona demotivante. Non è un caso che all’interno di una comunità nella quale attorno a sé ha persone che gli infondono fiducia e lo stimolano positivamente, il tossicodipendente, sembri in grado di dare il meglio di sé, ma non appena reinserito nell’ambiente dal quale proveniva (e nel quale c’erano anche delle persone demotivanti) questi abbia delle ricadute. Ma senza cercare di risolvere le grandi piaghe della società come quella della droga, il fatto di riconoscere che esistono persone con caratteristiche che possono agire da catalizzatore per le nostre lacune è molto importante se vogliamo avere successo o anche solo condurre una vita felice e appagante. CONSIGLI: 1) Impara a giudicare una persona non dal suo successo personale, ma dal successo delle persone che le stanno intorno. Come vanno i suoi collaboratori, i suoi amici, i suoi famigliari? Hanno maggior successo dopo che sono entrati nella sua orbita? 2) Quando incontri qualcuno la cui vita sembra proprio non volerne sapere di andar bene, sappi che molto probabilmente vicino a quella persona troverai delle persone demotivanti in azione. TENERE IN FUNZIONE L’ANTI VIRUS Le cinque caratteristiche principali della persona demotivante: a) Generalizza il negativo b) Più che altro ti dà notizie negative o preoccupanti o parla delle tue lacune e tuoi difetti c) Quando riporta un avvenimento o una notizia comunica solo la parte negativa e tralascia la parte positiva d) Non si mette in discussione e se anche sembra farlo, all’atto pratico non migliora la sua condotta e) Quando iniziamo a frequentarla la nostra vita “inspiegabilmente” inizia a diventare più complessa. Ho trovato di grande utilità tenere sempre in funzione una sorta di anti virus. Non che si debba vivere con “la paranoia” della persona demotivante, però vista l’influenza negativa che queste persone possono avere per la vita di chi le circonda è importante rendersi conto quando abbiamo a che fare con una di esse. Se senti qualcuno generalizzare il negativo o se vedi qualcuno che più di una volta evidenzia le tue lacune, casomai non è niente di grave, ma facci comunque un po’ di attenzione, quella potrebbe essere una persona che ha caratteristiche demotivanti. Osservala un po’ più a fondo: la condotta è solo passeggera oppure la persona mette in atto regolarmente anche le altre caratteristiche? Le persone intorno a lei sono vincenti o perdenti? Stanno meglio o stanno peggio? Ti assicuro che se presterai attenzione alle caratteristiche delle persone demotivanti, è come se avessi di colpo tolto i sacchetti di sabbia dalla mongolfiera che stai guidando: ti librerai in volo verso il successo! LA PERSONA MOTIVANTE Il fatto di aver avuto a che fare per lungo tempo con una o più persone demotivanti potrebbe portare la persona che ne subisce l’influenza ad “abituarsi” al comportamento della persona demotivante al punto che questo le sembra quasi essere “normale”. Questo fenomeno dell’abituarsi ai comportamenti e modi di fare delle persone che ci stanno intorno avviene tutti i giorni. Se un po’ alla volta, in modo impercettibile, io ora cominciassi a ridurre la luminosità della stanza in cui sei, tu, in modo automatico, saresti portato a fissare con via via maggiore attenzione le pagine di questo libro pur di continuare a leggere. Il fatto che la luce venga ridotta un po’ alla volta e non in modo brusco fa sì che i tuoi occhi si abituino all’oscurità che via via si viene a creare. Si potrebbe arrivare addirittura fino al punto in cui la luce nella stanza è ormai così fioca che davvero sei quasi nell’oscurità, ma ciononostante continui a leggere. Ti sei abituato alla mancanza di luce e non ci fai nemmeno caso. E’ solamente quando entra qualcun altro nella stanza e te lo fa notare che ti accorgi che stai quasi leggendo al buio. Avviene allo stesso modo per quel che riguarda il comportamento che la persona demotivante ha nei nostri confronti. All’inizio qualche suo modo di fare potrebbe apparirci non appropriato, ma un po’ alla volta ci abituiamo. Iniziamo a pensare che sia “normale” che qualcuno comunichi con noi sempre al negativo, noi stessi cominciamo a giustificare il suo comportamento. Iniziamo a pensare che sia “normale” che qualcuno più che altro evidenzi le nostre lacune piuttosto che i nostri lati positivi, anzi iniziamo noi stessi a pensare che forse, tutto sommato, ha ragione, iniziamo a sviluppare e nutrire pensieri auto limitanti: “forse io non sono all’altezza di…” oppure “ma, casomai ha ragione, non è che io stia andando poi così bene…”, ecc, ecc. Per rompere questa abitudine dobbiamo conoscere anche il comportamento dell’estremo opposto dello spettro: la persona motivante. Comprendendo la psicologia ed i modi di fare della persona motivante, i comportamenti demotivanti che vengono esercitati nei nostri confronti risalteranno ancor più chiaramente. Sarà come se di colpo qualcuno accendesse la luce nella stanza semi-buia: ci renderemo conto della grande differenza che esiste tra le persone che ci possono davvero aiutare e le persone che invece ci creano la maggior parte dei problemi. Se in base alla teoria di Pareto circa il 20% della popolazione ha tendenze demotivanti, allo stesso modo potremmo dire che c’è un altro 20% opposto che ha tendenze motivanti e aiuta grandemente le persone intorno a sé. Spesso l’incontro con una persona motivante costituisce per qualcuno una grande fortuna, il punto di svolta che da lì in poi lo lancia verso un’esistenza migliore. Tutti noi nel passato abbiamo avuto modo di conoscere anche persone molto motivanti, che ci hanno aiutato a credere in noi stessi, a sviluppare i nostri punti di forza, a superare alcune nostre lacune, che hanno avuto fiducia in noi quando altri non ne avevano. Secondo l’Harvard Business Review “sono ben poche le persone di successo che si sono fatte da sole. In genere queste persone hanno potuto contare su un parente o su un capo – un mentore8 – che le ha aiutate a sfruttare al meglio le lezioni della vita e ne ha guidato lo sviluppo professionale”. Uno studio condotto da Linda Hill, pubblicato nell’articolo Becoming a Manager fa emergere che la metà dei dirigenti di successo, deve almeno una parte del successo ottenuto al mentoring ricevuto dai capi.9 Circondati dalle persone demotivanti, a volte ci dimentichiamo che le persone motivanti esistono, ci abituiamo lentamente al grigiore che inizia a prendere piede nelle nostre vite e iniziamo a pensare che non esistano persone positive o noi stessi iniziamo a generalizzare vedendo tutti quelli che ci circondano come dei negativi. In realtà l’incontro con una persona motivante può fare un enorme differenza per la nostra esistenza. Nel secondo capitolo del libro accennavo alle mie peripezie in Svizzera mentre avevo a che fare con la responsabile marketing della società di consulenza che esaltava le mie lacune. Chi mi aiutò a superare quella situazione fu una persona motivante, Daniela, una vecchia amica con la quale avevo tagliato i rapporti. Nel periodo che la frequentai, Daniela seppe infondermi entusiasmo e fiducia, a più riprese mi disse che non capiva come mai io non intendessi mettermi in proprio ed aprire la mia azienda. Mi convinse a tal punto che decisi di seguire i suoi consigli. Se oggi scrivo dei libri e faccio con successo questo lavoro, una parte del merito lo devo anche a lei. Davide, il responsabile marketing della mia azienda, è un’altra persona motivante che alcuni anni fa entrò a far parte della mia vita. Il suo arrivo in azienda coincise con un periodo aziendale dove le cose non andavano poi bene con noi manager che cercavamo qualcuno che ci aiutasse traghettandoci al di fuori delle difficoltà. L’arrivo di Davide diede inizio ad un periodo di forte espansione dell’azienda che durò per diversi anni. In quel periodo di tempo, grazie ai continui sproni e apprezzamenti positivi da parte di Davide, ognuno di noi seppe crescere tantissimo migliorando notevolmente non solo nelle performance, ma anche nella fiducia in se stesso. LA PIÙ GRANDE DIFFERENZA TRA LA PERSONA MOTIVANTE E LA PERSONA DEMOTIVANTE Se la persona demotivante, agendo come una goccia d’acqua che alla lunga buca anche la roccia, crea nelle persone che le stanno attorno condizioni inadatte per la crescita, vale a dire un ambiente insicuro, ansia, tensione, preoccupazione, incertezza riguardo alle proprie capacità, la persona motivante agisce esattamente al contrario: crea e mantiene attorno a sé un ambiente adatto a far emergere e sviluppare il potenziale individuale delle persone che la circondano. Di conseguenza quando deve riportare delle notizie negative, non le generalizza. A volte anche lei potrebbe usare generalizzazioni, ma non quando deve comunicare dei fatti di natura allarmante o che potrebbero preoccupare chi le sta attorno. Limita al minimo e, a meno che non siano fondamentali, non ritrasmette le cattive notizie. E’ più interessata a trasmettere le notizie positive, le vittorie, i progressi di modo da infondere fiducia e sicurezza nelle altre persone. E’ prodiga di apprezzamenti e di elogi per le persone che le stanno intorno. Mentre la persona demotivante è pronta a farci notare quasi ogni nostro minimo errore o manchevolezza al punto che certe volte ci chiediamo se non abbia una sorta di “radar” che funziona solo per i nostri difetti e non per le cose che facciamo bene, avendo a che fare con la persona motivante raramente succederà che noi si faccia qualcosa di ben fatto e che lei non ce lo faccia notare. La persona motivante è una persona che si mette in discussione e che corregge la sua condotta quando gli altri le fanno notare qualcosa che fa che non va bene. Questo non vuol dire che è una persona insicura o sprovveduta, alla mercé di chiunque le muova qualche critica. La più grande differenza tra la persona motivante e quella demotivante è che la prima sinceramente non vuole fare delle cose che mettono gli altri a disagio o che li facciano sentire meno capaci, meno benvoluti o meno sicuri. Di conseguenza anche se difende le sue idee, con la persona motivante è possibile ragionare per far sì che questa migliori la sua condotta ed il suo comportamento. In quanto essere umano, pure lei potrebbe fare degli errori, ma a differenza della persona demotivante che guarda con sospetto chiunque cerchi di muoverle delle critiche, la persona motivante, anche se potrebbe inorgoglirsi per il fatto di essere stata colta in fallo, il giorno dopo inizierà a comportarsi in modo differente, a cercare di modificare la sua condotta così che sia più appropriata. Vediamo l’esempio estremo del comportamento della persona demotivante nei dittatori degli stati totalitari (e, dispiace dirlo, perfino in alcuni “manager plenipotenziari”): ogni dissenso con la politica del dittatore è guardato con sospetto, ogni critico viene visto come un cospiratore o un individuo che non vuole il bene del paese. Queste persone provano oramai così tanta diffidenza e sfiducia nei confronti delle altre persone che non possono accettare il benché minimo consiglio che vada in contraddizione con quanto loro stanno pensando. E’ per questa ragione che la persona demotivante non corregge la sua condotta: si è talmente negativizzata che per lei ogni altra persona viene vista come un pericolo, un potenziale nemico, qualcuno che potrebbe approfittarsi di lei e di conseguenza non è in grado di accettare i consigli di nessuno. Ma soprattutto è guardando chi sta attorno alla persona motivante che notiamo la più grande differenza tra lei e il suo opposto: le persone che circondano la persona motivante stanno bene, sono felici, hanno il morale alto, via via superano le proprie insicurezze e migliorano sia nel lavoro che nella vita personale. Intorno alla persona motivante troviamo numerosi vincenti, mentre vicino alla persona demotivante troviamo tanti perdenti o individui che pur applicandosi in grandi sforzi personali, alla fine non riescono quasi mai ad emergere. Mentre la persona demotivante, pur accampando tutta una serie di scuse e di giustificazioni per le sue azioni, ti fa sentire agitato, preoccupato, meno fiducioso in te stesso, la persona demotivante semplicemente ti fa stare bene. Questo non vuol dire che tollera tutto quello che fai o che cede di fronte a ogni tua richiesta. Conosco persone motivanti che se necessario urlano, che parlano in modo deciso, che ti dicono le cose senza peli sulla lingua, ma E’ IL RISULTATO FINALE CHE E’ DIVERSO. Prendi Muccioli, il fondatore di San Patrignano. Casomai non era la persona più malleabile del mondo. Ma quanti ragazzi ha salvato dalla droga? Quante persone dopo essere entrate nell’orbita di Muccioli stanno meglio, sono più felici e vivono una vita più sana? E’ il RISULTATO che conta, non le intenzioni. Come stanno le persone che la circondano? Come dice un vecchio detto del management “impara a giudicare un albero dai frutti che produce e non dalle sue relazioni pubbliche”. In altre parole impara a guardare oltre la cortina di propaganda che un individuo o un’azienda trasferiscono, guarda le persone che gli sono vicino? Sono più floride, più felici, maggiormente motivate o serene, o no? IDENTIFICARE LA DIFFERENZA NEI COMPORTAMENTI DELLA PERSONA MOTIVANTE E DEMOTIVANTE I seguenti esercizi ti aiuteranno a comprendere ancor meglio qual è la differenza tra il comportamento della persona motivante e della persona demotivante e le loro conseguenze sulle persone che le circondano. GENERALIZZAZIONE DEL NEGATIVO Leggi il seguente esempio di comportamento della persona motivante e, tenendo conto della prima caratteristica della persona demotivante (generalizzare il negativo) stabilisci come una persona demotivante si comporterebbe nella stessa situazione: Marco è una persona motivante che fa l’agente di commercio. Un suo cliente si lamenta perché l’azienda ultimamente ha consegnato in ritardo alcune forniture. Quando torna in azienda va dal direttore vendite e dice quanto segue: “Il cliente X ha ricevuto la merce in ritardo. Come possiamo fare per far sì che questa gli venga consegnata in tempo? C’è bisogno che io faccia arrivare gli ordini prima?” e poi si assicura che effettivamente la prossima fornitura venga consegnata in tempo. Alla riunione agenti, incontra un collega venditore che gli chiede come vada. Lui gli dice che le cose vanno bene. Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione del suo capo e del suo collega venditore? Risposta: Al suo ritorno in azienda potrebbe dire al suo direttore vendite qualcosa del tipo: “i clienti si lamentano delle consegne”. Questo potrebbe causare tensione al direttore vendite che, ignaro del fatto che un solo cliente ha questo problema, pensa di avere un problema generalizzato. Potrebbe anche portarlo a litigare con le persone in produzione. Inoltre, se Marco fosse una persona demotivante, nel corso della riunione agenti, alla domanda del suo collega agente che gli chiedeva come andasse, avrebbe risposto qualcosa del tipo: “Non bene, guarda. Ma pensa te se mi tocca andare dai clienti e sentirmi dire che non hanno consegnato la merce” creando quindi demotivazione e incertezza nel collega e, nei casi più estremi, anche disaffezione. COMUNICARE PIÙ CHE ALTRO CATTIVE NOTIZIE O OSSERVAZIONI CRITICHE Leggi il seguente esempio di comportamento della persona motivante e, tenendo conto della seconda caratteristica della persona demotivante (più che altro le sue comunicazioni sono negative o fa osservazioni critiche) stabilisci come una persona demotivante si comporterebbe nella stessa situazione: Marco è una persona motivante che fa il responsabile delle vendite. Un suo collaboratore, Piero, fa tre clienti nuovi, però uno di questi ad una verifica successiva fatta dall’amministrazione risulta essere un cattivo pagatore e quindi l’amministrazione fa presente la situazione a Marco. Marco si complimenta vivamente con Piero per i due clienti nuovi fatti, lo elogia e riconosce i passi in avanti che Piero ha fatto nello sviluppo di nuova clientela. Poi spiega a Piero che per l’azienda non è possibile servire il terzo cliente a causa dei suoi problemi finanziari. Spiega a Piero come fare in futuro a rendersi conto dell’insolvibilità di un cliente e, fatto ciò, torna a complimentarsi con Piero per l’ottimo lavoro svolto. Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui risultati ottenuti da Piero? Risposta: Marco andrebbe da Piero e con una certa decisione, o comunque in modo negativo, e gli farebbe presente qualcosa del tipo “E’ inutile che fai clienti nuovi se sono dei cattivi pagatori!” oppure gli farebbe notare in modo critico “va che questo cliente che hai fatto non paga”, senza menzionare in modo il fatto che Piero ha fatto anche altri due clienti nuovi. Il risultato finale è che Piero uscirebbe da quell’incontro demotivato e quasi sicuramente ridurrebbe la sua spinta a fare clienti nuovi. “Un amico è tante cose, ma chi ti critica di sicuro non è nessuna di esse” – Bern Williams QUANDO RITRASMETTE LE COMUNICAZIONI FERMA LA PARTE POSITIVA E FA PROSEGUIRE UNICAMENTE LA NEGATIVA, SPESSO ESAGERATA MENTRE LA PERSONA MOTIVANTE FA IL CONTRARIO AL FINE DI NON CREARE TURBAMENTI Marco è una persona motivante che fa il responsabile amministrativo. Il suo capo, il direttore generale, gli comunica che non è soddisfatto dell’operato di Marta, la nuova centralinista dell’azienda, in quanto ultimamente ci sta mettendo un po’ a rispondere al telefono e questo è un indice di scarsa professionalità. Mentre dice queste cose il Direttore Generale, già sovraccarico a causa di tanti problemi che deve affrontare, si altera. Marco va da Marta e, pur analizzando con lei il tempo di risposta al telefono e concordando in modo fermo le azioni che dovrà fare per correggere questo punto, non menziona l’arrabbiatura del Direttore Generale di modo da non preoccupare eccessivamente Marta (le persone preoccupate o agitate tendono a fare più errori). Poi si congratula anche con Marta per quello che sta facendo bene nel suo lavoro e le esprime nuovamente tutta la fiducia dell’azienda. Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui risultati ottenuti da Marta? Risposta: Marco andrebbe da Marta e le direbbe che il suo capo è alterato perché lei non risponde bene al telefono e che la cosa è preoccupante. Direbbe a Marta di fare molta attenzione perché nel caso in cui facesse un altro errore, ci potrebbero essere delle conseguenze gravi. Ora Marta torna al suo lavoro agitata e preoccupata, è introversa, pensa di avere un problema grave con il suo direttore generale e, sicuramente, in quello stato d’animo è ancora più portata a fare degli errori. LA PERSONA DEMOTIVANTE NON SI METTE IN DISCUSSIONE ED HA MOLTE DIFFICOLTA’ A MIGLIORARSI Marco è una persona motivante che fa il disegnatore. Un suo collega, Domenico, gli fa notare che ultimamente lui e un collega stanno avendo problemi in produzione perché i pezzi da produrre sono disegnati in modo scorretto. Marco, seppur dispiaciuto, analizza il problema con Domenico, trova il suo errore e i disegni successivi sono di qualità migliore. Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui risultati ottenuti da Domenico? Risposta: Abbiamo riscontrato che la persona demotivante, in una situazione del genere, mette in campo una serie diversa di comportamenti: a) Potrebbe prendersela molto per la critica, sostenendo qualcosa del tipo “ce l’avete tutti con me, lo fate apposta”. Domenico dovrebbe insistere molto per persuadere Marco che alla fine risponderebbe in modo esitante qualcosa del tipo “va beh, dai vedo che cosa posso fare”, per poi non modificare di molto la sua condotta. b) Potrebbe giustificare il suo comportamento addossando la colpa a qualcun altro per esempio “ma è il commerciale che mi dà le commesse in ritardo e quindi come posso fare io a …”, oppure potrebbe sostenere che “la direzione non lo paga a sufficienza e lui non può permettersi di fare sempre ore in più degli altri”, o altre scuse, più o meno credibili, per giustificare il suo comportamento non ottimale. Ma ognuna di queste scuse avrà un minimo comun denominatore: sono tutti problemi irrisolvibili, cioè Domenico se ne andrà via demotivato e con l’idea che fare qualcosa al riguardo sarà molto difficile. c) Potrebbe criticare Domenico e dirgli che in realtà sono loro in produzione che non sanno montare bene i pezzi e portare ad esempio dei difetti reali dell’area produzione (ma che alla fine di tutto non c’entrano con il fatto che i pezzi sono stati disegnati male), oppure potrebbe criticare Domenico e la produzione evidenziando tutte le lacune che questi hanno nei suoi confronti. d) Potrebbe dire che sì guarderà alla cosa e cercherà di migliorarla per poi disegnare qualche pezzo fatto bene e quindi ritornare a fare gli stessi errori. Il minimo comun denominatore di tutti i comportamenti di cui sopra sarà che Marco non si metterà in discussione e LA SUA CONDOTTA NON CAMBIERÀ. Domenico perderà motivazione e tenderà a rassegnarsi al comportamento di Marco che dopo un po’ di tempo potrebbe addirittura risultargli normale. INTORNO ALLA PERSONA DEMOTIVANTE ABBIAMO PERSONE IN DIFFICOLTA’ O CHE SONO PERDENTI. VICINO ALLA PERSONA MOTIVANTE ABBIAMO PERSONE CHE STANNO BENE, MIGLIORANO E TENDONO A DIVENTARE DEI VINCENTI NELLA VITA Marco è una persona motivante che è direttore di un supermercato. Le vendite del supermercato sono in crescita, le persone vengono pagate bene e sono di buon umore. Quasi tutti i suoi responsabili di reparto sono cresciuti molto lavorando nell’azienda, molti di loro hanno cominciato come semplici magazzinieri per poi arrivare a svolgere compiti di maggiore responsabilità. Sono unanimi nell’attribuire all’aiuto e ai consigli di Marco la propria crescita non solo come responsabili, ma anche come persone. Quando Marco gira per il supermercato le persone sono contente di vederlo e spesso ridono e scherzano e fanno battute con lui. Sanno che si possono fidare di Marco e che Marco, innanzi tutto non è un capo, ma è una persona che si prende cura di loro e le fa vincere nella vita. Si può notare come una persona che va a lavorare in quel supermercato, per il semplice fatto di essere esposta alla positività di Marco, dopo un po’ di tempo comincia a migliorare come collaboratore e anche come persona. Come sarebbe la situazione delle persone nel supermercato nel caso in cui Marco fosse una persona demotivante? Risposta: Le persone alle dipendenze di Marco sono agitate ed ansiose. Sanno che potrebbero fare qualcosa che Marco non approva e questo le porterebbe inevitabilmente ad essere riprese. Il clima è teso, c’è un certo turnover di personale e o malcontento oppure rassegnazione da parte dei collaboratori. Non esistono piani di incentivi oppure le persone non hanno idea di come fare per guadagnare di più. Le persone cui vengono assegnati ruoli di responsabilità dopo un po’ sono così sovraccariche e tese che tendono a scoppiare. Quando Marco gira per il supermercato i suoi collaboratori si sentono insicuri perché sanno che in ogni momento Marco potrebbe riprenderli per qualcosa che non fanno bene. Le persone, pur non esprimendo apertamente il loro malcontento, considerano Marco qualcuno a cui gli tocca di far riferimento, ma sicuramente non si sentono protette o sicure alle sue dipendenze. Molte delle persone sono stressate, agitate e hanno anche problemi nella loro vita personale. Spesso i collaboratori del supermercato non sono proprio contenti di vedere Marco. SOMMARIO I compagni che scegli, nella maggior parte dei casi, contribuiscono a determinare il tuo destino. Associandoti con persone demotivanti, sospettose, orientate a vedere il negativo, un po’ alla volta troverai che la tua vita comincerà a complicarsi, inizierai a sperimentare agitazione, tensione, ristrettezza piuttosto che allegria, fiducia ed abbondanza. I tuoi progetti, seppur giusti e seppur potenzialmente vincenti cominceranno a richiedere sempre più sforzo e si impantaneranno per le ragioni più strane. Ma quel che è peggio è che i comportamenti nocivi della persona demotivante, così come i loro effetti negativi per la tua fiducia in te stesso e per la tua auto motivazione un po’ alla volta cominceranno a sembrarti “normali”, svilupperai una sorta di abitudine così come il lettore descritto all’inizio di questo capitolo che continuava a leggere con la luce che progressivamente si abbassava. Se la persona demotivante alla quale sei legato è nel lavoro, inizierai a pensare che il lavoro è difficile, che forse i sogni che hai stabilito all’inizio della tua carriera erano troppo baldanzosi, che dovresti accontentarti di obiettivi più limitati, che forse le soddisfazioni più importanti del vivere sono da cogliere al di fuori della sfera professionale. Se la persona demotivante a cui sei legato è nell’ambito familiare, inizierai a soffrire quel rapporto, a sentirti frustrato, solo e privato delle componenti affettive più importanti. Ma quel che è peggio è che tutto ciò dopo un po’ di tempo TI SEMBRERA’ NORMALE. Quanto deve sembrare brutta o difficile la vita vista con gli occhi di chi si è ormai abituato ai comportamenti negativi della persona demotivante. ESERCIZIO Passa in rassegna le caratteristiche della persona demotivante e identifica se ci sono delle persone demotivanti con le quali sei in relazione. Come ti senti dopo che hai a che fare con loro? NOME COME MI SENTO DOPO CHE HO A CHE FARE CON LEI 1) ________________________________________________________________________________ 2) ________________________________________________________________________________ 3) ________________________________________________________________________________ 4) ________________________________________________________________________________ 5) ________________________________________________________________________________ COME SI DIVENTA PERSONE DEMOTIVANTI “L’individuo corrotto è naturalmente sospettoso e l’individuo che diventa sospettoso presto diverrà a sua volta corrotto”. – Samuel Johnson Vista l’importanza che stiamo dando ai comportamenti di questa persona è interessante comprendere un po’ meglio quali sono i meccanismi che fanno sì che un individuo, un po’ alla volta, si trasformi in una persona demotivante cronica. Comprendendoli saremo anche in grado di capire quando una persona da noi identificata come “demotivante” possa essere aiutata e i suoi atteggiamenti migliorati o quando il suo comportamento sarà cronicizzato a tal punto da rendere quasi impossibile l’aiuto da una fonte esterna non specializzata. Non ultimo, ritengo che i dati in questo capitolo siano utili anche per farci comprendere quando alcuni nostri comportamenti o atteggiamenti superino il limite, cioè ci pongano nel gruppo delle persone che demotivano gli altri, una situazione questa che sono sicuro ognuno di noi vorrà evitare. Nel secondo capitolo abbiamo parlato dell’esistenza di una sorta di “catena di Sant’Antonio delle persone demotivanti”. Esiste la persona demotivante di “primo livello”, vale a dire la persona il cui comportamento negativo si è ormai cronicizzato a tal punto che ella è ormai al di là dell’essere aiutata: vede i suoi simili con così tanta sfiducia e sospetto che anche i consigli e l’aiuto fornitole da una fonte esterna verrebbero da lei interpretati come una sorta di “ci deve essere sotto qualcosa”: è questo il meccanismo che fa sì che la persona difficilmente si metta in discussione. Sempre nel secondo capitolo abbiamo spiegato che esiste anche una persona demotivante “di secondo livello”, vale a dire una persona che, essendo in contatto con un’ altra persona demotivante, a furia di ricevere negatività inizia essa stessa a essere svuotata di quell’energia positiva che serve per trasmettere fiducia e positività alle altre persone e di conseguenza inizia ad agire a sua volta con i comportamenti della persona demotivante. La persona demotivante di “secondo” o di “terzo” livello può essere aiutata se la si porta a comprendere i concetti contenuti in questo libro e la si aiuta ad identificare le persone demotivanti con le quali è in relazione così che la “sua dote di positività” che ancora non è stata consumata dalla relazione o relazioni demotivanti, possa essere salvaguardata e, quando possibile, migliorata. Nel caso in cui invece la relazione con la persona demotivante continui, presto o tardi la dote di positività della persona demotivante acuta (vale a dire la persona demotivante di secondo livello) si consumerà totalmente e accadrà che i suoi comportamenti demotivanti inizieranno a cronicizzarsi con il risultato che anche questa persona, non intervenendo per tempo, sarà al di là di un possibile facile recupero. Abbiamo infatti detto che il meccanismo che porta una persona a diventare demotivante è la perdita graduale della sua energia positiva. Per dirla usando i termini di Goleman (il celebre autore della ricerca relativa all’IQ emozionale), la persona collegata con la persona demotivante un po’ alla volta sperimenta un peggioramento del suo IQ emozionale. Una continua depressione di questo IQ emozionale può arrivare all’estremo nel quale la vittima diventa a sua volta carnefice: avendo esaurito la sua dote di positività a causa dei fallimenti e della tensione causatele dalla persona demotivante con cui è in contatto, l’individuo diventa a sua volta una persona demotivante per le persone che lo circondano. La linea di confine è la fiducia che si ha nelle altre persone. LA PERSONA DEMOTIVANTE CRONICA Fermo restando che quello che ci potrebbe rendere persone demotivanti è il peggioramento graduale della dote di positività con la quale affrontiamo la vita e le altre persone, la persona demotivante cronica ha un atteggiamento ricorrente nei suoi comportamenti e nelle valutazioni che fa delle altre persone: la sfiducia e il sospetto. Come ben reso dalla citazione all’inizio di questo capitolo, il sospetto, la diffidenza e la mancanza di fiducia costituiscono delle sensazioni da maneggiare con estrema cautela. Anche quando sono giustificate da situazioni oggettive, esse in realtà per l’animo umano sono come dei germi. Se non controllate, se non trattate con estrema cautela, scatenano malattie devastanti: la totale corruzione della nostra positività e fiducia nelle altre persone. Questa malattia è molto peggiore di qualunque causa oggettiva possa averla mai determinata, come dimostra il caso qui di seguito. Mario è un piccolo imprenditore che ha costruito dal niente la sua azienda nel settore dei servizi. Il suo atteggiamento nei confronti dei collaboratori era aperto, schietto e costruttivo. Voleva il loro successo e come tale spesso e volentieri era ben disposto a insegnare a quelli più meritevoli “i segreti del mestiere”. Questo portò la sua azienda a crescere fino al punto in cui accadde un evento che rappresentò per Mario un colpo terribile: uno dei suoi collaboratori migliori, che nonostante le capacità individuali era una persona demotivante, dopo aver imparato i segreti del mestiere, si sganciò dall’azienda in malo modo assieme ad altri due dipendenti e costituì un’azienda concorrente che portò via clienti, know how e addirittura alcuni degli agenti. Questo per Mario, che non conosceva i comportamenti e le caratteristiche della persona demotivante, fu un colpo talmente forte da fargli cambiare totalmente atteggiamento nei confronti dei suoi uomini. Mario iniziò a diventare sospettoso, iniziò a far firmare patti di non concorrenza ai suoi collaboratori, iniziò a limitare la formazione che teneva in azienda: d’altro canto se avesse insegnato ai suoi uomini i segreti del mestiere questi avrebbero potuto poi usarli contro di lui diventando suoi concorrenti. Cambiò anche il suo approccio nella motivazione del personale. Mentre prima tendeva a valorizzare i campioni che aveva in azienda assegnando loro progetti speciali o facendo loro ulteriori prospettive o comunque elogiandoli pubblicamente, dopo quell’episodio cominciò a vederli come persone che potevano diventare pericolose: se lui li avesse promossi troppo all’interno del gruppo, avrebbero potuto creare gruppi scissionisti. Mario aveva sviluppato, a causa di un effettivo torto subito, una cura per evitare ulteriori torti nel futuro che era drammaticamente peggiore della malattia che intendeva curare: era diventato una persona demotivante. Mario divenne sempre più frustrato e agitato, il turnover crebbe, il clima all’interno dell’azienda cominciò a peggiorare e soprattutto l’azienda smise di crescere. Per quanto capisco che tu possa aver ricevuto dalla vita o da altre persone i peggiori torti di questo mondo (e ti assicuro che anch’io ne ho avuti tanti), ricordati che se la tua reazione a questi torti, è la perdita di fiducia generalizzata, è il sospetto delle altre persone, allora stai sviluppando una cura per la malattia che è molto peggiore della malattia stessa. E’ come curarsi una ferita facendosi venire la cancrena. E’ vero, a essere diffidente non si sbaglia mai, a essere diffidente si ricevono raramente delle fregature, ma a essere diffidenti tutto intorno a noi muore e con questa morte anche noi moriamo spiritualmente. Questo è quanto è successo alla persona demotivante di primo livello, la persona demotivante il cui comportamento si è cronicizzato: in realtà ha il timore di quello che potrebbero causarle le altre persone. Vive un’ansia o preoccupazione costante. Ha generalizzato a tal punto la batosta negativa che ha subito nella vita che, senza che nemmeno se lo ricordi più, guarda alla vita tramite quell’episodio. Ogni persona potrebbe essere qualcuno che le fa sperimentare di nuovo quel dolore o quella agitazione o quella paura che tale episodio le ha creato. E’ quindi sospettosa, diffidente, pronta a vedere il negativo in ogni cosa che succede. E’ per questo che è così veloce a notare quello che non va nelle altre persone: questi difetti potrebbero metterla nei guai, potrebbero essere indicatori che qualcun altro sta per rimettere in atto gli stessi comportamenti negativi del passato. La vuoi sapere una cosa? Il Mario dell’esempio di cui sopra in realtà ero io. Oggi mi rendo conto che ai tempi ero terrorizzato. Avevo l’idea fissa che quanto mi era successo non doveva più ripetersi, quindi scrutavo con estrema attenzione le persone con cui avevo a che fare, “passavo ai raggi x” ogni mio responsabile di area e questo atteggiamento si notava. Ai tempi non me ne rendevo conto, ma ogni persona con cui lavoravo era diventata un potenziale concorrente, qualcuno che avrebbe potuto lasciarmi di sasso andandosene e facendomi concorrenza. Facevo firmare contratti elaborati e con un sacco di clausole (ma che, come ognuno di noi sa bene, valgono ben poco) e che avevano un unico effetto: tutti i giorni comunicavo ai miei uomini la mia sfiducia e questa sfiducia un po’ alla volta stava distruggendo l’azienda (non è un caso che quelli sono stati gli unici due anni in cui il fatturato della mia azienda non è cresciuto, anzi è addirittura calato), ma cosa ancora peggiore: stava distruggendo me. La mia storia ci porta a comprendere un ingrediente chiave della sfiducia che prova la persona demotivante: la persona demotivante, senza che se ne renda conto, sta ancora vivendo un grave trauma del passato. E’ bloccata in un episodio del passato molto doloroso a livello emotivo e tratta tutte le persone con cui interagisce come se potenzialmente fossero come quelle che le hanno causato problemi così gravi nel passato. I traumi che scatenano questa reazione possono essere molto gravi, immagina per esempio una giovane donna che nel suo passato abbia subito gravi violenze, ma possono anche essere episodi non così drammatici ma comunque intensi e soprattutto contraddistinti da un’intensa emozione negativa. Che dire, per esempio, dell’uomo che, a causa di un tradimento della ragazza che amava, sviluppa una grande gelosia che da lì in poi lo porta a essere sospettoso, diffidente, proibitivo in ogni rapporto successivo? Che dire del titolare d’azienda che, avendo preso una grande fregatura da un socio o da un cliente, da lì in poi diventa il “Sig. Demotivazione del Personale”? che dire del direttore di banca che dopo che un paio di clienti poco onesti hanno abusato della sua fiducia portandolo a essere ripreso pesantemente dalla direzione, si tramuta nel “tormentatore assillante” di qualsiasi cliente che vada fuori fido anche di solo mille lire? Tutte persone queste che nonostante casomai non se ne rendano nemmeno conto, alla fine vivono ancora in un episodio del passato e guardano alle persone con cui interagiscono nel presente come se fossero a loro volta parte di un episodio che ormai si è concluso da molto tempo. Il trauma è così intenso per la persona che lo ha subito che questa si fissa così tanto su di esso e, da lì in poi, diventa incapace di differenziare: per lei ogni persona potenzialmente potrebbe ricreare quella situazione e questa, se guardi bene, è la prima caratteristica della persona demotivante. C’è un altro ingrediente in questo “trauma” che è forse la sua componente più importante: la persona o le persone che causano il trauma sono in realtà persone demotivanti, quasi sicuramente parte di quella piccola percentuale di persone demotivanti croniche della società. Se si può ascrivere un difetto alla persona che subisce il trauma è la sua incapacità di valutare correttamente le persone che la circondano. Infatti è stata la sua incapacità di riconoscere in primo luogo una persona demotivante che l’ha messa nella situazione in cui subirà un trauma devastante. Ed è la sua “soluzione approssimativa” di generalizzare da lì in poi, considerando che tutte le persone che incontra potrebbero potenzialmente essere come quelle che le hanno recato dei danni, che la porta a perdere completamente la bussola. Le persone demotivanti croniche infatti costituiscono una piccola percentuale della società. Possono arrivare ad influenzare circa un 20% della popolazione, casomai anche un 25, ma non vanno al di là di quella cifra. Generalizzando e arrivando a pensare che tutti sono potenzialmente dannosi o negativi, la persona che ha subito il trauma, si condanna ad un esistenza di paura e di tensione, che forse o sicuramente, le impedirà di sperimentare di nuovo la fregatura che ha subito nel passato, ma allo stesso modo la condannerà ad una vita di ansia, di paura e di agitazione. A volte questo trauma è un episodio intenso nella vita di qualcuno. Altre volte è un trauma sì meno intenso, ma talmente prolungato nel tempo, come per esempio in una relazione padre-figlio o boss-collaboratore, che alla fine di tutto arriva a creare il medesimo effetto per la persona: la persona perde tutta la sua energia positiva e si auto convince che deve fare molta attenzione per non rivivere mai più quel terribile episodio. I tratti salienti della persona demotivante il cui comportamento si è cronicizzato quindi possono riassumersi nei concetti che seguono: -Le altre persone rappresentano una minaccia o una potenziale minaccia per la persona demotivante: una minaccia perché potrebbero comportarsi male nei suoi confronti o, una minaccia, perché potrebbero metterla nei guai tramite comportamenti non appropriati, o, una minaccia, perché potrebbero mettersi nei guai causandole dei problemi (pensa a questo proposito ad una madre eccessivamente apprensiva per il comportamento dei propri figli) e questa sensazione di minaccia le causa una certa sfiducia, diffidenza o sospetto. -Le persone demotivanti vivono in un ambiente che non è quello del presente, ma è quello di un forte trauma del passato. Spesso vedono pericoli e minacce che di fatto non esistono. E’ per questo che tendono a essere eccessivamente sospettose ed è per questo che spesso o volentieri vedono “nero” quando di fatto non ce ne sarebbero le condizioni. Tutto questo avviene senza che la persona demotivante se ne renda nemmeno conto. LA FIDUCIA Essere fiduciosi richiede più coraggio. Continuare a proiettare fiducia e positività sulle persone che ci circondano dopo essere stati vittima di gravi colpi o fregature richiede una forza d’animo che forse è la componente più importante di tutti i grandi leader del passato che hanno continuato ad esserlo per lungo tempo. Non ti sto dicendo che ognuno di noi debba trasformarsi in una sorta di “credulone” o di sprovveduto, una persona che non è in grado di sospettare o di vedere delle minacce nel proprio ambiente quando queste ci sono e sono concrete. Visto che sono il primo ad ammettere l’esistenza di persone negative, le persone demotivanti, devo anche tener conto che queste alle volte costituiranno una minaccia o un pericolo. Sto però sostenendo che se la soluzione a questa minaccia è la sfiducia generalizzata, è una sorta di dottrina della guerra preventiva, stile “USA post 11 settembre, il pericolo è dappertutto, facciamo attenzione, ognuno potrebbe essere un terrorista”, allora la nostra vita finisce. Quello che sto sostenendo non è che dobbiamo imparare a vivere in un mondo illusorio dove tutti sono positivi e tutti vogliono sempre fare del loro meglio (il che sarebbe l’estremo opposto del comportamento della persona demotivante e come tale sarebbe comunque inappropriato), ma sto sostenendo che, ognuno di noi, se vuole vivere bene, DEVE IMPARARE A VALUTARE MEGLIO LE SINGOLE PERSONE CON LE QUALI HA A CHE FARE. Esiste certamente una piccola percentuale di persone nella società che ha tendenze negative. Ed esiste poi una percentuale di persone collegate alle persone negative che a sua volta assume atteggiamenti negativi per chi la circonda. Ma il resto delle persone, la stragrande maggioranza, sono persone positive che hanno voglia di fare e di contribuire in modo positivo a chi le circonda e se non la pensi in questo modo, se pensi che i negativi siano di più, allora lasciatelo dire: stai sicuramente agendo con un punto di vista che ti deriva da contatti precedenti con persone demotivanti. E stai proiettando quello che le persone demotivanti con cui hai avuto a che fare ti hanno fatto anche su TUTTE LE ALTRE PERSONE. In quel caso stai molto attento, perché tu stesso hai iniziato il processo che un po’ alla volta ti trasformerà da vittima in carnefice: sei a tua volta sulla strada che ti porterà a diventare una persona demotivante. Impara a riconoscere la persona demotivante cronica quando hai a che fare con lei, così da gestirla con cautela al fine di evitare che possa causarti traumi o difficoltà, impara a riconoscere la persona demotivante “acuta” così da non lasciarti turbare dalla sua negatività e così da aiutarla, se ti senti in grado, a risolvere i suoi problemi ma per piacere, ricordati anche che, per quanti danni le persone demotivanti possano averti creato nel passato, le persone positive nella società sono la stragrande maggioranza. Se te lo dimentichi, allora è proprio finita. Per te, ma anche per tutti quelli che ti staranno intorno da lì in poi. Non lasciar vincere la persona demotivante. Qualunque cosa ti succeda, mantieni il coraggio e la forza di credere nella positività dei tuoi simili. INTERAGIRE CON LA PERSONA DEMOTIVANTE L’intero problema del mondo è che gli stupidi e i fanatici sono sempre sicuri di sé, mentre le persone sagge sono piene di dubbi. – Bertrand Russel La più grande difficoltà insita nell’avere una relazione con una persona demotivante, cronico o acuto che sia il suo stato, risiede nell’incertezza, l’incertezza di chi vi è collegato che non riesce a farsi un’idea precisa del fatto se questa persona abbia nei suoi confronti dei comportamenti negativi o meno. Chi è collegato a una persona demotivante infatti pensa spesso e volentieri, o comunque con una certa frequenza, di essere lui il problema, in effetti sono quasi sempre i suoi difetti o le sue lacune che sono l’oggetto della discussione. Come tale è probabile che inizi ad avere un po’ di incertezza: “ma è il comportamento che questa persona ha nei miei confronti che è negativo o sono io che sbaglio?”, “mi dipinge sempre l’ambiente in modo negativo, ma non è che sotto sotto ha ragione?” sono solo alcuni esempi di domande che chi è entrato in relazione con una persona demotivante inizia a porsi. Questa tendenza è accentuata dal fatto che non sempre tutte le critiche della persona demotivante sono completamente sbagliate. A volte infatti partono da una circostanza veritiera, tipo un nostro difetto o una nostra performance non proprio eccelsa, per poi però essere esagerate e generalizzate. A volte questa incertezza è resa più complessa dal fatto che la persona demotivante con la quale apparentemente siamo in contatto è parte della nostra famiglia, per esempio un genitore. Allora il figlio o la figlia di questo genitore potrebbero vivere una situazione per certi versi paradossale: sentono l’amore e le attenzioni che ogni genitore in maniera istintiva ha per i propri figli, ma nel contempo, mischiati a questo amore, percepiscono alcuni atteggiamenti o comportamenti decisamente negativi, come nel caso in cui un genitore picchi o sminuisca costantemente i propri figli. Una persona soggetta a tale comportamento da parte di un genitore potrebbe addirittura arrivare a pensare “ma come diavolo fa ad essere una persona demotivante per me, quando in alcuni momenti mi esprime anche tanto affetto, quando mi ha cresciuta, si è presa cura di me, ecc?” Altre volte, l’individuo demotivante, pur agendo in modo distruttivo, in realtà sostiene di agire per il bene della persona con cui ha che fare. Non è un caso, per esempio, che il manager demotivante di Maria, descritto nel capitolo II, sostenesse con una certa convinzione che lui faceva tutto quello che stava facendo per “proteggere Maria dalla Direzione che invece avrebbe voluto silurarla” o “per aiutare Maria a superare tutte le sue lacune così che lei sarebbe diventata una donna manager eccelsa” (peccato però che, a furia di guardare i suoi lati negativi, Maria non divenne una manager eccelsa in quell’azienda dove anzi si era ormai quasi convinta di essere una buona a nulla). Un parente demotivante potrebbe sostenere che il suo compito è quello di mettere in guardia il figlio o il coniuge da tutti i problemi che la vita potrebbe riservargli (peccato però che se a un figlio o una figlia facciamo vedere solo i potenziali problemi delle cose, creiamo una persona apatica e non certo una persona che avrà successo). Soprattutto quando abbiamo a che fare con una persona demotivante che è in qualche relazione di parentela con noi, viene allora da porsi questa domanda: ma la persona demotivante ci vuole bene o no? Questa domanda però è sbagliata nei termini, non è in altre parole la giusta domanda che dobbiamo porci. NON E’ L’AMORE DEL GENITORE O DEL CONIUGE CHE E’ IN DISCUSSIONE QUI. E’ in discussione il metodo di esprimere quell’amore. Ho conosciuto genitori “maneschi” che ogni volta in cui il figlio prendeva dei brutti voti a scuola, lo prendevano a sberle. Amavano loro figlio, te lo posso garantire, perché quando lui tornava a casa tardi la sera, erano preoccupati o non riuscivano a prendere sonno, quando il figlio non otteneva buon risultati ne soffrivano anche loro, sentivano un forte trasporto e coinvolgimento emotivo qualunque cosa facesse il figlio, ma il loro modo di esprimere quell’amore era diventato veramente distruttivo. Probabilmente anche la madre apprensiva che fa notare al figlio tutti i suoi difetti e le sue lacune (senza mostrargli con la stessa enfasi anche i suoi pregi e punti di forza) ama il figlio o la figlia, se non lo amasse probabilmente non gli direbbe nulla, è il suo modo di esprimere quell’affetto che è una catastrofe. Il coniuge molto geloso ama davvero il suo partner o la sua partner, ma il modo di esprimere quell’affetto, il costante assillo, la sfiducia è invece davvero una rovina. Quindi, quello che ci interessa quando stiamo cercando di aiutare qualcuno che è collegato ad una persona demotivante, non è tanto se quest’ultima gli voglia bene o meno, ci interessa invece sapere “questa persona sta usando nei suoi confronti delle caratteristiche o modi di fare che sono distruttivi, che minano la sua sicurezza, la sua fiducia in se stesso e il suo buonumore?”. Questa e non altre è la domanda da un milione di dollari. Il primo passo terapeutico per qualcuno che si sia reso conto di sperimentare una serie di difficoltà fuori dal normale nella vita di tutti i giorni, è quello di rendersi conto di chi, vicino a lui, sta mettendo in atto nei suoi confronti le caratteristiche della persona demotivante. Questo di per sé è qualcosa di estremamente terapeutico in quanto è come se l’individuo che stava leggendo nella stanza ormai semi buia di colpo avesse accesso la luce e avesse detto: “porca miseria, ma qui dentro era scuro davvero, ma come facevo a leggere?”. Fatto questo, dobbiamo gestire la persona demotivante. IL LEONE, UN GROSSO GATTO Possiamo capire come interagire correttamente con una persona demotivante se paragoniamo questa persona a un leone. Il leone, da buon membro della famiglia dei felini, è in realtà un grosso gatto e una buona parte del suo comportamento è simile a quello del suo cugino più mansueto che risiede nelle case di molti di noi. Non è vero che i leoni se vedono un uomo istintivamente lo vogliano attaccare o mangiare. Esistono filmati nei quali il leone è sdraiato pancia all’aria e fa le fusa mente il domatore gli gratta la pancia. A volte, da buon felino, il leone vuole giocare, oppure potrebbe correre o divertirsi come fa un qualsiasi gattone. Ma a prescindere da questi comportamenti positivi del leone, sarai d’accordo con me nel dire che il leone è pur sempre un leone e se tu, anche solo per un attimo misinterpretassi i suoi comportamenti positivi pensando che quel leone in realtà è un gatto, metteresti la tua vita in grande pericolo. Perché per quanti comportamenti positivi questo leone possa avere, nella sua indole, nel suo DNA è pur sempre contenuto il concetto di essere un leone e come tale, potrebbe per esempio svegliarsi e volerti mangiare, oppure il suo modo di giocare da felino potrebbe essere estremamente dannoso per un essere umano. Prova anche solo a immaginare cosa succederebbe se il leone ti graffiasse con la zampa allo stesso modo in cui cerca di farlo un gatto che gioca: probabilmente ti sfigurerebbe il viso. Ognuno di noi ha imparato che quando ha a che fare con un leone, ha a che fare con un animale che per quanto bello, affascinante e in alcuni momenti aggraziato, è comunque pericoloso e quindi deve interagire con lui con estrema cautela facendo attenzione ad ogni cosa che fa. E’ vero, il leone potrebbe essere sdraiato nella sua gabbia a pancia all’aria e dare l’impressione di volere che qualcuno gli gratti la pancia, ma tu ti guarderesti per bene dall’aprire la grata ed entrare ad accarezzarlo. Potrebbe essere che il leone in alcuni momenti, prendendo il modo di fare del gatto, dia l’impressione di voler giocare, ma non importa quanto la situazione possa essere invitante, tu ci penseresti cento volte prima di metterti in una situazione di gioco assieme ad un animale del genere. Lo stesso devi fare con le persone demotivanti con le quali sei in contatto. Gestiscile come se fossero dei leoni. Amale, apprezzale, prenditi cura di loro se fanno parte della tua famiglia o della tua azienda, ma fai molta attenzione nelle relazioni che hai con loro. A volte faranno anche delle cose positive, ma renditi conto che il loro modo di esprimere l’affetto (così come il modo del leone di giocare con te) o di interagire con le altre persone potrebbe essere per te estremamente distruttivo. Così come per la gestione dei leoni esiste un vero e proprio protocollo, una vera e propria procedura, allo stesso modo, esiste una procedura per interagire con la persona demotivante, sia che questa sia una persona demotivante cronica o semplicemente una persona demotivante di secondo livello. Ho provato tale procedura innumerevoli volte e in ogni singolo caso in cui è stata applicata ho visto un deciso miglioramento nel buonumore e nei risultati ottenuti da chi era in relazione con una persona demotivante. E’ un vero proprio “vademecum”, qualcosa da portare con sé e da seguire ogni qualvolta interagiamo con una persona che possiede le caratteristiche descritte in questo libro. Rispettare la procedura che segue ti aiuterà a salvaguardare la tua dote di positività quando interagisci con una persona demotivante. VADEMECUM PER LA GESTIONE DI UNA PERSONA DEMOTIVANTE Se una persona demotivante o con tendenze demotivanti non viene gestita con attenzione e cura, tenderemo ad essere fortemente influenzati da lei e, inconsapevolmente, a nostra volta, potremmo mettere in atto su altri caratteristiche e modi di fare demotivanti. Nel gestire le persone demotivanti con le quali sei in contatto segui questi consigli sempre (sia che sia una persona demotivante cronica o di “secondo livello”): 1. DEVI PROPRIO RIMANERE COLLEGATO A QUESTA PERSONA? Se non è una persona fondamentale per la tua vita o attività, interrompi la tua relazione con la persona demotivante. Fallo serenamente, senza scene madri, ma fallo. Qual è il senso del rimanere collegati ad una persona che ogni volta che incontri ti passa notizie negative, amplifica e strumentalizza i tuoi difetti e ti fa sentire male? Il mondo è pieno di persone positive, che onorano i loro impegni, che guardano ai tuoi lati positivi e che analizzano i lati negativi sdrammatizzandoli e trovandoci delle soluzioni invece che amplificandoli. Quindi se non è una persona fondamentale per la tua vita o attività, semplicemente interrompi i contatti con lei. Ti sentirai meglio. Nel caso fosse un tuo collaboratore, se puoi, fallo gestire da qualcun altro. Quest’azione è sicuramente consigliata quando ti rendi conto di avere a che fare con una persona demotivante che hai riscontrato essere di primo livello, vale a dire una persona demotivante che per una ragione o per l’altra agisce in modo negativo nei tuoi confronti su base quasi costante. Nel caso in cui tu decida di interrompere la relazione fallo serenamente, senza cercare di fare scene madri o rivendicazioni. Non ne vale la pena, in primo luogo perché tanto la persona demotivante non si metterà in discussione e in secondo luogo perché anche solo in quei pochi istanti la persona demotivante cercherà di renderti insicuro o di prendere la palla al balzo per criticarti ulteriormente. E tra me e te, lasciati anche dire un’altra cosa: non c’è bisogno di serbare rancore ad una persona demotivante: chi serberebbe mai rancore per una persona la cui dote di positività ormai la rende più adatta per un cimitero che per la vita normale di tutti i giorni? Quindi chiudi il rapporto in maniera semplice, cortese e dignitosa. Nel caso in cui invece tu debba, per qualsiasi ragione, rimanere in relazione con la persona demotivante, DEVI GESTIRLA SEGUENDO ESATTAMENTE LA PROCEDURA CHE SEGUE, ALTRIMENTI DARAI A QUESTA PERSONA IL POTERE DI CONTINUARE A DRENARE LA TUA CARICA POSITIVA E FARTI STAR MALE, SARAI SOGGETTO AD ALTI E BASSI, POTRESTI AVERE INCIDENTI O FARE ERRORI A CAUSA DELLO STRESS, E POTRESTI METTERE IN ATTO TU STESSO LE SUE CARATTERISTICHE SU ALTRI: 2. AZIONI DI CONTENIMENTO Le “azioni di contenimento” sono azioni che ti permettono di limitare l’influenza negativa che la persona demotivante ha su di te nel caso in cui tu debba per forza di cose mantenere con lei una relazione, quale che essa sia. Le azioni che seguono ti aiuteranno a subire di meno la persona in oggetto: a) Correttezza di fondo con la persona demotivante: Se c’è una cosa che più delle altre può far sì che tu subisca ancora di più l’influenza nefasta della persona demotivante è quella di violare degli accordi che hai con lei e poi di tenergli la cosa segreta. Queste violazioni, anche se non scoperte, ti porteranno un po’ alla volta, senza che tu te ne renda conto, ad agire in modo inibito nei suoi confronti, ad essere timoroso, a non essere davvero “in palla” quando hai a che fare con lei. Quando nascondiamo qualcosa a qualcuno, nonostante si possa anche essere efficaci nel dissimulare, noi sicuramente non siamo più così efficaci nel gestire la persona, tendiamo anzi a accettare tutta una serie di suoi comportamenti anche se non ottimali, proprio per dissimulare ciò che nascondiamo. Violare gli accordi esistenti che hai con la persona demotivante è il sistema per ingarbugliare ancora di più la propria situazione. Le tue manchevolezze costituiranno un punto debole che la persona demotivante attaccherà e anche se non le avesse scoperte, la tua consapevolezza di non essere nel giusto, ti renderà meno efficace nei rapporti che hai con lei e farà sì che tu la subisca pesantemente. Inoltre, se ci fai caso, la persona demotivante tende ad attaccarti partendo da alcuni tuoi punti deboli, per poi generalizzare l’intera cosa e dire che tu sei proprio un buono a nulla (o qualcosa di simile). Quindi, il primo punto a cui devi prestare attenzione nel caso in cui tu volessi essere più efficace nei confronti della persona demotivante è quello di mantenere nei suoi confronti una certa correttezza di fondo. Correttezza di fondo vuol dire non avere punti deboli sui quali lei ti può attaccare. Se hai preso degli accordi con lei, cerca di rispettarli. Se questi accordi ti sembrano troppo onerosi o sbagliati, falle presente la cosa e cerca di rinegoziarli (spesso è possibile), ma non continuare a violarli segretamente: otterrai come unico risultato il subirla ancora di più. Alcuni esempi pratici della violazione di questo punto sono i seguenti: A volte incontro figli che subiscono un genitore che ha atteggiamenti demotivanti perché si sono fatti prestare tanti soldi e non stanno prendendo (o rispettando) alcun accordo per restituirglieli. Il genitore demotivante quindi ha gioco facile nel fare sconquassi dopo essere partito da un punto innegabile: il figlio ha una debolezza nei suoi confronti. Un capo “demotivante” potrebbe letteralmente fare a pezzi psicologicamente un collaboratore partendo da un suo punto debole che non può essere giustificato: quest’ultimo arriva spesso in ritardo. Un titolare d’azienda potrebbe diventare incapace di gestire un suo collaboratore “demotivante” proprio perché casomai è in ritardo nel pagargli lo stipendio o ci sono dei premi arretrati che lui non gli ha mai corrisposto. Un venditore potrebbe subire eccessivamente un cliente “demotivante” perché ci sono alcuni aspetti nelle forniture che sta consegnando al tal cliente che lui sa non essere veramente ottimali. Ecc, Ecc. E’ impossibile o molto difficile gestire o influenzare veramente una persona se noi stiamo contravvenendo in segreto a qualche accordo che abbiamo preso con lei o mentre sappiamo che stiamo facendo alcune azioni non ottimali nei suoi confronti. Quindi la prima domanda che devi farti se vuoi diventare più efficace nel gestire una persona demotivante, è la seguente: “C’è qualcosa che sto facendo io che non è proprio ottimale nei confronti di questa persona?”. Se la risposta a questa domanda è sì, cerca di smettere di commettere quelle azioni almeno fino a quando non avrai terminato i passi di contenimento/risoluzione che seguono. Fare altrimenti ti renderà quasi completamente inefficace nel gestirla. Attenzione che quando ti faccio la domanda di cui sopra non ti sto cercando di rigirare la frittata e dirti che il problema sei tu e non la persona demotivante. Ti sto solo dicendo che il fatto di sapere di avere TU qualcosa di non ottimale nei confronti della persona demotivante, ti porterà a essere inefficace nell’arginarla. Potrebbe succedere, come è successo in più di un caso, che già solo gestendo questo primo punto, tu diventi più efficace e i problemi che la persona demotivante ti crea perdano notevolmente di intensità. Resta comunque il fatto che, per quanto tu possa sentirti meglio, dovrai terminare anche gli altri passi del “vademecum” (e specialmente quelli relativi alla risoluzione), altrimenti troverai che dopo un po’ tutto tornerà come prima. b) Non aggredire la persona demotivante Con “aggredire” non intendo solo fisicamente, ma intendo non attaccarlo verbalmente, non sbottare nei suoi confronti, non mandarlo a quel paese, non litigarci, non starci a fare discussioni accese. Queste sono infatti tra le azioni più deleterie che tu possa intraprendere con una persona demotivante. Se ci fai caso, per quanto tu possa essere nel giusto, quando ci fai queste discussioni accese, quando litighi con lei, quando ti alteri in sua presenza, poi come ti senti? Ti senti davvero schiantato al suolo! Questo punto è davvero IMPORTANTE IMPORTANTE IMPORTANTE. Gli effetti più nefasti del rapporto con una persona demotivante li vedi subito dopo questi episodi nei quali sei andato in scontro diretto, NON IMPORTA QUANTA RAGIONE TU ABBIA. Se guardi bene, nei periodi subito successivi alla tua esplosione nei suoi confronti, ti senti alterato, spesso sei distratto o “storto”10 e in quei periodi, se osservi ancora più a fondo, fai spesso errori, hai piccoli incidenti o tu stesso tendi a mettere in atto, seppur leggermente, su altri le stesse caratteristiche che la persona demotivante usa nei tuoi confronti. Mentre spiegavo questo punto a un mio cliente che aveva identificato il suo legale come persona demotivante, mi fece l’esempio di quanto gli era successo il giorno prima. Mentre viaggiava in autostrada si mise a litigare al telefono con questo legale che soleva amplificare ogni singolo problema relativo all’azienda. Mi raccontò che ci fece una discussione accesissima dove tra l’altro lo mandò pure a quel paese. Finita la discussione si sentì meglio, “d’altronde quando ci vuole ci vuole”, decise quindi di fermarsi in autogrill a pranzare. Al suo ritorno la macchina non andava più in moto: si era dimenticato i fari accesi… Lo ripeto ancora una volta: non è che la persona demotivante porti sfortuna, il problema è lo stato psicologico in cui ti vieni a trovare dopo che hai avuto con lei una discussione accesa. Ho notato che per quanta ragione tu possa avere, dopo che sei sbottato nei confronti della persona demotivante, TU VAI IN UNO STATO PSICOLOGICO DOVE LA TUA EFFICACIA E, PROBABILMENTE IL TUO LIVELLO DI CONCENTRAZIONE, E’ TALMENTE BASSA CHE CORRI IL RISCHIO DI FARE DEI DISASTRI. Questo ancora una volta non vuol dire che devi subire la persona demotivante e tutto quello di negativo che fa nei tuoi confronti. Vuol dire solamente che andarci in scontro fino adesso non ti è servito a nulla. Prima paragonavamo la persona demotivante ad un leone: se il leone ti fa arrabbiare o si comporta con te in modo scorretto, la cosa peggiore che potresti fare è attaccarlo: per quanto quella singola azione ti possa far sentire meglio, SEI TU che ne usciresti distrutto. Il fatto di eseguire invece le “azioni di contenimento” ti permetterà di consolidare quanto basta della tua carica positiva per poi poterla affrontare in modo efficace e risolutivo. Sappi quindi che la persona demotivante potrebbe pungolarti, metterti in difficoltà, criticarti ingiustamente, farti letteralmente uscire dai gangheri. Quello che tu non dovresti mai fare è di andarci in scontro, attaccarla o esplodere. Mi secca dirtelo, ma in quel caso, sarai tu che ne uscirai devastato, anche se solamente a livello psicologico. c) Lascia cadere le notizie negative che ti da. A volte chi è collegato alla persona demotivante, giustamente, tende a prendersela per gli atteggiamenti che quest’ultima utilizza nei suoi confronti. Del resto è normale: tutti noi riteniamo inappropriato che qualcuno ci critichi non appena ci vede o che si faccia sentire solamente quando ha da darci delle notizie negative ma devi sapere che comportarti in quel modo con la persona demotivante ti porterà unicamente a subirla ancora di più. Devi imparare a dare per scontato che ti dia cattive notizie o che ti critichi, lei d’altronde è fatta così: la sua apprensione ed il suo timore nei confronti degli altri, la portano a vedere nero quindi ti critica o ti mette in guardia o amplifica le notizie negative e tende a guardare e comunicare solo quelle. Lei è fatta a quel modo. Non arrabbiarti per il suo comportamento. Il fatto che ti arrabbi per questi suoi atteggiamenti è unicamente un indicatore del fatto che ANCORA NON HAI MESSO VERAMENTE A FUOCO QUESTA PERSONA, ANCORA STAI SOTTOSTIMANDO IL POTERE DISTRUTTIVO CHE HA NEI TUOI CONFRONTI, stai continuando ad approcciare il leone pensando che sia un gatto. Metti davvero a fuoco la persona demotivante per quella che è: una persona che è entrata a far parte di un mondo che la deprime, che è sospettosa, diffidente, attenta a cogliere subito quanto c’è o ci potrebbe essere di negativo. Non deve quindi sorprenderti se non appena ti vede ti dice che non le sembri in forma, o ti parla dei problemi. SEMMAI SAREBBE STRANO SE FACESSE IL CONTRARIO. Quando interagisci con la persona demotivante devi essere sorpreso quando ti parla di cose positive, quando ti elogia, quando ti chiama per comunicarti buone notizie. La persona demotivante ha quasi terminato la sua dote di carica positiva e di conseguenza ora tende a vedere nero. In fin della fiera, dopo aver letto tutti i dati in questo libro, penso che avrai imparato a conoscere un po’ meglio i suoi atteggiamenti, obiettivi e modi di fare. Sei TU che hai scelto di stare con lei. Se ti dà notizie negative o ti critica, non prendertela, falle scivolare via, cambia discorso, chiedile come sta qualcun altro. Non metterti a spiegare, giustificare o rispondere per le rime. Fare in questo modo non ti farà risolvere la situazione, ma perlomeno terrà intatta la tua dote di positività per poter poi affrontare in modo più efficace la fase di risoluzione. d) Non dare mai tu notizie negative alla persona demotivante e non metterti a parlarle dei tuoi problemi o di cose che ti assillano. Questo punto è molto importante. Ogni volta che sei tu che comunichi notizie negative o esponi i tuoi turbamenti o preoccupazioni alla persona demotivante, questa generalmente te li ritorcerà contro (li userà come spunti per criticarti ulteriormente). Mettiamo che la persona demotivante sia un mio collega e io vada in vacanza qualche giorno in Versilia. Mi chiama questo mio collega e mi chiede come vada. Io gli rispondo che c’è un tempo da cani, questi mi dice qualcosa del tipo “ma te l’avevo detto di non andare in questo periodo, vedi non segui mai (generalizzazione) i miei consigli, vuoi SEMPRE fare tutto all’ultimo minuto”. In altre parole nel caso sia io a dare le notizie negative alla persona demotivante, lei tenderà a prendere queste come spunto per criticarmi ulteriormente. La madre di Francesco è una persona demotivante. E’ stata per lui una madre fantastica. Lo ha cresciuto, lo ha fatto studiare, lo ha messo in condizione di affrontare la vita. Poi, a causa di una serie di problematiche familiari (contatti con persone demotivanti), la madre di Francesco ha esaurito una gran parte della sua carica positiva ed è diventata essa stessa una persona demotivante cronica. Recentemente Francesco ha avuto una serie di problemi fisici al braccio e, in una delle telefonate con sua madre ha accennato a questi problemi. La madre dapprima si è preoccupata e si è interessata a lui. Dopo qualche tempo però Francesco ha ricevuto una lettera nella quale la madre lo criticava con una certa forza per il fatto che lui dava attenzione solamente al lavoro, dicendogli che se avesse continuato a quel modo probabilmente avrebbe perso completamente la salute e via così. Non ti sto dicendo che devi imparare a mentire alla persona demotivante, ma ancora una volta ti sto dicendo che devi imparare a conoscerla: proprio perché sai che è una persona che ha quasi esaurito la sua dote di positività e che è molto apprensiva e impaurita, che senso ha fargliela diminuire ancora dandole ulteriori cattive notizie? E che senso ha chiederle dei consigli quando sappiamo che la sua quasi totale mancanza di positività la rende più adatta ad amplificare i problemi che a trovarvi delle effettive soluzioni? Fai quello che vuoi, ma tieni a mente questa raccomandazione: quando cerchi un consiglio o hai un problema, rivolgiti a qualcuno che crede in te e soprattutto qualcuno che affronta la vita con una grande dote di positività. Non chiedere alla persona demotivante aiuto su cose problematiche sulle quali hai difficoltà. Sai già che verrai criticato. e)Se proprio devi avere a che fare con la persona demotivante, dirada gli incontri. Non vederla sempre o così spesso. Ciò ti permetterà di essere carico quando la incontri ed avere una riserva di positività per gestirla. Se invece le stai sempre vicino, a furia di pungolarti, a furia di drenare la tua positività con i suoi atteggiamenti negativi, lei ti porterà in uno stato d’animo dove tu non reggi più e la attacchi con tutte le conseguenze del caso. Ciò non vuol dire, nel caso in cui questa persona sia in una relazione di parentela con te, che non la ami o non le vuoi bene, ma vuol dire che se vuoi amare, devi innanzi tutto preservare ciò che rende il tuo amore possibile: la tua dote di ottimismo, il tuo buonumore e la tua serenità. Se proprio non puoi fare altrimenti, continua a frequentarla, ma cerca anche di intervallare gli incontri che hai con lei con incontri con persone positive, persone motivanti. In questo modo, quelle poche volte che avrai a che fare con lei, potrai aiutarla molto più efficacemente e, male che vada, lei non drenerà tutta la tua carica positiva. ----------I passi da a) a e) costituiscono delle valide azioni di contenimento. Limitano la carica positiva che la persona demotivante drena via da te, preservano per molti versi il tuo buonumore e la tua fiducia in te stesso. Fini a se stessi sono già abbastanza efficaci nel limitare gli effetti che questo tipo di persona ha sulla tua vita, ma dobbiamo renderci conto che “contenere” una situazione non equivale a risolverla. Se ti limiti ad eseguire le azioni di contenimento, avrai arrestato il declino, ma ti ritroveresti comunque a vivere una vita sempre sul chi va là, il che non è proprio ottimale. Vediamo quindi quali sono i passi aggiuntivi che una persona può tentare al fine di migliorare in modo definitivo il rapporto con una persona che si è reso conto avere atteggiamenti demotivanti. 3. RISOLUZIONE Seguire i passi da a) a e) ti avrà permesso di arrestare il declino del tuo buonumore, di raccogliere a te abbastanza carica positiva ed auto controllo per poter affrontare la persona demotivante con un colloquio chiarificatore. Dopo che l’hai gestita usando le azioni di contenimento per un po’ di tempo (qualche giorno o qualche settimana), fai con lei un discorso chiaro, positivo e costruttivo dove metti dei paletti e le chiedi di cambiare atteggiamento nei tuoi confronti. A grandi linee questo discorso dovrebbe includere: -Ciò che apprezzi nella persona demotivante -Ciò che intendi modificare nel tuo comportamento verso di lei perché sai che è sbagliato -Ciò che chiedi alla persona demotivante di modificare nei tuoi confronti il tutto in modo positivo e costruttivo, senza reagire a suoi atteggiamenti negativi. Troverai che se hai effettuato le azioni di contenimento e ora la affronti in modo positivo, ma nel contempo fermo, la persona generalmente tenderà a mettersi in discussione e a cambiare atteggiamento. A volte sarà necessario più di un colloquio, ma persistendo dopo due o tre colloqui la persona cambierà molto il suo atteggiamento. Non solo, troverai che impegnandoti a tua volta nelle azioni di contenimento, anche tu avrai cambiato numerosi dei tuoi atteggiamenti nei confronti di questa persona e il rapporto migliorerà notevolmente. Potresti trovarti addirittura ad aiutarla ulteriormente mostrandole e spiegandole i dati contenuti in questo libro aiutandola a uscire dalla “catena di Sant’Antonio delle persone demotivanti”. Che dire invece nel caso in cui, nonostante due o tre discorsi chiari e positivi, la persona demotivante non si mette affatto in discussione e continua a tenere atteggiamenti negativi e inappropriati nei tuoi confronti? Oppure migliora per un po’, per poi tornare a comportarsi esattamente come prima? Allora in quel caso devi renderti conto di avere a che fare con una persona demotivante cronica, il cui miglioramento probabilmente è al di là delle tue competenze e capacità. Se questo fosse il caso renditi conto che una relazione prolungata con una persona del genere tenderà a distruggerti perché drenerà via da te la maggior parte della tua carica positiva. In questo caso devi diradare ulteriormente gli incontri che hai con lei. Se proprio devi rimanerci in contatto, cerca di farlo sporadicamente mantenendo in funzione tutte le azioni di contenimento quando hai a che fare con lei. Quando devi incontrarti con lei preparati mentalmente, inviale comunicazioni positive, lascia cadere le notizie negative che potrebbe passarti, cerca di rincuorarla, ma PER PIACERE, cerca anche di guardare oltre e di costruire LA TUA VITA. Che senso ha infatti cercare di arginare in tutti modi o cercare perfino di ragionare con una persona che in realtà non vive più nemmeno nel presente perché “bloccata” in un trauma emotivo del passato? Renditi conto che, anche quando è negativa, lei non ce l’ha con te. Ce l’ha con alcune persone demotivanti che ha incontrato nel suo passato e che le hanno creato numerosi problemi. Ma anche quando parla razionalmente con te, non riesce a riconoscere la differenza che c’è tra te e queste altre persone negative del suo passato. Che senso ha continuare a vivere in un episodio negativo del passato di un’altra persona? Quello non è il tuo fumetto, quella non è la tua storia. Lasciala nei suoi “trip mentali”, cerca di consolarla se vuoi, ma VAI AVANTI E COSTRUISCI LA TUA DI VITA. In fin dei conti te lo meriti. INFLUENZARE LA PERSONA DEMOTIVANTE “Il coraggio è la qualità umana più importante perché è quella che garantisce tutte le altre” – Winston Churchill Il “vademecum” descritto nel capitolo VI va adattato alla situazione particolare che stai vivendo. L’errore principale che potresti fare nella sua esecuzione è lasciar sì che le azioni in esso contenute rimangano un puro esercizio teorico. Queste azioni sono invece un’attività dinamica, devono essere fatte. Una volta eseguite hanno il potere di produrre grandi cambiamenti. Una volta che hai imparato ad eseguire le azioni di contenimento, devi influenzare la persona demotivante nella fase che io chiamo “discorso chiaro”. Ci sono alcuni errori che potresti fare in quella fase che ho voluto specificare di modo che tu possa evitarli. ALCUNI ERRORI NEL CERCARE DI INFLUENZARE LA PERSONA DEMOTIVANTE 1) Non essere disposti ad affrontare la persona demotivante con un discorso chiaro Ho notato che spesso chi subisce la persona demotivante la continua a subire proprio perché omette il fatto di affrontarla direttamente e di discutere in modo positivo ma fermo riguardo ai problemi che questa sta creando. A volte non la affrontiamo perché abbiamo paura delle sue reazioni, perché continuiamo ad auto sminuirci e a pensare che forse, sotto sotto, ha ragione lei e siamo noi che non capiamo o siamo noi che non siamo all’altezza di quanto dovremmo fare. Altre volte non la affrontiamo perché sappiamo che recentemente non abbiamo mantenuto quella correttezza di fondo nei suoi confronti e allora, tutti questi punti deboli che stiamo nascondendo, ci impediscono di essere così aperti e diretti con lei. Altre volte ancora la persona demotivante ci mette così tanto in soggezione che non sappiamo nemmeno da dove cominciare, ci sentiamo timidi e inibiti. Questi ed altri ancora sono alcuni dei motivi o reazioni psicologiche che sembrano renderci difficoltoso l’affrontare la persona demotivante e farle presente che DEVE CAMBIARE IL SUO COMPORTAMENTO. Ma devi sapere che molta della paura, della soggezione o dell’inibizione che provi è in realtà il frutto della tua immaginazione: sei tu che enfatizzi le possibili reazioni della persona demotivante, sei tu che pensi che “non servirà a nulla, tanto lei non capirà”, sei tu che ti immagini che se tu le chiedi di cambiare atteggiamento lei ti attaccherà pesantemente. Finché rimani nel “brodo psicologico” di tutti questi pensieri otterrai un unico risultato: la persona demotivante non muterà l’atteggiamento che ha nei tuoi confronti. La Bibbia dice: “Chiedete e vi sarà dato”. Invece spesso chi è succube della persona demotivante lo continua a rimanere proprio perché nonostante con altri si lamenti del comportamento che quest’ultima ha nei suoi confronti, di fatto non la affronta mai in modo fermo e positivo chiedendole di cambiare atteggiamento. Potresti sentire un’enorme soggezione nei confronti della persona demotivante, potresti sentirti inibito/a, impaurito/a, ma sappi una cosa: il fatto di affrontarla in modo fermo e positivo è la soluzione alla situazione. Se anche tu non riuscissi a far sì che questa cambi atteggiamenti o avere dei chiarimenti, perlomeno ora avrai una certezza: “questa è una persona demotivante che non cambierà modi di fare, so che cosa posso aspettarmi da lei da qui in poi”. “Non è vero che noi non agiamo perché le cose sono difficili. Invece le cose ci sembrano difficili proprio perché non osiamo agire.” – Seneca Affronta la persona demotivante e vedrai che la vita diventerà molto più semplice. 2) Continuare a comportarsi con grande correttezza senza pretendere che la persona demotivante faccia lo stesso. Una delle componenti della gestione della persona demotivante è la correttezza di fondo. E’ difficile riuscire ad influenzare positivamente una persona nei confronti della quale stiamo violando degli accordi. Il primo passo nella gestione della persona demotivante è quello di mettere in discussione se stessi e il proprio comportamento: c’è qualcosa che sto facendo nei confronti della persona demotivante che non è proprio ottimale? Ci sono degli accordi che ho preso e che non sto rispettando? Il fatto di porsi questa domanda e correggere la propria condotta ci permette di avere quella serenità d’animo che ci servirà durante il “discorso chiaro” che dovremo fare con la persona demotivante. Ma se la persona demotivante, nonostante noi si abbia dato il buon esempio e la si abbia esortata a cambiare, persiste nella sua condotta negativa, dobbiamo sapere che a questo punto dobbiamo rimettere in discussione l’intero accordo che ci lega. Questo non significa che noi non si debba più rispettare le condizioni contrattuali che ci legano a questa persona, significa solamente che noi non dobbiamo più essere in affari o in relazione con una persona del genere fintantoché lei non si metterà in discussione e non correggerà a sua volta la sua condotta. Il mondo in cui viviamo si basa su una regola micidiale: se vedi qualcuno che fa qualcosa di non ottimale e non fai niente per correggerlo, anche tu ti demotivi e, dopo un po’ di tempo, tu stesso, avendo perso la motivazione, cominci ad andare “fuori dai binari”. Vedo spesso questa regola all’opera sugli imprenditori. L’imprenditore Rossi nota che un suo collaboratore è scortese con i clienti. Se non fa qualcosa per gestirlo o non riesce comunque ad influenzarlo, succede che l’imprenditore si rassegna e, quando si rassegna, inizia egli stesso a comportarsi in modo non ottimale. Non riuscendo a gestire un settore importante dell’azienda, perde la motivazione e questa perdita di motivazione lo porta, il più delle volte, a perdere di vista anche la meta dell’azienda. Accade anche ai collaboratori. Il collaboratore Verdi nota che il suo capo è sempre disorganizzato. Se non fa qualcosa per influenzarlo o non ci riesce, dopo un po’ pensa che “non ne vale la pena” o “qui è inutile darsi da fare, tanto non cambia nulla”. Quindi si limita a fare l’indispensabile o lavora solamente per il dovere, ma non trae più piacere da quello che fa. Dopo un po’ si trova immancabilmente a cercare di compensare la mancanza di soddisfazione nel lavoro con attività alternative. Ha iniziato a discendere la china. Si applica anche alla sfera familiare. Un uomo o una donna che si rende conto che il coniuge ha qualche manchevolezza grave, cerca di influenzarlo e, se non ci riesce o, peggio, non ci prova nemmeno, finisce con perdere la speranza e con essa il desiderio di fare andar bene la coppia. Quello che sto cercando di far capire è che quando notiamo delle manchevolezze in un’altra persona abbiamo due strade: o la influenziamo positivamente o lei influenzerà noi, facendoci perdere la motivazione e di conseguenza facendoci scendere la china. E’ per questo che l’affrontare la persona demotivante con un discorso chiaro è così importante. Mentre le azioni di contenimento, ti aiuteranno a arrestare il drenaggio della tua carica positiva e a riprendere fiducia in te stesso, sappi che è solamente affrontando la persona demotivante e convincendola a cambiare atteggiamento che tu come individuo riuscirai a crescere e diventare molto più abile. E nel caso nonostante l’esecuzione corretta da parte tua delle azioni di contenimento e nonostante il discorso chiaro, tu dovessi riscontrare che la persona demotivante continua a non mettersi in discussione, allora sappi che sarebbe molto meglio per te se decidessi di interrompere la relazione con lei o di relegarla in un ruolo marginale. Come abbiamo già detto prima, questo non vuol dire che tu non la rispetti o che non le vuoi bene o che le auguri tutto il male del mondo, ma il rispetto, l’amore o il bene sono attività tra due persone e non possono continuare ad esistere quando è una sola la persona che le mette in atto. 3) Limitarsi a battagliare contro le persone demotivanti e non cercare con la stessa forza anche di conoscere e costruire legami anche con persone motivanti. Avendo letto le informazioni contenute in questo libro probabilmente avrai identificato alcune persone nel tuo ambiente che operano con le caratteristiche della persona demotivante. Ora sai quali sono le azioni che devi fare per gestirle. Ma sappi che il tuo lavoro non finisce quando hai finito di gestire o di influenzare tali persone negative. Devi anche cercare di sviluppare rapporti o relazioni con persone motivanti, quel 20% di persone all’estremo opposto nello spettro che aiutano e motivano grandemente le persone che hanno intorno. Sono queste infatti le persone che possono aiutarti grandemente a sviluppare le tue potenzialità di successo. Puoi riconoscere le persone motivanti se guardi a come stanno le persone dopo che sono entrate a far parte della loro sfera di influenza: stanno meglio? Sono più felici? Vanno meglio economicamente? Hanno maggior successo? Spesso è sufficiente la relazione con una persona motivante per lanciarti veramente verso la realizzazione dei tuoi sogni. Cerca di creare nel tuo ambiente il mix adatto di persone, persone che credano in te, che ti motivino, che ti arricchiscano, che ti spronino a dare il meglio di te. SII DISPOSTO AD AFFRONTARLA Il sunto di questo capitolo è che se c’è una cosa sulla quale conta la persona demotivante per continuare a tenerti sotto il suo giogo è il tuo timore, la tua paura nell’affrontarla, la tua incertezza e la tua tendenza ad auto sminuirti. Quando superi le auto restrizioni che ti poni, allora ti rendi conto che la persona demotivante può essere influenzata, che noi possiamo farle cambiare comportamento e, se anche lei si ostinasse a non cambiare, abbiamo un grande potere nelle nostre mani: possiamo scegliere di non continuare a frequentarla. La persona demotivante basa tutto il potere che sembra avere nei nostri confronti sulla paura e sul timore che noi generiamo in noi stessi e che ci impedisce di affrontarla in modo aperto, positivo e diretto. Quando la si affronta in modo aperto, ci si rende conto che in realtà era un grosso bluff.