La persona demotivante

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La persona demotivante
LA PERSONA DEMOTIVANTE
Riconoscere e gestire le persone che possono impedire l’esplosione del tuo pieno potenziale!
Mi sono occupato di motivazione e miglioramento delle risorse umane per gli ultimi quindici anni.
Ho avuto modo di studiare la maggior parte dei testi in circolazione al riguardo e analizzato
letteralmente migliaia di casi.
Posso affermare con certezza di aver compreso che cosa migliora la produttività e la motivazione
delle persone sia in azienda che nella loro vita generale. Ho pubblicato la maggior parte dei dati di
questa ricerca nel libro I Nuovi Condottieri, una descrizione dettagliata degli atteggiamenti, modi di
fare e convinzioni del manager che fa crescere i collaboratori e crea motivazione.
Nel fare questa ricerca ho avuto modo di capire però che esisteva anche una tipologia di manager,
o sarebbe meglio dire di persone, che, in opposizione a quello che io chiamo il Nuovo Condottiero,
cioè il manager che crea l’ambiente adatto per far crescere le persone, consapevolmente o meno
creavano un ambiente deleterio per la crescita. Ho chiamato queste persone le persone
demotivanti.
Conoscere i modi di fare e gli atteggiamenti delle persone demotivanti non è importante solo in
azienda, è importante soprattutto nella vita. Più proseguivo nella ricerca infatti, più mi rendevo
conto che i contatti o le relazioni con persone demotivanti, sono alla radice di molti dei nostri
problemi, delle nostre paure o dei nostri fallimenti, in azienda e nella vita.
In questo libro descrivo le caratteristiche e i modi di fare della persona demotivante, la persona
negativa o distruttiva, la persona che un po’ alla volta con critiche, generalizzazioni, commenti
tristi, mancanza di elogi ed apprezzamenti deprime il tuo buonumore, la tua fiducia in te stesso e
con essa le tue potenzialità di successo.
Nonostante io sia un accanito sostenitore del fatto che ogni uomo è artefice del proprio destino e
del fatto che è inutile incolpare gli altri per le proprie sfortune, devo metterti in guardia: conoscere
le caratteristiche ed i modi di fare della persona demotivante è vitale per la tua sopravvivenza. Ho
visto troppi bravi manager e troppe brave persone fallire o vivere una vita agitata ed ansiosa
perché, ignari della lenta erosione cui erano sottoposti a causa della loro relazione con una
persona demotivante, inanellavano una sconfitta o un nulla di fatto dopo l’altro. La persona
demotivante distrugge il meglio di te lentamente come una goccia d’acqua che alla lunga arriva a
bucare anche la roccia, un po’ alla volta ti deprime, ti rende incerto, ti porta in una condizione nella
quale commetterai degli errori, insomma ti rende la vita difficile.
Se ripensi ai momenti difficili della tua vita, ai momenti nei quali le cose ti andavano male ti posso
assicurare che in quei momenti scoprirai una tua relazione, personale o professionale, con una
persona che ha le caratteristiche della persona demotivante.
Con questo libro ho voluto descriverne le caratteristiche e i modi di fare così che tu possa
identificare quando hai a che fare con una di esse e possa imparare a interagire con essa senza
sviluppare idee autolimitanti o farti contagiare dalla sua negatività. Negli anni infatti ho sviluppato
un sistema di gestione per queste persone che funziona e fa sì che tu possa realizzare il grande
potenziale che c’è in te senza farti limitare dalle lacune delle persone che hai intorno.
Paradossalmente non sostengo che la persona demotivante dovrebbe essere isolata e io stesso
non serbo rancore nei confronti di tutte le persone demotivanti con le quali ho avuto modo di
interagire e che mi hanno causato non pochi problemi. Quando capisci i suoi modi di fare ed i
perché della sua condizione, ti rendi conto che queste sono persone innanzi tutto da compatire.
Compatire per la loro pochezza, per le lenti scure con cui osservano la vita, compatire per la loro
mancanza di veri amici. Ma, pur compatendole e quando possibile aiutandole, dobbiamo renderci
conto che in qualità di belle persone, dobbiamo imparare a riconoscerle e gestirle senza farci
contagiare o limitare dai loro atteggiamenti.
Se stai leggendo questo libro, tu sei sicuramente una persona che crede nel miglioramento proprio
ed altrui e di conseguenza sei quella che io chiamo una bella persona. Non è giusto che il
contributo che tu puoi dare al mondo ed alle persone che ti circondano sia limitato in alcun modo
da persone che invece vedono il nero e vedono gli altri come nemici o che non mantengono gli
accordi. Ti meriti il meglio.
E ti prometto che questo libro ti aiuterà ad ottenerlo.
Ricordatelo: alla radice di molti dei tuoi guai il più delle volte c’è una relazione con una persona
demotivante. Ma non devi crederci adesso, se leggi le pagine che seguono te ne renderai conto da
solo.
IL POTENZIALE UMANO
Ognuno di noi è dotato in modo naturale di un grandissimo potenziale.
Ognuno di noi in alcuni momenti della sua vita ha raggiunto o ottenuto, anche solo
momentaneamente, dei risultati che potevano dirsi spettacolari.
E allora perché non esprimiamo SEMPRE o nella maggior parte dei casi, quel tipo di potenziale?
Perché in alcuni momenti siamo fiduciosi di noi stessi, convinti, determinati e in altri sembriamo
perderci in un bicchier d’acqua o non riusciamo più ad entrare nello spirito delle cose?
La ragione è che siamo animali sociali. L’uomo per rendere al meglio ha bisogno di avere attorno a
sé persone che hanno fiducia in lui, che lo incoraggiano, che lo motivano, che lo stimolano a
superare i suoi limiti. La fiducia che gli altri hanno in noi è l’ossigeno liquido che ci serve come
carburante per l’esplosione del nostro potenziale.
Sfortunatamente nella società esistono persone sconfitte psicologicamente, che, può darsi a loro
volta oppresse da una persona demotivante, o semplicemente oberate dai fallimenti, si sono
specializzate nel vedere i loro amici e compagni più come delle fonti di minaccia o di problemi e
come tale, piuttosto che fornire il carburante della fiducia e dell’incoraggiamento a chi sta loro
intorno o piuttosto che non fornirne affatto, forniscono un carburante che ingolfa il tuo motore: la
sfiducia, la critica, l’evidenziazione delle tue lacune. Con il serbatoio pieno di questo tipo di
carburante il tuo motore non si metterà mai in moto o si metterà in moto per piantarti in asso nei
momenti più delicati con il risultato che un po’ alla volta inizierai a dubitare di te stesso e delle tue
effettive capacità.
Il potenziale umano è qualcosa di straordinario. Il tuo motore, il tuo potenziale, se messo in moto
e nutrito della benzina adeguata, la fiducia e l’apprezzamento, può portarti davvero a compiere le
imprese più straordinarie non importa da dove tu parta ora. Questo fatto di ricercare e di associarsi
con persone che abbiano fiducia in te e nelle tue capacità è forse uno degli ingredienti più
importanti della tua scalata verso il successo. Ti sarà impossibile fiorire ed esprimere appieno il tuo
potenziale fino a quando sarai circondato da persone che non ti stimano, che non apprezzano le
tue qualità individuali, che non credono in te o che lo fanno solo falsamente per poi evidenziare
costantemente tutto quello che non fai bene.
La storia è piena di persone che ad un certo momento della loro vita hanno avuto una sorta di
“clic” e sono sbocciate per esprimere un potenziale che nessuno prima aveva immaginato. Guarda
a Paulo Coelho, osteggiato dai suoi genitori addirittura internato in un ospedale psichiatrico perché
si riteneva fosse poco “adattato”, che di colpo, nel momento in cui ha avuto vicino qualcuno che
veramente credeva in lui e che gli forniva il carburante adeguato, piuttosto che un carburante
“pesante” che ingolfava il suo motore, è diventato lo scrittore più famoso del mondo. Guarda a
Einstein, una persona oppressa che non prendeva mai voti buoni a scuola, che nel momento in cui
ha avuto qualcuno che credeva in lui è stato in grado di rivoluzionare la fisica moderna.
Tutti noi abbiamo un enorme potenziale, se questo potenziale non sta sbocciando, forse è bene
che guardiamo un po’ meglio a qual è la benzina che tutti i giorni permettiamo che venga inserita
nel nostro motore.
Il mondo è pieno di storie che non sono mai state scritte, di scoperte che non sono mai state fatte,
di imprese che non sono mai state realizzate perché persone di buona volontà, appesantite dal
carburante inadeguato fornito dalle persone demotivanti, non sono riuscite a portare a termine la
loro opera.
Non c’è bisogno che tu ci aggiunga anche la tua.
LA PERSONA DEMOTIVANTE
Esiste nella società una piccola percentuale di persone che io chiamo le persone demotivanti.
Queste persone, come ho già accennato nell’introduzione, sono persone “psicologicamente
sconfitte”. Hanno esaurito quell’energia vitale di cui tutti noi siamo dotati fin da bambini che ci
permette di vivere le relazioni in modo costruttivo e propositivo, che ci permette di instillare negli
altri la fiducia, il buonumore, che ci permette di complimentarci quando vediamo una cosa bella.
Queste persone hanno accumulato così tante sconfitte che queste cose non riescono più a farle.
Quindi raramente si complimentano con qualcuno che ha fatto bene qualcosa, ma sono invece
pronte a far notare la cosa fatta male, raramente instillano la fiducia, ma sono sempre pronte
quando ti devono far “riflettere” o dubitare di te stesso. Generalizzano il negativo e vedono
raramente il positivo, sono diffidenti, spesso vedono gli altri con sospetto, a volte in casi estremi
“si immaginano” complotti o pericoli che non esistono, insomma un po’ alla volta la luce è
scomparsa dalla loro vita e ora non sono più in uno stato d’animo costruttivo che può davvero
aiutare chi li circonda.
Quanto sopra non vuol dire che non siano intelligenti, preparate o competenti. Il vivere a volte
gioca dei brutti scherzi proprio perché ci permette di guadagnare cose come l’esperienza o la
competenza al prezzo di altre che all’inizio non sembrano avere valore, ma il cui vero valore viene
compreso appieno nel corso degli anni. Ognuno di noi infatti se vuole fare esperienza, deve essere
disposto a vivere, ad affrontare avversità, a superare difficoltà, a volte anche ad accumulare delle
ferite emotive. Ogni tanto queste ferite emotive sono così forti che possono, senza che noi ce ne
rendiamo conto, portare via con sé anche una gran parte della nostra dotazione iniziale di
positività e lasciarci quindi, sì più esperti, ma notevolmente diminuiti come carica positiva. Trovi
così alcune persone che pur essendo estremamente competenti, sono anche un po’ spente, non
hanno più quell’entusiasmo e quella carica positiva che le contraddistingueva da ragazzi. Oppure
trovi persone che hanno accumulato una grande esperienza nelle faccende del vivere, ma nel
processo si sono scottate tante volte e, quando queste scottature sono diventate troppe, iniziano a
nutrire un senso di sfiducia o diffidenza nei confronti delle altre persone. Diventa quasi un
paradosso: persone che hanno un’esperienza che potrebbe permetter loro di dare ottimi consigli,
ma sono nel contempo svuotate di quella carica positiva che è necessaria se devi credere nelle
persone che ti circondano, se devi valorizzarle, se devi stimolarle, se devi apprezzarle per farle
crescere.
Il problema della persona demotivante è proprio questo: non ha più sufficiente forza positiva per
credere veramente nelle altre persone e per gioire dei successi di chi la circonda. Invece vede gli
altri più come dei potenziali creatori di guai che dei risolutori di problemi, come persone di cui
diffidare piuttosto che persone di cui avere fiducia, persone che la possono mettere in difficoltà
piuttosto che persone che la possono aiutare, persone che corrono il rischio di mettersi nei guai
qualunque cosa facciano piuttosto che persone che possono eccellere e questa sua visione degli
altri e degli avvenimenti la comunica con regolarità, spesso condita di quell’esperienza e
competenza accumulata nel corso degli anni che la rende quindi anche credibile.
Un po’ alla volta, come la goccia d’acqua che alla lunga buca anche una roccia, la persona
demotivante, inizia a influenzare le persone che le stanno intorno, inizia a creare intorno a loro un
ambiente di sfiducia che, come abbiamo detto nell’introduzione, è inadatto a far emergere il vero
potenziale delle persone e di conseguenza tarpa una gran parte del potenziale di chi le sta attorno.
IL 20% DELLE CAUSE CHE DETERMINA L’80% DEGLI EFFETTI
Secondo gli studi di Wilfredo Pareto, noto economista e studioso di statistica, in ogni fenomeno
una piccola parte delle cause, determina la maggior parte degli effetti. Questa legge, conosciuta
anche come Legge del 20/80, asserisce che in qualsiasi fenomeno circa l’80% degli effetti o una
percentuale comunque significativa degli stessi, può essere fatta risalire al 20% delle cause o a
una percentuale simile. Questa legge per esempio è utile alle assicurazioni in quanto permette loro
di identificare chi sono quel 20% di guidatori che causano la maggior parte degli incidenti
automobilistici e quindi non alzare i premi a tutti in modo indiscriminato. Permette alle aziende di
identificare chi sono quel 20% di clienti che compra la maggior parte dei loro prodotti o servizi e
quindi concentrare meglio gli sforzi di marketing. E’ utile anche alla polizia che ben sa che circa il
20% dei criminali commette la maggior parte dei reati e quindi può indirizzare meglio le proprie
indagini.
Secondo le teorie di Pareto, fatte 100 le persone che concorrono alla creazione di un dato
fenomeno, ce ne sono circa 20 che lo causano in maniera molto più importante. Questa legge si
applica anche alla demotivazione nella società. Esiste in altre parole anche una percentuale che
può essere il 15 piuttosto che il 20% delle persone nella società che è più responsabile degli altri
per il progressivo svilimento o demotivazione di tutti noi. Queste sono le persone demotivanti.
Conosci sicuramente delle persone vicino alle quali ti senti meglio, più fiducioso in te stesso e forse
anche di umore migliore. Conoscerai anche delle persone vicino alle quali ti senti peggio, un po’
meno sicuro, un po’ meno di buonumore, più sulla difensiva. Tutto questo per dire che diverse
persone ci causano effetti diversi.
Ebbene sappi che non sei il solo a comportarti in quel modo, si comporta in quel modo la maggior
parte della popolazione. Tutti noi abbiamo persone che, quando siamo loro vicini, andiamo meglio
e ci sentiamo più baldanzosi e tutti noi abbiamo persone vicino alle quali siamo un po’ meno
efficaci. Fin qui non ti sto dicendo nulla di nuovo.
Quello che è invece interessante sapere è CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LE PERSONE
SONO LE STESSE!!! In altre parole è molto ma molto probabile che le persone vicino le quali tu ti
senta meno bene, siano anche persone che se le frequentassi io, a mia volta mi sentirei meno
bene.
Le persone demotivanti sono una percentuale che oscilla tra il 15 e il 20% delle persone nella
società. E’ una percentuale ragguardevole. Stiamo infatti dicendo che ogni cinque persone che
incontriamo, una tende ad avere queste caratteristiche.
Per ottenere il successo personale o anche solo per mantenere la propria carica o fiducia è
importante riconoscere quando stiamo interagendo con una persona che fa parte di questo 20% in
quanto, se non la gestiamo secondo un esatto sistema, questa persona avrà il potere di:
- Demotivarci
- Farci sentire meno sicuri di noi stessi e delle nostre capacità
- Renderci soggetti ad alti e bassi nell’umore o nella motivazione
- Predisporci ad errori di valutazione
- Aumentare il nostro livello di ansia o di stress
- Aumentare la nostra indecisione o insicurezza
- E, in alcuni casi, perfino aumentare la nostra predisposizione ad avere disturbi fisici.
Forse ti sembrerà strano che i fenomeni sopra elencati possano essere messi in relazione con il
proprio collegamento ad una persona, ma posso risponderti citando uno studio del Dott. Michael
Roizen che nel suo libro Real Age sostiene che se hai qualcuno nel tuo ambiente che a furia di
conflitti e agitazione ti svuota costantemente di energia, tu perdi otto anni nelle tue aspettative di
vita. Secondo la Dott.ssa Lillian Glass, autrice del libro Toxic People “ci sono persone che sono
dannose per la salute mentale, fisica ed emotiva delle altre persone”. La Dott.ssa Glass nel suo
libro mette in relazione cose come “sentirsi meno intelligente o meno capace”, “sentirsi meno
motivato”, “essere arrabbiato o irritabile” o perfino l’“abuso di droghe o alcool”, come alcuni degli
indicatori dell’essere in relazione con una persona negativa o distruttiva.
Lo stesso Napoleon Hill, che è forse l’uomo che più di ogni altri ha condotto ricerche sulle ragioni
del successo individuale, nel suo libro Le Chiavi del Successo sostiene“evitate di mettervi insieme a
persone con un atteggiamento mentale negativo perché avranno un effetto nefasto su di voi e
avveleneranno tutti gli sforzi che farete”.
Fermo restando che le difficoltà nel far esplodere veramente il grande potenziale di cui ognuno di
noi è dotato o la sensazione che le persone intorno a noi nutrano una certa sfiducia nei nostri
confronti, è il primo indicatore che ci dice che probabilmente siamo collegati in qualche modo ad
una persona demotivante, esistono tre macro indicatori che, quando si manifestano, sono sempre
un indicatore di una relazione che va avanti da diverso tempo con una delle persone che fa parte
di questo venti percento “psicologicamente sconfitto” della società.
INDICATORI DELL’ESSERE ENTRATO IN CONTATTO CON UNA PERSONA DEMOTIVANTE
1) DIETRO IL FALLIMENTO DI UN ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE C’E’ SEMPRE ANCHE IL
CONTRIBUTO DI UNA PERSONA DEMOTIVANTE
Tutti noi abbiamo sentito la storia che segue: c’è un piccolo imprenditore che ha lavorato sodo una
vita per costruire la sua attività. Dopo anni di sacrifici ha costruito un’azienda che va bene e che
funziona. Poi un bel giorno vieni a sapere che quell’azienda sta per fallire. A tutti noi viene da dire
che quell’imprenditore, che era così bravo ed efficace a un certo punto si sarà montato la testa ed
avrà fatto una serie di errori, tra cui un passo più lungo della gamba e di conseguenza ora
l’azienda va male. Oppure che lui non si è accorto che il suo settore stava cambiando e quindi ad
un certo punto si è ritrovato nella più completa crisi. Oppure ancora che, dopo aver lavorato una
vita, si sarà dato alla gioia della bella vita e avrà smesso di curarsi come una volta dell’azienda.
Tutto giusto, se non per il fatto che manca un ingrediente importante: PERCHÉ? Che cosa ha fatto
sì che un grande lavoratore, una persona che aveva una grande passione per la sua azienda, di
colpo o un po’ alla volta iniziasse a cambiare, iniziasse a non prendersi più cura della sua azienda,
o smettesse di guardare al cambiamento del mercato come qualcosa da cavalcare piuttosto che da
subire?
“Era stanco dell’azienda, aveva lavorato tutta una vita - direte voi” . Sì, ma perché era stanco? Una
persona che per tutta la sua vita ha investito nell’azienda quasi tutto quello che guadagnava, una
persona che faceva le ore piccole non per bisogno di soldi ma primariamente perché era
appassionata al progetto imprenditoriale che stava realizzando, perché di colpo o un po’ alla volta
si sente stanca? Perché perde la passione?
“Perché aveva anche delle frustrazioni – direte voi – e queste frustrazioni un po’ alla volta lo
stancavano”. Bene, ma chi gli creava le frustrazioni? Chi è entrato nella sua vita appena prima che
le frustrazioni raggiungessero quella fatidica soglia che fa sì che la persona inizi poi a commettere
degli errori?
Oppure alcuni tra i lettori diranno che l’azienda era diventata troppo grande per il piccolo
imprenditore e lui non sapeva più gestirla e, quindi, essendo meno preparato ha fatto un passo
senza analizzarlo a fondo. Ma, li conosci gli imprenditori? Sai che, pur essendo anche intuitivi,
spesso si preparano e studiano le loro mosse in modo maniacale? Sai che nel DNA di ogni
imprenditore è compresa una smania di imparare, di apprendere qualunque cosa serva pur di far
andar bene la propria azienda? Come mai questo imprenditore di colpo ha smesso di fare le
valutazioni che sempre faceva? Come mai ha smesso di voler imparare? Sovraccarico di lavoro
direte voi. E allora ti chiedo perché era sovraccarico. Andando avanti in questo modo giungeremo
prima o poi a una o due persone.
Credimi, il fallimento sicuramente richiede anche la nostra causatività1, cioè c’è indubbiamente una
nostra responsabilità nel fatto di non essere riusciti nella nostra impresa o nell’aver fatto degli
errori, ma una parte di questa responsabilità è SICURAMENTE il fatto che noi non si sia stimato
correttamente le persone che ci circondavano, il non aver individuato prontamente qualcuno vicino
a noi che amplificava le nostre lacune, che ci dava tensione o ansia, o semplicemente ci riempiva
di problemi, per l'appunto una persona demotivante.
Prima che l’azienda di quell’imprenditore della storiella di cui sopra iniziasse ad andare male o
prima che lui iniziasse a fare errori così stupidi o prima che lui iniziasse a perdere il proprio senso
dell’etica, un tipo particolare di persona è entrata a far parte della sua vita. Non sappiamo se
questa persona fosse la sua amante o il suo nuovo direttore di produzione, o il suo responsabile
agli acquisti. Non possiamo dirlo a questo punto. Quello che possiamo dire è che UNA PERSONA
DIFFERENTE E’ ENTRATA A
1
Causatività: la capacità di vedere se stessi come il principale artefice e quindi anche il potenziale risolutore delle
difficoltà che stiamo sperimentando.
FAR PARTE DELLA SUA VITA, una persona della quale lui casomai non ha nemmeno immaginato la
pericolosità, ma che lo ha influenzato pesantemente.
Come vedremo in seguito, non è che questa persona lo abbia maliziosamente spinto al fallimento.
Questa si è probabilmente limitata a creargli attorno un ambiente nel quale sappiamo bene che le
qualità e doti individuali vengono annullate: un ambiente pieno di tensione e di sfiducia.
2) ANCHE DIETRO I GRANDI DRAMMI CONIUGALI ESISTE IL CONTRIBUTO DELLA PERSONA
DEMOTIVANTE
Non stiamo dicendo qui che ogni separazione è da imputarsi a una persona demotivante e non
stiamo nemmeno cadendo nella banalità del dire che è tutta colpa della suocera. Non è facile
comprendere i completamente i meccanismi che stanno alla base dell’amore o della durata delle
unioni. Migliaia di pagine sono state scritte su questo soggetto, ogni anno emerge un esperto
nuovo che sostiene una sua nuova cura “infallibile” per salvare i matrimoni, ma fatto sta che le
separazioni continuano ad aumentare e sarebbe quindi ridicolo da parte mia dire che ogni
separazione è da addebitarsi a una persona demotivante o al legame di uno dei due coniugi con
essa.
Però, dietro il dramma coniugale, la famiglia che va a pezzi, i coniugi che litigano incessantemente,
le separazioni drammatiche con continue lotte per l’affidamento e la cura dei figli, si scoprirà che
uno dei due coniugi è una persona demotivante o ha legami con una persona negativa che lo
influenza. E’ la persona demotivante infatti che ha il potere di far emergere il peggio di noi o il
potere di creare quello stato d’animo che ci renderà o completamente succubi o quel concentrato
di aggressività e rancore che non permette più a persone che una volta si amavano, di comportarsi
da belle persone.
3) IN GENERALE, QUANDO LA NOSTRA VITA E’ DIVENTATA TROPPO DURA O PIENA DI SFORZI
ESAGERATI RISPETTO AI RISULTATI CHE NE OTTENIAMO, ABBIAMO UN LEGAME
INCONSAPEVOLE CON UNA PERSONA DEMOTIVANTE.
Questo terzo è l’indicatore più importante per te: quando senti che nella tua vita le cose richiedono
troppo sforzo, quando ti senti demotivato senza motivo, nei momenti nei quali senti che le cose ti
vanno tutte male, devi renderti conto che appena prima di quei momenti probabilmente qualche
persona con tendenze negative o demotivanti è entrata nella tua vita.
Alcuni anni fa collaboravo con un’azienda svizzera che si occupava di servizi alle imprese. Il mio
compito era quello di costruire una rete commerciale in Lombardia. L’azienda fino ad allora, pur
avendo buone qualità tecniche, non era mai riuscita a costruire una vera e propria rete vendita e
per questo, vedendomi come un giovane promettente, mi aveva assunto per portare a termine
questo progetto. All’inizio della mia attività, mentre stavo avviando le procedure di selezione e
reperimento agenti, mi dedicavo anche a vendere personalmente. Quando feci i primi contratti misi
un po’ in ombra la figura del titolare dell’azienda che fino a quel momento era stato il miglior
venditore dell’azienda. Come si suole fare in ogni rete commerciale ben gestita cercai di stimolare
ulteriormente le vendite provocando in modo simpatico il titolare. Gli dissi frasi del tipo “oramai la
vecchia guardia è pronta per la pensione” oppure “ arrivano i giovani ed è tempo che i vecchi si
facciano da parte”. Il titolare prese in modo molto positivo le mie battute e, nonostante venisse da
un momento di vendite non ottimali, si galvanizzò e anche le sue vendite ripartirono. Chi non le
prese veramente bene fu la responsabile marketing nonché compagna del titolare dell’azienda, una
persona a prima vista positiva, ma in realtà poco incline a far crescere gli altri. Da quel giorno
cominciò a mettermi una tale pressione addosso che un po’ alla volta mi sentivo sempre più
“sbagliato”. Iniziò a pressarmi con insistenza ogni volta che commettevo un piccolo errore, a
muovere sospetti sul mio lavoro, a pretendere da me il rispetto di procedure assurde e che niente
c’entravano con quello che avrei dovuto fare in quell’azienda. Un po’ alla volta tutta questa
pressione e questo clima di sfiducia che sentivo intorno a me, contribuì al fatto che iniziai a non
sentirmi più così bene e così fiducioso in me stesso. Lentamente iniziai a pensare che forse la
responsabile marketing aveva ragione, forse dopotutto non ero poi così bravo nel costruire reti
commerciali, forse non ero poi così tagliato per la vendita, forse il mio livello di organizzazione del
lavoro non era all’altezza di un’azienda organizzata come la loro. Cercavo di evitare, se potevo, i
contatti o le telefonate di questa persona e un po’ alla volta mi rendevo conto che questa persona
aveva il potere di crearmi ansia e tensione. In azienda non mi sentivo bene e la mia stessa vita
privata stava incasinandosi sempre di più. Ero molto stressato e certe volte quando interagivo con i
miei amici non mi riconoscevo più. Ero infelice e non stavo avendo successo.
Quanti di noi hanno vissuto esperienze come la mia? Quanti di noi, di fronte a un legame
professionale con una persona demotivante sono arrivate a pensare che “forse la responsabile
marketing avesse ragione? Che forse non eravamo poi così tagliati per quel lavoro?”.
Guarda, forse la responsabile marketing aveva ragione. Ma fatto sta che a un certo punto io me ne
sono andato da quell’azienda e ho costruito una mia azienda unendomi a persone positive che
avevano una grande fiducia in me, nello stesso settore dell’azienda della responsabile marketing e
facendo lo stesso lavoro che facevo in quell’azienda. E ho costruito un’azienda 40 volte più grande
della loro…
Non ho cambiato molto, non sono andato a fare corsi di formazione specialistici che mi hanno
illuminato sulla via di Damasco. Ero la stessa persona, ma le persone intorno a me erano diverse.
NON ERANO PERSONE DEMOTIVANTI.
Se il tuo potenziale non esplode, se sei pieno di pensieri che mettono in dubbio le tue capacità,
smetti di essere introverso: guardati attorno. Vicino a te c’è sicuramente una o più persone
demotivanti.
Quando ti sembra che la tua vita sia diventata troppo difficile, impara a fermarti ed osservare bene
le persone che sono entrate a far parte della tua vita PRIMA che tu avessi i problemi. Scoprirai
nella quasi totalità dei casi che nella tua vita è entrata a far parte anche una persona demotivante.
L’INFLUENZA DELLE PERSONE DEMOTIVANTI
Fermo restando che costituiscono circa un 20% della società, non tutte le persone demotivanti
sono pericolose allo stesso modo nel senso che non tutte riescono ad avere un’influenza così
marcata sulle vicende del vivere di chi le circonda. Abbiamo già detto che il fatto di essere una
persona demotivante dipende dall’avere accumulato una serie di “ferite emotive” che portano una
persona a perdere completamente o quasi completamente quella dote di positività necessaria per
proiettare fiducia e motivazione sulle persone che la circondano. Abbiamo anche detto che nel
corso della propria vita una persona potrebbe accumulare una grande competenza ed esperienza,
ma perdere completamente la propria positività diventando quindi una persona sì competente, sì
capace, ma nondimeno demotivante per chi ce l’ha vicino.
Possiamo quindi dire che esistono varie tipologie di persone demotivanti. Ci possono essere
persone demotivanti che hanno grandissime abilità personali o una grandissima esperienza in un
determinato settore, ma che nel contempo sono un pericolo per le persone che le frequentano. Un
esempio potrebbe essere uno statista impazzito come Hitler o come Stalin, persone comunque
fornite di una certa capacità, ma completamente prive di positività. E potrebbero anche esserci
persone demotivanti che, pur non avendo grandi capacità personali fanno il carrozziere piuttosto
che l’operaio, piuttosto che avere un negozio di fiori. La professione, la competenza, la ricchezza
quindi non sono sicuramente indicatori dell’essere o meno una persona demotivante.
Allo stesso modo devo anche dirti che non tutte le persone demotivanti, sono così intensamente
demotivanti. Esiste in altre parole una sorta di scala di grigi della persona demotivante per cui
l’intensità del comportamento demotivante può essere fortissima, forte, accentuata o debole (si
comporta in quel modo solamente di tanto in tanto, ma quando lo fa dà molto fastidio).
Studiando ulteriormente questo fenomeno della scala di grigi della persona demotivante, ci siamo
accorti che esiste una sorta di “catena di Sant’Antonio” o multilivello delle persone demotivanti.
Potremmo dire che esiste un primo livello di persone demotivanti che sono davvero pesantemente
demotivanti, del tipo un genitore che picchia costantemente i figli o una persona che è
demotivante per la maggior parte del tempo. Una costante delle persone che fanno parte di questo
primo livello è il fatto che la loro condizione è nel contempo cronica (cioè il comportamento
demotivante si manifesta per la maggior parte del tempo) e nel contempo aggravata dal fatto che
la persona non si mette in discussione. Per fare un esempio macro che può essere compreso da
tutti, devo prendere Milosevic, l’ex dittatore yugoslavo che ha condotto operazioni di pulizia etnica
e che è stato responsabile per la morte di decine di migliaia di persone nell’ex yugoslavia. Se leggi
le interviste che gli vengono fatte, Milosevic afferma di essere un patriota, che c’è stata una
cospirazione nei suoi confronti, che lui non era affatto un dittatore, in altre parole non si rende
nemmeno conto di quello che ha fatto. Questa caratteristica può essere facilmente riscontrata
anche in altre famose persone demotivanti della storia, vedi per esempio Hitler, piuttosto che
Ceasescu (l’ex dittatore della Romania).
Allo stesso modo, con un esempio più nel nostro mondo di tutti i giorni, ho conosciuto manager
che erano persone demotivanti “di questo primo livello” che pur lavorando tutti i giorni per
demotivare il proprio personale, criticandolo, causando loro agitazione, riprendendoli in pubblico,
creando letteralmente ansia e agitazione, nel contempo si consideravano i salvatori della baracca,
gli unici che lì dentro stavano facendo qualcosa per far andar bene l’azienda (peccato che se tutti i
dipendenti e i venditori sono spenti, insicuri, incerti e pieni di agitazione, l’azienda non andrà poi
così bene, ma per la persona demotivante questo è l’indicatore dell’ennesima cospirazione nei suoi
confronti... ).
Le persone che fanno parte di questo primo livello generalmente sono così negative o nefaste per
chi le circonda, che un legame prolungato con loro, non solo causa l’insuccesso o numerose
difficoltà, ma alla lunga prima o poi causa un contagio. La persona che ha a che fare spesso con
una persona demotivante, presto o tardi, senza rendersene conto si lascia contagiare dalla
negatività e, nei momenti di basso può a sua volta agire in modo simile alla persona che l’ha
influenzata. Certamente lo fa in modo meno intenso o marcato, ma comunque questo modo di
fare è nocivo per le persone che le stanno intorno.
Prendo ad esempio la famosa novella Padre Padrone, dove il protagonista è un piccolo pastore che
viene regolarmente picchiato dal padre che lo sottopone a costanti abusi. Tutta la storia è
incentrata su questo giovane personaggio che soffre tantissimo l’influenza negativa del genitore.
Ma quando il figlio cresce e arriva a quarant’anni che cosa fa con i suoi figli? Li picchia a sua volta,
in altre parole, pur avendo vissuto in prima persona gli effetti negativi del comportamento
demotivante, dopo un po’, inizia lui stesso ad usarlo, con una sorta di transfert2 psicologico.
La psicologia moderna, ma non solo loro, infatti ha da lungo tempo evidenziato che tutti noi
tendiamo inconsapevolmente a prendere i modi di fare delle persone che hanno una certa autorità
nei nostri confronti. Non è un caso vedere per esempio figli che durante gli anni dell’adolescenza
criticano fortemente i propri genitori ed i loro comportamenti per poi, una volta raggiunta la
maturità trasformarsi esattamente come loro e prendere numerosi dei loro aspetti caratteriali.
Accanto ad un tipo di “contagio cronico” come quello sopra menzionato ne esiste certamente
anche uno meno intenso o drammatico, ma pur sempre incisivo. Nel momento in cui tu hai
costantemente a che fare con me, ipotizzando che io sia una persona demotivante, un po’ alla
volta tendi a essere sempre più agitato, con sempre meno energia positiva e questo atteggiamento
tendi, volente o nolente a trasferirlo sugli altri. Forse poi, ti basta stare qualche giorno lontano da
me per riprenderti, per ricaricarti e per tornare a essere la persona positiva che sei sempre stata
ma, nella misura in cui, continui a frequentarmi, io un po’ alla volta consumerò la tua dotazione di
carica positiva e ti porterò a essere meno carico (e quindi meno motivante) nei rapporti che hai
con le altre persone.
LA CATENA DI SAN ANTONIO DELLE PERSONE DEMOTIVANTI
Si viene a creare così una sorta di Catena di San Antonio o “multi livello” dove solamente il primo è
un vero negativo inguaribile e gli altri sono persone che, a furia di essere influenzate
negativamente, a loro volta prendono dei modi di fare negativi. Le persone che appartengono al
secondo livello della catena hanno una grande differenza rispetto alle persone che fanno parte del
primo livello: non hanno ancora raggiunto un livello in cui il loro comportamento si sia cronicizzato.
Possono quindi essere aiutate facendo loro capire i meccanismi descritti in questo libro ed
insegnando loro a riconoscere e arginare l’influenza che la persona negativa ha su di loro. Ma, nel
caso in cui, continuino il legame e non imparino ad arginare l’influenza nefasta della persona
negativa con cui hanno legami, prima o poi il loro comportamento diventerà cronico e a quel punto
saranno passate nel primo livello.
Adottando lo schema sopra riportato non solo è possibile comprendere meglio i meccanismi che
spargono la demotivazione e l’insuccesso nella società, ma possiamo ancora una volta renderci
conto di come la Legge di Pareto dimostri per l’ennesima volta la sua veridicità. Poche persone
nella società tendono a influenzare con i loro modi di fare le vite ed i destini di numerose persone.
Diventa a questo punto importante capire come fa la persona demotivante a influenzare chi la
circonda e comprendere anche quali sono più nello specifico i comportamenti e modi di fare di
questa persona,
Figura 1: la persona demotivante influenza in modo negativo alcune delle persone che
interagiscono con lei (generalmente tramite generalizzazioni del negativo, critiche, cattive notizie,
ecc)
Figura 2: le persone collegate prendono a loro volta, se pur temporaneamente, i modi di fare della
persona demotivante, spargendo a loro volta la negatività e la demotivazione ad altre persone. Si
viene quindi a creare una sorta di “multi livello della negatività”
Potremmo dire che la negatività messa in atto ad ogni livello successivo sia più debole, ma
tenendo conto che casomai una stessa persona ha più di un contatto con persone appartenenti a
questa “organizzazione motivante”, possiamo renderci conto di come la negatività sia contagiosa.
di modo che noi si possa identificarla rapidamente, nel corso dei primi incontri, così da poterla
inquadrare al meglio ed evitare di essere “contagiati”.
“Evitate di mettervi insieme a persone con un atteggiamento mentale negativo perché avranno un
effetto nefasto su di voi e avveleneranno tutti gli sforzi che farete”. – Napoleon Hill, Le Chiavi del
Successo
LE CARATTERISTICHE ED I MODI DI FARE DELLA PERSONA DEMOTIVANTE
In una certa misura, ogni uomo diventa simile alle persone con le quali conversa – Philip Dormier
Stanhope
La persona demotivante ha una serie di tratti caratteriali che la contraddistinguono. Analizzandoli
capiremo un po’ meglio la sua psicologia e le ragioni per le quali tale persona ha una così grande
influenza negativa sulle persone che la circondano.
Nel leggere le seguenti caratteristiche tieni presente che non è che vengano usate una volta sola,
ma che queste vengono utilizzate di continuo e quindi, un po’ come una goccia d’acqua che cade
sulla roccia, prima o poi la bucano, nel senso che prima o poi, anche una persona di grande
spessore, sottoposta a questi tipi di comportamento tende ad avere momenti di debolezza e
comincia a farsi influenzare.
Ognuno dei modi di fare che segue infatti se usato una volta, pur causando un po’ di disturbo a chi
ne è oggetto, non causa effetti davvero negativi, ma se usato regolarmente, alla lunga può
destabilizzare anche una persona che ha una grande forza personale
LA PERSONA DEMOTIVANTE GENERALIZZA IL NEGATIVO
Immagina che oggi io incontri i tuoi collaboratori o, nel caso tu non ricopra una funzione
manageriale, che io debba parlare per lavoro con i tuoi colleghi, le persone che interagiscono con
te. Nel corso di questi colloqui uno dei tuoi colleghi (solo uno, attenzione) mi evidenzia il fatto che
tu a volte ti fai un po’ troppo i fatti tuoi.
Immagina quindi che io venga da te e ti dia il seguente responso: “sai, devi fare un po’ di
attenzione perché i tuoi colleghi pensano che tu ti faccia un po’ troppo gli affari tuoi…”. Come ti
sentiresti? Sbagliato, o come minimo un po’ sulle difensive nei confronti dei tuoi colleghi, oppure
deluso, frustrato o persino arrabbiato. “Ma come? Come possono pensare questa cosa di me? Non
è vero”.
E’ pur vero che, se tu fossi davvero in forma, potresti anche contestare quello che ho detto,
chiedere di parlare con i tuoi colleghi e sentire CHI ESATTAMENTE ha avuto da dire del tuo
comportamento. Questo è infatti il comportamento che una persona accorta usa di fronte ai primi
approcci della persona demotivante. Ma la persona demotivante è così costante nella
generalizzazione delle fonti, o delle notizie negative, che prima o poi corre il rischio di trovarci in
un momento di debolezza, un momento nel quale siamo sovraccarichi o distratti e prima o poi ha
quindi il potere di fare breccia con la sua generalizzazione. La persona demotivante generalizza
spesso e volentieri le notizie negative e prima o poi trova chi la circonda in uno stato di non
massima allerta, riuscendo così a fare breccia e a portare il primo affondo che ha un impatto
negativo: ti annoia, ti agita o comunque ti turba.
Gli esempi di questa generalizzazione sono tantissimi. Vanno dal venditore poco produttivo che,
tornato in azienda, va dal suo direttore vendite e gli dice “i clienti sono scontenti” o “il mercato è in
crisi” oppure “la nostra applicazione xy non è stata ben accetta al mercato”. Ma cosa sono “i
clienti” o “il mercato” se non delle grandi generalizzazioni? Passano per il responsabile
amministrativo che, poco efficace nel recuperare i crediti, dice al suo capo: “non riesco a incassare
perché i venditori non mi assistono”, con il risultato che il capo ora va dai venditori tutto agitato e
dà loro una lavata di capo quando casomai era solo uno il venditore che non era efficace sugli
incassi.
Arriva perfino alle affermazioni allarmistiche dei giornali che spesso e volentieri, quando non sanno
cosa scrivere, generalizzano il negativo al fine di creare ansia e sensazionalismo: “la piccola media
impresa italiana è in crisi”, “le famiglie non consumano più” (prova a immaginare l’impatto che un
titolo del genere può avere su un negoziante che vende alle famiglie…).
3
Turnover di personale: personale che se ne va.
Passa per il nostro collega demotivante che viene da noi e ci dice “Paolo, attento perché i superiori
non ti vedono di buon occhio…”, oppure al nostro collega anziano che vedendo il nostro
entusiasmo tipico dei primi giorni di lavoro, viene da noi e in modo confidenziale ci dice “puoi
sbatterti quanto vuoi, ma in questa azienda i tuoi meriti non vengono riconosciuti”.
Arrivano anche alla nostra compagna o compagno che generalizzano i nostri comportamenti: “sei
sempre in ritardo” oppure “pensi solo al lavoro e mai a me” con un unico risultato: ci sentiamo
turbati o agitati perché quello che è stato detto è un’estremizzazione, non è vero. Non è vero che
noi siamo SEMPRE negativi, che il più delle volte sbagliamo, che il più delle volte non ci
impegniamo. Noi siamo persone positive e, se avessimo dei compagni o degli amici che ci
aiutassero un po’ di più invece che gettarci addosso il negativo, forse la nostra vita andrebbe molto
meglio e anche la loro. Quello che ti sto dicendo è che NON TUTTE LE PERSONE SONO COME
QUELLE CHE GENERALIZZANO IL NEGATIVO O GENERALIZZANO I TUOI COMPORTAMENTI
NEGATIVI. Ce ne sono anche di migliori, che ti apprezzano, che così come ti fanno notare i tuoi lati
negativi, sono anche altrettanto pronte a farti notare i tuoi lati positivi e le tue qualità. Insomma,
c’è speranza. Non dobbiamo passare tutta la nostra vita a sentirci le prediche o le negatività di
questi morti viventi.
Tutte le affermazioni riportate sopra prima o poi ottengono un unico risultato: la tua ansia,
agitazione, demotivazione o riduzione dell’entusiasmo.
Ovviamente dobbiamo dire che ad ognuno di noi, in alcuni momenti di tensione o agitazione può
capitare di generalizzare qualche notizia o fatto negativo. Se questo fosse il caso non è che per
forza siamo persone demotivanti, probabilmente no se questo comportamento avviene molto
raramente, ma dobbiamo comunque prestare attenzione, perché generalizzando il negativo
creiamo impatti non positivi nelle persone che ci circondano e le rendiamo meno capaci e meno
entusiaste. Impariamo quindi, nel caso si debba riferire a qualcuno qualche notizia non positiva, ad
essere specifici, a riportare la fonte dei fatti e a non generalizzare in alcun modo.
Il primo modo di fare che la persona demotivante usa di continuo è quello di generalizzare le fonti,
le notizie o comportamenti negativi. Così facendo genera nelle persone che la circondano uno stato
di ansia e di agitazione, come descritto nella case history che segue.
CASE HISTORY: LE GENERALIZZAZIONI CHE CREANO CRISI
Stefano è un mio cliente che gestisce tre negozi di telefonia mobile in una grande città. La sua
attività aveva avuto una crescita costante negli ultimi anni. Si presentò da me dicendomi che la
sua azienda che era sempre cresciuta, ora era in difficoltà. Le vendite si erano bloccate e non
crescevano più, aveva problemi di turnover3 di personale, lui stesso era spesso agitato e se la
prendeva con i collaboratori. Siccome la situazione stava perdurando da diversi mesi, aveva anche
iniziato a pensare che forse “la sua azienda era cresciuta troppo e lui non era adatto a fare
l’imprenditore”. Stefano sicuramente aveva delle lacune nella gestione del personale, come capita
a qualsiasi imprenditore che, essendo abituato a lavorare da sé, inizia a far crescere la sua azienda
e si trova costretto ad imparare quali sono gli atteggiamenti e le tecniche necessarie per motivare
e far crescere le persone, ma le sue reazioni e la sua eccessiva agitazione, la sua tendenza ad auto
sminuirsi erano indicatori di una cosa sola: nella sua vita o nella sua azienda era entrata una
persona demotivante. Iniziai a spiegare a Stefano le caratteristiche di questo tipo di persona e ad
un certo punto Stefano si illuminò: aveva capito chi poteva essere la persona. Alcuni mesi prima, a
causa della crescita dell’azienda, aveva dovuto inserire Riccardo, un giovane tecnico che si
prendesse cura dell’assistenza ai cellulari. Riccardo era un tecnico eccellente, di quelli che sono in
grado di riparare un cellulare anche quando ti è caduto nel mare, ma a livello umano aveva molte
lacune. Era un “lupo solitario”, spesso amplificava i problemi ed aveva quasi sempre da dire
riguardo ai suoi colleghi. La sua competenza tecnica e i suoi modi di fare decisi avevano convinto
Stefano che Riccardo avrebbe potuto essere il suo punto di riferimento all’interno di uno dei suoi
punti vendita. Stefano comprese l’influenza negativa che Riccardo stava avendo su di lui quando
parlammo dell’aspetto “generalizzazione del negativo”. Stefano mi spiegò che lui soleva arrivare
nel punto vendita dove lavorava Riccardo verso metà mattinata. Arrivando nel punto vendita
chiedeva a Riccardo come stessero andando le cose. Riccardo, che era comunque una persona
autorevole, diceva a Stefano frasi di questo tipo: “Stefano, qui non funziona niente. Non è
possibile, alla mattina arrivano tutti in ritardo”.
oppure
“Stefano, anche stamattina abbiamo aperto in ritardo”
oppure
“Stefano, ma cosa devo fare? I monitor dei televisori alla mattina sono tutti spenti”
“I clienti devono spesso aspettare”.
Non è che tutte queste cose fossero false. A volte partivano da qualcosa di non ottimale che era
effettivamente successo, ma Riccardo amplificava e generalizzava queste comunicazioni quando le
trasmetteva a Stefano con il risultato che quest’ultimo si agitava. Era già un po’ teso perché aveva
fatto grandi investimenti nell’azienda e doveva far sì che questi rendessero. Immaginate come
potesse sentirsi quando veniva informato che “i componenti” (generalizzazione) della sua squadra
non stavano dando il massimo. Tutte queste comunicazioni agitavano Stefano che perdeva la
carica positiva e quindi, quando gestiva i suoi uomini agiva in modo eccessivamente duro o poco
motivante evidenziando la loro mancanza di impegno e di supporto ai grossi investimenti che
aveva fatto. Il risultato di quest’ultima azione era che Stefano stesso diventava demotivante e ciò
creava agitazione e scontento nei collaboratori e questa cosa causava una produttività inadeguata
(è provato che il commesso scontento non è molto efficace nella vendita) e turnover: i migliori
collaboratori dell’azienda non reggevano più il clima che si era creato e quindi se ne andavano.
Quando Stefano notò come il comportamento di Riccardo lo avesse influenzato e comprese che
Riccardo generalizzava il negativo, imparò a “fare la tara” a quanto riportato da Riccardo, imparò
che Riccardo sarebbe stato un ottimo tecnico ma non avrebbe mai dovuto fare affidamento su di
lui per valutare gli altri componenti del gruppo e “si appoggiò” quindi a qualcun altro, molto più
positivo di Riccardo, nella gestione del punto vendita. Stefano si rasserenò molto, il clima migliorò
così come la produttività. Le vendite che erano statiche ripresero a crescere.
L’aspetto paradossale di tutta questa vicenda fu il fatto che Stefano fino a poche settimane prima,
nei primi incontri avuti con me, era convinto che il calo delle vendite fosse da attribuirsi ad un calo
generalizzato del mercato della telefonia mobile. Solo dopo che gestì la situazione con Riccardo
poté comprendere che non era il mercato che era in crisi, ma che era lui ad essere entrato in crisi
e tutto questo proprio a causa del suo legame inconsapevole con una persona demotivante,
Riccardo.
CONSIGLIO: fai molta attenzione alle persone vicino a te che generalizzano il negativo, fai molta
attenzione a chi ti dice che il mondo e’ pieno di nemici o a chi usa spesso frasi al negativo che
includono generalizzazioni del tipo “loro”, “la gente”, “gli altri”. Quando senti frasi del genere
accendi l’antivirus e invece che accettare il commento generalizzante, cerca di arrivare alla vera
fonte. Troverai che la situazione non è così grave come ti viene fatta sembrare.
LE COMUNICAZIONI CHE RICEVI DALLA PERSONA DEMOTIVANTE PIÙ CHE ALTRO VERTONO SU
SOGGETTI NEGATIVI: NOTIZIE NEGATIVE RIGUARDO A PROGETTI O AD ALTRE PERSONE, COSE
CHE TU NON HAI FATTO BENE, TUE MANCHEVOLEZZE, ATTIVITÀ CHE NON VANNO COME
DOVREBBERO, COSE CHE LA PREOCCUPANO.
Tutti noi nel corso della nostra vita cerchiamo di fare del nostro meglio per cercare di influenzare
positivamente quanto ci circonda. Non sempre ci riusciamo e, quando ce ne rendiamo conto,
generalmente siamo disposti a cambiare il nostro comportamento o il nostro approccio al fine di
ottenere risultati migliori. Questa non è tanto una caratteristica degli scienziati o degli individui
migliori della società, ma è comune a tutti gli esseri umani. Nei limiti della propria istruzione e
competenza, ognuno di noi cerca di fare del proprio meglio per fare andare bene le cose. Quando
non riesce a fare qualcosa, cerca di imparare come farla meglio e nel corso di questo processo che
è la vita vera e propria, ognuno di noi migliora.
La seconda caratteristica della persona demotivante frustra proprio questo processo. La persona
demotivante più che altro comunica al negativo: notizie negative, cose che sono andate male, cose
che non hai fatto bene, critiche, ecc, ecc e tutte queste notizie negative SMORZANO
L’ENTUSIASMO E LA VOGLIA DI FARE CHI LA CIRCONDA.
Non sono il primo a sostenere che il nostro entusiasmo e carica positiva costituiscono il primo e più
importante ingrediente del successo, centinaia di autori e ricercatori prima di me ne hanno parlato.
Che cos’è infatti l’Atteggiamento Mentale Positivo di cui parla Napoleon Hill nelle Chiavi del
Successo o l’abilità di pensare al positivo di cui tanto parla Norman Vincent Peale se non uno stato
d’animo positivo, fiducioso in sé stessi, nei propri mezzi e nelle altre persone? Ricerche ulteriori più
recenti da parte di Daniel Goleman, il celebre autore di Intelligenza Emotiva mettono in relazione
diretta il successo che una persona ottiene nella vita e nella professione con la sua capacità di
mantenersi per la maggior parte del tempo in emozioni positive. La seconda caratteristica della
persona demotivante mina proprio questo aspetto: comunicando più che altro al negativo questa
persona un po’ alla volta corrode il tuo atteggiamento mentale positivo e ti mette in uno stato
d’animo dove non avrai più abbastanza forza positiva con cui affrontare le difficoltà e gli ostacoli
che ti circondano.
Non sto dicendo che le notizie negative non dovrebbero mai essere comunicate, ma il punto è che
la persona demotivante PIÙ CHE ALTRO COMUNICA QUELLE E NON COMUNICA MAI O MOLTO
RARAMENTE QUELLE POSITIVE.
Maria aveva un capo che non esprimeva mai o molto raramente apprezzamenti o elogi per tutto
l’impegno che lei metteva nel lavoro o per i risultati che otteneva. Al contrario, quest’ultimo più che
altro evidenziava quanto Maria non era ancora riuscita a fare, le sue manchevolezze, i suoi limiti.
Maria, non conoscendo il comportamento della persona demotivante, all’inizio colse questa
tendenza del suo capo come una sfida (un tipico errore di chi ha a che fare con la persona
demotivante). Tra sé e sé disse che “è vero questo capo era difficile, raramente la elogiava,
sembrava in grado di notare qualsiasi suo difetto, ma lei che era fatta di un’altra pasta, avrebbe
convinto questo capo che si sbagliava, che lei era veramente in gamba e in grado di fare un ottimo
lavoro”. Si mise quindi a lavorare con maggiore determinazione. Dopo un anno ebbe un
esaurimento nervoso. Presto scoprì che la stessa cosa era successa anche ai suoi due
predecessori. Dopo aver dato le dimissioni ed essere andata a lavorare per un manager motivante
che apprezzava anche i suoi meriti, la sua vita rifiorì, riprese fiducia in se stessa e oggi è una
donna manager di successo.
Mario è un imprenditore di discreto successo del Nord Est. La sua azienda era in costante crescita.
Ad un certo momento della sua vita conobbe e decise di andare a vivere con una ragazza che in
realtà era una persona demotivante. Il problema non era tanto questa ragazza, Marta, ma la
madre di quest’ultima che, da vera persona demotivante, l’aveva sempre criticata, evidenziato i
suoi lati negativi e un po’ alla volta l’aveva sottoposta a grandi vessazioni emotive. Mario credette
che con la forza positiva che lo aveva sempre contraddistinto avrebbe potuto fare la differenza per
Marta. E’ vero, lei a volte era un po’ rigida o dura, ma con il suo amore e la sua forza da leader
avrebbe potuto aiutarla a superare i suoi limiti. In realtà fu Marta che un po’ alla volta cambiò
Mario. Iniziò con il trovare difetti in tutti i suoi amici, portando Mario a abbandonare molti dei suoi
legami sociali. Poi continuò trovando difetti in Mario che sembrava sempre essere inadeguato o
avere costantemente qualcosa che non andasse, “che pensava sempre e solo all’azienda e mai a
lei”, al punto tale che un po’ alla volta Mario cominciò a intristirsi. Lui che era stato sempre un
leader, un trascinatore, poco alla volta, subendo questa dieta di negatività, cominciava a perdere
l’entusiasmo che lo aveva sempre contraddistinto. Spesso era annoiato o agitato, spesso pensava
alla situazione a casa piuttosto che a quello che stava facendo. Mario pensò che quei problemi
sarebbero terminati se lui avesse trovato un lavoro a Marta di modo che lavorando avesse modo di
esprimere il suo potenziale e decise quindi di assumerla nella sua azienda. Marta iniziò quindi a
raccontare a Mario tutte le cose che non andavano bene in azienda, le persone che “secondo lei”
remavano contro, ecc, ecc. Mario in pochi anni passò da leader, entusiasta, trascinatore a “leader
zoppo e altalenante” spesso agitato, stressato, attorniato dai problemi e tutto perché non aveva
riconosciuto il carattere demotivante di una persona che aveva vicino e non l’aveva gestita
utilizzando le tecniche giuste. Quando Mario comprese la situazione che stava vivendo e Marta fu
fatta partecipare ad alcuni incontri formativi riguardo alla persona demotivante, Marta riconobbe
che molte delle caratteristiche che stava mettendo in atto erano le stesse caratteristiche che la
madre soleva usare con lei, imparò a riacquisire carica e positività e, pur non diventando una
grandissima motivatrice, imparò comunque a smussare notevolmente i suoi approcci negativi.
Gli esempi di cui sopra, così come tanti altri esempi che probabilmente ti sono venuti in mente,
sono tutti comportamenti tipici della persona demotivante o della persona che è già stata
pesantemente contagiata dalla persona demotivante: parla al negativo, parla di cose negative,
nota le cose negative, ti comunica più che altro notizie negative, critica te o gli altri, insomma la
comunicazione verte più che altro su cose che non vanno bene. Questo modo di fare può
assumere varie forme:
- La persona demotivante ti fornisce più che altro notizie negative.
Gli esempi qui sono molteplici. Vanno dal genitore che ti incontra e ti dice che non gli sembri
proprio in forma, anche quando tu stai davvero bene, al venditore che viene a visitarti in azienda e
ti dice che “in giro c’è davvero crisi” (e poi tu, dopo l’incontro ci pensi, pensi che se non stai
attento anche le tue vendite caleranno), al tuo collega che ti dice tutti i problemi che ci sono in
azienda (con il risultato che tu perdi l’entusiasmo per quello che stavi facendo e pensi che forse
tutto sommato non ne valga la pena), al manager scaltro che dice al suo titolare che “il personale
dovrebbe essere gestito con severità perché più che altro sono dei lavativi…” (con il risultato che il
titolare ora è tutto agitato o a sua volta comincia a notare le manchevolezze dei collaboratori e a
demotivarli), all’amico che senti occasionalmente e ogni volta che parli con lui dopo ti senti meno
bene e meno fiducioso dopo che ti ha dato tutta una serie di notizie negative, all’amico speciale
che “ti mette in guardia” rispetto a tutti i rischi che ci sono oppure rispetto alle altre persone (col
risultato che ora tu affronti a tua volta con sospetto i tuoi affari o le persone con le quali hai a che
fare).
Insomma, devi prestare attenzione perché la persona che più che altro ti comunica notizie
negative è sicuramente una persona demotivante. Così facendo infatti smorza il tuo entusiasmo, la
tua carica, la tua fiducia in te stesso e nelle persone che ti circondano.
C’è un sistema che è a prova di bomba per identificare se la persona con la quale stai avendo a
che fare è una persona demotivante: dopo che hai parlato con lei come ti senti nella maggior parte
dei casi? Ti senti più carico, più fiducioso nei tuoi mezzi e con maggior voglia di fare? Allora quello
è davvero un ottimo compagno di viaggio. Se invece tu dovessi rispondere che dopo che hai avuto
a che fare con lei ti senti meno fiducioso, più agitato, meno entusiasta, beh, allora sappi che stai
avendo a che fare proprio con una persona demotivante.
- La persona demotivante più che altro evidenzia i tuoi difetti o le cose che non fai bene e
esprime molto raramente, o mai, degli apprezzamenti per i tuoi meriti o per le cose che hai
fatto bene.
Alcuni chiamano questa tendenza “aridità emotiva”, Kenneth Blanchard, il celebre ricercatore
americano sulla motivazione del personale la chiama incapacità di gestire il personale, io vado oltre
è inserisco questo tra gli atteggiamenti della persona distruttiva.
E’ ormai stato dimostrato ampiamente che un manager o un genitore che vogliano migliorare il
comportamento o il carattere di un collaboratore o di un figlio, debbano più che altro “sorprendere
l’altra persona mentre fa qualcosa di giusto”. Innumerevoli esperti ormai concordano su questo
punto e sul fatto che concentrandosi invece sullo “scoprire le persone mentre fanno qualcosa di
sbagliato”, otteniamo un sensibile peggioramento delle loro prestazioni e dei loro comportamenti4.
Ma c’è da dire qualcosa in più al riguardo, frutto dell’esperienza nella gestione e miglioramento del
personale. Se è vero che una persona che riceve apprezzamenti migliora, allo stesso modo è
altrettanto vero che una persona che non riceve quasi mai o molto raramente apprezzamenti da
chi le sta attorno, anche quando fa bene le cose, non è che rimane così com’è. In realtà peggiora.
Al che possiamo dire con certezza che vicino alla persona demotivante si viene a creare una sorta
di circolo vizioso: a causa della assoluta o quasi totale mancanza di apprezzamenti ed elogi, le
persone. In realtà il fatto che la persona demotivante in alcuni casi azzecchi le sue previsioni
diffidenti riguardo alle persone che la circondano è molto simile al meccanismo usato dai maghi
per circuire le vittime delle loro truffe. Nella vita di una persona è molto probabile che questa
prima o poi commetta degli errori, quindi “a pensar male non si sbaglia mai”. Il problema qui è il
fatto che dopo aver azzeccato una delle sue continue previsioni negative, la persona demotivante
diventa credibile e quindi la persona che sta venendo influenzata inizia a prenderla sul serio col
risultato che un po’ alla volta si aliena le altre persone o prende a sua volta i modi negativi della
persona demotivante.
che la circondano tenderanno a peggiorare con la conseguenza che ora la personalità demotivante
avrà ulteriori difetti e non conformità alle quali indirizzarsi o delle quali discutere con i suoi ignari
discepoli. Ciò, se esercitato per abbastanza tempo, porta ad un altro effetto secondario: la perdita
della fiducia in se stessi.
La persona che non ha fiducia in se stessa, la persona che si auto-sminuisce, che si mette troppo
in discussione è SICURAMENTE circondata da una o più persone demotivanti. Noi infatti
cominciamo ad auto sminuirci solamente quando per lungo tempo qualcuno vicino a noi ci ha
criticato o evidenziato unicamente i nostri lati negativi o le nostre non conformità.
La persona demotivante è diffidente e sospettosa e tende a interpretare in modo negativo i
comportamenti delle altre persone, anche quando questi non lo sono
In altre parole stiamo dicendo qui che la persona demotivante è una di quelle persone che si è
abituata a vedere nero o grigio scuro o a essere sospettosa o diffidente di quanto succede attorno
a lei e quindi quando percepisce l’ambiente tende a percepire più che altro i pericoli o le cose che
non funzionano propriamente.
Non è un caso che questi a volte si vanti del suo essere diffidente o sospettoso. “Te l’avevo detto
che c’era sotto qualcosa che non andava…”, “l’ho sempre detto io che c’era qualcosa che non mi
tornava in quella persona” sono solamente alcune delle frasi che, quelle poche volte che la
persona demotivante azzecca le sue previsioni5, usa per guadagnare punti sulle persone che le
stanno intorno e accrescere la propria autorevolezza. In realtà, come dice un proverbio: “Diffida di
chi è diffidente!!”.
Nei capitoli precedenti abbiamo detto che ciò che rende una persona demotivante è il fatto che
questa ha esaurito, a causa di ferite emotive o del suo stesso legame continuato con un’altra
persona demotivante, quella carica positiva che serve per esprimere fiducia e positività nei
confronti delle altre persone. La persona demotivante vede “nero” o grigio scuro in quasi tutto
quello che la circonda e soprattutto quando si tratta di osservare i comportamenti dei suoi simili.
Di conseguenza, “leggerà” in modo negativo i comportamenti delle persone che la circondano,
avrà la tendenza a notare quanto è stato fatto male e non quanto è stato fatto bene e spesso e
volentieri comunicherà notizie negative contribuendo a creare allarmismo o frustrazione in chi la
circonda.
La base di tutti questi comportamenti è la diffidenza, il sospetto o la sfiducia. In misura più o meno
maggiore una di queste cose sarà presente in ogni persona demotivante. Potrebbe essere molto
diffidente e quindi mettere in discussione i veri motivi che stanno alla base del comportamento
delle altre persone, del tipo il collega che viene da te e ti dice: “attento che Marco si comporta
bene con te perché poi vuole fregarti”, oppure potrebbe essere la persona che è molto diffidente
nei tuoi confronti nonostante tu abbia in ogni modo cercato di dimostrare che tu le vuoi bene e
che non c’è ragione di temerti.
Potrebbe essere un manager che non ha fiducia nei suoi collaboratori e quindi mette in discussione
tutte le loro scelte o “tende a vedere il nero” o azioni negative anche dove non ci sono, oppure il
manager che qualunque cosa positiva facciano i suoi collaboratori, non li elogia mai, ma tende
invece a mettere in risalto quello che non fanno bene.
La bandierina che ti indica questa mancanza di fiducia sono le comunicazioni che ricevi dalla
persona demotivante. Queste più che altro vertono su soggetti negativi: notizie negative riguardo
a progetti o altre persone, cose che non hai fatto bene, tue manchevolezze, attività che non vanno
come dovrebbero, cose che la preoccupano. Tutte queste cose in realtà non stanno davvero
succedendo e, se anche stessero succedendo, non sono poi così gravi come te le descrive la
persona demotivante. Si applica infatti quello che dice il ricercatore americano Brian Tracy nel suo
libro sulle regole del successo: “Noi non crediamo necessariamente in quello che vediamo, ma
tendiamo invece a vedere quello che crediamo” – Brian Tracy
CONSIGLI: A)Presta attenzione alle persone che esprimono spesso delle critiche nei tuoi confronti
ma che non sono altrettanto pronte a elogiarti quando fai bene qualcosa perché queste persone ti
distruggeranno. Non prendere il fatto che loro non ti apprezzino come una sfida, del tipo, riuscirò a
dimostrargli che io in realtà sono un grande campione. Chi ti vuole bene apprezza rapidamente e
apertamente la grande persona che sei. B) Fai attenzione alle persone che più che altro ti
comunicano notizie negative o osservazioni critiche delle altre persone. Per quanto possano
risultare credibili, con la loro negatività smorzano il tuo entusiasmo. C) Usa spesso il test: “come
mi sento dopo che ho parlato con questa persona?Più carico, più positivo, più fiducioso nei miei
mezzi? Oppure demotivato, agitato, spento?” e agisci di conseguenza.
E sicuramente anche un’altra nota, riguardo al tuo di comportamento: come ti comporti con le
altre persone? Sei pronto a riconoscere i loro meriti? Sorprendi le persone mentre fanno qualcosa
di giusto? Quando devi dare una notizia negativa, sai darla con tatto e comunicando anche i risvolti
positivi della cosa?
LA PERSONA DEMOTIVANTE QUANDO RIPORTA UNA NOTIZIA O DESCRIVE UN AVVENIMENTO
TENDE A FERMARE LE NOTIZIE POSITIVE E RIPORTA UNICAMENTE LE NOTIZIE NEGATIVE.
Ogni giorno ognuno di noi riceve numerose notizie. Una parte sono notizie positive, una parte
negative.
Abbiamo riscontrato che la persona demotivante ferma le notizie positive che riceve e trasmette
più che altro le negative.
Provate per un attimo ad immedesimarvi in questa situazione. Io ho avuto un colloquio con vostro
figlio. Negli ultimi mesi vi siete veramente impegnati per passare più tempo con lui e, per farlo,
avete spesso sottratto tempo ad attività importanti.
Vostro figlio durante il colloquio mi dice che è molto soddisfatto di quello che state facendo per lui,
che siete una persona fantastica e che vi ammira molto. Ma continua anche dicendomi che non
capisce come mai vi ostiniate a portare del lavoro a casa. Questa cosa non lo preoccupa molto, il
suo stato d’animo è positivo e apprezza tutte le cose positive che state facendo.
Ora immaginate che io venga a parlarvi di quanto emerso nel colloquio e, nel farlo, fermi le notizie
positive e vi comunichi solo le negative. “Sig., Rossi – vi dico – vostro figlio si sta lamentando del
fatto che state portando il lavoro a casa troppo spesso…”
Come vi sentireste? Frustrati. Afflitti o abbattuti. Sentivate che stavate facendo qualcosa di
positivo, però vi arriva un feedback negativo. Come minimo vi sentite scombussolati.
Ora trasliamo questo esempio in azienda. Immaginiamo per un attimo che io sia una persona
demotivante che ricopre un ruolo manageriale. Parlo con un cliente di un mio collaboratore che sta
fornendo servizi alla sua azienda. Lui mi dice: “Guardi, Franco è bravo, ha fatto un lavoro
eccellente. Però l’ultima volta è arrivato un po’ in ritardo.”
Io, da persona demotivante cosa vado a dire a Franco? “Franco attenzione che i clienti si stanno
lamentando dei tuoi ritardi, cerca se possibile di fare attenzione”. Ho fermato la parte positiva della
comunicazione e fatto proseguire unicamente la negativa.
Sto dicendo a Franco qualcosa che lo farà stare male. Lui è convinto (come d’altronde è convinto
anche il cliente) di star facendo un buon lavoro. Ora io lo deprimo perché fermando la notizia
positiva e facendo proseguire solo la negativa gli faccio pensare che non è apprezzato dal cliente.
Questa terza caratteristica è un’estensione della seconda. La persona demotivante, nella sua
tendenza a cogliere o trasmettere gli aspetti negativi causa impatti negativi in chi la circonda
limitandosi a comunicare il negativo delle cose piuttosto che il positivo.
Quando cominciai a tenere corsi di formazione avevo un collega, Marco, che era un formatore
molto più esperto di me tecnicamente, ma che era una persona demotivante. Mi ricordo che, dopo
aver cominciato a tenere i primi corsi, iniziai a pensare di non essere veramente tagliato per il
mestiere di formatore, forse tutto sommato non ero poi così bravo come pensavo, forse la
formazione in aula non era per me. Un altro mio collega vedendo la mia fiducia che cominciava a
barcollare, pur non conoscendo niente della persona demotivante, mi chiese se qualcuno avesse
sminuito la mie capacità, se c’era qualcuno in altre parole che mi comunicava spesso i miei limiti e
le mie lacune. Ebbi un’intuizione: Marco dopo ogni corso che tenevo, anche se i risultati che avevo
ottenuto mi sembravano discreti, veniva da me e mi diceva che aveva parlato con le persone in
sala e queste non erano davvero soddisfatte, che sentivano che c’era qualcosa che mancava. Di
fronte a questo tipo di feedback, io diventavo confuso, perdevo entusiasmo, mi auto sminuivo. In
realtà Marco mi stava comunicando solamente i feedback negativi e non mi comunicava anche i
feedback positivi, in altre parole non mi diceva, come nell’esempio di Franco descritto sopra, anche
quello che di buono gli avevano detto i clienti. Cominciai quindi a considerare meno autorevoli i
commenti di Marco, a far loro la tara e un po’ alla volta acquisii sempre più fiducia al punto che
oggi una parte del mio mestiere include formare gli speaker professionisti. Col passare del tempo
riuscii anche ad aiutare Marco. Questi non era davvero una persona demotivante, ma era una
persona che, a sua volta vittima di una persona demotivante, stava perdendo quell’energia positiva
che ti serve per cogliere e ritrasmettere anche gli aspetti positivi che avvengono intorno a te.
LA PERSONA DEMOTIVANTE NON SI METTE IN DISCUSSIONE E NON MIGLIORA LA PROPRIA
CONDOTTA
Anche la persona demotivante ha una componente simile, nel senso che questa persona non si
mette in discussione.
Prendendo in esame unicamente le prime tre caratteristiche della persona demotivante
(generalizzazione del negativo, comunicazione di notizie negative e ritrasmissione unicamente degli
aspetti negativi degli eventi) possiamo dire con sicurezza che chiunque di noi, avendo a che fare
con una persona del genere, dopo aver osservato il suo comportamento, sarebbe portato a farle
notare che i suoi atteggiamenti sono esagerati, un po’ troppo negativi o preoccupati, che sarebbe
opportuno che lei notasse anche i lati positivi delle cose e delle persone. Ma qui entra in funzione
la quarta caratteristica della persona demotivante: questa non si mette in discussione, ma tende
invece a “girarla” alle altre persone giocando sulla loro insicurezza. Di fronte quindi ai nostri
tentativi di convincere la persona demotivante che alcuni dei suoi atteggiamenti sono esagerati, ci
si potrebbe sentir dire cose del tipo: “No, guarda che sei tu che non capisci” o “Vedrai se non
salterà fuori che è come dico io”, oppure, di fronte a qualcuno che si lamenta per il suo continuo
trovar difetti e per i pochi elogi, uno potrebbe trovarsi con la persona demotivante che spiega
come in realtà sta facendo tutto questo per noi o come in realtà “lei trova difetti in noi proprio
perché tiene a noi e ci vuole far migliorare”, insomma una valanga di giustificazioni.
Alla lunga queste giustificazioni, che vengono spesso espresse in modi credibili, portano chi è
succube anche parzialmente della persona demotivante ad un altro meccanismo: in un momento di
basso questi è portato a pensare “Ma non è che davvero sono io che non capisco?” “Non è che
davvero sono io che non vado bene?”. Avuta questa sciagurata “intuizione”, la persona collegata
alla persona demotivante, verrà da lì in poi devastata. Infatti il fatto di cominciare a mettersi in
discussione nei confronti di una persona demotivante è quanto di peggio si possa fare. Perché per
quanto tu ti metta in discussione, la persona demotivante invece non lo farà e da lì in poi gli avrai
fornito quella breccia di cui lei ha bisogno per devastarti.
La capacità di mettersi in discussione è fondamentale per vivere bene i nostri rapporti con le altre
persone. Ma devi sapere che devi metterti in discussione con le persone che apprezzano ANCHE le
tue doti positive e non con quelle che unicamente o più che altro vedono i tuoi lati negativi.
Altrimenti un po’ alla volta inizierai a vivere un vita di enorme frustrazione.
Non è un caso che la persona che per lungo tempo sia stata collegata ad una persona
demotivante, alla lunga tenda a diventare incerta di se stessa e delle proprie capacità. Si troverà
che questo effetto collaterale svanirà o si attenuerà drasticamente nel momento in cui iniziamo a
frequentare meno la persona demotivante e a frequentare maggiormente persone positive e che
credono in noi.
Dire che questa quarta caratteristica si limiti a non mettersi in discussione per quanto concerne la
propria propensione a comunicare messaggi negativi sarebbe comunque limitante. La persona
demotivante infatti ha molte difficoltà a correggere la propria condotta o il proprio modo di fare.
Se qualcuno gli facesse notare i suoi difetti, questa tenderebbe a trovarci una valanga di
giustificazioni, potrebbe sentirsi offesa, reagire in modo irrazionale, farti sentire sbagliato, dirti
cose del tipo “perché ti sei permesso di…”, piangere, criticare te, spiegarti come mai alla fine
“quello che sta facendo è giusto perché gli altri…” e tutta una serie di reazioni che sono solo
comportamenti che gettano fumo negli occhi dell’interlocutore. Dopo tutte queste sue reazioni, la
persona demotivante continuerà a comportarsi come prima.
Potrebbe anche, se davvero messa alle strette da più di una persona (del tipo quando viene
affrontata da un gruppo di persone), accettare di cambiare alcuni dei suoi atteggiamenti e
cominciare a farlo. Ma questo sarà solo un comportamento di facciata. Non appena la pressione le
verrà tolta di dosso, la persona demotivante riprenderà a comportarsi come prima.
Nonostante abbia costruito dal niente un’azienda di medie dimensioni, Filippo ha sviluppato molte
delle caratteristiche della persona demotivante. A parte le generalizzazioni e un’attenzione un po’
troppo accentuata agli aspetti negativi dei suoi collaboratori, i dirigenti di Filippo gli muovono come
critica il fatto che egli continui ad occuparsi di gestire alcuni rapporti con i clienti non rispettando le
regole che tutti quanti hanno deciso di adottare con la clientela per il bene dell’azienda. La
tendenza di Filippo a “violare le regole” di gestione del cliente mettono l’azienda in difficoltà, non
solo per le lamentele dei clienti e i diversi casi legali nei quali l’azienda si è trovata implicata, ma
anche e soprattutto perché costituiscono un pessimo esempio per i collaboratori dell’azienda che,
come ben sappiamo, tendono più a fare quello che il vertice aziendale fa piuttosto che quello che il
vertice aziendale dice. Filippo si è trovato più di una volta a essere criticato non solo dai suoi
manager, ma anche dal consiglio d’amministrazione dell’azienda. In un caso è persino stato ripreso
dall’associazione di categoria di cui fa parte la sua azienda. In tutti questi casi il suo atteggiamento
è stato di giustificazione e di diversione della colpa. Nel caso in cui “l’attacco” cui era sottoposto
era di natura particolarmente forte (portato da fonti autorevoli o da più di una persona alla volta),
Filippo all’inizio sembrava accettare la correzione, ma, dopo un periodo tutto sommato tranquillo,
passato un po’ di tempo riprendeva i suoi soliti comportamenti.
Quando la persona demotivante ha raggiunto i livelli superiori della società, questa caratteristica si
manifesta in tutta la sua estremità. Troviamo quindi Totò Riina che sostiene di essere solamente
un povero contadino perseguitato dalle autorità, oppure troviamo dittatori del calibro di Saddam
Hussein o Milosevic che giustificano anche i crimini più orrendi. Questa caratteristica però ci
interessa vederla in azione non tanto a quei livelli, ma ai livelli inferiori, nella vita di tutti i giorni. Si
troverà, in base alle teorie di Pareto che circa il 20% delle persone componenti la società tende a
non mettersi in discussione, fa una grande fatica a migliorarsi o cerca di giustificare la propria
condotta assegnandone la colpa a qualcun altro. Più che Saddam Hussein o Milosevic i cui crimini
sono evidenti e non possono essere nascosti, sono queste le persone demotivanti dalle quali
dobbiamo guardarci, sono i collaboratori che continuano a ripetere gli stessi sbagli e si offendono
pesantemente ogni qual volta qualcuno glieli faccia notare, sono i manager che non danno mai
apprezzamenti e che ti colgono sempre mentre fai qualcosa di sbagliato e che giustificano il loro
comportamento dicendoti che in questo modo ti fanno migliorare, sono i compagni il cui
atteggiamento o comportamento ti fa stare male e loro non fanno niente per mettersi in
discussione.
Se non riesci a far sì che loro si mettano in discussione, sarai TU a metterti in discussione. E un po’
alla volta comincerai a perdere sicurezza in te stesso e nelle tue capacità.
CONSIGLIO: Quando vedi qualcuno che ha un comportamento che ritieni non ottimale o che ti da
fastidio, cerca con grande tatto e facendo leva sui suoi lati positivi di farglielo migliorare. Se
nonostante i tuoi ripetuti tentativi questa persona non migliora, sappi che se non fai qualcosa, sarà
lui a far peggiorare te.
LA PERSONA DEMOTIVANTE AGISCE DA CATALIZZATORE DELLE LACUNE DELLE PERSONE CHE
LA CIRCONDANO E DI CONSEGUENZA I SUOI AMICI, COMPAGNI E COLLABORATORI DIVENTANO
PERSONE INSICURE E VIVONO VITE DI DIFFICOLTA’ O DI PATIMENTI
Ovviamente la gravità dei patimenti e delle difficoltà sperimentate dipende da quanto forte è il
legame che esiste con la persona demotivante. Nel caso di un contatto sporadico avremo di tanto
in tanto una leggera demotivazione, ma quando esiste un contatto prolungato come nel caso di un
rapporto di lavoro o di un rapporto familiare, allora la persona collegata alla persona demotivante,
incontrerà difficoltà progressivamente più serie nella sua vita e nella sua carriera.
Da queste prime osservazioni potrebbe sembrare che la persona demotivante “porti sfortuna”, ma
non è assolutamente il caso. La persona demotivante CREA la sfortuna provocando in chi la
circonda quegli stati d’animo che non le permetteranno di fare altro che andarsi a porre in
situazioni sfortunate.
Il Dott. Richard Wiseman, ricercatore presso l’Università di Hertfordshire, ha condotto una ricerca
durata diversi anni su quello che lui chiama “il fattore fortuna”, per capire che cosa differenziasse
le persone che si consideravano “fortunate” e alle quali la sorte sembrava riservare le migliori
opportunità dalle persone che si consideravano “sfortunate”, vale a dire le persone cui la sorte
sembrava aver riservato le opportunità più magre, per non dire grandi sfortune. Wiseman, nel suo
libro analizza il “fattore fortuna” sotto tanti aspetti che portano unicamente ad un’unica
conclusione: la persona fortunata è più in grado della sfortunata di mantenere un atteggiamento
positivo e fiducioso anche di fronte a situazioni non ottimali. Wiseman sostiene che “essere nel
posto giusto al momento giusto significa, in realtà, essere nel giusto stato d’animo”. Secondo le
ricerche di Wiseman “i fortunati e gli sfortunati guardano il mondo in maniera molto diversa. I
primi credono che il futuro sarà roseo e luminoso, i secondi che sarà nero e triste”.7
Lo stato d’animo che in base ai test di Wiseman dovrebbe renderci più proni a cogliere le
opportunità e le occasioni positive della vita è però fortemente ostacolato nel caso di una relazione
con una persona demotivante. Questa infatti tende a passarci unicamente le notizie negative, a
farci porre l’attenzione sui nostri limiti e sui limiti delle persone che ci stanno intorno, a far sì che
noi si perda sicurezza in noi stessi e, gradualmente, ci pone in stati d’animo completamente
inadatti a cogliere le opportunità positive del vivere.
Un ottimo test per valutare se una persona sia o meno demotivante consiste nel vedere come
stanno le persone dopo un po’ che hanno cominciato a far parte della sua orbita. Sono migliorate?
Sono più ottimiste, positive, sicure di se stesse e vincenti? Oppure sono meno certe di se stesse,
più tese, agitate, ansiose o sono un po’ meno vincenti? Si troverà che le persone che hanno un
rapporto costante con una o più persone demotivanti, hanno molte più difficoltà degli altri ad
avere successo. Anzi si potrebbe proprio dire che uno degli indicatori primari che ci permette di
riconoscere il carattere demotivante di una persona demotivante siano le condizioni delle persone
che la circondano.
Un mio amico è sposato con una ragazza tossicodipendente. Sua moglie, seppur abbia frequentato
diverse comunità di recupero, di tanto in tanto ha delle ricadute (già questo potrebbe farla
qualificare come persona demotivante o come persona collegata ad una persona demotivante.
Infatti sta mettendo in atto la quarta caratteristica di tale personalità: non si mette in discussione).
Ma se osserviamo con maggiore attenzione, più vicino a lei troviamo altre situazioni anomale. Suo
fratello ha seri problemi mentali. Ogni tanto infatti deve essere portato “alla neuro” perché dà fuori
di matto. Il padre che era un piccolo imprenditore di successo, con il passare degli anni ha perso
spunto ed ha cominciato ad avere problemi al punto che oggi spesso abusa di sostanze alcoliche.
Uno potrebbe definire questa famiglia, una famiglia “sfortunata”. No, è una famiglia che ha al suo
interno una persona demotivante.
La persona demotivante infatti è come uno di quei pini maestosi che tolgono tutta la luce agli
alberi che gli crescono vicino, al punto che questi sono deboli e rachitici. Loro (le persone
demotivanti) personalmente potrebbero anche avere grande successo, ma è nelle persone vicino a
loro che trovi il miglior indicatore del loro essere o meno demotivanti. Esiste un test fantastico per
verificare la qualità di una persona con la quale stai per associarti ed è quello di VEDERE COME
STANNO LE PERSONE CHE LE STANNO INTORNO O CHE LA FREQUENTANO. Sono persone felici?
Sono motivate? Dopo che hanno iniziato a frequentarla, la loro vita migliora? Vanno meglio
economicamente, professionalmente, a livello di soddisfazione personale oppure dopo che si sono
associate con lei, la loro vita sembra peggiorare?
Intorno alla persona demotivante troviamo persone che hanno un sacco di problemi, persone
incerte, soggette a costanti alti e bassi, persone che fanno errori stupidi, persone agitate o
preoccupate. A prima vista un osservatore poco attento potrebbe guardare con occhio critico tali
persone addossando loro le colpe di tali comportamenti, ma a un osservatore più attento non
sfuggirebbe quanto la persona demotivante agisca da catalizzatore per le lacune delle persone che
la circondano. Attenzione: non sto dicendo che la moglie tossicodipendente del mio amico in realtà
non ha colpe per il suo problema con le droghe. Sicuramente questo problema le deriva da una
serie di lacune personali (mancanza di obiettivi, poco orgoglio, insicurezza personale, ecc), ma IL
CONTATTO CON LA PERSONA DEMOTIVANTE FA SÌ CHE LE LACUNE DI CUI OGNUNO DI NOI È
DOTATO PRECIPITINO A TAL PUNTO CHE SI MANIFESTANO NELLA LORO PIENEZZA NEGATIVA.
Nel caso della moglie del mio amico, osservando attentamente la sua famiglia si trova una persona
che apparentemente non ha alcun problema: la madre. Parlando con quest’ultima ci si sente
raccontare tutte le difficoltà che ha dovuto superare, tutto quello che ha fatto per i figli, per il
marito, ecc. A prima vista verrebbe quasi da dire: “povera donna, cosa le hanno fatto passare…”.
Osservando meglio i suoi comportamenti però ci si rende conto che lei è davvero una persona che
evidenzia e massimizza il negativo, che critica tutto e tutti, che sin da bambini ha evidenziato le
lacune dei figli e del marito. Non sto dicendo che lei sia l’unica responsabile dei loro sbagli. Sto
solamente dicendo che, fosse venuto a mancare il catalizzatore negativo delle loro lacune, forse,
anzi sicuramente, la loro vita non sarebbe stata poi così disastrosa.
Mentre spiegavo la caratteristica numero due della persona demotivante ho citato il caso di Maria
che aveva un capo che evidenziava unicamente i suoi lati negativi. E’ interessante osservare come
stanno le persone che frequentano regolarmente questo stesso capo. I due predecessori di Maria
hanno avuto a loro volta un esaurimento nervoso, gli altri collaboratori esistenti di questo capo
sono persone incerte, impaurite che non riescono a sfondare nella loro carriera professionale. E la
moglie di questo capo è a sua volta una persona timida ed incerta. La psicologia classica ha
spiegato situazioni come quelle del capo di Maria sostenendo che questo tipo di persone cerca di
avere intorno a sé persone deboli. La spiegazione è in ogni modo più sottile: questa persona lavora
(anche senza rendersene conto) per rendere deboli le persone che la circondano. Prova ne è
anche il fatto che Maria, dopo aver cambiato azienda e capo, ha avuto un grande successo e ha
perso anche tutte quelle lacune che il suo capo le addossava.
Rendiamoci dunque conto che ogni qualvolta nella quale incontriamo qualcuno che ha grandi
difficoltà o sembra vivere una vita piena di rovesci e sorti alterne o nella quale la persona non
sembra proprio di riuscire a sfondare, intorno a lui ci sono delle persone demotivanti.
Potrebbe addirittura manifestarsi un fenomeno nel quale la persona collegata a una persona
demotivante sia alterna nei rendimenti o nei risultati. Nei momenti in cui è lontana dalla persona
demotivante sta bene, è carica e ha una grande fiducia in se stessa. Dopo che riprende i contatti
con la persona demotivante in realtà ritorna a dare il peggio di sé. Non voglio cadere nell’eccessiva
semplificazione, ma per esempio, almeno una parte del problema del consumo di droghe potrebbe
essere spiegato con il contatto con una persona demotivante. Non è un caso che all’interno di una
comunità nella quale attorno a sé ha persone che gli infondono fiducia e lo stimolano
positivamente, il tossicodipendente, sembri in grado di dare il meglio di sé, ma non appena reinserito nell’ambiente dal quale proveniva (e nel quale c’erano anche delle persone demotivanti)
questi abbia delle ricadute. Ma senza cercare di risolvere le grandi piaghe della società come quella
della droga, il fatto di riconoscere che esistono persone con caratteristiche che possono agire da
catalizzatore per le nostre lacune è molto importante se vogliamo avere successo o anche solo
condurre una vita felice e appagante.
CONSIGLI: 1) Impara a giudicare una persona non dal suo successo personale, ma dal successo
delle persone che le stanno intorno. Come vanno i suoi collaboratori, i suoi amici, i suoi famigliari?
Hanno maggior successo dopo che sono entrati nella sua orbita? 2) Quando incontri qualcuno la
cui vita sembra proprio non volerne sapere di andar bene, sappi che molto probabilmente vicino a
quella persona troverai delle persone demotivanti in azione.
TENERE IN FUNZIONE L’ANTI VIRUS
Le cinque caratteristiche principali della persona demotivante:
a) Generalizza il negativo
b) Più che altro ti dà notizie negative o preoccupanti o parla delle tue lacune e tuoi difetti
c) Quando riporta un avvenimento o una notizia comunica solo la parte negativa e tralascia la
parte positiva
d) Non si mette in discussione e se anche sembra farlo, all’atto pratico non migliora la sua
condotta
e) Quando iniziamo a frequentarla la nostra vita “inspiegabilmente” inizia a diventare più
complessa.
Ho trovato di grande utilità tenere sempre in funzione una sorta di anti virus. Non che si debba
vivere con “la paranoia” della persona demotivante, però vista l’influenza negativa che queste
persone possono avere per la vita di chi le circonda è importante rendersi conto quando abbiamo a
che fare con una di esse. Se senti qualcuno generalizzare il negativo o se vedi qualcuno che più di
una volta evidenzia le tue lacune, casomai non è niente di grave, ma facci comunque un po’ di
attenzione, quella potrebbe essere una persona che ha caratteristiche demotivanti. Osservala un
po’ più a fondo: la condotta è solo passeggera oppure la persona mette in atto regolarmente
anche le altre caratteristiche? Le persone intorno a lei sono vincenti o perdenti? Stanno meglio o
stanno peggio? Ti assicuro che se presterai attenzione alle caratteristiche delle persone
demotivanti, è come se avessi di colpo tolto i sacchetti di sabbia dalla mongolfiera che stai
guidando: ti librerai in volo verso il successo!
LA PERSONA MOTIVANTE
Il fatto di aver avuto a che fare per lungo tempo con una o più persone demotivanti potrebbe
portare la persona che ne subisce l’influenza ad “abituarsi” al comportamento della persona
demotivante al punto che questo le sembra quasi essere “normale”.
Questo fenomeno dell’abituarsi ai comportamenti e modi di fare delle persone che ci stanno
intorno avviene tutti i giorni. Se un po’ alla volta, in modo impercettibile, io ora cominciassi a
ridurre la luminosità della stanza in cui sei, tu, in modo automatico, saresti portato a fissare con
via via maggiore attenzione le pagine di questo libro pur di continuare a leggere. Il fatto che la
luce venga ridotta un po’ alla volta e non in modo brusco fa sì che i tuoi occhi si abituino
all’oscurità che via via si viene a creare. Si potrebbe arrivare addirittura fino al punto in cui la luce
nella stanza è ormai così fioca che davvero sei quasi nell’oscurità, ma ciononostante continui a
leggere. Ti sei abituato alla mancanza di luce e non ci fai nemmeno caso. E’ solamente quando
entra qualcun altro nella stanza e te lo fa notare che ti accorgi che stai quasi leggendo al buio.
Avviene allo stesso modo per quel che riguarda il comportamento che la persona demotivante ha
nei nostri confronti. All’inizio qualche suo modo di fare potrebbe apparirci non appropriato, ma un
po’ alla volta ci abituiamo. Iniziamo a pensare che sia “normale” che qualcuno comunichi con noi
sempre al negativo, noi stessi cominciamo a giustificare il suo comportamento. Iniziamo a pensare
che sia “normale” che qualcuno più che altro evidenzi le nostre lacune piuttosto che i nostri lati
positivi, anzi iniziamo noi stessi a pensare che forse, tutto sommato, ha ragione, iniziamo a
sviluppare e nutrire pensieri auto limitanti: “forse io non sono all’altezza di…” oppure “ma, casomai
ha ragione, non è che io stia andando poi così bene…”, ecc, ecc.
Per rompere questa abitudine dobbiamo conoscere anche il comportamento dell’estremo opposto
dello spettro: la persona motivante. Comprendendo la psicologia ed i modi di fare della persona
motivante, i comportamenti demotivanti che vengono esercitati nei nostri confronti risalteranno
ancor più chiaramente. Sarà come se di colpo qualcuno accendesse la luce nella stanza semi-buia:
ci renderemo conto della grande differenza che esiste tra le persone che ci possono davvero
aiutare e le persone che invece ci creano la maggior parte dei problemi.
Se in base alla teoria di Pareto circa il 20% della popolazione ha tendenze demotivanti, allo stesso
modo potremmo dire che c’è un altro 20% opposto che ha tendenze motivanti e aiuta
grandemente le persone intorno a sé. Spesso l’incontro con una persona motivante costituisce per
qualcuno una grande fortuna, il punto di svolta che da lì in poi lo lancia verso un’esistenza
migliore.
Tutti noi nel passato abbiamo avuto modo di conoscere anche persone molto motivanti, che ci
hanno aiutato a credere in noi stessi, a sviluppare i nostri punti di forza, a superare alcune nostre
lacune, che hanno avuto fiducia in noi quando altri non ne avevano. Secondo l’Harvard Business
Review “sono ben poche le persone di successo che si sono fatte da sole. In genere queste
persone hanno potuto contare su un parente o su un capo – un mentore8 – che le ha aiutate a
sfruttare al meglio le lezioni della vita e ne ha guidato lo sviluppo professionale”. Uno studio
condotto da Linda Hill, pubblicato nell’articolo Becoming a Manager fa emergere che la metà dei
dirigenti di successo, deve almeno una parte del successo ottenuto al mentoring ricevuto dai capi.9
Circondati dalle persone demotivanti, a volte ci dimentichiamo che le persone motivanti esistono, ci
abituiamo lentamente al grigiore che inizia a prendere piede nelle nostre vite e iniziamo a pensare
che non esistano persone positive o noi stessi iniziamo a generalizzare vedendo tutti quelli che ci
circondano come dei negativi.
In realtà l’incontro con una persona motivante può fare un enorme differenza per la nostra
esistenza. Nel secondo capitolo del libro accennavo alle mie peripezie in Svizzera mentre avevo a
che fare con la responsabile marketing della società di consulenza che esaltava le mie lacune. Chi
mi aiutò a superare quella situazione fu una persona motivante, Daniela, una vecchia amica con la
quale avevo tagliato i rapporti. Nel periodo che la frequentai, Daniela seppe infondermi entusiasmo
e fiducia, a più riprese mi disse che non capiva come mai io non intendessi mettermi in proprio ed
aprire la mia azienda. Mi convinse a tal punto che decisi di seguire i suoi consigli. Se oggi scrivo dei
libri e faccio con successo questo lavoro, una parte del merito lo devo anche a lei.
Davide, il responsabile marketing della mia azienda, è un’altra persona motivante che alcuni anni
fa entrò a far parte della mia vita. Il suo arrivo in azienda coincise con un periodo aziendale dove
le cose non andavano poi bene con noi manager che cercavamo qualcuno che ci aiutasse
traghettandoci al di fuori delle difficoltà. L’arrivo di Davide diede inizio ad un periodo di forte
espansione dell’azienda che durò per diversi anni. In quel periodo di tempo, grazie ai continui
sproni e apprezzamenti positivi da parte di Davide, ognuno di noi seppe crescere tantissimo
migliorando notevolmente non solo nelle performance, ma anche nella fiducia in se stesso.
LA PIÙ GRANDE DIFFERENZA TRA LA PERSONA MOTIVANTE E LA PERSONA DEMOTIVANTE
Se la persona demotivante, agendo come una goccia d’acqua che alla lunga buca anche la roccia,
crea nelle persone che le stanno attorno condizioni inadatte per la crescita, vale a dire un
ambiente insicuro, ansia, tensione, preoccupazione, incertezza riguardo alle proprie capacità, la
persona motivante agisce esattamente al contrario: crea e mantiene attorno a sé un ambiente
adatto a far emergere e sviluppare il potenziale individuale delle persone che la circondano.
Di conseguenza quando deve riportare delle notizie negative, non le generalizza. A volte anche lei
potrebbe usare generalizzazioni, ma non quando deve comunicare dei fatti di natura allarmante o
che potrebbero preoccupare chi le sta attorno.
Limita al minimo e, a meno che non siano fondamentali, non ritrasmette le cattive notizie. E’ più
interessata a trasmettere le notizie positive, le vittorie, i progressi di modo da infondere fiducia e
sicurezza nelle altre persone.
E’ prodiga di apprezzamenti e di elogi per le persone che le stanno intorno. Mentre la persona
demotivante è pronta a farci notare quasi ogni nostro minimo errore o manchevolezza al punto che
certe volte ci chiediamo se non abbia una sorta di “radar” che funziona solo per i nostri difetti e
non per le cose che facciamo bene, avendo a che fare con la persona motivante raramente
succederà che noi si faccia qualcosa di ben fatto e che lei non ce lo faccia notare.
La persona motivante è una persona che si mette in discussione e che corregge la sua condotta
quando gli altri le fanno notare qualcosa che fa che non va bene. Questo non vuol dire che è una
persona insicura o sprovveduta, alla mercé di chiunque le muova qualche critica. La più grande
differenza tra la persona motivante e quella demotivante è che la prima sinceramente non vuole
fare delle cose che mettono gli altri a disagio o che li facciano sentire meno capaci, meno benvoluti
o meno sicuri. Di conseguenza anche se difende le sue idee, con la persona motivante è possibile
ragionare per far sì che questa migliori la sua condotta ed il suo comportamento. In quanto essere
umano, pure lei potrebbe fare degli errori, ma a differenza della persona demotivante che guarda
con sospetto chiunque cerchi di muoverle delle critiche, la persona motivante, anche se potrebbe
inorgoglirsi per il fatto di essere stata colta in fallo, il giorno dopo inizierà a comportarsi in modo
differente, a cercare di modificare la sua condotta così che sia più appropriata.
Vediamo l’esempio estremo del comportamento della persona demotivante nei dittatori degli stati
totalitari (e, dispiace dirlo, perfino in alcuni “manager plenipotenziari”): ogni dissenso con la
politica del dittatore è guardato con sospetto, ogni critico viene visto come un cospiratore o un
individuo che non vuole il bene del paese. Queste persone provano oramai così tanta diffidenza e
sfiducia nei confronti delle altre persone che non possono accettare il benché minimo consiglio che
vada in contraddizione con quanto loro stanno pensando. E’ per questa ragione che la persona
demotivante non corregge la sua condotta: si è talmente negativizzata che per lei ogni altra
persona viene vista come un pericolo, un potenziale nemico, qualcuno che potrebbe approfittarsi di
lei e di conseguenza non è in grado di accettare i consigli di nessuno. Ma soprattutto è guardando
chi sta attorno alla persona motivante che notiamo la più grande differenza tra lei e il suo opposto:
le persone che circondano la persona motivante stanno bene, sono felici, hanno il morale alto, via
via superano le proprie insicurezze e migliorano sia nel lavoro che nella vita personale. Intorno alla
persona motivante troviamo numerosi vincenti, mentre vicino alla persona demotivante troviamo
tanti perdenti o individui che pur applicandosi in grandi sforzi personali, alla fine non riescono
quasi mai ad emergere.
Mentre la persona demotivante, pur accampando tutta una serie di scuse e di giustificazioni per le
sue azioni, ti fa sentire agitato, preoccupato, meno fiducioso in te stesso, la persona demotivante
semplicemente ti fa stare bene. Questo non vuol dire che tollera tutto quello che fai o che cede di
fronte a ogni tua richiesta. Conosco persone motivanti che se necessario urlano, che parlano in
modo deciso, che ti dicono le cose senza peli sulla lingua, ma E’ IL RISULTATO FINALE CHE E’
DIVERSO.
Prendi Muccioli, il fondatore di San Patrignano. Casomai non era la persona più malleabile del
mondo. Ma quanti ragazzi ha salvato dalla droga? Quante persone dopo essere entrate nell’orbita
di Muccioli stanno meglio, sono più felici e vivono una vita più sana?
E’ il RISULTATO che conta, non le intenzioni. Come stanno le persone che la circondano? Come
dice un vecchio detto del management “impara a giudicare un albero dai frutti che produce e non
dalle sue relazioni pubbliche”. In altre parole impara a guardare oltre la cortina di propaganda che
un individuo o un’azienda trasferiscono, guarda le persone che gli sono vicino? Sono più floride,
più felici, maggiormente motivate o serene, o no?
IDENTIFICARE LA DIFFERENZA NEI COMPORTAMENTI DELLA PERSONA MOTIVANTE E
DEMOTIVANTE
I seguenti esercizi ti aiuteranno a comprendere ancor meglio qual è la differenza tra il
comportamento della persona motivante e della persona demotivante e le loro conseguenze sulle
persone che le circondano.
GENERALIZZAZIONE DEL NEGATIVO
Leggi il seguente esempio di comportamento della persona motivante e, tenendo conto della prima
caratteristica della persona demotivante (generalizzare il negativo) stabilisci come una persona
demotivante si comporterebbe nella stessa situazione:
Marco è una persona motivante che fa l’agente di commercio. Un suo cliente si lamenta perché
l’azienda ultimamente ha consegnato in ritardo alcune forniture. Quando torna in azienda va dal
direttore vendite e dice quanto segue:
“Il cliente X ha ricevuto la merce in ritardo. Come possiamo fare per far sì che questa gli venga
consegnata in tempo? C’è bisogno che io faccia arrivare gli ordini prima?” e poi si assicura che
effettivamente la prossima fornitura venga consegnata in tempo.
Alla riunione agenti, incontra un collega venditore che gli chiede come vada. Lui gli dice che le
cose vanno bene.
Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona
demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione del suo
capo e del suo collega venditore?
Risposta:
Al suo ritorno in azienda potrebbe dire al suo direttore vendite qualcosa del tipo: “i clienti si
lamentano delle consegne”. Questo potrebbe causare tensione al direttore vendite che, ignaro del
fatto che un solo cliente ha questo problema, pensa di avere un problema generalizzato. Potrebbe
anche portarlo a litigare con le persone in produzione. Inoltre, se Marco fosse una persona
demotivante, nel corso della riunione agenti, alla domanda del suo collega agente che gli chiedeva
come andasse, avrebbe risposto qualcosa del tipo: “Non bene, guarda. Ma pensa te se mi tocca
andare dai clienti e sentirmi dire che non hanno consegnato la merce” creando quindi
demotivazione e incertezza nel collega e, nei casi più estremi, anche disaffezione.
COMUNICARE PIÙ CHE ALTRO CATTIVE NOTIZIE O OSSERVAZIONI CRITICHE
Leggi il seguente esempio di comportamento della persona motivante e, tenendo conto della
seconda caratteristica della persona demotivante (più che altro le sue comunicazioni sono negative
o fa osservazioni critiche) stabilisci come una persona demotivante si comporterebbe nella stessa
situazione:
Marco è una persona motivante che fa il responsabile delle vendite. Un suo collaboratore, Piero, fa
tre clienti nuovi, però uno di questi ad una verifica successiva fatta dall’amministrazione risulta
essere un cattivo pagatore e quindi l’amministrazione fa presente la situazione a Marco.
Marco si complimenta vivamente con Piero per i due clienti nuovi fatti, lo elogia e riconosce i passi
in avanti che Piero ha fatto nello sviluppo di nuova clientela. Poi spiega a Piero che per l’azienda
non è possibile servire il terzo cliente a causa dei suoi problemi finanziari. Spiega a Piero come fare
in futuro a rendersi conto dell’insolvibilità di un cliente e, fatto ciò, torna a complimentarsi con
Piero per l’ottimo lavoro svolto.
Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona
demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui
risultati ottenuti da Piero?
Risposta:
Marco andrebbe da Piero e con una certa decisione, o comunque in modo negativo, e gli farebbe
presente qualcosa del tipo “E’ inutile che fai clienti nuovi se sono dei cattivi pagatori!” oppure gli
farebbe notare in modo critico “va che questo cliente che hai fatto non paga”, senza menzionare in
modo il fatto che Piero ha fatto anche altri due clienti nuovi.
Il risultato finale è che Piero uscirebbe da quell’incontro demotivato e quasi sicuramente ridurrebbe
la sua spinta a fare clienti nuovi.
“Un amico è tante cose, ma chi ti critica di sicuro non è nessuna di esse” – Bern Williams
QUANDO RITRASMETTE LE COMUNICAZIONI FERMA LA PARTE POSITIVA E FA PROSEGUIRE
UNICAMENTE LA NEGATIVA, SPESSO ESAGERATA MENTRE LA PERSONA MOTIVANTE FA IL
CONTRARIO AL FINE DI NON CREARE TURBAMENTI
Marco è una persona motivante che fa il responsabile amministrativo. Il suo capo, il direttore
generale, gli comunica che non è soddisfatto dell’operato di Marta, la nuova centralinista
dell’azienda, in quanto ultimamente ci sta mettendo un po’ a rispondere al telefono e questo è un
indice di scarsa professionalità. Mentre dice queste cose il Direttore Generale, già sovraccarico a
causa di tanti problemi che deve affrontare, si altera.
Marco va da Marta e, pur analizzando con lei il tempo di risposta al telefono e concordando in
modo fermo le azioni che dovrà fare per correggere questo punto, non menziona l’arrabbiatura del
Direttore Generale di modo da non preoccupare eccessivamente Marta (le persone preoccupate o
agitate tendono a fare più errori). Poi si congratula anche con Marta per quello che sta facendo
bene nel suo lavoro e le esprime nuovamente tutta la fiducia dell’azienda.
Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona
demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui
risultati ottenuti da Marta?
Risposta:
Marco andrebbe da Marta e le direbbe che il suo capo è alterato perché lei non risponde bene al
telefono e che la cosa è preoccupante. Direbbe a Marta di fare molta attenzione perché nel caso in
cui facesse un altro errore, ci potrebbero essere delle conseguenze gravi. Ora Marta torna al suo
lavoro agitata e preoccupata, è introversa, pensa di avere un problema grave con il suo direttore
generale e, sicuramente, in quello stato d’animo è ancora più portata a fare degli errori.
LA PERSONA DEMOTIVANTE NON SI METTE IN DISCUSSIONE ED HA MOLTE DIFFICOLTA’ A
MIGLIORARSI
Marco è una persona motivante che fa il disegnatore. Un suo collega, Domenico, gli fa notare che
ultimamente lui e un collega stanno avendo problemi in produzione perché i pezzi da produrre
sono disegnati in modo scorretto.
Marco, seppur dispiaciuto, analizza il problema con Domenico, trova il suo errore e i disegni
successivi sono di qualità migliore.
Come si comporterebbe Marco, nella stessa situazione, nel caso in cui fosse una persona
demotivante? E quali sarebbero le conseguenze delle sue azioni sul livello di motivazione e sui
risultati ottenuti da Domenico?
Risposta:
Abbiamo riscontrato che la persona demotivante, in una situazione del genere, mette in campo
una serie diversa di comportamenti:
a) Potrebbe prendersela molto per la critica, sostenendo qualcosa del tipo “ce l’avete tutti con
me, lo fate apposta”. Domenico dovrebbe insistere molto per persuadere Marco che alla
fine risponderebbe in modo esitante qualcosa del tipo “va beh, dai vedo che cosa posso
fare”, per poi non modificare di molto la sua condotta.
b) Potrebbe giustificare il suo comportamento addossando la colpa a qualcun altro per esempio
“ma è il commerciale che mi dà le commesse in ritardo e quindi come posso fare io a …”,
oppure potrebbe sostenere che “la direzione non lo paga a sufficienza e lui non può
permettersi di fare sempre ore in più degli altri”, o altre scuse, più o meno credibili, per
giustificare il suo comportamento non ottimale. Ma ognuna di queste scuse avrà un minimo
comun denominatore: sono tutti problemi irrisolvibili, cioè Domenico se ne andrà via
demotivato e con l’idea che fare qualcosa al riguardo sarà molto difficile.
c) Potrebbe criticare Domenico e dirgli che in realtà sono loro in produzione che non sanno
montare bene i pezzi e portare ad esempio dei difetti reali dell’area produzione (ma che alla
fine di tutto non c’entrano con il fatto che i pezzi sono stati disegnati male), oppure
potrebbe criticare Domenico e la produzione evidenziando tutte le lacune che questi hanno
nei suoi confronti.
d) Potrebbe dire che sì guarderà alla cosa e cercherà di migliorarla per poi disegnare qualche
pezzo fatto bene e quindi ritornare a fare gli stessi errori.
Il minimo comun denominatore di tutti i comportamenti di cui sopra sarà che Marco non si metterà
in discussione e LA SUA CONDOTTA NON CAMBIERÀ. Domenico perderà motivazione e tenderà a
rassegnarsi al comportamento di Marco che dopo un po’ di tempo potrebbe addirittura risultargli
normale.
INTORNO ALLA PERSONA DEMOTIVANTE ABBIAMO PERSONE IN DIFFICOLTA’ O CHE SONO
PERDENTI. VICINO ALLA PERSONA MOTIVANTE ABBIAMO PERSONE CHE STANNO BENE,
MIGLIORANO E TENDONO A DIVENTARE DEI VINCENTI NELLA VITA
Marco è una persona motivante che è direttore di un supermercato. Le vendite del supermercato
sono in crescita, le persone vengono pagate bene e sono di buon umore. Quasi tutti i suoi
responsabili di reparto sono cresciuti molto lavorando nell’azienda, molti di loro hanno cominciato
come semplici magazzinieri per poi arrivare a svolgere compiti di maggiore responsabilità. Sono
unanimi nell’attribuire all’aiuto e ai consigli di Marco la propria crescita non solo come responsabili,
ma anche come persone. Quando Marco gira per il supermercato le persone sono contente di
vederlo e spesso ridono e scherzano e fanno battute con lui. Sanno che si possono fidare di Marco
e che Marco, innanzi tutto non è un capo, ma è una persona che si prende cura di loro e le fa
vincere nella vita.
Si può notare come una persona che va a lavorare in quel supermercato, per il semplice fatto di
essere esposta alla positività di Marco, dopo un po’ di tempo comincia a migliorare come
collaboratore e anche come persona.
Come sarebbe la situazione delle persone nel supermercato nel caso in cui Marco fosse una
persona demotivante?
Risposta:
Le persone alle dipendenze di Marco sono agitate ed ansiose. Sanno che potrebbero fare qualcosa
che Marco non approva e questo le porterebbe inevitabilmente ad essere riprese. Il clima è teso,
c’è un certo turnover di personale e o malcontento oppure rassegnazione da parte dei
collaboratori. Non esistono piani di incentivi oppure le persone non hanno idea di come fare per
guadagnare di più. Le persone cui vengono assegnati ruoli di responsabilità dopo un po’ sono così
sovraccariche e tese che tendono a scoppiare. Quando Marco gira per il supermercato i suoi
collaboratori si sentono insicuri perché sanno che in ogni momento Marco potrebbe riprenderli per
qualcosa che non fanno bene. Le persone, pur non esprimendo apertamente il loro malcontento,
considerano Marco qualcuno a cui gli tocca di far riferimento, ma sicuramente non si sentono
protette o sicure alle sue dipendenze. Molte delle persone sono stressate, agitate e hanno anche
problemi nella loro vita personale.
Spesso i collaboratori del supermercato non sono proprio contenti di vedere Marco.
SOMMARIO
I compagni che scegli, nella maggior parte dei casi, contribuiscono a determinare il tuo destino.
Associandoti con persone demotivanti, sospettose, orientate a vedere il negativo, un po’ alla volta
troverai che la tua vita comincerà a complicarsi, inizierai a sperimentare agitazione, tensione,
ristrettezza piuttosto che allegria, fiducia ed abbondanza. I tuoi progetti, seppur giusti e seppur
potenzialmente vincenti cominceranno a richiedere sempre più sforzo e si impantaneranno per le
ragioni più strane.
Ma quel che è peggio è che i comportamenti nocivi della persona demotivante, così come i loro
effetti negativi per la tua fiducia in te stesso e per la tua auto motivazione un po’ alla volta
cominceranno a sembrarti “normali”, svilupperai una sorta di abitudine così come il lettore
descritto all’inizio di questo capitolo che continuava a leggere con la luce che progressivamente si
abbassava. Se la persona demotivante alla quale sei legato è nel lavoro, inizierai a pensare che il
lavoro è difficile, che forse i sogni che hai stabilito all’inizio della tua carriera erano troppo
baldanzosi, che dovresti accontentarti di obiettivi più limitati, che forse le soddisfazioni più
importanti del vivere sono da cogliere al di fuori della sfera professionale. Se la persona
demotivante a cui sei legato è nell’ambito familiare, inizierai a soffrire quel rapporto, a sentirti
frustrato, solo e privato delle componenti affettive più importanti. Ma quel che è peggio è che tutto
ciò dopo un po’ di tempo TI SEMBRERA’ NORMALE.
Quanto deve sembrare brutta o difficile la vita vista con gli occhi di chi si è ormai abituato ai
comportamenti negativi della persona demotivante.
ESERCIZIO
Passa in rassegna le caratteristiche della persona demotivante e identifica se ci sono delle persone
demotivanti con le quali sei in relazione. Come ti senti dopo che hai a che fare con loro?
NOME COME MI SENTO DOPO CHE HO A CHE FARE CON LEI
1)
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2)
________________________________________________________________________________
3)
________________________________________________________________________________
4)
________________________________________________________________________________
5)
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COME SI DIVENTA PERSONE DEMOTIVANTI
“L’individuo corrotto è naturalmente sospettoso e l’individuo che diventa sospettoso presto diverrà
a sua volta corrotto”. – Samuel Johnson
Vista l’importanza che stiamo dando ai comportamenti di questa persona è interessante
comprendere un po’ meglio quali sono i meccanismi che fanno sì che un individuo, un po’ alla
volta, si trasformi in una persona demotivante cronica.
Comprendendoli saremo anche in grado di capire quando una persona da noi identificata come
“demotivante” possa essere aiutata e i suoi atteggiamenti migliorati o quando il suo
comportamento sarà cronicizzato a tal punto da rendere quasi impossibile l’aiuto da una fonte
esterna non specializzata. Non ultimo, ritengo che i dati in questo capitolo siano utili anche per
farci comprendere quando alcuni nostri comportamenti o atteggiamenti superino il limite, cioè ci
pongano nel gruppo delle persone che demotivano gli altri, una situazione questa che sono sicuro
ognuno di noi vorrà evitare.
Nel secondo capitolo abbiamo parlato dell’esistenza di una sorta di “catena di Sant’Antonio delle
persone demotivanti”. Esiste la persona demotivante di “primo livello”, vale a dire la persona il cui
comportamento negativo si è ormai cronicizzato a tal punto che ella è ormai al di là dell’essere
aiutata: vede i suoi simili con così tanta sfiducia e sospetto che anche i consigli e l’aiuto fornitole
da una fonte esterna verrebbero da lei interpretati come una sorta di “ci deve essere sotto
qualcosa”: è questo il meccanismo che fa sì che la persona difficilmente si metta in discussione.
Sempre nel secondo capitolo abbiamo spiegato che esiste anche una persona demotivante “di
secondo livello”, vale a dire una persona che, essendo in contatto con un’ altra persona
demotivante, a furia di ricevere negatività inizia essa stessa a essere svuotata di quell’energia
positiva che serve per trasmettere fiducia e positività alle altre persone e di conseguenza inizia ad
agire a sua volta con i comportamenti della persona demotivante.
La persona demotivante di “secondo” o di “terzo” livello può essere aiutata se la si porta a
comprendere i concetti contenuti in questo libro e la si aiuta ad identificare le persone demotivanti
con le quali è in relazione così che la “sua dote di positività” che ancora non è stata consumata
dalla relazione o relazioni demotivanti, possa essere salvaguardata e, quando possibile, migliorata.
Nel caso in cui invece la relazione con la persona demotivante continui, presto o tardi la dote di
positività della persona demotivante acuta (vale a dire la persona demotivante di secondo livello) si
consumerà totalmente e accadrà che i suoi comportamenti demotivanti inizieranno a cronicizzarsi
con il risultato che anche questa persona, non intervenendo per tempo, sarà al di là di un possibile
facile recupero. Abbiamo infatti detto che il meccanismo che porta una persona a diventare
demotivante è la perdita graduale della sua energia positiva. Per dirla usando i termini di Goleman
(il celebre autore della ricerca relativa all’IQ emozionale), la persona collegata con la persona
demotivante un po’ alla volta sperimenta un peggioramento del suo IQ emozionale. Una continua
depressione di questo IQ emozionale può arrivare all’estremo nel quale la vittima diventa a sua
volta carnefice: avendo esaurito la sua dote di positività a causa dei fallimenti e della tensione
causatele dalla persona demotivante con cui è in contatto, l’individuo diventa a sua volta una
persona demotivante per le persone che lo circondano.
La linea di confine è la fiducia che si ha nelle altre persone.
LA PERSONA DEMOTIVANTE CRONICA
Fermo restando che quello che ci potrebbe rendere persone demotivanti è il peggioramento
graduale della dote di positività con la quale affrontiamo la vita e le altre persone, la persona
demotivante cronica ha un atteggiamento ricorrente nei suoi comportamenti e nelle valutazioni che
fa delle altre persone: la sfiducia e il sospetto. Come ben reso dalla citazione all’inizio di questo
capitolo, il sospetto, la diffidenza e la mancanza di fiducia costituiscono delle sensazioni da
maneggiare con estrema cautela. Anche quando sono giustificate da situazioni oggettive, esse in
realtà per l’animo umano sono come dei germi. Se non controllate, se non trattate con estrema
cautela, scatenano malattie devastanti: la totale corruzione della nostra positività e fiducia nelle
altre persone. Questa malattia è molto peggiore di qualunque causa oggettiva possa averla mai
determinata, come dimostra il caso qui di seguito.
Mario è un piccolo imprenditore che ha costruito dal niente la sua azienda nel settore dei servizi. Il
suo atteggiamento nei confronti dei collaboratori era aperto, schietto e costruttivo. Voleva il loro
successo e come tale spesso e volentieri era ben disposto a insegnare a quelli più meritevoli “i
segreti del mestiere”. Questo portò la sua azienda a crescere fino al punto in cui accadde un
evento che rappresentò per Mario un colpo terribile: uno dei suoi collaboratori migliori, che
nonostante le capacità individuali era una persona demotivante, dopo aver imparato i segreti del
mestiere, si sganciò dall’azienda in malo modo assieme ad altri due dipendenti e costituì
un’azienda concorrente che portò via clienti, know how e addirittura alcuni degli agenti.
Questo per Mario, che non conosceva i comportamenti e le caratteristiche della persona
demotivante, fu un colpo talmente forte da fargli cambiare totalmente atteggiamento nei confronti
dei suoi uomini. Mario iniziò a diventare sospettoso, iniziò a far firmare patti di non concorrenza ai
suoi collaboratori, iniziò a limitare la formazione che teneva in azienda: d’altro canto se avesse
insegnato ai suoi uomini i segreti del mestiere questi avrebbero potuto poi usarli contro di lui
diventando suoi concorrenti. Cambiò anche il suo approccio nella motivazione del personale.
Mentre prima tendeva a valorizzare i campioni che aveva in azienda assegnando loro progetti
speciali o facendo loro ulteriori prospettive o comunque elogiandoli pubblicamente, dopo
quell’episodio cominciò a vederli come persone che potevano diventare pericolose: se lui li avesse
promossi troppo all’interno del gruppo, avrebbero potuto creare gruppi scissionisti. Mario aveva
sviluppato, a causa di un effettivo torto subito, una cura per evitare ulteriori torti nel futuro che
era drammaticamente peggiore della malattia che intendeva curare: era diventato una persona
demotivante. Mario divenne sempre più frustrato e agitato, il turnover crebbe, il clima all’interno
dell’azienda cominciò a peggiorare e soprattutto l’azienda smise di crescere.
Per quanto capisco che tu possa aver ricevuto dalla vita o da altre persone i peggiori torti di questo
mondo (e ti assicuro che anch’io ne ho avuti tanti), ricordati che se la tua reazione a questi torti, è
la perdita di fiducia generalizzata, è il sospetto delle altre persone, allora stai sviluppando una cura
per la malattia che è molto peggiore della malattia stessa. E’ come curarsi una ferita facendosi
venire la cancrena.
E’ vero, a essere diffidente non si sbaglia mai, a essere diffidente si ricevono raramente delle
fregature, ma a essere diffidenti tutto intorno a noi muore e con questa morte anche noi moriamo
spiritualmente.
Questo è quanto è successo alla persona demotivante di primo livello, la persona demotivante il
cui comportamento si è cronicizzato: in realtà ha il timore di quello che potrebbero causarle le altre
persone. Vive un’ansia o preoccupazione costante. Ha generalizzato a tal punto la batosta negativa
che ha subito nella vita che, senza che nemmeno se lo ricordi più, guarda alla vita tramite
quell’episodio. Ogni persona potrebbe essere qualcuno che le fa sperimentare di nuovo quel dolore
o quella agitazione o quella paura che tale episodio le ha creato. E’ quindi sospettosa, diffidente,
pronta a vedere il negativo in ogni cosa che succede. E’ per questo che è così veloce a notare
quello che non va nelle altre persone: questi difetti potrebbero metterla nei guai, potrebbero
essere indicatori che qualcun altro sta per rimettere in atto gli stessi comportamenti negativi del
passato.
La vuoi sapere una cosa? Il Mario dell’esempio di cui sopra in realtà ero io. Oggi mi rendo conto
che ai tempi ero terrorizzato. Avevo l’idea fissa che quanto mi era successo non doveva più
ripetersi, quindi scrutavo con estrema attenzione le persone con cui avevo a che fare, “passavo ai
raggi x” ogni mio responsabile di area e questo atteggiamento si notava. Ai tempi non me ne
rendevo conto, ma ogni persona con cui lavoravo era diventata un potenziale concorrente,
qualcuno che avrebbe potuto lasciarmi di sasso andandosene e facendomi concorrenza. Facevo
firmare contratti elaborati e con un sacco di clausole (ma che, come ognuno di noi sa bene,
valgono ben poco) e che avevano un unico effetto: tutti i giorni comunicavo ai miei uomini la mia
sfiducia e questa sfiducia un po’ alla volta stava distruggendo l’azienda (non è un caso che quelli
sono stati gli unici due anni in cui il fatturato della mia azienda non è cresciuto, anzi è addirittura
calato), ma cosa ancora peggiore: stava distruggendo me.
La mia storia ci porta a comprendere un ingrediente chiave della sfiducia che prova la persona
demotivante: la persona demotivante, senza che se ne renda conto, sta ancora vivendo un grave
trauma del passato. E’ bloccata in un episodio del passato molto doloroso a livello emotivo e tratta
tutte le persone con cui interagisce come se potenzialmente fossero come quelle che le hanno
causato problemi così gravi nel passato.
I traumi che scatenano questa reazione possono essere molto gravi, immagina per esempio una
giovane donna che nel suo passato abbia subito gravi violenze, ma possono anche essere episodi
non così drammatici ma comunque intensi e soprattutto contraddistinti da un’intensa emozione
negativa. Che dire, per esempio, dell’uomo che, a causa di un tradimento della ragazza che
amava, sviluppa una grande gelosia che da lì in poi lo porta a essere sospettoso, diffidente,
proibitivo in ogni rapporto successivo? Che dire del titolare d’azienda che, avendo preso una
grande fregatura da un socio o da un cliente, da lì in poi diventa il “Sig. Demotivazione del
Personale”? che dire del direttore di banca che dopo che un paio di clienti poco onesti hanno
abusato della sua fiducia portandolo a essere ripreso pesantemente dalla direzione, si tramuta nel
“tormentatore assillante” di qualsiasi cliente che vada fuori fido anche di solo mille lire? Tutte
persone queste che nonostante casomai non se ne rendano nemmeno conto, alla fine vivono
ancora in un episodio del passato e guardano alle persone con cui interagiscono nel presente come
se fossero a loro volta parte di un episodio che ormai si è concluso da molto tempo.
Il trauma è così intenso per la persona che lo ha subito che questa si fissa così tanto su di esso e,
da lì in poi, diventa incapace di differenziare: per lei ogni persona potenzialmente potrebbe
ricreare quella situazione e questa, se guardi bene, è la prima caratteristica della persona
demotivante.
C’è un altro ingrediente in questo “trauma” che è forse la sua componente più importante: la
persona o le persone che causano il trauma sono in realtà persone demotivanti, quasi sicuramente
parte di quella piccola percentuale di persone demotivanti croniche della società. Se si può
ascrivere un difetto alla persona che subisce il trauma è la sua incapacità di valutare correttamente
le persone che la circondano. Infatti è stata la sua incapacità di riconoscere in primo luogo una
persona demotivante che l’ha messa nella situazione in cui subirà un trauma devastante. Ed è la
sua “soluzione approssimativa” di generalizzare da lì in poi, considerando che tutte le persone che
incontra potrebbero potenzialmente essere come quelle che le hanno recato dei danni, che la porta
a perdere completamente la bussola. Le persone demotivanti croniche infatti costituiscono una
piccola percentuale della società. Possono arrivare ad influenzare circa un 20% della popolazione,
casomai anche un 25, ma non vanno al di là di quella cifra. Generalizzando e arrivando a pensare
che tutti sono potenzialmente dannosi o negativi, la persona che ha subito il trauma, si condanna
ad un esistenza di paura e di tensione, che forse o sicuramente, le impedirà di sperimentare di
nuovo la fregatura che ha subito nel passato, ma allo stesso modo la condannerà ad una vita di
ansia, di paura e di agitazione.
A volte questo trauma è un episodio intenso nella vita di qualcuno. Altre volte è un trauma sì meno
intenso, ma talmente prolungato nel tempo, come per esempio in una relazione padre-figlio o
boss-collaboratore, che alla fine di tutto arriva a creare il medesimo effetto per la persona: la
persona perde tutta la sua energia positiva e si auto convince che deve fare molta attenzione per
non rivivere mai più quel terribile episodio.
I tratti salienti della persona demotivante il cui comportamento si è cronicizzato quindi possono
riassumersi nei concetti che seguono:
-Le altre persone rappresentano una minaccia o una potenziale minaccia per la persona
demotivante: una minaccia perché potrebbero comportarsi male nei suoi confronti o, una minaccia,
perché potrebbero metterla nei guai tramite comportamenti non appropriati, o, una minaccia,
perché potrebbero mettersi nei guai causandole dei problemi (pensa a questo proposito ad una
madre eccessivamente apprensiva per il comportamento dei propri figli) e questa sensazione di
minaccia le causa una certa sfiducia, diffidenza o sospetto.
-Le persone demotivanti vivono in un ambiente che non è quello del presente, ma è quello di un
forte trauma del passato. Spesso vedono pericoli e minacce che di fatto non esistono. E’ per
questo che tendono a essere eccessivamente sospettose ed è per questo che spesso o volentieri
vedono “nero” quando di fatto non ce ne sarebbero le condizioni. Tutto questo avviene senza che
la persona demotivante se ne renda nemmeno conto.
LA FIDUCIA
Essere fiduciosi richiede più coraggio. Continuare a proiettare fiducia e positività sulle persone che
ci circondano dopo essere stati vittima di gravi colpi o fregature richiede una forza d’animo che
forse è la componente più importante di tutti i grandi leader del passato che hanno continuato ad
esserlo per lungo tempo.
Non ti sto dicendo che ognuno di noi debba trasformarsi in una sorta di “credulone” o di
sprovveduto, una persona che non è in grado di sospettare o di vedere delle minacce nel proprio
ambiente quando queste ci sono e sono concrete. Visto che sono il primo ad ammettere l’esistenza
di persone negative, le persone demotivanti, devo anche tener conto che queste alle volte
costituiranno una minaccia o un pericolo.
Sto però sostenendo che se la soluzione a questa minaccia è la sfiducia generalizzata, è una sorta
di dottrina della guerra preventiva, stile “USA post 11 settembre, il pericolo è dappertutto,
facciamo attenzione, ognuno potrebbe essere un terrorista”, allora la nostra vita finisce.
Quello che sto sostenendo non è che dobbiamo imparare a vivere in un mondo illusorio dove tutti
sono positivi e tutti vogliono sempre fare del loro meglio (il che sarebbe l’estremo opposto del
comportamento della persona demotivante e come tale sarebbe comunque inappropriato), ma sto
sostenendo che, ognuno di noi, se vuole vivere bene, DEVE IMPARARE A VALUTARE MEGLIO LE
SINGOLE PERSONE CON LE QUALI HA A CHE FARE.
Esiste certamente una piccola percentuale di persone nella società che ha tendenze negative. Ed
esiste poi una percentuale di persone collegate alle persone negative che a sua volta assume
atteggiamenti negativi per chi la circonda. Ma il resto delle persone, la stragrande maggioranza,
sono persone positive che hanno voglia di fare e di contribuire in modo positivo a chi le circonda e
se non la pensi in questo modo, se pensi che i negativi siano di più, allora lasciatelo dire: stai
sicuramente agendo con un punto di vista che ti deriva da contatti precedenti con persone
demotivanti. E stai proiettando quello che le persone demotivanti con cui hai avuto a che fare ti
hanno fatto anche su TUTTE LE ALTRE PERSONE. In quel caso stai molto attento, perché tu stesso
hai iniziato il processo che un po’ alla volta ti trasformerà da vittima in carnefice: sei a tua volta
sulla strada che ti porterà a diventare una persona demotivante.
Impara a riconoscere la persona demotivante cronica quando hai a che fare con lei, così da gestirla
con cautela al fine di evitare che possa causarti traumi o difficoltà, impara a riconoscere la persona
demotivante “acuta” così da non lasciarti turbare dalla sua negatività e così da aiutarla, se ti senti
in grado, a risolvere i suoi problemi ma per piacere, ricordati anche che, per quanti danni le
persone demotivanti possano averti creato nel passato, le persone positive nella società sono la
stragrande maggioranza.
Se te lo dimentichi, allora è proprio finita. Per te, ma anche per tutti quelli che ti staranno intorno
da lì in poi.
Non lasciar vincere la persona demotivante. Qualunque cosa ti succeda, mantieni il coraggio e la
forza di credere nella positività dei tuoi simili.
INTERAGIRE CON LA PERSONA DEMOTIVANTE
L’intero problema del mondo è che gli stupidi e i fanatici sono sempre sicuri di sé, mentre le
persone sagge sono piene di dubbi. – Bertrand Russel
La più grande difficoltà insita nell’avere una relazione con una persona demotivante, cronico o
acuto che sia il suo stato, risiede nell’incertezza, l’incertezza di chi vi è collegato che non riesce a
farsi un’idea precisa del fatto se questa persona abbia nei suoi confronti dei comportamenti
negativi o meno.
Chi è collegato a una persona demotivante infatti pensa spesso e volentieri, o comunque con una
certa frequenza, di essere lui il problema, in effetti sono quasi sempre i suoi difetti o le sue lacune
che sono l’oggetto della discussione. Come tale è probabile che inizi ad avere un po’ di incertezza:
“ma è il comportamento che questa persona ha nei miei confronti che è negativo o sono io che
sbaglio?”, “mi dipinge sempre l’ambiente in modo negativo, ma non è che sotto sotto ha ragione?”
sono solo alcuni esempi di domande che chi è entrato in relazione con una persona demotivante
inizia a porsi. Questa tendenza è accentuata dal fatto che non sempre tutte le critiche della
persona demotivante sono completamente sbagliate. A volte infatti partono da una circostanza
veritiera, tipo un nostro difetto o una nostra performance non proprio eccelsa, per poi però essere
esagerate e generalizzate.
A volte questa incertezza è resa più complessa dal fatto che la persona demotivante con la quale
apparentemente siamo in contatto è parte della nostra famiglia, per esempio un genitore. Allora il
figlio o la figlia di questo genitore potrebbero vivere una situazione per certi versi paradossale:
sentono l’amore e le attenzioni che ogni genitore in maniera istintiva ha per i propri figli, ma nel
contempo, mischiati a questo amore, percepiscono alcuni atteggiamenti o comportamenti
decisamente negativi, come nel caso in cui un genitore picchi o sminuisca costantemente i propri
figli. Una persona soggetta a tale comportamento da parte di un genitore potrebbe addirittura
arrivare a pensare “ma come diavolo fa ad essere una persona demotivante per me, quando in
alcuni momenti mi esprime anche tanto affetto, quando mi ha cresciuta, si è presa cura di me,
ecc?”
Altre volte, l’individuo demotivante, pur agendo in modo distruttivo, in realtà sostiene di agire per il
bene della persona con cui ha che fare. Non è un caso, per esempio, che il manager demotivante
di Maria, descritto nel capitolo II, sostenesse con una certa convinzione che lui faceva tutto quello
che stava facendo per “proteggere Maria dalla Direzione che invece avrebbe voluto silurarla” o “per
aiutare Maria a superare tutte le sue lacune così che lei sarebbe diventata una donna manager
eccelsa” (peccato però che, a furia di guardare i suoi lati negativi, Maria non divenne una manager
eccelsa in quell’azienda dove anzi si era ormai quasi convinta di essere una buona a nulla). Un
parente demotivante potrebbe sostenere che il suo compito è quello di mettere in guardia il figlio o
il coniuge da tutti i problemi che la vita potrebbe riservargli (peccato però che se a un figlio o una
figlia facciamo vedere solo i potenziali problemi delle cose, creiamo una persona apatica e non
certo una persona che avrà successo).
Soprattutto quando abbiamo a che fare con una persona demotivante che è in qualche relazione di
parentela con noi, viene allora da porsi questa domanda: ma la persona demotivante ci vuole bene
o no? Questa domanda però è sbagliata nei termini, non è in altre parole la giusta domanda che
dobbiamo porci. NON E’ L’AMORE DEL GENITORE O DEL CONIUGE CHE E’ IN DISCUSSIONE QUI.
E’ in discussione il metodo di esprimere quell’amore. Ho conosciuto genitori “maneschi” che ogni
volta in cui il figlio prendeva dei brutti voti a scuola, lo prendevano a sberle. Amavano loro figlio, te
lo posso garantire, perché quando lui tornava a casa tardi la sera, erano preoccupati o non
riuscivano a prendere sonno, quando il figlio non otteneva buon risultati ne soffrivano anche loro,
sentivano un forte trasporto e coinvolgimento emotivo qualunque cosa facesse il figlio, ma il loro
modo di esprimere quell’amore era diventato veramente distruttivo. Probabilmente anche la madre
apprensiva che fa notare al figlio tutti i suoi difetti e le sue lacune (senza mostrargli con la stessa
enfasi anche i suoi pregi e punti di forza) ama il figlio o la figlia, se non lo amasse probabilmente
non gli direbbe nulla, è il suo modo di esprimere quell’affetto che è una catastrofe. Il coniuge
molto geloso ama davvero il suo partner o la sua partner, ma il modo di esprimere quell’affetto, il
costante assillo, la sfiducia è invece davvero una rovina. Quindi, quello che ci interessa quando
stiamo cercando di aiutare qualcuno che è collegato ad una persona demotivante, non è tanto se
quest’ultima gli voglia bene o meno, ci interessa invece sapere “questa persona sta usando nei
suoi confronti delle caratteristiche o modi di fare che sono distruttivi, che minano la sua sicurezza,
la sua fiducia in se stesso e il suo buonumore?”. Questa e non altre è la domanda da un milione di
dollari.
Il primo passo terapeutico per qualcuno che si sia reso conto di sperimentare una serie di difficoltà
fuori dal normale nella vita di tutti i giorni, è quello di rendersi conto di chi, vicino a lui, sta
mettendo in atto nei suoi confronti le caratteristiche della persona demotivante. Questo di per sé è
qualcosa di estremamente terapeutico in quanto è come se l’individuo che stava leggendo nella
stanza ormai semi buia di colpo avesse accesso la luce e avesse detto: “porca miseria, ma qui
dentro era scuro davvero, ma come facevo a leggere?”.
Fatto questo, dobbiamo gestire la persona demotivante.
IL LEONE, UN GROSSO GATTO
Possiamo capire come interagire correttamente con una persona demotivante se paragoniamo
questa persona a un leone.
Il leone, da buon membro della famiglia dei felini, è in realtà un grosso gatto e una buona parte
del suo comportamento è simile a quello del suo cugino più mansueto che risiede nelle case di
molti di noi. Non è vero che i leoni se vedono un uomo istintivamente lo vogliano attaccare o
mangiare. Esistono filmati nei quali il leone è sdraiato pancia all’aria e fa le fusa mente il domatore
gli gratta la pancia. A volte, da buon felino, il leone vuole giocare, oppure potrebbe correre o
divertirsi come fa un qualsiasi gattone.
Ma a prescindere da questi comportamenti positivi del leone, sarai d’accordo con me nel dire che il
leone è pur sempre un leone e se tu, anche solo per un attimo misinterpretassi i suoi
comportamenti positivi pensando che quel leone in realtà è un gatto, metteresti la tua vita in
grande pericolo. Perché per quanti comportamenti positivi questo leone possa avere, nella sua
indole, nel suo DNA è pur sempre contenuto il concetto di essere un leone e come tale, potrebbe
per esempio svegliarsi e volerti mangiare, oppure il suo modo di giocare da felino potrebbe essere
estremamente dannoso per un essere umano. Prova anche solo a immaginare cosa succederebbe
se il leone ti graffiasse con la zampa allo stesso modo in cui cerca di farlo un gatto che gioca:
probabilmente ti sfigurerebbe il viso.
Ognuno di noi ha imparato che quando ha a che fare con un leone, ha a che fare con un animale
che per quanto bello, affascinante e in alcuni momenti aggraziato, è comunque pericoloso e quindi
deve interagire con lui con estrema cautela facendo attenzione ad ogni cosa che fa. E’ vero, il
leone potrebbe essere sdraiato nella sua gabbia a pancia all’aria e dare l’impressione di volere che
qualcuno gli gratti la pancia, ma tu ti guarderesti per bene dall’aprire la grata ed entrare ad
accarezzarlo. Potrebbe essere che il leone in alcuni momenti, prendendo il modo di fare del gatto,
dia l’impressione di voler giocare, ma non importa quanto la situazione possa essere invitante, tu ci
penseresti cento volte prima di metterti in una situazione di gioco assieme ad un animale del
genere.
Lo stesso devi fare con le persone demotivanti con le quali sei in contatto. Gestiscile come se
fossero dei leoni. Amale, apprezzale, prenditi cura di loro se fanno parte della tua famiglia o della
tua azienda, ma fai molta attenzione nelle relazioni che hai con loro. A volte faranno anche delle
cose positive, ma renditi conto che il loro modo di esprimere l’affetto (così come il modo del leone
di giocare con te) o di interagire con le altre persone potrebbe essere per te estremamente
distruttivo.
Così come per la gestione dei leoni esiste un vero e proprio protocollo, una vera e propria
procedura, allo stesso modo, esiste una procedura per interagire con la persona demotivante, sia
che questa sia una persona demotivante cronica o semplicemente una persona demotivante di
secondo livello.
Ho provato tale procedura innumerevoli volte e in ogni singolo caso in cui è stata applicata ho visto
un deciso miglioramento nel buonumore e nei risultati ottenuti da chi era in relazione con una
persona demotivante. E’ un vero proprio “vademecum”, qualcosa da portare con sé e da seguire
ogni qualvolta interagiamo con una persona che possiede le caratteristiche descritte in questo
libro.
Rispettare la procedura che segue ti aiuterà a salvaguardare la tua dote di positività quando
interagisci con una persona demotivante.
VADEMECUM PER LA GESTIONE DI UNA PERSONA DEMOTIVANTE
Se una persona demotivante o con tendenze demotivanti non viene gestita con attenzione e cura,
tenderemo ad essere fortemente influenzati da lei e, inconsapevolmente, a nostra volta, potremmo
mettere in atto su altri caratteristiche e modi di fare demotivanti.
Nel gestire le persone demotivanti con le quali sei in contatto segui questi consigli sempre (sia che
sia una persona demotivante cronica o di “secondo livello”):
1. DEVI PROPRIO RIMANERE COLLEGATO A QUESTA PERSONA?
Se non è una persona fondamentale per la tua vita o attività, interrompi la tua relazione con la
persona demotivante. Fallo serenamente, senza scene madri, ma fallo.
Qual è il senso del rimanere collegati ad una persona che ogni volta che incontri ti passa notizie
negative, amplifica e strumentalizza i tuoi difetti e ti fa sentire male? Il mondo è pieno di persone
positive, che onorano i loro impegni, che guardano ai tuoi lati positivi e che analizzano i lati
negativi sdrammatizzandoli e trovandoci delle soluzioni invece che amplificandoli.
Quindi se non è una persona fondamentale per la tua vita o attività, semplicemente interrompi i
contatti con lei. Ti sentirai meglio. Nel caso fosse un tuo collaboratore, se puoi, fallo gestire da
qualcun altro.
Quest’azione è sicuramente consigliata quando ti rendi conto di avere a che fare con una persona
demotivante che hai riscontrato essere di primo livello, vale a dire una persona demotivante che
per una ragione o per l’altra agisce in modo negativo nei tuoi confronti su base quasi costante.
Nel caso in cui tu decida di interrompere la relazione fallo serenamente, senza cercare di fare
scene madri o rivendicazioni. Non ne vale la pena, in primo luogo perché tanto la persona
demotivante non si metterà in discussione e in secondo luogo perché anche solo in quei pochi
istanti la persona demotivante cercherà di renderti insicuro o di prendere la palla al balzo per
criticarti ulteriormente.
E tra me e te, lasciati anche dire un’altra cosa: non c’è bisogno di serbare rancore ad una persona
demotivante: chi serberebbe mai rancore per una persona la cui dote di positività ormai la rende
più adatta per un cimitero che per la vita normale di tutti i giorni?
Quindi chiudi il rapporto in maniera semplice, cortese e dignitosa.
Nel caso in cui invece tu debba, per qualsiasi ragione, rimanere in relazione con la persona
demotivante, DEVI GESTIRLA SEGUENDO ESATTAMENTE LA PROCEDURA CHE SEGUE,
ALTRIMENTI DARAI A QUESTA PERSONA IL POTERE DI CONTINUARE A DRENARE LA TUA
CARICA POSITIVA E FARTI STAR MALE, SARAI SOGGETTO AD ALTI E BASSI, POTRESTI AVERE
INCIDENTI O FARE ERRORI A CAUSA DELLO STRESS, E POTRESTI METTERE IN ATTO TU STESSO
LE SUE CARATTERISTICHE SU ALTRI:
2. AZIONI DI CONTENIMENTO
Le “azioni di contenimento” sono azioni che ti permettono di limitare l’influenza negativa che la
persona demotivante ha su di te nel caso in cui tu debba per forza di cose mantenere con lei una
relazione, quale che essa sia. Le azioni che seguono ti aiuteranno a subire di meno la persona in
oggetto:
a) Correttezza di fondo con la persona demotivante:
Se c’è una cosa che più delle altre può far sì che tu subisca ancora di più l’influenza nefasta della
persona demotivante è quella di violare degli accordi che hai con lei e poi di tenergli la cosa
segreta. Queste violazioni, anche se non scoperte, ti porteranno un po’ alla volta, senza che tu te
ne renda conto, ad agire in modo inibito nei suoi confronti, ad essere timoroso, a non essere
davvero “in palla” quando hai a che fare con lei. Quando nascondiamo qualcosa a qualcuno,
nonostante si possa anche essere efficaci nel dissimulare, noi sicuramente non siamo più così
efficaci nel gestire la persona, tendiamo anzi a accettare tutta una serie di suoi comportamenti
anche se non ottimali, proprio per dissimulare ciò che nascondiamo.
Violare gli accordi esistenti che hai con la persona demotivante è il sistema per ingarbugliare
ancora di più la propria situazione. Le tue manchevolezze costituiranno un punto debole che la
persona demotivante attaccherà e anche se non le avesse scoperte, la tua consapevolezza di non
essere nel giusto, ti renderà meno efficace nei rapporti che hai con lei e farà sì che tu la subisca
pesantemente.
Inoltre, se ci fai caso, la persona demotivante tende ad attaccarti partendo da alcuni tuoi punti
deboli, per poi generalizzare l’intera cosa e dire che tu sei proprio un buono a nulla (o qualcosa di
simile).
Quindi, il primo punto a cui devi prestare attenzione nel caso in cui tu volessi essere più efficace
nei confronti della persona demotivante è quello di mantenere nei suoi confronti una certa
correttezza di fondo. Correttezza di fondo vuol dire non avere punti deboli sui quali lei ti può
attaccare. Se hai preso degli accordi con lei, cerca di rispettarli. Se questi accordi ti sembrano
troppo onerosi o sbagliati, falle presente la cosa e cerca di rinegoziarli (spesso è possibile), ma non
continuare a violarli segretamente: otterrai come unico risultato il subirla ancora di più.
Alcuni esempi pratici della violazione di questo punto sono i seguenti:
A volte incontro figli che subiscono un genitore che ha atteggiamenti demotivanti perché si sono
fatti prestare tanti soldi e non stanno prendendo (o rispettando) alcun accordo per restituirglieli. Il
genitore demotivante quindi ha gioco facile nel fare sconquassi dopo essere partito da un punto
innegabile: il figlio ha una debolezza nei suoi confronti.
Un capo “demotivante” potrebbe letteralmente fare a pezzi psicologicamente un collaboratore
partendo da un suo punto debole che non può essere giustificato: quest’ultimo arriva spesso in
ritardo.
Un titolare d’azienda potrebbe diventare incapace di gestire un suo collaboratore “demotivante”
proprio perché casomai è in ritardo nel pagargli lo stipendio o ci sono dei premi arretrati che lui
non gli ha mai corrisposto.
Un venditore potrebbe subire eccessivamente un cliente “demotivante” perché ci sono alcuni
aspetti nelle forniture che sta consegnando al tal cliente che lui sa non essere veramente ottimali.
Ecc, Ecc.
E’ impossibile o molto difficile gestire o influenzare veramente una persona se noi stiamo
contravvenendo in segreto a qualche accordo che abbiamo preso con lei o mentre sappiamo che
stiamo facendo alcune azioni non ottimali nei suoi confronti. Quindi la prima domanda che devi
farti se vuoi diventare più efficace nel gestire una persona demotivante, è la seguente:
“C’è qualcosa che sto facendo io che non è proprio ottimale nei confronti di questa persona?”.
Se la risposta a questa domanda è sì, cerca di smettere di commettere quelle azioni almeno fino a
quando non avrai terminato i passi di contenimento/risoluzione che seguono. Fare altrimenti ti
renderà quasi completamente inefficace nel gestirla.
Attenzione che quando ti faccio la domanda di cui sopra non ti sto cercando di rigirare la frittata e
dirti che il problema sei tu e non la persona demotivante. Ti sto solo dicendo che il fatto di sapere
di avere TU qualcosa di non ottimale nei confronti della persona demotivante, ti porterà a essere
inefficace nell’arginarla. Potrebbe succedere, come è successo in più di un caso, che già solo
gestendo questo primo punto, tu diventi più efficace e i problemi che la persona demotivante ti
crea perdano notevolmente di intensità. Resta comunque il fatto che, per quanto tu possa sentirti
meglio, dovrai terminare anche gli altri passi del “vademecum” (e specialmente quelli relativi alla
risoluzione), altrimenti troverai che dopo un po’ tutto tornerà come prima.
b) Non aggredire la persona demotivante
Con “aggredire” non intendo solo fisicamente, ma intendo non attaccarlo verbalmente, non
sbottare nei suoi confronti, non mandarlo a quel paese, non litigarci, non starci a fare discussioni
accese. Queste sono infatti tra le azioni più deleterie che tu possa intraprendere con una persona
demotivante.
Se ci fai caso, per quanto tu possa essere nel giusto, quando ci fai queste discussioni accese,
quando litighi con lei, quando ti alteri in sua presenza, poi come ti senti? Ti senti davvero
schiantato al suolo!
Questo punto è davvero IMPORTANTE IMPORTANTE IMPORTANTE. Gli effetti più nefasti del
rapporto con una persona demotivante li vedi subito dopo questi episodi nei quali sei andato in
scontro diretto, NON IMPORTA QUANTA RAGIONE TU ABBIA. Se guardi bene, nei periodi subito
successivi alla tua esplosione nei suoi confronti, ti senti alterato, spesso sei distratto o “storto”10 e
in quei periodi, se osservi ancora più a fondo, fai spesso errori, hai piccoli incidenti o tu stesso
tendi a mettere in atto, seppur leggermente, su altri le stesse caratteristiche che la persona
demotivante usa nei tuoi confronti.
Mentre spiegavo questo punto a un mio cliente che aveva identificato il suo legale come persona
demotivante, mi fece l’esempio di quanto gli era successo il giorno prima. Mentre viaggiava in
autostrada si mise a litigare al telefono con questo legale che soleva amplificare ogni singolo
problema relativo all’azienda. Mi raccontò che ci fece una discussione accesissima dove tra l’altro lo
mandò pure a quel paese. Finita la discussione si sentì meglio, “d’altronde quando ci vuole ci
vuole”, decise quindi di fermarsi in autogrill a pranzare. Al suo ritorno la macchina non andava più
in moto: si era dimenticato i fari accesi…
Lo ripeto ancora una volta: non è che la persona demotivante porti sfortuna, il problema è lo stato
psicologico in cui ti vieni a trovare dopo che hai avuto con lei una discussione accesa. Ho notato
che per quanta ragione tu possa avere, dopo che sei sbottato nei confronti della persona
demotivante, TU VAI IN UNO STATO PSICOLOGICO DOVE LA TUA EFFICACIA E, PROBABILMENTE
IL TUO LIVELLO DI CONCENTRAZIONE, E’ TALMENTE BASSA CHE CORRI IL RISCHIO DI FARE DEI
DISASTRI.
Questo ancora una volta non vuol dire che devi subire la persona demotivante e tutto quello di
negativo che fa nei tuoi confronti. Vuol dire solamente che andarci in scontro fino adesso non ti è
servito a nulla. Prima paragonavamo la persona demotivante ad un leone: se il leone ti fa
arrabbiare o si comporta con te in modo scorretto, la cosa peggiore che potresti fare è attaccarlo:
per quanto quella singola azione ti possa far sentire meglio, SEI TU che ne usciresti distrutto. Il
fatto di eseguire invece le “azioni di contenimento” ti permetterà di consolidare quanto basta della
tua carica positiva per poi poterla affrontare in modo efficace e risolutivo.
Sappi quindi che la persona demotivante potrebbe pungolarti, metterti in difficoltà, criticarti
ingiustamente, farti letteralmente uscire dai gangheri. Quello che tu non dovresti mai fare è di
andarci in scontro, attaccarla o esplodere. Mi secca dirtelo, ma in quel caso, sarai tu che ne uscirai
devastato, anche se solamente a livello psicologico.
c) Lascia cadere le notizie negative che ti da.
A volte chi è collegato alla persona demotivante, giustamente, tende a prendersela per gli
atteggiamenti che quest’ultima utilizza nei suoi confronti. Del resto è normale: tutti noi riteniamo
inappropriato che qualcuno ci critichi non appena ci vede o che si faccia sentire solamente quando
ha da darci delle notizie negative ma devi sapere che comportarti in quel modo con la persona
demotivante ti porterà unicamente a subirla ancora di più. Devi imparare a dare per scontato che ti
dia cattive notizie o che ti critichi, lei d’altronde è fatta così: la sua apprensione ed il suo timore nei
confronti degli altri, la portano a vedere nero quindi ti critica o ti mette in guardia o amplifica le
notizie negative e tende a guardare e comunicare solo quelle. Lei è fatta a quel modo. Non
arrabbiarti per il suo comportamento. Il fatto che ti arrabbi per questi suoi atteggiamenti è
unicamente un indicatore del fatto che ANCORA NON HAI MESSO VERAMENTE A FUOCO QUESTA
PERSONA, ANCORA STAI SOTTOSTIMANDO IL POTERE DISTRUTTIVO CHE HA NEI TUOI
CONFRONTI, stai continuando ad approcciare il leone pensando che sia un gatto.
Metti davvero a fuoco la persona demotivante per quella che è: una persona che è entrata a far
parte di un mondo che la deprime, che è sospettosa, diffidente, attenta a cogliere subito quanto
c’è o ci potrebbe essere di negativo. Non deve quindi sorprenderti se non appena ti vede ti dice
che non le sembri in forma, o ti parla dei problemi. SEMMAI SAREBBE STRANO SE FACESSE IL
CONTRARIO. Quando interagisci con la persona demotivante devi essere sorpreso quando ti parla
di cose positive, quando ti elogia, quando ti chiama per comunicarti buone notizie.
La persona demotivante ha quasi terminato la sua dote di carica positiva e di conseguenza ora
tende a vedere nero. In fin della fiera, dopo aver letto tutti i dati in questo libro, penso che avrai
imparato a conoscere un po’ meglio i suoi atteggiamenti, obiettivi e modi di fare.
Sei TU che hai scelto di stare con lei. Se ti dà notizie negative o ti critica, non prendertela, falle
scivolare via, cambia discorso, chiedile come sta qualcun altro. Non metterti a spiegare, giustificare
o rispondere per le rime. Fare in questo modo non ti farà risolvere la situazione, ma perlomeno
terrà intatta la tua dote di positività per poter poi affrontare in modo più efficace la fase di
risoluzione.
d) Non dare mai tu notizie negative alla persona demotivante e non metterti a parlarle dei tuoi
problemi o di cose che ti assillano.
Questo punto è molto importante. Ogni volta che sei tu che comunichi notizie negative o esponi i
tuoi turbamenti o preoccupazioni alla persona demotivante, questa generalmente te li ritorcerà
contro (li userà come spunti per criticarti ulteriormente).
Mettiamo che la persona demotivante sia un mio collega e io vada in vacanza qualche giorno in
Versilia. Mi chiama questo mio collega e mi chiede come vada. Io gli rispondo che c’è un tempo da
cani, questi mi dice qualcosa del tipo “ma te l’avevo detto di non andare in questo periodo, vedi
non segui mai (generalizzazione) i miei consigli, vuoi SEMPRE fare tutto all’ultimo minuto”. In altre
parole nel caso sia io a dare le notizie negative alla persona demotivante, lei tenderà a prendere
queste come spunto per criticarmi ulteriormente.
La madre di Francesco è una persona demotivante. E’ stata per lui una madre fantastica. Lo ha
cresciuto, lo ha fatto studiare, lo ha messo in condizione di affrontare la vita. Poi, a causa di una
serie di problematiche familiari (contatti con persone demotivanti), la madre di Francesco ha
esaurito una gran parte della sua carica positiva ed è diventata essa stessa una persona
demotivante cronica. Recentemente Francesco ha avuto una serie di problemi fisici al braccio e, in
una delle telefonate con sua madre ha accennato a questi problemi. La madre dapprima si è
preoccupata e si è interessata a lui. Dopo qualche tempo però Francesco ha ricevuto una lettera
nella quale la madre lo criticava con una certa forza per il fatto che lui dava attenzione solamente
al lavoro, dicendogli che se avesse continuato a quel modo probabilmente avrebbe perso
completamente la salute e via così.
Non ti sto dicendo che devi imparare a mentire alla persona demotivante, ma ancora una volta ti
sto dicendo che devi imparare a conoscerla: proprio perché sai che è una persona che ha quasi
esaurito la sua dote di positività e che è molto apprensiva e impaurita, che senso ha fargliela
diminuire ancora dandole ulteriori cattive notizie? E che senso ha chiederle dei consigli quando
sappiamo che la sua quasi totale mancanza di positività la rende più adatta ad amplificare i
problemi che a trovarvi delle effettive soluzioni?
Fai quello che vuoi, ma tieni a mente questa raccomandazione: quando cerchi un consiglio o hai
un problema, rivolgiti a qualcuno che crede in te e soprattutto qualcuno che affronta la vita con
una grande dote di positività. Non chiedere alla persona demotivante aiuto su cose problematiche
sulle quali hai difficoltà. Sai già che verrai criticato.
e)Se proprio devi avere a che fare con la persona demotivante, dirada gli incontri.
Non vederla sempre o così spesso. Ciò ti permetterà di essere carico quando la incontri ed avere
una riserva di positività per gestirla. Se invece le stai sempre vicino, a furia di pungolarti, a furia di
drenare la tua positività con i suoi atteggiamenti negativi, lei ti porterà in uno stato d’animo dove
tu non reggi più e la attacchi con tutte le conseguenze del caso.
Ciò non vuol dire, nel caso in cui questa persona sia in una relazione di parentela con te, che non
la ami o non le vuoi bene, ma vuol dire che se vuoi amare, devi innanzi tutto preservare ciò che
rende il tuo amore possibile: la tua dote di ottimismo, il tuo buonumore e la tua serenità.
Se proprio non puoi fare altrimenti, continua a frequentarla, ma cerca anche di intervallare gli
incontri che hai con lei con incontri con persone positive, persone motivanti. In questo modo,
quelle poche volte che avrai a che fare con lei, potrai aiutarla molto più efficacemente e, male che
vada, lei non drenerà tutta la tua carica positiva.
----------I passi da a) a e) costituiscono delle valide azioni di contenimento. Limitano la carica positiva che
la persona demotivante drena via da te, preservano per molti versi il tuo buonumore e la tua
fiducia in te stesso. Fini a se stessi sono già abbastanza efficaci nel limitare gli effetti che questo
tipo di persona ha sulla tua vita, ma dobbiamo renderci conto che “contenere” una situazione non
equivale a risolverla. Se ti limiti ad eseguire le azioni di contenimento, avrai arrestato il declino, ma
ti ritroveresti comunque a vivere una vita sempre sul chi va là, il che non è proprio ottimale.
Vediamo quindi quali sono i passi aggiuntivi che una persona può tentare al fine di migliorare in
modo definitivo il rapporto con una persona che si è reso conto avere atteggiamenti demotivanti.
3. RISOLUZIONE
Seguire i passi da a) a e) ti avrà permesso di arrestare il declino del tuo buonumore, di raccogliere
a te abbastanza carica positiva ed auto controllo per poter affrontare la persona demotivante con
un colloquio chiarificatore.
Dopo che l’hai gestita usando le azioni di contenimento per un po’ di tempo (qualche giorno o
qualche settimana), fai con lei un discorso chiaro, positivo e costruttivo dove metti dei paletti e le
chiedi di cambiare atteggiamento nei tuoi confronti.
A grandi linee questo discorso dovrebbe includere:
-Ciò che apprezzi nella persona demotivante
-Ciò che intendi modificare nel tuo comportamento verso di lei perché sai che è sbagliato
-Ciò che chiedi alla persona demotivante di modificare nei tuoi confronti
il tutto in modo positivo e costruttivo, senza reagire a suoi atteggiamenti negativi.
Troverai che se hai effettuato le azioni di contenimento e ora la affronti in modo positivo, ma nel
contempo fermo, la persona generalmente tenderà a mettersi in discussione e a cambiare
atteggiamento. A volte sarà necessario più di un colloquio, ma persistendo dopo due o tre colloqui
la persona cambierà molto il suo atteggiamento.
Non solo, troverai che impegnandoti a tua volta nelle azioni di contenimento, anche tu avrai
cambiato numerosi dei tuoi atteggiamenti nei confronti di questa persona e il rapporto migliorerà
notevolmente. Potresti trovarti addirittura ad aiutarla ulteriormente mostrandole e spiegandole i
dati contenuti in questo libro aiutandola a uscire dalla “catena di Sant’Antonio delle persone
demotivanti”. Che dire invece nel caso in cui, nonostante due o tre discorsi chiari e positivi, la
persona demotivante non si mette affatto in discussione e continua a tenere atteggiamenti negativi
e inappropriati nei tuoi confronti? Oppure migliora per un po’, per poi tornare a comportarsi
esattamente come prima?
Allora in quel caso devi renderti conto di avere a che fare con una persona demotivante cronica, il
cui miglioramento probabilmente è al di là delle tue competenze e capacità. Se questo fosse il caso
renditi conto che una relazione prolungata con una persona del genere tenderà a distruggerti
perché drenerà via da te la maggior parte della tua carica positiva.
In questo caso devi diradare ulteriormente gli incontri che hai con lei. Se proprio devi rimanerci in
contatto, cerca di farlo sporadicamente mantenendo in funzione tutte le azioni di contenimento
quando hai a che fare con lei. Quando devi incontrarti con lei preparati mentalmente, inviale
comunicazioni positive, lascia cadere le notizie negative che potrebbe passarti, cerca di rincuorarla,
ma PER PIACERE, cerca anche di guardare oltre e di costruire LA TUA VITA.
Che senso ha infatti cercare di arginare in tutti modi o cercare perfino di ragionare con una
persona che in realtà non vive più nemmeno nel presente perché “bloccata” in un trauma emotivo
del passato? Renditi conto che, anche quando è negativa, lei non ce l’ha con te. Ce l’ha con alcune
persone demotivanti che ha incontrato nel suo passato e che le hanno creato numerosi problemi.
Ma anche quando parla razionalmente con te, non riesce a riconoscere la differenza che c’è tra te
e queste altre persone negative del suo passato.
Che senso ha continuare a vivere in un episodio negativo del passato di un’altra persona? Quello
non è il tuo fumetto, quella non è la tua storia. Lasciala nei suoi “trip mentali”, cerca di consolarla
se vuoi, ma VAI AVANTI E COSTRUISCI LA TUA DI VITA.
In fin dei conti te lo meriti.
INFLUENZARE LA PERSONA DEMOTIVANTE
“Il coraggio è la qualità umana più importante perché è quella che garantisce tutte le altre” –
Winston Churchill
Il “vademecum” descritto nel capitolo VI va adattato alla situazione particolare che stai vivendo.
L’errore principale che potresti fare nella sua esecuzione è lasciar sì che le azioni in esso contenute
rimangano un puro esercizio teorico. Queste azioni sono invece un’attività dinamica, devono essere
fatte. Una volta eseguite hanno il potere di produrre grandi cambiamenti.
Una volta che hai imparato ad eseguire le azioni di contenimento, devi influenzare la persona
demotivante nella fase che io chiamo “discorso chiaro”. Ci sono alcuni errori che potresti fare in
quella fase che ho voluto specificare di modo che tu possa evitarli.
ALCUNI ERRORI NEL CERCARE DI INFLUENZARE LA PERSONA DEMOTIVANTE
1) Non essere disposti ad affrontare la persona demotivante con un discorso chiaro
Ho notato che spesso chi subisce la persona demotivante la continua a subire proprio perché
omette il fatto di affrontarla direttamente e di discutere in modo positivo ma fermo riguardo ai
problemi che questa sta creando.
A volte non la affrontiamo perché abbiamo paura delle sue reazioni, perché continuiamo ad auto
sminuirci e a pensare che forse, sotto sotto, ha ragione lei e siamo noi che non capiamo o siamo
noi che non siamo all’altezza di quanto dovremmo fare.
Altre volte non la affrontiamo perché sappiamo che recentemente non abbiamo mantenuto quella
correttezza di fondo nei suoi confronti e allora, tutti questi punti deboli che stiamo nascondendo, ci
impediscono di essere così aperti e diretti con lei.
Altre volte ancora la persona demotivante ci mette così tanto in soggezione che non sappiamo
nemmeno da dove cominciare, ci sentiamo timidi e inibiti.
Questi ed altri ancora sono alcuni dei motivi o reazioni psicologiche che sembrano renderci
difficoltoso l’affrontare la persona demotivante e farle presente che DEVE CAMBIARE IL SUO
COMPORTAMENTO.
Ma devi sapere che molta della paura, della soggezione o dell’inibizione che provi è in realtà il
frutto della tua immaginazione: sei tu che enfatizzi le possibili reazioni della persona demotivante,
sei tu che pensi che “non servirà a nulla, tanto lei non capirà”, sei tu che ti immagini che se tu le
chiedi di cambiare atteggiamento lei ti attaccherà pesantemente. Finché rimani nel “brodo
psicologico” di tutti questi pensieri otterrai un unico risultato: la persona demotivante non muterà
l’atteggiamento che ha nei tuoi confronti.
La Bibbia dice: “Chiedete e vi sarà dato”. Invece spesso chi è succube della persona demotivante
lo continua a rimanere proprio perché nonostante con altri si lamenti del comportamento che
quest’ultima ha nei suoi confronti, di fatto non la affronta mai in modo fermo e positivo
chiedendole di cambiare atteggiamento.
Potresti sentire un’enorme soggezione nei confronti della persona demotivante, potresti sentirti
inibito/a, impaurito/a, ma sappi una cosa: il fatto di affrontarla in modo fermo e positivo è la
soluzione alla situazione. Se anche tu non riuscissi a far sì che questa cambi atteggiamenti o avere
dei chiarimenti, perlomeno ora avrai una certezza: “questa è una persona demotivante che non
cambierà modi di fare, so che cosa posso aspettarmi da lei da qui in poi”.
“Non è vero che noi non agiamo perché le cose sono difficili. Invece le cose ci sembrano difficili
proprio perché non osiamo agire.” – Seneca
Affronta la persona demotivante e vedrai che la vita diventerà molto più semplice.
2) Continuare a comportarsi con grande correttezza senza pretendere che la persona
demotivante faccia lo stesso.
Una delle componenti della gestione della persona demotivante è la correttezza di fondo. E’ difficile
riuscire ad influenzare positivamente una persona nei confronti della quale stiamo violando degli
accordi. Il primo passo nella gestione della persona demotivante è quello di mettere in discussione
se stessi e il proprio comportamento: c’è qualcosa che sto facendo nei confronti della persona
demotivante che non è proprio ottimale? Ci sono degli accordi che ho preso e che non sto
rispettando?
Il fatto di porsi questa domanda e correggere la propria condotta ci permette di avere quella
serenità d’animo che ci servirà durante il “discorso chiaro” che dovremo fare con la persona
demotivante. Ma se la persona demotivante, nonostante noi si abbia dato il buon esempio e la si
abbia esortata a cambiare, persiste nella sua condotta negativa, dobbiamo sapere che a questo
punto dobbiamo rimettere in discussione l’intero accordo che ci lega. Questo non significa che noi
non si debba più rispettare le condizioni contrattuali che ci legano a questa persona, significa
solamente che noi non dobbiamo più essere in affari o in relazione con una persona del genere
fintantoché lei non si metterà in discussione e non correggerà a sua volta la sua condotta.
Il mondo in cui viviamo si basa su una regola micidiale: se vedi qualcuno che fa qualcosa di non
ottimale e non fai niente per correggerlo, anche tu ti demotivi e, dopo un po’ di tempo, tu stesso,
avendo perso la motivazione, cominci ad andare “fuori dai binari”.
Vedo spesso questa regola all’opera sugli imprenditori. L’imprenditore Rossi nota che un suo
collaboratore è scortese con i clienti. Se non fa qualcosa per gestirlo o non riesce comunque ad
influenzarlo, succede che l’imprenditore si rassegna e, quando si rassegna, inizia egli stesso a
comportarsi in modo non ottimale. Non riuscendo a gestire un settore importante dell’azienda,
perde la motivazione e questa perdita di motivazione lo porta, il più delle volte, a perdere di vista
anche la meta dell’azienda.
Accade anche ai collaboratori. Il collaboratore Verdi nota che il suo capo è sempre disorganizzato.
Se non fa qualcosa per influenzarlo o non ci riesce, dopo un po’ pensa che “non ne vale la pena” o
“qui è inutile darsi da fare, tanto non cambia nulla”. Quindi si limita a fare l’indispensabile o lavora
solamente per il dovere, ma non trae più piacere da quello che fa. Dopo un po’ si trova
immancabilmente a cercare di compensare la mancanza di soddisfazione nel lavoro con attività
alternative. Ha iniziato a discendere la china.
Si applica anche alla sfera familiare. Un uomo o una donna che si rende conto che il coniuge ha
qualche manchevolezza grave, cerca di influenzarlo e, se non ci riesce o, peggio, non ci prova
nemmeno, finisce con perdere la speranza e con essa il desiderio di fare andar bene la coppia.
Quello che sto cercando di far capire è che quando notiamo delle manchevolezze in un’altra
persona abbiamo due strade: o la influenziamo positivamente o lei influenzerà noi, facendoci
perdere la motivazione e di conseguenza facendoci scendere la china.
E’ per questo che l’affrontare la persona demotivante con un discorso chiaro è così importante.
Mentre le azioni di contenimento, ti aiuteranno a arrestare il drenaggio della tua carica positiva e a
riprendere fiducia in te stesso, sappi che è solamente affrontando la persona demotivante e
convincendola a cambiare atteggiamento che tu come individuo riuscirai a crescere e diventare
molto più abile.
E nel caso nonostante l’esecuzione corretta da parte tua delle azioni di contenimento e nonostante
il discorso chiaro, tu dovessi riscontrare che la persona demotivante continua a non mettersi in
discussione, allora sappi che sarebbe molto meglio per te se decidessi di interrompere la relazione
con lei o di relegarla in un ruolo marginale. Come abbiamo già detto prima, questo non vuol dire
che tu non la rispetti o che non le vuoi bene o che le auguri tutto il male del mondo, ma il rispetto,
l’amore o il bene sono attività tra due persone e non possono continuare ad esistere quando è una
sola la persona che le mette in atto.
3) Limitarsi a battagliare contro le persone demotivanti e non cercare con la stessa forza anche
di conoscere e costruire legami anche con persone motivanti.
Avendo letto le informazioni contenute in questo libro probabilmente avrai identificato alcune
persone nel tuo ambiente che operano con le caratteristiche della persona demotivante. Ora sai
quali sono le azioni che devi fare per gestirle. Ma sappi che il tuo lavoro non finisce quando hai
finito di gestire o di influenzare tali persone negative.
Devi anche cercare di sviluppare rapporti o relazioni con persone motivanti, quel 20% di persone
all’estremo opposto nello spettro che aiutano e motivano grandemente le persone che hanno
intorno. Sono queste infatti le persone che possono aiutarti grandemente a sviluppare le tue
potenzialità di successo. Puoi riconoscere le persone motivanti se guardi a come stanno le persone
dopo che sono entrate a far parte della loro sfera di influenza: stanno meglio? Sono più felici?
Vanno meglio economicamente? Hanno maggior successo?
Spesso è sufficiente la relazione con una persona motivante per lanciarti veramente verso la
realizzazione dei tuoi sogni. Cerca di creare nel tuo ambiente il mix adatto di persone, persone che
credano in te, che ti motivino, che ti arricchiscano, che ti spronino a dare il meglio di te.
SII DISPOSTO AD AFFRONTARLA
Il sunto di questo capitolo è che se c’è una cosa sulla quale conta la persona demotivante per
continuare a tenerti sotto il suo giogo è il tuo timore, la tua paura nell’affrontarla, la tua incertezza
e la tua tendenza ad auto sminuirti.
Quando superi le auto restrizioni che ti poni, allora ti rendi conto che la persona demotivante può
essere influenzata, che noi possiamo farle cambiare comportamento e, se anche lei si ostinasse a
non cambiare, abbiamo un grande potere nelle nostre mani: possiamo scegliere di non continuare
a frequentarla.
La persona demotivante basa tutto il potere che sembra avere nei nostri confronti sulla paura e sul
timore che noi generiamo in noi stessi e che ci impedisce di affrontarla in modo aperto, positivo e
diretto. Quando la si affronta in modo aperto, ci si rende conto che in realtà era un grosso bluff.