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IT Life: Al Cern openlab, il CTO ama la spada giapponese Dal 2013 Alberto Di Meglio è CTO del Cern openlab, una unità speciale del Dipartimento IT del Cern che mette insieme idee per costruire prototipi di sistemi di cui la ricerca scientifica avrà bisogno nei prossimi anni. Ingegnere aerospaziale, è appassionato di cultura giapponese, pratica da anni kenjutsu, l’arte della spada. Ma non in ufficio Il 15 maggio 2014 di Emanuela Teruzzi Iscriviti alle nostre newsletter. Fallo ora. LIVE WEBCAST
0 E’ ingegnere aeronautico Alberto Di Meglio, genovese con specializzazione in Sistemi Aerospaziali conseguita al Politecnico di Milano e approfondita con PhD in Ingegneria Elettronica all’Università di Birmingham, dove ha fatto il ricercatore nell’analisi di campi acustici per applicazioni sottomarine. Dallo spazio al cuore della terra… Dal 2013 è CTO del Cern openlab ma al Cern entra per la prima volta nel 1998 come ingegnere di sistema responsabile dei servizi Windows, per poi ritornarci nel 2004 – dopo il lancio di una start up per gestire e monitorare reti distribuite – e non allontanarsi più. “Ero ai tempi responsabile della qualità del software nel primo progetto EGEE (Enabling Grids for E­Science in Europe) che ha gettato le basi dell’infrastruttura Grid tuttora usata per la ricerca dell’LHC” racconta. Dal 2006 è direttore di vari progetti software guidati dal Cern e co­finanziati dalla Commissione Europea in supporto all’infrastruttura Europea di ricerca, prima di calarsi nei panni di CTO di CERN openlab dallo scorso anno. Appassionato di storia, cultura e arti marziali giapponesi (“ho quasi 1.200 libri sull’argomento raccolti in vent’anni di viaggi per il mondo”) pratica da anni aikido e kenjutsu, l’arte della spada giapponese. Ma non in ufficio… 1 – Qual è stato il progetto migliore della sua carriera? Quello che più lo ha appassionato, per le novità che portava, per la sfida tecnologica? Sono stato molto fortunato nella mia carriera professionale, ci sono molti progetti che per i loro aspetti tecnologici, organizzativi o di relazioni umane mi hanno appassionato e arricchito anche e soprattutto per le loro difficoltà. Ne cito uno per tutti, il progetto European Middleware Initiative (EMI) di cui sono stato direttore. EMI ha coordinato per tre anni lo sviluppo di gran parte del software usato per gestire calcoli e dati degli esperimenti dell’LHC al Cern che hanno portato, tra le altre cose, alla scoperta del bosone di Higgs. Una collaborazione internazionale di Alberto Di Meglio, CTO di Cern openlab venticinque istituti di ricerca, tra cui gli italiani INFN e Cineca, e un centinaio di informatici e ingegneri di diversa provenienza, formazione e cultura tecnica e sociale. Una sfida notevole da cui ho però ottenuto grande soddisfazione. 2­ Quale progetto sta seguendo oggi di particolare innovazione? Oggi sono il responsabile tecnico di una unità speciale del Dipartimento IT del Cern, il Cern openlab. Ci occupiamo di creare e gestire collaborazioni di ricerca tra il Cern e società commerciali leader nel mondo in vari settori dell’Information Technology, dalle piattaforme hardware, ai database, dalle reti informatiche al data analytics. L’idea fondamentale del Cern openlab è di mettere insieme le idee e le tecnologie più innovative e costruire prototipi dei sistemi di cui la ricerca scientifica avrà bisogno nei prossimi anni per continuare a svelarci i segreti dell’universo e di noi stessi. 3 – Quale tecnologia utilizzava dieci anni fa? Dieci anni fa cercavo di capire come gestire la qualità del software in progetti di ricerca scientifica. Usavamo soprattutto Linux e scripts in Python per tenere sotto controllo un paio di milioni di linee di codice scritte in non meno di cinque linguaggi diversi da sviluppatori distribuiti geograficamente in decine di istituti. E’ stato un lavoro pioneristico che oggi si dà per scontato (o quasi), ma che dieci anni fa poteva contare su pochi strumenti e anche un po’ di scetticismo. Ma questo lavoro ha gettato le fondamenta di molte delle procedure usate oggi e basate sugli strumenti ormai maturi provenienti dalla comunità open source. 4 – Quale tecnologia secondo lei si userà nei prossimi dieci anni? La mia previsione è che entro i prossimi dieci anni tutto sarà connesso e “smart”. Dispositivi mobili personali ci faranno da centro di accesso e aggregazione di tutte le comunicazioni e informazioni che ci riguardano e saranno in grado di fornire suggerimenti, assistenza e di anticipare in qualche modo i nostri bisogni. Casa, automobile, salute, vacanze, sport, divertimento, sarà tutto sempre più connesso, mobile e personalizzato. Se l’informazione mi aiuta a vivere meglio, più sano, prevenire incidenti, offrirmi maggiori possibilità di conoscenza e interazione con gli altri, allora è davvero un bene prezioso. Ovviamente ci sono anche dei rischi. Se l’informazione è uno strumento fondamentale, l’eccesso di informazione è solo confusione. C’è il rischio di perdere la spontaneità delle scelte e di non riuscire più a fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto finora perché non corrisponde al nostro profilo. CERN
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5 – Qual è il suo eroe tecnologico e qual è invece il suo personaggio negativo? I miei eroi tecnologici sono tutti i visionari che negli anni ’90 del secolo scorso hanno avuto il coraggio e l’intuizione per creare innovazione nel garage di casa o nel loro angolo di ufficio e costruire molte delle tecnologie che oggi usiamo quotidianamente. Ne cito uno per tutti scelto vicino a “casa”: Tim Berners­Lee, l’inventore del World Wide Web al CERN nel 1989. Ci sono state molte rivoluzioni in quegli anni e una buona parte di quello che oggi sembra innovazione è spesso un uso modificato o raffinato delle loro idee. Lo dico perché ci ho provato e so sulla mia pelle quanto sia difficile trasformare un’idea in una tecnologia pratica, un prodotto, e non perdere la visione iniziale per strada. In negativo, mi hanno sempre stupito per la loro mancanza di comprensione tutti coloro (e ne ho incontrati un bel po’) che sostengono che una marca o un tipo di tecnologia è migliore di un’altra per motivi di inerzia o peggio ideologici. Ogni tecnologia ha un suo uso e un suo tempo ed è proprio la flessibilità e la capacità di riconoscere cosa mi serve qui oggi e là domani che creano innovazione. E sprona i produttori di software e hardware a fare sempre meglio. 6 – Qual è stata la sua tecnologia preferita? Quella che più ha amato? Ne devo citare almeno due. Il mio primo computer, un Sinclair ZX Spectrum Alberto Di Meglio nel 1982. Ho imparato a programmare in Basic, a fare spesso il backup di dati e software e a tenere le cassette a nastro lontane dalla televisione. Però il dispositivo che ha in un certo senso cambiato la mia visione della tecnologia in campo informatico è stato il PDA, Personal Digital Assistant, o Handheld PC, come venivano chiamati. Nel Dicembre del 1997 comprai un Philips Velo, una meraviglia a quel tempo, schermino a luce verde, quattro tonalità di grigio, modem 14.4 bit/s incorporato, Windows CE. Per la prima volta potevo davvero tenere in tasca (anche se servivano tasche larghe e robuste) documenti, immagini e applicazioni software e almeno in teoria potevo pensare di riuscire a collegarmi a Internet dovunque ci fosse un telefono. Da allora sono passato attraverso tutte le generazioni successive di Pocket PC e smartphone e sviluppato la mia visione corrente di Internet of Things. Ma è cominciato tutto lì. 7 – A parte l’azienda attuale in cui lavora, quale azienda lei ammira per il lavoro che sta facendo nell’IT? Ce ne sono diverse che ammiro per motivi diversi. Ovviamente i grandi protagonisti: Google per la visione e il ruolo che ha avuto e ha nelle applicazioni dell’analisi dei dati; Microsoft per aver portato il computer dovunque e per la capacità continua di imparare dai propri errori; Apple per aver applicato il concetto di design agli oggetti informatici. A parte queste aziende, al Cern ho spesso l’occasione di entrare in contatto con società che hanno capito l’importanza di collaborare con le comunità open source e la possibilità di costruire business solidi su queste collaborazioni. 15-05-2014
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