3 Capitolo 1……………
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3 Capitolo 1……………
Indice Introduzione ………………………………………………………………………3 Capitolo 1…………………………………………………………………………... La rete delle reti: Internet …………………………………………………............8 1.1 Tra reale e virtuale …………………………………………………...11 1.2 Identità virtuale ………………………………………………………13 1.3 Comunità virtuali ……………………………………………..……...19 Capitolo 2…………………………………………………………………………... Internet dipendenza ……………………………………………………….……..24 2.1 Internet dipendenza: tipologie e fasi ………………………….……..27 2.2 Classificazione dell’Internet dipendenza …………………………….36 2.3 Fattori di rischio di dipendenza da Internet ………………………….37 Capitolo 3…………………………………………………………………………... Modelli educativi e riabilitativi di “disintossicazione” dalla rete ……………….41 3.1 “Strategie di disintossicazione” secondo Young …………………….47 3.2 Il “trattamento” secondo Cantelmi e l’intervento di Vallario ……….57 3.3 Raffronto tra strategie: punti di convergenza e differenze.…………..61 Capitolo 4…………………………………………………………………………... “Disintossicarsi da Internet” in Toscana: una ricerca……………………………65 4.1 Obiettivi della ricerca ………………………………………………..65 4.2 Metodi e fasi dell’indagine …………………………………………..66 1 4.2.1 Costruzione del campione …………………………………69 4.2.2 Somministrazione del questionario strutturato …………….75 4.2.3 Raccolta delle interviste in profondità ………….………….76 4.2.4 Elaborazione dei risultati …………………….…………….77 4.3 Analisi e discussione dei risultati ………………………....…………77 4.3.1 Dati quantitativi ……………………………………………78 4.3.2 Dati qualitativi ………………………………………..……95 4.4 Conclusioni della ricerca……………………………………………106 Conclusioni finali ………………………………………………………………111 Bibliografia ………………………………………………………………….....115 Articoli di riviste …………………………………………………………….....116 Documenti ……………………………………………………………………...116 Siti web ……………………………………………..………………………......117 Appendice 1 ……………………………………………………………………118 Appendice 2…………………………………………………………………….123 Appendice 3…………………………………………………………………….136 Ringraziamenti………………………………………………………………….162 2 Introduzione Questa tesi parla di dipendenza da Internet e dei servizi socio-sanitari presenti in Toscana per rispondere a questa problematica. Al centro di questo lavoro c’è Internet e il suo vasto utilizzo nella nostra società, con i cambiamenti che ne sono derivati. Questi cambiamenti possono essere analizzati come delle possibilità, come ad esempio: comunicare in tempo reale, accedere ad innumerevoli informazioni o sbrigare burocrazie. È importante però vedere questo cambiamento anche sotto l’aspetto delle insidie della rete, tra cui la dipendenza. L’Internet dipendenza è un fenomeno ancora sconosciuto a molti, ma i numerosi studi in Europa e nel mondo, oltre alla nascita di ambulatori specializzati per questo disturbo, come quello presente all’interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, suggeriscono che questo possa essere un fenomeno in crescita e comunque di rilevanza educativa. Come giovane della E-Generation1 sono sempre stata nel limbo tra coloro che, da un lato apprezzavano Internet per le varie opportunità offerte e dall’altro demonizzava la rete per l’eccessivo utilizzo della dimensione virtuale, rispetto a quella reale, per entrare in contatto con gli altri. È da questi miei pensieri sull’utilizzo di Internet che nasce il desiderio di esplorare questa problematica e gli interventi educativo-riabilitativi per rispondere alla dipendenza da Internet. Per fare ciò descriverò questo lavoro partendo da alcuni principi del codice deontologico proposto da ANEP2, sulla professionalità dell’educatore professionale: “Nell’assunzione del ruolo d’E.P. si presuppone il possesso di un sapere teorico e pratico, l’acquisizione di metodi e tecniche specifiche riconosciuti dalle leggi vigenti.”3 1 Copper e Firmin, due studiosi delle problematiche connesse all’uso di Internet, utilizzano questa parola per descrivere i giovani che sono cresciuti con Internet in casa. 2 Associazione Nazionale Educatori Professionali. 3 “[…]l’E.P. dovrebbe possedere, oltre al Titolo Professionale specifico, qualità personali che si possono definire idonee per l’esercizio della sua professione: che sia una persona matura, responsabile, aperta e flessibile nelle idee e nelle azioni […]”4 Sempre nel codice deontologico proposto da ANEP nella parte sulle responsabilità nei confronti della società: “1. L’E.P., nell’ambito della programmazione educativa, deve agevolare la partecipazione dei propri utenti alla vita sociale e perché abbiano accesso alle risorse e alle prestazioni di cui hanno bisogno.”5 Gli obiettivi del mio lavoro nascono dall’esigenza di acquisire, come è scritto nel codice deontologico proposto da ANEP, metodi e tecniche specifici per la dipendenza da Internet, utilizzando i saperi di tre studiosi di questa problematica (Cantelmi, Vallario e Young) e l’esperienza pratica dei quattro Ser.T Toscani (Arezzo, P.zza del Carmine a Firenze, Via dell’Arcolaio a Firenze e Piana di Lucca) che si occupano di questo. Andando di pari passo con l’articolo 1 del codice deontologico proposto da ANEP sulle responsabilità dell’educatore professionale nei confronti della società, evidenzio delle strategie educative proposte da due studiosi di Internet dipendenza (Cantelmi e Young) per agevolare gli utenti ad accedere ai servizi. Per fare ciò ho utilizzato un punto di vista che partisse dai presupposti di apertura e flessibilità nelle idee e nelle azioni che deve possedere un educatore professionale come è scritto nel codice deontologico, quindi senza demonizzare o 3 Cit. Codice deontologico ANEP, p.2., Il presente codice deontologico è pubblicato per gentile concessione dell’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP via S. Isaia, 90 - Bologna – www.anep.it), che ne possiede i diritti di autore registrati in copyleft secondo le regole riportate nel sito http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/. 4 Ibidem. 5 Ivi, p. 29. 4 osannare l’utilizzo di Internet da parte dei servizi, affrontando così anche il tema del rapporto tra l’educatore professionale e la rete. Per quanto riguarda la ricerca svolta, questa è un’indagine conoscitiva dei servizi socio-sanitari che si occupano di dipendenza da Internet in Toscana, con lo scopo di esplorare: i dati generali riguardanti l’utenza comprese le problematiche di queste persone, il funzionamento della presa in carico, l’intervento educativoriabilitativo proposto, il ruolo dell’educatore professionale e la presenza di questi servizi in rete. Andrò adesso a sintetizzare le parti essenziali di questo lavoro. Come ho detto precedentemente Internet è al centro di questa tesi, per questo comincio questo lavoro descrivendo cos’è, come è nata e quali sono le diverse applicazioni della rete. In seguito mi spingo ad analizzare il significato della dimensione virtuale, confrontandola con il suo contrario: reale. A questo proposito parlare di Internet come mondo virtuale ci aiuta ad inquadrare gli effetti e le modalità della vita in rete, tenendo sempre presente che virtuale significa anche potenziale e quindi la virtualizzazione non è una derealizzazione, ma un cambiamento di identità, come viene specificato da diversi studiosi analizzati in questo paragrafo. In seguito analizzo l’identità virtuale e le sue caratteristiche principali, secondo diversi studi. In rete le persone possono costruirsi un’altra identità ed essere quello che più desiderano, da questo messaggio partono infatti tutte le riflessioni degli autori che ho analizzato. È importante sempre per i fini di questo lavoro analizzare le comunità virtuali, specialmente per definire le dimensioni sociali della rete e quindi delle nuove forme di aggregazione che nascono nel cyberspazio. Nel secondo capitolo di questa tesi spiego cos’è la dipendenza da Internet analizzata da diversi professionisti, in particolare Tonino Cantelmi e Kimberly Young. In seguito parlo dei sintomi che comporta questa problematica secondo le conoscenze di diversi studiosi oltre a quelli già citati. Sempre attraverso gli studi di Young descrivo i fattori principali che facilitano l’insorgere di disturbi correlati alla rete e le fasi di sviluppo della dipendenza da Internet. Queste fasi sono analizzate anche da Cantelmi. Quest’ultimo studioso è quello che più 5 specificatamente analizza le tipologie di dipendenza da Internet, dividendole in cinque aree principali: cybersexual addiction, cyber relationship addiction, compulsive online gambling, mud’s addiction, information overload addiction. Dopo l’analisi della dipendenza da Internet affronto brevemente la questione della classificazione di questo disturbo all’interno del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Infine concludo il capitolo parlando dei fattori di rischio di dipendenza da Internet, in particolare secondo lo studioso Luca Vallario. Riporto anche gli studi di Young sulla comorbilità con altri disturbi mentali. Passo poi alle questioni più pertinenti al profilo dell’educatore professionale descrivendo gli interventi educativo-riabilitativi proposti da tre studiosi: Young, Cantelmi e Vallario, evidenziando così alcune strategie educative. Per meglio individuare come strutturare un intervento educativo ho inserito la tabella sulle funzioni di pianificazione dell’intervento educativo e delle funzioni di educazione e riabilitazione rivolto alla persona secondo il modello proposto nel testo dei diversi autori soci ANEP: “Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione”. In questo capitolo spiccano le venti strategie di intervento proposte da Young, oltre al questionario per fare diagnosi di Internet dipendenza. Anche Cantelmi propone un questionario e cinque strategie di intervento, mentre Vallario indica una procedura di intervento più generale, andando poco nella specificità della problematica. Il capitolo si conclude con il raffronto tra i vari tipi di intervento dei tre studiosi analizzati, evidenziando i punti di convergenza e le differenze. Per fare questo ho utilizzato come punto di riferimento/partenza la tabella proposta nel “Core Competence dell’educatore professionale” sopra citato. Il quarto capitolo è quello dedicato alla ricerca sui servizi per Internet dipendenza nel territorio toscano. Gli obiettivi della ricerca sono di tipo conoscitivoesplorativo di taglio descrittivo, ovvero descrivo i Ser.T che in Toscana si occupano di questa problematica e provo a comprenderne il funzionamento. Come metodi di indagine ho utilizzato un questionario strutturato e l’intervista in profondità. Una volta descritti gli obiettivi della ricerca e i metodi utilizzati, 6 riporto le varie fasi che sono state realizzate: la costruzione del campione, la somministrazione del questionario, la raccolta delle interviste e l’elaborazione dei risultati. Dopo queste fasi ho analizzato e discusso i dati, dividendoli in dati quantitativi per quanto riguarda i questionari strutturati e in dati qualitativi per le interviste in profondità. Alla fine del capitolo ci sono delle conclusioni che ho tratto utilizzando dei punti di riferimento che mi permettessero un confronto tra i vari risultati dei dati quantitativi e qualitativi dei diversi Ser.T e gli studi descritti negli altri capitoli. Le ultime pagine di questa tesi sono dedicate alle conclusioni di questo lavoro, dove parlo dell’importanza e dell’esigenza di affrontare il tema del rapporto tra educatore professionale e Internet, descrivendo la tavola rotonda di “Eduraduno”6 del 10 luglio 2010 a San Martino al Cimino (VT), dove sono stati affrontati anche questi temi. Termino così il lavoro con delle riflessioni/proposte riguardo questa tematica e gli interventi educativo-riabilitativi nell’ambito dell’Internet dipendenza. Sperando che questo lavoro possa essere utile al lettore, vi auguro buona lettura. Per qualsiasi dubbio contattatemi pure al mio indirizzo e-mail: [email protected], non mancherò di rispondervi. 6 È un’associazione di Roma costituita da educatori professionali che si occupa di offrire uno spazio di formazione e incontro per educatori professionali. 7 Capitolo 1 La rete delle reti: Internet Internet può essere definita in vari modi, il termine più usato e che più rende l’idea della sua composizione è “la rete delle reti” e, nonostante sia un insieme di queste, è conosciuta da tutti come “the net”, o “la rete” perché chi si collega ha la percezione di muoversi in un singolo sistema globale. Internet è un sistema che permette a diverse reti di collegarsi fra loro, ha accesso pubblico e attualmente rappresenta uno dei principali mezzi di comunicazione di massa. Internet non è di nessuno ed è di tutti, ogni singola rete collegata contribuisce all’esistenza di Internet stessa, anche se esistono dorsali principali di snodo, convoglianti il traffico di molte reti, che sono di proprietà di enti, società e associazioni (ICANN, IETF, W3C, IESG, ISOC) e che costituiscono dei punti cruciali del suo funzionamento7. Accedere a Internet non è complicato, basta disporre di un computer e degli opportuni software, appoggiarsi a un Internet service provider che fornisce un accesso a Internet attraverso una linea di telecomunicazione dedicata o una linea telefonica della Rete Telefonica Generale. Questo è possibile grazie a una suite di protocolli di rete chiamata “TCP/IP” che è una “lingua” comune con cui i computer di Internet si interconnettono e comunicano tra loro indipendentemente dalla loro architettura hardware e software8. Internet è un infinito pozzo di informazioni e un utilissimo mezzo di comunicazione tra le persone e proprio perché queste persone comunicano è anche uno specchio delle attività e delle abitudini degli uomini. Nata nel 1969 negli Stati Uniti per opera di scienziati e tecnici che lavoravano per un servizio del 7 Cfr. B. Leiner, V. Cerf, D. Clark, R. Kahn, L. Kleinrock, D. Lynch, J. Postel, L. Roberts, S. Wolff, http://www.isoc.org/internet/history/brief.shtml#Origins, cons. 30/10/2009. 8 Ibidem. 8 Ministero della Difesa, non fu creata solo per scopi militari, ma anche per avere la possibilità di comunicare sempre, anche quando ci fossero stati guasti a singoli macchinari o altre catastrofi. All’inizio erano collegati solo pochi calcolatori, e furono coinvolte alcune grosse strutture universitarie, che presto usarono il sistema per metterlo al servizio della comunità scientifica; col passare degli anni varie strutture formarono le loro reti, ma gli utenti di ogni singola rete avvertirono il bisogno di comunicare con gli utenti delle altre e questo portò ad un collegamento tra quelle esistenti attraverso il protocollo TCP/IP, che divenne poi standard comune nel 1983 9. Così è nata Internet, un insieme di reti che permette alle persone di comunicare da un continente all’altro e di scambiarsi informazioni su tutto quello che vogliono (non è certo un fatto così scontato). In Italia si è cominciato ad utilizzare la rete internazionale nel 1982 col primo collegamento del Cnuce (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) a Pisa, in seguito è stato usato dalle varie facoltà universitarie, specialmente quelle di fisica, venne poi usato anche da grandi enti pubblici. I “privati” che utilizzavano questo sistema di comunicazione erano pochi, solo dal 1994 l’accesso a Internet si è diffuso a milioni di persone, prendendo sempre più campo una nuova tecnologia: il World Wide Web (conosciuto da tutti come WWW), tanto che moltissime persone credono che sia questo l’unico volto della rete. In realtà ci sono diversi modi per utilizzare questa rete, e li possiamo raggruppare in 4 gruppi: 1. La ricerca di dati e informazioni, ovvero si ricerca notizie, informazioni e documentazioni su un argomento che ci interessa approfondire. Il modo più usato e più pratico per questa ricerca è costituito dai motori di ricerca cioè servizi che permettono una ricerca per argomento e ci forniscono gli indirizzi (e i link) dei siti dove quell’argomento è trattato. Questi siti 9 Cfr. F. Pinzani, http://www.pinzani.it/storia-internet.php, cons. 04/11/2009. 9 costituiscono il World Wide Web, ovvero un sistema per lo scambio e la pubblicazione di informazioni basato sulla multimedialità e sull’ipertesto che consiste in un complesso insieme di parole, suoni e immagini. La ricerca può avvenire anche o grazie alla conoscenza diretta dell’indirizzo del sito su cui vogliamo cercare le notizie, o possiamo usare i link, cioè le connessioni che molti siti offrono ad altri di argomento analogo. 2. La posta elettronica o e-mail, è uno degli usi fondamentali di Internet, la quale presenta notevoli vantaggi rispetto ad altri mezzi di comunicazione. La posta elettronica è uno strumento di comunicazione asincrono, poiché i messaggi possono essere scritti, spediti, ricevuti e letti in qualsiasi momento, indipendentemente dalla presenza contemporanea degli interlocutori in rete. 3. La partecipazione a “dialoghi collettivi”. Questi dialoghi possono essere sincroni, ovvero in “tempo reale” e asincroni quindi non in “tempo reale”. Le forme sincrone sono: Internet Relay Chat (IRC), una forma di conversazione a distanza in tempo reale tra più persone collegate in rete, resa possibile dall’ausilio di monitor, tastiera e/o webcam, l’IRC comprende migliaia di stanze (channel) in molte lingue diverse, dove c’è l’abitudine di assumere uno pseudonimo (nickname o alias) e incarnare personalità che più ci piacciono. Altra forma di interazione sincrona sono i Multi-User Dungeon o Multi-User Dimension (MUD) questi sono ambienti di gioco e immaginazione in cui persone diverse si incontrano in spazi immaginari, spesso fantastici o fantascientifici, e con identità che costruiscono come meglio credono; per alcuni non è solo un gioco, ma quasi una seconda realtà, un "mondo" in cui possono muoversi con identità diverse. Per quanto riguarda le forme di interazione asincrone, queste permettono una lunga e calma riflessione su determinati argomenti prima di dare una certa risposta, dando così la possibilità alle persone di riappropriarsi della temporalità soggettiva, come sostiene Pierre Levì. Le forme asincrone sono: Social Network che permettono la creazione di un profilo pubblico o semi-pubblico all'interno di un sistema vincolato, 10 l’articolazione di una lista di contatti e la possibilità di scorrere la lista degli amici dei propri contatti. Questi servizi permettono di gestire e rinsaldare online amicizie preesistenti o di estendere la propria rete. I “dialoghi collettivi”, attraverso i quali si può scambiare informazioni su enormi bacheche virtuali, dove chiunque, da ogni punto della rete, può leggere messaggi lasciati da altri utenti e inserirne a sua volta come i forum, i newsgroup, e le mailing list. 4. Mettere a disposizione dell’intera “comunità di Internet” i propri pensieri, opere o servizi pubblicando pagine web, come blog e siti web. Con questa breve introduzione su cos’è, com’è nata e cosa si può fare su Internet, certo non pretendo di aver esaurito le informazioni che riguardano il funzionamento di Internet, ma di mettere delle basi necessarie per la comprensione del lavoro che sto intraprendendo con questa tesi. 1.1 Tra reale e virtuale Internet è l’ambito principale dell’esperienza contemporanea della virtualità, che sembra proiettarci in un mondo artificiale, ma attenzione questo non vuol dire che non è reale, piuttosto è uno stato diverso in cui il reale si presenta 10. La rete, nonostante sia una dimensione virtuale, fa rinascere società, individualità, gruppi che esistono nella realtà, ma che trovano la loro ragione di esistenza nella presenza virtuale, nella visibilità in rete; reale e virtuale vanno così sempre di più a configurarsi come due dimensioni interagenti, ma non contrarie11. L’aggettivo virtuale verso la rete è utilizzato per tutto: in Internet tutto è virtuale, dalle 10 Cfr. L. Di Giuliano, Il gioco tra reale e virtuale, in F. Cambi e G. Staccioli (a cura di), Il gioco in Occidente. Storie, teorie, pratiche, Armando Editore, Roma, 2007, p.173 11 Cfr. G. Bettetini, Internet, in J. Jacobelli (a cura di), La realtà del virtuale, Laterza, Roma-Bari, 1998, pp. 16-20. 11 biblioteche alle comunità, dalle enciclopedie alle identità; il termine virtuale serve a esprimere la diversità della rete rispetto al mondo esterno, o l’assenza di fisicità dei suoi luoghi, e più in generale la sua contrapposizione con quella che, per contrasto, viene chiamata vita reale 12. In realtà però se esaminiamo la parola virtuale (dal latino virtualis, derivato a sua volta da virtus, forza, potenza), troviamo che il suo contrario non è solo reale, ma anche attuale; questo proprio perché la virtualità è vista come potenziale, ovvero ciò che non è ancora in atto. Il termine reale implica invece l’esistenza effettiva di una cosa. La virtualizzazione si contrappone all’attualizzazione, essa consiste nel passaggio dall’attuale al virtuale, nell’elevare a potenza l’entità considerata; la virtualizzazione non è una derealizzazione, ma un cambiamento di identità13. È il senso di potenza che esprime il concetto di virtualità: l’attualizzazione di una forma a partire “da una configurazione dinamica di forze e finalità” 14. Parlare di Internet come mondo virtuale ci aiuta in questo contesto ad inquadrare gli effetti e le modalità di “vivere” nella rete. Questo mondo virtuale, che come abbiamo visto è spesso associato ad una realtà “altra”, non coincide con la realtà “reale” portando così ad un isolamento “reale” le persone che sono rimaste incantate da questa grande rete. Il fenomeno degli Hikikomori è un grande spaccato di quanto questo isolamento dalla realtà verso un mondo virtuale sia un problema molto complesso della società contemporanea (anche se è un fenomeno giapponese e cinese), specialmente di quanto sia difficile dare aiuto a queste persone che sono totalmente isolate dal mondo e dalle relazioni reali. Hikikomori (letteralmente «stare in disparte, isolarsi» 15) è un termine giapponese che riguarda 12 Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, Apogeo, Milano, 1997, pp.13-14. 13 Cfr. Di Giannantonio M. e Calvosa F., Tra competizione e soggezione: le interazioni possibili tra uomo e computer, in V. Caretti e D. La Barbera, Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano, 2001, pp.29-30. 14 Cfr. P. Lévy, Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997, p.7. 15 Traduzione da: http://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori 12 un fenomeno comportamentale di persone che rigettano la vita pubblica e tendono ad evitare qualsiasi coinvolgimento sociale. Si tende quindi ad isolarsi chiudendosi nelle proprie case (in camera per quanto riguarda gli adolescenti che sono la maggior parte della popolazione Hikikomori 16 ) e interrompendo ogni genere di rapporto con gli altri fuori dalle mura domestiche. L' Hikikomori usa come unico mezzo di comunicazione Internet, in cui crea un vero e proprio mondo personale, con amici conosciuti online a discapito delle relazioni offline. Parlare di Hikikomori è utile per capire cosa comporta avere dei problemi e rifugiarsi in un mondo virtuale o averli a causa di questo, rispetto ad avere dei problemi restando in qualche modo in contatto col mondo reale. L’invisibilità che il mondo virtuale crea è uno dei nodi cruciali su cui bisogna interrogarci, specialmente nelle professioni d’aiuto, su quale sia il metodo migliore per entrare in contatto con queste persone invisibili e quale sia il mezzo per aiutarle; ma di questo ne parlerò in seguito, per adesso analizzerò il tema dell’identità e delle comunità virtuali. 1.2 Identità virtuale Vorrei cominciare questo paragrafo raccontando un fatto che è accaduto recentemente a casa mia insieme a mio fratello. Stavamo “interagendo” in un Muve (Second Life) ovvero un mondo virtuale che permette agli utenti, rappresentati da Avatar, di interagire gli uni con gli altri. L’Avatar è un'immagine scelta per rappresentare la propria utenza nelle comunità virtuali, luoghi di aggregazione, discussione, o di gioco online; la parola, originaria della tradizione induista, dove indica le diverse incarnazioni di Visnù (la divinità indiana), nel linguaggio di Internet definisce la rappresentazione che una persona 16 Cfr. A. Mangiarotti , I giovani che si auto recludono: il mondo esterno è solo sul computer, http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/stanza_chiusi_giovani_alessandra_mangiarotti _825d70b4-f81e-11dd-9277-00144f02aabc.shtml, 11/02/2009, agg. 12/02/2009, cons. 15/12/2009. 13 reale da di sé nel mondo virtuale, un' incarnazione appunto. Tornando al Muve, gli utenti (che vengono definiti “residenti”) possono esplorare, socializzare, incontrare altri residenti e gestire attività di gruppo o individuali, creare partnership, perfino sposarsi e realizzare progetti o viaggiare e teletrasportarsi attraverso le isole e le terre che formano il mondo virtuale. Come dicevo, mentre “camminavamo” per la città con l’identità virtuale di mio fratello, ci siamo fermati a dialogare con un altro residente, il quale ad un certo punto della conversazione ci domanda gentilmente se andiamo a sederci su una panchina lì vicino, per continuare a chiacchierare. Non mi soffermo oltre sulla descrizione di quel mondo virtuale e delle emozioni che mi ha suscitato, voglio semplicemente introdurre il discorso delle identità virtuali, con una domanda provocatoria: che bisogno c’era di mettersi a sedere per quell’utente, era forse stanco? Non conosco la motivazione poiché non gli abbiamo domandato il motivo di tale richiesta per noi insolita, ma Sherry Turkle (come vedremo nelle prossime pagine) aveva già individuato questo aspetto della vita in rete, facendoci osservare Internet e quindi il computer come estensione del proprio corpo. L’identità nei soggetti in rete è ambigua. Internet offre la possibilità di creare un doppio virtuale dei soggetti che scelgono la via della visibilità sulla rete, un doppio che ha tutte le caratteristiche di quello che Roger Caillois in: I giochi e gli uomini, la maschera e la vertigine definisce “mimicry” (imitazione, travestimento) e che implica l’idea di una distorsione dell’identità. Inoltre questo fenomeno risponde a un processo più generale di frammentazione del sé, che appartiene al contesto sociale in cui la rete si sta sviluppando e si configura quindi semplicemente come una delle forme attraverso cui si realizzano le relazioni sociali17. Spesso le persone che instaurano rapporti nella grande rete arrivano a parlare di argomenti molto personali e questo è dovuto ad un insieme di aspetti: la disinibizione, dovuta al mancato contatto faccia a faccia, che tanto imbarazza chi soffre di timidezza; l’utilizzo di un alias, uno pseudonimo, che permette di costruire una barriera protettiva molto più vasta di km e km di distanza; la 17 Cfr. G. Bettetini, Internet, cit., p.19. 14 mancanza di discriminazione dovuta ad aspetti fisici, all’ età anagrafica, all’ abbigliamento e alla provenienza. La mancanza di fisicità, riesce allo stesso tempo sia ad aumentare sia a diminuire i problemi di interazione con gli altri. Comunicare senza avere un corpo costituisce una protezione in più, e anche grazie a questa difesa ci si può svelare e scoprire di fronte agli altri molto di più di quanto si sarebbe disposti a fare in un gruppo reale e fisico; la virtualità, tuttavia, determina anche una maggiore difficoltà, perché in mancanza di un corpo, di una mimica e di una gestualità restano solo le parole, e sono solo le parole che permettono agli interlocutori di cogliere l’essenza di chi si esprime 18; così per venire meno alla mancanza di informazioni non verbali si sono sviluppate tecniche specifiche, come ad esempio le “emoticons”, che sono delle icone che esprimono e rappresentano emozioni (felicità , tristezza , etc.). Nel testo di Luca Vallario “Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici” del 2008, viene esposta la visione di diversi autori sull’identità virtuale. Nel testo si parla anche dei cambiamenti fisici che sta portando internet proprio per la dematerializzazione della “realtà”, quindi delle relazioni fisiche rendendo virtuali le normali situazioni umane, il virtuale viene visto dal punto di vista della privazione sensoriale. Per quanto riguarda la psiche, il mondo virtuale ci permette di esporre le parti del Sé compatibili con la rappresentazione di sé che si vuole dare e nascondere le caratteristiche considerate “screditanti”. Quando si accede a Internet si può essere, a scelta, qualcuno oppure nessuno, si può essere uomo, donna, bello, milionario, sportivo e romantico: la tecnologia consente di assumere qualsiasi identità virtuale. Appare quindi ovvio che le informazioni reali che si vogliono dare agli altri su se stessi, dipendono da una scelta personale. In Internet le interazioni tra le persone hanno molte più sfumature, e l’apparire o lo scomparire, il partecipare o il nascondersi, l’usare la propria o un’altra identità permettono scelte molto più ampie e facili che 18 Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., p. 51. 15 sarebbero difficili, se non impossibili, in un luogo reale19. In rete, l’identità può essere simulata, oppure il cyberspazio può configurarsi, come il luogo “realvirtuale” attraverso il quale è possibile eliminare i vincoli e le costrizioni avvertite nella vita reale per aprirsi alla libertà di sperimentare una mutata percezione di sé e degli altri. Il tema della simulazione dell’identità in rete, è stato affrontato da Sherry Turkle, secondo la quale “ la perdita di identità sociale consente di ricostruire un sé ideale al posto di un deficitario senso di sé”, la studiosa nel suo primo libro: “Il secondo Io”, sostiene come progressivamente noi siamo passati, nel rapporto con la tecnologia, da un approccio di tipo strumentale, ingegneristico, per così dire, ad un modello del computer come simulazione dell’identità. È vero che quando uno si rivolge al computer, soprattutto quando gli cancella qualcosa, lo insulta come insultasse un essere umano, e questo atteggiamento è il segno di un momento più profondo che si stabilisce nel rapporto con il mezzo: si tende a considerare il computer o come un interlocutore o come un’estensione del proprio corpo. La Turkle riprendendo il ragionamento di Foucault sull’individuo come bio-corpo tecnologico, dove la tecnologia è un’estensione della natura, sviluppa l’idea del computer come secondo “Io”, e questa estensione si è data nel momento in cui i computer sono passati dall’essere macchine ingegneristiche ad essere macchine di finzione ovvero da quando si è passati da una struttura di dati e di comandi molto complessi, a una struttura che equivale ad un ambiente virtuale. Da quando si sono creati questi ambienti virtuali, ha cominciato a costruirsi questo doppio virtuale della nostra identità che, in qualche modo, la tramuta anche 20. Rheingold invece ci dice che la concezione tradizionale di identità lascia il posto alla creazione di identità multiple simultaneamente esperibili in differenti luoghi 19 Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp. 32-33-34. 20 Cfr. P. Ferri, La comunità virtuale, http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferri.htm, Milano, 26/11/1997, cons. 30/10/2009. 16 virtuali. I Mud, i giochi di ruolo in Internet dove gli utenti possono rivestire personaggi differenti, sono un esempio della possibilità di vivere la propria identità in termini di molteplicità, infatti Turkle spiega “le persone arrivano a vedere se stesse come l’insieme delle loro presenze distribuite su tutte le finestre aperte sullo schermo”, come a dire che l’esperienza di “frantumazione dell’io nella rete” è un modo più concreto e profondo di vivere questa flessibilità dell’identità che è molteplicità del Sé. Il gioco dell’identità nel cyberspazio sostenuto da elementi come l’interattività e l’anonimato, disegna uno spazio di espressione di parti sommerse o inesplorate della propria soggettività. 21 In Internet l’identità degli utenti coincide con le proprie affermazioni effettuate in rete, ma non solo con queste. Come ho già accennato all’inizio di questo paragrafo l’avatar è la propria rappresentazione in rete e può essere costituito da: fotografie, disegni, animazioni o altre immagini bidimensionali, oppure figure tridimensionali capaci o no di muoversi, o una semplice descrizione di se stessi scritta in un profilo. Gli avatar in rete sono solo l’incarnazione temporanea di una persona o di un suo particolare stato emotivo. Nella grande rete gli avatar nascono e muoiono insieme ai desideri o ai sentimenti di chi li usa per descriversi e per comunicare qualcosa agli altri, qualcosa che non riuscirebbe a dire senza sostituire la sua vera identità con una maschera: l’avatar, appunto. L’avatar non è semplice apparenza e questo è bene chiarirlo, ma è anche e soprattutto un carattere, un insieme di sentimenti che la persona vuole o ha bisogno di evidenziare di sé; l’avatar può inoltre essere descritto come un clone di se stessi. In rete si incontrano quindi avatar di due tipi: quelli fatti in fretta, solo per giocare, e quelli studiati e costruiti con cura destinati a durare più a lungo ovvero fino a quando il suo autore non si rispecchia più con quella identità22. 21 Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano, 2001, pp. 152-153. 22 Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp. 44-45. 17 Ed è proprio il rispecchiarsi con una certa identità che costituisce gli avatar e i profili che vengono immessi in social network come Facebook o Twitter, dove l’ identità che si assume è più vicina ad un clone di noi stessi, che a personaggi immaginari: le immagini di se stessi che si costruiscono nei social network sono spesso dettate, oltre al desiderio di mostrarsi per tutto il bello che c’è in noi (è difficile trovare foto nei profili delle persone, dove queste siano brutte), dalla percezione che ognuno ha di sé e vuole dare di sé. In realtà l’immagine che ognuno ha di se stesso non coincide con l’immagine che si presenta e si offre agli altri in una relazione reale. L’utilizzo del profilo all’interno dei social network permette alle persone di esprimere continuamente se stessi, rendendo la propria immagine più vicina all’umore che abbiamo in un certo momento e ai propri desideri; è la possibilità di clonare al meglio se stessi, o di amplificare un aspetto particolare di sé. La clonazione in Internet costituisce quindi uno strumento per migliorarsi, nascondendo o sottolineando solo alcune caratteristiche che l’autore può di volta in volta decidere di modificare a suo piacimento. La differenza che c’è tra un clone di un social network (dove le persone quindi conoscono la tua identità reale, come approfondirò in seguito) e un clone di un altro mezzo di dialogo collettivo nella rete, è che: nel primo questo può essere cambiato, ma restando sempre abbastanza fedele alla realtà e non può essere eliminato23, mentre nel secondo si può fare quello che si vuole con l’identità virtuale, poiché non siamo conosciuti dagli altri utenti nel mondo reale. Per concludere questa introduzione alle identità virtuali vorrei riportare un vignetta che è stata citata nel libro di Jader Jacobelli “La realtà del virtuale”, nella vignetta si vede un cane seduto davanti allo schermo di un computer che confida a un amico: «In Internet nessuno sa che sei un cane», Kimberly S. Young (della quale parlerò nel prossimo capitolo) nel libro: “Presi nella rete, intossicazione e dipendenza da internet” ci dice che l’idea di poter diventare qualcuno diverso 23 Su facebook teoricamente ci si può iscrivere solo con il nome e cognome reale, anche se questo spesso viene trasgredito dagli utenti che non vogliono mettere la loro vera identità sul social network. 18 dalla persona che si è nella realtà è un’esca molto potente tra coloro che fanno un uso eccessivo di Internet. Alcuni cambiano maschera e personalità a seconda dell’umore e dei desideri. Altri preferiscono aderire ad una sola identità, che può essere un “sé ideale” che riflette l’opposto della loro personalità quotidiana, o un personaggio che fa in qualche modo riferimento a un’emozione repressa. Per questo su internet le persone spesso non sono chi o che cosa sembrano essere. 1.3 Comunità virtuali La maggior parte delle comunità esistenti in rete per gli utenti sono come una seconda casa e, come sostiene Howard Rheingold24, nascono da un meccanismo associativo che accomuna i simili con i simili. 25 Parlare delle comunità virtuali è importante per definire la dimensione sociale della rete, quindi delle nuove forme di aggregazione che nascono nel cyberspazio. Le comunità virtuali che si strutturano nel cyberspazio costituiscono per molti versi, come spiega Turkle “il doppio virtuale della vita reale”, pur presentando caratteristiche differenti e singolari rispetto alla vita comunitaria che si articola nel mondo reale. 26 Il termine “comunità” è un concetto che nel corso della storia è stato materia di interesse da parte delle discipline dell’area delle scienze sociali. Ciò che emerge dalla radice etimologica del termine è l’aspetto relazionale, di legame, di contesto comune di un gruppo sociale in rapporto a dei parametri condivisi di diversa natura. La comunità è l’insieme di coloro che possiedono qualcosa in comune, e storicamente veniva considerata in base alla stessa presenza in un certo territorio e 24 Howard Rheingold è un noto giornalista americano, esperto di comunicazione multimediale. Nel 1994 Rheingold ha parlato delle comunità virtuali ed è stato il primo ad affrontare questo argomento. 25 Cfr. G. Peirce, Una virtualità inedita, in J. Jacobelli (a cura di), La realtà del virtuale, Laterza, Roma-Bari, 1998, p. 163. 26 Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., p.153. 19 l’appartenenza ad esso. Non è solo l’aspetto dell’appartenenza territoriale che fa una comunità, poiché bisogna considerare anche gli aspetti psicologici e sociali che sono vincolati al territorio. Nel testo “Psicopatologia delle realtà virtuali” gli autori analizzano questo argomento avvalendosi del contributo di diversi studiosi che riporterò qui di seguito. Maffesoli nel suo libro “Il tempo delle tribù” ci dice che le comunità non si caratterizzano tanto per un progetto verso l’avvenire, quanto per l’effettuazione in atto della pulsione a stare insieme. Contessa nel 1981 ci parla delle comunità come “un’unità psico-socio-territoriale minima, all’interno della quale si sviluppano rapporti significativi” inoltre ci dice che: “ perché si possa parlare di comunità occorre innanzitutto uno spazio, un ambiente, un territorio sul quale esistono gli stessi individui e gruppi; occorre che la struttura economica, la stratificazione sociale, le abitudini, il linguaggio, abbiano una qualche identità precisa e unitaria; e infine che i singoli e i gruppi, per motivi storici o contingenti, vivano l’appartenenza a un’entità astratta e comune”. Martini e Sequi ci dicono che l’area geografica non costituisce di per sé una comunità, ma che questa nasce quando ci sono sentimenti comuni e relativi scambi di attività che rispondono ai bisogni e alle aspirazioni comuni a tutti i membri. Yankelovich introduce il tema della ricerca della comunità quando c’è una diminuzione dei legami affettivi e parentali, per superare l’isolamento le persone sono così alla ricerca di relazioni significative, di appartenenze, di un’identificazione reciproca con gli altri fondata su vari tipi di legami, per sentire una vicinanza emotiva27. Internet col suo speciale metodo di comunicazione, ha ridotto, praticamente annullandole, le barriere spazio-temporali tra gli individui consentendo una comunicazione in tempo reale e aprendo ad una nuova concettualizzazione dell’idea che si ha dell’incontro e del corpo. Nel cyberspazio le persone possono comunicare tra loro rapidamente anche se sono fisicamente distanti ed entrare in contatto senza essersi mai visti. Accanto dunque alle comunità su base geografico- 27 Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 154-155. 20 territoriale si vanno sviluppando altre comunità, definite da alcuni comunità aspaziali, in cui l’individuo ha la possibilità “di identificarsi, solidarizzare, cooperare con persone scelte con criteri diversi da quello della contiguità spaziale”28. Le comunità aspaziali possono essere divise in comunità simboliche e comunità bio-psicologiche; le prime raccolgono individui che condividono idee, valori, regole, ideali comuni al di là della condivisione di una comune base territoriale. Le seconde sono formate da individui legati da rapporti biologici, culturali e psicologici29. La diffusione della rete permette agli individui di entrare nelle comunità che più rispondono ai loro bisogni, inoltre queste comunità sono sempre presenti, poiché in rete c’è sempre qualcuno con cui parlare, che sia mattina, pomeriggio o tarda notte. Rheingold30 definisce le comunità virtuali come “dei nuclei sociali che nascono nella rete quando alcune persone partecipano costantemente a dibattiti pubblici e intessono relazioni interpersonali nel cyberspazio”, egli dice anche che le comunità virtuali nascono dal bisogno di socializzare dovuto alla diminuzione nella comunità reale di contatti informali con gli altri. Rheingold ha uno sguardo molto positivo verso le comunità virtuali sostenendo che “costituiscono l’unica garanzia di ricchezza e di vitalità contro le follie monopolistiche dello stile televisivo e contro le obsolete manie di controlli e normalizzazioni. Checché se ne dica, su Internet qualunque persona ha la possibilità di scegliere dove andare, cosa fare, con chi incontrarsi, e questo piace assai poco alle grandi corporation”. Nonostante questo approccio positivo nei confronti delle comunità virtuali (che da lui stesso venivano assiduamente frequentate), Rheingold parla anche degli effetti negativi dovuti ad un cattivo utilizzo e, come approfondirò in seguito, di quello che Sherry Turkle definisce scarsa padronanza del mezzo. 28 Ivi, p. 155. 29 Ivi, pp. 156-157. 30 Ivi, p.156. 21 Maldonado31 sostiene che esistono diversi tipi di comunità virtuali, anche se la maggior parte di queste nascono in base al processo di similitudine e di interesse che la gente ha nei confronti di particolari temi. Queste comunità vengono chiamate da Maldonado “comunità di simili” per il fatto che il loro processo formativo è scandito dalla ricerca di contatto tra individui che hanno idee, interessi e gusti comuni. Il fatto che queste comunità siano composte da persone che hanno gli stessi interessi non rende possibile uno scambio di idee tra pensieri diversi, rendendo quindi questi luoghi virtuali dei punti di ritrovo, ma anche dei rifugi per non confrontarsi con chi la pensa diversamente da noi32. Come ho già citato nel primo paragrafo di questo capitolo le comunità virtuali possono essere di vari tipi: possono essere sincrone e asincrone. Inoltre possono avere scopi ludici (Mud), o di semplice e pura socializzazione (Irc), o di confronto su temi specifici (forum, newsgroup..) e infine i social network come Facebook dove c’è uno stretto legame tra comunità virtuale e comunità reale. Il presupposto dei social network è quello di integrare la vita offline a quella online, fondandosi così su legami già esistenti prima dell’iscrizione a questo. Queste comunità inizialmente basate su interessi legati ad argomenti del mondo reale, diventano poi legate dalla condivisione di interessi e argomenti del mondo virtuale. Le comunità virtuali spesso sono unite proprio per la costruzione di un’emozione condivisa, un interesse momentaneo, una passione, un’esperienza vissuta in comune. In queste comunità c’è una sorta di paradosso relazionale: alla mancanza di condivisione di un contesto ambientale reale, all’elevato grado di anonimità e di distanza fisica finisce per corrispondere un’elevata percezione di empatia, intimità, confidenzialità e conoscenza profonda, un’apertura intersoggettiva e un’elevata emozionalità33. 31 Ivi, p.157. 32 Ibidem. 33 Ibidem. 22 Salvo pochi casi limite, le interazioni tra rete e vita reale sono di fatto molto strette, Internet è infatti un insieme di luoghi dove socializzare è molto semplice, e quando è possibile ci possono essere anche incontri reali dopo una conoscenza online. Infatti il desiderio di conoscersi, la curiosità di vedere il proprio interlocutore o almeno interagire con lui con altri mezzi di comunicazione, più tradizionali e rassicuranti, è comunque molto forte, ed emerge non solo nei gruppi organizzati in ambito locale, ma anche nel caso di incontri del tutto casuali, tra persone che abitano lontano 34. A questo proposito vorrei ricordare che negli ultimi anni c’è stato un cambiamento di questa tendenza, ovvero è diventato più rassicurante dare il proprio contatto Facebook ad una persona conosciuta la sera prima in discoteca, rispetto al numero di telefono, nonostante che sul contatto ci siano un insieme di informazioni personali maggiori rispetto al telefono. Rheingold nel suo libro “Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio” del 1994, riporta delle domande che spesso le persone si facevano quando osservavano comunità virtuali come quelle dei MUD, ovvero: «Che cos’è successo a questa gente? Ma non hanno una vita?». Queste domande hanno scaturito dei dibattiti molto complessi, la cui riflessione principale era su quale sia un modo costruttivo di passare il proprio tempo. Penso che la libertà di ogni individuo sia un concetto fondamentale quando si parla di come investire il proprio tempo, ed è proprio con un pensiero su questo che voglio concludere la prima parte del mio lavoro. Quando una persona è padrona delle sue azioni, allora questa persona è libera, quando invece è dipendente da certe azioni questa persona non è libera, ma schiava di un sistema così intrigante da riuscire a sedurre e intrappolare. 34 Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp. 16-17. 23 Capitolo 2 Internet dipendenza Secondo una leggenda diffusa online e offline la prima persona a parlare di Internet dipendenza è stato Ivan Goldberg, uno psichiatra statunitense della Columbia University che nel 1995 fece girare un po’ per scherzo in rete il concetto di Internet Addiction Disorder (il disturbo da dipendenza da internet), ovvero un uso sbagliato di Internet che porta danni e sofferenza nella persona. Sempre nel 1995 Griffiths, un altro studioso, aveva parlato di Technological addiction e a questa ha poi aggiunto nel 1998 le caratteristiche principali per parlare della dipendenza da Internet, ovvero la dominanza delle attività tecnologiche nella sfera cognitiva, affettiva e comportamentale, con alterazioni del tono dell’umore, tolleranza, sintomi di astinenza, conflitti e ricadute35. Kimberly Young negli anni novanta ha compiuto molte ricerche su questo fenomeno e ha pubblicato: “Internet Addiction: the emergence of a new clinical disorder” del 1996, basato sullo studio di un campione di persone dipendenti da internet. Questo le ha dato fama internazionale grazie alle sue ricerche innovative e ai servizi di consulenza e di aiuto che ha offerto online e offline a molte persone dipendenti da internet e alle loro famiglie 36. Young con il libro: “Presi nella rete intossicazione e dipendenza da internet” studia i fenomeni psicopatologici connessi all’uso della rete. In questo testo la psicologa americana ci spiega questa dipendenza riportandoci le storie delle persone che sono entrate in contatto con lei e le metodologie di disintossicazione. Quest’ultimo termine è utilizzato anche per far comprendere come gli internet dipendenti, al pari delle persone con problemi 35 Cfr. L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, Franco Angeli, Roma, 2008, pp.138-139. 36 Spesso infatti erano proprio le famiglie a rivolgersi per prime poiché prese totalmente alla sprovvista da questo fenomeno che per loro era sconosciuto e quindi non sapevano bene a chi e dove rivolgersi, e ironia della sorte proprio nella rete trovavano queste risposte, come si evince dal libro: “Presi nella rete” della Young. 24 di alcool o droga, abbiano grosse tensioni nelle categorie principali della vita quotidiana: famiglia, lavoro, relazioni, scuola. Young con il termine Internet Addiction Disorder indica una forma di abuso-dipendenza da Internet che provoca problemi sociali, sintomi astinenziali, isolamento, difficoltà coniugali, prestazionali, economiche e lavorative. Internet non è una sostanza che viene ingerita e questo crea confusione nelle persone che hanno internet dipendenza poiché non riconoscono o non vogliono riconoscere di essere dipendenti dal mondo virtuale che viene visto come appartenente ad un oggetto-macchina quale è il computer. L’internet dipendenza è infatti secondo Young una dipendenza comportamentale dove le persone sviluppano dipendenza da quello che fanno e da ciò che provano mentre lo fanno 37. Nella vita del navigatore internet assume una posizione centrale e disfunzionale, stimolando un craving38 che può talora assumere intensità paragonabile a quello per l’eroina39. L’approccio alla vita infatti comincia a ruotare solo su questo: tenere il computer acceso vicino al letto durante le poche ore di sonno per ascoltare un suono che ci comunichi un eventuale nuovo messaggio ricevuto nella e-mail o in altre caselle personali, guardare la e-mail come prima cosa al mattino appena svegli, fare tardi sul posto di lavoro poiché presi da una “chiacchierata” in chat, non dedicare tempo ai pasti prendendo la prima cosa che capita dal frigorifero per tornare subito sul web, non dedicare tempo ai figli, al partner, agli amici e alla propria igiene personale: questi sono solo alcuni esempi (citati da Kimberly Young) per far comprendere meglio come questa dipendenza influisca realmente sulla vita quotidiana delle persone e quindi nelle aree citate precedentemente: famiglia, lavoro, relazioni, scuola. A questo punto il confronto tra reale e virtuale diviene più concreto e le differenze sono abbastanza palesi: le persone dipendenti da internet nel mondo reale spesso 37 Cfr. K. S. Young , Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet, Calderini, Bologna, 2000, pp. 6-8. 38 Per craving si intende la dipendenza più propriamente psicologica. 39 Cfr. V. Lanzara, Attitudini psico-involutive e psico-evolutive della grande rete, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 8-10. 25 sono isolate, non curano né le relazioni né se stessi, mentre nel mondo virtuale spesso hanno molti amici, curano molto la loro “immagine” e sono soddisfatti delle relazioni che instaurano. Nel 1999 Ivan Goldberg, la prima persona che aveva parlato di Internet dipendenza, comincia ad essere spaventato per la generalizzazione che era stata fatta sul concetto di dipendenza, sostiene infatti: “Se generalizziamo il concetto di dipendenza a ogni cosa che un individuo può dare in eccesso, allora dovremmo parlare di dipendenza da libri, da jogging e da tante altre cose” 40, introduce così un nuovo disturbo: Pathological Internet Use Disorder (PIU). Goldberg attribuisce solamente un nome nuovo al disturbo, perché in realtà le caratteristiche che lo costituiscono sono tali e quali a quelle che già aveva descritto Kimberly Young. Insieme a Goldberg anche R.A. Davis parla di Pathological Internet Use Disorder. Secondo lo studioso questa patologia “deriverebbe da cognizioni problematiche unite a dei comportamenti che intensificano o mantengono la risposta disadattiva. L’enfasi è soprattutto posta sulle cognizioni e sui pensieri dell’individuo intesi come la fonte principale del comportamento anormale”41. Patricia Wallace ci parla di comportamenti mal adattivi transitori, lunghi da uno a sei mesi: per lei questa problematica è una “short addiction” dove vengono sacrificate le relazioni e il ritmo sonno-veglia, ma che hanno una risoluzione spontanea. Wallace dice che questa è una “malattia dei novellini” che rimangono affascinati e eccitati dal mondo virtuale, ma poi riconoscono la perdita di tempo della rete e l’abbandonano. Tonino Cantelmi è tra i primi studiosi italiani dell’internet dipendenza: nel 2001 in un suo saggio “Psicopatologia delle condotte on-line” nel testo di Caretti e La Barbera “Psicopatologia delle realtà virtuali”, l’autore che è nel fermento della ricerca di questo fenomeno tutto nuovo per l’Italia, sostiene che: “Stiamo tentando di utilizzare categoria psicopatologiche per spiegare fenomeni nuovi che 40 Cfr. L. Valleri, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p.140. 41 Ibidem. 26 nascono dall’interazione tra la rete e la Mente: in realtà stiamo alle soglie di un periodo evolutivo, in cui l’uomo sta cambiando, forse strutturalmente” 42. Con questa affascinante riflessione di Cantelmi termino questa introduzione il cui scopo era quello di dare una panoramica generale sugli studi più importanti dell’Internet dipendenza. Da tutti questi studi emergono punti di vista diversi: c’è chi sottolinea l’aspetto della dipendenza, chi ci parla dell’uso patologico della rete e chi riflette sui cambiamenti strutturali della mente umana. Questi diversi punti di vista non cambiano di fatto le caratteristiche del disagio, quello che cambia è chi dovrà aiutare queste persone. Per adesso non ci resta che aspettare l’uscita del prossimo DSM per dare una risposta a tutte queste questioni rimaste in sospeso. 2.1 Internet dipendenza: tipologie e fasi La prima persona ha riconoscere ufficialmente questo disturbo è stata l’americana Kimberly Young che nel 1996 identifica i criteri diagnostici per l’Internet Addiction Disorder. Young per individuare i criteri diagnostici si avvicina a quelli già noti del gioco d’azzardo patologico, proprio perché secondo l’autrice tra il disturbo del gioco e quello di Internet ci sono delle similitudini poiché entrambi non implicano l’assunzione di sostanze chimiche. Ovviamente alcuni criteri che erano presenti nel gioco d’azzardo patologico (come la “rincorsa alle perdite”, commettere atti illegali per finanziare il gioco e reperire denaro per alleviare una situazione finanziaria causata dal gioco) non riguardavano la dipendenza da Internet (anche se poi come vedremo la relazione tra gioco d’azzardo patologico e dipendenza da internet è estremamente stretta), mentre “trascorrere in rete molto più tempo rispetto a quanto era stato preventivato” è un nuovo criterio creato dalla 42 Ivi, p.141. 27 Young43. Per fare la diagnosi di questo disturbo devono essere soddisfatti almeno 5 o più tra i seguenti sintomi nell’ultimo anno: Essere mentalmente assorbiti da internet, quindi pensare al collegamento precedente o pianificare la prossima connessione. Mentire ai propri familiari, amici e/o colleghi sul reale uso di internet (sia in termini temporali che oggettuali) e sull’interesse che si ha della rete. Utilizzare internet sempre per più tempo per sentirsi soddisfatti. Aver provato a controllare, diminuire o cessare l’utilizzo di Internet senza aver successo. Aver rischiato di perdere o aver perso relazioni importanti, opportunità di studio o lavoro, a causa di Internet. Durante i periodi offline essere isolati socialmente e avere un aumento dei sintomi depressivi e/o ansiosi. Durante periodi di tentata riduzione o interrompimento dell’uso di internet sentirsi irrequieti, nervosi, depressi o irritati. Usare la rete per allontanarsi dai problemi e/o per alleviare il senso di solitudine, colpa, ansia o depressione. Rimanere collegati a internet più a lungo di quanto si era intenzionati all’inizio della connessione e/o non rendersi conto del tempo che passa in rete. Riconnettersi a internet anche dopo aver speso ingenti somme di denaro o essere ricorsi a indebitamenti per pagare la bolletta telefonica connessa alla connessione internet 44. 43 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 28 Dopo gli studi della Young altri ricercatori si sono dati all’individuazione più completa e precisa dei criteri diagnostici, Shapira infatti nel 2000 ci parla di “Uso Problematico di Internet” e individua i seguenti criteri: A. Preoccupazione mal adattiva connessa ad Internet, come indicato dalle seguenti: preoccupazione relativa ad Internet manifestata come irresistibile e eccessivo uso di Internet per periodi di tempo più lunghi di quelli pianificati. B. L’uso di Internet e le preoccupazioni ad esso connesse causano angoscia clinicamente significativa o indebolimento delle aree sociali, professionali, ecc. C. L’uso eccessivo di Internet non avviene esclusivamente per periodi di ipomania o mania e non è meglio spiegato da altri disturbi. Questi criteri diagnostici si soffermano maggiormente sugli aspetti emotivi connessi all’esperienza di perdita del controllo, che porta quindi a forti angosce e preoccupazioni45. Cantelmi e Talli nel 2007 hanno proposto una serie di criteri articolati in sintomi overt (manifesti) e covert (occulti), per fare la diagnosi ci devono essere almeno due sintomi overt e due covert, per almeno 6 mesi 46 . I sintomi overt sono: - Elevato tempo di permanenza online, non giustificato da motivi di lavoro o studio. - Manifestazioni sintomatiche offline. 44 Questo punto inserito dalla Young attualmente non costituisce più un problema (almeno in Italia) poiché il mercato è divenuto più competitivo e si sono abbassate notevolmente le tariffe per la connessione a internet. 45 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 46 Ibidem. 29 - Conseguenze negative dovute all’uso eccessivo di Internet (es. isolamento sociale, scarso rendimento scolastico o lavorativo, ecc.). I sintomi covert sono: - Irrefrenabile impulso a collegarsi a Internet. - Ripetuti tentativi di controllare, ridurre o interrompere l’uso di Internet. - Frequenti menzogne relative all’uso eccessivo di Internet. - Ricorrenti pensieri e/o fantasie relativi ad Internet. Quello che cambia tra queste classificazioni del disturbo, che apparentemente possono sembrare uguali, è, come ho già spiegato precedentemente, il punto di vista del ricercatore: c’è infatti chi guarda questa problematica dal punto di vista della dipendenza (come Young) e chi invece dal punto di vista più strettamente patologico (Shapira, Cantelmi e Talli). Tornando a “Presi nella rete”, Young parla del modello ACE 47, ovvero sintetizza i fattori principali che facilitano e/o predispongono l’insorgere dei disturbi correlati alla rete: - Accessibilità: la possibilità di accedere immediatamente a ogni servizio online permette la gratificazione immediata di ogni più piccolo bisogno del soggetto. - Controllo: l’elevato controllo che si può esercitare sulle proprie attività online può portare ad una percezione irreale di onnipotenza. - Eccitazione: la grande quantità di stimoli presenti su Internet porta ad un elevato stato di eccitazione psicologica. L’autrice approfondisce il discorso sulla distorsione del tempo in rete, proprio perché Internet non dà la misura del tempo che passa visto che non c’è nulla che tenga il conto delle ore se non te stesso. Questa è una caratteristica quasi esclusiva 47 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 30 di Internet e dei videogiochi, visto che gli altri media come la televisione hanno un tempo scandito tra un programma e l’altro che ci fa comprendere quanto tempo è passato; Internet inoltre non è come un libro o un giornale che hanno una fine, Internet è potenzialmente infinito. È importante considerare anche il fatto che la rete con i suoi divertimenti e meraviglie attira l’utente, rimpiazzando così tutti gli altri hobby e le attività sociali. Con il passare del tempo gli utenti Internet continuano a dedicare sempre più tempo al mondo virtuale, ciò porta queste persone a dedicare sempre meno tempo e attenzioni a altre attività e ad altre persone importanti della loro vita, rendendo gli utenti sempre più isolati dal mondo reale e l’isolamento a sua volta porta le persone a rifugiarsi sempre di più nel mondo virtuale dove hanno molte più “relazioni”. Tornando al concetto di distorsione del tempo questa si collega con la sindrome “ancora un minuto”, ad esempio quando qualcuno interrompe o viene a chiedere quando avrà finito o a cercare di parlare con l’utente, questo risponde con calma: “solo un minuto”. Young fa infine un paragone tra questa risposta e la risposta di una persona con problemi alcool correlati, che durante una festa dice a un amico o a se stesso: “soltanto un bicchierino” o al fumatore che si dice che sarà l’ultima sigaretta prima di andare a letto o al giocatore che dice che farà “soltanto una puntata”. Tramite lo studio dei casi analizzati dalla Young, questa è arrivata a distinguere 3 fasi per sviluppare l’internet dipendenza: la prima è quella del coinvolgimento, in cui si comincia a navigare in internet e a provare interesse e curiosità; durante questo periodo di navigazione si troverà l’applicazione che più ci interessa (chat, social network, mud’s ecc.) e si comincerà a dedicare tempo a questa. La seconda fase è quella della sostituzione, ovvero si trova nella comunità virtuale quello che non abbiamo nella comunità reale e si sostituiscono le attività che fino a quel momento si erano coltivate nella propria vita in attività all’interno di Internet. L’ultima fase è la fuga: i periodi in rete sono sempre più lunghi e sembrano non bastare mai, c’è una fuga dal mondo e dalle relazioni reali, la persona è sempre più isolata dalla realtà e questo procura sofferenza nella persona che trova “consolazione” solo all’interno della rete. 31 Tonino Cantelmi in un suo saggio: “Psicopatologia delle condotte online”48, ci dice che possiamo distinguere due fasi del percorso verso la dipendenza. La prima fase è quella definita tossicofilica durante la quale si evidenzia un interesse ossessivo per la propria e-mail o altre pagine personali, un periodo lurker caratterizzato da sguardi veloci a diversi siti e un’attenzione sui diversi temi più discussi in rete. In questo periodo la persona manifesta un certo malessere offline, un’intensa partecipazione alle chat e a gruppi di discussione di vario genere e prolungati collegamenti notturni in rete. La seconda fase è detta tossicomanica ed è correlata a fenomeni psicopatologici pregressi. In questo periodo i collegamenti sono prolungati a tal punto da compromettere diversi aspetti della vita di relazione, sociale e professionale. Sempre secondo gli studi di Cantelmi si arriva a parlare di Internet Related Psychopathology (IRP), ovvero diversi tipi di Internet dipendenza che sono connessi all’insieme di bisogni e scopi dell’utente. Possiamo quindi distinguere in: Cybersexual Addiction: in questo gruppo si considera le persone che ricercano e scaricano materiale cybersessuale online (immagini, film, giochi) che a sua volta possono essere collezionati o scambiati con altre persone; per quanto riguarda la fase della contemplazione pornografica questa può durare ore, il soggetto mette in atto una masturbazione compulsiva e controllata, finalizzata a rendere subliminale la visione/emozione pornografica, l’obiettivo è quello di ritardare il più possibile il momento dell’orgasmo, poiché dopo che questo avviene termina la contemplazione e si presentano segni depressivi. Le persone che invece utilizzano chat e altri strumenti di comunicazione sincrona hanno una continua preoccupazione di trovare un partner sessuale per instaurare relazioni finalizzate a praticare sesso virtuale. La persona arriva a considerare il Cybersex come la fonte principale di gratificazione sessuale 48 Cfr. V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 105-109. 32 dando quindi l’esclusiva all’esperienza nel mondo virtuale e riduce l’investimento sul partner che ha nella realtà. Questo tipo di dipendenza da Internet è facilitata da tre fattori: la facilità di accesso alla pornografia online, la disponibilità quantitativa con infinite variazioni sul tema e l’opportunità di poterne fruire nella comodità e nell’anonimato della propria abitazione49. Secondo Lavenia e Marcucci bisogna fare una distinzione tra Cybersex Addiction (dove è presente l’interattività sessuale col sistema “uomo-macchina-uomo”) e Cyberporn Addiction (non c’è interattività sessuale secondo il sistema “uomo-macchina”)50. Cyber Relationship Addiction: questa dipendenza riguarda lo stabilire relazioni amicali e/o sentimentali tramite e-mail, chat-room, social network (come facebook) e news group, a scapito dei rapporti interpersonali reali. Spesso queste relazioni sono caratterizzate da aspetti fantastici, ovvero le aspettative che si hanno tendono a costruire un’immagine dell’altro molto idealizzata, che corrisponde più ai bisogni affettivi che abbiamo rispetto poi alla realtà della persona con la quale ci frequentiamo online. Gli amici virtuali diventano più importanti della famiglia e degli amici reali, questo isola sempre di più la persona dipendente dal mondo reale. La persona investe grandi quantità di tempo in rete per conoscere persone online e non riesce a controllare o interrompere le relazioni che ha instaurato su Internet, poiché si preferiscono a quelle reali. Compulsive online Gambling: questa comprende lo shopping compulsivo, il commercio online compulsivo, il trading online compulsivo (che è il gioco in borsa online), il gioco d’azzardo compulsivo (che è già 49 Cfr. J. Stevani, Pornodipendenza da Internet, in <Psicologia contemporanea>, maggio-giugno 2008, N. 207, pp.26-31. 50 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 33 classificato nel DSM IV tra i disturbi del controllo degli impulsi), che è molto presente nella rete per la possibilità di accedere da casa a casinò virtuali o a siti per scommettitori, fatto che facilita lo sviluppo di tale compulsione con effetti distruttivi sulla vita della persona (sia relazionale che economica). Secondo Cantelmi: “Il gioco d’azzardo compulsivo è caratterizzato da segni clinici che riguardano la spesa sempre maggiore per raggiungere l’eccitazione desiderata, la preoccupazione per il gioco d’azzardo, l’irrequietezza o irritabilità concomitanti al tentativo di limitare o di porre fine a esso, considerazione del gioco come valvola di sfogo che allevia l’umore disforico, compromissione o perdita di una relazione significativa (di lavoro o di affetti), compimento di azioni illegali per finanziare il gioco d’azzardo” 51 . Come il gioco d’azzardo offline, queste situazioni possono scatenare conseguenze gravi nella vita reale. Per quanto riguarda il Trading online compulsivo, consiste nella possibilità di effettuare transazioni borsistiche attraverso Internet; questa porta poi a dilatare il tempo dedicato a queste operazioni e alla comparsa di un pensiero prevalente, per cui la vita mentale di tali soggetti ruota anche per mesi intorno alle tematiche borsistiche e sull’andamento dei mercati. Lo Shopping online compulsivo si riferisce alle persone che sviluppano comportamenti di dipendenza legati all’acquisto di oggetti tramite la rete52. MUD’s Addiction: comprende i giochi di ruolo in cui, tramite la rete, più utenti giocano tra loro simultaneamente; la persona arriva a identificarsi con il personaggio che costituisce il suo avatar. Questi giochi prevedono la creazione di un personaggio fittizio con cui il soggetto gioca e si identifica. Information overload Addiction: è caratterizzata dalla ricerca continua di informazioni, protratta dall’individuo per gran parte del tempo di 51 Cfr. Vallario L., Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p.141. 52 Ivi, pp. 147-148. 34 collegamento. Le informazioni vengono ricercate attraverso attività come il “Web surfing” e indagini senza fine su materiali reperibili in banche dati. Vincenzo Caretti è stato il primo, a parlarci della “Trance Dissociativa da Videoterminale”, descrivendola come: “uno stato involontario di trance con alterazione dello stato di coscienza, depersonalizzazione e perdita dell’abituale senso di identità personale, che può essere sostituita o meno da un’identità alternativa che influenza quella abituale. Questo disturbo è conseguente alla dipendenza patologica del computer e dalle sue applicazioni.”53 Con dissociazione si intende in questo caso la separazione di una o più parti di processi mentali, che sono integrati dal resto della coscienza, questo porterà questa parte a comportarsi come un’identità mentale indipendente dalla personalità globale che non riuscirà a controllare la parte scissa. Non poteva certo mancare anche la versione di Tonino Cantelmi, che parla di “Retomania”: come una sorta di esaltazione “simil-maniacale” capace di culminare in drammatici fenomeni dissociativi54. Caretti riscontra tre livelli evolutivi della persona “intrappolata nella rete”: la dipendenza, la regressione, la dissociazione. La dipendenza comprende: un ipercoinvolgimento ritualistico con il computer e tutto quello che lo riguarda, una relazione ossessiva-compulsiva con le esperienze all’interno della rete e il mondo virtuale in generale, una tendenza a fantasticare molto sui rapporti reali con le altre persone, debolezza dell’Io, tendenze fobiche verso la vita sociale. La regressione implica una tendenza a relazioni fantastiche inesistenti per compensare le scarse relazioni oggettuali. Infine la dissociazione comporta l’ 53 Cfr. T. Cantelmi, Psicopatologia delle condotte on line, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., p.108. 54 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 35 avere dei confini labili dell’Io, dispersione del Sé, depersonalizzazione, cioè distacco ed estraneamento da se stessi fino alla perdita del contatto con la realtà. Torniamo così ai dibattiti che ho già citato nell’introduzione: a questo punto infatti si introduce un altro studioso italiano Giorgio Nardone, il quale dice che è improprio parlare di dipendenza, ma è meglio parlare di compulsione, perché non è il bisogno di diminuire le sensazioni negative dovute alla sospensione dell’uso (ovvero l’astinenza) che fa rimanere l’utente su Internet, ma è la ricerca di sensazioni piacevoli che viene soddisfatta via via che siamo su Internet. Secondo Nardone questi sono segni clinici simili al disturbo ossessivo-compulsivo dove la persona cerca di mantenere il controllo su una situazione vissuta con terrore, che diventa una gabbia da cui la persona non riesce più a liberarsi. Secondo lui non c’è una vera psicopatologia di Internet, ma c’è un disturbo che viene influenzato e quindi complicato da un suo precedente utilizzo 55. 2.2 Classificazione dell’Internet dipendenza Durante la ricerca di testi o articoli che parlassero di dipendenza da Internet per il lavoro di questa tesi, mi sono imbattuta specialmente in rete, in definizioni di questo disturbo in termini di dipendenze comportamentali. In realtà le dipendenze comportamentali non sono presenti nel DSM IV-TR56. Nell’asse I del DSM troviamo i disturbi del controllo degli impulsi che comprendono: il gioco d’azzardo patologico, la cleptomania, la piromania, la tricotillomania, il disturbo esplosivo intermittente e il disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato57. Il disturbo da controllo degli impulsi è caratterizzato dalla mancanza della capacità di resistere ad un impulso o ad una tentazione impellente, la persona 55 Cfr. L. Valleri, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., pp. 142-144. 56 DSM è l’acronimo di “Manuale diagnostico e Statistico dei disturbi mentali”. 57 Ivi, pp. 148-149. 36 ha un deficit della volontà nel momento esecutorio del comportamento, in pratica non riesce a fare a meno di commettere un certo atto. La dipendenza da Internet non è inserita ancora nel DSM, ma secondo La Barbera potrebbe essere inserito all’interno dei “Disturbi del controllo degli impulsi”, dove è già presente il gioco d’azzardo patologico; attualmente infatti viene inserito tra il disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato. La Barbera ha parlato anche degli studi preliminari del DSM V dove verrà introdotta la categoria Reward Dependance Disorders associata a Substance Use Dependence Disorders, in questo modo: “potrebbe indicare la futura determinazione dei revisori del DSM a definire questa nuova categoria diagnostica delle dipendenze comportamentali o dipendenza da gratificazione, all’interno della quale possono trovare posto le nuove dipendenze patologiche, comprese quelle tecno mediate.”58 2.3 Fattori di rischio di dipendenza da Internet Secondo Cantelmi (2000) non è facile capire le caratteristiche e i fattori predisponenti in grado di dire quali sono le persone a rischio di abuso. L’autore sostiene però che la presenza di difficoltà psicologiche (problemi familiari, relazionali, ecc.) o psichiatriche (disturbi di personalità, fobia sociale, ecc.) possono essere dei fattori di rischio. Resta comunque complicato individuare ogni possibile utilizzatore a rischio, poiché la rete è frequentata da tutti e le motivazioni che spingono ogni soggetto a ricorrere a Internet sono molteplici e potenzialmente infinite. Morahan e Martin sostengono che i soggetti di sesso maschile potrebbero avere una maggiore propensione a sviluppare una dipendenza da Internet perché 58 Ivi, p.149. 37 fanno un uso particolare della rete, questi sono più dediti ad attività a più alto rischio di “intossicazione” quali i videogiochi, sesso virtuale e gioco d’azzardo59. Wallace (2000) secondo i suoi studi sostiene che le persone con elevato “locus of control” interno, sarebbero maggiormente attratte dalla Rete per le sensazioni di controllo che questa offre (la possibilità di poter scegliere sempre quello che si vuole visitare, quando terminare una comunicazione, ecc.)60. Nel testo “Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici” l’autore Luca Vallario psicologo e psicoterapeuta ci parla della ricerca del Centro Psyche di Latina, dove si cerca di identificare la “popolazione a rischio” di Internet dipendenza. Secondo questo studio i comportamenti a rischio sono il risultato dell’incontro e delle motivazioni individuali e le condizioni socio-culturali. Bisogna fare almeno quattro considerazioni: - I comportamenti a rischio sono sempre più frequenti tra gli adolescenti. - Si compiono i comportamenti a rischio che riteniamo essere i meno pericolosi. - Il rischio deriva dalla multifattorialità, sono pochi i comportamenti agiti in maniera esclusiva e molti sono correlati ad altri. Spesso infatti si tende ad associare più comportamenti a rischio di diverse tipologie. - I comportamenti a rischio hanno cambiato rotta, infatti oggi prendono sempre più piede comportamenti di chiusura, quelli definiti del “rifugio in sé”. Vallario riassume approfonditamente le ricerche sui fattori di rischio di Internet dipendenza che sono state fatte da diversi studiosi. Tra le più interessanti e importanti ricerche ricordo quelle di Kimberly Young del 1996, dove ci indica che il 54% dei dipendenti da Internet avrebbe già avuto una precedente storia di 59 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 60 Ibidem. 38 depressione, il 34% sintomi di ansia, il 52% dei problemi alcool correlati. Young parla anche del rischio che c’è per le persone che hanno bassa stima di sé, paura del rifiuto degli altri e bisogno di approvazione. Gli adolescenti e gli studenti universitari, come ci dice Young, sono particolarmente sensibili alle attrattive delle chat e dei giochi interattivi e quando vengono presi da questo mondo possono cominciare a restare svegli tutta la notte rendendosi così molto stanchi di giorno con conseguenze negative nel rendimento scolastico. Questo mondo virtuale piano piano li porta a isolarsi dagli altri e ad attivare una serie di bugie in famiglia per nascondere quello che gli sta accadendo. Sempre secondo i suoi studi le persone più a rischio sono quelle tra i 15 e i 40 anni, che presentano carenze comunicative legate a problemi psicologici e/o psichiatrici, emarginazione, difficoltà familiari e relazionali. Indica anche altri fattori che possono predisporre a questa dipendenza, quali l’elevato grado di informatizzazione negli ambienti di lavoro, turni notturni lavorativi e l’isolamento geografico (abitare in una zona poco popolata)61. Del Miglio nel 2006 compie una ricerca dove trova una relazione tra l’abuso di Internet e l’impulsività, la suscettibilità alla noia e la ricerca di esperienze nuove. Tonino Cantelmi scrive che le persone con difficoltà a comunicare nella normalità (realtà) sono soggetti con personalità ossessivo-compulsiva, o tendono al ritiro sociale o all’inibizione relazionale. La Barbera nel 2005 associa il rischio di Internet dipendenza a persone con disturbo depressivo, ossessivo-compulsivo e polidipendenze, ma trova anche una forte relazione tra questa dipendenza e il burn-out, la disoccupazione, i problemi familiari e la solitudine 62. Per quanto riguarda l’internet dipendenza devo limitarmi a parlare esclusivamente dei fattori di rischio poiché non esistono ancora dei dati statistici certi e la ricerca in questo ambito è ancora “appannata”: escono infatti spesso dati (su riviste, libri e pagine web) che differiscono molto tra loro e che non hanno delle fonti sicure di 61 Cfr. K. S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet, cit. pp. 46-49. 62 Cfr. L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., pp. 123-129. 39 ricerca. Spesso queste ricerche vengono fatte in rete tramite test, oppure si basano sugli utenti che realmente si sono rivolti ad un servizio per chiedere aiuto (anche se come vedremo in seguito in Italia sono estremamente pochi i servizi che vengono offerti), ma ancora siamo distanti da dei dati che ci possono indirizzare maggiormente verso il fenomeno. 40 Capitolo 3 Modelli educativi e riabilitativi di disintossicazione dalla rete Affrontare il tema degli interventi educativi secondo me deve essere sempre al centro dell’interesse di ogni studente di corsi universitari che formano educatori professionali e di ogni educatore professionale, è infatti anche attraverso la conoscenza di metodi che si costruisce il nostro “sapere professionale” e quindi la professione dell’educatore professionale assume la sua specificità e la sua forza. Nel testo proposto da Anep (Associazione Nazionale Educatori Professionali) “Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione”63 gli autori cercano di individuare al meglio i campi di attività, la pianificazione degli interventi educativi rivolti sia alle comunità-gruppi che alla persona, le funzioni di educazione e riabilitazione, l’organizzazione, il coordinamento e gestione di strutture e risorse, la formazione di studenti e di educatori professionali, le attività di ricerca. Come punto di partenza voglio riportare una parte della tabella delle funzioni di pianificazione dell’intervento educativo e delle funzioni di educazione e riabilitazione rivolto alla persona secondo il modello proposto da Anep 64. Ho scelto di inserire esclusivamente questa tabella, poiché è la più pertinente per questo lavoro di tesi. In questa tabella nelle colonne relative alle competenze sono presenti delle croci che stabiliscono (su scala 0, +, ++) l’importanza di competenza in ciascuna attività. 63 Cfr. F. Crisafulli, L. Molteni, L. Paoletti, P.N. Scarpa, L. Sambugaro, S. Giuliodoro, Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione, Edizioni Unicopli, Milano, 2010, pp.60-71. 64 Nel testo “Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione” viene specificata la flessibilità di questo modello proposto e pongono l’attenzione sul fatto che questo testo sia un punto di partenza per la professionalità dell’educatore e non un “prodotto finito”, questo vuole essere l’inizio di un processo di “ricerca educativa”. 41 Funzione di Pianificazione Competenze dell’intervento educativo rivolto alla nel persona Competenze campo campo intellettivo comunicazione interpersonale Attività di accoglienza Predisporre spazi e modalità di + + accoglienza per la persona e la famiglia nei diversi contesti educativo- riabilitativi Registrare/rilevare la domanda espressa + Attività di anamnesi Registrare dati sociali, clinici, + ambientali, economici Rilevare la storia del singolo, della + + famiglia, del contesto di vita Individuare i dati significativi da ++ registrare sulla cartella Attività di osservazione Realizzare un’analisi delle + caratteristiche della persona riferita alle seguenti aree: corporea, cognitiva, comunicativa e relazionale, nel setting educativo, nel suo contesto familiare e sociale Descrivere le potenzialità e i limiti della ++ 42 + nel della persona nella cartella o scheda d’identificazione delle personale Attività necessità educative Analizzare e valutare i dati raccolti e + confrontarli con + l’èquipe multidisciplinare Valutare le risorse e i vincoli del ++ contesto che possono favorire o ridurre lo sviluppo delle autonomie del soggetto Identificare i bisogni educativi secondo + priorità Attività di presa in carico e cura Attivare una relazione significativa e di + ++ ascolto attivo con la persona Accompagnare e sostenere la persona + ++ nel percorso educativo e/o riabilitativo e durante lo svolgimento di attività Accompagnare e sostenere la persona ++ ++ nei momenti significativi, critici o evolutivi Accompagnare e sostenere la persona ++ per l’acquisizione di competenze di mediazione, contrattazione, negoziazione 43 ++ Costruire una rete di rapporti con i + + professionisti e le persone utili o indispensabili alla cura della persona Attività di progettazione, programmazione e attuazione Definire gli obiettivi educativi, gli + indicatori di esito, le modalità e i tempi di verifica Esporre e condividere costantemente in + èquipe il progetto + educativo- riabilitativo Definire il programma degli interventi + + insieme alla persona (dove possibile) Definire azioni (tempi, metodi, + strumenti e risorse) e indicatori di processo Attuare gli interventi-azioni + + programmate, anche in collaborazione con le risorse formali ed informali della comunità, in una dimensione di condivisione dell’esperienza Monitorare gli interventi-azioni + ++ programmate in una relazione dialogica e riflessiva con la persona Adottare gli aggiustamenti del + programma sulla base della compliance educativa e delle risposte dell’utente 44 ++ Attività di follow up Documentare progettazione i risultati utilizzando della ++ ++ strumenti adeguati per la loro comunicazione Realizzare una valutazione di processo ++ del progetto educativo Valutare l’esito complessivo del ++ progetto nei tempi previsti (T1, T2, T3) Funzione di Educazione e Competenze riabilitazione nel Competenze campo campo intellettivo Attività di educazione ++ delle potenzialità dell’individuo Realizzare interventi volti a far emergere + ++ e sviluppare le attitudini e le capacità dell’individuo Attuare programmi finalizzati allo + ++ sviluppo della partecipazione alla vita quotidiana, di relazione, e d’impegno attivo nella comunità Realizzare percorsi di orientamento + scolastico e lavorativo appropriati alle 45 della comunicazione interpersonale Attivare percorsi di scoperta e utilizzo + nel ++ potenzialità e alle capacità dell’individuo Realizzare percorsi di sviluppo, + ++ rinforzo + ++ Realizzare percorsi di sviluppo del + ++ mantenimento e cura del corpo Realizzare percorsi di dell’autostima pensiero critico, delle autonomie e delle responsabilità Attività di riabilitazione Attuare interventi volti a favorire un re- + ++ investimento nella vita quotidiana, verso gli oggetti, le persone, le relazioni e i contesti di vita (casa, lavoro, servizio, tempo libero…) Realizzare percorsi volti al recupero di + ++ capacità e /o potenzialità dell’individuo Realizzare percorsi di acquisizione e + ++ sviluppo di autonomie di vita, di responsabilizzazione e socializzazione Realizzare percorsi nell’ambito dello + + spostamento e della fruizione dei sevizi territoriali Realizzare percorsi di inserimento + + lavorativo Attivare strategie finalizzate al ++ superamento di situazioni critiche, alla 46 ++ riflessione sui influiscono sullo comportamenti stato di che salute, all’adesione dell’utente al programma terapeutico-educativo-riabilitativo Ho scelto di inserire questa tabella perché può essere un punto di partenza per un educatore professionale per strutturare il suo intervento educativo, in questo caso nell’ambito delle nuove dipendenze. Come vedremo in questo capitolo tratterò i modelli educativi e riabilitativi di disintossicazione dalla rete proposti da tre studiosi della dipendenza da Internet: Kimberly Young, Tonino Cantelmi e Luca Vallario. Comincerò parlando delle strategie di disintossicazione secondo Kimberly Young, le quali si possono ben inserire nelle attività educative e riabilitative proposte nella tabella precedente. 3.1 “Strategie di disintossicazione” secondo Young In questo lavoro ho parlato molto di Kimberly S. Young poiché questa grande studiosa americana appena ha cominciato ad interessarsi alla dipendenza da Internet, come prima cosa è “entrata in rete” e ha iniziato a navigare. In questo suo “viaggio” ha conosciuto molte persone con questo tipo di problematica e ha spontaneamente avuto un’intuizione che può sembrare banale, ma come vedremo nel prossimo capitolo non è per niente scontata. Young ha utilizzato la rete stessa come primo contatto con le persone con dipendenza da internet o i loro familiari, questa studiosa costruì una pagina web con tanto di indirizzo e-mail e le persone cominciarono a contattarla per chiederle aiuto65. Inizialmente Kimberly Young basandosi sugli stessi criteri usati per la diagnosi del gioco d’azzardo patologico e dell’alcolismo, costruì un questionario da sottoporre agli utenti internet, in seguito 65 Cfr. K.S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet, cit., pp.XXIII-XXXIII 47 con le conoscenze che piano piano acquisiva grazie alla conoscenza delle persone con questo tipo di problematica, mise a punto un questionario che attualmente è quello più utilizzato al mondo per fare diagnosi di internet dipendenza. Altri studiosi hanno costruito dei nuovi questionari basandosi su quello di Young. Il test proposto da questa studiosa americana può essere utile in tre casi: il primo è per chi già pensa o sospetta fortemente di essere dipendente da Internet e in questo caso il test sarà utile per individuare le aree della vita che stanno subendo danni dall’uso di internet; il secondo è per chi non è sicuro di essere dipendente da internet, e in questo caso il test aiuterà a trovare una risposta ed iniziare a quantificare il danno ricevuto; il terzo è per chi sospetta o teme che le persone a lui vicine possano essere internet dipendenti e quindi può sottoporre a questa persona il test. Il test è composto da 20 item a cui si può rispondere in base a questa scala: 1= mai 2=raramente 3=ogni tanto 4=spesso 5=sempre Le domande sono: 1. Quante volte vi siete accorti di essere rimasti online più a lungo di quanto intendevate? 2. Vi capita di trascurare le faccende domestiche per passare più tempo online? 3. Vi capita di preferire l’eccitazione offerta da Internet all’intimità con il vostro partner? 4. Vi capita di stabilire nuovi rapporti con altri utenti online? 5. Accade che le persone attorno a voi si lamentino per la quantità di tempo che passate online? 6. Accade che i vostri studi risentano negativamente della quantità di tempo che passate online? 7. Vi capita di controllare la vostra e-mail prima di fare qualche altra cosa importante? 48 8. La vostra resa sul lavoro o la vostra produttività sono influenzate negativamente da Internet? 9. Vi capita di stare sulla difensiva o di minimizzare quando qualcuno vi chiede che cosa fate online? 10. Quante volte vi ritrovate a scacciare i pensieri negativi sulla vostra vita con il pensiero consolatorio di Internet? 11. Vi capita di scoprirvi a pregustare il momento in cui andrete nuovamente online? 12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia? 13. Vi capita di scattare, alzare la voce o rispondere male se qualcuno vi disturba mentre siete collegati? 14. Perdete ore di sonno perché restate alzati fino a tardi davanti al computer? 15. Vi capita di concentrarvi col pensiero su Internet quando non siete al computer, o di fantasticare di essere collegati? 16. Vi capita di scoprirvi a dire “ancora qualche minuto e spengo” quando siete online? 17. Avete già tentato di ridurre la quantità di tempo che passate online senza riuscirvi? 18. Cercate di nascondere quanto tempo passate online? 19. Vi capita di scegliere di passare più tempo online anziché uscire con gli altri? 20. Vi capita di sentirvi depressi, irritabili o nervosi quando non siete collegati, mentre state benissimo quando siete nuovamente davanti al computer? Dopo che la persona ha risposto a tutte le domande, bisogna fare la somma delle cifre assegnate ad ogni risposta, ottenendo così un punteggio. Più alto è il 49 punteggio, maggiore è il livello di dipendenza e più numerosi sono i problemi causati dall’uso di internet. Questa scala serve per “misurare” il punteggio: -20/39 punti: la persona ha un “normale” utilizzo di Internet. A volte può capitare di navigare in rete un po’ troppo a lungo, ma la persona ha il controllo della situazione. -40/69 punti: la persona ha già diversi problemi a causa di Internet. C’è bisogno di soffermarsi a riflettere sull’impatto di questa tecnologia nella propria vita. -70/100 punti: la persona a causa dell’abuso di Internet ha problemi notevoli nella vita ed è importante affrontarli subito. Dopo che la persona ha identificato la categoria in cui è compreso il punteggio finale, deve andare a riguardare le domande a cui ha assegnato un 4 o un 5, per meglio individuare quali sono le aree della vita che più stanno risentendo dei problemi connessi all’uso smodato della rete66. La fase della compilazione del questionario avviene dopo il primo contatto ovvero dopo la richiesta di aiuto della persona o del familiare. Se la persona dal risultato del test, capisce di avere un problema e vuole risolverlo, Young ha strutturato un modello con “20 strategie di disintossicazione” 67, queste vengono utilizzate dalla studiosa in base ai bisogni della persona (che emergono dal test) e dalle diverse situazioni oppure possono essere utilizzate dalle persone vicine a quella che ha dei problemi. Il suo metodo di intervento è cognitivo-comportamentale. La prima strategia è: “riconoscere quello che si sta perdendo”. In questa fase la persona comincia a fare un vero e proprio inventario delle cose che ha eliminato o trascurato a causa del tempo che passa su Internet. La persona può fare anche un confronto o utilizzare come punto di partenza la “top ten” proposta da Young ovvero: 1. Passare il tempo con il partner o con la famiglia 66 Cfr. K.S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet, cit., pp. 18-21. 67 Ivi, pp.34-36. 50 2. Faccende e obblighi quotidiani 3. Dormire 4. Leggere 5. Guardare la T.V. 6. Passare il tempo con gli amici 7. Fare esercizio fisico 8. Hobby 9. Rapporti sessuali 10. Uscite (cinema, teatro, concerti…) Quando la persona scriverà le attività che avrà trascurato o cancellato completamente dalla sua vita da quando abusa di Internet, farà una classifica assegnando ad ogni attività un punteggio da 1 a 3: 1= molto importante 2= importante 3= non molto importante In questa strategia la persona dovrà cercare di ricordare come era la sua vita prima di abusare di Internet. La seconda strategia è: “Valutare il tempo trascorso online”. Mediamente le persone conosciute da Young con problemi di dipendenza da Internet trascorrevano circa 38 ore settimanali sulla rete, anche se non esiste un numero superato il quale ci si può dire dipendenti da Internet 68. In questa strategia si chiede alla persona di prendere nota del numero effettivo delle ore passate su Internet. Per iniziare la persona dovrà fare un elenco delle categorie delle attività online che preferisce e ordinarle in base al tempo (specificato) che ci trascorre. Sommando settimanalmente le ore trascorse in ogni luogo virtuale, la persona 68 Ivi, pp. 38-40. 51 determinerà quanto tempo sottrae alla propria vita quotidiana e alle relazioni con gli altri. La terza strategia di disintossicazione è: “Utilizzare tecniche di gestione del tempo”, Young delinea quattro diversi percorsi di gestione del tempo 69. 1. Coltivare un’attività alternativa 2. Utilizzare i modelli di utilizzo della rete (orario in cui ci si collega o situazioni che predispongono alla connessione) e fare esattamente il contrario 3. Stabilire dei fermi esterni come segnali di disconnessione 4. Inserire delle ore nei programmi settimanali da destinare ad Internet La quarta strategia è: “Trovare un sostegno nel mondo reale”, in questa fase la persona deve cercare di comprendere quali bisogni stava cercando di soddisfare online e cercare di realizzarli nella vita reale, ricorrendo alle persone ed alle risorse che le stanno attorno, in particolare Young in questa fase prevede l’inizio di un percorso con gruppi di auto-aiuto 70. La quinta strategia è: “Riconoscere ciò che fa scattare il comportamento ossessivo”, in questa fase la persona quando sta per immergersi nella rete deve cercare di fermarsi a riflettere su quello che prova dentro di sé, e completare la frase: Poco prima di collegarmi ad Internet, mi sento…………………….......................... Dopo questa, c’è un’altra frase da compilare: Quando sono impegnato nella mia attività preferita su Internet, mi sento……….. 69 Ivi, pp. 42-43, 70 Ivi, pp. 51-52. 52 Compilando queste frasi la persona riconosce i suoi stati emotivi e consente di vedere da cosa sta cercando di fuggire e di mettere a fuoco ciò che spera di raggiungere quando sarà online 71. La strategia numero 6 è: “Portare con sé schede promemoria dei messaggi positivi”, le schede promemoria sono due. In una scheda la persona scriverà quali sono i problemi principali causati dalla dipendenza da Internet, nell’altra scheda scriverà i cinque vantaggi principali che la persona avrebbe limitando l’uso di Internet. Queste schede devono essere inserite nel portafoglio (in modo da portarle sempre con sé) e quando la persona si trova in difficoltà e sarebbe tentata di collegarsi ad Internet anziché fare qualcosa di più produttivo o più salutare, tirare fuori la schedina e rileggerla per ricordarsi ciò che la persona vuole evitare e ciò che vuole fare per sé stessa72. La settima strategia è: “Fare passi concreti per centrare i veri problemi”, in questa fase la persona si propone di compiere certe azioni giornaliere per raggiungere determinati obiettivi73. La strategia numero 8 è: “Ascoltare le diverse voci della negazione”, in questa fase la persona analizza le varie forme di negazione del problema e cerca di individuare quale negazione utilizzava con se stessa e con i propri cari. Le tipologie di negazione individuate da Young sono: alzare un muro; minimizzare; dare la colpa agli altri; cercare giustificazioni; razionalizzare; attaccare direttamente74. La nona strategia è: “Affronta la solitudine”, questa fase è costituita da tre suggerimenti, specialmente per le persone più introverse che hanno cercato di instaurare relazioni online. Il primo è quello di trasferire le qualità positive che la 71 Ivi, pp.54-56. 72 Ivi, p. 63. 73 Ivi, p. 64. 74 Ivi, pp.67-68. 53 persona si era attribuita online anche offline; il secondo è quello di modificare le situazioni, considerando così le circostanze di vita come influenti sulla solitudine; il terzo è quello di analizzare le sensazioni difficili di affrontare75. La decima strategia è: “Riconoscere i sette segnali che indicano l’esistenza di un amore al computer”, questa è utilizzata per le persone che temono che il proprio partner abbia trovato l’amore su Internet, la persona che ha questi dubbi dovrà domandarsi se ha riscontrato certi segnali nel comportamento del partner: cambiamenti nelle abitudini del sonno; ricerca della privacy; trascurare le faccende domestiche; mentire spudoratamente; cambiamenti di personalità; perdita d’interesse per il sesso; minore impegno e dedizione nel rapporto. Individuare se il partner ha una relazione d’amore online è utile per cercare di comprendere quali sono i problemi nel rapporto e cercare un aiuto per evitare che la coppia si distrugga 76. La strategia numero 11 è : “Seguire le sette regole della comunicazione”, se dopo la strategia numero 10, la persona ha compreso che il proprio partner ha una relazione virtuale, con questa strategia si mette a punto come meglio comunicare con la persona dipendente da internet. Le strategie sono sette: stabilire gli obiettivi specifici; trovare il momento adatto per parlare; decidere cosa preme soprattutto dire; parlare in prima persona e senza esprimere disapprovazione; ascoltare con empatia; essere preparati ad una reazione negativa; prendere in considerazione delle alternative 77. La dodicesima strategia è: “Stare attenti ai segnali d’allarme nei ragazzi”, questa strategia serve ai genitori che non riescono a comprendere qual è l’uso che i propri figli fanno della rete, Young indica così dei criteri per individuare quali possono essere i campanelli d’allarme di un figlio dipendente da Internet. Questi sono: la 75 Ivi, pp. 95-97. 76 Ivi, pp. 102-104. 77 Ivi, pp. 113-116. 54 stanchezza eccessiva; problemi scolastici; diminuzione dell’interesse per gli hobby; isolarsi dagli amici; disobbedienza e ribellione78. La strategia numero 13 è: “Intervenire con ragazzi Internet-dipendenti” se il proprio figlio è dipendente da internet Young consiglia di utilizzare le tecniche di comunicazione proposte dalla strategia numero 11, in particolare per parlare con il proprio figlio è necessario: presentare un fronte unito; dimostrare affetto e interesse per il figlio; assegnare un diario del tempo passato su Internet; stabilire delle regole di connessione ad Internet ragionevoli; mettere il computer dove possiate vederlo; incoraggiare altre attività; sostenere il proprio figlio e non legittimarlo; se necessario fare ricorso a risorse e servizi esterni 79. La quattordicesima strategia è: “Insegnare ai propri figli cosa fare e cosa non fare”, considerando i pericoli che ci sono in rete è dovere di ogni genitore di educare il proprio figlio ad una navigazione responsabile, facendogli conoscere i rischi, inoltre dovrà tutelarlo da incontri o situazioni rischiose online 80. La strategia numero 15 è : “Come curare uno studente Internet-dipendente”81, in questa strategia ci sono cinque suggerimenti utili da considerare quando si avvisano i segnali d’allarme della dipendenza da internet da parte di uno studente universitario. Raccogli informazioni sul problema; elimina le abitudini più distruttive nell’utilizzo di internet; partecipa alle attività sociali offerte dalla tua università; scopri le biblioteche universitarie; parla agli altri studenti della dipendenza da Internet82. 78 Ivi, pp.127-128. 79 Ivi, pp. 129-131. 80 Ivi, pp. 140-141. 81 Quando Young parla di studenti universitari si riferisce a quelli americani, quindi questa strategia è riferita ad un sistema universitario diverso dal nostro, dove le possibilità e i bisogni degli studenti sono diverse da quelle degli studenti italiani. 82 Ivi, pp. 161-162. 55 La sedicesima strategia è: “Riconoscere i segnali d’allarme sul posto di lavoro”, in questa strategia sono elencati i segnali d’allarme della dipendenza da Internet sul posto di lavoro. Questi sono: calo della produttività; aumento degli errori; minore interazione con i colleghi; sguardi di sorpresa quando ci si avvicina alla loro scrivania; minore tolleranza delle condizioni sul posto di lavoro; eccessiva stanchezza; aumento delle assenze per malattia, ritardi ripetuti e appuntamenti dal medico a metà giornata. La strategia numero 17 è: “ Aiuto per il lavoratore Internet-dipendente”, la strategia è indirizzata alle aziende che vogliono aiutare i loro dipendenti. Si basa su: fare le domande giuste sul problema della persona, non punirla, ma aiutarla dandogli informazioni; stabilire se la persona vuole essere aiutata; cercare un programma di riabilitazione adeguato o un consulente esperto; rafforzare il controllo sull’accesso a Internet83. La strategia di disintossicazione numero 18 è: “Considerare le conseguenze a lungo termine”, ovvero cercare di considerare le conseguenze negative dell’uso patologico della rete proiettandole nel futuro dei prossimi mesi. Per fare questo è consigliato porsi certe domande: A chi sto facendo del male? A che punto sarò della mia carriera lavorativa o scolastica tra un anno? Dove posso trovare maggiori gratificazioni per il mio tempo, i miei sforzi e la mia energia? Chi ero prima di farmi prendere da questa nuova ossessione, e voglio davvero continuare ad allontanarmi da quella persona? Voglio veramente sprecare così tanto tempo? Quando la persona avrà evidenziato le conseguenze negative a lungo termine sull’abuso della rete, sarà più motivata a moderare le abitudini, rendendo così più facile l’utilizzazione di tecniche di gestione del tempo e le altre strategie descritte fino ad ora84. La diciannovesima strategia è: “Cinque consigli per un percorso di disintossicazione”, questi sono: evitare le ricadute; essere pazienti con sé stessi; 83 Ivi, pp. 177-178. 84 Ivi, pp. 187-189. 56 sentirsi orgogliosi dei tentativi fatti; individuare ciò che fa scattare il comportamento ossessivo; farsi aiutare dai propri cari85. L’ultima strategia è: “Riconoscere i segnali dell’avvenuta disintossicazione” ovvero: riuscire a rispettare le ore stabilite da passare online ogni settimana; le persone care dicono di notare delle differenze nelle abitudini dell’uso della rete e nel comportamento nei loro confronti; restare nel budget prestabilito per i servizi online; eseguire la propria professione e i propri studi come precedentemente all’utilizzo della rete; aver riscoperto gli hobby abbandonati; comunicare maggiormente con le persone reali; vedere con una luce diversa le persone che hanno problemi con la rete, poiché se ne riconosce i problemi; quando si utilizza la rete sentirsi meno tentati di riprendere le abitudini di un tempo; avere un maggior desiderio di uscire con le persone care; nel ripensare al periodo di dipendenza da Internet vedersi come una persona completamente diversa 86. In questo paragrafo ho riassunto brevemente le strategie di Young per “disintossicarsi dalla rete”. Come si può notare alcune di queste strategie rientrano nelle competenze dell’educatore professionale e quindi potrebbero essere utilizzate come utili strumenti educativi per aiutare la persona nel riconquistare la propria autonomia da Internet. 3.2 Il “trattamento” secondo Cantelmi e l’intervento di Vallario In questo paragrafo parlerò della presa in carico secondo due studiosi italiani: Tonino Cantelmi e Luca Vallario. Lo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi è stato tra i primi in Italia ad interessarsi alla dipendenza da Internet. Insieme a Del Miglio e Gamba ha costruito il test UADI “Uso, abuso e dipendenza da internet”, presso l’Università 85 Ivi, pp. 192-193. 86 Ivi, p. 200. 57 “La Sapienza” di Roma. Questo questionario è l’unico strumento italiano ad essere validato sulla popolazione 87. Il questionario è composto da 80 item88 seguiti da una griglia di risposta secondo una scala Likert a 5 punti: 1= Assolutamente falso; 2= Piuttosto falso; 3= Né vero né falso; 4= Abbastanza vero; 5= Assolutamente vero Visto che gli item del questionario sono molti, ho deciso di riportare esclusivamente le aree indagate che riassumono molto bene il test. Le dimensioni indagate dal test sono cinque89: - Evasione Compensatoria: tendenza ad evadere dalle difficoltà quotidiane mediante Internet; - Dissociazione: la comparsa di esperienze sensoriali bizzarre, la tendenza alla alienazione e alla fuga dalla realtà; - Impatto sulla vita reale: la comparsa di conseguenze sulla vita reale, il cambiamento di abitudini, umori e rapporti sociali; - Sperimentazione: la propensione ad usare Internet per sperimentare parti del sé o/e per cercare nuove emozioni; - Dipendenza: la comparsa di sintomi di dipendenza, come il progressivo aumento del tempo di collegamento, la compulsività e l’eccessivo coinvolgimento90. 87 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, p. 13. 88 In seguito con l’analisi fattoriale 5 item sono stati esclusi dal test. 89 Cit., C. Del Miglio, A. Gamba, T. Cantelmi, http://www.cedostar.it/uadi.htm, 2001, cons. 30/07/2010. 90 Cit., T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, p. 13. 58 Dopo il questionario proposto da Del Miglio, Gamba e Cantelmi, quest’ultimo evidenzia delle “proposte di trattamento” per le persone con dipendenza da Internet. Le proposte di Cantelmi sono 91: - Gruppi di auto-aiuto: formati da persone che hanno lo stesso problema, cercano di condividere le proprie esperienze e di ascoltarsi per riacquistare il controllo sulla rete. - I dodici passi: ovvero un percorso che cerca il recupero personale e spirituale dell’individuo tramite un percorso simile a quello degli Alcolisti Anonimi92. - Counseling terapeutico: attraverso la presa di coscienza del problema, cerca di promuovere il cambiamento psicologico. - Psicoterapia individuale: è particolarmente indicata nel caso in cui la dipendenza da internet sia accompagnata da una patologia pregressa, permettendo di raggiungere maggiore consapevolezza di sé per promuovere il cambiamento. 91 Ivi, p. 15. 92 Merita citare il metodo degli Alcolisti Anonimi dei dodici passi: 1) Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili. 2) Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione. 3) Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo concepirLo. 4) Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi. 5) Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei nostri torti. 6) Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere. 7) Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti. 8) Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro. 9) Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri. 10) Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso. 11) Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla. 12) Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività. 59 - Strategie di disintossicazione: utilizzando strategie comportamentali sono particolarmente utili ad affrontare e risolvere il problema della dipendenza. Alcune delle proposte di Cantelmi rientrano nelle competenze educative e riabilitative dell’educatore, come proporre il questionario e le strategie di disintossicazione (che in questo caso non vengono specificate, ma che ad esempio possono essere anche quelle proposte da Young). Cantelmi non ci parla di come avviene il primo approccio con la persona dipendente da Internet, però ci deve far riflettere il fatto che è presente nella pagina web: www.psychoinside.it, dove insieme ad altri professionisti (medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti) offrono un servizio informativo e di consulenza psicologica online, ovviamente nel rispetto delle norme professionali e dei codici deontologici vigenti93. Segnalo che anche altri suoi colleghi (come ad esempio Daniele La Barbera), offrono un servizio di psicoterapia privatamente e dispongono di pagine web in cui è inserito il proprio indirizzo e-mail per la prima consulenza e il primo contatto con l’utente Internet dipendente94. Passo adesso a Luca Vallario, l’autore di “Naufraghi nella rete”, che propone una “procedura di intervento” dedicata agli adolescenti95. Vallario prevede un primo contatto telefonico con l’utente, che può avvenire tramite il paziente stesso o un familiare. Nel primo contatto ci sarà la raccolta dei dati anagrafici e del recapito della persona e delle informazioni generali sul disturbo (in particolar modo: la gravità, la persona che più si è preoccupata, l’inizio del rapporto con l’utente e la creazione dei presupposti per iniziare l’intervento diagnostico terapeutico) 96. La fase diagnostica è articolata in questi passaggi: prima visita, valutazione medica, valutazione psicologica individuale e familiare, formulazione della diagnosi, restituzione della diagnosi e proposta di trattamento. Il trattamento proposto da 93 Ibidem. 94 Cfr., D. La Barbera, http://www.siptech.eu/index.php, 2010, cons. 02/08/2010. 95 Cfr., L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p. 218. 96 Ivi, pp. 218-219. 60 Vallario prevede la multidisciplinarietà terapeutica quindi il coinvolgimento di diverse competenze, in particolare in tutto il suo intervento è citato l’intervento di psicologi, psichiatri e medici di medicina generale, ma non è presente la figura dell’educatore professionale. Secondo Vallario le figure coinvolte nel trattamento devono essere le stesse che hanno fatto l’anamnesi, quindi medici e psicologi. L’autore prevede un trattamento psicologico individuale, un trattamento familiare e la proposta di un trattamento di gruppo. Quest’ultimo, per lo studioso, deve essere condotto da figure professionali diverse da quelli responsabili di tutti gli altri trattamenti e in particolare si propone di favorire le capacità di autoosservazione, il confronto dei propri vissuti e delle proprie esperienze, l’attivazione delle relazioni, l’analisi delle dinamiche interattive. Il lavoro di gruppo deve essere a cadenza mensile e può essere strutturato sul confronto, sul raccontato e sul vissuto delle esperienze mediatiche. Inizialmente si lavorerà sulle esperienze dei partecipanti sul loro rapporto con la realtà virtuale e della sua incidenza sulla vita quotidiana. Quando si comincerà a parlare del vissuto, questo sarà supportato dalla visione di film per riflettere sulla dimensione reale e virtuale97. Il lavoro di gruppo può essere guidato da un educatore professionale. 3.3 Raffronto tra strategie: punti di convergenza e differenze Potrebbe essere molto interessante confrontare le strategie di Young, Cantelmi e Vallario utilizzando la tabella proposta nel “Core competence dell’educatore professionale”, ma rischierei di “intrappolare” le funzioni dell’educatore in un rigido schema d’intervento. Un aspetto per me affascinante della professione dell’educatore è quello relativo alla flessibilità (infatti la formazione dell’educatore professionale è composta da saperi diversi). A questo proposito mi piace ricordare le parole di Alessandro Mariani nel testo “Elementi di filosofia 97 Ivi, pp. 223-229. 61 dell’educazione” quando dice che la pedagogia è un sapere che va sempre discusso senza pretendere di poterlo fissare 98. Per questo, ci tengo a ripeterlo ancora una volta, la tabella del “Core competence dell’educatore professionale”, come hanno specificato alcuni autori durante la presentazione del libro al Congresso Nazionale del 10 febbraio 2010 a Bologna, è un punto di partenza, di riferimento e non deve essere visto come un rigido schema d’intervento. Partendo da questi presupposti analizzerò alcuni nodi importanti che bene identificano il lavoro dei tre studiosi utilizzando per alcune parti riferimenti alla tabella del “Core competence dell’educatore professionale”. Per prima cosa analizzerò la denominazione del loro intervento. Kimberly S. Young denomina il suo intervento: “strategie di disintossicazione”. Come ho già evidenziato precedentemente utilizza la parola “disintossicazione” per lanciare un chiaro messaggio al lettore: la dipendenza da Internet è una dipendenza come le altre. Cantelmi parla invece di “proposte di trattamento”, mentre Vallario propone una “procedura di intervento”. Trovo che sia importante porre l’attenzione sulle parole che gli studiosi scelgono per definire il loro lavoro, e per questo ci possono aiutare le semplici parole utilizzate nel “Core competence dell’educatore professionale”, ovvero “intervento”, nel caso dell’educatore professionale si parlerà di “intervento educativo”. Per quanto riguarda il primo contatto con la persona con Internet dipendenza, sia Young che Cantelmi utilizzano anche la rete stessa. Entrambi gli studiosi infatti sono presenti online con i propri indirizzi e-mail, attraverso la rete offrono informazioni ai visitatori nei loro siti web, oppure una prima consulenza psicologica per poi incontrarsi realmente ed eventualmente cominciare un percorso di “disintossicazione”. Vallario, che in particolare descrive la sua “procedura di intervento” per gli adolescenti, non fa nessun riferimento all’utilizzo della rete come mezzo per entrare in contatto con le persone da parte del professionista. Nel suo testo “Naufraghi nella rete” prevede un primo contatto 98 Cfr., A. Mariani, Elementi di filosofia dell’educazione, Carocci editore, Roma, 2006, p.13. 62 esclusivamente telefonico, nel quale ci sarà la raccolta di dati generali sulla persona. Utilizzando sempre come stimolo di riflessione e punto di partenzariferimento il “Core competence dell’educatore professionale”, nelle attività di accoglienza ritroviamo un primo punto fondamentale: “predisporre spazi e modalità di accoglienza per la persona e la famiglia nei diversi contesti educativo-riabilitativi”. Questo punto non è affatto banale, perché nel caso dell’intervento con persone con Internet dipendenza si potrebbe tradurre nel primo approccio già utilizzato da Young e Cantelmi, ovvero predisporre siti Web che, come ho scritto nel primo capitolo di questa tesi, sono spazi virtuali. In questi spazi virtuali l’educatore professionale può accogliere inizialmente tramite indirizzo e-mail la persona o la famiglia che ha un problema. Sia Young che Cantelmi hanno costruito un questionario per fare diagnosi di Internet dipendenza. Young ha costruito questo strumento composto da 20 item prima di Cantelmi, il test costruito da quest’ultimo è composto invece da 80 item e divide le dimensioni indagate in cinque aree. I test indagano gli stessi aspetti e le domande sono simili tra loro, anche se il test di Cantelmi è più approfondito e in generale presenta una struttura diversa. Vallario99 non fa nessun riferimento all’uso di particolari test per fare diagnosi, parla di una valutazione medica, di una valutazione psicologica individuale e familiare, senza specificare gli strumenti della valutazione. L’ultimo importante nodo che reputo importante analizzare è quello relativo alle “proposte di intervento” dei tre professionisti. Come si è notato nella parte del capitolo dedicata alle strategie di Kimberly S. Young, la studiosa utilizza metodi cognitivo-comportamentali di intervento. Tra le sue 20 strategie ritroviamo in particolare due punti in comune con Cantelmi. Uno di questi è quello relativo alla proposta di far partecipare la persona dipendente da Internet ad un gruppo di autoaiuto. L’altro punto comune è la condivisione dell’utilizzo di strategie 99 Ricordo che Vallario nel suo testo “Naufraghi nella rete” si riferisce esclusivamente all’intervento con gli adolescenti. 63 comportamentali per affrontare il problema della dipendenza da Internet. Mentre Young specifica le strategie comportamentali da proporre alla persona con il problema e i suoi familiari, Cantelmi si limita a rilevarne l’importanza. Entrambi gli autori condividono così lo stesso metodo. Cantelmi inoltre individua il metodo dei dodici passi degli Alcolisti Anonimi come utile percorso che aiuta il recupero personale e spirituale della persona. Per quanto riguarda la psicoterapia, ma qua non siamo più nel campo dell’educatore professionale, questa è consigliata da tutti e tre gli studiosi, anche se Vallario punta maggiormente su questo aspetto. In particolare Vallario parla di un trattamento psicologico individuale, familiare e la proposta di un trattamento di gruppo. Quest’ultimo studioso pensa in particolare al trattamento di gruppo per favorire la capacità di auto-osservazione, il confronto e l’attivarsi di relazioni reali. Una parte del trattamento di gruppo è anche dedicata alla riflessione sulla dimensione reale e su quella virtuale. Tra questi nodi importanti degli interventi dei diversi autori, possiamo facilmente individuare una sorta di complicità tra Young e Cantelmi. Vallario invece rimane distante dall’utilizzo di strumenti mirati per questa dipendenza, tranne che per il trattamento di gruppo dove rispetto agli altri studiosi, prevede una riflessione più generale sul mondo virtuale. Il fatto che Vallario costituisca un intervento per persone con Internet dipendenza senza l’utilizzo di strategie mirate, ci porta ad un altro tipo di approccio verso questo tipo di dipendenza ovvero il distanziarsi dalla specificità della dipendenza e quindi dall’utilizzo di strumenti mirati per questa problematica. Quest’ultimo approccio si potrà osservare in particolare nel prossimo capitolo in cui parlerò della mia ricerca. 64 Capitolo 4 “Disintossicarsi da Internet” in Toscana: una ricerca. In quest’ultimo capitolo presento e discuto i risultati di una indagine esplorativa che ho effettuato da aprile ad agosto 2010 nei Ser.T toscani sul tema dell’Internet dipendenza. Il capitolo prevede una prima parte in cui vengono illustrati e spiegati gli obiettivi della ricerca. Nel secondo paragrafo vengono dapprima descritti i metodi impiegati, ovvero il questionario strutturato e l’intervista in profondità, e successivamente vengono esaminate le fasi dell’indagine, ovvero: la costruzione del campione, la somministrazione del questionario, la raccolta delle interviste e l’elaborazione dei risultati. Nel terzo paragrafo vengono analizzati e discussi i risultati, basati su dati quantitativi e qualitativi. L’ultimo paragrafo è dedicato alle conclusioni della ricerca. 4.1 Obiettivi della ricerca La presente ricerca riguarda i servizi socio-sanitari per l’Internet dipendenza in Toscana. Gli obiettivi primari di questa indagine possono essere così riassunti: conoscere quali sono i Ser.T in Toscana che si occupano di Internet dipendenza, descriverne il funzionamento, i metodi e i professionisti coinvolti approfondendo specialmente il ruolo dell’educatore professionale, raccogliere dati anamnestici generali sull’utenza con Internet dipendenza che si è rivolta a questi Ser.T. La ricerca effettuata può essere definita come un’indagine conoscitivo-esplorativa di taglio descrittivo. Essa infatti non ha nessuna pretesa di valutare l’efficacia del funzionamento di questi servizi, né dei metodi utilizzati, né si propone di valutare il loro impatto sull’utenza e sul territorio o di misurare le dimensioni dell’utenza. Obiettivi di questa natura sarebbero stati difficilmente perseguibili, specie la valutazione dell’efficacia del funzionamento e dell’impatto, data la scarsa 65 esperienza di questi Ser.T nel settore dovuta al basso numero di utenti Internet dipendenti che si sono rivolti al servizio. Inoltre, considerando l’esiguo numero di utenti Internet dipendenti che attualmente si avvalgono di questi servizi, abbiamo a che fare con un campione di soggetti estremamente ridotto, dunque scarsamente rappresentativo e quindi statisticamente poco significativo. Ciò non autorizza a generalizzare le conclusioni che trarremo dal nostro lavoro. Tuttavia, benché i risultati non possano essere considerati statisticamente significativi, essi rimangono significativi sul piano conoscitivo nella misura in cui non esistono indagini in merito. Infine, occorre precisare che, a causa del basso numero di utenti in carico a questi Ser.T, è emersa una questione di carattere etico, che mi ha costretta a rinunciare alla strada metodologica dell’analisi dei casi; infatti l’esiguo numero degli utenti avrebbe fatto venir meno il loro anonimato e quindi la tutela della privacy dell’utente-cittadino. In breve, questa ricerca vuole essere una prima ricognizione dell’esistente nell’ambito dei servizi che si occupano di Internet dipendenza e si focalizza sull’ acquisizione di quelle conoscenze preliminari necessarie per eventuali altre ricerche volte ad approfondire queste tematiche sia dal punto di vista dell’utenza che da quello dei servizi offerti. 4.2 Metodi e fasi dell’indagine Gli strumenti utilizzati per la raccolta dei dati sono due: il questionario strutturato e l’intervista qualitativa in profondità. Ho scelto di utilizzare questi due strumenti perché mi permettevano di descrivere al meglio i Ser.T che si occupano di Internet dipendenza, sia dal punto di vista quantitativo, sia dal punto di vista qualitativo. Il questionario strutturato è uno strumento tipico della ricerca quantitativa e può essere utilizzato anche per ricerche conoscitive. Per costruire un questionario 66 strutturato in un’indagine conoscitivo-esplorativa di taglio descrittivo bisogna prima definire: lo spazio d’indagine, le aree d’indagine e le domande per coprire le aree di indagine100. Per costruire il questionario ho dovuto in particolare tenere in considerazione il fatto che è uno strumento di comunicazione con l’intervistato, quindi i vocaboli utilizzati devono essere chiari e precisi, la formulazione delle domande non deve indurre a certe risposte, inoltre ho dovuto considerare la disposizione delle domande e il loro numero, scegliere come esporle e dare informazioni su come compilare le risposte. Le domande in un questionario strutturato possono essere aperte o chiuse: nel mio caso ho utilizzato entrambi i tipi di domande, le prime per la loro utilità nelle indagini esplorative poiché non erano prevedibili le risposte, le seconde quando avevo un’idea abbastanza chiara delle possibili alternative. Le domande a risposta chiusa possono essere: con alternativa (quando la risposta può essere o l’una o l’altra), a scelta multipla (una risposta tra una serie di alternative), a risposta multipla (più risposte tra una serie di alternative). Nel mio questionario mi sono avvalsa di tutte queste possibilità. Il questionario che ho strutturato ha come spazio d’indagine il funzionamento dei servizi per Internet dipendenza e i dati demografici oltre alle problematiche dell’utenza Internet dipendente. Il questionario si divide in quattro aree tematiche: - Dati demografici generali sull’utenza. - Tipologie di disagio relative all’Internet dipendenza. - Tipologie di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza. - Figure coinvolte nel servizio. Nella prima area le domande riguardano il numero generale di utenti che ha in carico il Ser.T, il numero di utenti con dipendenza da Internet divisi per sesso e fasce d’età, l’aumento o meno del numero di utenti con questa problematica. 100 Cfr. F. Maggino, L’analisi dei dati nell’indagine statistica. L’esplorazione dei dati e la validazione dei risultati, Firenze University Press, Firenze, 2005, pp. 3-4. 67 La seconda area si focalizza sulle tipologie di Internet dipendenza. A questo scopo mi sono avvalsa delle classificazioni esistenti che ho esposto nel secondo capitolo di questa tesi, una domanda inoltre riguarda l’eventuale comorbilità con altri tipi di dipendenza o altre forme di disturbo psichico. L’ultima domanda di quest’area indaga sulle relazioni tra età e tipologia di Internet dipendenza. La terza area esplorativa del questionario riguarda la tipologia di servizi e di interventi educativi per questa problematica, in particolare le domande vertono sui seguenti aspetti: da quanto tempo il servizio si occupa di Internet dipendenza, se il servizio è pubblicizzato nel territorio, come gli utenti hanno preso contatto con il servizio, dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono rivolte al servizio, su iniziativa di chi si sono rivolti al servizio, come funziona la presa in carico, se offrono servizi di prevenzione primaria, che servizio offrono per le persone con Internet dipendenza e quali metodologie utilizzano. L’ultima area del questionario riguarda le figure coinvolte nel servizio e il loro ruolo, quindi i professionisti, le famiglie e i gruppi di sostegno. Riporto in Appendice 1 il questionario strutturato per meglio comprenderne la struttura e il tipo di risposta richiesta. Oltre al questionario allego anche la premessa che ho consegnato ai Ser.T, poiché rientra nella metodologia della proposta del questionario, ovvero spiego brevemente il mio tipo di indagine all’intervistato e come deve compilare il questionario. La spiegazione della ricerca è essenziale per l’intervistato, quindi per la chiarezza dell’indagine svolta. Il secondo strumento che ho utilizzato per questa mia indagine è l’intervista in profondità. Questa intervista è stata effettuata dopo la restituzione dei questionari strutturati da parte dei Ser.T. L’intervista in profondità, ovvero non strutturata, è solitamente un’intervista qualitativa, con finalità di tipo conoscitivo, condotta dall’intervistatore sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato101. L’intervista in profondità varia a seconda della persona che si intervista, quindi il 101 Cfr. F. Maggino, L’analisi dei dati nell’indagine statistica, Firenze University Press, Firenze, 2005, pp. 19-23. 68 contenuto delle domande non è standardizzato e neanche l’ordine con cui si pongono le domande. Gli unici elementi che si possono stabilire sono i temi generali, altri argomenti possono poi nascere nel corso dell’intervista. L’intervistatore propone inizialmente il tema che vuole approfondire e in seguito se l’intervista accenna a degli argomenti ritenuti interessanti dall’intervistatore, questo può incoraggiarli ad approfondirli ulteriormente. Condurre un’intervista in profondità non è semplice perché si deve cercare di creare un’interazione con l’intervistato, ed in particolare bisogna tenere presenti alcune norme: prima di cominciare l’intervista ci devono essere delle spiegazioni preliminari sul tipo di ricerca e sulle aree che verranno indagate, chiedere il consenso all’intervistato di essere audio registrati e riscrivere le parole dell’intervistato senza dare interpretazioni o modificandone il testo. I professionisti che ho intervistato sono: il Dott. Scelfo, medico del Ser.T di P.zza del Carmine di Firenze, la Dott.ssa Mannari psicologa e psicoterapeuto e la Dott.ssa Federici educatrice professionale del Ser.T della Piana di Lucca, la Dott.ssa Capacci educatrice professionale del Ser.T di Arezzo, il Dott. Cecchi psicologo e psicoterapeuta del Ser.T di Via dell’arcolaio di Firenze. La domanda iniziale era principalmente la solita, ovvero: “Com’è nato il vostro servizio per persone dipendenti da Internet?”, ma poi il seguito dell’intervista variava a seconda dell’intervistato e delle risposte che precedentemente mi avevano dato nei questionari strutturati. I questionari sono stati strumenti utili per capire quali aspetti sarebbero stati interessanti approfondire per una migliore descrizione del servizio, del suo funzionamento e di vari aspetti riguardanti l’utenza. Dopo questa descrizione sui metodi di ricerca e quindi degli strumenti di indagine, passiamo ad esaminare le fasi di ricerca. 4.2.1 Costruzione del campione Una delle parti più complesse di questo lavoro è stata quella della costruzione del campione. È stato complicato scoprire chi si occupasse di Internet dipendenza, 69 poiché non è presente nessuna ricerca o mappatura del territorio sui servizi che si occupano di questo, visto che non esiste ancora ufficialmente nessun servizio proposto ad occuparsi di questo problema. Per trovare i Ser.T che se ne occupano, ho inviato una e-mail a tutti i Ser.T della Toscana i cui indirizzi erano presenti nel sito web della Regione Toscana: www.regione.toscana.it, questo è l’unico indirizzo in cui ho trovato le e-mail dei Ser.T. Gli indirizzi dei Ser.T Toscani erano presenti anche in altri siti web come www.politicheantidroga.it della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove però non erano presenti gli indirizzi di posta elettronica dei Ser.T, ma solo numeri telefonici e indirizzi del servizio. Ho preferito contattare i Ser.T tramite e-mail, perché è il mezzo più pratico, veloce ed economico. La lista dei Ser.T con gli indirizzi e-mail che ho trovato nel sito web della Regione Toscana erano i seguenti, posti in questo ordine (non in ordine alfabetico): 1) Lumigiana (Aulla), USL 1 MASSA CARRARA, [email protected] 2) Apuane (Carrara, Fossola-Carrara, Massa), USL 1 MASSA CARRARA, [email protected] 3) Valle del Serchio (Bagni di Lucca), [email protected] 4) Piana di Lucca (Lucca), USL 2 LUCCA, [email protected] 5) Valdinievole (Montecatini Terme), USL 3 PISTOIA, [email protected] 6) Pistoia, USL 3 PISTOIA, [email protected] 7) Prato, USL 4 PRATO, [email protected] 8) Pisa, USL 5 PISA, [email protected] 70 USL 2 LUCCA, 9) Alta Val di Cecina, USL 5 PISA [email protected] 10) Valdera, USL 5 PISA, [email protected] 11) Bassa Val di Cecina, USL 6 LIVORNO, [email protected] 12) Livorno, USL 6 LIVORNO [email protected] 13) Piombino, USL 6 LIVORNO, [email protected] 14) Elba (Portoferraio), USL 6 LIVORNO [email protected] 15) Amiata Senese (Abbadia San Salvatore), USL [email protected] 16) Alta Val D’Elsa (Colle Val d’Elsa), USL 7 SIENA, [email protected] 17) Val di Chiana Senese (Montepulciano), USL 7 SIENA, [email protected] 18) Siena, USL 7 SIENA [email protected] 19) Val di Chiana Est (Cortona), USL 8 AREZZO, [email protected] 20) Arezzo , USL 8, [email protected] 21) Bagno a Ripoli (Firenze), USL 10 FIRENZE, [email protected] 22) Figline Valdarno (Firenze), USL 10 FIRENZE [email protected] 23) Borgo San Lorenzo (Firenze), USL 10 FIRENZE [email protected] 24) Fucecchio, USL 11 EMPOLI, [email protected] 71 7 SIENA, 25) Empoli, USL 11 EMPOLI, [email protected] 26) Viareggio, USL 12 VIAREGGIO, [email protected] 27) Pisa, USL 5 PISA, [email protected] 28) Grosseto, USL 9 GROSSETO, [email protected] 29) Firenze (Via San Salvi), USL 10 FIRENZE [email protected] 30) Firenze (Via Borgo Pinti), USL 10 FIRENZE [email protected] 31) Firenze (Via dell’Arcolaio), USL 10 FIRENZE [email protected] 32) Firenze (P.zza del Carmine), USL 10 FIRENZE [email protected] 33) Firenze (Lungarno Santa Rosa), USL 10 FIRENZE [email protected] 34) Firenze (Via Pucinotti), USL 10 FIRENZE [email protected] 35) Firenze (Via Lorenzo il Magnifico), USL 10 FIRENZE [email protected] 36) Firenze Scandicci, USL 10 FIRENZE [email protected] 37) Sesto Fiorentino, USL 10 FIRENZE, [email protected] 38) Sansepolcro (Valtiberina), USL 8 AREZZO, [email protected] 39) Bibbiena (Casentino), USL 8 AREZZO, [email protected] 40) Montevarchi (Valdarno), USL 8 AREZZO, [email protected] 72 41) Orbetello (Colline d’Albegna), USL 9 GROSSETO, [email protected] 42) Follonica (Colline metallifere), USL 9 GROSSETO, [email protected] 43) Castel del Piano (Amiata Grossetana), USL 9 GROSSETO, [email protected] Una volta raccolte le e-mail presenti nel sito della Regione Toscana, i giorni 8 e 9 aprile 2010 ho inviato un messaggio a tutti i seguenti indirizzi. In questo messaggio mi presentavo, spiegavo cosa stavo facendo e cercando con il mio lavoro di tesi e infine chiedevo se potevano darmi delle informazioni riguardanti la dipendenza da Internet e se nel loro servizio c’erano mai stati utenti con questo tipo di problematica. A seguito dell’invio di queste e-mail ho cominciato a ricevere decine di “Failure notice”102, ossia messaggi del tipo: “Sorry, we were unable to deliver your message to the following address...”103 Mi spiego meglio: le caselle di posta elettronica dei Ser.T esposti nel sito web della Regione Toscana non sono più attive, oppure gli indirizzi sono sbagliati, altrimenti non mi sarebbero arrivati gli avvisi sopra descritti. I Ser.T che mi hanno risposto tramite e-mail sono: Valle del Serchio, Pistoia, Pisa, Val di Chiana Senese. Questi Ser.T mi hanno risposto che nel loro servizio non ci sono mai stati utenti con dipendenza da Internet e il Ser.T della Val di Chiana Senese mi ha dato anche delle informazioni e dei testi sulla dipendenza da Internet. 102 Traduzione: “avviso di fallimento”. 103 Traduzione: “ Spiacenti, siamo stati incapaci di recapitare il suo messaggio al seguente indirizzo…”. 73 Il Ser.T di Piana di Lucca e quello di Firenze di P.zza del Carmine, mi hanno risposto tramite e-mail scrivendomi che il loro servizio ha in carico persone con Internet dipendenza. I primi due Ser.T che sono andati a formare il mio campione sono stati quindi quello della Piana di Lucca e di P.zza del Carmine di Firenze. Dopo il primo contatto tramite e-mail è seguito un contatto telefonico, in cui abbiamo fissato un accordo per la somministrazione del questionario e la raccolta delle interviste. Grazie all’intervista in profondità al Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine sono potuta entrare in contatto con gli altri Ser.T della Toscana che hanno in carico utenti con dipendenza da Internet. Il Dott. Scelfo ha telefonato personalmente ai professionisti che nei Ser.T di Arezzo e di Via dell’Arcolaio di Firenze si occupano di Internet dipendenza, e quindi grazie al suo appoggio sono riuscita ad entrare in contatto con i loro servizi. Nel mese di maggio 2010 sono giunta ad iniziare la mia ricerca con i Ser.T: Arezzo, P.zza del Carmine di Firenze, Via dell’Arcolaio di Firenze, Piana di Lucca. Questo campione rappresenta i Ser.T che in Toscana si occupano di Internet dipendenza. Per accertarmi di questo ad ogni intervista in profondità ho chiesto ai professionisti che intervistavo se conoscessero altri Ser.T in Toscana che si occupavano di dipendenza da Internet. Dalle loro risposte non sono risultati altri Ser.T che si occupassero di questa problematica oltre a quelli presi in considerazione da questa indagine. All’interno della mia ricerca nel campione sono stati inclusi i Ser.T che hanno in carico almeno tre utenti con Internet dipendenza. Sono stati invece esclusi dal mio campione i Ser.T che hanno in carico utenti con Internet dipendenza in un numero inferiore a tre o che non ne hanno affatto. Le persone che all’interno di questi Ser.T si occupano di Internet dipendenza, provengono da diverse professionalità. In particolare quando all’interno del servizio ci sono educatori professionali che si occupano di dipendenza da Internet, io sono entrata in contatto con loro e in seguito ho proseguito la ricerca con loro. Quando l’educatore professionale in quel Ser.T non si occupava di utenti con 74 dipendenza da Internet, ho preso i contatti e proseguito l’indagine con la figura professionale disponibile che si occupa di Internet dipendenza. Le figure professionali con cui ho intrapreso questa ricerca sono (in ordine temporale per intervista in profondità): - Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine - Dott.ssa Lucia Federici educatore professionale e Dott.ssa Patrizia Mannari psicologa e psicoterapeuta del Ser.T della Piana di Lucca - Dott.ssa Daniela Capacci educatore professionale del Ser.T di Arezzo - Dott. Massimo Cecchi psicologo e psicoterapeuta del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio. 4.2.2 Somministrazione del questionario Nei mesi di maggio, giugno e luglio 2010, mi sono occupata di somministrare il questionario ai Ser.T. Ho inviato in tutto quattro questionari ai Ser.T: P.zza del Carmine di Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Tutti i quattro Ser.T. esaminati mi hanno restituito il questionario compilato, così ho raccolto in tutto quattro questionari. Il questionario è stato somministrato e fatto compilare prima di raccogliere le interviste per permettermi di avere un’idea iniziale sulle dimensioni del loro servizio, del loro numero di utenti, delle figure professionali coinvolte, dandomi anche un quadro generale sul funzionamento del servizio. Questo mi ha consentito di individuare i nodi cruciali da indagare nell’intervista in profondità, che avrei svolto successivamente. La somministrazione avveniva tramite e-mail, dopo un accordo telefonico in cui spiegavo la ricerca, i metodi utilizzati e le indicazioni per la compilazione del questionario. La scelta di inviare il questionario tramite posta elettronica è dovuta alla velocità che questo strumento consente, sia per la somministrazione, che per la compilazione. Poiché i professionisti sono dipendenti pubblici mi sono preoccupata di “rubare” il minor tempo possibile al loro lavoro, pur nel rispetto 75 della ricerca. All’interno della e-mail dove in allegato c’era il questionario mi rendevo disponibile per qualsiasi chiarimento o spiegazione. All’inizio del questionario c’era nuovamente la spiegazione del tipo di ricerca e le indicazioni per la compilazione del questionario. Per la compilazione del questionario non vi erano limiti di tempo, purché avvenisse in modo da consentire di discutere la mia tesi entro la fine del 2010. Anche la restituzione del questionario compilato avveniva tramite posta elettronica. 4.2.3 Raccolta delle interviste Dopo la restituzione del questionario compilato, mi sono occupata di elaborare i risultati ottenuti per individuare le aree da indagare durante l’intervista in profondità. Una volta individuati questi “nodi”, ho preso accordo telefonicamente con il professionista che mi aveva compilato il questionario, per fissare un appuntamento allo scopo di raccogliere l’intervista. Le interviste in profondità sono state effettuate nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto 2010, presso la sede dei vari Ser.T di riferimento, quindi in ordine temporale: P.zza del Carmine a Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio a Firenze. In tutto ho effettuato quattro interviste ai Ser.T sopra citati. Le interviste si sono svolte all’interno degli uffici dei vari professionisti. Il tempo previsto per le interviste era di un’ora circa, anche se con il Ser.T Piana di Lucca e di Via dell’Arcolaio di Firenze le interviste sono durate il doppio del tempo previsto. Quando incontravo i professionisti avvenivano le presentazioni “reali”, poi seguiva nuovamente la spiegazione della ricerca e dell’intervista in profondità. In particolare comunicavo loro le aree che mi interessava indagare. In seguito richiedevo il consenso di poterli audio registrare per raccogliere al meglio il loro intervento e poter poi riscrivere fedelmente le loro risposte. Oltre al supporto audio ho utilizzato “carta e penna” per prendere appunti sui punti per me più interessanti. Alla fine dell’intervista c’erano i saluti e i ringraziamenti per la disponibilità che questi professionisti mi hanno dato. 76 4.2.4 Elaborazione dei risultati Questa è la fase dell’elaborazione dei risultati, ovvero la raccolta dei risultati quantitativi e qualitativi ottenuti dai questionari strutturati (in Appendice 2) e dalle interviste in profondità (in Appendice 3). Ho riportato i risultati dei questionari strutturati in un unico questionario dove ci sono tutte le risposte divise per Ser.T: P.zza del Carmine di Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Non ho elaborato i dati quantitativi attraverso un’analisi statistica poiché l’esiguo numero di utenti che si sono rivolti a questi servizi è statisticamente poco significativo e rappresentativo. Per elaborare questi dati gli ho descritti confrontandoli tra loro. Passiamo adesso alle interviste in profondità, in ordine per Ser.T: P.zza del Carmine di Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Per riportare l’intervista ho utilizzato la lettera “R” per identificare il ricercatore e la lettera “I” per l’intervistato. Il contenuto dell’intervista è invariato dalla registrazione audio, con l’aggiunta della punteggiatura per dare linearità ai discorsi. Ho lasciato una riga di spazio tra ogni domanda e risposta oltre a lasciarla per ogni pausa dell’intervistato. Per elaborare il contenuto delle interviste in profondità ho individuato dei nodi comuni tra queste per permettere un confronto tra i risultati. 4.3 Analisi e discussione dei risultati Veniamo ora alla parte più difficile della tesi, quella che riguarda l’analisi e la discussione dei risultati. Ho cominciato a temere questo paragrafo da quando il Dott. Scelfo mi ha inviato i risultati del suo questionario, ai quali sono seguiti quelli della Dott.ssa Federici, della Dott.ssa Capacci e infine del più rassicurante Dott. Cecchi. Quest’ultimo professionista non è stato il più rassicurante per qualche motivo personale (anche perché tutti i professionisti che ho incontrato 77 sono stati sempre molto disponibili e gentili), ma per il semplice fatto che il Ser.T dove lavora ha avuto in carico ben 12 utenti con dipendenza da Internet. Faccio questa precisazione perché gli altri Ser.T hanno numeri più esigui di utenti con dipendenza da Internet e questo mi turbava. In realtà avrei dovuto essere felice perché questa bassa utenza poteva implicare che ci sono meno persone rispetto a quelle che pensavo con Internet dipendenza. In realtà un’utenza così esigua potrebbe anche significare che sono poche le persone che si rivolgono ai servizi e questo mi rattristerebbe. Quando ho intrapreso questo lavoro di tesi, speravo che mi avrebbe portato a “scoprire” risultati significativi (o meglio dati statisticamente rilevanti), in modo che la ricerca potesse essere più utile. Quando ho ricevuto i risultati dei questionari, ho scoperto che gli utenti in carico a questi Ser.T per Internet dipendenza erano pochi. Le parole “pochi utenti” inizialmente le scambiavo con “dati irrilevanti” o “risultati poco significativi”, ma in seguito ho scoperto che mi sbagliavo poiché i risultati ottenuti ci dicono sempre “qualcosa”. Fatta questa premessa riguardante la quantità di utenti che si sono rivolti ai servizi, passiamo ad analizzare i risultati della ricerca. 4.3.1 Dati quantitativi In questo paragrafo analizzerò in particolare i dati emersi nel questionario strutturato. La prima parte del questionario indaga sui dati demografici dell’utenza. Per prima cosa si chiede quanti utenti ha in carico il Ser.T per cercare di capire le dimensioni del servizio, ne è risultato che il Ser.T di Arezzo ha in carico il numero maggiore di utenti con 1120 alla fine del 2009. Anche il Ser.T della Piana di Lucca ha molti utenti poiché sono 945 (sempre alla fine del 2009). I due Ser.T di Firenze hanno un numero più ridotto di utenti si parla quindi di 550 per Via dell’Arcolaio e 348 per P.zza del Carmine. Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.T? (indicare il numero) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: 78 Ser.T Firenze P.zza del Lucca: Via dell’Arcolaio: Carmine: 348 utenti al 945 utenti al 1120 utenti al 550 31/12/2009 31/12/2009 31/12/2009 utenti al 31/12/2009 268 utenti al 13/05/2010 Tra gli utenti totali in carico ai Ser.T ci sono quelli che rientrano nella dipendenza da Internet: come ho già detto precedentemente, il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio presenta il numero maggiore di utenti con questa problematica, ovvero 12, il Ser.T della Piana di Lucca ha 7 utenti, quello di Firenze di P.zza del Carmine 5 utenti e il Ser.T di Arezzo 4. Su 2963 utenti in carico a questi Ser.T al 31 dicembre 2009, gli utenti con Internet dipendenza sono in tutto 28. Questo numero non è statisticamente significativo e quindi in alcun modo rappresentativo. Quanti utenti con Internet dipendenza ha in carico il vostro servizio? (indicare il numero) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 5 utenti 7 utenti 4 utenti 12 utenti Prendendo in esame il sesso degli utenti con questa problematica emerge che su 28 persone 24 sono di sesso maschile e 4 di sesso femminile. Benché il campione sia piccolo e quindi non statisticamente significativo, credo si possa dire che la maggior parte degli utenti con dipendenza da Internet in questi servizi sono uomini. Ciò si riscontra particolarmente nel Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio, dove su 12 utenti totali, 11 sono di sesso maschile, e nel Ser.T di Firenze di P.zza 79 del Carmine dove i 5 utenti presi in considerazione sono esclusivamente uomini. Negli altri Ser.T questa differenza è meno evidente. Qual è il numero di questi utenti per sesso? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Femmine: 0 Femmine: 2 Femmine: 1 Femmine: 1 Maschi: 5 Maschi: 5 Maschi: 3 Maschi: 11 Per quanto riguarda il numero di utenti per fasce d’età, non ci sono utenti nella fascia d’età che va dai 10 ai 14 anni e la fascia d’età dove si trovano più utenti è quella che va dai 26 ai 40 anni poiché ci sono 14 utenti; l’ altra fascia d’età più popolata è quella delle persone sopra i 40 anni d’età. Le fasce 15-18 anni e 19-25 hanno rispettivamente 4 e 3 utenti, quindi possiamo in qualche modo dire che il numero di utenti in queste due fasce d’età è vicino. Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è presente) Fasce Ser.T Ser.T d’età: Firenze Piana P.zza Ser.T di Arezzo: Ser.T Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 10-14: 0 0 0 0 15-18: 2 0 1 1 19-25: 1 1 0 1 26-40: 1 4 1 8 Più di 40: 1 2 2 2 80 Firenze Il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e della Piana di Lucca scrivono che gli utenti con dipendenza da Internet non sono in aumento nel loro servizio, mentre il Ser.T di Arezzo e di Firenze di Via dell’Arcolaio rispondono che nel loro servizio gli utenti con questa problematica sono in aumento, anche se il Dott. Cecchi specifica che la percentuale è bassa. Il numero di utenti con Internet dipendenza è in aumento nel vostro servizio? Se SI, in quale percentuale? Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo: Ser.T P.zza Via del di Lucca: dell’Arcolaio: Carmine: No Firenze No Si, aumento 8% Si, la percentuale negli ultimi due è bassa anni all’utenza rispetto con dipendenze comportamentali La seconda parte del questionario riguarda le tipologie di disagio relative alla dipendenza da Internet. Come ho specificato precedentemente, per tipologie mi riferisco alla classificazione dello studioso Cantelmi104, per cui si parla di cyber sexual addiction, cyber relationship addiction, mud’s addiction, compulsive online gambling, information overload addiction. Questa classificazione è molto utile perché, come ho scritto nel secondo capitolo, vi è molta differenza tra le problematiche che presentano gli utenti a seconda del tipo di dipendenza da 104 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, pp.29-42. 81 Internet: ad esempio, le persone che giocano d’azzardo online avranno grandi problemi di indebitamento economico rispetto alle persone con gli altri tipi di dipendenza da Internet. Dai risultati dei questionari emerge che il maggior tipo di dipendenza da Internet degli utenti in carico a questi servizi è la compulsive online gambling, poiché presente in tutti e quattro i Ser.T presi in considerazione. Su questo dato tornerò quando analizzerò le interviste in profondità. Nel Ser.T di Arezzo e in quello di Firenze di Via dell’Arcolaio ci sono utenti con cyber sexual addiction, in quest’ultimo Ser.T è stata rilevata anche la cyber relationship addiction. Per quanto riguarda la dipendenza da giochi di ruolo online il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha rilevato la presenza di utenti con questa problematica. L’ultima tipologia della classificazione, ovvero l’information overload addiction non è stata rilevata in nessun Ser.T, ma come specificherà il Dott. Cecchi nell’intervista in profondità le persone dipendenti da Internet utilizzano Internet per diverse funzioni, tra queste ci sarà una che prevarrà sulle altre, ma in generale la persona utilizza Internet anche per fare altro (in particolare: comunicare, giocare, informarsi). Per analizzare questo quesito del questionario è importante anche guardarlo partendo dai Ser.T. Il Ser.T della Piana di Lucca, che come vedremo nell’intervista in profondità è molto impegnato con le persone che hanno problemi con il gioco e tramite questo sono arrivati ai disturbi connessi ad Internet, nell’ambito dell’Internet dipendenza ha solo utenti con compulsive online gambling. Gli altri Ser.T presentano almeno un altro tipo di dipendenza da Internet e il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio ha rilevato tre tipologie di dipendenza da Internet. Che tipologie di Internet dipendenza hanno principalmente i vostri utenti?(inserire una crocetta nella tipologia) Tipologie di Ser.T Internet Firenze dipendenza: P.zza Ser.T Ser.T Piana di Arezzo: del Lucca: Carmine: 82 Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: Cyber sexual X X addiction Esclusivamente (pornografia dalla visione di e/o relazioni a immagini sfondo pornografiche. sessuale online) X Cyber relationship addiction (chat, social network, forum..) Mud’s X addiction (giochi di ruolo online) Compulsive X X online gambling (gioco d’azzardo, gioco in borsa, commercio e/o shopping online) Information overload addiction (ricerca di informazioni) 83 X X Nella domanda successiva si chiedeva se le persone con dipendenza da Internet soffrissero già di altri tipi di dipendenza (da sostanze e da comportamenti). Questa domanda è utile per capire se questi utenti erano già in carico ai servizi o se vi fosse comorbilità con altri disturbi. Il Ser.T della Piana di Lucca, di Arezzo e di Firenze di Via dell’Arcolaio hanno risposto di no, mentre il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha risposto che ci sono utenti che precedentemente avevano già problemi con il gioco d’azzardo. Mi rendo conto che gli utenti non costituiscono un campione rappresentativo, ma forse questo può voler dire che la dipendenza da Internet non necessariamente deve essere il seguito di un’altra dipendenza o del gioco d’azzardo patologico offline. Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altri tipi di dipendenza (da sostanze o da comportamenti)? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si, gioco No No No d’azzardo patologico. Un’altra domanda sempre per indagare la comorbilità con altri disturbi è se le persone soffrissero già di altre forme di disturbo psichico. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio e di Arezzo hanno risposto di no, mentre il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e della Piana di Lucca hanno risposto che erano già presenti disturbi psichici. In particolare il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha identificato delle difficoltà affettive da abbandono materno e difficoltà nelle relazioni sociali. Il Ser.T della Piana di Lucca ha identificato tra i disturbi: depressione, disturbo della condotta, disturbo bipolare e disturbo di personalità. I disturbi identificati da entrambi i Ser.T sono quindi diversi tra loro. 84 Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altre forme di disturbo psichico?Se SI, quale? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. Difficoltà Si. Depressione, No affettiva da disturbo abbandono condotta, materno, disturbo No della difficoltà nelle bipolare, relazioni disturbo di sociali. personalità. Nel questionario si chiede poi se esiste una relazione tra età e tipologia di Internet dipendenza. Il Ser.T della Piana di Lucca e quello di Arezzo non hanno individuato questa relazione, poiché come specificheranno nell’intervista in profondità il numero degli utenti è troppo piccolo per poter trovare una relazione. Il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha indicato che le persone tra i 15 e i 18 anni rientrano nella dipendenza da gioco di ruolo online e le persone al di sopra dei 19 anni rientrano nel compulsive online gambling. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio specifica che nella fascia d’età 26-40 anni le persone rientrano nel cyber sexual addiction e compulsive online gambling. Il fatto che esclusivamente le persone maggiorenni rientrino nel tipo di dipendenza legata al gioco d’azzardo e in borsa online, mi può far pensare che ci debba essere una sorta di preliminare indipendenza economica prima di cominciare a giocare online, anche se lo scarso campione non ci può permettere in generale di individuare una relazione tra l’età e la tipologia di Internet dipendenza. Esiste una relazione tra età e tipologia di Internet dipendenza? Se SI, quale? 85 Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. No No Si. Fascia d’età 15- Fascia d’età 26- 18: 40: Cyber sexual Mud’s addiction Fascia 19/più addiction d’età di e Compulsive online gambling 40: Compulsive online gambling Nella terza area indagata nel questionario sono presenti delle domande relative alla tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza. Questa area è stata particolarmente utile per approfondire poi certe tematiche durante l’intervista in profondità. La prima questione che sono andata ad indagare è quella relativa alla data di nascita dei servizi, ovvero da quanti anni si occupano di Internet dipendenza. Nonostante il piccolo numero di utenti in carico a questi servizi, i Ser.T si occupano tutti di questa problematica da almeno 5 anni. Il Ser.T della Piana di Lucca è il più anziano su questo fronte, poiché ha cominciato ad occuparsi di problemi con il gioco d’azzardo nel 2000 e conseguentemente a questo sono arrivati utenti che giocavano d’azzardo online. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio si occupa di questa problematica da 7 anni. Come possiamo notare i Ser.T che hanno un numero più alto di utenti con Internet dipendenza, sono quelli che se ne occupano da più tempo. Da quanto tempo vi occupate di Internet dipendenza? (indicare il numero di anni) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 86 5 anni 9 anni 7 anni 6 anni In seguito si chiede se il servizio che offrono per Internet dipendenti è conosciuto nel territorio e se sì come lo pubblicizzano. Il Ser.T della Piana di Lucca ha risposto che non è conosciuto sul territorio e che non lo pubblicizzano perché il servizio è ancora in via sperimentale, anche se come si noterà dall’intervista in profondità sono molto impegnati sulla problematica del gioco d’azzardo e hanno una numero più alto di utenti del Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e di Arezzo che invece pubblicizzano il servizio. Il servizio è pubblicizzato per il primo tramite Internet (non hanno un sito web proprio del servizio, ma sono pubblicizzati tramite altri siti web che si occupano di problematiche simili), tramite i servizi sociali e i servizi di salute mentale. Il Ser.T di Arezzo è pubblicizzato tramite mass-media locali e il sito web (www.cedostar.it), mentre quello di Firenze di Via dell’Arcolaio è pubblicizzato tramite l’ambulatorio stesso. In generale possiamo dire che non sono pubblicizzati abbastanza online, escluso il Ser.T di Arezzo che ha un sito web (www.cedostar.it) dove è presente anche l’indirizzo e-mail della Dott.ssa Valentina Cocci psicologa e psicoterapeuta, la responsabile del gruppo GAND (gioco d’azzardo e nuove dipendenze). Gli altri Ser.T non hanno siti web propri del servizio dove spiegano il loro impegno per la dipendenza da Internet o offrono indirizzi e-mail a cui rivolgersi. Come si può osservare i tre Ser.T pubblicizzati hanno indicato che vengono pubblicizzati tramite gli altri servizi, questo può significare che c’è una buona “rete” tra loro. Il servizio che offrite per le persone dipendenti da Internet è conosciuto nel territorio? Se SI, come lo pubblicizzate? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. Internet, No Si. servizi sociali, Mass- Si. media locali. 87 Tramite l’ambulatorio. servizi di salute mentale. Il fatto che non offrono indirizzi e-mail tramite siti web lo si può osservare quando si chiede in che modo le persone dipendenti da Internet entrano in contatto con il loro servizio: infatti, nessun utente ha preso contatto con il loro servizio tramite posta elettronica. Gli utenti sono entrati in contatto con i quattro Ser.T presi in considerazione telefonicamente o personalmente. In che modo le persone dipendenti da Internet hanno preso contatto con il servizio che offrite? Modo di Ser.T contattare: Ser.T Firenze P.zza Ser.T Piana di Arezzo: Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Personalmente: X X X Telefonicamente: X X X Via X posta elettronica: Altro (specificare): Gli utenti prima di rivolgersi al servizio hanno aspettato dall’inizio della dipendenza circa due anni e mezzo secondo tutti i Ser.T, escluso quello di Firenze di Via dell’Arcolaio che indica un tempo diversificato da utente a utente. Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono rivolte al servizio? (Indicare il numero di mesi o anni) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: 88 Ser.T Firenze Via P.zza dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 2/3 anni 3 anni Diversificato 2/3 anni Un’altra domanda importante è: sull’iniziativa di chi queste persone sono arrivate al servizio? Tutti i Ser.T indicano la presenza di un’iniziativa personale e familiare per arrivare al servizio. Ciò, come verrà indicato dalla Dott.ssa Federici del Ser.T della Piana di Lucca, può essere dovuto al fatto che il tipo di dipendenza da Internet più diffuso è il gioco d’azzardo e in borsa online: questo spesso procura debiti alla persona e quindi il danno che la famiglia e la persona ricevono è molto importante. Le famiglie e la persona saranno quindi più “motivate” a chiedere aiuto. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio indica anche l’iniziativa di un amico dell’utente per rivolgersi al servizio e nella voce altro indica il “passaparola”, poiché alcune persone sono entrate in contatto con il suo servizio tramite le informazioni di altri utenti già in carico al servizio, che hanno scritto sul forum i recapiti del Ser.T sul sito web: www.noallapornodipendenza.it. Quindi il “passaparola” è avvenuto online tramite gli utenti che già andavano al Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio. Per quanto riguarda il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine gli utenti si sono rivolti al servizio tramite l’iniziativa del loro medico psichiatra privato o dei servizi sociali. Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa?(inserire una crocetta) Iniziativa: Ser.T Ser.T Firenze Piana di Arezzo: P.zza Ser.T Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Personale: Di X X X X un X X X X familiare: 89 X Di un amico: Altro Psichiatra, (specificare): servizio Passaparola sociale I Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine, di Arezzo e di Firenze di Via dell’Arcolaio si occupano anche di prevenzione primaria. Il primo tra questi ha organizzato interventi specifici nelle scuole e sta organizzando una campagna di informazione cittadina. Anche il Ser.T di Via dell’Arcolaio ha organizzato degli incontri nelle scuole, mentre quello di Arezzo ha effettuato corsi di formazione per docenti e genitori nella scuola elementare. Come possiamo osservare i tre Ser.T hanno organizzato incontri nelle scuole, favorendo così interventi di prevenzione primaria. Offrite servizi di prevenzione primaria? Se SI, specificare. Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T del di Lucca: Via dell’Arcolaio: Carmine: Si. Firenze Interventi No Si. Corsi di Si. Incontri nelle formazione per scuole. specifici nelle scuole, una docenti e di genitori nella campagna informazione scuola cittadina in elementare (a.s. corso di 2008/2009). preparazione. I risultati ottenuti dalle domande numero 6, 7, 9 e 10, sempre appartenenti a questa area di indagine nel questionario, avevano lo scopo di ricavare informazioni preliminari per l’intervista in profondità; questi quesiti, più 90 qualitativi che quantitativi, sono infatti approfonditi nell’intervista e quindi verranno analizzati nel prossimo paragrafo. L’ultima area del questionario riguarda le figure coinvolte nel servizio. Per prima cosa si chiede da quali figure professionali è composta l’équipe che opera nel settore dell’Internet dipendenza. L’équipe composta da più figure professionali è quella del Ser.T di Arezzo poiché ci sono un educatore professionale, un infermiere, un medico, uno psicologo, un assistente sociale e un sociologo. Il Ser.T della Piana di Lucca è composto da due educatori professionali, un medico psichiatra, uno psicologo e un legale. Sia il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine che quello di Via dell’Arcolaio hanno un’ équipe composta da un medico e uno psicologo. In generale la figura dello psicologo è presente in tutte le équipe che si occupano di Internet dipendenza, mentre l’educatore professionale è presente solo ad Arezzo e Piana di Lucca. Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel settore dell’Internet dipendenza? (indicare numero e ruolo) Figura Ser.T professionale Firenze Ser.T Piana di Ser.T Ser.T Lucca Firenze Via Arezzo P.zza dell’Arcolai del o Carmine Educatore 2 educatori. 1 professionale Valutazione educativa, adeguatezza delle risorse familiari e finanziarie, intervento tutoraggio economico. 91 di Infermiere Medico 1 1 Psichiatra 1 1 1 1 1 psichiatra. Valutazione medica ed eventuale comorbilità psichiatrica. Psicologo 1 1 psicologo. Referente gruppo del di lavoro, valutazione psicodiagnostic a, psicoterapia individuale e/o di coppia. Altro 1 legale. (specificare) 1 Ass. sociale. 1 Sociologo Una domanda che ci pare interessante è quella sul coinvolgimento delle famiglie dell’utente nel servizio. Tutti i Ser.T hanno risposto che le famiglie sono coinvolte nel servizio, anche se con obiettivi diversi tra loro. Il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine coinvolge le famiglie per il tutoraggio economico (questo per quanto riguarda gli utenti con compulsive online gambling) e condivisione degli obiettivi e dei metodi terapeutici. A questo proposito ricordo che il tutoraggio economico sono tutte quelle pratiche attuate per ricoprire i debiti, cercare di non contrarne altri e in generale di riflettere sulle entrate e le uscite economiche della famiglia. 92 Anche il Ser.T della Piana di Lucca parla di tutoraggio economico e supporto al percorso, mentre quello di Arezzo coinvolge le famiglie per la partecipazione al gruppo terapeutico multifamiliare. Il Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio parla dell’approccio sistemico per la dipendenza. In generale, queste risposte positive relative al coinvolgimento della famiglia nel servizio mi fanno pensare che la famiglia possa essere in questa problematica, come nelle altre dipendenze, centrale. Questo perché da un lato si trova a supportare la persona con il problema e dall’altro perché è bisognosa anch’essa di cure visto che in qualche modo (specialmente quando ci sono dei grossi debiti economici nel caso del compulsive online gambling) anche i familiari soffrono a causa del problema dell’utente Internet dipendente. Le famiglie vengono coinvolte nel servizio? Se SI, che ruolo hanno? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo P.zza del Lucca Ser.T Firenze Via Carmine dell’Arcolaio Si. Tutoraggio, Si. Tutoraggio Si. Si. condivisione economico degli obiettivi e supporto dei e Partecipazione al sistemico per la al gruppo metodi percorso. Approccio dipendenza. terapeutico terapeutici. multifamiliare. Tutti i Ser.T coinvolgono gruppi di sostegno sia all’interno del servizio sia all’esterno di questo, come ad esempio “giocatori anonimi” per i due Ser.T di Firenze. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio coinvolge anche gruppi specifici di auto-aiuto per persone con cyber sexual addiction. Questo gruppo si è sviluppato online, poiché gli utenti si erano conosciuti all’interno di un forum del sito web www.noallapornodipendenza.it e poi hanno cominciato a riunirsi offline a Firenze. Sempre all’esterno del servizio, il Ser.T di Arezzo coinvolge l’associazione “mirimettoingioco” tramite gruppi di auto-aiuto. Sia il Ser.T della Piana di Lucca che il Ser.T di Arezzo hanno all’interno del servizio sia gruppi per 93 i giocatori, sia gruppi per i familiari della persona con il problema. Anche se il campione è piccolo, posso dire che i gruppi di sostegno sembrano costituire un buon metodo per aiutare le persone con dipendenza da Internet e le famiglie di queste. Questo è in linea anche con le strategie di disintossicazione avanzate da Young (2000), le proposte di trattamento di Cantelmi (2008) e la procedura di intervento delineata da Vallario (2008)105. I gruppi di sostegno sono un punto di riferimento nelle strategie educative e riabilitative dei tre studiosi e dei quattro Ser.T Toscani che si occupano di Internet dipendenza. Vengono coinvolti gruppi di sostegno? Se SI, quali e con quale ruolo? Ser.T Firenze Ser.T P.zza Piana Ser.T Arezzo Ser.T del di Lucca Via dell’Arcolaio Carmine Si. Giocatori No. I gruppi Si. Anonimi. Firenze Un gruppo Si. Giocatori per i giocatori terapeutico anonimi e altri e per familiari multifamiliare gruppi sono dallo specifici. attivati condotto all’interno del psicologo Servizio. e un gruppo di auto-aiuto dell’Associazione di volontariato “Mirimettoingioco”. 105 I lavori di questi autori sono stati presentati analiticamente nel terzo capitolo, cui si rinvia per approfondimenti. 94 4.3.2 Dati qualitativi Per analizzare i dati qualitativi presenti nelle interviste in profondità, ho provato ad individuare dei nodi cruciali utili per meglio descrivere e confrontare i Ser.T considerati e le opinioni dei professionisti intervistati. Tali nodi tematici intorno ai quali ho aggregato i dati qualitativi sono: 1) Storia e nascita dei servizi; 2) Servizi offerti: le proposte educativo-riabilitative; 3) L’educatore professionale nei servizi per la dipendenza da Internet; 4) Presenza dei servizi in rete; 5) Tipologie di Internet dipendenza; 6) Problematiche e tracce sul profilo degli utenti. Passiamo adesso ad analizzare questi nodi tematici. Storia e nascita dei servizi: Analizzando la prima parte delle interviste emerge subito un dato importante che accomuna le storie dei servizi che offrono questi Ser.T. In tutte le descrizioni che i vari professionisti mi hanno fatto su come sono arrivati ad occuparsi di Internet dipendenza, c’è alle spalle il servizio che già offrivano per il gioco d’azzardo patologico. I Ser.T offrivano aiuto alle persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo, la richiesta d’aiuto che è arrivata ai Ser.T è stata molto alta e col tempo sono arrivate da loro persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo online. Così per caso, sono stati gli utenti ad arrivare da loro e loro molto semplicemente, come dice il Dott. Scelfo: “(…)siamo rimasti coinvolti”, oppure come dice il Dott. Cecchi: “(…)l’esperienza di alcuni operatori che nel nostro caso hanno incontrato per strada la dipendenza da Internet”. Vi è tuttavia qualche piccola differenza. Ad esempio il Ser.T dove lavora il Dott. Cecchi, ossia quello di Firenze di Via dell’Arcolaio ha cominciato ad occuparsi di Internet dipendenza, sia tramite il gioco d’azzardo online, sia tramite la porno dipendenza da Internet. In generale, si può comunque sostenere che tutti i Ser.T hanno incontrato per caso 95 la dipendenza da Internet e dato che ad essi si sono rivolte principalmente persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo online, se ne può dedurre che questo sia il tipo di dipendenza da Internet che più stimola le persone a chiedere aiuto, anche per i debiti economici che porta. Servizi offerti: le proposte educativo-riabilitative: Tutti i professionisti si occupavano già di gioco d’azzardo patologico e questo ha influenzato in qualche modo il servizio che offrono per le persone dipendenti da Internet. In tal senso, è utile considerare le parole della Dott.ssa Lucia Federici: “(…) la particolarità di questo servizio in questo ambito è che con queste persone dobbiamo veramente ogni volta inventare un percorso nuovo per l’utente, che segua le necessità e i bisogni del paziente”. Gli strumenti utilizzati per il gioco d’azzardo online, vanno di pari passo con quelli utilizzati per il gioco d’azzardo offline nel Ser.T della Piana di Lucca, anche se è sempre presente l’importante osservazione che ha fatto l’educatrice professionale Federici. In particolare, a seconda dei bisogni dell’utente, dopo i primi colloqui con l’educatore professionale e la psicologa, l’équipe sceglie quali strategie comportamentali utilizzare, considerando che il sostegno della famiglia è presente in tutti gli interventi educativi. In altri casi, quando la persona ha buone risorse psicologiche e familiari, la psicologa inizia un percorso di psicoterapia. Oltre a questo c’è anche tutto un percorso sui debiti di gioco, strutturato dall’educatore professionale, che prende contatto anche con enti esterni per aiutare la persona a riuscire a pagare una parte dei suoi debiti (mai tutti altrimenti si implementa il pensiero magico nel giocatore), per questo è anche prevista la consulenza di un legale. Ci sono anche dei gruppi: uno per i giocatori di auto aiuto e un altro per i familiari, quest’ultimo di tipo tematico informativo. Anche negli altri Ser.T gli strumenti utilizzati per aiutare le persone con problemi di gioco d’azzardo online, sono gli stessi del gioco d’azzardo offline. In particolare anche il Ser.T di Arezzo ha un servizio ben strutturato dove a seconda dei bisogni reali dell’utente si può intervenire in modo individuale e/o familiare e/o di gruppo. In particolare offrono servizi di consulenza per l’individuo e la famiglia, un inquadramento psicodiagnostico, psicoterapie individuali, familiari e di gruppo, oltre alla valutazione medica per un trattamento farmacologico e eventuale comorbilità con 96 la dipendenza da altre sostanze e disturbi psichici. Le educatrici professionali dei Ser.T di Arezzo e Piana di Lucca durante l’intervista in profondità hanno approfondito particolarmente il ruolo dell’educatore con le persone con dipendenza da Internet. In particolare da queste interviste emergono nuove e diverse strategie cognitivo-comportamentali, oltre all’importanza di colloqui motivazionali. Gli strumenti che utilizza l’educatrice professionale Capacci sono molteplici: per il colloquio iniziale utilizza l’intervista “Europasi” 106, un modello di intervista particolarmente indicato per il primo momento di accoglienza della persona. È un modello europeo che viene somministrato nei servizi per la tossicodipendenza, è un’intervista semistrutturata dove si sondano le diverse aree della vita di una persona: anagrafica, familiare, lavorativa, sociale, psicologica, medica e legata all’uso di sostanze. In seguito l’educatore professionale (sempre nell’ambito del gioco d’azzardo online) cerca di sensibilizzare e informare la persona delle caratteristiche del gioco, questo per motivare la persona a proseguire il percorso terapeutico. In questa parte l’educatore ha un ruolo ben preciso, la persona infatti dovrà “svolgere dei compiti per casa”, come appunto delle letture e rispondere a delle domande, oltre a tenere un diario delle spese. Oltre a questo l’educatore si occupa anche del tutoraggio economico, sfruttando anche le risorse della famiglia. Sempre per quanto riguarda gli strumenti l’educatrice professionale Federici del Ser.T della Piana di Lucca, per il primo colloquio iniziale utilizza il questionario proposto dalla “Gam-anon”107 (associazione dei giocatori anonimi) ai familiari: questo strumento permette di superare lo scoglio iniziale di imbarazzo e di entrare nella problematica. L’educatore professionale anche qui si occupa del tutoraggio economico e cerca di ricostruire la mappatura dei debiti di gioco con il giocatore. In particolare gli utenti devono tenere un diario delle spese quotidiane e costruire una tabella con le entrate e le uscite economiche per meglio gestire i 106 Sarebbe interessante riportare questo strumento come allegato in Tesi, ma poiché è di molte pagine ed è di facile reperibilità su Internet, ho deciso di risparmiare fogli di carta. Per chi fosse interessato ha leggere questa intervista basta andare su qualsiasi motore di ricerca e scrivere: “intervista Europasi”. 107 Il questionario è riportato nel sito web: http://www.gamanonitalia.org/20domande.html. 97 soldi. Con la famiglia e il giocatore, l’educatore è mediatore, poiché attorno ai debiti del giocatore c’è un grande rancore da parte della famiglia. Per quanto riguarda i due Ser.T di Firenze che si occupano di Internet dipendenza entrambi offrono trattamenti (colloqui) individuali e familiari a carattere motivazionale e cognitivo-comportamentale. È interessante la prima richiesta che il Dott. Cecchi effettua ai suoi utenti: “Spengere il computer, o darlo ad un parente che controlli l’uso che ne fanno se non ne possono fare a meno per motivi di lavoro o studio”, per quanto possa sembrare banale in realtà questa strategia non è presente in nessuna delle proposte educativo-riabilitative dei tre studiosi analizzati nel terzo capitolo e leggendo i testi dove espongono le loro strategie, posso dire che questa richiesta non è data per scontata. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio, propone inoltre anche dei gruppi di auto aiuto specifici per il tipo di dipendenza: questa è una singolarità rispetto agli altri Ser.T, i quali non propongono gruppi di auto aiuto per altri tipi di dipendenza da Internet che non sia quella da gioco d’azzardo online. Come si può notare tutti questi Ser.T rientrano sempre all’interno di un approccio sistemico relazionale, utilizzando sempre strategie a carattere motivazionale e cognitivo-comportamentale. Questo approccio alla dipendenza da Internet lo ritroviamo particolarmente nelle strategie proposte da Young (2000) e Cantelmi (2008), in particolare la prima propone delle strategie cognitivo-comportamentali ben mirate e efficaci. A questo proposito il Dott. Cecchi sostiene: “(…) un approccio di tipo cognitivo-comportamentale ed anche motivazionale, come in tutte le dipendenze, è utile. In prima battuta la persona deve essere aiutata sulle cose da fare, non tanto da pensare”. Questo aspetto lo ritroviamo nelle strategie di Young, molto incentrate su quello che la persona nella vita quotidiana deve impegnarsi a fare, come anche nelle proposte delle educatrici professionali di Arezzo e della Piana di Lucca. Educatore Professionale nei servizi per la dipendenza da Internet: Quando ho intervistato le educatrici professionali dei Ser.T di Arezzo e Piana di Lucca, ho domandato loro quali sono le competenze fondamentali dell’educatore professionale in questo ambito di lavoro. La Dott.ssa Capacci ha parlato 98 principalmente della capacità di accogliere la persona con il problema. La Dott.ssa Federici ha parlato dell’importanza di attivarsi ogni volta in modo diverso per rispondere ai bisogni della persona, questo per lei è: “(…)la fatica e la bellezza di mettersi sempre di fronte alla persona e di capire quali sono i bisogni reali”. Questo discorso che ha fatto la Dott.ssa Federici secondo me è essenziale per l’educatore professionale, a questo proposito mi è tornato in mente un ragionamento sulla pedagogia fatto dalla Scuola di Barbiana in “Lettera a una professoressa”, citerò la prima parte dello scritto: “La pedagogia così com’è io la leverei. Ma non ne son sicuro. Forse se ne faceste di più si scoprirebbe che ha qualcosa da dirci. Poi forse si scoprirà che ha da dirci una cosa sola. Che i ragazzi son tutti diversi, son diversi i momenti storici e ogni momento dello stesso ragazzo, son diversi i paesi, gli ambienti, le famiglie.”108 I Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e di Via dell’Arcolaio, come ho già detto precedentemente non hanno educatori professionali che si occupano di Internet dipendenza. Le motivazioni del Ser.T di P.zza del Carmine derivano dal fatto che gli educatori professionali si occupano di altro, poiché di questa dipendenza si occupa chi ha deciso di farlo per interesse personale e si è appassionato a questo tema: “Non c’è legge che li obbliga ad occuparsi di questo, così lo fa chi spontaneamente ha scelto di farlo”. Questo è in sostanza anche quello che ha detto il Dott. Cecchi per il Ser.T di Via dell’Arcolaio, aggiungendo inoltre un aspetto riguardante la condizione generale dei Ser.T: “Siamo in un momento un po’ delicato dei servizi, quindi è legato alla curiosità scientifica dei singoli operatori che poi sono gli stessi che hanno incontrato per strada persone che ci hanno chiesto aiuto per questa dipendenza.” Inoltre all’interno dell’intervista dice anche che l’educatore professionale può essere una figura molto utile in questo ambito. Come ho potuto osservare le educatrici professionali che si occupano di 108 Cit. Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice fiorentina, Firenze, 1967, p. 119. 99 questa problematica sono molto appassionate a questo lavoro e io stessa sono rimasta molto colpita dalla loro professionalità in questo ambito. Presenza dei servizi in rete: Nel terzo capitolo di questa tesi ho parlato di una delle funzioni dell’educatore, ovvero quella relativa all’accoglienza della persona, quindi il predisporre spazi e modalità di accoglienza per la persona e la famiglia nei diversi contesti educativoriabilitativi, come è scritto nella tabella degli interventi educativi rivolti alla persona del “Core competence dell’educatore professionale”. Come ho scritto precedentemente, un sito web specifico del servizio con l’indirizzo di posta elettronica di un professionista, potrebbe in qualche modo facilitare l’accesso delle persone dipendenti da Internet ai servizi, come ci hanno già dimostrato Young (2000) e Cantelmi (2008) (citati nel capitolo 3). A questo proposito ho chiesto a tutti i Ser.T cosa pensassero dell’offerta di indirizzi e-mail per il primo contatto iniziale, passerò così ad analizzare i dati raccolti. Il Dott. Scelfo è subito schietto nella risposta alla domanda: “noi non offriamo indirizzi e-mail, ma è una carenza. È fondamentale come mezzo per prendere contatto, i servizi sono indietro, non stanno al passo delle nuove situazioni. La carenza di un indirizzo e-mail è un’ottima osservazione che ci deve far riflettere sullo stato dei servizi.”. Il Dott. Scelfo quindi parla direttamente di una grande carenza e arretratezza dei servizi, il suo pensiero sull’uso di e-mail per prendere contatto con i servizi è positivo ovvero rispecchia i bisogni dell’utente. Il Dott. Cecchi del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio risponde: “C’è nel sito dell’azienda sanitaria l’indirizzario con i servizi109. È interessante questa domanda perché Internet è il mezzo che porta alla dipendenza, ma è anche quello che può veicolare la richiesta d’aiuto (…). Comunque le persone dipendenti da Internet sono molto brave ad utilizzare la rete e quindi riescono in qualche modo a trovare la soluzione a questo problema online, quindi a chi rivolgersi. (…) Chi usa Internet usa anche Internet per cercarsi la soluzione quindi è utile che ci sia 109 Con indirizzario si intende l’indirizzo stradale e i numeri telefonici. 100 questo. Cercare l’aiuto attraverso la rete è ottimale, perché non devo espormi uso appunto un nick name e chiedo aiuto, anche perché c’è un forte stigma per la persona dipendente da porno, ed espormi su Internet non mi può fare nessun male, perché io sono “pollicino 62”. Forse dovrebbe essere curato di più Internet per l’aiuto anche perché molti di loro ci ricorrono.” Questo discorso del Dott. Cecchi ci pare fondamentale, oltre ad essere anche in linea con quanto ha portato la Young (2000) ad entrare in rete. Le persone dipendenti da Internet cercano la soluzione ai loro problemi tramite la rete stessa e i servizi devono puntare maggiormente ad essere presenti online proprio per facilitare queste persone ad entrare in contatto con i servizi, in questo caso un servizio reale per uscire dal virtuale. Il Dott. Cecchi però introduce anche un altro aspetto importante, ovvero la persona dipendente da Internet spesso è esperta nell’utilizzo di questo strumento e quindi navigando riesce comunque a trovare una soluzione, anche se non direttamente da dei siti web dei servizi. La psicologa Mannari del Ser.T Piana di Lucca risponde a questa domanda: “Ci sono state delle richieste per il nostro servizio tramite e-mail, chiaramente per avere un accesso immediato è sempre stato più utilizzato il telefono (…). L’e-mail chiede un tempo aggiuntivo da dedicare a questo servizio e noi per il momento abbiamo uno spazio minimo, comunque sia ben venga l’e-mail e le altre possibilità.(…) L’e-mail può cadere in uno svantaggio che è quello di essere una richiesta scritta.”. La Dott.ssa Mannari rispetto agli altri professionisti, introduce la problematica del tempo, che non è analizzata dagli altri intervistati. La problematica del tempo intesa sia per i tempi di risposta del professionista alla persona, sia del tempo aggiuntivo che il professionista deve dedicare a questa problematica. La Dott.ssa Capacci parla dell’esperienza del Ser.T di Arezzo con Internet: “Ci sono arrivate delle richieste tramite e-mail spesso perché le persone visitano il sito Internet “cedostar” e ci sono le informazioni del servizio del Ser.T che tratta questa problematica. L’email è una grossa opportunità, perché all’inizio c’è una comprensibile vergogna a presentarsi anche solo telefonicamente al servizio, quindi l’e-mail facilita l’accesso iniziale per stabilire il primo contatto, un membro dell’équipe risponde all’e-mail della persona e poi avviene o un contatto telefonico o di persona.” Il Ser.T di Arezzo utilizza già la pratica dell’indirizzo e-mail e sembra confermare 101 quello che anche il Ser.T di Via dell’Arcolaio di Firenze ammette, quando parlano della vergogna nel contattare il servizio. Il sito del “cedostar” è una grande opportunità per gli utenti che lo visitano, poiché oltre a fornire informazioni sulle varie dipendenze, sugli eventi che organizza la città e i vari servizi del territorio, offre anche l’indirizzo e-mail della Dott.ssa Cocci, psicologa e psicoterapeuta, del Ser.T di Arezzo che si occupa del gruppo GAND (gioco d’azzardo e nuove dipendenze). Il sito web del “cedostar”, può essere un ottimo esempio su come strutturare altri siti web di altre città e altri servizi. Poiché questo sito informa sui vari eventi che ci sono nella città riguardante le dipendenze e altri aspetti della salute, offre un ottimo specchio dell’utilità di Internet: ovvero crea realtà e quindi partecipazione dalla virtualità. Tipologie di Internet dipendenza: Un altro aspetto molto importante da analizzare tra queste interviste è quello relativo al gioco d’azzardo online e quello offline. Tra i tanti dubbi che mi scaturivano dalla restituzione dei questionari dei vari Ser.T, uno era il più ricorrente. La maggior parte degli utenti che ha chiesto aiuto ai Ser.T per la dipendenza da Internet sono persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo online. Ma che differenza c’è tra il gioco d’azzardo online e quello offline? E soprattutto il gioco d’azzardo online rientra nella dipendenza da Internet o nel gioco d’azzardo patologico? Il Dott. Cecchi del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio ci spiega che Internet non è solo un mezzo per veicolare le altre dipendenze come il gioco, il porno e così via, ma è lo strumento che di per sé crea dipendenza. Il Dott. Cecchi riporta a tal proposito esempi di alcuni casi di utenti avuti in carico. Ci sono utenti che giocano online e controllano la posta elettronica 20 volte al giorno, oppure partecipano anche a forum o l’hanno sempre fatto prima di sviluppare un tipo specifico di dipendenza da Internet. Un altro esempio è quello di una ragazza che giocava al superenalotto online e che per smettere ha dato il computer alla sorella; dopo 6 mesi le serviva il computer per scrivere la 102 tesi di laurea, ma il craving110 di navigare in rete era sempre alto, infatti ci sono persone che soffrono proprio per la mancanza del computer. Partendo da queste premesse importanti sulla dipendenza da Internet, passiamo adesso alle differenze tra il gioco d’azzardo online e quello offline. Secondo il Dott. Cecchi: “Il gioco online è “straordinario”, una persona può giocare a casa sua nella sua camerina, ci sono tutte le caratteristiche per cui una persona chiusa e solitaria, può giocare senza neanche uscire e andare in una sala dove si incontra con altre persone. La vincita è immediata, con una carta di credito con un conto aperto oltre a vedere subito quanto si vince e si perde si può anche avere subito caricati nella carta di credito la vincita (specialmente in siti non italiani). Inoltre la persona mentre gioca online fa altre cose, ascolta la musica, guarda la televisione…”. Anche il Dott. Scelfo parla del fatto che la persona gioca senza mai uscire di casa, poi dice anche che si può giocare 24 ore su 24 e che utilizzando come mezzo di pagamento la carta di credito i soldi sono virtuali e quindi non si vedono. I soldi virtuali hanno una valenza emotiva estremamente inferiore rispetto alla banconota. Inoltre la risposta veloce (il risultato ottenuto subito) aumenta la compulsione al gioco. La Dott.ssa Federici analizza le differenze partendo dal punto di vista dei familiari, poiché proprio questi riescono più difficilmente a controllare il gioco della persona con il problema, poiché gioca su Internet. Inoltre la Dott.ssa Federici ha parlato anche dei seguenti fattori che caratterizzano il gioco d’azzardo online: sono persone più giovani, hanno un buon livello d’istruzione, un buon status sociale ed economico, hanno una discreta conoscenza dell’utilizzo di Internet. Per quanto riguarda le altre caratteristiche sono le stesse che hanno evidenziato gli altri professionisti dei Ser.T di Firenze. Come si può osservare ci sono delle caratteristiche ben precise sulla persona che gioca d’azzardo online e di queste bisogna tenerne conto quando si deve attivare un intervento educativo-riabilitativo. Anche il gioco d’azzardo stesso, quando è online ha problematiche diverse rispetto al gioco d’azzardo offline; pertanto, le 110 Ricordo che il craving è il forte bisogno di assumere una certa sostanza da parte di una persona che ne è dipendente. 103 strategie mirate per il gioco d’azzardo online possono essere una ricchezza in più per rispondere ai bisogni reali dell’utente. Problematiche e tracce sul profilo degli utenti: L’ultimo aspetto importante da analizzare è quello relativo alle problematiche della persona con Internet dipendenza. Descrivere le problematiche che hanno rilevato i professionisti nelle persone dipendenti da Internet è essenziale per strutturare un intervento educativo-riabilitativo. Nel “Core Competence dell’educatore professionale” tra le funzioni dell’educatore professionale ci sono quelle relative all’osservazione della persona e all’identificazione delle necessità educative, in base alle quali si strutturerà un intervento educativo-riabilitativo. Uno dei problemi di questa nuova dipendenza è molto bene identificato dal Dott. Scelfo: “Il grado di coscienza della malattia è molto ritardato. Al diretto interessato non gli interessa di rivolgersi al servizio, stanno bene così non gli sembra di fare una cosa sbagliata, che gli sta facendo del male.” Per quanto riguarda il gioco d’azzardo online, dice sempre il Dott. Scelfo: “Arrivano a rivolgersi al servizio perché si stavano totalmente fregando” questo riferendosi alla perdita di soldi. Sempre secondo il Dott. Scelfo tutto questo porta ad una forte delusione di se stessi. Un altro aspetto importante analizzato da questo professionista parlando di due giovani utenti con Mud’s addiction è quello relativo alla fortissima compulsione che questi due ragazzi avevano col computer: uno di questi ha perso l’anno scolastico perché non andava a scuola e un altro perdeva continuamente lavori, ne trovava uno e poi lo perdeva subito, perché passava tutta la notte su Internet a giocare e la mattina era stanco. Il Ser.T della Piana di Lucca introduce il tema delle problematiche psichiatriche e il gioco d’azzardo online, in questi casi appunto valutano chi debba seguire queste persone (se la Salute Mentale o il Ser.T). Le problematiche principali emerse nel Ser.T della Piana di Lucca per le persone con problemi di gioco d’azzardo online sono sempre familiari, sia di coppia, sia per genitori e figli. I problemi familiari derivano da gravi conflitti per colpa dei debiti di gioco. Anche la Dott.ssa Capacci parla di problematiche dovute sempre ai conflitti per i debiti di gioco e quindi al pagamento di questi. Infine il Dott. Cecchi del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio, come il Dott. Scelfo, parla del fatto che le persone dipendenti da 104 Internet non vogliono essere aiutate. Il gioco d’azzardo in particolare è: “un antidepressivo fenomenale”. Queste persone, infatti, vedono Internet come qualcosa che fa loro bene e ciò emerge in particolare dalle parole di un utente: “perché me lo volete togliere, non ho altro”. Questo utente aveva contratto dei debiti con il gioco d’azzardo online e quindi sempre a causa dei debiti era arrivato al servizio, poiché la famiglia lo aveva scoperto. Quando si parla di gioco d’azzardo online vi rientra anche il Poker: in questo gioco non ci sono sempre grandi perdite economiche (variano dal tipo di sito con cui si gioca), ma ci sono grosse perdite in termini di tempo. Queste persone secondo il Dott. Cecchi sono invisibili e difficilmente arriveranno ai servizi. Parlando degli altri tipi di dipendenza da Internet dice: “è meno facilmente identificabile se non ci sono debiti”. Un altro aspetto importante rilevato dal Dott. Cecchi è quello riguardante il distacco dalla realtà, realtà che poi diventa meno interessante del mondo virtuale. Anche il Dott. Cecchi come il Dott. Scelfo parla di ragazzi che perdono l’anno scolastico perché preferivano i giochi di ruolo online alla scuola. Di questi ragazzi specifica che sono bravissimi al computer e rispetto alla scuola si sentono bravi in qualcosa. Tornando al problema dei giocatori di Poker, il Dott. Cecchi ha osservato nei suoi utenti giovani che molti vorrebbero diventare dei giocatori professionisti e farlo quindi di lavoro: questi ragazzi trascorrono 8 ore al giorno al computer, come un lavoratore sul posto di lavoro, solo che hanno anche delle perdite economiche e quindi non è un normale lavoro. Un altro grande problema della dipendenza da Internet è per il Dott. Cecchi l’isolamento sociale. Come si può osservare dalle interviste in profondità, l’isolamento sociale delle persone dipendenti da Internet compare in tutte le riflessioni dei professionisti intervistati. Un altro problema importante che c’è intorno all’Internet dipendenza è la scarsa consapevolezza del problema, aspetto che rende ancora più invisibile il fenomeno Internet dipendenza. Le persone difficilmente chiedono aiuto, escluse le persone seguite dal Dott. Cecchi con la dipendenza da pornografia online, poiché queste sono arrivate da sole ad accorgersi del problema. Un altro problema importante è quello relativo alla perdita dell’anno scolastico o del lavoro, questa situazione deriva appunto dalla forte compulsione che ha la persona a restare più tempo possibile online. Per 105 quanto riguarda il gioco d’azzardo online i debiti economici sono un problema che coinvolge tutta la famiglia, per questo anche i continui conflitti in famiglia sono tra i problemi principali delle persone che giocano d’azzardo online. 4.4 Conclusioni della ricerca In questo capitolo, ho presentato i risultati di una indagine conoscitiva sui Ser.T che in Toscana si occupano di Internet dipendenza. Sul fenomeno “Internet dipendenza” non ci sono ancora dei dati ufficiali o ricerche in grado di orientarci sulle dimensioni del fenomeno. La mia ricerca non aveva lo scopo di colmare questa lacuna, ma più semplicemente di cominciare a raccogliere qualche informazione sul campo in merito a questa tematica. Sono consapevole che avanzare ipotesi sul possibile sviluppo di questi servizi non sarebbe corretto, poiché avremmo dovuto disporre di maggiori informazioni sulle dimensioni del fenomeno in Italia e quindi di dati statisticamente significativi. Il fatto però che all’interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma abbiano aperto il 2 novembre 2009 un ambulatorio coordinato dallo psichiatra Federico Tonioni per curare le persone dipendenti da Internet, ci deve in qualche modo far pensare che il fenomeno è in crescita e merita di essere eplorato. Questo fenomeno, come hanno spiegato i professionisti dei Ser.T di Firenze, è invisibile, perché le persone “stanno bene così” e non ricercano aiuto, escluso chi ha importanti debiti economici. Tonino Cantelmi (2008) spiega che in genere le rilevazioni sull’incidenza del disturbo nella popolazione online indicano un tasso di diffusione di dipendenza da Internet compreso tra il 3% e l’11% 111 . Anche se ci sono dei limiti nei dati che ho analizzato, poiché non sono statisticamente rilevanti, è importante cominciare ad 111 Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1, p. 31. 106 analizzare il fenomeno e descrivere i servizi che si occupano di questa problematica, in modo che in futuro si possa essere pronti ad accogliere nei servizi più utenti con Internet dipendenza rispetto ad oggi, utilizzando strategie mirate a questa problematica. Anche per questo è importante riflettere sulle possibili strategie di intervento. Uno degli aspetti sui quali ho maggiormente riflettuto riguarda l’utilizzo di siti web per pubblicizzare/informare le persone sul servizio offerto dai vari Ser.T per la dipendenza da Internet e l’utilizzo di e-mail per il primo contatto. Il Dott. Cecchi a questo proposito ha fatto un’importante riflessione, ovvero le persone che hanno problemi con Internet spesso cercano in Internet stessa la soluzione. Questo è lo stesso ragionamento che ha portato studiosi come Young e Cantelmi ad entrare in rete per pubblicizzare/informare le persone sul servizio che offrivano. Oltre al sito web, anche predisporre un indirizzo di posta elettronica può far si che queste persone, come dice la Dott.ssa Capacci, siano aiutate a prendere contatto con il servizio una prima volta, visto che ci può essere un forte imbarazzo anche solo tramite una telefonata. Predisporre un indirizzo e-mail a cui professionisti possano rispondere quotidianamente può in qualche modo facilitare l’accesso ai servizi a queste persone. I servizi potrebbero pensare di costruire siti web dove pubblicizzano e informano sulle attività che svolgono e inserirci approfondimenti su varie problematiche. In questi siti web ci potrebbero essere degli indirizzi di posta elettronica a cui l’utente online può scrivere per chiedere informazioni o eventualmente un appuntamento nel mondo reale. L’educatore professionale potrebbe occuparsi così, anche del primo contatto con l’utente, ovvero predisponendo spazi adeguati ad accogliere la persona e la sua famiglia online oltre che offline. In questa ricerca ho cercato di descrivere al meglio il servizio che offrono alcuni Ser.T toscani per l’Internet dipendenza, in particolare cercando di capire anche gli strumenti e i metodi educativo-riabilitativi. È stato molto interessante vedere come tutti i Ser.T utilizzino strumenti diversi, anche se tutti a carattere cognitivocomportamentale. Si può dire infatti che questo tipo di intervento possa essere particolarmente utile per la persona e la famiglia in difficoltà, come hanno evidenziato i Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio e della Piana di Lucca. Come si 107 è potuto osservare gli interventi educativo-riabilitativi si avvalgono di strumenti costruiti per le persone che hanno problemi con il gioco d’azzardo offline. In seguito sono arrivate persone che giocavano d’azzardo online e con queste sono stati utilizzati gli stessi strumenti che si utilizzavano per le persone con problemi di gioco d’azzardo offline. Come emerge dall’analisi dei dati qualitativi, ci sono delle caratteristiche significative che distinguono le persone che giocano d’azzardo online da quelle che giocano d’azzardo offline. È importante quindi tenere conto della specificità di ogni individuo e della sua problematica, utilizzando anche strumenti che più possano rispondere ai suoi bisogni. Questo potrebbe essere fatto, ad esempio, integrando alcune strategie educative proposte da Young (2000), che sono molte incentrate sul legame che la persona ha con la rete, con quelle che già utilizzano questi Ser.T descritti per il gioco d’azzardo. Quando la persona arriva al servizio, sia nel Ser.T di Arezzo che quello della Piana di Lucca, vengono utilizzate delle interviste semistrutturate per conoscere la persona e le sue problematiche. In particolare ad Arezzo viene utilizzata l’intervista “Europasi” ed a Lucca (dove ricordo che gli utenti con Internet dipendenza rientrano sempre nel tipo del gioco d’azzardo online) viene utilizzata l’intervista “gam-anon”. Queste interviste, che servono anche a centrare le problematiche della persona, potrebbero per esempio essere integrate con i questionari proposti da Young (2000) o Cantelmi (2008) per le persone dipendenti da Internet per capire meglio il rapporto che la persona ha con la rete ed eventualmente strutturare un intervento educativo anche su questo. Le famiglie vengono coinvolte in tutti i servizi che ho descritto: questo è un dato veramente importante che ci fa capire quanto sia importante per la persona dipendente da Internet avere dei familiari vicini che la possano sostenere. Quando si parla della persona che ha problemi con il gioco d’azzardo online, il servizio deve aiutare a mediare i rapporti tra loro, poiché come si è visto dalle interviste in profondità (in particolare in quella al Ser.T della Piana di Lucca) la famiglia è piena di rancore e di problemi economici a causa dei debiti di gioco. Quando si parla di minori Internet dipendenti, i genitori hanno un ruolo importante per aiutare il figlio, oltre che a dover fare un grande lavoro sul loro modo di essere genitori, come ha fatto notare il Dott. Cecchi. Tra gli studi di Young (2000) ci 108 sono anche delle strategie che i genitori possono utilizzare per riflettere sul loro essere genitori e su cosa fare di pratico per aiutare nella quotidianità i loro figli. In questo caso le strategie di Young (2000) possono essere un ottimo strumento per i genitori che hanno figli con questa problematica. Per quanto riguarda le coppie, il Dott. Cecchi ha parlato dell’importanza del compagno nel “programma”, sia per una riflessione sul loro rapporto di coppia che sulle strategie di aiuto che si possono attivare in casa quotidianamente. Si può dire che sia gli studiosi che ho analizzato nel terzo capitolo di questa tesi che i Ser.T che ho intervistato rivestono la famiglia di un ruolo importante; pertanto, anche questo aspetto sarà da considerare quando si svilupperà un intervento educativo-riabilitativo per le persone (e quindi anche la famiglia) Internet dipendenti. Tutti i Ser.T che ho intervistato hanno dei legami con i gruppi di auto aiuto: questi sono particolarmente consigliati anche dagli studiosi Cantelmi (2008) e Young (2000), per costruire una rete reale di appoggio a queste persone. Dato il fatto che la maggior parte delle persone dipendenti da Internet in carico a questi Ser.T ha problemi con il gioco d’azzardo online, i Ser.T. hanno dei legami con gruppi di auto aiuto per giocatori. L’esperienza del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio è molto interessante, poiché dei suoi utenti si sono conosciuti in rete e hanno costruito un gruppo di auto-aiuto a Firenze per persone che hanno dipendenza da pornografia online. Il mondo online in questo caso ha creato presenza nel mondo reale e questa è sicuramente una risorsa indiscutibile che ci offre la rete e che bisogna utilizzare per facilitare l’accesso ai servizi reali. C’è anche un altro aspetto importante relativo ai gruppi di auto aiuto, ovvero l’importanza del confronto e del “rivedersi nell’altro”, caratteristica che crea generalmente un rapporto molto empatico tra i membri del gruppo. Anche per questo è importante far sì che le persone che hanno avuto o hanno lo stesso problema possano incontrarsi per parlare e capirsi a vicenda su quello specifico problema, per creare una rete (scusate il gioco di parole) offline. Questo ovviamente è ancora scarsamente possibile, se non per i giocatori d’azzardo online, poiché sono poche le persone che si sono rivolte al servizio con problemi di Internet dipendenza. Resta comunque importante anche in questo caso considerare l’importanza e l’efficacia dei gruppi di auto aiuto per le persone dipendenti da Internet, che come 109 ha detto anche il Dott. Cecchi, oltre agli studiosi citati nel terzo capitolo, sono isolate dagli altri e dalla realtà in generale, hanno bisogno di riprendere i contatti con il mondo reale. Per concludere vorrei parlare dell’educatore professionale. Dai questionari e dalle interviste ai Ser.T di Firenze emerge che nelle loro équipe che si occupano di Internet dipendenza non ci sono educatori professionali, però entrambi gli intervistati riconoscono l’importanza di questa professionalità nell’équipe. I Ser.T di Arezzo e della Piana di Lucca hanno in équipe educatori professionali e io ho avuto l’opportunità di intervistare proprio queste figure. Le educatrici professionali che ho intervistato utilizzano diversi strumenti di lavoro: questo, come ha spiegato la Dott.ssa Federici, trae origine dalla natura stessa dell’educatore professionale, che utilizza risorse provenienti da saperi diversi. L’educatore professionale nell’équipe di lavoro per le persone dipendenti da Internet si occupa di molte cose: dal primo contatto, al primo colloquio con la raccolta dei suoi dati, a colloqui successivi a carattere motivazionale e dove si propongono varie strategie cognitivo-comportamentali per affrontare il problema, al ruolo di mediatore e “raccoglitore” dei conflitti familiari, a prendere i contatti con altri enti per aiutare la persona con problemi di gioco d’azzardo online a risaldare i debiti, al coordinare i gruppi di auto aiuto per le persone Internet dipendenti e i loro familiari, alle attività di prevenzione. Tutte queste rientrano nelle attività che l’educatore professionale svolge nell’ambito dell’Internet dipendenza. Dalle interviste in profondità emergeva nelle loro parole una grande professionalità, passione per il lavoro che svolgono e voglia di conoscere ancora altri aspetti di questa problematica. Per me questi sono aspetti centrali dell’essere educatore professionale, aspetti che fanno la differenza al momento dell’intervento educativo con la persona. Un altro aspetto importante delle educatrici che ho intervistato è l’utilizzo, ma anche la ricerca, di strumenti di lavoro utili per questa problematica. A questo proposito potrebbe essere utile integrare agli strumenti di lavoro che già utilizzano le strategie cognitivocomportamentali costruite da Young (2000) per le persone Internet dipendenti, come sono elencate nel terzo capitolo di questa tesi. 110 Conclusioni finali Quando ho cominciato a riflettere su questa tesi c’era sempre un aspetto che mi premeva più di altri, ovvero cosa può fare l’educatore professionale nell’ambito dei nuovi disagi provocati dalle nuove tecnologie della comunicazione. Così ho immaginato un educatore che integra le competenze proprie della sua professione con le conoscenze base di informatica necessarie per saper utilizzare Internet. Le competenze informatiche sono infatti ormai necessarie per diffondere sul web informazioni relative a servizi o eventi, come ha citato la Dott.ssa Capacci a proposito del sito web del loro servizio www.cedostar.it. Oppure per rispondere a delle domande riguardanti una problematica, come il sito web www.sostanzeinfo.it di cui ha parlato nell’intervista in profondità il Dott. Scelfo. Le conoscenze informatiche possono servire anche per aiutare la persona ad avvicinarsi al servizio facendolo entrare in contatto con un professionista che in qualche modo lo può aiutare come ha detto il Dott. Cecchi quando ha parlato del sito web www.noallapornodipendenza.it. Questo perché Internet è lo strumento più utilizzato per ricercare informazioni e soluzioni (come ha detto il Dott. Cecchi nell’intervista in profondità), specialmente tra i giovani e quindi per questo è un altro mezzo tramite il quale si può fare prevenzione primaria e secondaria, oltre ad aiutare la persona ad “entrare nei servizi” per chiedere aiuto. Il tema dell’educatore professionale e Internet è stato affrontato anche durante la tavola rotonda che si è svolta il giorno 10 luglio 2010 a San Martino al Cimino (VT) durante “Eduraduno”112. In questa tavola rotonda abbiamo parlato insieme al Presidente ANEP 113 Lazio, Francesco Castracane, del codice deontologico proposto da questa associazione e del bisogno di aggiornarlo. Si è parlato dell’esigenza di chiarire il rapporto che deve avere l’educatore professionale con 112 È un’associazione costituita da educatori professionali che si occupa di offrire uno spazio di formazione e incontro per educatori professionali. 113 Associazione Nazionale Educatori Professionali. 111 Internet, trattando più che altro Facebook (il social network più diffuso) come strumento dell’educatore professionale per diffondere informazioni/eventi utili e interessanti per i suoi utenti o per entrare in contatto con gli stessi (qualora non sia possibile farlo tramite altri mezzi). Durante la tavola rotonda principalmente ci sono state due considerazioni su questo aspetto. Una considerazione riguardava il fatto che fosse importante per l’educatore professionale essere in rete, specialmente per chi lavora con utenti adolescenti114, poiché Internet permette di entrare in contatto con gli utenti (specialmente tramite i social network) e di scambiarsi informazioni sulle iniziative del servizio, inoltre è stato anche detto da più persone che erano gli utenti stessi a “chiedere l’amicizia” 115 dell’educatore professionale per entrare in contatto con questo. L’altra considerazione importante riguardava la paura che entrando in contatto online con gli utenti venisse meno la relazione reale con questi privilegiando quella virtuale, che la privacy del lavoratore/educatore professionale non fosse rispettata116, oltre al fatto che dando il contatto personale del social network si rischia di entrare in contatto con gli utenti anche al di fuori dell’orario di lavoro. Gli argomenti trattati durante la tavola rotonda erano già stati oggetto di mie riflessioni personali, mentre nei mesi precedenti a “Eduraduno 2010” scrivevo questa tesi e riflettevo sulla presenza dei servizi in rete e quindi anche dell’educatore professionale. Sono così intervenuta durante la tavola rotonda per esprimere il mio personale pensiero sul rapporto che l’educatore professionale potrebbe avere con l’utenza tramite Internet. Quello che ho proposto durante la tavola rotonda e che ripropongo come suggerimenti per eventuali proposte educative è la costruzione (per quanto riguarda Facebook, ma può essere fatto 114 L’utilizzo di social network come Facebook tra gli adolescenti è molto diffuso come è specificato nel 10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza uscito nel novembre del 2009 condotto da Eurispes e Telefono Azzurro. 115 Nel linguaggio del social network più diffuso al mondo, Facebook, “chiedere l’amicizia” significa aggiungere la persona contattata tra i propri contatti del social network. 116 Nel primo capitolo di questa tesi ho parlato delle informazioni personali che si mettono a disposizione di tutti i contatti che si hanno sul profilo personale nel social network. 112 anche con altri social network) di un profilo virtuale che non contenga dati personali, ma esclusivamente i dati che il lavoratore/educatore professionale vuole mettere a disposizione degli utenti. Nel caso che l’educatore professionale/persona abbia un profilo personale su un social network non darà il suo contatto personale all’utente, ma darà un altro profilo 117 da lui costruito da utilizzare durante l’orario di lavoro. Questo profilo non dovrà certo servire per scambiare lunghe chattate con gli utenti, ma servirà per informarli di eventuali eventi o scambiarsi informazioni o per contattarli nel caso non sia più possibile farlo con altri mezzi. Tenendo presenti tutte le considerazioni fatte durante l’analisi delle strategie di intervento degli studiosi Cantelmi, Vallario e Young, oltre alle esperienze descritte dai Ser.T toscani: Arezzo, P.zza del Carmine di Firenze, Via dell’Arcolaio di Firenze, Piana di Lucca, è importante ai fini delle funzioni di educazione e riabilitazione dell’educatore professionale che costruisca (eventualmente insieme ad un professionista del settore informatico) un sito web per il servizio in cui lavora, poiché rientra nella famosa costruzione degli spazi dove l’educatore professionale accoglie l’utente e la famiglia. In questa pagina web potrà offrire la propria e-mail utilizzabile così anche per il primo contatto da parte degli utenti con il servizio, poiché come emerge da questa tesi dalla virtualità si può generare presenza reale; potrà predisporre spazi come forum dove gli utenti stessi che desiderano confrontarsi tra loro possano farlo (e magari scambiarsi i contatti per incontrarsi nella realtà), possano confrontarsi o porre domande o riflessioni all’èquipe del servizio. Una volta conosciuto l’utente nella realtà si potrà scambiare eventualmente il profilo Facebook per comunicargli eventi/iniziative (del mondo reale), scambiarsi informazioni o eventualmente contattarlo quando non è possibile farlo realmente. Per fare tutto questo potrebbe essere utile partire dalla formazione, inserendo nel piano di studi dei corsi universitari che formano educatori professionali un esame 117 Nel profilo personale di Facebook la persona inserisce il proprio nome e cognome, mentre in quello che l’educatore professionale potrebbe utilizzare sul posto di lavoro potrebbe ad esempio essere: Edu.Prof. nome e cognome. 113 di informatica anche per imparare ad utilizzare a pieno la risorsa Internet. Per quanto riguarda gli educatori professionali che già lavorano (ed hanno quindi concluso il percorso formativo universitario o presso altre agenzie formative) potrebbero essere organizzati dei corsi di formazione per apprendere o approfondire le conoscenze informatiche e l’utilizzo della rete. Oltre alle competenze informatiche, potrebbe essere utile organizzare dei convegni per approfondire le problematiche connesse all’utilizzo della rete. Un altro aspetto importante da considerare tra le conclusioni è la possibilità di integrare agli interventi educativo-riabilitativi proposti dai Ser.T descritti, delle strategie di intervento individuate dai tre studiosi (Cantelmi, Vallario, Young) analizzati nel terzo capitolo. Come si è osservato dalle interviste in profondità ai professionisti dei quattro Ser.T descritti, ci sono delle differenze significative tra il gioco d’azzardo online e quello offline, quindi considerare nell’intervento queste differenze può in qualche modo aiutare i professionisti a pianificare il loro intervento in modo che risponda maggiormente alle problematiche dell’utente. Questa tesi si propone inoltre di sollecitare ulteriori ricerche e la diffusione di informazioni riguardanti la dipendenza da Internet, ovvero: i dati generali e le problematiche degli utenti che si sono rivolti ai servizi, chi si occupa di questa problematica in Toscana, come funziona la presa in carico, quali sono gli interventi educativi messi in atto dai Ser.T descritti e qual è il ruolo dell’educatore professionale in questi servizi. Spero che questo lavoro possa servire come stimolo ad entrare in rete a tutti quei servizi e quei professionisti che ancora non sono presenti, certo senza scordarsi mai di privilegiare sempre la dimensione reale, rispetto a quella virtuale. 114 Bibliografia - Caillois R., I giochi e gli uomini, la maschera e la vertigine, Bompiani, Milano, 1995. - Calvani A., Educazione, comunicazione, nuovi media, UTET, Torino, 2001. - Cambi F. e Staccioli G. (a cura di), Il gioco in Occidente. 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Isaia, 90 - Bologna – www.anep.it), che ne possiede i diritti di autore registrati in copyleft secondo le regole riportate nel sito http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/. 116 Siti web - Del Miglio C., Gamba A., Cantelmi T., http://www.cedostar.it/uadi.htm, 2001, cons. 30/07/2010. - Ferri P., La comunità http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferri.htm, virtuale, Milano, 26/11/1997, cons. 30/10/2009. - La Barbera D., http://www.siptech.eu/index.php, 2010, cons. 02/08/2010. - Leiner B., Cerf V., Clark D., Kahn R., Kleinrock L., Lynch D., Postel J., Roberts L., Wolff http://www.isoc.org/internet/history/brief.shtml#Origins, S., cons. 30/10/2009. - Mangiarotti A., I giovani che si auto recludono: il mondo esterno è solo sul computer, http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/stanza_chiusi_giovani_ale ssandra_mangiarotti_825d70b4-f81e-11dd-9277-00144f02aabc.shtml, 11/02/2009, cons. 15/12/2009. - Pinzani F., http://www.pinzani.it/storia-internet.php, cons. 04/11/2009. 117 Appendice 1 Premessa per la compilazione del questionario L’obiettivo di questo studio è quello di rilevare i dati e le informazioni relativi all’utenza, la tipologia dei servizi e le figure professionali coinvolte nei Ser.t che si occupano di Internet dipendenza. Si tratta di uno studio descrittivo che non valuta l’efficacia del servizio e del suo impatto, ma si limita a rilevarne il funzionamento. Si prega di rispondere alle domande del questionario inserendo un numero, una descrizione o una crocetta a seconda di ciò che è richiesto dal quesito. Questionario A) Dati demografici 1. Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.t? (indicare il numero) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………... 2. Quanti utenti con internet dipendenza ha in carico il vostro servizio? (indicare il numero) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… 3. Qual è il numero di questi utenti per sesso? F: ……………. M: ……………. 4. Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è presente) 10-14: ……… 15-18: ………19-25: ………26-40:……… Più di 40: ……… 5. Il numero di utenti con internet dipendenza è in aumento nel vostro servizio? SI NO Se SI, in quale percentuale?........................................................................................ 118 B) Tipologie di disagio relative all’internet dipendenza 1. Che tipologie di internet dipendenza hanno principalmente i vostri utenti? Cyber sexual addiction (dipendenza da pornografia e/o relazioni a sfondo sessuale on line) Cyber relationship addiction (dipendenza da chat, social network , forum…) Mud’s addiction (dipendenza da giochi di ruolo on line) Compulsive on line gambling (comprende: gioco d’azzardo, commercio e shopping compulsivo) Information overload addiction (dipendenza dalla ricerca di informazioni) 2. Le persone dipendenti da internet soffrivano già di altri tipi di dipendenza (da sostanze o da comportamenti)? SI NO Se SI, quali?.................................................................................................. ............................................................................................................ 3. Le persone dipendenti da internet soffrivano già di altre forme di disturbo psichico? SI NO Se SI, quali?.................................................................................................. 4. Esiste una relazione tra età e tipologia di internet dipendenza? SI NO Se SI, quale? (inserire vicino alla fascia d’età il numero corrispondente alla tipologia) a)10-14 ……… 1) Cyber sexual addiction b)15-18 ……… 2) Cyber relationship addiction 119 c)19-25 ……… 3) Mud’s addiction d)26-40 ……… 4) Compulsive on line gambling e)più di 40 ……… 5) Information overload addiction C) Tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’internet dipendenza 1. Da quanto tempo vi occupate di internet dipendenza? (indicare il numero di anni) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… 2. Il servizio che offrite per gli internet dipendenti è conosciuto nel territorio? SI NO Se SI, come lo pubblicizzate?..................................................................................... 3. In che modo le persone dipendenti da internet hanno preso contatto con il servizio che offrite? Personalmente Telefonicamente Via posta elettronica Altro (specificare)…………………………………………………… ………………………………………………………………… 4. Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono rivolte al servizio? (indicare il numero di mesi o anni)………………………………………………………………….. 5. Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa: Personale Di un familiare Di un amico Altro (specificare)…………………………………………………… ………………………………………………………………… 120 6. Come funziona la presa in carico per la persona dipendente da internet? (specificare) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… 7. Che cosa cambia nella presa in carico se si tratta di minori? (specificare) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… 8. Offrite servizi di prevenzione primaria? SI NO Se SI, specificare ……………………………………………………………………… ……………………………………………………………………… 9. Quali servizi offrite per le persone con internet dipendenza? (specificare) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… 10. Quali metodologie utilizzate? (specificare) ………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… D) Figure coinvolte nel servizio 1. Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel settore dell’internet dipendenza? (indicare numero e ruolo) Educatore professionale ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Infermiere ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Medico ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Psichiatra 121 ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Psicologo ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Altro (specificare tipologia) ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… 2. Le famiglie vengono coinvolte nel servizio? SI NO Se SI, che ruolo hanno?................................................................................................ ............................................................................................................ 3. Vengono coinvolti gruppi di sostegno? SI NO Se SI, quali e con quale ruolo?.................................................................................................. ............................................................................................................ 122 Appendice 2 Risultati dei questionari raccolti A) Dati demografici 1. Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.T? (indicare il numero) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza del Lucca: Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: Carmine: 348 utenti al 945 utenti al 1120 utenti al 550 31/12/2009 31/12/2009 31/12/2009 utenti al 31/12/2009 268 utenti al 13/05/2010 2. Quanti utenti con Internet dipendenza ha in carico il vostro servizio? (indicare il numero) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 5 utenti 7 utenti 4 utenti 12 utenti 3. Qual è il numero di questi utenti per sesso? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Femmine: 0 Femmine: 2 123 Femmine: 1 Femmine: 1 Maschi: 5 Maschi: 5 Maschi: 11 Maschi: 3 4. Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è presente) Fasce Ser.T Ser.T d’età: Firenze Piana P.zza Ser.T Ser.T di Arezzo: Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 10-14: 0 0 0 0 15-18: 2 0 1 1 19-25: 1 1 0 1 26-40: 1 4 1 8 Più di 40: 1 2 2 2 5. Il numero di utenti con Internet dipendenza è in aumento nel vostro servizio? Se SI, in quale percentuale? Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo: Ser.T P.zza Via del di Lucca: dell’Arcolaio: Carmine: No Firenze No Si, aumento 8% Si, la percentuale negli ultimi due è bassa anni all’utenza rispetto con dipendenze comportamentali 124 B) Tipologie di disagio relative all’Internet dipendenza 1. Che tipologie di Internet dipendenza hanno principalmente i vostri utenti?(inserire una crocetta nella tipologia) Tipologie di Ser.T Internet Firenze dipendenza: P.zza Ser.T Ser.T Piana di Arezzo: Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Cyber sexual X X addiction Esclusivamente (pornografia dalla visione di e/o relazioni a immagini sfondo pornografiche. sessuale online) X Cyber relationship addiction (chat, social network, forum..) Mud’s X addiction (giochi di ruolo online) Compulsive X X online gambling (gioco d’azzardo, gioco in 125 X X borsa, commercio e/o shopping online) Information overload addiction (ricerca di informazioni) 2. Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altri tipi di dipendenza (da sostanze o da comportamenti)? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si, gioco No No No d’azzardo patologico. 3. Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altre forme di disturbo psichico?Se SI, quale? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. Difficoltà Si. Depressione, No affettiva da disturbo abbandono condotta, materno, disturbo della difficoltà nelle bipolare, relazioni disturbo di 126 No sociali. personalità. 4. Esiste una relazione tra età e tipologia di Internet dipendenza? Se SI, quale? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. No No Si. Fascia d’età 15- Fascia d’età 26- 18: 40: Cyber sexual Mud’s addiction Fascia 19/più addiction d’età di e Compulsive online gambling 40: Compulsive online gambling C) Tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza 1. Da quanto tempo vi occupate di Internet dipendenza? (indicare il numero di anni) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 5 anni 9 anni 6 anni 7 anni 2. Il servizio che offrite per le persone dipendenti da Internet è conosciuto nel territorio? Se SI, come lo pubblicizzate? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: 127 Ser.T Firenze Via P.zza dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Si. Internet, No Si. servizi sociali, Mass- Si. media locali. Tramite l’ambulatorio. servizi di salute mentale. 3. In che modo le persone dipendenti da Internet hanno preso contatto con il servizio che offrite? Modo di Ser.T contattare: Ser.T Firenze P.zza Ser.T Piana di Arezzo: Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: Personalmente: X X X Telefonicamente: X X X Via X posta elettronica: Altro (specificare): 4. Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono rivolte al servizio? (Indicare il numero di mesi o anni) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: 2/3 anni 3 anni 2/3 anni 128 Diversificato 5. Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa?(inserire una crocetta) Iniziativa: Ser.T Ser.T Firenze Piana di Arezzo: P.zza Ser.T Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio: del Lucca: Carmine: X X X X un X X X X Personale: Di familiare: X Di un amico: Altro Psichiatra, (specificare): servizio Passaparola sociale 6. Come funziona la presa in carico per la persona dipendente da Internet? (specificare) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: P.zza del Lucca: Firenze Via dell’Arcolaio: Carmine: Entro pochi Modello giorni (4-5) trattamento dalla Ser.T di Inquadramento richiesta integrato psicodiagnostico da parte viene preso il ambulatorio psicologo, primo valutazione GAP familiare, con medico e valutazione psicologo medica, riunione 129 famiglia- dello gruppo appuntamento d’èquipe, Individuo- scelta del trattamento: individuale e/o familiare e/o di gruppo 7. Che cosa cambia nella presa in carico se si tratta di minori?(specificare) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo: Ser.T P.zza Via del Lucca: dell’Arcolaio: Carmine: Per Firenze l’unico L’ambulatorio Coivolgimento minore la GAP è rivolto della nonna ha agli adulti Autorizzazione famiglia dei genitori come parte chiesto aiuto a integrante sua insaputa. trattamento del Per rincontrarlo siamo andati a casa sua accordo in con la nonna 8. Offrite servizi di prevenzione primaria? Se SI, specificare. Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo: P.zza Ser.T del di Lucca: Via dell’Arcolaio: Carmine: Si. Firenze Interventi No specifici nelle scuole, una Si. Corsi di Si. Incontri nelle formazione per scuole. docenti 130 e campagna di genitori informazione nella scuola cittadina in elementare (a.s. corso di 2008/2009). preparazione. 9. Quali servizi offrite per le persone con Internet dipendenza? (specificare) Ser.T Firenze Ser.T P.zza Piana Ser.T Arezzo: Ser.T Firenze del di Lucca: Via dell’Arcolaio: Carmine: Trattamenti individuali Trattamento Servizi con ambulatoriale di Programma consulenza per integrato per medico e (colloqui, l’individuo e la la dipendenza. psicologo a gruppi, famiglia; carattere sostegno ai inquadramento motivazionale e/o familiari, psicodiagnostico; cognitivo psicoterapie consulenza comportamentale. legale, individuali, raccordo con familiari e altri gruppo; Enti/Servizi). valutazione medica di per eventuale trattamento farmacologico e comorbilità (dipendenza alcol, disturbo 131 da sostanze, psichico). 10. Quali metodologie utilizzate? (specificare) Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo Ser.T P.zza Via del Lucca Firenze dell’Arcolaio Carmine Vedi quesito Colloqui All’interno di un Programma 9. approccio individuali, colloqui integrato per la dipendenza. di sistemico- coppia, incontri relazionale, si di gruppo. le utilizzano seguenti metodologie: colloquio clinico, diario di autoosservazione, test di personalità e specifici per la dipendenza da Internet. D) Figure coinvolte nel servizio 1. Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel settore dell’Internet dipendenza? (indicare numero e ruolo) Figura Ser.T Ser.T Piana di Ser.T 132 Ser.T professionale Firenze Lucca Arezzo Firenze Via P.zza dell’Arcolai del o Carmine Educatore 2 educatori. 1 professionale Valutazione educativa, adeguatezza delle risorse familiari e finanziarie, intervento di tutoraggio economico. Infermiere Medico 1 1 Psichiatra 1 1 1 1 1 psichiatra. Valutazione medica ed eventuale comorbilità psichiatrica. Psicologo 1 1 psicologo. Referente gruppo del di lavoro, valutazione psicodiagnostic a, psicoterapia individuale e/o 133 di coppia. Altro 1 legale. 1 (specificare) Ass. sociale. 1 Sociologo 2. Le famiglie vengono coinvolte nel servizio? Se SI, che ruolo hanno? Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo P.zza Ser.T del Lucca Firenze Via Carmine dell’Arcolaio Si. Tutoraggio, Si. Tutoraggio Si. Si. condivisione economico degli obiettivi e supporto dei Approccio e Partecipazione al sistemico per la dipendenza. al gruppo metodi percorso. terapeutico terapeutici. multifamiliare. 3. Vengono coinvolti gruppi di sostegno? Se SI, quali e con quale ruolo? Ser.T Firenze Ser.T P.zza Piana Ser.T Arezzo Ser.T del di Lucca Via dell’Arcolaio Carmine Si. Giocatori No. I gruppi Si. Anonimi. Firenze Un gruppo Si. Giocatori per i giocatori terapeutico anonimi e altri e per familiari multifamiliare gruppi sono dallo specifici. attivati condotto all’interno del psicologo Servizio. e un gruppo di auto-aiuto dell’Associazione di volontariato 134 “Mirimettoingioco”. 135 Appendice 3 Intervista al Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T P.zza del Carmine di Firenze: R: Come è nato il vostro servizio per persone dipendenti da Internet? I: Abbiamo cominciato ad occuparci di queste persone per caso. E’ nato tutto tramite il gioco d’azzardo offline e poi è arrivato anche quello online. C’è un legame tra il gioco d’azzardo patologico offline e quello online, anche se nel DSM non c’è una classificazione del gioco online, ma c’è del gioco offline. Nel prossimo DSM ci sarà questa classificazione, ma per ora non c’è chi se ne occupa? Così ci è venuto spontaneo di occuparci di questo, perché siamo rimasti coinvolti perché le persone si sono rivolte a noi per questo problema, così con l’esperienza che avevamo del gioco d’azzardo offline, abbiamo visto cosa si poteva fare. Per adesso per il gioco d’azzardo patologico online si fa tutoraggio economico, colloqui cognitivo-comportamentali per cercare di razionalizzare il pensiero magico e colloqui motivazionali. Col prossimo DSM si spera di capire chi si dovrà occupare di questo servizio. Attualmente il gioco d’azzardo patologico è nel disturbo del controllo degli impulsi, anche se per me è una dipendenza vera e propria. Ovviamente in base a come verrà classificato cambierà chi se ne occupa, per ora in Italia se ne occupano i Ser.T. In generale nel nostro servizio si fanno terapie individuali e non di gruppo, non abbiamo motivi ben precisi del perché lavoriamo singolarmente, è una nostra abitudine quella di non fare i gruppi, forse perché non ci crediamo molto. Devo dire però che qualche persona frequenta Giocatori Anonimi, anche se sono poche. Facciamo terapie individuali con la famiglia, non terapie familiari. La famiglia per le persone con problemi di gioco d’azzardo patologico è molto importante perché può aiutare per il tutoraggio economico. L’approccio è motivazionale e cognitivocomportamentale sul pensiero magico, le difese dal rischio, le strategie di difesa dagli eventi critici e altri aspetti sempre motivazionali. Facciamo anche interventi 136 di prevenzione primaria nelle scuole medie inferiori e superiori sia sul tema del gioco d’azzardo che su quello di Internet. L’èquipe è formata da me, da una psicologa e dall’assistente sociale. Non siamo molto strutturati sui compiti, quindi chi fa cosa, perché tendiamo molto a cambiare i compiti nella presa in carico. C’è molta collaborazione tra noi e spesso i colloqui li facciamo insieme. Non ci sono educatori professionali nella nostra èquipe perché si occupano di altro, di questa dipendenza si occupa chi ha deciso di farlo per interesse personale e si è appassionato a questo tema, non c’è una legge che li obbliga a occuparsi di questo, così lo fa chi spontaneamente ha scelto di farlo. Per la richiesta iniziale d’aiuto noi non offriamo indirizzi e-mail, ma è una carenza. E’ fondamentale come mezzo per prendere contatto, i servizi sono indietro, non stanno al passo delle nuove situazioni. La carenza di un indirizzo email è un’ottima osservazione che ci deve far riflettere sullo stato dei servizi. La richiesta d’aiuto avviene quindi tramite altri strumenti. R: Perché sono pochi gli utenti con problemi di Internet dipendenza che chiedono aiuto? I: La sensazione della malattia non è così intensa per un lungo periodo iniziale. Quando c’è di mezzo una sostanza è più chiaro perché o la usi o non la usi (anche se anche qui ci sono delle difficoltà rispetto all’uso e all’abuso come nel caso dell’alcool). In queste dipendenze c’è una totale accettazione sociale, è legale, nessuno si scandalizza, non viene la polizia a vietarti di farlo, non ci sono di mezzo sostanze quindi il grado di preoccupazione del genitore arriva in ritardo, magari riesce prima a vietargli l’utilizzo di internet e del computer, magari se la cavano da soli. Magari non sanno bene a chi rivolgersi. Al diretto interessato non gli interessa di rivolgersi al servizio, stanno bene così non gli sembra di fare una cosa sbagliata, che gli sta facendo del male. Il grado di coscienza della malattia è molto ritardato. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo online la situazione li porta più facilmente a rivolgersi al servizio perché c’è l’allarme della famiglia. Anche qui però spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi e non capiscono che è una 137 malattia. In tutto questo i servizi sono carenti. Per quanto riguarda la persona ci sono persone che mai chiederebbero aiuto e altri che invece lo fanno, è difficile rispondere a questa domanda. Di solito sono le famiglie che si allarmano perché non ce la fanno più e di solito questo avviene dopo la perdita di molti soldi, la presa di coscienza è tardiva. Le famiglie della persona che gioca sono molto arrabbiate, perché sono estremamente coinvolte, spesso anche di più dell’avere un parente tossicodipendente. Il familiare in queste situazioni si può ritrovare senza casa a causa dei debiti. La persona che gioca in borsa online pensa di essere furba e capace, di essere “quello che se ne intende”, è il famoso pensiero magico, ovvero il pensiero di essere esperti nel gioco d’azzardo, mentre noi sappiamo che non esiste la possibilità di essere esperti nel gioco d’azzardo. Il gioco d’azzardo ha altri canali di vincita o di perdita che sono: l’imbroglio del gestore delle macchinette, il fatto che si vince perché la resa del gioco è inferiore al rischio che si corre nel giocare, o il caso di avere 1/3 di possibilità di vincere (1/3 va al giocatore, 1/3 al gestore, 1/3 allo stato) è la matematica che gli fa vincere. Invece il pensiero magico fa credere a queste persone che ce la possono fare, perché sono bravi, perché studiano la macchinetta, perché se ne intendono delle azioni (pensano di vincere invece perdono). Mentre tornando al discorso di prima per quanto riguarda la persona dipendente da Internet che svolge giochi di ruolo (quindi dove non c’è perdita economica), i familiari sono molto preoccupati nel vedere la persona totalmente inghiottita e condizionata dalla rete, c’è la perdita delle amicizie, del lavoro, dello studio, tutto questo porta ad una grande chiusura dal mondo. R: Quali sono le maggiori problematiche che hanno i vostri pazienti quando arrivano al servizio? I: Le persone che giocano d’azzardo online o giocano in borsa online, arrivano a rivolgersi al servizio perché si stavano totalmente fregando. Loro e i familiari arrivano ad avere la chiarezza del forte problema economico quindi dei debiti e della perdita di soldi, del senso di perdita di controllo e della dipendenza ovvero sentirsi di non scegliere più. Tutto questo porta ad una forte delusione di se stessi. 138 Per quanto riguarda invece i ragazzi che facevano giochi di ruolo online, loro non avvertivano nessun problema. Erano i familiari che si rivolgevano al servizio per la forte preoccupazione nel vederli fissi in camera o tutta la notte davanti al computer. Questo portava questi ragazzi a perdere l’anno scolastico oppure erano totalmente incostanti nell’andare a lavorare. Ai ragazzi quindi non gli interessava di risolvere il problema perché loro stavano bene così, non avevano la consapevolezza del problema, proprio non lo vedevano. Parlo sempre di ragazzi quando parlo dei Mud perché ho conosciuto solo due persone molto giovani. Invece per quanto riguarda il gioco d’azzardo e il gioco in borsa online, la fascia d’età aumenta. In genere le persone che giocano d’azzardo online sono persone che in passato giocavano offline. Mentre per quanto riguarda il gioco in borsa online vede persone abituate all’investimento in generale. Ad esempio un caso che ho seguito era quello di un funzionario di banca che quando è andato in pensione ha cominciato ad investire. Un altro caso invece prima giocava in borsa andando in banca e poi si è spostato online. Giocare in borsa online è peggio perché è tutto molto più veloce. R: Qual è la differenza tra il gioco online e quello offline? I: Le differenze dal punto di vista della dipendenza sono poche, mentre dal punto di vista del tipo di gioco e delle situazioni sono ben diverse. Basta immaginare che si gioca senza mai uscire di casa, che lo si può fare 24 ore su 24, si può utilizzare la carta di credito quindi soldi virtuali che non si vedono, in questo caso infatti non c’è la banconota o la moneta che inserisci nella macchina e la vedi consumare, i sono soldi virtuali hanno una valenza emotiva estremamente inferiore rispetto alla banconota, c’è molta più solitudine rispetto al gioco offline. Il gioco e la borsa online danno una maggiore dipendenza perché sono a risposta veloce, ovvero si ottiene subito il risultato. R: Che esiti ha avuto il vostro servizio per le persone con questa problematica? I: Per quanto riguarda i ragazzi che facevano giochi di ruolo online, in un caso il ragazzo è ancora fisso su Internet, la madre infatti è tornata a dirgli che il figlio è 139 sempre attaccato al computer e continua la sua vita notturna su Internet. Questa persona perde continuamente lavori, ne trova uno e poi lo perde subito, non riesce a mantenerlo, ha una compulsione fortissima col computer. L’altro ragazzo ha una storia molto particolare: è figlio di due tossicodipendenti di cui il padre era un personaggio molto conosciuto dalle forze dell’ordine per gli atti delinquenziali, così la madre l’ha lasciato con i nonni. La sua dipendenza con Internet è cominciata a casa con i nonni, noi siamo andati a casa sua a richiesta della nonna perché era molto preoccupata. Poi si è evoluta la situazione perché c’è stato un riavvicinamento con la madre che intanto ha lasciato il padre e ha trovato un nuovo compagno molto positivo. Adesso vivono tutti insieme, il ragazzo sta meglio ed è tornato a scuola. Per quanto riguarda il GAP online è arrivata una nuova persona ora e altri due pazienti ci sono riusciti. Intervista alla Dott.ssa Patrizia Mannari psicologa e psicoterapeuta e Dott.ssa Lucia Federici educatrice professionale: Parla la Dott.ssa Patrizia Mannari R: Com’è nato il servizio per le persone dipendenti da Internet? I: L’ambulatorio sul gioco d’azzardo patologico è nato come esigenza formativa perché come operatori delle dipendenze ci siamo accorti intorno al 2000 che stava emergendo il fenomeno gioco d’azzardo patologico e occorreva organizzare eventi formativi e corsi di sensibilizzazione, e quindi in accordo con la Regione Toscana abbiamo realizzato 3 importanti seminari con grandi studiosi e poi abbiamo organizzato il primo convegno nazionale nell’aprile 2001 a Forte dei Marmi sul gioco d’azzardo patologico, invitando relatori internazionali. Nello stesso tempo si sono affacciate al servizio le prime richieste d’aiuto, il servizio che pur non avendo la cura da questo tipo di dipendenza come mandato istituzionale, perché essendo un Ser.t in base alla legge dovevamo curare le persone con problemi di dipendenza da droghe. Comunque sia ci siamo detti: “accettiamo la sfida” anche se c’era una crepa scientifica sulla questione del “dove inserire” sotto il profilo nosografico il gioco d’azzardo patologico e tutte le 140 altre dipendenze non legate a sostanze, che restavano comunque inserite sotto il discontrollo degli impulsi. Noi come operatori delle dipendenze abbiamo capito che il gioco d’azzardo era una dipendenza come le altre, quindi era di pertinenza dei Ser.T e non della salute mentale. Ci siamo messi in gioco aprendo questo ambulatorio, ma con una decisione importante cioè di non dare troppa visibilità al servizio poiché avevamo un tempo minimo da dedicare a questo servizio visto che dovevamo comunque occuparci delle tossicodipendenze. Anche se non abbiamo dato troppa visibilità in modo che non accorressero troppi utenti, in realtà gli utenti, sono accorsi numerosi negli anni. In seguito nel 2002 noi e poi anche la Regione Toscana abbiamo fatto un report di quanti fossero i Ser.T che avevano attivato l’ambulatorio, di quanti utenti si erano rivolti a loro e qual’era la tipologia di dipendenza. Da questa ricerca venne fuori che c’era la necessità di formare gli operatori dei Ser.T, le cooperative sociali, le comunità terapeutiche e le forze dell’ordine (guardia di finanza che si trovava spesso a contatto con il problema delle macchinette truccate). Così abbiamo organizzato due eventi, uno di sensibilizzazione rivolto agli operatori dei vari settori e uno mirato di una settimana sempre per gli operatori del servizio. In questi anni abbiamo avuto 150 utenti con gioco d’azzardo patologico e tra questi 7 utenti con una dipendenza da gioco d’azzardo online. Di questi 150 il rapporto uomo-donna rispecchia quello delle altre dipendenze, ci sono poche donne. La donna ha molti problemi psicologici e o psichiatrici però ha anche molte capacità compensatorie che gli permettono di gestire la sua vita nonostante il sintomo. Arrivano poche donne, in realtà il fenomeno è tutto nascosto e tutto da esplorare. Come dicevo di questi utenti solo 7 avevano problemi online di gioco, 2 femmine e 5 maschi. Queste persone arrivano al servizio perché inviate o dal medico curante o dal familiare (che si tiene informato tramite i siti internet e quindi vede il sito, intuisce che anche il gioco è una dipendenza e quindi si rivolge al servizio, in qualche modo la dipendenza da Internet, non è così diversa dal gioco d’azzardo, dal gratta e vinci e dalla slot, il punto di riferimento è: “ho una dipendenza e ho bisogno di 141 aiuto”. Le persone che giocano d’azzardo online hanno diverse problematiche psichiatriche, ad esempio l’ultimo utente che gioca online ha una depressione maggiore e quindi il sintomo gioco online col casinò e altri giochi online. La depressione è un sintomo che fa parte della sindrome psichiatrica, ma anche qui c’è dibattito su chi li debba seguire (se il Ser.T o la Salute Mentale) ad esempio i famosi pazienti bipolari che sono in carico alla Salute Mentale, giocano d’azzardo, ma non li deve curare il Ser.T perché in questi casi il gioco d’azzardo è l’ultimo sintomo in una situazione psicopatologica di base che deve essere curata, magari con delle strategie di cura mutuate con l’èquipe esperta di gioco d’azzardo, ma il problema di base è psichiatrico, mentre per gli altri la situazione psichiatrica è più sfumata e le caratteristiche del giocatore sono molto più decise e più chiare. Il modello terapeutico è di tipo integrato, all’inizio noi facevamo fare la prima visita al medico psichiatra anche se di medico c’era il 50% e lui era (ed è) convinto che in tema di gioco d’azzardo lo psicofarmaco non serva a niente, non c’è uno psicofarmaco per il gioco d’azzardo, quindi il medico fa una valutazione, una raccolta anamnestica e orienta/aggancia con alleanza terapeutica il paziente con il familiare perché l’indicazione era (ed è) che: se il paziente ha un problema, il suo familiare lo deve accompagnare, perché il percorso è integrato e procede in modo parallelo. Spesso le persone arrivano tardivamente, magari dopo anni che c’è un problema che hanno tentato di risolverlo, ma non ci sono riusciti. Il problema ha intaccato molto le relazioni sociali, con il coniuge, la qualità della relazione sentimentale e di coppia. Arrivano con una serie di problemi: del gioco, di relazioni, individuali e di tutti i membri familiari. Il problema del patrimonio diviene con gli anni sempre più drammatico, perché mentre nei primi tempi c’erano stati pochi problemi economici, col tempo questi diventano grossi. Si chiede al familiare di far riferimento a figure conosciute, come un banchiere o un commercialista, poiché con gli anni ci siamo resi conto che c’è bisogno anche di una consulenza legale visto che il problema è molto più complesso. Noi facciamo il primo incontro che ha una cornice sistemico-relazionale, integrato con le competenze dell’educatrice e con quelle della psicologa. Quindi si comincia un’esplorazione delle problematiche delle persone (gioco, personalità, rapporto di coppia, debitorio economico), ovvero in questo momento la psicologa comincia a 142 compiere un’osservazione psicologica e l’educatrice fa dei colloqui coi familiari per capire meglio altre dinamiche, il medico vede l’utente in seconda battuta e poi ci ritroviamo tutti insieme e si fa il progetto terapeutico, che è diversificato a seconda dei bisogni del paziente. Se il paziente ha scarso spessore psicologico, cognitivo e forte compulsione a giocare, si punta di più su alcune strategie comportamentali e sul fatto che il familiare dia molto sostegno e soprattutto che controlli le spese. Se invece la persona ha buone risorse cognitive, psicologiche e familiari, io (psicologa) mi impegno a fare un percorso di tipo psicoterapico vero e proprio. In parallelo c’è anche l’offerta gruppo, (giocatori e familiari tematico informativo) curato dall’educatore, come anche il percorso debitorio (raccordo con l’ufficio antiusura, i servizi sociali territoriali) e di mediazione con l’avvocato. L’educatore è entrato infatti molto bene nella dimensione di confine tra proteggere dalle spese l’utente e mettere in condizione il familiare di essere quello che dispone di tutti i soldi che non deve mai essere un aguzzino. Come èquipe abbiamo valutato le nostre risorse ed essendo 3 persone ad occuparci di questo e avendo poche ore alla settimana da dedicare a questo servizio, abbiamo deciso dove era più importante investire il tempo e quindi abbiamo effettuato un programma di prevenzione nelle scuole sul GAP, con un progetto già utilizzato a Varese, che è un intervento nelle scuole fatto attraverso la visione di un filmato e la discussione di questo, tramite un laboratorio esperienziale. Quindi noi offriamo questo piccolo pacchetto che è per le seconde medie inferiori, e con certi accorgimenti adattabile anche ad una prima liceo. Quest’anno abbiamo fatto questa piccola esperienza. Per quanto riguarda la formazione il 26 marzo 2010 abbiamo fatto un convegno sulla web addiction. R: Secondo voi offrire l’e-mail può aiutare la persona ad entrare in contatto con il servizio? I: Ci sono state delle richieste per il nostro servizio tramite e-mail, chiaramente per avere un accesso immediato è sempre stato più utilizzato il telefono, perché poi le persone ci cercano, i nostri colleghi sanno che i referenti di certi servizi 143 siamo noi, dicono se ci trovano al mattino o al pomeriggio, e comunque se non ci trovano le richiamiamo presto. Ecco solitamente funziona così, poi l’e-mail chiede un tempo aggiuntivo da dedicare a questo servizio e noi per il momento abbiamo uno spazio minimo, comunque sia ben venga l’e-mail e le altre possibilità. Nel sito del nostro Ser.T c’è uno spazio segnalato per questo servizio, alcune persone sono arrivate non solo tramite il medico curante, ma anche tramite il sito internet che hanno visitato i familiari degli utenti. Una sola persona ci ha contattato tramite e-mail, noi le abbiamo risposto, ma poi questa non si è presentata. Credo che il problema dell’ e-mail, sia quello di trovare un tempo e uno spazio attorno al quale accogliere e rispondere agli utenti, cercando sia di mantenere la privacy, sia di costruire intorno all’oggetto computer un’alleanza perfetta, perché l’e-mail può cadere in uno svantaggio che è quello di essere una richiesta scritta. Parla la Dott.ssa Lucia Federici R: Qual è il ruolo dell’educatore e quali competenze deve mettere in atto? I: Il mio ruolo si è focalizzato molto nel processo e nell’incontro con le persone visto che la particolarità di questo servizio in questo ambito è che con queste persone dobbiamo veramente ogni volta inventare un percorso nuovo per l’utente, che segua le necessità e i bisogni del paziente. Solitamente dopo il primo colloquio che faccio con la Psicologa, di accoglienza e valutazione, viene fatto un colloquio con i familiari insieme e i singoli. In questi colloqui io ho trovato molto utile utilizzare un questionario che viene proposto dalla GAM-ANON, l’associazione dei giocatori anonimi, che lo propongo ai familiari, poiché è molto semplice e con domande mirate che centrano l’argomento, queste permettono di superare lo scoglio iniziale di imbarazzo che c’è nel primo colloquio e permette alle persone di sentirsi accolte, ma anche molto valorizzate e si rendono conto che qui (Ser.T) si capisce di quale problema stiamo parlando, non è quindi un semplice questionario si e no, ma è un momento di partenza in cui la persona liberamente espone tutte le varie vicende personali relative alla problematica del gioco. Poi successivamente a questo incontro si cerca di fare un incontro con il 144 giocatore cercando di ricostruire la mappatura dei debiti di gioco, questo è un percorso che crea molta difficoltà poiché hanno una grossa difficoltà ad esporre l’entità reale del problema, poiché magicamente esce sempre dal cilindro una complessità di debiti che il coniuge non conosceva. Questo è anche il momento dove si accoglie la difficoltà nell’esporre la totale situazione debitoria e quindi la difficoltà del coniuge di accogliere questa scoperta. Qui l’educatore svolge il ruolo di mediatore, in modo che questa situazione non sia presa come una bomba dirompente, ma si cerca di utilizzare quello che viene fuori per un percorso di riavvicinamento. Quindi si fa un’iniziale scheda di valutazione finanziaria, con i beni, il reddito, i debiti, le spese correnti della famiglia, si fa un elenco di tutti i debitori che hanno e delle singole cifre che gli devono (queste hanno valore e significato a seconda delle capacità economica che hanno le persone di estinguere i debiti). Per far emergere tutta la situazione debitoria ci vuole molto tempo, e bisogna creare un clima di fiducia dove aprirsi per non fare distruggere la relazione con il coniuge, la persona deve sentirsi che siamo in un terreno dove si può dire tutto per costruire. Da un punto di vista familiare avere molti debitori è un grosso peso e fa aumentare il conflitto familiare; ad esempio ci sono persone che non vanno a lavorare, o sottraggono soldi dal lavoro. Questo proprio per vedere, riorganizzare e rigestire in una maniera diversa quello che è l’aspetto economico della famiglia. Per fare questo faccio compilare agli utenti una specie di tabella dove devono scrivere le loro spese correnti (con le entrate e le uscite), in modo che poi loro si costruiscono una tabella a seconda delle loro esigenze per gestire i soldi. Questa tabella era quasi sempre affidata alla persona che aveva problemi con il gioco d’azzardo e quindi queste persone si trovano a svelare una situazione economica veramente disastrosa all’improvviso, senza avere poi le capacità personali di gestire i debiti. L’educatore nello specifico deve aiutare queste persone a costruire uno stile economico e monetario familiare condiviso per riequilibrare gli squilibri nella coppia, dove la persona si era sentita schiacciata da tutto questo grosso aspetto della gestione economica. Si chiede inoltre di tenere un’agenda con scritto giorno per giorno le spese della famiglia e viene concordata con l’educatore una cifra da fare gestire giornalmente alla persona che ha problemi con il gioco, la 145 cifra varia molto a seconda dell’utente e della sua storia personale (quindi si può andare da 1 euro a 50 euro) per questo si deve tenere conto del craving, della compulsione al gioco e della situazione economica della famiglia, questa fase è difficile perché va concordata con la famiglia e col paziente, il quale deve aderire e essere d’accordo con la cifra pattuita. Si cerca di costruire così qualcosa di nuovo e di condiviso insieme, chiaramente è una situazione molto delicata, perché si attivano tutti i meccanismi della rabbia, della colpa, della sfida, dell’allontanamento. Ecco dal punto di vista della gestione delle emozioni che ruotano intorno al denaro c’è molto da riflettere, perché ci sono relazioni in cui ci sono discussioni molto accese, si cerca così di far digerire certi vissuti e far cercare di organizzare nuove strategie di gestione economica. Tutti questi sentimenti negativi vengano accolti dell’educatore così come una valanga e nell’ambito del colloquio si cerca di accogliere questo dolore e questa negatività, ma anche di restituire la speranza e un progetto di vita fututo. Partire da piccole cose per ricreare un buon clima familiare, questo richiede un po’ di tempo, con incontri accesi, che alla fine si chiudono con la condivisione di un obiettivo comune. Il ruolo della famiglia è essenziale perché deve avere una posizione di aiuto, sostegno, condivisione. Oltre alla tabella della rendicontazione economica, al diario giornaliero, si cerca anche le strategie per far fronte ai debiti. Questo può essere un aiuto da parte di altri familiari, o chiedere un prestito per i debiti del gioco: tutto questo senza mai estinguere totalmente i debiti del gioco, perché se si estinguono, il giocatore potrebbe implementare il pensiero magico, e quindi la fantasia che tutto si risolva facilmente per cui uno può ricominciare a giocare. Come educatore offro anche la disponibilità ad accompagnarli al centro anti-usura (presso le sedi di tutte le misericordie della regione toscana c’è un centro partito da un progetto della Monte dei Paschi di Siena) e lì collabora un consulente, per valutare la situazione dei debiti, anche se in realtà dei nostri utenti sono pochi poi quelli che possono attingere a dei fondi per diminuire i debiti da gioco, questo comunque è utile lo stesso perché già il fatto di andare insieme da un consulente e di fargli mettere mano a quello che sono i debiti, il giocatore comincia a capire 146 quello che è possibile fare e quello che non è possibile, lui entra così in una dimensione più reale di quello che è il problema. Inizialmente infatti è come se ci fosse una incapacità a vedere in concreto qual è veramente il dato reale del debito, questo infatti viene sempre sminuito e minimizzato. Facciamo anche dei gruppi di formazione per le famiglie, dove vengono informate maggiormente sotto diversi aspetti di questa problematica e anche questo va ad implementare le capacità di problem solving e di coping, chiedendo molto una collaborazione all’utente su cosa pensano sia più giusto per loro fare per essere aiutati e di cosa gli piacerebbe parlare. I familiari vengono così appoggiati da colloqui individuali, da colloqui di coppia (con il giocatore per attivare il risanamento dei debiti) e poi gruppi specifici di informazione e formazione sulle tematiche che riguardano il problema gioco d’azzardo. Questo riguarda l’aspetto della gestione economica. Più che altro l’aspetto che riguarda le famiglia riguarda la possibilità che la famiglia si attivi per affrontare questo problema. Dopo aver fatto i gruppi informatici queste persone partecipano a gruppi di “auto aiuto” condotti da noi educatori, dove si parla delle problematiche e del disagio quotidiano; qui vengono raccontate le storie, i vari punti di vista e le possibilità che vengono offerte. Non abbiamo mai avuto rifiuti di partecipazione a questi gruppi. Nei gruppi di auto aiuto la persona è libera di stare come vuole, può anche rimanere tutto il tempo in silenzio e poi col tempo aprirsi, e crescere. Ci sono quindi i gruppi informativi per i familiari e i gruppi di auto aiuto per i familiari. Mentre per i giocatori abbiamo il gruppo di mantenimento che è quello per i giocatori che è già da un po’ di tempo che vengono da noi e hanno già fatto i colloqui psicologici e con l’educatore. Il gruppo di giocatori si ritrova ogni 15 giorni per far si che ci siano tutti, in questo gruppo rielaborano tutte le difficoltà passate, il percorso, le difficoltà di viaggiare col tutoraggio economico quindi viaggiare con una cifra ridotta, la 147 rendicontazione economica, tutto questo e il problema delle ricadute, di prendere le distanze dal gioco. Il tutoraggio economico è una persona che si prenda carico della situazione economica. C’è la possibilità di fare altri gruppi, ma non viene proposto da noi, noi cerchiamo di far sviluppare un certo protagonismo personale, quindi che sia l’utente a proporre le attività che vuole fare, che sia una scelta decisa da loro. L’area del gioco è nuova per noi e il bello di occuparsi di una cosa nuova è che poi riesci a riportare la freschezza della novità anche nel settore di cui ti occupi da più tempo, porto così linfa nuova nel settore della dipendenza da sostanze e viceversa. Le nuove conoscenze arricchiscono il mio lavoro. Nel gioco d’azzardo, mi rendo conto che ogni colloquio è un nuovo colloquio, anche se abbiamo sempre la stessa struttura di intervento, ogni storia ti richiede di attivarti per rispondere ai suoi bisogni, perché non a tutti si può proporre la stessa cosa, la fatica e la bellezza di mettersi sempre di fronte alla persona e di capire quali sono i bisogni reali della persona. L’utente deve scegliere chi avere a fianco nella gestione economica, la situazione economica è un aspetto molto delicato, quindi se l’utente non sceglie chi aiutarlo di fronte a questo problema, questo rende più difficoltoso il percorso. A volte sono stati i familiari, altre volte i datori di lavoro, altre volte l’èquipe di un centro diurno. L’educatore non deve essere troppo invadente sulla situazione economica, ma deve cercare di attivare le risorse familiari e quindi fornire strumenti e informazioni per leggere il fenomeno. L’educatore deve attivare nel giocatore e nella famiglia la capacità di gestire in autonomia quella che è la propria vita anche economica. R: Ha notato delle differenze tra il giocatore online e quello offline? I: Giocare online per quanto riguarda la gestione del controllo è molto più difficoltoso per il familiare, che magari non si può recare in un luogo dove sa che il familiare è solito andare a giocare, ma andando su internet la persona gioca in 148 casa. In generale le persone con problemi di Internet Gamblers rispetto a quelle che giocano offline, sono persone più giovani, hanno un buon livello d’istruzione, un buon status sociale ed economico e hanno una discreta conoscenza dell’utilizzo di Internet, sono infatti persone che utilizzano Internet per transazioni economiche e per affari. L’offerta di gioco in Internet è illimitata e di facile accesso, la persona può giocare 24 ore su 24 annullando le barriere spazio temporali e il giocatore scommette in solitudine, quindi non c’è più quel contesto di socialità che è presente anche se in minima parte nei giochi offline. Pagando con carta di credito la persona ha meno consapevolezza della perdita. R: Che problematiche aveva creato questa dipendenza? I: Le problematiche principali sono di tipo familiare, sia di coppia che con i genitori e i figli. In famiglia ci sono grandi conflitti per colpa dei debiti di gioco. I debiti spesso sono molto alti, in un caso arrivano fino a 200.000 euro, oppure 50.000, 25.000, 10.000 e altri su queste cifre. Le persone giocano in borsa online, poker, casinò virtuali o scommettono ai cavalli. R: Qual è l’esito di questo servizio? I: Degli utenti con problemi di dipendenza da gioco online due persone hanno concluso il programma e un’altra lo sta concludendo. Due persone sono anche nel percorso e per ora c’è una remissione protratta parziale (inferiore a un anno). Altre due persone hanno interrotto il percorso. Intervista alla Dott.ssa Daniela Capacci educatore professionale del Ser.T di Arezzo: R: Come è nato il servizio per internet dipendenti? I: Questo servizio è nato 7 anni fa circa, quando è nato quello per il gioco d’azzardo patologico e per le nuove dipendenze, tra le quali veniva trattata anche l’internet dipendenza. E’ nato per la necessità di trattare le nuove dipendenze, dunque quelle senza sostanze, all’interno delle quali c’è anche la dipendenza da Internet. 149 R: Come funziona la presa in carico delle persone con dipendenza da internet? I: Funziona tramite un’èquipe che costituisce il lavoro sulle nuove dipendenze. Questa è formata dalla psicologa (che è la responsabile del gruppo delle nuove dipendenze), dall’educatore professionale, dall’assistente sociale, dal medico (c’è anche la parte che riguarda le necessità più strettamente mediche, da parte delle persone con nuove dipendenze), dall’infermiere professionale e dal sociologo. La presa in carico funziona così: c’è un primo contatto dell’utente che può essere o via e-mail, o telefonico, o personalmente (lui o il familiare) si presenta direttamente al servizio e l’operatore di quella èquipe o fissa un appuntamento o lo accoglie subito con un colloquio, dove raccoglie i dati. Ci sono arrivate delle richieste tramite e-mail spesso perché le persone visitano il sito Internet del “cedostar” e ci sono le informazioni del servizio del Ser.T che tratta questa problematica. L’e-mail è una grossa opportunità, perché all’inizio c’è una comprensibile vergogna a presentarsi anche solo telefonicamente al servizio, quindi l’e-mail facilita l’accesso iniziale per stabilire il primo contatto, un membro dell’èquipe risponde all’ e-mail della persona e poi avviene un contatto o telefonico o di persona. L’indirizzo e-mail è quello della responsabile del gruppo di lavoro Gioco d’azzardo nuove dipendenze (gand), e si trova nel sito internet del “cedostar” o su altri siti collegati al nostro lavoro. Dopo se ne discute il prima possibile in èquipe, solitamente ogni lunedì noi facciamo una riunione dove parliamo dei casi. La presa in carico avviene in base alle necessità della persona, generalmente quando le persone hanno una problematica complessa, la presa in carico avviene da parte di tutte le figure professionali ad esempio l’educatore professionale per la parte psico-educativa, lo psicologo per la parte terapeuticapsicologica che può essere o familiare o individuale o di gruppo (multifamiliari), l’assistente sociale per quanto riguarda l’indebitamento quindi le problematiche sociali, il medico per le terapie psicofarmacologiche insieme all’infermiere professionale, il sociologo per la parte epidemiologica che riguarda la globalità del lavoro. Questa è un po’ come funziona la presa in carico, che ovviamente è individuale a seconda delle singole necessità. 150 R: Qual è il ruolo e quali sono le competenze dell’educatore professionale in questo servizio? I: Inizialmente il ruolo dell’educatore consiste nell’intervista “EUROASI”, questo è un modello di intervista particolarmente indicato per il primo momento che è quello dell’accoglienza. E’ un modello europeo che viene somministrato nei servizi per la tossicodipendenza, riguarda la prima fase dell’accoglienza, dura circa un’ora ed è un’intervista semistrutturata con diverse domande che vanno a sondare le sette aree principali della vita di una persona: anagrafica, familiare, lavorativa, sociale, psicologica, medica e legata all’uso di sostanze. L’intervista “Europasi” serve per accogliere la persona e raccogliere i dati su tutte le sfere principali della vita di una persona. Questa intervista semistrutturata, serve a fare una fotografia di quel momento della vita di una persona, poi l’educatore fa la valutazione delle singole aree della vita sulla base dell’intervista per poter stabilire insieme all’èquipe un programma terapeutico più appropriato per quel momento della vita della persona. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo online l’educatore si occupa del momento iniziale in cui si cerca di sensibilizzare e informare la persona di quelle che sono le caratteristiche del gioco d’azzardo online, attraverso un percorso di psicoeducazione. Questo percorso è composto da tre incontri di un’ora ciascuno, in cui si informa e sensibilizza la persona di quelle che sono le caratteristiche del gioco d’azzardo online, questo serve per aiutare la persona a continuare il percorso terapeutico. La persona spesso non è ancora sufficientemente motivata a seguire un percorso più strutturato, quindi a seguire una terapia che può essere all’interno del gruppo multifamiliare (questa è la parte psicoterapeutica). Questo è il lavoro iniziale dell’educatore professionale, quindi questo momento di accoglienza e di sensibilizzazione con le persone che arrivano al servizio con il problema del gioco d’azzardo online. La parte informativa della psicoeducazione è un percorso strutturato che noi abbiamo ripreso dalla Dottoressa Daniela Capitanucci, in questo modello ci sono delle parti dove si pongono delle domande informative, quindi è una chiacchierata strutturata e poi c’è una parte da svolgere a casa tra un incontro e l’altro, di compiti e letture sulle quali poi si ridiscute 151 all’incontro successivo. Da quando faccio parte dell’èquipe del gioco d’azzardo e nuove dipendenze (2007) ho fatto 13 percorsi di psicoeducazione, escludendo una persona che ha abbandonato a metà il percorso, gli altri sono andati tutti a buon fine e hanno seguito la terapia più strutturata. L’esito è stato positivo, abbiamo visto che funziona specialmente per le fasce medio-giovani, ovvero 35/40 anni. Un altro compito è quello di seguire la persona attraverso il tutoraggio economico, sfruttando anche le risorse della famiglia per aiutare la persona a riprendersi le capacità di gestire il proprio denaro. Le famiglie fanno incontri settimanali o quindicennali con me, intanto la persona conserva tutti gli scontrini, facendosi aiutare anche da un familiare. In questo momento si chiede alla persona di smettere di giocare e comunque deve far vedere tutte le spese che ha sia ai familiari che all’èquipe. Lui stesso infatti deve tenere un registro delle entrate e delle uscite in un’agenda per rendersi conto di come indirizza le spese. Questo lo fa o l’educatore professionale o l’assistente sociale. Se non ci sono familiari che lo possono aiutare, si mette in atto l’istituto dell’amministratore di sostegno, questo è un istituto legale dove il giudice nomina una figura, un tutore momentaneo, che aiuta la persona ad amministrare il patrimonio, praticamente gli dà una cifra di denaro per un certo periodo e lui deve corrispondere attraverso il mantenimento di tutti gli scontrini e dell’agenda con le entrate e le uscite all’amministratore di sostegno del suo andamento della gestione del denaro. La cifra di cui può disporre la persona viene stabilita dall’amministratore di sostegno, il quale ha dei contatti con noi per capire meglio la persona, stabilisce la quantità di denaro più giusta da dargli settimanalmente. Se c’è un familiare c’è più monitoraggio continuo e diretto da parte della nostra èquipe. L’educatore mantiene i contatti con la famiglia, poiché è un risorsa unica in questo tipo di problematica nel programma. La famiglia partecipa ai colloqui e al lavoro che viene fatto dal servizio, anche se non partecipa agli incontri che faccio di psicoeducazione. Quando c’è una polidipendenza da parte del paziente i familiari soffrono molto così noi facciamo singolarmente e non con tutta la famiglia insieme, dei colloqui dove si cerca di insegnargli ad uscire dal troppo invischiamento col familiare polidipendente e a conoscere i meccanismi di questo tipo di dipendenza. Un sano distaccamento aiuta di più la persona con il problema. 152 Ci sono anche i gruppi multifamiliari (di cui si occupa la Dottoressa Cocci) sono due. Uno viene svolto il sabato ogni 15 giorni ed è costituito dalle famiglie in carico al servizio da più tempo, l’altro dove ci sono le famiglie più giovani sono nel gruppo del martedì che viene fatto ogni 15 giorni e i gruppi multifamiliari terapeutici che sono psicoterapie di gruppo. R: Quali sono le competenze che l’educatore deve tirare fuori in questo ambito? I: Le competenza fondamentale è la capacità di accogliere, una persona va accolta e gli va data la possibilità di accettare un percorso terapeutico (come anche in altre dipendenze). Nello specifico c’è stata anche la necessità di acquisire conoscenze riguardanti la dipendenza da Internet, che è un argomento recente di trattamento per un servizio come il Ser.T. Le competenze comunque sono simili alle altre tipologie di dipendenza, grosse differenze non ci sono, anche perché la dipendenza da Internet, per gli aspetti relazionali è molto simile alla dipendenza da sostanze. R: Svolgete attività di prevenzione? I: Esiste un gruppo interistituzionale di lavoro sul GAP, che coinvolge noi, il comune, la provincia, la guardia di finanza(per l’aspetto legale), le associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti e le circoscrizioni. Ci ritroviamo 4/5 volte all’anno e ci siamo divisi in 3 sottogruppi per svolgere un lavoro che riguarda più la sensibilizzazione, la prevenzione primaria e secondaria sul territorio provinciale. Nello specifico il primo gruppo ha lavorato con le scuole, quindi con i bambini della scuola elementare, dove in generale facciamo educazione alla salute. Il sottogruppo dove lavoravo io, quindi l’educatore professionale, riguarda più la prevenzione secondaria specifica e quindi abbiamo lavorato molto con i gestori dei giochi leciti e abbiamo creato una locandina per sensibilizzare e informare chi ha problemi di gioco (online e offline) e chi leggendola cercasse aiuto può contattarci anche tramite e-mail. Il terzo gruppo è di sensibilizzazione sul territorio questo lavora attraverso le circoscrizioni facendo degli incontri di sensibilizzazione nel territorio provinciale, per sensibilizzare le persone rispetto a queste problematiche. Il tutto fatto all’interno del gruppo 153 interistituzionale. Ogni sottogruppo aveva un referente che guidava il sottogruppo. Le attività di prevenzione si avvalgono dell’associazione “Mi rimetto in gioco” questo è un gruppo di auto-aiuto per giocatori d’azzardo, che si ritrova una volta a settimana, e parlano delle loro problematiche. Questo gruppo è sorto circa 4 anni fa, con il patrocinio dell’ASL, partito dagli utenti storici che si sono rivolti per un problema di nuove dipendenze e poi mano a mano si è incrementato con altri utenti del nostro servizio. Intervista al Dott. Massimo Cecchi psicologo e psicoterapeuta del Ser.T Via dell’Arcolaio di Firenze: R: Come è nato il vostro servizio per internet dipendenti? I: Intanto non è un servizio, nel senso che non c’è ancora un servizio preciso, in Toscana in questo settore non c’è niente di specifico, c’è soltanto l’esperienza di alcuni operatori che, nel nostro caso hanno incontrato per strada la dipendenza da Internet, noi ci occupiamo di dipendenza come servizio specialmente di alcool e gioco d’azzardo patologico. Abbiamo conosciuto il discorso di Internet soprattutto attraverso persone dipendenti da immagini porno viste attraverso internet e queste persone cercavano qualcuno che le aiutasse. Io ho sempre chiesto se loro pensavano che la loro fosse una dipendenza e non fosse una forma di disfunzione sessuale o altro, ma loro evidenziavano e riconoscevano i sintomi tipici di una dipendenza e per questo noi abbiamo cominciato a trattarli, in questo caso io in particolare. Quindi per caso queste persone sono venute da noi e ci hanno chiesto aiuto, poi sono arrivate persone con problemi di videogiochi on line, ma in numero inferiore. In particolar modo abbiamo avuto porno dipendenti da internet e tuttora abbiamo porno dipendenti da internet. Semplicemente loro ce l’hanno chiesto collegandolo al discorso dipendenza, quindi loro riconoscevano che Internet gli ha preso la mano, quindi non ne possono fare a meno, in questo ci sono aspetti di compulsione e c’è l’aumento della dose che in questo caso è il tempo trascorso in rete che aumenta via via, con tutto quello che ne consegue nei rapporti con gli altri e così via. Comunque questi non sono servizi specifici, i numeri degli utenti non sono così alti. Mentre per il gioco, i giocatori stanno aumentando in modo esponenziale. Il gioco d’azzardo patologico è l’altra 154 categoria che ci ha avviato alla dipendenza da internet, in questo caso il gioco online, che oramai comprende un numero notevolissimo, che aumenterebbe ancora di più se arrivassero tutti i pokeristi che in questo momento stanno giocando con il poker online a torneo, dove appunto non ci sono grosse perdite economiche, ma ci sono grosse perdite in termini di tempo, ci sono persone infatti che passano 7-8 ore tutti i giorni giocando a 10 tornei contemporaneamente online. Le persone ci spendono molto tempo aldilà delle quote di iscrizione che sono basse, in alcuni casi anche gratuite. Ormai online si trova tutto, dalle macchinette al gratta e vinci. Quindi il gioco d’azzardo online e la porno dipendenza da Internet sono stati i due filoni che ci hanno portato ha occuparci di dipendenza da Internet. R: Secondo lei quali sono le differenze tra il gioco d’azzardo online e quello offline? I: Il gioco online è straordinario, una persona può giocare a casa sua, nella sua camerina, ci sono tutte le caratteristiche per cui una persona chiusa e solitaria, può giocare senza neanche uscire e andare in una sala dove si incontra con altre persone. La vincita è immediata, con una carta di credito con un conto aperto oltre a vedere subito quanto si vince e si perde si può anche avere subito caricati nella carta di credito la vincita (questo specialmente in siti non italiani), la vincita immediata è tipica dei giochi moderni. Quindi dal punto di vista della “protezione” è straordinario, la persona non ha bisogno di fare niente, può accendere quando vuole il computer e giocare online. Seguo persone che mentre giocano a poker ascoltano la musica e guardano la televisione, inoltre possono avere 10 tavoli in contemporanea, una spia ti indica quando è il tuo turno in quel tavolo e gioca, poi la persona fa altre cose, funziona in questo modo il gioco online. Tutto questo senza doversi esporsi con gli altri. R: Questo può rendere più difficile aiutare le persone con questo tipo di problematica? I: In teoria si, perché la persona non vuole essere aiutata. Ad esempio seguo una classica situazione: un uomo di 35 anni molto solitario vive con i genitori, ha la 155 sua camera e un suo lavoro. Lui torna a casa il pomeriggio, accende il computer e si mette a giocare. La famiglia è molto combattuta, poi scopre che il figlio ha 25000 euro di debiti per rinnovare le carte con cui gioca, e allora in questo momento la famiglia si accorge che il figlio ha un problema. Prima la famiglia non si accorgeva di niente, perché non faceva male a nessuno, aveva anche un buon carattere, con delle difficoltà di timidezza e di rapporto con gli altri e aspetti depressivi di base (il gioco è un antidepressivo fenomenale), a questo punto la famiglia ne parla al medico curante e poi vengono da noi, ma all’inizio non voleva neanche accettarlo, lui la vedeva come una cosa che gli faceva bene, “perché me la volete togliere” diceva, “non ho altro”. Per i giochi tipo poker che non hanno grosse perdite economiche, anche se c’è un grande investimento di tempo, è più invisibile questa dipendenza. La persona trova la sua identità online si diverte e gli piace, ha anche delle pseudo relazioni, perché attraverso le chat ha conosciuto altri giocatori, magari che non si sono mai visti, (tipico di tutto il sistema di internet) chi frequenta forum e chat, si conosce in rete, non nella realtà, questo è un surrogato straordinario della socialità. Quindi perché dovrebbero venire da noi queste persone, vengono da noi se cominciano ad avere debiti grossi e la famiglia li spinge. Questa dipendenza tocca persone piuttosto chiuse, ho visto famiglie che pensavano: “perché togliergli questo, non ha altre cose”, ma quando vedono i debiti grossi allora si comincia a pensare di chiedere aiuto, da questo punto di vista è meno facilmente identificabile se non ci sono debiti. Lo stesso per la pornografia online, loro non fanno del male a nessuno, non spendono soldi, loro vedono solo immagini e poi fanno atti sessuali in autonomia, ma ad un certo punto sono loro che accusano il distacco dalla realtà reale che diventa poi meno interessante di quella virtuale, infatti le persone porno dipendenti si rivolgono da sole al servizio, non vengono portate dai familiari, le famiglie in questi casi sono toccate solo perché questa persona da meno disponibilità di tempo. R: In cosa consiste l’aiuto che offrite? I: Per me quello classico delle dipendenze, poi ci sono altri aspetti specifici di questa dipendenza. Il riconoscimento del problema e le modalità per gestirlo, anche pratiche, ad esempio spengere il computer, le persone porno dipendenti da 156 internet ad esempio usano filtri che bloccano l’accesso a siti porno, perché non si può rinunciare al computer visto che in diversi casi è anche strumento di lavoro. Ad esempio una ragazza che seguo da un po’ di tempo lei giocava al superenalotto online, ha dato il portatile alla sorella e ora dopo 6 mesi sta ricominciando a utilizzarlo, perché deve fare la tesi e delle altre cose, lo usa sotto il controllo della sorella, ma il craving è sempre alto. Questo è interessante perché è proprio il computer che crea dipendenza, aldilà delle attività che una persona svolge sul computer, ma è proprio lo strumento in sé che crea dipendenza. Ho seguito una persona che controllava la posta 20 volte al giorno, quindi non è solo pornografia o altro, ma è proprio lo strumento che per lui è altamente addiction, perché lui deve controllare la posta 20 volte al giorno, pur sapendo che l’ha già controllata. Ora si potrebbe dire: è la struttura ossessiva? Sicuramente, nel campo delle dipendenze ha molto a che fare una struttura ossessiva della personalità, però c’è anche da aggiungere il computer che di per sé crea dipendenza. Internet non è solo un mezzo, ma è proprio a sua volta uno strumento che crea addiction, le categorie che sono state fatte sulla dipendenza da Internet sono totalmente artefatte, io le posso dire che ci sono persone che sentono proprio la mancanza del computer, magari prima di sviluppare un tipo di dipendenza da internet, già avevano un addiction per la partecipazione a forum. Mi viene in mente una persona porno dipendente da Internet, che mi diceva che già passava molto tempo su forum di musica, perché era una persona che dietro una tastiera si mimetizzava benissimo, ci sono persone che hanno avuto una dipendenza fortissima e preferiscono stare dietro una tastiera che incontrare una persona dal vivo. La domanda è sempre quella: è solo un mezzo per veicolare le altre dipendenze come il gioco, il porno e così via, oppure è lo strumento che crea dipendenza? Il porno ad esempio è un fenomeno talmente compatibile con la società attuale, che ci sono ragazzi che dicono tranquillamente di andare su internet e di vedersi due o tre film porno, non vedendolo affatto come un problema, come può darsi che non lo sia appunto. Oppure i forum, ci sono forum dove la gente è lì continuamente, specie in quelli dei giochi. Un mio paziente mi ha fatto conoscere questi siti di gioco online, sono rimasto esterrefatto, comincia la mattina con le persone che si salutano in chat e lì trascorrono tutto il giorno, poi c’è il forum e la parte del gioco. Questo sito crea 157 un’alta dipendenza, io penso che sia stato studiato come totalmente plagiante, ed ha non so quanti milioni di persone che ci giocano per il mondo, le persone restano sempre lì, ad esempio questo ragazzo che mi ha fatto conoscere questi siti, ha perso l’anno scolastico perché preferiva giocare online, e stava lì perché era bravo e giocava con gente dell’altra parte del mondo. Io ad un ragazzo di sedici anni con questo problema consiglio di chiudere per un po’ il computer, avere un periodo di stacco e poi misurarsi su questo. È come il consiglio che si dà ad un alcolista, ovvero i primi tempi non andare nei bar o a certe cene, quindi avere un periodo in cui la persona si stacca, magari dà il computer ad un familiare e se lo deve usare per lavoro, che lo faccia dove ci sono altre persone. Il poker è un altro grande problema: ci sono molti ragazzi che mi hanno detto che da grandi vogliono giocare a poker di lavoro, e quindi per loro è normale passare 8 ore sul computer a giocare a poker, se si calcola che la persona lavora minimo 8 ore al giorno loro le trascorrono online, il problema è che ci sono anche le perdite, quindi non è come un lavoro normale. Un ragazzo addirittura voleva farsi scrivere sulla carta d’identità: pokerista. Mi ha colpito inoltre il ragazzo di Cagliari che è arrivato al tavolo finale del poker mondiale, che rilasciando un’intervista ha detto di stare attenti, e questo deve far riflettere, come anche il fatto che nei giornali sportivi ci sia anche la pagina del poker, oggi viene visto come uno sport. R: Avete anche dei gruppi specifici? I: Sui giocatori si, in genere non online, tipo gruppi tipici di auto aiuto e giocatori anonimi. R: Quali attività di prevenzione primaria fate? I: Ne facciamo poca, più che altro nella scuola media superiore e anche in quella inferiore. Inserivamo il gioco e Internet quando parlavamo di alcool e facevamo delle riflessioni sull’utilizzo. Le famiglie controllano poco su quello che fa il figlio in rete, il livello di attenzione su quello che riguarda Internet in generale è basso, anche se delle volte se ne parla in maniera spettacolare. R: Voi avete un indirizzo e-mail del Ser.t dove le persone possono rivolgersi per questo tipo di problematica? 158 I: C’è nel sito dell’azienda sanitaria l’indirizzario con i servizi. È interessante questa domanda, perché internet è il mezzo che porta alla dipendenza, ma è anche quello che può veicolare la richiesta d’aiuto, quindi io ricordo che una parte delle persone porno dipendenti da internet, sono arrivati perché c’erano alcuni gruppi e forum su www.noallapornodipendenza.com, dove nel forum un paio di persone che erano venute da me, hanno dato il mio numero e queste si sono rivolte al Ser.t, anzi ad un certo punto ho dovuto dire a queste persone di non “mandarmene” più perché appunto non c’è un servizio specifico che si occupa di questo, ma è un servizio del Ser.t che si occupa di dipendenze da sostanze illegali e legali. Tutto sommato il nostro sistema non fa ancora niente per questo problema. Comunque le persone dipendenti da Internet sono molto brave ad utilizzare la rete e quindi riescono in qualche modo a trovare la soluzione a questo problema online e quindi a chi rivolgersi. Molti giocatori mi sono arrivati perché ci sono dei siti che danno informazioni e offrono un indirizzario, tipo www.giocoresponsabile.it. Chi usa internet usa anche internet per cercarsi la soluzione, quindi è utile che ci sia questo. Cercare l’aiuto attraverso la rete è ottimale, perché non devo espormi uso appunto un nick name e chiedo aiuto, anche perché c’è un forte stigma per la persona dipendente dal porno, ed espormi su internet non mi può fare nessun male, perché io sono “pollicino62”. Forse dovrebbe essere curato di più internet per l’aiuto anche perché molti di loro ci ricorrono. R: Voi non avete educatori che si occupano di questo problema? I: Per questo no, per ora si è allargato all’interesse personale del professionista quindi del singolo operatore, non credo che le nostre aziende abbiano favorito questo. Anche perché poi diventa un investimento sia di pubblicizzazione, che di prevenzione e altro. Sono cose che non hanno una grande percezione, perché l’uso di internet è molto intimo, anche se si comincia a ragionarne, perché quando i ragazzi passano molto tempo su facebook, si configura come una dipendenza comportamentale, poi possono non avere nessun danno economico ecc., però forse si potrebbe fare una riflessione su quante volte preferiscono stare su facebook rispetto ad uscire con gli amici. Così vale anche per il gioco dove passo 8/9 ore online e anche se non faccio del male a nessuno, ho un problema. 159 Comunque penso che l’educatore professionale con un approccio di tipo cognitivo-comportamentale ed anche motivazionale, come in tutte le dipendenze, sia utile. In prima battuta la persona deve essere aiutata sulle cose da fare non tanto da pensare. R: E la famiglia? I: La famiglia ha un ruolo essenziale, è il nucleo principale in cui si è evidenziato il problema, quindi partecipa al programma. La famiglia spesso non riesce a togliere il computer al familiare. Quindi bisognerebbe chiedersi a monte, il fatto che la persona passasse 8 ore al giorno sul computer e ci facesse la nottata, ma i familiari non se ne erano accorti? In famiglia ci sono tutte le relazioni, è difficile che la persona dipendente potrà cambiare se anche gli altri familiari non cambiano, faranno le loro riflessioni. Alcuni mi dicono anche: “no via, come faccio a togliergli il computer ha i suoi amici lì”. La riflessione sulla famiglia e livelli di motivazione che esprimono, sono fondamentali. È difficile che un problema come questo non veda la partecipazione di tutta la famiglia, quindi il cambiamento deve essere di tutti. Come si fa a non accorgersi che un figlio a perso un anno perché passava tutto il tempo su internet a giocare, a chattare o altro. “Si ho trovato il disco rigido pieno di immagini porno e sono rimasta esterrefatta”, questo lo dice la moglie di una persona dipendente da pornografia online, lui passava la notte su internet, e lei intelligente ha pensato poi: “ma io dov’ero quando succedeva questo, ma io non c’entro niente? Forse devo cambiare qualcosa anch’io su di me e sul rapporto che abbiamo”. Questo è un programma che abbiamo mutuato da quello sull’alcool, il lavoro è sulla famiglia. R: Conosce in Toscana altri Ser.t che si occupano di questo? I: C’è Lucca, Arezzo e Firenze P.zza del Carmine, i ser.t che se ne occupano sono questi. Certo siamo in un momento un po’ delicato dei servizi, quindi è legato alla curiosità scientifica dei singoli operatori che poi sono gli stessi che hanno incontrato per strada persone che ci hanno chiesto aiuto per questa dipendenza. Perché è una dipendenza che porta a isolamento sociale, problemi di sonno-veglia, in quel momento ci si trova ad applicare i protocolli più che validi che già si 160 utilizzava per le dipendenze, con l’approccio familiare, la remissione del sintomo, un gruppo di auto mutuo aiuto per porno dipendenti. Questo gruppo ad esempio è nato spontaneamente online, e visto che queste persone vivevano nella stessa zona, ad un certo punto hanno sentito il bisogno di incontrarsi e di fare gruppo, l’hanno fatto per un po’ di tempo e adesso si è fermato. Ci sono diversi metodi cognitivo-comportamentali nel resto del mondo anche simili ai dodici passi degli alcolisti anonimi, specifici per questo tipo di dipendenza. Sono tutte tecniche straordinarie dettate appunto dall’esperienza vissuta dalle persone, sono utilizzabili anche da figure diciamo non psic., quindi l’educatore professionale ecc., perché hanno una parte del loro lavoro di tipo comportamentale ed è straordinario, perché sono metodi che funzionano, non sono chiacchere. R: Ci sono vostri utenti che ad oggi sono riusciti a slegarsi dalla dipendenza da Internet? I: Per alcolisti anonimi, l’alcolismo è una malattia cronica, inguaribile e mortale, questo sintetizza una dipendenza, non si può guarire da una dipendenza, la si può tenere sotto controllo, o comunque cercare di moderare l’uso. Ci sono persone che hanno delle ricadute, persone che hanno smesso totalmente, ci sono persone che tutte le volte che accendono il computer e vedono delle pubblicità su Internet gli verrebbe voglia di cliccarci sopra, quindi rimane sempre questo alone. Altre persone sono uscite dalla fase della vergogna e quindi non si sentono più gli unici al mondo ad avere quel problema. 161 Ringraziamenti Grazie alla professoressa Maria Ranieri per l’aiuto concreto, gli insegnamenti, la disponibilità e il sostegno che mi ha dato in questo anno di lavoro di tesi. In particolare grazie per la solarità e la tranquillità che mi ha trasmesso durante questo periodo. È stata per me una professoressa eccezionale ed un esempio di professionalità. Grazie ai professionisti dei Ser.T della Toscana che mi hanno aiutato tantissimo nella ricerca. In particolare grazie alla Dott.ssa Capacci e alla Dott.ssa Cocci del Ser.T di Arezzo per la disponibilità, grazie al Dott. Cecchi per le sue bellissime riflessioni, grazie al Dott. Scelfo per avermi fatto entrare in contatto con gli altri Ser.T, senza di lui sarei ancora al telefono, grazie alla Dott.ssa Mannari per la disponibilità e l’apertura, infine grazie alla Dott.ssa Federici a lei va tutta la mia stima per la passione, le riflessioni e la voglia di lavorare che ha, oltre all’aiuto sincero che mi ha dato. Mi auguro di avere anch’io queste qualità quando sarò educatore professionale. Grazie alle educatrici professionali Caterina e Roberta del Ser.T Val di Chiana Senese (Montepulciano), per il loro aiuto gratuito, virtuale e reale, cercando di mantenere la promessa che un giorno passerò dalle loro parti per portargli delle paste. Grazie all’Associazione Eduraduno per le occasioni di confronto e formazione che mi ha offerto in questi anni. Grazie alle mie compagne di studi, di convegni, di confronto e più che altro amiche: Noemi e Silvia. Grazie a Marti la mia amica di sempre, che c’è sempre, anche per accompagnarmi alla Biblioteca Nazionale. Grazie al mio ragazzo Umbe per avermi ceduto per quasi un anno il computer per scrivere la tesi, per le regole grammaticali, per l’inglese, ma soprattutto per tutto il resto. Grazie a mia sorella Sara e mio fratello Niccolò perché ci sono passati prima di me e mi hanno insegnato molto. Grazie alla mamma Ivana e al babbo Vinicio per avermi permesso di farmi concentrare sugli studi, affrontando con serenità le mie scelte, grazie davvero tanto. E infine, visto che l’educatore professionale deve avere una buona autostima, mi dico un bel: brava Giulia! 162