3 Capitolo 1……………

Transcript

3 Capitolo 1……………
Indice
Introduzione ………………………………………………………………………3
Capitolo 1…………………………………………………………………………...
La rete delle reti: Internet …………………………………………………............8
1.1 Tra reale e virtuale …………………………………………………...11
1.2 Identità virtuale ………………………………………………………13
1.3 Comunità virtuali ……………………………………………..……...19
Capitolo 2…………………………………………………………………………...
Internet dipendenza ……………………………………………………….……..24
2.1 Internet dipendenza: tipologie e fasi ………………………….……..27
2.2 Classificazione dell’Internet dipendenza …………………………….36
2.3 Fattori di rischio di dipendenza da Internet ………………………….37
Capitolo 3…………………………………………………………………………...
Modelli educativi e riabilitativi di “disintossicazione” dalla rete ……………….41
3.1 “Strategie di disintossicazione” secondo Young …………………….47
3.2 Il “trattamento” secondo Cantelmi e l’intervento di Vallario ……….57
3.3 Raffronto tra strategie: punti di convergenza e differenze.…………..61
Capitolo 4…………………………………………………………………………...
“Disintossicarsi da Internet” in Toscana: una ricerca……………………………65
4.1 Obiettivi della ricerca ………………………………………………..65
4.2 Metodi e fasi dell’indagine …………………………………………..66
1
4.2.1 Costruzione del campione …………………………………69
4.2.2 Somministrazione del questionario strutturato …………….75
4.2.3 Raccolta delle interviste in profondità ………….………….76
4.2.4 Elaborazione dei risultati …………………….…………….77
4.3 Analisi e discussione dei risultati ………………………....…………77
4.3.1 Dati quantitativi ……………………………………………78
4.3.2 Dati qualitativi ………………………………………..……95
4.4 Conclusioni della ricerca……………………………………………106
Conclusioni finali ………………………………………………………………111
Bibliografia ………………………………………………………………….....115
Articoli di riviste …………………………………………………………….....116
Documenti ……………………………………………………………………...116
Siti web ……………………………………………..………………………......117
Appendice 1 ……………………………………………………………………118
Appendice 2…………………………………………………………………….123
Appendice 3…………………………………………………………………….136
Ringraziamenti………………………………………………………………….162
2
Introduzione
Questa tesi parla di dipendenza da Internet e dei servizi socio-sanitari presenti in
Toscana per rispondere a questa problematica. Al centro di questo lavoro c’è
Internet e il suo vasto utilizzo nella nostra società, con i cambiamenti che ne sono
derivati. Questi cambiamenti possono essere analizzati come delle possibilità,
come ad esempio: comunicare in tempo reale, accedere ad innumerevoli
informazioni o sbrigare burocrazie. È importante però vedere questo cambiamento
anche sotto l’aspetto delle insidie della rete, tra cui la dipendenza.
L’Internet dipendenza è un fenomeno ancora sconosciuto a molti, ma i numerosi
studi in Europa e nel mondo, oltre alla nascita di ambulatori specializzati per
questo disturbo, come quello presente all’interno del Day hospital psichiatrico del
Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, suggeriscono che questo
possa essere un fenomeno in crescita e comunque di rilevanza educativa.
Come giovane della E-Generation1 sono sempre stata nel limbo tra coloro che, da
un lato apprezzavano Internet per le varie opportunità offerte e dall’altro
demonizzava la rete per l’eccessivo utilizzo della dimensione virtuale, rispetto a
quella reale, per entrare in contatto con gli altri.
È da questi miei pensieri sull’utilizzo di Internet che nasce il desiderio di
esplorare questa problematica e gli interventi educativo-riabilitativi per rispondere
alla dipendenza da Internet.
Per fare ciò descriverò questo lavoro partendo da alcuni principi del codice
deontologico
proposto
da
ANEP2,
sulla
professionalità
dell’educatore
professionale:
“Nell’assunzione del ruolo d’E.P. si presuppone il possesso di un sapere teorico e pratico,
l’acquisizione di metodi e tecniche specifiche riconosciuti dalle leggi vigenti.”3
1
Copper e Firmin, due studiosi delle problematiche connesse all’uso di Internet, utilizzano questa
parola per descrivere i giovani che sono cresciuti con Internet in casa.
2
Associazione Nazionale Educatori Professionali.
3
“[…]l’E.P. dovrebbe possedere, oltre al Titolo Professionale specifico, qualità personali che si
possono definire idonee per l’esercizio della sua professione: che sia una persona matura,
responsabile, aperta e flessibile nelle idee e nelle azioni […]”4
Sempre nel codice deontologico proposto da ANEP nella parte sulle responsabilità
nei confronti della società:
“1. L’E.P., nell’ambito della programmazione educativa, deve agevolare la partecipazione dei
propri utenti alla vita sociale e perché abbiano accesso alle risorse e alle prestazioni di cui hanno
bisogno.”5
Gli obiettivi del mio lavoro nascono dall’esigenza di acquisire, come è scritto nel
codice deontologico proposto da ANEP, metodi e tecniche specifici per la
dipendenza da Internet, utilizzando i saperi di tre studiosi di questa problematica
(Cantelmi, Vallario e Young) e l’esperienza pratica dei quattro Ser.T Toscani
(Arezzo, P.zza del Carmine a Firenze, Via dell’Arcolaio a Firenze e Piana di
Lucca) che si occupano di questo.
Andando di pari passo con l’articolo 1 del codice deontologico proposto da ANEP
sulle responsabilità dell’educatore professionale nei confronti della società,
evidenzio delle strategie educative proposte da due studiosi di Internet dipendenza
(Cantelmi e Young) per agevolare gli utenti ad accedere ai servizi.
Per fare ciò ho utilizzato un punto di vista che partisse dai presupposti di apertura
e flessibilità nelle idee e nelle azioni che deve possedere un educatore
professionale come è scritto nel codice deontologico, quindi senza demonizzare o
3
Cit. Codice deontologico ANEP, p.2., Il presente codice deontologico è pubblicato per gentile
concessione dell’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP via S. Isaia, 90 - Bologna –
www.anep.it), che ne possiede i diritti di autore registrati in copyleft secondo le regole riportate
nel sito http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/.
4
Ibidem.
5
Ivi, p. 29.
4
osannare l’utilizzo di Internet da parte dei servizi, affrontando così anche il tema
del rapporto tra l’educatore professionale e la rete.
Per quanto riguarda la ricerca svolta, questa è un’indagine conoscitiva dei servizi
socio-sanitari che si occupano di dipendenza da Internet in Toscana, con lo scopo
di esplorare: i dati generali riguardanti l’utenza comprese le problematiche di
queste persone, il funzionamento della presa in carico, l’intervento educativoriabilitativo proposto, il ruolo dell’educatore professionale e la presenza di questi
servizi in rete.
Andrò adesso a sintetizzare le parti essenziali di questo lavoro.
Come ho detto precedentemente Internet è al centro di questa tesi, per questo
comincio questo lavoro descrivendo cos’è, come è nata e quali sono le diverse
applicazioni della rete. In seguito mi spingo ad analizzare il significato della
dimensione virtuale, confrontandola con il suo contrario: reale. A questo proposito
parlare di Internet come mondo virtuale ci aiuta ad inquadrare gli effetti e le
modalità della vita in rete, tenendo sempre presente che virtuale significa anche
potenziale e quindi la virtualizzazione non è una derealizzazione, ma un
cambiamento di identità, come viene specificato da diversi studiosi analizzati in
questo paragrafo.
In seguito analizzo l’identità virtuale e le sue caratteristiche principali, secondo
diversi studi. In rete le persone possono costruirsi un’altra identità ed essere
quello che più desiderano, da questo messaggio partono infatti tutte le riflessioni
degli autori che ho analizzato.
È importante sempre per i fini di questo lavoro analizzare le comunità virtuali,
specialmente per definire le dimensioni sociali della rete e quindi delle nuove
forme di aggregazione che nascono nel cyberspazio.
Nel secondo capitolo di questa tesi spiego cos’è la dipendenza da Internet
analizzata da diversi professionisti, in particolare Tonino Cantelmi e Kimberly
Young. In seguito parlo dei sintomi che comporta questa problematica secondo le
conoscenze di diversi studiosi oltre a quelli già citati. Sempre attraverso gli studi
di Young descrivo i fattori principali che facilitano l’insorgere di disturbi correlati
alla rete e le fasi di sviluppo della dipendenza da Internet. Queste fasi sono
analizzate anche da Cantelmi. Quest’ultimo studioso è quello che più
5
specificatamente analizza le tipologie di dipendenza da Internet, dividendole in
cinque aree principali: cybersexual addiction, cyber relationship addiction,
compulsive online gambling, mud’s addiction, information overload addiction.
Dopo l’analisi della dipendenza da Internet affronto brevemente la questione della
classificazione di questo disturbo all’interno del Manuale diagnostico e statistico
dei disturbi mentali.
Infine concludo il capitolo parlando dei fattori di rischio di dipendenza da
Internet, in particolare secondo lo studioso Luca Vallario. Riporto anche gli studi
di Young sulla comorbilità con altri disturbi mentali.
Passo poi alle questioni più pertinenti al profilo dell’educatore professionale
descrivendo gli interventi educativo-riabilitativi proposti da tre studiosi: Young,
Cantelmi e Vallario, evidenziando così alcune strategie educative. Per meglio
individuare come strutturare un intervento educativo ho inserito la tabella sulle
funzioni di pianificazione dell’intervento educativo e delle funzioni di educazione
e riabilitazione rivolto alla persona secondo il modello proposto nel testo dei
diversi autori soci ANEP: “Il “Core Competence” dell’educatore professionale.
Linee d’indirizzo per la formazione”.
In questo capitolo spiccano le venti strategie di intervento proposte da Young,
oltre al questionario per fare diagnosi di Internet dipendenza. Anche Cantelmi
propone un questionario e cinque strategie di intervento, mentre Vallario indica
una procedura di intervento più generale, andando poco nella specificità della
problematica.
Il capitolo si conclude con il raffronto tra i vari tipi di intervento dei tre studiosi
analizzati, evidenziando i punti di convergenza e le differenze. Per fare questo ho
utilizzato come punto di riferimento/partenza la tabella proposta nel “Core
Competence dell’educatore professionale” sopra citato.
Il quarto capitolo è quello dedicato alla ricerca sui servizi per Internet dipendenza
nel territorio toscano. Gli obiettivi della ricerca sono di tipo conoscitivoesplorativo di taglio descrittivo, ovvero descrivo i Ser.T che in Toscana si
occupano di questa problematica e provo a comprenderne il funzionamento. Come
metodi di indagine ho utilizzato un questionario strutturato e l’intervista in
profondità. Una volta descritti gli obiettivi della ricerca e i metodi utilizzati,
6
riporto le varie fasi che sono state realizzate: la costruzione del campione, la
somministrazione del questionario, la raccolta delle interviste e l’elaborazione dei
risultati. Dopo queste fasi ho analizzato e discusso i dati, dividendoli in dati
quantitativi per quanto riguarda i questionari strutturati e in dati qualitativi per le
interviste in profondità. Alla fine del capitolo ci sono delle conclusioni che ho
tratto utilizzando dei punti di riferimento che mi permettessero un confronto tra i
vari risultati dei dati quantitativi e qualitativi dei diversi Ser.T e gli studi descritti
negli altri capitoli.
Le ultime pagine di questa tesi sono dedicate alle conclusioni di questo lavoro,
dove parlo dell’importanza e dell’esigenza di affrontare il tema del rapporto tra
educatore professionale e Internet, descrivendo la tavola rotonda di “Eduraduno”6
del 10 luglio 2010 a San Martino al Cimino (VT), dove sono stati affrontati anche
questi temi. Termino così il lavoro con delle riflessioni/proposte riguardo questa
tematica
e
gli
interventi educativo-riabilitativi
nell’ambito
dell’Internet
dipendenza.
Sperando che questo lavoro possa essere utile al lettore, vi auguro buona lettura.
Per
qualsiasi
dubbio
contattatemi
pure
al
mio
indirizzo
e-mail:
[email protected], non mancherò di rispondervi.
6
È un’associazione di Roma costituita da educatori professionali che si occupa di offrire uno
spazio di formazione e incontro per educatori professionali.
7
Capitolo 1
La rete delle reti: Internet
Internet può essere definita in vari modi, il termine più usato e che più rende
l’idea della sua composizione è “la rete delle reti” e, nonostante sia un insieme di
queste, è conosciuta da tutti come “the net”, o “la rete” perché chi si collega ha la
percezione di muoversi in un singolo sistema globale. Internet è un sistema che
permette a diverse reti di collegarsi fra loro, ha accesso pubblico e attualmente
rappresenta uno dei principali mezzi di comunicazione di massa. Internet non è di
nessuno ed è di tutti, ogni singola rete collegata contribuisce all’esistenza di
Internet stessa, anche se esistono dorsali principali di snodo, convoglianti il
traffico di molte reti, che sono di proprietà di enti, società e associazioni (ICANN,
IETF, W3C, IESG, ISOC) e che costituiscono dei punti cruciali del suo
funzionamento7.
Accedere a Internet non è complicato, basta disporre di un computer e degli
opportuni software, appoggiarsi a un Internet service provider che fornisce un
accesso a Internet attraverso una linea di telecomunicazione dedicata o una linea
telefonica della Rete Telefonica Generale. Questo è possibile grazie a una suite di
protocolli di rete chiamata “TCP/IP” che è una “lingua” comune con cui i
computer di Internet si interconnettono e comunicano tra loro indipendentemente
dalla loro architettura hardware e software8.
Internet è un infinito pozzo di informazioni e un utilissimo mezzo di
comunicazione tra le persone e proprio perché queste persone comunicano è
anche uno specchio delle attività e delle abitudini degli uomini. Nata nel 1969
negli Stati Uniti per opera di scienziati e tecnici che lavoravano per un servizio del
7
Cfr. B. Leiner, V. Cerf, D. Clark, R. Kahn, L. Kleinrock, D. Lynch, J. Postel, L. Roberts, S. Wolff,
http://www.isoc.org/internet/history/brief.shtml#Origins, cons. 30/10/2009.
8
Ibidem.
8
Ministero della Difesa, non fu creata solo per scopi militari, ma anche per avere la
possibilità di comunicare sempre, anche quando ci fossero stati guasti a singoli
macchinari o altre catastrofi. All’inizio erano collegati solo pochi calcolatori, e
furono coinvolte alcune grosse strutture universitarie, che presto usarono il
sistema per metterlo al servizio della comunità scientifica; col passare degli anni
varie strutture formarono le loro reti, ma gli utenti di ogni singola rete avvertirono
il bisogno di comunicare con gli utenti delle altre e questo portò ad un
collegamento tra quelle esistenti attraverso il protocollo TCP/IP, che divenne poi
standard comune nel 1983 9.
Così è nata Internet, un insieme di reti che permette alle persone di comunicare da
un continente all’altro e di scambiarsi informazioni su tutto quello che vogliono
(non è certo un fatto così scontato).
In Italia si è cominciato ad utilizzare la rete internazionale nel 1982 col primo
collegamento del Cnuce (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) a
Pisa, in seguito è stato usato dalle varie facoltà universitarie, specialmente quelle
di fisica, venne poi usato anche da grandi enti pubblici. I “privati” che
utilizzavano questo sistema di comunicazione erano pochi, solo dal 1994
l’accesso a Internet si è diffuso a milioni di persone, prendendo sempre più campo
una nuova tecnologia: il World Wide Web (conosciuto da tutti come WWW), tanto
che moltissime persone credono che sia questo l’unico volto della rete.
In realtà ci sono diversi modi per utilizzare questa rete, e li possiamo raggruppare
in 4 gruppi:
1. La ricerca di dati e informazioni, ovvero si ricerca notizie, informazioni e
documentazioni su un argomento che ci interessa approfondire. Il modo
più usato e più pratico per questa ricerca è costituito dai motori di ricerca
cioè servizi che permettono una ricerca per argomento e ci forniscono gli
indirizzi (e i link) dei siti dove quell’argomento è trattato. Questi siti
9
Cfr. F. Pinzani, http://www.pinzani.it/storia-internet.php, cons. 04/11/2009.
9
costituiscono il World Wide Web, ovvero un sistema per lo scambio e la
pubblicazione di informazioni basato sulla multimedialità e sull’ipertesto
che consiste in un complesso insieme di parole, suoni e immagini. La
ricerca può avvenire anche o grazie alla conoscenza diretta dell’indirizzo
del sito su cui vogliamo cercare le notizie, o possiamo usare i link, cioè le
connessioni che molti siti offrono ad altri di argomento analogo.
2. La posta elettronica o e-mail, è uno degli usi fondamentali di Internet, la
quale presenta notevoli vantaggi rispetto ad altri mezzi di comunicazione.
La posta elettronica è uno strumento di comunicazione asincrono, poiché i
messaggi possono essere scritti, spediti, ricevuti e letti in qualsiasi
momento, indipendentemente dalla presenza contemporanea degli
interlocutori in rete.
3. La partecipazione a “dialoghi collettivi”. Questi dialoghi possono essere
sincroni, ovvero in “tempo reale” e asincroni quindi non in “tempo reale”.
Le forme sincrone sono: Internet Relay Chat (IRC), una forma di
conversazione a distanza in tempo reale tra più persone collegate in rete,
resa possibile dall’ausilio di monitor, tastiera e/o webcam, l’IRC
comprende migliaia di stanze (channel) in molte lingue diverse, dove c’è
l’abitudine di assumere uno pseudonimo (nickname o alias) e incarnare
personalità che più ci piacciono. Altra forma di interazione sincrona sono i
Multi-User Dungeon o Multi-User Dimension (MUD) questi sono
ambienti di gioco e immaginazione in cui persone diverse si incontrano in
spazi immaginari, spesso fantastici o fantascientifici, e con identità che
costruiscono come meglio credono; per alcuni non è solo un gioco, ma
quasi una seconda realtà, un "mondo" in cui possono muoversi con identità
diverse. Per quanto riguarda le forme di interazione asincrone, queste
permettono una lunga e calma riflessione su determinati argomenti prima
di dare una certa risposta, dando così la possibilità alle persone di
riappropriarsi della temporalità soggettiva, come sostiene Pierre Levì. Le
forme asincrone sono: Social Network che permettono la creazione di un
profilo pubblico o semi-pubblico all'interno di un sistema vincolato,
10
l’articolazione di una lista di contatti e la possibilità di scorrere la lista
degli amici dei propri contatti. Questi servizi permettono di gestire e
rinsaldare online amicizie preesistenti o di estendere la propria rete. I
“dialoghi collettivi”, attraverso i quali si può scambiare informazioni su
enormi bacheche virtuali, dove chiunque, da ogni punto della rete, può
leggere messaggi lasciati da altri utenti e inserirne a sua volta come i
forum, i newsgroup, e le mailing list.
4. Mettere a disposizione dell’intera “comunità di Internet” i propri pensieri,
opere o servizi pubblicando pagine web, come blog e siti web.
Con questa breve introduzione su cos’è, com’è nata e cosa si può fare su Internet,
certo non pretendo di aver esaurito le informazioni che riguardano il
funzionamento di Internet, ma di mettere delle basi necessarie per la
comprensione del lavoro che sto intraprendendo con questa tesi.
1.1 Tra reale e virtuale
Internet è l’ambito principale dell’esperienza contemporanea della virtualità, che
sembra proiettarci in un mondo artificiale, ma attenzione questo non vuol dire che
non è reale, piuttosto è uno stato diverso in cui il reale si presenta 10. La rete,
nonostante sia una dimensione virtuale, fa rinascere società, individualità, gruppi
che esistono nella realtà, ma che trovano la loro ragione di esistenza nella
presenza virtuale, nella visibilità in rete; reale e virtuale vanno così sempre di più
a configurarsi come due dimensioni interagenti, ma non contrarie11. L’aggettivo
virtuale verso la rete è utilizzato per tutto: in Internet tutto è virtuale, dalle
10
Cfr. L. Di Giuliano, Il gioco tra reale e virtuale, in F. Cambi e G. Staccioli (a cura di), Il gioco in
Occidente. Storie, teorie, pratiche, Armando Editore, Roma, 2007, p.173
11
Cfr. G. Bettetini, Internet, in J. Jacobelli (a cura di), La realtà del virtuale, Laterza, Roma-Bari,
1998, pp. 16-20.
11
biblioteche alle comunità, dalle enciclopedie alle identità; il termine virtuale serve
a esprimere la diversità della rete rispetto al mondo esterno, o l’assenza di fisicità
dei suoi luoghi, e più in generale la sua contrapposizione con quella che, per
contrasto, viene chiamata vita reale 12. In realtà però se esaminiamo la parola
virtuale (dal latino virtualis, derivato a sua volta da virtus, forza, potenza),
troviamo che il suo contrario non è solo reale, ma anche attuale; questo proprio
perché la virtualità è vista come potenziale, ovvero ciò che non è ancora in atto. Il
termine reale implica invece l’esistenza effettiva di una cosa. La virtualizzazione
si contrappone all’attualizzazione, essa consiste nel passaggio dall’attuale al
virtuale, nell’elevare a potenza l’entità considerata; la virtualizzazione non è una
derealizzazione, ma un cambiamento di identità13. È il senso di potenza che
esprime il concetto di virtualità: l’attualizzazione di una forma a partire “da una
configurazione dinamica di forze e finalità” 14.
Parlare di Internet come mondo virtuale ci aiuta in questo contesto ad inquadrare
gli effetti e le modalità di “vivere” nella rete. Questo mondo virtuale, che come
abbiamo visto è spesso associato ad una realtà “altra”, non coincide con la realtà
“reale” portando così ad un isolamento “reale” le persone che sono rimaste
incantate da questa grande rete. Il fenomeno degli Hikikomori è un grande
spaccato di quanto questo isolamento dalla realtà verso un mondo virtuale sia un
problema molto complesso della società contemporanea (anche se è un fenomeno
giapponese e cinese), specialmente di quanto sia difficile dare aiuto a queste
persone che sono totalmente isolate dal mondo e dalle relazioni reali. Hikikomori
(letteralmente «stare in disparte, isolarsi» 15) è un termine giapponese che riguarda
12
Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, Apogeo,
Milano, 1997, pp.13-14.
13
Cfr. Di Giannantonio M. e Calvosa F., Tra competizione e soggezione: le interazioni possibili tra
uomo e computer, in V. Caretti e D. La Barbera, Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson,
Milano, 2001, pp.29-30.
14
Cfr. P. Lévy, Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997, p.7.
15
Traduzione da: http://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori
12
un fenomeno comportamentale di persone che rigettano la vita pubblica e tendono
ad evitare qualsiasi coinvolgimento sociale. Si tende quindi ad isolarsi
chiudendosi nelle proprie case (in camera per quanto riguarda gli adolescenti che
sono la maggior parte della popolazione Hikikomori
16
) e interrompendo ogni
genere di rapporto con gli altri fuori dalle mura domestiche. L' Hikikomori usa
come unico mezzo di comunicazione Internet, in cui crea un vero e proprio mondo
personale, con amici conosciuti online a discapito delle relazioni offline. Parlare
di Hikikomori è utile per capire cosa comporta avere dei problemi e rifugiarsi in
un mondo virtuale o averli a causa di questo, rispetto ad avere dei problemi
restando in qualche modo in contatto col mondo reale. L’invisibilità che il mondo
virtuale crea è uno dei nodi cruciali su cui bisogna interrogarci, specialmente nelle
professioni d’aiuto, su quale sia il metodo migliore per entrare in contatto con
queste persone invisibili e quale sia il mezzo per aiutarle; ma di questo ne parlerò
in seguito, per adesso analizzerò il tema dell’identità e delle comunità virtuali.
1.2 Identità virtuale
Vorrei cominciare questo paragrafo raccontando un fatto che è accaduto
recentemente a casa mia insieme a mio fratello. Stavamo “interagendo” in un
Muve (Second Life) ovvero un mondo virtuale che permette agli utenti,
rappresentati da Avatar, di interagire gli uni con gli altri. L’Avatar è
un'immagine scelta per rappresentare la propria utenza nelle comunità virtuali,
luoghi di aggregazione, discussione, o di gioco online; la parola, originaria della
tradizione induista, dove indica le diverse incarnazioni di Visnù (la divinità
indiana), nel linguaggio di Internet definisce la rappresentazione che una persona
16
Cfr. A. Mangiarotti , I giovani che si auto recludono: il mondo esterno è solo sul computer,
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/stanza_chiusi_giovani_alessandra_mangiarotti
_825d70b4-f81e-11dd-9277-00144f02aabc.shtml, 11/02/2009, agg. 12/02/2009, cons.
15/12/2009.
13
reale da di sé nel mondo virtuale, un' incarnazione appunto. Tornando al Muve, gli
utenti (che vengono definiti “residenti”) possono esplorare, socializzare,
incontrare altri residenti e gestire attività di gruppo o individuali, creare
partnership, perfino sposarsi e realizzare progetti o viaggiare e teletrasportarsi
attraverso le isole e le terre che formano il mondo virtuale. Come dicevo, mentre
“camminavamo” per la città con l’identità virtuale di mio fratello, ci siamo
fermati a dialogare con un altro residente, il quale ad un certo punto della
conversazione ci domanda gentilmente se andiamo a sederci su una panchina lì
vicino, per continuare a chiacchierare. Non mi soffermo oltre sulla descrizione di
quel mondo virtuale e delle emozioni che mi ha suscitato, voglio semplicemente
introdurre il discorso delle identità virtuali, con una domanda provocatoria: che
bisogno c’era di mettersi a sedere per quell’utente, era forse stanco? Non conosco
la motivazione poiché non gli abbiamo domandato il motivo di tale richiesta per
noi insolita, ma Sherry Turkle (come vedremo nelle prossime pagine) aveva già
individuato questo aspetto della vita in rete, facendoci osservare Internet e quindi
il computer come estensione del proprio corpo.
L’identità nei soggetti in rete è ambigua. Internet offre la possibilità di creare un
doppio virtuale dei soggetti che scelgono la via della visibilità sulla rete, un
doppio che ha tutte le caratteristiche di quello che Roger Caillois in: I giochi e gli
uomini, la maschera e la
vertigine definisce
“mimicry” (imitazione,
travestimento) e che implica l’idea di una distorsione dell’identità. Inoltre questo
fenomeno risponde a un processo più generale di frammentazione del sé, che
appartiene al contesto sociale in cui la rete si sta sviluppando e si configura quindi
semplicemente come una delle forme attraverso cui si realizzano le relazioni
sociali17. Spesso le persone che instaurano rapporti nella grande rete arrivano a
parlare di argomenti molto personali e questo è dovuto ad un insieme di aspetti: la
disinibizione, dovuta al mancato contatto faccia a faccia, che tanto imbarazza chi
soffre di timidezza; l’utilizzo di un alias, uno pseudonimo, che permette di
costruire una barriera protettiva molto più vasta di km e km di distanza; la
17
Cfr. G. Bettetini, Internet, cit., p.19.
14
mancanza di discriminazione dovuta ad aspetti fisici, all’ età anagrafica, all’
abbigliamento e alla provenienza. La mancanza di fisicità, riesce allo stesso tempo
sia ad aumentare sia a diminuire i problemi di interazione con gli altri.
Comunicare senza avere un corpo costituisce una protezione in più, e anche grazie
a questa difesa ci si può svelare e scoprire di fronte agli altri molto di più di
quanto si sarebbe disposti a fare in un gruppo reale e fisico; la virtualità, tuttavia,
determina anche una maggiore difficoltà, perché in mancanza di un corpo, di una
mimica e di una gestualità restano solo le parole, e sono solo le parole che
permettono agli interlocutori di cogliere l’essenza di chi si esprime 18; così per
venire meno alla mancanza di informazioni non verbali si sono sviluppate
tecniche specifiche, come ad esempio le “emoticons”, che sono delle icone che
esprimono e rappresentano emozioni (felicità , tristezza , etc.).
Nel testo di Luca Vallario “Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici”
del 2008, viene esposta la visione di diversi autori sull’identità virtuale. Nel testo
si parla anche dei cambiamenti fisici che sta portando internet proprio per la
dematerializzazione della “realtà”, quindi delle relazioni fisiche rendendo virtuali
le normali situazioni umane, il virtuale viene visto dal punto di vista della
privazione sensoriale. Per quanto riguarda la psiche, il mondo virtuale ci permette
di esporre le parti del Sé compatibili con la rappresentazione di sé che si vuole
dare e nascondere le caratteristiche considerate “screditanti”.
Quando si accede a Internet si può essere, a scelta, qualcuno oppure nessuno, si
può essere uomo, donna, bello, milionario, sportivo e romantico: la tecnologia
consente di assumere qualsiasi identità virtuale. Appare quindi ovvio che le
informazioni reali che si vogliono dare agli altri su se stessi, dipendono da una
scelta personale. In Internet le interazioni tra le persone hanno molte più
sfumature, e l’apparire o lo scomparire, il partecipare o il nascondersi, l’usare la
propria o un’altra identità permettono scelte molto più ampie e facili che
18
Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., p.
51.
15
sarebbero difficili, se non impossibili, in un luogo reale19. In rete, l’identità può
essere simulata, oppure il cyberspazio può configurarsi, come il luogo
“realvirtuale” attraverso il quale è possibile eliminare i vincoli e le costrizioni
avvertite nella vita reale per aprirsi alla libertà di sperimentare una mutata
percezione di sé e degli altri.
Il tema della simulazione dell’identità in rete, è stato affrontato da Sherry Turkle,
secondo la quale “ la perdita di identità sociale consente di ricostruire un sé ideale
al posto di un deficitario senso di sé”, la studiosa nel suo primo libro: “Il secondo
Io”, sostiene come progressivamente noi siamo passati, nel rapporto con la
tecnologia, da un approccio di tipo strumentale, ingegneristico, per così dire, ad
un modello del computer come simulazione dell’identità. È vero che quando uno
si rivolge al computer, soprattutto quando gli cancella qualcosa, lo insulta come
insultasse un essere umano, e questo atteggiamento è il segno di un momento più
profondo che si stabilisce nel rapporto con il mezzo: si tende a considerare il
computer o come un interlocutore o come un’estensione del proprio corpo. La
Turkle riprendendo il ragionamento di Foucault sull’individuo come bio-corpo
tecnologico, dove la tecnologia è un’estensione della natura, sviluppa l’idea del
computer come secondo “Io”, e questa estensione si è data nel momento in cui i
computer sono passati dall’essere macchine ingegneristiche ad essere macchine di
finzione ovvero da quando si è passati da una struttura di dati e di comandi molto
complessi, a una struttura che equivale ad un ambiente virtuale. Da quando si
sono creati questi ambienti virtuali, ha cominciato a costruirsi questo doppio
virtuale della nostra identità che, in qualche modo, la tramuta anche 20.
Rheingold invece ci dice che la concezione tradizionale di identità lascia il posto
alla creazione di identità multiple simultaneamente esperibili in differenti luoghi
19
Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp.
32-33-34.
20
Cfr.
P.
Ferri,
La
comunità
virtuale,
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferri.htm, Milano, 26/11/1997, cons.
30/10/2009.
16
virtuali. I Mud, i giochi di ruolo in Internet dove gli utenti possono rivestire
personaggi differenti, sono un esempio della possibilità di vivere la propria
identità in termini di molteplicità, infatti Turkle spiega “le persone arrivano a
vedere se stesse come l’insieme delle loro presenze distribuite su tutte le finestre
aperte sullo schermo”, come a dire che l’esperienza di “frantumazione dell’io
nella rete” è un modo più concreto e profondo di vivere questa flessibilità
dell’identità che è molteplicità del Sé. Il gioco dell’identità nel cyberspazio
sostenuto da elementi come l’interattività e l’anonimato, disegna uno spazio di
espressione di parti sommerse o inesplorate della propria soggettività. 21
In Internet l’identità degli utenti coincide con le proprie affermazioni effettuate in
rete, ma non solo con queste. Come ho già accennato all’inizio di questo
paragrafo l’avatar è la propria rappresentazione in rete e può essere costituito da:
fotografie, disegni, animazioni o altre immagini bidimensionali, oppure figure
tridimensionali capaci o no di muoversi, o una semplice descrizione di se stessi
scritta in un profilo. Gli avatar in rete sono solo l’incarnazione temporanea di una
persona o di un suo particolare stato emotivo. Nella grande rete gli avatar nascono
e muoiono insieme ai desideri o ai sentimenti di chi li usa per descriversi e per
comunicare qualcosa agli altri, qualcosa che non riuscirebbe a dire senza sostituire
la sua vera identità con una maschera: l’avatar, appunto. L’avatar non è semplice
apparenza e questo è bene chiarirlo, ma è anche e soprattutto un carattere, un
insieme di sentimenti che la persona vuole o ha bisogno di evidenziare di sé;
l’avatar può inoltre essere descritto come un clone di se stessi. In rete si
incontrano quindi avatar di due tipi: quelli fatti in fretta, solo per giocare, e quelli
studiati e costruiti con cura destinati a durare più a lungo ovvero fino a quando il
suo autore non si rispecchia più con quella identità22.
21
Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La
Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano, 2001, pp. 152-153.
22
Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp.
44-45.
17
Ed è proprio il rispecchiarsi con una certa identità che costituisce gli avatar e i
profili che vengono immessi in social network come Facebook o Twitter, dove l’
identità che si assume è più vicina ad un clone di noi stessi, che a personaggi
immaginari: le immagini di se stessi che si costruiscono nei social network sono
spesso dettate, oltre al desiderio di mostrarsi per tutto il bello che c’è in noi (è
difficile trovare foto nei profili delle persone, dove queste siano brutte), dalla
percezione che ognuno ha di sé e vuole dare di sé. In realtà l’immagine che
ognuno ha di se stesso non coincide con l’immagine che si presenta e si offre agli
altri in una relazione reale. L’utilizzo del profilo all’interno dei social network
permette alle persone di esprimere continuamente se stessi, rendendo la propria
immagine più vicina all’umore che abbiamo in un certo momento e ai propri
desideri; è la possibilità di clonare al meglio se stessi, o di amplificare un aspetto
particolare di sé. La clonazione in Internet costituisce quindi uno strumento per
migliorarsi, nascondendo o sottolineando solo alcune caratteristiche che l’autore
può di volta in volta decidere di modificare a suo piacimento. La differenza che
c’è tra un clone di un social network (dove le persone quindi conoscono la tua
identità reale, come approfondirò in seguito) e un clone di un altro mezzo di
dialogo collettivo nella rete, è che: nel primo questo può essere cambiato, ma
restando sempre abbastanza fedele alla realtà e non può essere eliminato23, mentre
nel secondo si può fare quello che si vuole con l’identità virtuale, poiché non
siamo conosciuti dagli altri utenti nel mondo reale.
Per concludere questa introduzione alle identità virtuali vorrei riportare un
vignetta che è stata citata nel libro di Jader Jacobelli “La realtà del virtuale”, nella
vignetta si vede un cane seduto davanti allo schermo di un computer che confida a
un amico: «In Internet nessuno sa che sei un cane», Kimberly S. Young (della
quale parlerò nel prossimo capitolo) nel libro: “Presi nella rete, intossicazione e
dipendenza da internet” ci dice che l’idea di poter diventare qualcuno diverso
23
Su facebook teoricamente ci si può iscrivere solo con il nome e cognome reale, anche se questo
spesso viene trasgredito dagli utenti che non vogliono mettere la loro vera identità sul social
network.
18
dalla persona che si è nella realtà è un’esca molto potente tra coloro che fanno un
uso eccessivo di Internet. Alcuni cambiano maschera e personalità a seconda
dell’umore e dei desideri. Altri preferiscono aderire ad una sola identità, che può
essere un “sé ideale” che riflette l’opposto della loro personalità quotidiana, o un
personaggio che fa in qualche modo riferimento a un’emozione repressa. Per
questo su internet le persone spesso non sono chi o che cosa sembrano essere.
1.3 Comunità virtuali
La maggior parte delle comunità esistenti in rete per gli utenti sono come una
seconda casa e, come sostiene Howard Rheingold24, nascono da un meccanismo
associativo che accomuna i simili con i simili. 25 Parlare delle comunità virtuali è
importante per definire la dimensione sociale della rete, quindi delle nuove forme
di aggregazione che nascono nel cyberspazio. Le comunità virtuali che si
strutturano nel cyberspazio costituiscono per molti versi, come spiega Turkle “il
doppio virtuale della vita reale”, pur presentando caratteristiche differenti e
singolari rispetto alla vita comunitaria che si articola nel mondo reale. 26
Il termine “comunità” è un concetto che nel corso della storia è stato materia di
interesse da parte delle discipline dell’area delle scienze sociali. Ciò che emerge
dalla radice etimologica del termine è l’aspetto relazionale, di legame, di contesto
comune di un gruppo sociale in rapporto a dei parametri condivisi di diversa
natura. La comunità è l’insieme di coloro che possiedono qualcosa in comune, e
storicamente veniva considerata in base alla stessa presenza in un certo territorio e
24
Howard Rheingold è un noto giornalista americano, esperto di comunicazione multimediale.
Nel 1994 Rheingold ha parlato delle comunità virtuali ed è stato il primo ad affrontare questo
argomento.
25
Cfr. G. Peirce, Una virtualità inedita, in J. Jacobelli (a cura di), La realtà del virtuale, Laterza,
Roma-Bari, 1998, p. 163.
26
Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La
Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., p.153.
19
l’appartenenza ad esso. Non è solo l’aspetto dell’appartenenza territoriale che fa
una comunità, poiché bisogna considerare anche gli aspetti psicologici e sociali
che sono vincolati al territorio. Nel testo “Psicopatologia delle realtà virtuali” gli
autori analizzano questo argomento avvalendosi del contributo di diversi studiosi
che riporterò qui di seguito. Maffesoli nel suo libro “Il tempo delle tribù” ci dice
che le comunità non si caratterizzano tanto per un progetto verso l’avvenire,
quanto per l’effettuazione in atto della pulsione a stare insieme. Contessa nel 1981
ci parla delle comunità come “un’unità psico-socio-territoriale minima, all’interno
della quale si sviluppano rapporti significativi” inoltre ci dice che: “ perché si
possa parlare di comunità occorre innanzitutto uno spazio, un ambiente, un
territorio sul quale esistono gli stessi individui e gruppi; occorre che la struttura
economica, la stratificazione sociale, le abitudini, il linguaggio, abbiano una
qualche identità precisa e unitaria; e infine che i singoli e i gruppi, per motivi
storici o contingenti, vivano l’appartenenza a un’entità astratta e comune”.
Martini e Sequi ci dicono che l’area geografica non costituisce di per sé una
comunità, ma che questa nasce quando ci sono sentimenti comuni e relativi
scambi di attività che rispondono ai bisogni e alle aspirazioni comuni a tutti i
membri. Yankelovich introduce il tema della ricerca della comunità quando c’è
una diminuzione dei legami affettivi e parentali, per superare l’isolamento le
persone sono così alla ricerca di relazioni significative, di appartenenze, di
un’identificazione reciproca con gli altri fondata su vari tipi di legami, per sentire
una vicinanza emotiva27.
Internet col suo speciale metodo di comunicazione, ha ridotto, praticamente
annullandole, le barriere spazio-temporali tra gli individui consentendo una
comunicazione in tempo reale e aprendo ad una nuova concettualizzazione
dell’idea che si ha dell’incontro e del corpo. Nel cyberspazio le persone possono
comunicare tra loro rapidamente anche se sono fisicamente distanti ed entrare in
contatto senza essersi mai visti. Accanto dunque alle comunità su base geografico-
27
Cfr. F. Di Maria, G. Lavanco, S. Cannizzaro, Gli aspetti sociali di Internet, in V. Caretti e D. La
Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 154-155.
20
territoriale si vanno sviluppando altre comunità, definite da alcuni comunità
aspaziali, in cui l’individuo ha la possibilità “di identificarsi, solidarizzare,
cooperare con persone scelte con criteri diversi da quello della contiguità
spaziale”28. Le comunità aspaziali possono essere divise in comunità simboliche e
comunità bio-psicologiche; le prime raccolgono individui che condividono idee,
valori, regole, ideali comuni al di là della condivisione di una comune base
territoriale. Le seconde sono formate da individui legati da rapporti biologici,
culturali e psicologici29. La diffusione della rete permette agli individui di entrare
nelle comunità che più rispondono ai loro bisogni, inoltre queste comunità sono
sempre presenti, poiché in rete c’è sempre qualcuno con cui parlare, che sia
mattina, pomeriggio o tarda notte.
Rheingold30 definisce le comunità virtuali come “dei nuclei sociali che nascono
nella rete quando alcune persone partecipano costantemente a dibattiti pubblici e
intessono relazioni interpersonali nel cyberspazio”, egli dice anche che le
comunità virtuali nascono dal bisogno di socializzare dovuto alla diminuzione
nella comunità reale di contatti informali con gli altri. Rheingold ha uno sguardo
molto positivo verso le comunità virtuali sostenendo che “costituiscono l’unica
garanzia di ricchezza e di vitalità contro le follie monopolistiche dello stile
televisivo e contro le obsolete manie di controlli e normalizzazioni. Checché se ne
dica, su Internet qualunque persona ha la possibilità di scegliere dove andare, cosa
fare, con chi incontrarsi, e questo piace assai poco alle grandi corporation”.
Nonostante questo approccio positivo nei confronti delle comunità virtuali (che da
lui stesso venivano assiduamente frequentate), Rheingold parla anche degli effetti
negativi dovuti ad un cattivo utilizzo e, come approfondirò in seguito, di quello
che Sherry Turkle definisce scarsa padronanza del mezzo.
28
Ivi, p. 155.
29
Ivi, pp. 156-157.
30
Ivi, p.156.
21
Maldonado31 sostiene che esistono diversi tipi di comunità virtuali, anche se la
maggior parte di queste nascono in base al processo di similitudine e di interesse
che la gente ha nei confronti di particolari temi. Queste comunità vengono
chiamate da Maldonado “comunità di simili” per il fatto che il loro processo
formativo è scandito dalla ricerca di contatto tra individui che hanno idee,
interessi e gusti comuni. Il fatto che queste comunità siano composte da persone
che hanno gli stessi interessi non rende possibile uno scambio di idee tra pensieri
diversi, rendendo quindi questi luoghi virtuali dei punti di ritrovo, ma anche dei
rifugi per non confrontarsi con chi la pensa diversamente da noi32.
Come ho già citato nel primo paragrafo di questo capitolo le comunità virtuali
possono essere di vari tipi: possono essere sincrone e asincrone. Inoltre possono
avere scopi ludici (Mud), o di semplice e pura socializzazione (Irc), o di confronto
su temi specifici (forum, newsgroup..) e infine i social network come Facebook
dove c’è uno stretto legame tra comunità virtuale e comunità reale. Il presupposto
dei social network è quello di integrare la vita offline a quella online, fondandosi
così su legami già esistenti prima dell’iscrizione a questo. Queste comunità
inizialmente basate su interessi legati ad argomenti del mondo reale, diventano poi
legate dalla condivisione di interessi e argomenti del mondo virtuale.
Le comunità virtuali spesso sono unite proprio per la costruzione di un’emozione
condivisa, un interesse momentaneo, una passione, un’esperienza vissuta in
comune. In queste comunità c’è una sorta di paradosso relazionale: alla mancanza
di condivisione di un contesto ambientale reale, all’elevato grado di anonimità e
di distanza fisica finisce per corrispondere un’elevata percezione di empatia,
intimità, confidenzialità e conoscenza profonda, un’apertura intersoggettiva e
un’elevata emozionalità33.
31
Ivi, p.157.
32
Ibidem.
33
Ibidem.
22
Salvo pochi casi limite, le interazioni tra rete e vita reale sono di fatto molto
strette, Internet è infatti un insieme di luoghi dove socializzare è molto semplice, e
quando è possibile ci possono essere anche incontri reali dopo una conoscenza
online. Infatti il desiderio di conoscersi, la curiosità di vedere il proprio
interlocutore o almeno interagire con lui con altri mezzi di comunicazione, più
tradizionali e rassicuranti, è comunque molto forte, ed emerge non solo nei gruppi
organizzati in ambito locale, ma anche nel caso di incontri del tutto casuali, tra
persone che abitano lontano 34. A questo proposito vorrei ricordare che negli ultimi
anni c’è stato un cambiamento di questa tendenza, ovvero è diventato più
rassicurante dare il proprio contatto Facebook ad una persona conosciuta la sera
prima in discoteca, rispetto al numero di telefono, nonostante che sul contatto ci
siano un insieme di informazioni personali maggiori rispetto al telefono.
Rheingold nel suo libro “Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel
ciberspazio” del 1994, riporta delle domande che spesso le persone si facevano
quando osservavano comunità virtuali come quelle dei MUD, ovvero: «Che cos’è
successo a questa gente? Ma non hanno una vita?». Queste domande hanno
scaturito dei dibattiti molto complessi, la cui riflessione principale era su quale sia
un modo costruttivo di passare il proprio tempo. Penso che la libertà di ogni
individuo sia un concetto fondamentale quando si parla di come investire il
proprio tempo, ed è proprio con un pensiero su questo che voglio concludere la
prima parte del mio lavoro. Quando una persona è padrona delle sue azioni, allora
questa persona è libera, quando invece è dipendente da certe azioni questa persona
non è libera, ma schiava di un sistema così intrigante da riuscire a sedurre e
intrappolare.
34
Cfr. F. Metiteri e G. Manera, Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su Internet, cit., pp.
16-17.
23
Capitolo 2
Internet dipendenza
Secondo una leggenda diffusa online e offline la prima persona a parlare di
Internet dipendenza è stato Ivan Goldberg, uno psichiatra statunitense della
Columbia University che nel 1995 fece girare un po’ per scherzo in rete il
concetto di Internet Addiction Disorder (il disturbo da dipendenza da internet),
ovvero un uso sbagliato di Internet che porta danni e sofferenza nella persona.
Sempre nel 1995 Griffiths, un altro studioso, aveva parlato di Technological
addiction e a questa ha poi aggiunto nel 1998 le caratteristiche principali per
parlare della dipendenza da Internet, ovvero la dominanza delle attività
tecnologiche nella sfera cognitiva, affettiva e comportamentale, con alterazioni
del tono dell’umore, tolleranza, sintomi di astinenza, conflitti e ricadute35.
Kimberly Young negli anni novanta ha compiuto molte ricerche su questo
fenomeno e ha pubblicato: “Internet Addiction: the emergence of a new clinical
disorder” del 1996, basato sullo studio di un campione di persone dipendenti da
internet. Questo le ha dato fama internazionale grazie alle sue ricerche innovative
e ai servizi di consulenza e di aiuto che ha offerto online e offline a molte persone
dipendenti da internet e alle loro famiglie 36. Young con il libro: “Presi nella rete
intossicazione e dipendenza da internet” studia i fenomeni psicopatologici
connessi all’uso della rete. In questo testo la psicologa americana ci spiega questa
dipendenza riportandoci le storie delle persone che sono entrate in contatto con lei
e le metodologie di disintossicazione. Quest’ultimo termine è utilizzato anche per
far comprendere come gli internet dipendenti, al pari delle persone con problemi
35
Cfr. L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, Franco Angeli, Roma, 2008,
pp.138-139.
36
Spesso infatti erano proprio le famiglie a rivolgersi per prime poiché prese totalmente alla
sprovvista da questo fenomeno che per loro era sconosciuto e quindi non sapevano bene a chi e
dove rivolgersi, e ironia della sorte proprio nella rete trovavano queste risposte, come si evince
dal libro: “Presi nella rete” della Young.
24
di alcool o droga, abbiano grosse tensioni nelle categorie principali della vita
quotidiana: famiglia, lavoro, relazioni, scuola. Young con il termine Internet
Addiction Disorder indica una forma di abuso-dipendenza da Internet che provoca
problemi
sociali,
sintomi
astinenziali,
isolamento,
difficoltà
coniugali,
prestazionali, economiche e lavorative. Internet non è una sostanza che viene
ingerita e questo crea confusione nelle persone che hanno internet dipendenza
poiché non riconoscono o non vogliono riconoscere di essere dipendenti dal
mondo virtuale che viene visto come appartenente ad un oggetto-macchina quale
è il computer. L’internet dipendenza è infatti secondo Young una dipendenza
comportamentale dove le persone sviluppano dipendenza da quello che fanno e da
ciò che provano mentre lo fanno 37. Nella vita del navigatore internet assume una
posizione centrale e disfunzionale, stimolando un craving38 che può talora
assumere intensità paragonabile a quello per l’eroina39. L’approccio alla vita
infatti comincia a ruotare solo su questo: tenere il computer acceso vicino al letto
durante le poche ore di sonno per ascoltare un suono che ci comunichi un
eventuale nuovo messaggio ricevuto nella e-mail o in altre caselle personali,
guardare la e-mail come prima cosa al mattino appena svegli, fare tardi sul posto
di lavoro poiché presi da una “chiacchierata” in chat, non dedicare tempo ai pasti
prendendo la prima cosa che capita dal frigorifero per tornare subito sul web, non
dedicare tempo ai figli, al partner, agli amici e alla propria igiene personale: questi
sono solo alcuni esempi (citati da Kimberly Young) per far comprendere meglio
come questa dipendenza influisca realmente sulla vita quotidiana delle persone e
quindi nelle aree citate precedentemente: famiglia, lavoro, relazioni, scuola. A
questo punto il confronto tra reale e virtuale diviene più concreto e le differenze
sono abbastanza palesi: le persone dipendenti da internet nel mondo reale spesso
37
Cfr. K. S. Young , Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet, Calderini, Bologna,
2000, pp. 6-8.
38
Per craving si intende la dipendenza più propriamente psicologica.
39
Cfr. V. Lanzara, Attitudini psico-involutive e psico-evolutive della grande rete, in V. Caretti e D. La
Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 8-10.
25
sono isolate, non curano né le relazioni né se stessi, mentre nel mondo virtuale
spesso hanno molti amici, curano molto la loro “immagine” e sono soddisfatti
delle relazioni che instaurano.
Nel 1999 Ivan Goldberg, la prima persona che aveva parlato di Internet
dipendenza, comincia ad essere spaventato per la generalizzazione che era stata
fatta sul concetto di dipendenza, sostiene infatti: “Se generalizziamo il concetto di
dipendenza a ogni cosa che un individuo può dare in eccesso, allora dovremmo
parlare di dipendenza da libri, da jogging e da tante altre cose” 40, introduce così
un nuovo disturbo: Pathological Internet Use Disorder (PIU). Goldberg attribuisce
solamente un nome nuovo al disturbo, perché in realtà le caratteristiche che lo
costituiscono sono tali e quali a quelle che già aveva descritto Kimberly Young.
Insieme a Goldberg anche R.A. Davis parla di Pathological Internet Use Disorder.
Secondo lo studioso questa patologia “deriverebbe da cognizioni problematiche
unite a dei comportamenti che intensificano o mantengono la risposta disadattiva.
L’enfasi è soprattutto posta sulle cognizioni e sui pensieri dell’individuo intesi
come la fonte principale del comportamento anormale”41.
Patricia Wallace ci parla di comportamenti mal adattivi transitori, lunghi da uno a
sei mesi: per lei questa problematica è una “short addiction” dove vengono
sacrificate le relazioni e il ritmo sonno-veglia, ma che hanno una risoluzione
spontanea. Wallace dice che questa è una “malattia dei novellini” che rimangono
affascinati e eccitati dal mondo virtuale, ma poi riconoscono la perdita di tempo
della rete e l’abbandonano.
Tonino Cantelmi è tra i primi studiosi italiani dell’internet dipendenza: nel 2001
in un suo saggio “Psicopatologia delle condotte on-line” nel testo di Caretti e La
Barbera “Psicopatologia delle realtà virtuali”, l’autore che è nel fermento della
ricerca di questo fenomeno tutto nuovo per l’Italia, sostiene che: “Stiamo
tentando di utilizzare categoria psicopatologiche per spiegare fenomeni nuovi che
40
Cfr. L. Valleri, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p.140.
41
Ibidem.
26
nascono dall’interazione tra la rete e la Mente: in realtà stiamo alle soglie di un
periodo evolutivo, in cui l’uomo sta cambiando, forse strutturalmente” 42.
Con questa affascinante riflessione di Cantelmi termino questa introduzione il cui
scopo era quello di dare una panoramica generale sugli studi più importanti
dell’Internet dipendenza. Da tutti questi studi emergono punti di vista diversi: c’è
chi sottolinea l’aspetto della dipendenza, chi ci parla dell’uso patologico della rete
e chi riflette sui cambiamenti strutturali della mente umana. Questi diversi punti di
vista non cambiano di fatto le caratteristiche del disagio, quello che cambia è chi
dovrà aiutare queste persone. Per adesso non ci resta che aspettare l’uscita del
prossimo DSM per dare una risposta a tutte queste questioni rimaste in sospeso.
2.1 Internet dipendenza: tipologie e fasi
La prima persona ha riconoscere ufficialmente questo disturbo è stata l’americana
Kimberly Young che nel 1996 identifica i criteri diagnostici per l’Internet
Addiction Disorder. Young per individuare i criteri diagnostici si avvicina a quelli
già noti del gioco d’azzardo patologico, proprio perché secondo l’autrice tra il
disturbo del gioco e quello di Internet ci sono delle similitudini poiché entrambi
non implicano l’assunzione di sostanze chimiche. Ovviamente alcuni criteri che
erano presenti nel gioco d’azzardo patologico (come la “rincorsa alle perdite”,
commettere atti illegali per finanziare il gioco e reperire denaro per alleviare una
situazione finanziaria causata dal gioco) non riguardavano la dipendenza da
Internet (anche se poi come vedremo la relazione tra gioco d’azzardo patologico e
dipendenza da internet è estremamente stretta), mentre “trascorrere in rete molto
più tempo rispetto a quanto era stato preventivato” è un nuovo criterio creato dalla
42
Ivi, p.141.
27
Young43. Per fare la diagnosi di questo disturbo devono essere soddisfatti almeno
5 o più tra i seguenti sintomi nell’ultimo anno:

Essere mentalmente assorbiti da internet, quindi pensare al collegamento
precedente o pianificare la prossima connessione.

Mentire ai propri familiari, amici e/o colleghi sul reale uso di internet (sia
in termini temporali che oggettuali) e sull’interesse che si ha della rete.

Utilizzare internet sempre per più tempo per sentirsi soddisfatti.

Aver provato a controllare, diminuire o cessare l’utilizzo di Internet senza
aver successo.

Aver rischiato di perdere o aver perso relazioni importanti, opportunità di
studio o lavoro, a causa di Internet.

Durante i periodi offline essere isolati socialmente e avere un aumento dei
sintomi depressivi e/o ansiosi.

Durante periodi di tentata riduzione o interrompimento dell’uso di internet
sentirsi irrequieti, nervosi, depressi o irritati.

Usare la rete per allontanarsi dai problemi e/o per alleviare il senso di
solitudine, colpa, ansia o depressione.

Rimanere collegati a internet più a lungo di quanto si era intenzionati
all’inizio della connessione e/o non rendersi conto del tempo che passa in
rete.

Riconnettersi a internet anche dopo aver speso ingenti somme di denaro o
essere ricorsi a indebitamenti per pagare la bolletta telefonica connessa
alla connessione internet 44.
43
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
28
Dopo gli studi della Young altri ricercatori si sono dati all’individuazione più
completa e precisa dei criteri diagnostici, Shapira infatti nel 2000 ci parla di “Uso
Problematico di Internet” e individua i seguenti criteri:
A. Preoccupazione mal adattiva connessa ad Internet, come indicato dalle
seguenti: preoccupazione relativa ad Internet manifestata come irresistibile
e eccessivo uso di Internet per periodi di tempo più lunghi di quelli
pianificati.
B. L’uso di Internet e le preoccupazioni ad esso connesse causano angoscia
clinicamente significativa o indebolimento delle aree sociali, professionali,
ecc.
C. L’uso eccessivo di Internet non avviene esclusivamente per periodi di
ipomania o mania e non è meglio spiegato da altri disturbi.
Questi criteri diagnostici si soffermano maggiormente sugli aspetti emotivi
connessi all’esperienza di perdita del controllo, che porta quindi a forti angosce e
preoccupazioni45.
Cantelmi e Talli nel 2007 hanno proposto una serie di criteri articolati in sintomi
overt (manifesti) e covert (occulti), per fare la diagnosi ci devono essere almeno
due sintomi overt e due covert, per almeno 6 mesi 46 . I sintomi overt sono:
-
Elevato tempo di permanenza online, non giustificato da motivi di lavoro o
studio.
-
Manifestazioni sintomatiche offline.
44
Questo punto inserito dalla Young attualmente non costituisce più un problema (almeno in
Italia) poiché il mercato è divenuto più competitivo e si sono abbassate notevolmente le tariffe
per la connessione a internet.
45
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
46
Ibidem.
29
-
Conseguenze negative dovute all’uso eccessivo di Internet (es. isolamento
sociale, scarso rendimento scolastico o lavorativo, ecc.).
I sintomi covert sono:
-
Irrefrenabile impulso a collegarsi a Internet.
-
Ripetuti tentativi di controllare, ridurre o interrompere l’uso di Internet.
-
Frequenti menzogne relative all’uso eccessivo di Internet.
-
Ricorrenti pensieri e/o fantasie relativi ad Internet.
Quello che cambia tra queste classificazioni del disturbo, che apparentemente
possono sembrare uguali, è, come ho già spiegato precedentemente, il punto di
vista del ricercatore: c’è infatti chi guarda questa problematica dal punto di vista
della dipendenza (come Young) e chi invece dal punto di vista più strettamente
patologico (Shapira, Cantelmi e Talli).
Tornando a “Presi nella rete”, Young parla del modello ACE 47, ovvero sintetizza i
fattori principali che facilitano e/o predispongono l’insorgere dei disturbi correlati
alla rete:
-
Accessibilità: la possibilità di accedere immediatamente a ogni servizio
online permette la gratificazione immediata di ogni più piccolo bisogno
del soggetto.
-
Controllo: l’elevato controllo che si può esercitare sulle proprie attività
online può portare ad una percezione irreale di onnipotenza.
-
Eccitazione: la grande quantità di stimoli presenti su Internet porta ad un
elevato stato di eccitazione psicologica.
L’autrice approfondisce il discorso sulla distorsione del tempo in rete, proprio
perché Internet non dà la misura del tempo che passa visto che non c’è nulla che
tenga il conto delle ore se non te stesso. Questa è una caratteristica quasi esclusiva
47
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
30
di Internet e dei videogiochi, visto che gli altri media come la televisione hanno
un tempo scandito tra un programma e l’altro che ci fa comprendere quanto tempo
è passato; Internet inoltre non è come un libro o un giornale che hanno una fine,
Internet è potenzialmente infinito. È importante considerare anche il fatto che la
rete con i suoi divertimenti e meraviglie attira l’utente, rimpiazzando così tutti gli
altri hobby e le attività sociali. Con il passare del tempo gli utenti Internet
continuano a dedicare sempre più tempo al mondo virtuale, ciò porta queste
persone a dedicare sempre meno tempo e attenzioni a altre attività e ad altre
persone importanti della loro vita, rendendo gli utenti sempre più isolati dal
mondo reale e l’isolamento a sua volta porta le persone a rifugiarsi sempre di più
nel mondo virtuale dove hanno molte più “relazioni”. Tornando al concetto di
distorsione del tempo questa si collega con la sindrome “ancora un minuto”, ad
esempio quando qualcuno interrompe o viene a chiedere quando avrà finito o a
cercare di parlare con l’utente, questo risponde con calma: “solo un minuto”.
Young fa infine un paragone tra questa risposta e la risposta di una persona con
problemi alcool correlati, che durante una festa dice a un amico o a se stesso:
“soltanto un bicchierino” o al fumatore che si dice che sarà l’ultima sigaretta
prima di andare a letto o al giocatore che dice che farà “soltanto una puntata”.
Tramite lo studio dei casi analizzati dalla Young, questa è arrivata a distinguere 3
fasi per sviluppare l’internet dipendenza: la prima è quella del coinvolgimento, in
cui si comincia a navigare in internet e a provare interesse e curiosità; durante
questo periodo di navigazione si troverà l’applicazione che più ci interessa (chat,
social network, mud’s ecc.) e si comincerà a dedicare tempo a questa. La seconda
fase è quella della sostituzione, ovvero si trova nella comunità virtuale quello che
non abbiamo nella comunità reale e si sostituiscono le attività che fino a quel
momento si erano coltivate nella propria vita in attività all’interno di Internet.
L’ultima fase è la fuga: i periodi in rete sono sempre più lunghi e sembrano non
bastare mai, c’è una fuga dal mondo e dalle relazioni reali, la persona è sempre
più isolata dalla realtà e questo procura sofferenza nella persona che trova
“consolazione” solo all’interno della rete.
31
Tonino Cantelmi in un suo saggio: “Psicopatologia delle condotte online”48, ci
dice che possiamo distinguere due fasi del percorso verso la dipendenza. La prima
fase è quella definita tossicofilica durante la quale si evidenzia un interesse
ossessivo per la propria e-mail o altre pagine personali, un periodo lurker
caratterizzato da sguardi veloci a diversi siti e un’attenzione sui diversi temi più
discussi in rete. In questo periodo la persona manifesta un certo malessere offline,
un’intensa partecipazione alle chat e a gruppi di discussione di vario genere e
prolungati collegamenti notturni in rete. La seconda fase è detta tossicomanica ed
è correlata a fenomeni psicopatologici pregressi. In questo periodo i collegamenti
sono prolungati a tal punto da compromettere diversi aspetti della vita di
relazione, sociale e professionale.
Sempre secondo gli studi di Cantelmi si arriva a parlare di Internet Related
Psychopathology (IRP), ovvero diversi tipi di Internet dipendenza che sono
connessi all’insieme di bisogni e scopi dell’utente. Possiamo quindi distinguere
in:

Cybersexual Addiction: in questo gruppo si considera le persone che
ricercano e scaricano materiale cybersessuale online (immagini, film,
giochi) che a sua volta possono essere collezionati o scambiati con altre
persone; per quanto riguarda la fase della contemplazione pornografica
questa può durare ore, il soggetto mette in atto una masturbazione
compulsiva
e
controllata,
finalizzata
a
rendere
subliminale
la
visione/emozione pornografica, l’obiettivo è quello di ritardare il più
possibile il momento dell’orgasmo, poiché dopo che questo avviene
termina la contemplazione e si presentano segni depressivi. Le persone che
invece utilizzano chat e altri strumenti di comunicazione sincrona hanno
una continua preoccupazione di trovare un partner sessuale per instaurare
relazioni finalizzate a praticare sesso virtuale. La persona arriva a
considerare il Cybersex come la fonte principale di gratificazione sessuale
48
Cfr. V. Caretti e D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., pp. 105-109.
32
dando quindi l’esclusiva all’esperienza nel mondo virtuale e riduce
l’investimento sul partner che ha nella realtà. Questo tipo di dipendenza da
Internet è facilitata da tre fattori: la facilità di accesso alla pornografia
online, la disponibilità quantitativa con infinite variazioni sul tema e
l’opportunità di poterne fruire nella comodità e nell’anonimato della
propria abitazione49. Secondo Lavenia e Marcucci bisogna fare una
distinzione tra Cybersex Addiction (dove è presente l’interattività sessuale
col sistema “uomo-macchina-uomo”) e Cyberporn Addiction (non c’è
interattività sessuale secondo il sistema “uomo-macchina”)50.

Cyber Relationship Addiction: questa dipendenza riguarda lo stabilire
relazioni amicali e/o sentimentali tramite e-mail, chat-room, social
network (come facebook) e news group, a scapito dei rapporti
interpersonali reali. Spesso queste relazioni sono caratterizzate da aspetti
fantastici, ovvero le aspettative che si hanno tendono a costruire
un’immagine dell’altro molto idealizzata, che corrisponde più ai bisogni
affettivi che abbiamo rispetto poi alla realtà della persona con la quale ci
frequentiamo online. Gli amici virtuali diventano più importanti della
famiglia e degli amici reali, questo isola sempre di più la persona
dipendente dal mondo reale. La persona investe grandi quantità di tempo
in rete per conoscere persone online e non
riesce a controllare o
interrompere le relazioni che ha instaurato su Internet, poiché si
preferiscono a quelle reali.

Compulsive online Gambling: questa comprende lo shopping compulsivo,
il commercio online compulsivo, il trading online compulsivo (che è il
gioco in borsa online), il gioco d’azzardo compulsivo (che è già
49
Cfr. J. Stevani, Pornodipendenza da Internet, in <Psicologia contemporanea>, maggio-giugno
2008, N. 207, pp.26-31.
50
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
33
classificato nel DSM IV tra i disturbi del controllo degli impulsi), che è
molto presente nella rete per la possibilità di accedere da casa a casinò
virtuali o a siti per scommettitori, fatto che facilita lo sviluppo di tale
compulsione con effetti distruttivi sulla vita della persona (sia relazionale
che economica). Secondo Cantelmi: “Il gioco d’azzardo compulsivo è
caratterizzato da segni clinici che riguardano la spesa sempre maggiore
per raggiungere l’eccitazione desiderata, la preoccupazione per il gioco
d’azzardo, l’irrequietezza o irritabilità concomitanti al tentativo di
limitare o di porre fine a esso, considerazione del gioco come valvola di
sfogo che allevia l’umore disforico, compromissione o perdita di una
relazione significativa (di lavoro o di affetti), compimento di azioni illegali
per finanziare il gioco d’azzardo” 51 . Come il gioco d’azzardo offline,
queste situazioni possono scatenare conseguenze gravi nella vita reale. Per
quanto riguarda il Trading online compulsivo, consiste nella possibilità di
effettuare transazioni borsistiche attraverso Internet; questa porta poi a
dilatare il tempo dedicato a queste operazioni e alla comparsa di un
pensiero prevalente, per cui la vita mentale di tali soggetti ruota anche per
mesi intorno alle tematiche borsistiche e sull’andamento dei mercati. Lo
Shopping online compulsivo si riferisce alle persone che sviluppano
comportamenti di dipendenza legati all’acquisto di oggetti tramite la rete52.

MUD’s Addiction: comprende i giochi di ruolo in cui, tramite la rete, più
utenti giocano tra loro simultaneamente; la persona arriva a identificarsi
con il personaggio che costituisce il suo avatar. Questi giochi prevedono
la creazione di un personaggio fittizio con cui il soggetto gioca e si
identifica.

Information overload Addiction: è caratterizzata dalla ricerca continua di
informazioni, protratta dall’individuo per gran parte del tempo di
51
Cfr. Vallario L., Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p.141.
52
Ivi, pp. 147-148.
34
collegamento. Le informazioni vengono ricercate attraverso attività come
il “Web surfing” e indagini senza fine su materiali reperibili in banche
dati.
Vincenzo Caretti è stato il primo, a parlarci della “Trance Dissociativa da
Videoterminale”, descrivendola come: “uno stato involontario di trance con
alterazione dello stato di coscienza, depersonalizzazione e perdita dell’abituale
senso di identità personale, che può essere sostituita o meno da un’identità
alternativa che influenza quella abituale. Questo disturbo è conseguente alla
dipendenza patologica del computer e dalle sue applicazioni.”53 Con
dissociazione si intende in questo caso la separazione di una o più parti di processi
mentali, che sono integrati dal resto della coscienza, questo porterà questa parte a
comportarsi come un’identità mentale indipendente dalla personalità globale che
non riuscirà a controllare la parte scissa. Non poteva certo mancare anche la
versione di Tonino Cantelmi, che parla di “Retomania”: come una sorta di
esaltazione “simil-maniacale” capace di culminare in drammatici fenomeni
dissociativi54.
Caretti riscontra tre livelli evolutivi della persona “intrappolata nella rete”: la
dipendenza, la regressione, la dissociazione. La dipendenza comprende: un
ipercoinvolgimento ritualistico con il computer e tutto quello che lo riguarda, una
relazione ossessiva-compulsiva con le esperienze all’interno della rete e il mondo
virtuale in generale, una tendenza a fantasticare molto sui rapporti reali con le
altre persone, debolezza dell’Io, tendenze fobiche verso la vita sociale. La
regressione implica una tendenza a relazioni fantastiche inesistenti per
compensare le scarse relazioni oggettuali. Infine la dissociazione comporta l’
53
Cfr. T. Cantelmi, Psicopatologia delle condotte on line, in V. Caretti e D. La Barbera (a cura di),
Psicopatologia delle realtà virtuali, cit., p.108.
54
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
35
avere dei confini labili dell’Io, dispersione del Sé, depersonalizzazione, cioè
distacco ed estraneamento da se stessi fino alla perdita del contatto con la realtà.
Torniamo così ai dibattiti che ho già citato nell’introduzione: a questo punto
infatti si introduce un altro studioso italiano Giorgio Nardone, il quale dice che è
improprio parlare di dipendenza, ma è meglio parlare di compulsione, perché non
è il bisogno di diminuire le sensazioni negative dovute alla sospensione dell’uso
(ovvero l’astinenza) che fa rimanere l’utente su Internet, ma è la ricerca di
sensazioni piacevoli che viene soddisfatta via via che siamo su Internet. Secondo
Nardone questi sono segni clinici simili al disturbo ossessivo-compulsivo dove la
persona cerca di mantenere il controllo su una situazione vissuta con terrore, che
diventa una gabbia da cui la persona non riesce più a liberarsi. Secondo lui non
c’è una vera psicopatologia di Internet, ma c’è un disturbo che viene influenzato e
quindi complicato da un suo precedente utilizzo 55.
2.2 Classificazione dell’Internet dipendenza
Durante la ricerca di testi o articoli che parlassero di dipendenza da Internet per il
lavoro di questa tesi, mi sono imbattuta specialmente in rete, in definizioni di
questo disturbo in termini di dipendenze comportamentali. In realtà le dipendenze
comportamentali non sono presenti nel DSM IV-TR56. Nell’asse I del DSM
troviamo i disturbi del controllo degli impulsi che comprendono: il gioco
d’azzardo patologico, la cleptomania, la piromania, la tricotillomania, il disturbo
esplosivo intermittente e il disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti
specificato57. Il disturbo da controllo degli impulsi è caratterizzato dalla mancanza
della capacità di resistere ad un impulso o ad una tentazione impellente, la persona
55
Cfr. L. Valleri, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., pp. 142-144.
56
DSM è l’acronimo di “Manuale diagnostico e Statistico dei disturbi mentali”.
57
Ivi, pp. 148-149.
36
ha un deficit della volontà nel momento esecutorio del comportamento, in pratica
non riesce a fare a meno di commettere un certo atto.
La dipendenza da Internet non è inserita ancora nel DSM, ma secondo La Barbera
potrebbe essere inserito all’interno dei “Disturbi del controllo degli impulsi”, dove
è già presente il gioco d’azzardo patologico; attualmente infatti viene inserito tra il
disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato. La Barbera ha
parlato anche degli studi preliminari del DSM V dove verrà introdotta la categoria
Reward Dependance Disorders associata a Substance Use Dependence Disorders,
in questo modo: “potrebbe indicare la futura determinazione dei revisori del
DSM a definire questa nuova categoria diagnostica delle dipendenze
comportamentali o dipendenza da gratificazione, all’interno della quale possono
trovare posto le nuove dipendenze patologiche, comprese quelle tecno mediate.”58
2.3 Fattori di rischio di dipendenza da Internet
Secondo Cantelmi (2000) non è facile capire le caratteristiche e i fattori
predisponenti in grado di dire quali sono le persone a rischio di abuso. L’autore
sostiene però che la presenza di difficoltà psicologiche (problemi familiari,
relazionali, ecc.) o psichiatriche (disturbi di personalità, fobia sociale, ecc.)
possono essere dei fattori di rischio. Resta comunque complicato individuare ogni
possibile utilizzatore a rischio, poiché la rete è frequentata da tutti e le motivazioni
che spingono ogni soggetto a ricorrere a Internet sono molteplici e potenzialmente
infinite. Morahan e Martin sostengono che i soggetti di sesso maschile potrebbero
avere una maggiore propensione a sviluppare una dipendenza da Internet perché
58
Ivi, p.149.
37
fanno un uso particolare della rete, questi sono più dediti ad attività a più alto
rischio di “intossicazione” quali i videogiochi, sesso virtuale e gioco d’azzardo59.
Wallace (2000) secondo i suoi studi sostiene che le persone con elevato “locus of
control” interno, sarebbero maggiormente attratte dalla Rete per le sensazioni di
controllo che questa offre (la possibilità di poter scegliere sempre quello che si
vuole visitare, quando terminare una comunicazione, ecc.)60.
Nel testo “Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici” l’autore Luca
Vallario psicologo e psicoterapeuta ci parla della ricerca del Centro Psyche di
Latina, dove si cerca di identificare la “popolazione a rischio” di Internet
dipendenza. Secondo questo studio i comportamenti a rischio sono il risultato
dell’incontro e delle motivazioni individuali e le condizioni socio-culturali.
Bisogna fare almeno quattro considerazioni:
-
I comportamenti a rischio sono sempre più frequenti tra gli adolescenti.
-
Si compiono i comportamenti a rischio che riteniamo essere i meno
pericolosi.
-
Il rischio deriva dalla multifattorialità, sono pochi i comportamenti agiti in
maniera esclusiva e molti sono correlati ad altri. Spesso infatti si tende ad
associare più comportamenti a rischio di diverse tipologie.
-
I comportamenti a rischio hanno cambiato rotta, infatti oggi prendono
sempre più piede comportamenti di chiusura, quelli definiti del “rifugio in
sé”.
Vallario riassume approfonditamente le ricerche sui fattori di rischio di Internet
dipendenza che sono state fatte da diversi studiosi. Tra le più interessanti e
importanti ricerche ricordo quelle di Kimberly Young del 1996, dove ci indica che
il 54% dei dipendenti da Internet avrebbe già avuto una precedente storia di
59
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
60
Ibidem.
38
depressione, il 34% sintomi di ansia, il 52% dei problemi alcool correlati. Young
parla anche del rischio che c’è per le persone che hanno bassa stima di sé, paura
del rifiuto degli altri e bisogno di approvazione. Gli adolescenti e gli studenti
universitari, come ci dice Young, sono particolarmente sensibili alle attrattive
delle chat e dei giochi interattivi e quando vengono presi da questo mondo
possono cominciare a restare svegli tutta la notte rendendosi così molto stanchi di
giorno con conseguenze negative nel rendimento scolastico. Questo mondo
virtuale piano piano li porta a isolarsi dagli altri e ad attivare una serie di bugie in
famiglia per nascondere quello che gli sta accadendo. Sempre secondo i suoi studi
le persone più a rischio sono quelle tra i 15 e i 40 anni, che presentano carenze
comunicative legate a problemi psicologici e/o psichiatrici, emarginazione,
difficoltà familiari e relazionali. Indica anche altri fattori che possono predisporre
a questa dipendenza, quali l’elevato grado di informatizzazione negli ambienti di
lavoro, turni notturni lavorativi e l’isolamento geografico (abitare in una zona
poco popolata)61.
Del Miglio nel 2006 compie una ricerca dove trova una relazione tra l’abuso di
Internet e l’impulsività, la suscettibilità alla noia e la ricerca di esperienze nuove.
Tonino Cantelmi scrive che le persone con difficoltà a comunicare nella normalità
(realtà) sono soggetti con personalità ossessivo-compulsiva, o tendono al ritiro
sociale o all’inibizione relazionale. La Barbera nel 2005 associa il rischio di
Internet dipendenza a persone con disturbo depressivo, ossessivo-compulsivo e
polidipendenze, ma trova anche una forte relazione tra questa dipendenza e il
burn-out, la disoccupazione, i problemi familiari e la solitudine 62.
Per quanto riguarda l’internet dipendenza devo limitarmi a parlare esclusivamente
dei fattori di rischio poiché non esistono ancora dei dati statistici certi e la ricerca
in questo ambito è ancora “appannata”: escono infatti spesso dati (su riviste, libri
e pagine web) che differiscono molto tra loro e che non hanno delle fonti sicure di
61
Cfr. K. S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet, cit. pp. 46-49.
62
Cfr. L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., pp. 123-129.
39
ricerca. Spesso queste ricerche vengono fatte in rete tramite test, oppure si basano
sugli utenti che realmente si sono rivolti ad un servizio per chiedere aiuto (anche
se come vedremo in seguito in Italia sono estremamente pochi i servizi che
vengono offerti), ma ancora siamo distanti da dei dati che ci possono indirizzare
maggiormente verso il fenomeno.
40
Capitolo 3
Modelli educativi e riabilitativi di disintossicazione dalla rete
Affrontare il tema degli interventi educativi secondo me deve essere sempre al
centro dell’interesse di ogni studente di corsi universitari che formano educatori
professionali e di ogni educatore professionale, è infatti anche attraverso la
conoscenza di metodi che si costruisce il nostro “sapere professionale” e quindi la
professione dell’educatore professionale assume la sua specificità e la sua forza.
Nel testo proposto da Anep (Associazione Nazionale Educatori Professionali) “Il
“Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la
formazione”63 gli autori cercano di individuare al meglio i campi di attività, la
pianificazione degli interventi educativi rivolti sia alle comunità-gruppi che alla
persona, le funzioni di educazione e riabilitazione, l’organizzazione, il
coordinamento e gestione di strutture e risorse, la formazione di studenti e di
educatori professionali, le attività di ricerca.
Come punto di partenza voglio riportare una parte della tabella delle funzioni di
pianificazione dell’intervento educativo e delle funzioni di educazione e
riabilitazione rivolto alla persona secondo il modello proposto da Anep 64. Ho
scelto di inserire esclusivamente questa tabella, poiché è la più pertinente per
questo lavoro di tesi. In questa tabella nelle colonne relative alle competenze sono
presenti delle croci che stabiliscono (su scala 0, +, ++) l’importanza di
competenza in ciascuna attività.
63
Cfr. F. Crisafulli, L. Molteni, L. Paoletti, P.N. Scarpa, L. Sambugaro, S. Giuliodoro, Il “Core
Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la formazione, Edizioni Unicopli,
Milano, 2010, pp.60-71.
64
Nel testo “Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee d’indirizzo per la
formazione” viene specificata la flessibilità di questo modello proposto e pongono l’attenzione
sul fatto che questo testo sia un punto di partenza per la professionalità dell’educatore e non un
“prodotto finito”, questo vuole essere l’inizio di un processo di “ricerca educativa”.
41
Funzione
di
Pianificazione Competenze
dell’intervento educativo rivolto alla nel
persona
Competenze
campo campo
intellettivo
comunicazione
interpersonale
Attività di accoglienza
Predisporre
spazi
e
modalità
di +
+
accoglienza per la persona e la famiglia
nei
diversi
contesti
educativo-
riabilitativi
Registrare/rilevare la domanda espressa
+
Attività di anamnesi
Registrare
dati
sociali,
clinici, +
ambientali, economici
Rilevare la storia del singolo, della +
+
famiglia, del contesto di vita
Individuare i dati significativi da ++
registrare sulla cartella
Attività di osservazione
Realizzare
un’analisi
delle +
caratteristiche della persona riferita alle
seguenti aree:
corporea,
cognitiva,
comunicativa e relazionale, nel setting
educativo, nel suo contesto familiare e
sociale
Descrivere le potenzialità e i limiti della ++
42
+
nel
della
persona
nella
cartella
o
scheda
d’identificazione
delle
personale
Attività
necessità educative
Analizzare e valutare i dati raccolti e +
confrontarli
con
+
l’èquipe
multidisciplinare
Valutare le risorse e i vincoli del ++
contesto che possono favorire o ridurre
lo
sviluppo
delle
autonomie
del
soggetto
Identificare i bisogni educativi secondo +
priorità
Attività di presa in carico e cura
Attivare una relazione significativa e di +
++
ascolto attivo con la persona
Accompagnare e sostenere la persona +
++
nel percorso educativo e/o riabilitativo
e durante lo svolgimento di attività
Accompagnare e sostenere la persona ++
++
nei momenti significativi, critici o
evolutivi
Accompagnare e sostenere la persona ++
per l’acquisizione di competenze di
mediazione,
contrattazione,
negoziazione
43
++
Costruire una rete di rapporti con i +
+
professionisti e le persone utili o
indispensabili alla cura della persona
Attività
di
progettazione,
programmazione e attuazione
Definire gli obiettivi educativi, gli +
indicatori di esito, le modalità e i tempi
di verifica
Esporre e condividere costantemente in +
èquipe
il
progetto
+
educativo-
riabilitativo
Definire il programma degli interventi +
+
insieme alla persona (dove possibile)
Definire
azioni
(tempi,
metodi, +
strumenti e risorse) e indicatori di
processo
Attuare
gli
interventi-azioni +
+
programmate, anche in collaborazione
con le risorse formali ed informali della
comunità,
in
una
dimensione
di
condivisione dell’esperienza
Monitorare
gli
interventi-azioni +
++
programmate in una relazione dialogica
e riflessiva con la persona
Adottare
gli
aggiustamenti
del +
programma sulla base della compliance
educativa e delle risposte dell’utente
44
++
Attività di follow up
Documentare
progettazione
i
risultati
utilizzando
della ++
++
strumenti
adeguati per la loro comunicazione
Realizzare una valutazione di processo ++
del progetto educativo
Valutare
l’esito
complessivo
del ++
progetto nei tempi previsti (T1, T2, T3)
Funzione
di
Educazione
e Competenze
riabilitazione
nel
Competenze
campo campo
intellettivo
Attività di educazione
++
delle potenzialità dell’individuo
Realizzare interventi volti a far emergere +
++
e sviluppare le attitudini e le capacità
dell’individuo
Attuare
programmi
finalizzati
allo +
++
sviluppo della partecipazione alla vita
quotidiana, di relazione, e d’impegno
attivo nella comunità
Realizzare
percorsi
di
orientamento +
scolastico e lavorativo appropriati alle
45
della
comunicazione
interpersonale
Attivare percorsi di scoperta e utilizzo +
nel
++
potenzialità e alle capacità dell’individuo
Realizzare
percorsi
di
sviluppo, +
++
rinforzo +
++
Realizzare percorsi di sviluppo del +
++
mantenimento e cura del corpo
Realizzare
percorsi
di
dell’autostima
pensiero critico, delle autonomie e delle
responsabilità
Attività di riabilitazione
Attuare interventi volti a favorire un re- +
++
investimento nella vita quotidiana, verso
gli oggetti, le persone, le relazioni e i
contesti di vita (casa, lavoro, servizio,
tempo libero…)
Realizzare percorsi volti al recupero di +
++
capacità e /o potenzialità dell’individuo
Realizzare percorsi di acquisizione e +
++
sviluppo di autonomie di vita, di
responsabilizzazione e socializzazione
Realizzare percorsi nell’ambito dello +
+
spostamento e della fruizione dei sevizi
territoriali
Realizzare
percorsi
di
inserimento +
+
lavorativo
Attivare
strategie
finalizzate
al ++
superamento di situazioni critiche, alla
46
++
riflessione
sui
influiscono
sullo
comportamenti
stato
di
che
salute,
all’adesione dell’utente al programma
terapeutico-educativo-riabilitativo
Ho scelto di inserire questa tabella perché può essere un punto di partenza per un
educatore professionale per strutturare il suo intervento educativo, in questo caso
nell’ambito delle nuove dipendenze. Come vedremo in questo capitolo tratterò i
modelli educativi e riabilitativi di disintossicazione dalla rete proposti da tre
studiosi della dipendenza da Internet: Kimberly Young, Tonino Cantelmi e Luca
Vallario. Comincerò parlando delle strategie di disintossicazione secondo
Kimberly Young, le quali si possono ben inserire nelle attività educative e
riabilitative proposte nella tabella precedente.
3.1 “Strategie di disintossicazione” secondo Young
In questo lavoro ho parlato molto di Kimberly S. Young poiché questa grande
studiosa americana appena ha cominciato ad interessarsi alla dipendenza da
Internet, come prima cosa è “entrata in rete” e ha iniziato a navigare. In questo
suo “viaggio” ha conosciuto molte persone con questo tipo di problematica e ha
spontaneamente avuto un’intuizione che può sembrare banale, ma come vedremo
nel prossimo capitolo non è per niente scontata. Young ha utilizzato la rete stessa
come primo contatto con le persone con dipendenza da internet o i loro familiari,
questa studiosa costruì una pagina web con tanto di indirizzo e-mail e le persone
cominciarono a contattarla per chiederle aiuto65. Inizialmente Kimberly Young
basandosi sugli stessi criteri usati per la diagnosi del gioco d’azzardo patologico e
dell’alcolismo, costruì un questionario da sottoporre agli utenti internet, in seguito
65
Cfr. K.S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet, cit., pp.XXIII-XXXIII
47
con le conoscenze che piano piano acquisiva grazie alla conoscenza delle persone
con questo tipo di problematica, mise a punto un questionario che attualmente è
quello più utilizzato al mondo per fare diagnosi di internet dipendenza. Altri
studiosi hanno costruito dei nuovi questionari basandosi su quello di Young. Il
test proposto da questa studiosa americana può essere utile in tre casi: il primo è
per chi già pensa o sospetta fortemente di essere dipendente da Internet e in questo
caso il test sarà utile per individuare le aree della vita che stanno subendo danni
dall’uso di internet; il secondo è per chi non è sicuro di essere dipendente da
internet, e in questo caso il test aiuterà a trovare una risposta ed iniziare a
quantificare il danno ricevuto; il terzo è per chi sospetta o teme che le persone a
lui vicine possano essere internet dipendenti e quindi può sottoporre a questa
persona il test. Il test è composto da 20 item a cui si può rispondere in base a
questa scala:
1= mai
2=raramente
3=ogni tanto
4=spesso
5=sempre
Le domande sono:
1. Quante volte vi siete accorti di essere rimasti online più a lungo di quanto
intendevate?
2. Vi capita di trascurare le faccende domestiche per passare più tempo
online?
3. Vi capita di preferire l’eccitazione offerta da Internet all’intimità con il
vostro partner?
4. Vi capita di stabilire nuovi rapporti con altri utenti online?
5. Accade che le persone attorno a voi si lamentino per la quantità di tempo
che passate online?
6. Accade che i vostri studi risentano negativamente della quantità di tempo
che passate online?
7. Vi capita di controllare la vostra e-mail prima di fare qualche altra cosa
importante?
48
8. La vostra resa sul lavoro o la vostra produttività sono influenzate
negativamente da Internet?
9. Vi capita di stare sulla difensiva o di minimizzare quando qualcuno vi
chiede che cosa fate online?
10. Quante volte vi ritrovate a scacciare i pensieri negativi sulla vostra vita
con il pensiero consolatorio di Internet?
11. Vi capita di scoprirvi a pregustare il momento in cui andrete nuovamente
online?
12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e
senza gioia?
13. Vi capita di scattare, alzare la voce o rispondere male se qualcuno vi
disturba mentre siete collegati?
14. Perdete ore di sonno perché restate alzati fino a tardi davanti al
computer?
15. Vi capita di concentrarvi col pensiero su Internet quando non siete al
computer, o di fantasticare di essere collegati?
16. Vi capita di scoprirvi a dire “ancora qualche minuto e spengo” quando
siete online?
17. Avete già tentato di ridurre la quantità di tempo che passate online senza
riuscirvi?
18. Cercate di nascondere quanto tempo passate online?
19. Vi capita di scegliere di passare più tempo online anziché uscire con gli
altri?
20. Vi capita di sentirvi depressi, irritabili o nervosi quando non siete
collegati, mentre state benissimo quando siete nuovamente davanti al
computer?
Dopo che la persona ha risposto a tutte le domande, bisogna fare la somma delle
cifre assegnate ad ogni risposta, ottenendo così un punteggio. Più alto è il
49
punteggio, maggiore è il livello di dipendenza e più numerosi sono i problemi
causati dall’uso di internet. Questa scala serve per “misurare” il punteggio:
-20/39 punti: la persona ha un “normale” utilizzo di Internet. A volte può capitare
di navigare in rete un po’ troppo a lungo, ma la persona ha il controllo della
situazione.
-40/69 punti: la persona ha già diversi problemi a causa di Internet. C’è bisogno di
soffermarsi a riflettere sull’impatto di questa tecnologia nella propria vita.
-70/100 punti: la persona a causa dell’abuso di Internet ha problemi notevoli nella
vita ed è importante affrontarli subito.
Dopo che la persona ha identificato la categoria in cui è compreso il punteggio
finale, deve andare a riguardare le domande a cui ha assegnato un 4 o un 5, per
meglio individuare quali sono le aree della vita che più stanno risentendo dei
problemi connessi all’uso smodato della rete66.
La fase della compilazione del questionario avviene dopo il primo contatto ovvero
dopo la richiesta di aiuto della persona o del familiare. Se la persona dal risultato
del test, capisce di avere un problema e vuole risolverlo, Young ha strutturato un
modello con “20 strategie di disintossicazione” 67, queste vengono utilizzate dalla
studiosa in base ai bisogni della persona (che emergono dal test) e dalle diverse
situazioni oppure possono essere utilizzate dalle persone vicine a quella che ha dei
problemi. Il suo metodo di intervento è cognitivo-comportamentale.
La prima strategia è: “riconoscere quello che si sta perdendo”. In questa fase la
persona comincia a fare un vero e proprio inventario delle cose che ha eliminato
o trascurato a causa del tempo che passa su Internet. La persona può fare anche un
confronto o utilizzare come punto di partenza la “top ten” proposta da Young
ovvero:
1. Passare il tempo con il partner o con la famiglia
66
Cfr. K.S. Young, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet, cit., pp. 18-21.
67
Ivi, pp.34-36.
50
2. Faccende e obblighi quotidiani
3. Dormire
4. Leggere
5. Guardare la T.V.
6. Passare il tempo con gli amici
7. Fare esercizio fisico
8. Hobby
9. Rapporti sessuali
10. Uscite (cinema, teatro, concerti…)
Quando la persona scriverà le attività che avrà trascurato o cancellato
completamente dalla sua vita da quando abusa di Internet, farà una classifica
assegnando ad ogni attività un punteggio da 1 a 3:
1= molto importante
2= importante
3= non molto importante
In questa strategia la persona dovrà cercare di ricordare come era la sua vita prima
di abusare di Internet.
La seconda strategia è: “Valutare il tempo trascorso online”. Mediamente le
persone conosciute da Young con problemi di dipendenza da Internet
trascorrevano circa 38 ore settimanali sulla rete, anche se non esiste un numero
superato il quale ci si può dire dipendenti da Internet 68. In questa strategia si
chiede alla persona di prendere nota del numero effettivo delle ore passate su
Internet. Per iniziare la persona dovrà fare un elenco delle categorie delle attività
online che preferisce e ordinarle in base al tempo (specificato) che ci trascorre.
Sommando settimanalmente le ore trascorse in ogni luogo virtuale, la persona
68
Ivi, pp. 38-40.
51
determinerà quanto tempo sottrae alla propria vita quotidiana e alle relazioni con
gli altri.
La terza strategia di disintossicazione è: “Utilizzare tecniche di gestione del
tempo”, Young delinea quattro diversi percorsi di gestione del tempo 69.
1. Coltivare un’attività alternativa
2. Utilizzare i modelli di utilizzo della rete (orario in cui ci si collega o
situazioni che predispongono alla connessione) e fare esattamente il
contrario
3. Stabilire dei fermi esterni come segnali di disconnessione
4. Inserire delle ore nei programmi settimanali da destinare ad Internet
La quarta strategia è: “Trovare un sostegno nel mondo reale”, in questa fase la
persona deve cercare di comprendere quali bisogni stava cercando di soddisfare
online e cercare di realizzarli nella vita reale, ricorrendo alle persone ed alle
risorse che le stanno attorno, in particolare Young in questa fase prevede l’inizio
di un percorso con gruppi di auto-aiuto 70.
La quinta strategia è: “Riconoscere ciò che fa scattare il comportamento
ossessivo”, in questa fase la persona quando sta per immergersi nella rete deve
cercare di fermarsi a riflettere su quello che prova dentro di sé, e completare la
frase:
Poco prima di collegarmi ad Internet, mi sento……………………..........................
Dopo questa, c’è un’altra frase da compilare:
Quando sono impegnato nella mia attività preferita su Internet, mi sento………..
69
Ivi, pp. 42-43,
70
Ivi, pp. 51-52.
52
Compilando queste frasi la persona riconosce i suoi stati emotivi e consente di
vedere da cosa sta cercando di fuggire e di mettere a fuoco ciò che spera di
raggiungere quando sarà online 71.
La strategia numero 6 è: “Portare con sé schede promemoria dei messaggi
positivi”, le schede promemoria sono due. In una scheda la persona scriverà quali
sono i problemi principali causati dalla dipendenza da Internet, nell’altra scheda
scriverà i cinque vantaggi principali che la persona avrebbe limitando l’uso di
Internet. Queste schede devono essere inserite nel portafoglio (in modo da portarle
sempre con sé) e quando la persona si trova in difficoltà e sarebbe tentata di
collegarsi ad Internet anziché fare qualcosa di più produttivo o più salutare, tirare
fuori la schedina e rileggerla per ricordarsi ciò che la persona vuole evitare e ciò
che vuole fare per sé stessa72.
La settima strategia è: “Fare passi concreti per centrare i veri problemi”, in
questa fase la persona si propone di compiere certe azioni giornaliere per
raggiungere determinati obiettivi73.
La strategia numero 8 è: “Ascoltare le diverse voci della negazione”, in questa
fase la persona analizza le varie forme di negazione del problema e cerca di
individuare quale negazione utilizzava con se stessa e con i propri cari. Le
tipologie di negazione individuate da Young sono: alzare un muro; minimizzare;
dare la colpa agli altri; cercare giustificazioni; razionalizzare; attaccare
direttamente74.
La nona strategia è: “Affronta la solitudine”, questa fase è costituita da tre
suggerimenti, specialmente per le persone più introverse che hanno cercato di
instaurare relazioni online. Il primo è quello di trasferire le qualità positive che la
71
Ivi, pp.54-56.
72
Ivi, p. 63.
73
Ivi, p. 64.
74
Ivi, pp.67-68.
53
persona si era attribuita online anche offline; il secondo è quello di modificare le
situazioni, considerando così le circostanze di vita come influenti sulla solitudine;
il terzo è quello di analizzare le sensazioni difficili di affrontare75.
La decima strategia è: “Riconoscere i sette segnali che indicano l’esistenza di un
amore al computer”, questa è utilizzata per le persone che temono che il proprio
partner abbia trovato l’amore su Internet, la persona che ha questi dubbi dovrà
domandarsi se ha riscontrato certi segnali nel comportamento del partner:
cambiamenti nelle abitudini del sonno; ricerca della privacy; trascurare le
faccende domestiche; mentire spudoratamente; cambiamenti di personalità;
perdita d’interesse per il sesso; minore impegno e dedizione nel rapporto.
Individuare se il partner ha una relazione d’amore online è utile per cercare di
comprendere quali sono i problemi nel rapporto e cercare un aiuto per evitare che
la coppia si distrugga 76.
La strategia numero 11 è : “Seguire le sette regole della comunicazione”, se dopo
la strategia numero 10, la persona ha compreso che il proprio partner ha una
relazione virtuale, con questa strategia si mette a punto come meglio comunicare
con la persona dipendente da internet. Le strategie sono sette: stabilire gli obiettivi
specifici; trovare il momento adatto per parlare; decidere cosa preme soprattutto
dire; parlare in prima persona e senza esprimere disapprovazione; ascoltare con
empatia; essere preparati ad una reazione negativa; prendere in considerazione
delle alternative 77.
La dodicesima strategia è: “Stare attenti ai segnali d’allarme nei ragazzi”, questa
strategia serve ai genitori che non riescono a comprendere qual è l’uso che i propri
figli fanno della rete, Young indica così dei criteri per individuare quali possono
essere i campanelli d’allarme di un figlio dipendente da Internet. Questi sono: la
75
Ivi, pp. 95-97.
76
Ivi, pp. 102-104.
77
Ivi, pp. 113-116.
54
stanchezza eccessiva; problemi scolastici; diminuzione dell’interesse per gli
hobby; isolarsi dagli amici; disobbedienza e ribellione78.
La strategia numero 13 è: “Intervenire con ragazzi Internet-dipendenti” se il
proprio figlio è dipendente da internet Young consiglia di utilizzare le tecniche di
comunicazione proposte dalla strategia numero 11, in particolare per parlare con il
proprio figlio è necessario: presentare un fronte unito; dimostrare affetto e
interesse per il figlio; assegnare un diario del tempo passato su Internet; stabilire
delle regole di connessione ad Internet ragionevoli; mettere il computer dove
possiate vederlo; incoraggiare altre attività; sostenere il proprio figlio e non
legittimarlo; se necessario fare ricorso a risorse e servizi esterni 79.
La quattordicesima strategia è: “Insegnare ai propri figli cosa fare e cosa non
fare”, considerando i pericoli che ci sono in rete è dovere di ogni genitore di
educare il proprio figlio ad una navigazione responsabile, facendogli conoscere i
rischi, inoltre dovrà tutelarlo da incontri o situazioni rischiose online 80.
La strategia numero 15 è : “Come curare uno studente Internet-dipendente”81, in
questa strategia ci sono cinque suggerimenti utili da considerare quando si
avvisano i segnali d’allarme della dipendenza da internet da parte di uno studente
universitario. Raccogli informazioni sul problema; elimina le abitudini più
distruttive nell’utilizzo di internet; partecipa alle attività sociali offerte dalla tua
università; scopri le biblioteche universitarie; parla agli altri studenti della
dipendenza da Internet82.
78
Ivi, pp.127-128.
79
Ivi, pp. 129-131.
80
Ivi, pp. 140-141.
81
Quando Young parla di studenti universitari si riferisce a quelli americani, quindi questa
strategia è riferita ad un sistema universitario diverso dal nostro, dove le possibilità e i bisogni
degli studenti sono diverse da quelle degli studenti italiani.
82
Ivi, pp. 161-162.
55
La sedicesima strategia è: “Riconoscere i segnali d’allarme sul posto di lavoro”,
in questa strategia sono elencati i segnali d’allarme della dipendenza da Internet
sul posto di lavoro. Questi sono: calo della produttività; aumento degli errori;
minore interazione con i colleghi; sguardi di sorpresa quando ci si avvicina alla
loro scrivania; minore tolleranza delle condizioni sul posto di lavoro; eccessiva
stanchezza; aumento delle assenze per malattia, ritardi ripetuti e appuntamenti dal
medico a metà giornata.
La strategia numero 17 è: “ Aiuto per il lavoratore Internet-dipendente”, la
strategia è indirizzata alle aziende che vogliono aiutare i loro dipendenti. Si basa
su: fare le domande giuste sul problema della persona, non punirla, ma aiutarla
dandogli informazioni; stabilire se la persona vuole essere aiutata; cercare un
programma di riabilitazione adeguato o un consulente esperto; rafforzare il
controllo sull’accesso a Internet83.
La strategia di disintossicazione numero 18 è: “Considerare le conseguenze a
lungo termine”, ovvero cercare di considerare le conseguenze negative dell’uso
patologico della rete proiettandole nel futuro dei prossimi mesi. Per fare questo è
consigliato porsi certe domande: A chi sto facendo del male? A che punto sarò
della mia carriera lavorativa o scolastica tra un anno? Dove posso trovare
maggiori gratificazioni per il mio tempo, i miei sforzi e la mia energia? Chi ero
prima di farmi prendere da questa nuova ossessione, e voglio davvero continuare
ad allontanarmi da quella persona? Voglio veramente sprecare così tanto tempo?
Quando la persona avrà evidenziato le conseguenze negative a lungo termine
sull’abuso della rete, sarà più motivata a moderare le abitudini, rendendo così più
facile l’utilizzazione di tecniche di gestione del tempo e le altre strategie descritte
fino ad ora84.
La diciannovesima strategia è: “Cinque consigli per un percorso di
disintossicazione”, questi sono: evitare le ricadute; essere pazienti con sé stessi;
83
Ivi, pp. 177-178.
84
Ivi, pp. 187-189.
56
sentirsi orgogliosi dei tentativi fatti; individuare ciò che fa scattare il
comportamento ossessivo; farsi aiutare dai propri cari85.
L’ultima strategia è: “Riconoscere i segnali dell’avvenuta disintossicazione”
ovvero: riuscire a rispettare le ore stabilite da passare online ogni settimana; le
persone care dicono di notare delle differenze nelle abitudini dell’uso della rete e
nel comportamento nei loro confronti; restare nel budget prestabilito per i servizi
online; eseguire la propria professione e i propri studi come precedentemente
all’utilizzo della rete; aver riscoperto gli hobby abbandonati; comunicare
maggiormente con le persone reali; vedere con una luce diversa le persone che
hanno problemi con la rete, poiché se ne riconosce i problemi; quando si utilizza
la rete sentirsi meno tentati di riprendere le abitudini di un tempo; avere un
maggior desiderio di uscire con le persone care; nel ripensare al periodo di
dipendenza da Internet vedersi come una persona completamente diversa 86.
In questo paragrafo ho riassunto brevemente le strategie di Young per
“disintossicarsi dalla rete”. Come si può notare alcune di queste strategie rientrano
nelle competenze dell’educatore professionale e quindi potrebbero essere
utilizzate come utili strumenti educativi per aiutare la persona nel riconquistare la
propria autonomia da Internet.
3.2 Il “trattamento” secondo Cantelmi e l’intervento di Vallario
In questo paragrafo parlerò della presa in carico secondo due studiosi italiani:
Tonino Cantelmi e Luca Vallario.
Lo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi è stato tra i primi in Italia ad
interessarsi alla dipendenza da Internet. Insieme a Del Miglio e Gamba ha
costruito il test UADI “Uso, abuso e dipendenza da internet”, presso l’Università
85
Ivi, pp. 192-193.
86
Ivi, p. 200.
57
“La Sapienza” di Roma. Questo questionario è l’unico strumento italiano ad
essere validato sulla popolazione 87. Il questionario è composto da 80 item88 seguiti
da una griglia di risposta secondo una scala Likert a 5 punti:
1= Assolutamente falso; 2= Piuttosto falso; 3= Né vero né falso; 4= Abbastanza
vero; 5= Assolutamente vero
Visto che gli item del questionario sono molti, ho deciso di riportare
esclusivamente le aree indagate che riassumono molto bene il test.
Le dimensioni indagate dal test sono cinque89:
-
Evasione Compensatoria: tendenza ad evadere dalle difficoltà quotidiane
mediante Internet;
-
Dissociazione: la comparsa di esperienze sensoriali bizzarre, la tendenza
alla alienazione e alla fuga dalla realtà;
-
Impatto sulla vita reale: la comparsa di conseguenze sulla vita reale, il
cambiamento di abitudini, umori e rapporti sociali;
-
Sperimentazione: la propensione ad usare Internet per sperimentare parti
del sé o/e per cercare nuove emozioni;
-
Dipendenza: la comparsa di sintomi di dipendenza, come il progressivo
aumento del tempo di collegamento, la compulsività e l’eccessivo
coinvolgimento90.
87
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, p. 13.
88
In seguito con l’analisi fattoriale 5 item sono stati esclusi dal test.
89
Cit., C. Del Miglio, A. Gamba, T. Cantelmi, http://www.cedostar.it/uadi.htm, 2001, cons.
30/07/2010.
90
Cit., T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, p. 13.
58
Dopo il questionario proposto da Del Miglio, Gamba e Cantelmi, quest’ultimo
evidenzia delle “proposte di trattamento” per le persone con dipendenza da
Internet. Le proposte di Cantelmi sono 91:
-
Gruppi di auto-aiuto: formati da persone che hanno lo stesso problema,
cercano di condividere le proprie esperienze e di ascoltarsi per riacquistare
il controllo sulla rete.
-
I dodici passi: ovvero un percorso che cerca il recupero personale e
spirituale dell’individuo tramite un percorso simile a quello degli Alcolisti
Anonimi92.
-
Counseling terapeutico: attraverso la presa di coscienza del problema,
cerca di promuovere il cambiamento psicologico.
-
Psicoterapia individuale: è particolarmente indicata nel caso in cui la
dipendenza da internet sia accompagnata da una patologia pregressa,
permettendo di raggiungere maggiore consapevolezza di sé per
promuovere il cambiamento.
91
Ivi, p. 15.
92
Merita citare il metodo degli Alcolisti Anonimi dei dodici passi: 1) Abbiamo ammesso di essere
impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili. 2) Siamo giunti a
credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione. 3) Abbiamo preso la
decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo
concepirLo. 4) Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi. 5)
Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei
nostri torti. 6) Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti
di carattere. 7) Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti. 8) Abbiamo fatto un
elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai
danni recati loro. 9) Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile,
tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri. 10) Abbiamo
continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo
subito ammesso. 11) Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il
nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci
conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla. 12) Avendo ottenuto
un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo
messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.
59
-
Strategie di disintossicazione: utilizzando strategie comportamentali sono
particolarmente utili ad affrontare e risolvere il problema della dipendenza.
Alcune delle proposte di Cantelmi rientrano nelle competenze educative e
riabilitative dell’educatore, come proporre il questionario e le strategie di
disintossicazione (che in questo caso non vengono specificate, ma che ad esempio
possono essere anche quelle proposte da Young). Cantelmi non ci parla di come
avviene il primo approccio con la persona dipendente da Internet, però ci deve far
riflettere il fatto che è presente nella pagina web: www.psychoinside.it, dove
insieme ad altri professionisti (medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti)
offrono un servizio informativo e di consulenza psicologica online, ovviamente
nel rispetto delle norme professionali e dei codici deontologici vigenti93. Segnalo
che anche altri suoi colleghi (come ad esempio Daniele La Barbera), offrono un
servizio di psicoterapia privatamente e dispongono di pagine web in cui è inserito
il proprio indirizzo e-mail per la prima consulenza e il primo contatto con l’utente
Internet dipendente94.
Passo adesso a Luca Vallario, l’autore di “Naufraghi nella rete”, che propone una
“procedura di intervento” dedicata agli adolescenti95. Vallario prevede un primo
contatto telefonico con l’utente, che può avvenire tramite il paziente stesso o un
familiare. Nel primo contatto ci sarà la raccolta dei dati anagrafici e del recapito
della persona e delle informazioni generali sul disturbo (in particolar modo: la
gravità, la persona che più si è preoccupata, l’inizio del rapporto con l’utente e la
creazione dei presupposti per iniziare l’intervento diagnostico terapeutico) 96. La
fase diagnostica è articolata in questi passaggi: prima visita, valutazione medica,
valutazione psicologica individuale e familiare, formulazione della diagnosi,
restituzione della diagnosi e proposta di trattamento. Il trattamento proposto da
93
Ibidem.
94
Cfr., D. La Barbera, http://www.siptech.eu/index.php, 2010, cons. 02/08/2010.
95
Cfr., L. Vallario, Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, cit., p. 218.
96
Ivi, pp. 218-219.
60
Vallario prevede la multidisciplinarietà terapeutica quindi il coinvolgimento di
diverse competenze, in particolare in tutto il suo intervento è citato l’intervento di
psicologi, psichiatri e medici di medicina generale, ma non è presente la figura
dell’educatore professionale. Secondo Vallario le figure coinvolte nel trattamento
devono essere le stesse che hanno fatto l’anamnesi, quindi medici e psicologi.
L’autore prevede un trattamento psicologico individuale, un trattamento familiare
e la proposta di un trattamento di gruppo. Quest’ultimo, per lo studioso, deve
essere condotto da figure professionali diverse da quelli responsabili di tutti gli
altri trattamenti e in particolare si propone di favorire le capacità di autoosservazione, il confronto dei propri vissuti e delle proprie esperienze,
l’attivazione delle relazioni, l’analisi delle dinamiche interattive. Il lavoro di
gruppo deve essere a cadenza mensile e può essere strutturato sul confronto, sul
raccontato e sul vissuto delle esperienze mediatiche. Inizialmente si lavorerà sulle
esperienze dei partecipanti sul loro rapporto con la realtà virtuale e della sua
incidenza sulla vita quotidiana. Quando si comincerà a parlare del vissuto, questo
sarà supportato dalla visione di film per riflettere sulla dimensione reale e
virtuale97. Il lavoro di gruppo può essere guidato da un educatore professionale.
3.3 Raffronto tra strategie: punti di convergenza e differenze
Potrebbe essere molto interessante confrontare le strategie di Young, Cantelmi e
Vallario utilizzando la tabella proposta nel “Core competence dell’educatore
professionale”, ma rischierei di “intrappolare” le funzioni dell’educatore in un
rigido schema d’intervento. Un aspetto per me affascinante della professione
dell’educatore è quello relativo alla flessibilità (infatti la formazione
dell’educatore professionale è composta da saperi diversi). A questo proposito mi
piace ricordare le parole di Alessandro Mariani nel testo “Elementi di filosofia
97
Ivi, pp. 223-229.
61
dell’educazione” quando dice che la pedagogia è un sapere che va sempre
discusso senza pretendere di poterlo fissare 98. Per questo, ci tengo a ripeterlo
ancora una volta, la tabella del “Core competence dell’educatore professionale”,
come hanno specificato alcuni autori durante la presentazione del libro al
Congresso Nazionale del 10 febbraio 2010 a Bologna, è un punto di partenza, di
riferimento e non deve essere visto come un rigido schema d’intervento. Partendo
da questi presupposti analizzerò alcuni nodi importanti che bene identificano il
lavoro dei tre studiosi utilizzando per alcune parti riferimenti alla tabella del
“Core competence dell’educatore professionale”.
Per prima cosa analizzerò la denominazione del loro intervento. Kimberly S.
Young denomina il suo intervento: “strategie di disintossicazione”. Come ho già
evidenziato precedentemente utilizza la parola “disintossicazione” per lanciare un
chiaro messaggio al lettore: la dipendenza da Internet è una dipendenza come le
altre. Cantelmi parla invece di “proposte di trattamento”, mentre Vallario propone
una “procedura di intervento”. Trovo che sia importante porre l’attenzione sulle
parole che gli studiosi scelgono per definire il loro lavoro, e per questo ci possono
aiutare le semplici parole utilizzate nel “Core competence dell’educatore
professionale”, ovvero “intervento”, nel caso dell’educatore professionale si
parlerà di “intervento educativo”.
Per quanto riguarda il primo contatto con la persona con Internet dipendenza, sia
Young che Cantelmi utilizzano anche la rete stessa. Entrambi gli studiosi infatti
sono presenti online con i propri indirizzi e-mail, attraverso la rete offrono
informazioni ai visitatori nei loro siti web, oppure una prima consulenza
psicologica per poi incontrarsi realmente ed eventualmente cominciare un
percorso di “disintossicazione”. Vallario, che in particolare descrive la sua
“procedura di intervento” per gli adolescenti, non fa nessun riferimento
all’utilizzo della rete come mezzo per entrare in contatto con le persone da parte
del professionista. Nel suo testo “Naufraghi nella rete” prevede un primo contatto
98
Cfr., A. Mariani, Elementi di filosofia dell’educazione, Carocci editore, Roma, 2006, p.13.
62
esclusivamente telefonico, nel quale ci sarà la raccolta di dati generali sulla
persona. Utilizzando sempre come stimolo di riflessione e punto di partenzariferimento il “Core competence dell’educatore professionale”, nelle attività di
accoglienza ritroviamo un primo punto fondamentale: “predisporre spazi e
modalità di accoglienza per la persona e la famiglia nei diversi contesti
educativo-riabilitativi”. Questo punto non è affatto banale, perché nel caso
dell’intervento con persone con Internet dipendenza si potrebbe tradurre nel primo
approccio già utilizzato da Young e Cantelmi, ovvero predisporre siti Web che,
come ho scritto nel primo capitolo di questa tesi, sono spazi virtuali. In questi
spazi virtuali l’educatore professionale può accogliere inizialmente tramite
indirizzo e-mail la persona o la famiglia che ha un problema.
Sia Young che Cantelmi hanno costruito un questionario per fare diagnosi di
Internet dipendenza. Young ha costruito questo strumento composto da 20 item
prima di Cantelmi, il test costruito da quest’ultimo è composto invece da 80 item
e divide le dimensioni indagate in cinque aree. I test indagano gli stessi aspetti e le
domande sono simili tra loro, anche se il test di Cantelmi è più approfondito e in
generale presenta una struttura diversa. Vallario99 non fa nessun riferimento
all’uso di particolari test per fare diagnosi, parla di una valutazione medica, di una
valutazione psicologica individuale e familiare, senza specificare gli strumenti
della valutazione.
L’ultimo importante nodo che reputo importante analizzare è quello relativo alle
“proposte di intervento” dei tre professionisti. Come si è notato nella parte del
capitolo dedicata alle strategie di Kimberly S. Young, la studiosa utilizza metodi
cognitivo-comportamentali di intervento. Tra le sue 20 strategie ritroviamo in
particolare due punti in comune con Cantelmi. Uno di questi è quello relativo alla
proposta di far partecipare la persona dipendente da Internet ad un gruppo di autoaiuto. L’altro punto comune è la condivisione dell’utilizzo di strategie
99
Ricordo che Vallario nel suo testo “Naufraghi nella rete” si riferisce esclusivamente
all’intervento con gli adolescenti.
63
comportamentali per affrontare il problema della dipendenza da Internet. Mentre
Young specifica le strategie comportamentali da proporre alla persona con il
problema e i suoi familiari, Cantelmi si limita a rilevarne l’importanza. Entrambi
gli autori condividono così lo stesso metodo. Cantelmi inoltre individua il metodo
dei dodici passi degli Alcolisti Anonimi come utile percorso che aiuta il recupero
personale e spirituale della persona. Per quanto riguarda la psicoterapia, ma qua
non siamo più nel campo dell’educatore professionale, questa è consigliata da tutti
e tre gli studiosi, anche se Vallario punta maggiormente su questo aspetto. In
particolare Vallario parla di un trattamento psicologico individuale, familiare e la
proposta di un trattamento di gruppo. Quest’ultimo studioso pensa in particolare al
trattamento di gruppo per favorire la capacità di auto-osservazione, il confronto e
l’attivarsi di relazioni reali. Una parte del trattamento di gruppo è anche dedicata
alla riflessione sulla dimensione reale e su quella virtuale.
Tra questi nodi importanti degli interventi dei diversi autori, possiamo facilmente
individuare una sorta di complicità tra Young e Cantelmi. Vallario invece rimane
distante dall’utilizzo di strumenti mirati per questa dipendenza, tranne che per il
trattamento di gruppo dove rispetto agli altri studiosi, prevede una riflessione più
generale sul mondo virtuale. Il fatto che Vallario costituisca un intervento per
persone con Internet dipendenza senza l’utilizzo di strategie mirate, ci porta ad un
altro tipo di approccio verso questo tipo di dipendenza ovvero il distanziarsi dalla
specificità della dipendenza e quindi dall’utilizzo di strumenti mirati per questa
problematica. Quest’ultimo approccio si potrà osservare in particolare nel
prossimo capitolo in cui parlerò della mia ricerca.
64
Capitolo 4
“Disintossicarsi da Internet” in Toscana: una ricerca.
In quest’ultimo capitolo presento e discuto i risultati di una indagine esplorativa
che ho effettuato da aprile ad agosto 2010 nei Ser.T toscani sul tema dell’Internet
dipendenza. Il capitolo prevede una prima parte in cui vengono illustrati e spiegati
gli obiettivi della ricerca. Nel secondo paragrafo vengono dapprima descritti i
metodi impiegati, ovvero il questionario strutturato e l’intervista in profondità, e
successivamente vengono esaminate le fasi dell’indagine, ovvero: la costruzione
del campione, la somministrazione del questionario, la raccolta delle interviste e
l’elaborazione dei risultati. Nel terzo paragrafo vengono analizzati e discussi i
risultati, basati su dati quantitativi e qualitativi. L’ultimo paragrafo è dedicato alle
conclusioni della ricerca.
4.1 Obiettivi della ricerca
La presente ricerca riguarda i servizi socio-sanitari per l’Internet dipendenza in
Toscana. Gli obiettivi primari di questa indagine possono essere così riassunti:
conoscere quali sono i Ser.T in Toscana che si occupano di Internet dipendenza,
descriverne il funzionamento, i metodi e i professionisti coinvolti approfondendo
specialmente il ruolo dell’educatore professionale, raccogliere dati anamnestici
generali sull’utenza con Internet dipendenza che si è rivolta a questi Ser.T.
La ricerca effettuata può essere definita come un’indagine conoscitivo-esplorativa
di taglio descrittivo. Essa infatti non ha nessuna pretesa di valutare l’efficacia del
funzionamento di questi servizi, né dei metodi utilizzati, né si propone di valutare
il loro impatto sull’utenza e sul territorio o di misurare le dimensioni dell’utenza.
Obiettivi di questa natura sarebbero stati difficilmente perseguibili, specie la
valutazione dell’efficacia del funzionamento e dell’impatto, data la scarsa
65
esperienza di questi Ser.T nel settore dovuta al basso numero di utenti Internet
dipendenti che si sono rivolti al servizio.
Inoltre, considerando l’esiguo numero di utenti Internet dipendenti che
attualmente si avvalgono di questi servizi, abbiamo a che fare con un campione di
soggetti estremamente ridotto, dunque scarsamente rappresentativo e quindi
statisticamente poco significativo. Ciò non autorizza a generalizzare le
conclusioni che trarremo dal nostro lavoro. Tuttavia, benché i risultati non
possano
essere
considerati
statisticamente
significativi,
essi
rimangono
significativi sul piano conoscitivo nella misura in cui non esistono indagini in
merito.
Infine, occorre precisare che, a causa del basso numero di utenti in carico a questi
Ser.T, è emersa una questione di carattere etico, che mi ha costretta a rinunciare
alla strada metodologica dell’analisi dei casi; infatti l’esiguo numero degli utenti
avrebbe fatto venir meno il loro anonimato e quindi la tutela della privacy
dell’utente-cittadino.
In breve, questa ricerca vuole essere una prima ricognizione dell’esistente
nell’ambito dei servizi che si occupano di Internet dipendenza e si focalizza sull’
acquisizione di quelle conoscenze preliminari necessarie per eventuali altre
ricerche volte ad approfondire queste tematiche sia dal punto di vista dell’utenza
che da quello dei servizi offerti.
4.2 Metodi e fasi dell’indagine
Gli strumenti utilizzati per la raccolta dei dati sono due: il questionario strutturato
e l’intervista qualitativa in profondità. Ho scelto di utilizzare questi due strumenti
perché mi permettevano di descrivere al meglio i Ser.T che si occupano di Internet
dipendenza, sia dal punto di vista quantitativo, sia dal punto di vista qualitativo.
Il questionario strutturato è uno strumento tipico della ricerca quantitativa e può
essere utilizzato anche per ricerche conoscitive. Per costruire un questionario
66
strutturato in un’indagine conoscitivo-esplorativa di taglio descrittivo bisogna
prima definire: lo spazio d’indagine, le aree d’indagine e le domande per coprire
le aree di indagine100. Per costruire il questionario ho dovuto in particolare tenere
in considerazione il fatto che è uno strumento di comunicazione con l’intervistato,
quindi i vocaboli utilizzati devono essere chiari e precisi, la formulazione delle
domande non deve indurre a certe risposte, inoltre ho dovuto considerare la
disposizione delle domande e il loro numero, scegliere come esporle e dare
informazioni su come compilare le risposte. Le domande in un questionario
strutturato possono essere aperte o chiuse: nel mio caso ho utilizzato entrambi i
tipi di domande, le prime per la loro utilità nelle indagini esplorative poiché non
erano prevedibili le risposte, le seconde quando avevo un’idea abbastanza chiara
delle possibili alternative. Le domande a risposta chiusa possono essere: con
alternativa (quando la risposta può essere o l’una o l’altra), a scelta multipla (una
risposta tra una serie di alternative), a risposta multipla (più risposte tra una serie
di alternative). Nel mio questionario mi sono avvalsa di tutte queste possibilità.
Il questionario che ho strutturato ha come spazio d’indagine il funzionamento dei
servizi per Internet dipendenza e i dati demografici oltre alle problematiche
dell’utenza Internet dipendente.
Il questionario si divide in quattro aree tematiche:
- Dati demografici generali sull’utenza.
- Tipologie di disagio relative all’Internet dipendenza.
- Tipologie di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza.
- Figure coinvolte nel servizio.
Nella prima area le domande riguardano il numero generale di utenti che ha in
carico il Ser.T, il numero di utenti con dipendenza da Internet divisi per sesso e
fasce d’età, l’aumento o meno del numero di utenti con questa problematica.
100
Cfr. F. Maggino, L’analisi dei dati nell’indagine statistica. L’esplorazione dei dati e la
validazione dei risultati, Firenze University Press, Firenze, 2005, pp. 3-4.
67
La seconda area si focalizza sulle tipologie di Internet dipendenza. A questo scopo
mi sono avvalsa delle classificazioni esistenti che ho esposto nel secondo capitolo
di questa tesi, una domanda inoltre riguarda l’eventuale comorbilità con altri tipi
di dipendenza o altre forme di disturbo psichico. L’ultima domanda di quest’area
indaga sulle relazioni tra età e tipologia di Internet dipendenza.
La terza area esplorativa del questionario riguarda la tipologia di servizi e di
interventi educativi per questa problematica, in particolare le domande vertono sui
seguenti aspetti: da quanto tempo il servizio si occupa di Internet dipendenza, se il
servizio è pubblicizzato nel territorio, come gli utenti hanno preso contatto con il
servizio, dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono
rivolte al servizio, su iniziativa di chi si sono rivolti al servizio, come funziona la
presa in carico, se offrono servizi di prevenzione primaria, che servizio offrono
per le persone con Internet dipendenza e quali metodologie utilizzano.
L’ultima area del questionario riguarda le figure coinvolte nel servizio e il loro
ruolo, quindi i professionisti, le famiglie e i gruppi di sostegno.
Riporto in Appendice 1 il questionario strutturato per meglio comprenderne la
struttura e il tipo di risposta richiesta. Oltre al questionario allego anche la
premessa che ho consegnato ai Ser.T, poiché rientra nella metodologia della
proposta del questionario, ovvero spiego brevemente il mio tipo di indagine
all’intervistato e come deve compilare il questionario. La spiegazione della ricerca
è essenziale per l’intervistato, quindi per la chiarezza dell’indagine svolta.
Il secondo strumento che ho utilizzato per questa mia indagine è l’intervista in
profondità. Questa intervista è stata effettuata dopo la restituzione dei questionari
strutturati da parte dei Ser.T. L’intervista in profondità, ovvero non strutturata, è
solitamente un’intervista qualitativa, con finalità di tipo conoscitivo, condotta
dall’intervistatore sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato101.
L’intervista in profondità varia a seconda della persona che si intervista, quindi il
101
Cfr. F. Maggino, L’analisi dei dati nell’indagine statistica, Firenze University Press, Firenze,
2005, pp. 19-23.
68
contenuto delle domande non è standardizzato e neanche l’ordine con cui si
pongono le domande. Gli unici elementi che si possono stabilire sono i temi
generali, altri argomenti possono poi nascere nel corso dell’intervista.
L’intervistatore propone inizialmente il tema che vuole approfondire e in seguito
se l’intervista accenna a degli argomenti ritenuti interessanti dall’intervistatore,
questo può incoraggiarli ad approfondirli ulteriormente. Condurre un’intervista in
profondità non è semplice perché si deve cercare di creare un’interazione con
l’intervistato, ed in particolare bisogna tenere presenti alcune norme: prima di
cominciare l’intervista ci devono essere delle spiegazioni preliminari sul tipo di
ricerca e sulle aree che verranno indagate, chiedere il consenso all’intervistato di
essere audio registrati e riscrivere le parole dell’intervistato senza dare
interpretazioni o modificandone il testo.
I professionisti che ho intervistato sono: il Dott. Scelfo, medico del Ser.T di P.zza
del Carmine di Firenze, la Dott.ssa Mannari psicologa e psicoterapeuto e la
Dott.ssa Federici educatrice professionale del Ser.T della Piana di Lucca, la
Dott.ssa Capacci educatrice professionale del Ser.T di Arezzo, il Dott. Cecchi
psicologo e psicoterapeuta del Ser.T di Via dell’arcolaio di Firenze. La domanda
iniziale era principalmente la solita, ovvero: “Com’è nato il vostro servizio per
persone dipendenti da Internet?”, ma poi il seguito dell’intervista variava a
seconda dell’intervistato e delle risposte che precedentemente mi avevano dato nei
questionari strutturati. I questionari sono stati strumenti utili per capire quali
aspetti sarebbero stati interessanti approfondire per una migliore descrizione del
servizio, del suo funzionamento e di vari aspetti riguardanti l’utenza.
Dopo questa descrizione sui metodi di ricerca e quindi degli strumenti di indagine,
passiamo ad esaminare le fasi di ricerca.
4.2.1 Costruzione del campione
Una delle parti più complesse di questo lavoro è stata quella della costruzione del
campione. È stato complicato scoprire chi si occupasse di Internet dipendenza,
69
poiché non è presente nessuna ricerca o mappatura del territorio sui servizi che si
occupano di questo, visto che non esiste ancora ufficialmente nessun servizio
proposto ad occuparsi di questo problema. Per trovare i Ser.T che se ne occupano,
ho inviato una e-mail a tutti i Ser.T della Toscana i cui indirizzi erano presenti nel
sito web della Regione Toscana: www.regione.toscana.it, questo è l’unico
indirizzo in cui ho trovato le e-mail dei Ser.T. Gli indirizzi dei Ser.T Toscani
erano presenti anche in altri siti web come www.politicheantidroga.it della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove però non erano presenti gli indirizzi di
posta elettronica dei Ser.T, ma solo numeri telefonici e indirizzi del servizio. Ho
preferito contattare i Ser.T tramite e-mail, perché è il mezzo più pratico, veloce ed
economico.
La lista dei Ser.T con gli indirizzi e-mail che ho trovato nel sito web della
Regione Toscana erano i seguenti, posti in questo ordine (non in ordine
alfabetico):
1) Lumigiana (Aulla), USL 1 MASSA CARRARA,
[email protected]
2) Apuane (Carrara, Fossola-Carrara, Massa), USL 1 MASSA CARRARA,
[email protected]
3) Valle
del
Serchio
(Bagni
di
Lucca),
[email protected]
4) Piana di Lucca (Lucca), USL 2 LUCCA,
[email protected]
5) Valdinievole (Montecatini Terme), USL 3 PISTOIA,
[email protected]
6) Pistoia, USL 3 PISTOIA,
[email protected]
7) Prato, USL 4 PRATO,
[email protected]
8) Pisa, USL 5 PISA,
[email protected]
70
USL
2
LUCCA,
9) Alta Val di Cecina, USL 5 PISA
[email protected]
10) Valdera, USL 5 PISA,
[email protected]
11) Bassa Val di Cecina, USL 6 LIVORNO,
[email protected]
12) Livorno, USL 6 LIVORNO
[email protected]
13) Piombino, USL 6 LIVORNO,
[email protected]
14) Elba (Portoferraio), USL 6 LIVORNO
[email protected]
15) Amiata
Senese
(Abbadia
San
Salvatore),
USL
[email protected]
16) Alta Val D’Elsa (Colle Val d’Elsa), USL 7 SIENA,
[email protected]
17) Val di Chiana Senese (Montepulciano), USL 7 SIENA,
[email protected]
18) Siena, USL 7 SIENA
[email protected]
19) Val di Chiana Est (Cortona), USL 8 AREZZO,
[email protected]
20) Arezzo , USL 8,
[email protected]
21) Bagno a Ripoli (Firenze), USL 10 FIRENZE,
[email protected]
22) Figline Valdarno (Firenze), USL 10 FIRENZE
[email protected]
23) Borgo San Lorenzo (Firenze), USL 10 FIRENZE
[email protected]
24) Fucecchio, USL 11 EMPOLI,
[email protected]
71
7
SIENA,
25) Empoli, USL 11 EMPOLI,
[email protected]
26) Viareggio, USL 12 VIAREGGIO,
[email protected]
27) Pisa, USL 5 PISA,
[email protected]
28) Grosseto, USL 9 GROSSETO,
[email protected]
29) Firenze (Via San Salvi), USL 10 FIRENZE
[email protected]
30) Firenze (Via Borgo Pinti), USL 10 FIRENZE
[email protected]
31) Firenze (Via dell’Arcolaio), USL 10 FIRENZE
[email protected]
32) Firenze (P.zza del Carmine), USL 10 FIRENZE
[email protected]
33) Firenze (Lungarno Santa Rosa), USL 10 FIRENZE
[email protected]
34) Firenze (Via Pucinotti), USL 10 FIRENZE
[email protected]
35) Firenze (Via Lorenzo il Magnifico), USL 10 FIRENZE
[email protected]
36) Firenze Scandicci, USL 10 FIRENZE
[email protected]
37) Sesto Fiorentino, USL 10 FIRENZE,
[email protected]
38) Sansepolcro (Valtiberina), USL 8 AREZZO,
[email protected]
39) Bibbiena (Casentino), USL 8 AREZZO,
[email protected]
40) Montevarchi (Valdarno), USL 8 AREZZO,
[email protected]
72
41) Orbetello (Colline d’Albegna), USL 9 GROSSETO,
[email protected]
42) Follonica (Colline metallifere), USL 9 GROSSETO,
[email protected]
43) Castel del Piano (Amiata Grossetana), USL 9 GROSSETO,
[email protected]
Una volta raccolte le e-mail presenti nel sito della Regione Toscana, i giorni 8 e 9
aprile 2010 ho inviato un messaggio a tutti i seguenti indirizzi. In questo
messaggio mi presentavo, spiegavo cosa stavo facendo e cercando con il mio
lavoro di tesi e infine chiedevo se potevano darmi delle informazioni riguardanti
la dipendenza da Internet e se nel loro servizio c’erano mai stati utenti con questo
tipo di problematica.
A seguito dell’invio di queste e-mail ho cominciato a ricevere decine di “Failure
notice”102, ossia messaggi del tipo:
“Sorry, we were unable to deliver your message to the following address...”103
Mi spiego meglio: le caselle di posta elettronica dei Ser.T esposti nel sito web
della Regione Toscana non sono più attive, oppure gli indirizzi sono sbagliati,
altrimenti non mi sarebbero arrivati gli avvisi sopra descritti.
I Ser.T che mi hanno risposto tramite e-mail sono: Valle del Serchio, Pistoia, Pisa,
Val di Chiana Senese. Questi Ser.T mi hanno risposto che nel loro servizio non ci
sono mai stati utenti con dipendenza da Internet e il Ser.T della Val di Chiana
Senese mi ha dato anche delle informazioni e dei testi sulla dipendenza da
Internet.
102
Traduzione: “avviso di fallimento”.
103
Traduzione: “ Spiacenti, siamo stati incapaci di recapitare il suo messaggio al seguente
indirizzo…”.
73
Il Ser.T di Piana di Lucca e quello di Firenze di P.zza del Carmine, mi hanno
risposto tramite e-mail scrivendomi che il loro servizio ha in carico persone con
Internet dipendenza.
I primi due Ser.T che sono andati a formare il mio campione sono stati quindi
quello della Piana di Lucca e di P.zza del Carmine di Firenze. Dopo il primo
contatto tramite e-mail è seguito un contatto telefonico, in cui abbiamo fissato un
accordo per la somministrazione del questionario e la raccolta delle interviste.
Grazie all’intervista in profondità al Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T di
Firenze di P.zza del Carmine sono potuta entrare in contatto con gli altri Ser.T
della Toscana che hanno in carico utenti con dipendenza da Internet. Il Dott.
Scelfo ha telefonato personalmente ai professionisti che nei Ser.T di Arezzo e di
Via dell’Arcolaio di Firenze si occupano di Internet dipendenza, e quindi grazie al
suo appoggio sono riuscita ad entrare in contatto con i loro servizi.
Nel mese di maggio 2010 sono giunta ad iniziare la mia ricerca con i Ser.T:
Arezzo, P.zza del Carmine di Firenze, Via dell’Arcolaio di Firenze, Piana di
Lucca. Questo campione rappresenta i Ser.T che in Toscana si occupano di
Internet dipendenza. Per accertarmi di questo ad ogni intervista in profondità ho
chiesto ai professionisti che intervistavo se conoscessero altri Ser.T in Toscana
che si occupavano di dipendenza da Internet. Dalle loro risposte non sono risultati
altri Ser.T che si occupassero di questa problematica oltre a quelli presi in
considerazione da questa indagine.
All’interno della mia ricerca nel campione sono stati inclusi i Ser.T che hanno in
carico almeno tre utenti con Internet dipendenza. Sono stati invece esclusi dal mio
campione i Ser.T che hanno in carico utenti con Internet dipendenza in un numero
inferiore a tre o che non ne hanno affatto.
Le persone che all’interno di questi Ser.T si occupano di Internet dipendenza,
provengono da diverse professionalità. In particolare quando all’interno del
servizio ci sono educatori professionali che si occupano di dipendenza da Internet,
io sono entrata in contatto con loro e in seguito ho proseguito la ricerca con loro.
Quando l’educatore professionale in quel Ser.T non si occupava di utenti con
74
dipendenza da Internet, ho preso i contatti e proseguito l’indagine con la figura
professionale disponibile che si occupa di Internet dipendenza.
Le figure professionali con cui ho intrapreso questa ricerca sono (in ordine
temporale per intervista in profondità):
-
Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine
-
Dott.ssa Lucia Federici educatore professionale e Dott.ssa Patrizia
Mannari psicologa e psicoterapeuta del Ser.T della Piana di Lucca
-
Dott.ssa Daniela Capacci educatore professionale del Ser.T di Arezzo
-
Dott. Massimo Cecchi psicologo e psicoterapeuta del Ser.T di Firenze di
Via dell’Arcolaio.
4.2.2 Somministrazione del questionario
Nei mesi di maggio, giugno e luglio 2010, mi sono occupata di somministrare il
questionario ai Ser.T. Ho inviato in tutto quattro questionari ai Ser.T: P.zza del
Carmine di Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Tutti i
quattro Ser.T. esaminati mi hanno restituito il questionario compilato, così ho
raccolto in tutto quattro questionari. Il questionario è stato somministrato e fatto
compilare prima di raccogliere le interviste per permettermi di avere un’idea
iniziale sulle dimensioni del loro servizio, del loro numero di utenti, delle figure
professionali coinvolte, dandomi anche un quadro generale sul funzionamento del
servizio. Questo mi ha consentito di individuare i nodi cruciali da indagare
nell’intervista in profondità, che avrei svolto successivamente.
La somministrazione avveniva tramite e-mail, dopo un accordo telefonico in cui
spiegavo la ricerca, i metodi utilizzati e le indicazioni per la compilazione del
questionario. La scelta di inviare il questionario tramite posta elettronica è dovuta
alla velocità che questo strumento consente, sia per la somministrazione, che per
la compilazione. Poiché i professionisti sono dipendenti pubblici mi sono
preoccupata di “rubare” il minor tempo possibile al loro lavoro, pur nel rispetto
75
della ricerca. All’interno della e-mail dove in allegato c’era il questionario mi
rendevo disponibile per qualsiasi chiarimento o spiegazione. All’inizio del
questionario c’era nuovamente la spiegazione del tipo di ricerca e le indicazioni
per la compilazione del questionario. Per la compilazione del questionario non vi
erano limiti di tempo, purché avvenisse in modo da consentire di discutere la mia
tesi entro la fine del 2010. Anche la restituzione del questionario compilato
avveniva tramite posta elettronica.
4.2.3 Raccolta delle interviste
Dopo la restituzione del questionario compilato, mi sono occupata di elaborare i
risultati ottenuti per individuare le aree da indagare durante l’intervista in
profondità. Una volta individuati questi “nodi”, ho preso accordo telefonicamente
con il professionista che mi aveva compilato il questionario, per fissare un
appuntamento allo scopo di raccogliere l’intervista. Le interviste in profondità
sono state effettuate nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto 2010, presso la
sede dei vari Ser.T di riferimento, quindi in ordine temporale: P.zza del Carmine a
Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio a Firenze. In tutto ho effettuato
quattro interviste ai Ser.T sopra citati. Le interviste si sono svolte all’interno degli
uffici dei vari professionisti. Il tempo previsto per le interviste era di un’ora circa,
anche se con il Ser.T Piana di Lucca e di Via dell’Arcolaio di Firenze le interviste
sono durate il doppio del tempo previsto.
Quando incontravo i professionisti avvenivano le presentazioni “reali”, poi
seguiva nuovamente la spiegazione della ricerca e dell’intervista in profondità. In
particolare
comunicavo loro le aree che mi interessava indagare. In seguito
richiedevo il consenso di poterli audio registrare per raccogliere al meglio il loro
intervento e poter poi riscrivere fedelmente le loro risposte. Oltre al supporto
audio ho utilizzato “carta e penna” per prendere appunti sui punti per me più
interessanti. Alla fine dell’intervista c’erano i saluti e i ringraziamenti per la
disponibilità che questi professionisti mi hanno dato.
76
4.2.4 Elaborazione dei risultati
Questa è la fase dell’elaborazione dei risultati, ovvero la raccolta dei risultati
quantitativi e qualitativi ottenuti dai questionari strutturati (in Appendice 2) e
dalle interviste in profondità (in Appendice 3).
Ho riportato i risultati dei questionari strutturati in un unico questionario dove ci
sono tutte le risposte divise per Ser.T: P.zza del Carmine di Firenze, Piana di
Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Non ho elaborato i dati quantitativi
attraverso un’analisi statistica poiché l’esiguo numero di utenti che si sono rivolti
a questi servizi è statisticamente poco significativo e rappresentativo. Per
elaborare questi dati gli ho descritti confrontandoli tra loro.
Passiamo adesso alle interviste in profondità, in ordine per Ser.T: P.zza del
Carmine di Firenze, Piana di Lucca, Arezzo, Via dell’Arcolaio di Firenze. Per
riportare l’intervista ho utilizzato la lettera “R” per identificare il ricercatore e la
lettera “I” per l’intervistato. Il contenuto dell’intervista è invariato dalla
registrazione audio, con l’aggiunta della punteggiatura per dare linearità ai
discorsi. Ho lasciato una riga di spazio tra ogni domanda e risposta oltre a
lasciarla per ogni pausa dell’intervistato. Per elaborare il contenuto delle interviste
in profondità ho individuato dei nodi comuni tra queste per permettere un
confronto tra i risultati.
4.3 Analisi e discussione dei risultati
Veniamo ora alla parte più difficile della tesi, quella che riguarda l’analisi e la
discussione dei risultati. Ho cominciato a temere questo paragrafo da quando il
Dott. Scelfo mi ha inviato i risultati del suo questionario, ai quali sono seguiti
quelli della Dott.ssa Federici, della Dott.ssa Capacci e infine del più rassicurante
Dott. Cecchi. Quest’ultimo professionista non è stato il più rassicurante per
qualche motivo personale (anche perché tutti i professionisti che ho incontrato
77
sono stati sempre molto disponibili e gentili), ma per il semplice fatto che il Ser.T
dove lavora ha avuto in carico ben 12 utenti con dipendenza da Internet. Faccio
questa precisazione perché gli altri Ser.T hanno numeri più esigui di utenti con
dipendenza da Internet e questo mi turbava. In realtà avrei dovuto essere felice
perché questa bassa utenza poteva implicare che ci sono meno persone rispetto a
quelle che pensavo con Internet dipendenza. In realtà un’utenza così esigua
potrebbe anche significare che sono poche le persone che si rivolgono ai servizi e
questo mi rattristerebbe. Quando ho intrapreso questo lavoro di tesi, speravo che
mi avrebbe portato a “scoprire” risultati significativi (o meglio dati statisticamente
rilevanti), in modo che la ricerca potesse essere più utile. Quando ho ricevuto i
risultati dei questionari, ho scoperto che gli utenti in carico a questi Ser.T per
Internet dipendenza erano pochi. Le parole “pochi utenti” inizialmente le
scambiavo con “dati irrilevanti” o “risultati poco significativi”, ma in seguito ho
scoperto che mi sbagliavo poiché i risultati ottenuti ci dicono sempre “qualcosa”.
Fatta questa premessa riguardante la quantità di utenti che si sono rivolti ai
servizi, passiamo ad analizzare i risultati della ricerca.
4.3.1 Dati quantitativi
In questo paragrafo analizzerò in particolare i dati emersi nel questionario
strutturato. La prima parte del questionario indaga sui dati demografici
dell’utenza. Per prima cosa si chiede quanti utenti ha in carico il Ser.T per cercare
di capire le dimensioni del servizio, ne è risultato che il Ser.T di Arezzo ha in
carico il numero maggiore di utenti con 1120 alla fine del 2009. Anche il Ser.T
della Piana di Lucca ha molti utenti poiché sono 945 (sempre alla fine del 2009). I
due Ser.T di Firenze hanno un numero più ridotto di utenti si parla quindi di 550
per Via dell’Arcolaio e 348 per P.zza del Carmine.
Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.T? (indicare il numero)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
78
Ser.T
Firenze
P.zza
del Lucca:
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
348 utenti al 945 utenti al 1120 utenti al 550
31/12/2009
31/12/2009
31/12/2009
utenti
al
31/12/2009
268 utenti al
13/05/2010
Tra gli utenti totali in carico ai Ser.T ci sono quelli che rientrano nella dipendenza
da Internet: come ho già detto precedentemente, il Ser.T di Firenze di Via
dell’Arcolaio presenta il numero maggiore di utenti con questa problematica,
ovvero 12, il Ser.T della Piana di Lucca ha 7 utenti, quello di Firenze di P.zza del
Carmine 5 utenti e il Ser.T di Arezzo 4. Su 2963 utenti in carico a questi Ser.T al
31 dicembre 2009, gli utenti con Internet dipendenza sono in tutto 28. Questo
numero
non è statisticamente significativo
e quindi in alcun modo
rappresentativo.
Quanti utenti con Internet dipendenza ha in carico il vostro servizio?
(indicare il numero)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
5 utenti
7 utenti
4 utenti
12 utenti
Prendendo in esame il sesso degli utenti con questa problematica emerge che su
28 persone 24 sono di sesso maschile e 4 di sesso femminile. Benché il campione
sia piccolo e quindi non statisticamente significativo, credo si possa dire che la
maggior parte degli utenti con dipendenza da Internet in questi servizi sono
uomini. Ciò si riscontra particolarmente nel Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio,
dove su 12 utenti totali, 11 sono di sesso maschile, e nel Ser.T di Firenze di P.zza
79
del Carmine dove i 5 utenti presi in considerazione sono esclusivamente uomini.
Negli altri Ser.T questa differenza è meno evidente.
Qual è il numero di questi utenti per sesso?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Femmine: 0
Femmine: 2
Femmine: 1
Femmine: 1
Maschi: 5
Maschi: 5
Maschi: 3
Maschi: 11
Per quanto riguarda il numero di utenti per fasce d’età, non ci sono utenti nella
fascia d’età che va dai 10 ai 14 anni e la fascia d’età dove si trovano più utenti è
quella che va dai 26 ai 40 anni poiché ci sono 14 utenti; l’ altra fascia d’età più
popolata è quella delle persone sopra i 40 anni d’età. Le fasce 15-18 anni e 19-25
hanno rispettivamente 4 e 3 utenti, quindi possiamo in qualche modo dire che il
numero di utenti in queste due fasce d’età è vicino.
Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è
presente)
Fasce
Ser.T
Ser.T
d’età:
Firenze
Piana
P.zza
Ser.T
di Arezzo:
Ser.T
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
10-14:
0
0
0
0
15-18:
2
0
1
1
19-25:
1
1
0
1
26-40:
1
4
1
8
Più di 40:
1
2
2
2
80
Firenze
Il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e della Piana di Lucca scrivono che gli
utenti con dipendenza da Internet non sono in aumento nel loro servizio, mentre il
Ser.T di Arezzo e di Firenze di Via dell’Arcolaio rispondono che nel loro servizio
gli utenti con questa problematica sono in aumento, anche se il Dott. Cecchi
specifica che la percentuale è bassa.
Il numero di utenti con Internet dipendenza è in aumento nel vostro
servizio? Se SI, in quale percentuale?
Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo:
Ser.T
P.zza
Via
del di Lucca:
dell’Arcolaio:
Carmine:
No
Firenze
No
Si, aumento 8% Si, la percentuale
negli ultimi due è bassa
anni
all’utenza
rispetto
con
dipendenze
comportamentali
La seconda parte del questionario riguarda le tipologie di disagio relative alla
dipendenza da Internet. Come ho specificato precedentemente, per tipologie mi
riferisco alla classificazione dello studioso Cantelmi104, per cui si parla di cyber
sexual addiction, cyber relationship addiction, mud’s addiction, compulsive online
gambling, information overload addiction. Questa classificazione è molto utile
perché, come ho scritto nel secondo capitolo, vi è molta differenza tra le
problematiche che presentano gli utenti a seconda del tipo di dipendenza da
104
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, pp.29-42.
81
Internet: ad esempio, le persone che giocano d’azzardo online avranno grandi
problemi di indebitamento economico rispetto alle persone con gli altri tipi di
dipendenza da Internet.
Dai risultati dei questionari emerge che il maggior tipo di dipendenza da Internet
degli utenti in carico a questi servizi è la compulsive online gambling, poiché
presente in tutti e quattro i Ser.T presi in considerazione. Su questo dato tornerò
quando analizzerò le interviste in profondità. Nel Ser.T di Arezzo e in quello di
Firenze di Via dell’Arcolaio ci sono utenti con cyber sexual addiction, in
quest’ultimo Ser.T è stata rilevata anche la cyber relationship addiction. Per
quanto riguarda la dipendenza da giochi di ruolo online il Ser.T di Firenze di
P.zza del Carmine ha rilevato la presenza di utenti con questa problematica.
L’ultima tipologia della classificazione, ovvero l’information overload addiction
non è stata rilevata in nessun Ser.T, ma come specificherà il Dott. Cecchi
nell’intervista in profondità le persone dipendenti da Internet utilizzano Internet
per diverse funzioni, tra queste ci sarà una che prevarrà sulle altre, ma in generale
la persona utilizza Internet anche per fare altro (in particolare: comunicare,
giocare, informarsi). Per analizzare questo quesito del questionario è importante
anche guardarlo partendo dai Ser.T. Il Ser.T della Piana di Lucca, che come
vedremo nell’intervista in profondità è molto impegnato con le persone che hanno
problemi con il gioco e tramite questo sono arrivati ai disturbi connessi ad
Internet, nell’ambito dell’Internet dipendenza ha solo utenti con compulsive
online gambling. Gli altri Ser.T presentano almeno un altro tipo di dipendenza da
Internet e il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio ha rilevato tre tipologie di
dipendenza da Internet.
Che tipologie di Internet dipendenza hanno principalmente i vostri
utenti?(inserire una crocetta nella tipologia)
Tipologie
di Ser.T
Internet
Firenze
dipendenza:
P.zza
Ser.T
Ser.T
Piana di Arezzo:
del Lucca:
Carmine:
82
Ser.T
Firenze
Via
dell’Arcolaio:
Cyber sexual
X
X
addiction
Esclusivamente
(pornografia
dalla visione di
e/o relazioni a
immagini
sfondo
pornografiche.
sessuale
online)
X
Cyber
relationship
addiction
(chat,
social
network,
forum..)
Mud’s
X
addiction
(giochi
di
ruolo online)
Compulsive
X
X
online
gambling
(gioco
d’azzardo,
gioco
in
borsa,
commercio
e/o
shopping
online)
Information
overload
addiction
(ricerca
di
informazioni)
83
X
X
Nella domanda successiva si chiedeva se le persone con dipendenza da Internet
soffrissero già di altri tipi di dipendenza (da sostanze e da comportamenti). Questa
domanda è utile per capire se questi utenti erano già in carico ai servizi o se vi
fosse comorbilità con altri disturbi. Il Ser.T della Piana di Lucca, di Arezzo e di
Firenze di Via dell’Arcolaio hanno risposto di no, mentre il Ser.T di Firenze di
P.zza del Carmine ha risposto che ci sono utenti che precedentemente avevano già
problemi con il gioco d’azzardo. Mi rendo conto che gli utenti non costituiscono
un campione rappresentativo, ma forse questo può voler dire che la dipendenza da
Internet non necessariamente deve essere il seguito di un’altra dipendenza o del
gioco d’azzardo patologico offline.
Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altri tipi di
dipendenza (da sostanze o da comportamenti)?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si,
gioco No
No
No
d’azzardo
patologico.
Un’altra domanda sempre per indagare la comorbilità con altri disturbi è se le
persone soffrissero già di altre forme di disturbo psichico. Il Ser.T di Firenze di
Via dell’Arcolaio e di Arezzo hanno risposto di no, mentre il Ser.T di Firenze di
P.zza del Carmine e della Piana di Lucca hanno risposto che erano già presenti
disturbi psichici. In particolare il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha
identificato delle difficoltà affettive da abbandono materno e difficoltà nelle
relazioni sociali. Il Ser.T della Piana di Lucca ha identificato tra i disturbi:
depressione, disturbo della condotta, disturbo bipolare e disturbo di personalità. I
disturbi identificati da entrambi i Ser.T sono quindi diversi tra loro.
84
Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altre forme di
disturbo psichico?Se SI, quale?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
Difficoltà Si. Depressione, No
affettiva
da disturbo
abbandono
condotta,
materno,
disturbo
No
della
difficoltà nelle bipolare,
relazioni
disturbo
di
sociali.
personalità.
Nel questionario si chiede poi se esiste una relazione tra età e tipologia di Internet
dipendenza. Il Ser.T della Piana di Lucca e quello di Arezzo non hanno
individuato questa relazione, poiché come specificheranno nell’intervista in
profondità il numero degli utenti è troppo piccolo per poter trovare una relazione.
Il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine ha indicato che le persone tra i 15 e i 18
anni rientrano nella dipendenza da gioco di ruolo online e le persone al di sopra
dei 19 anni rientrano nel compulsive online gambling. Il Ser.T di Firenze di Via
dell’Arcolaio specifica che nella fascia d’età 26-40 anni le persone rientrano nel
cyber sexual addiction e compulsive online gambling. Il fatto che esclusivamente
le persone maggiorenni rientrino nel tipo di dipendenza legata al gioco d’azzardo
e in borsa online, mi può far pensare che ci debba essere una sorta di preliminare
indipendenza economica prima di cominciare a giocare online, anche se lo scarso
campione non ci può permettere in generale di individuare una relazione tra l’età e
la tipologia di Internet dipendenza.
Esiste una relazione tra età e tipologia di Internet dipendenza? Se SI,
quale?
85
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
No
No
Si.
Fascia d’età 15-
Fascia d’età 26-
18:
40: Cyber sexual
Mud’s
addiction
Fascia
19/più
addiction
d’età
di
e
Compulsive
online gambling
40:
Compulsive
online gambling
Nella terza area indagata nel questionario sono presenti delle domande relative
alla tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza.
Questa area è stata particolarmente utile per approfondire poi certe tematiche
durante l’intervista in profondità. La prima questione che sono andata ad indagare
è quella relativa alla data di nascita dei servizi, ovvero da quanti anni si occupano
di Internet dipendenza. Nonostante il piccolo numero di utenti in carico a questi
servizi, i Ser.T si occupano tutti di questa problematica da almeno 5 anni. Il Ser.T
della Piana di Lucca è il più anziano su questo fronte, poiché ha cominciato ad
occuparsi di problemi con il gioco d’azzardo nel 2000 e conseguentemente a
questo sono arrivati utenti che giocavano d’azzardo online. Il Ser.T di Firenze di
Via dell’Arcolaio si occupa di questa problematica da 7 anni. Come possiamo
notare i Ser.T che hanno un numero più alto di utenti con Internet dipendenza,
sono quelli che se ne occupano da più tempo.
Da quanto tempo vi occupate di Internet dipendenza? (indicare il
numero di anni)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
86
5 anni
9 anni
7 anni
6 anni
In seguito si chiede se il servizio che offrono per Internet dipendenti è conosciuto
nel territorio e se sì come lo pubblicizzano. Il Ser.T della Piana di Lucca ha
risposto che non è conosciuto sul territorio e che non lo pubblicizzano perché il
servizio è ancora in via sperimentale, anche se come si noterà dall’intervista in
profondità sono molto impegnati sulla problematica del gioco d’azzardo e hanno
una numero più alto di utenti del Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e di
Arezzo che invece pubblicizzano il servizio. Il servizio è pubblicizzato per il
primo tramite Internet (non hanno un sito web proprio del servizio, ma sono
pubblicizzati tramite altri siti web che si occupano di problematiche simili),
tramite i servizi sociali e i servizi di salute mentale. Il Ser.T di Arezzo è
pubblicizzato tramite mass-media locali e il sito web (www.cedostar.it), mentre
quello di Firenze di Via dell’Arcolaio è pubblicizzato tramite l’ambulatorio
stesso. In generale possiamo dire che non sono pubblicizzati abbastanza online,
escluso il Ser.T di Arezzo che ha un sito web (www.cedostar.it) dove è presente
anche l’indirizzo e-mail della Dott.ssa Valentina Cocci psicologa e psicoterapeuta,
la responsabile del gruppo GAND (gioco d’azzardo e nuove dipendenze). Gli altri
Ser.T non hanno siti web propri del servizio dove spiegano il loro impegno per la
dipendenza da Internet o offrono indirizzi e-mail a cui rivolgersi. Come si può
osservare i tre Ser.T pubblicizzati hanno indicato che vengono pubblicizzati
tramite gli altri servizi, questo può significare che c’è una buona “rete” tra loro.
Il servizio che offrite per le persone dipendenti da Internet è
conosciuto nel territorio? Se SI, come lo pubblicizzate?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
Internet, No
Si.
servizi sociali,
Mass- Si.
media locali.
87
Tramite
l’ambulatorio.
servizi di salute
mentale.
Il fatto che non offrono indirizzi e-mail tramite siti web lo si può osservare
quando si chiede in che modo le persone dipendenti da Internet entrano in contatto
con il loro servizio: infatti, nessun utente ha preso contatto con il loro servizio
tramite posta elettronica. Gli utenti sono entrati in contatto con i quattro Ser.T
presi in considerazione telefonicamente o personalmente.
In che modo le persone dipendenti da Internet hanno preso contatto
con il servizio che offrite?
Modo
di Ser.T
contattare:
Ser.T
Firenze
P.zza
Ser.T
Piana di Arezzo:
Ser.T Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Personalmente:
X
X
X
Telefonicamente: X
X
X
Via
X
posta
elettronica:
Altro
(specificare):
Gli utenti prima di rivolgersi al servizio hanno aspettato dall’inizio della
dipendenza circa due anni e mezzo secondo tutti i Ser.T, escluso quello di Firenze
di Via dell’Arcolaio che indica un tempo diversificato da utente a utente.
Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si
sono rivolte al servizio? (Indicare il numero di mesi o anni)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
88
Ser.T Firenze Via
P.zza
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
2/3 anni
3 anni
Diversificato
2/3 anni
Un’altra domanda importante è: sull’iniziativa di chi queste persone sono arrivate
al servizio? Tutti i Ser.T indicano la presenza di un’iniziativa personale e
familiare per arrivare al servizio. Ciò, come verrà indicato dalla Dott.ssa Federici
del Ser.T della Piana di Lucca, può essere dovuto al fatto che il tipo di dipendenza
da Internet più diffuso è il gioco d’azzardo e in borsa online: questo spesso
procura debiti alla persona e quindi il danno che la famiglia e la persona ricevono
è molto importante. Le famiglie e la persona saranno quindi più “motivate” a
chiedere aiuto. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio indica anche l’iniziativa di
un amico dell’utente per rivolgersi al servizio e nella voce altro indica il
“passaparola”, poiché alcune persone sono entrate in contatto con il suo servizio
tramite le informazioni di altri utenti già in carico al servizio, che hanno scritto sul
forum i recapiti del Ser.T sul sito web: www.noallapornodipendenza.it. Quindi il
“passaparola” è avvenuto online tramite gli utenti che già andavano al Ser.T di
Firenze di Via dell’Arcolaio. Per quanto riguarda il Ser.T di Firenze di P.zza del
Carmine gli utenti si sono rivolti al servizio tramite l’iniziativa del loro medico
psichiatra privato o dei servizi sociali.
Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa?(inserire una
crocetta)
Iniziativa:
Ser.T
Ser.T
Firenze
Piana di Arezzo:
P.zza
Ser.T
Ser.T Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Personale:
Di
X
X
X
X
un X
X
X
X
familiare:
89
X
Di un amico:
Altro
Psichiatra,
(specificare):
servizio
Passaparola
sociale
I Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine, di Arezzo e di Firenze di Via
dell’Arcolaio si occupano anche di prevenzione primaria. Il primo tra questi ha
organizzato interventi specifici nelle scuole e sta organizzando una campagna di
informazione cittadina. Anche il Ser.T di Via dell’Arcolaio ha organizzato degli
incontri nelle scuole, mentre quello di Arezzo ha effettuato corsi di formazione
per docenti e genitori nella scuola elementare. Come possiamo osservare i tre
Ser.T hanno organizzato incontri nelle scuole, favorendo così interventi di
prevenzione primaria.
Offrite servizi di prevenzione primaria? Se SI, specificare.
Ser.T
Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T
del di Lucca:
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
Si.
Firenze
Interventi No
Si.
Corsi
di Si. Incontri nelle
formazione per scuole.
specifici
nelle
scuole,
una
docenti
e
di
genitori
nella
campagna
informazione
scuola
cittadina
in
elementare (a.s.
corso
di
2008/2009).
preparazione.
I risultati ottenuti dalle domande numero 6, 7, 9 e 10, sempre appartenenti a
questa area di indagine nel questionario, avevano lo scopo di ricavare
informazioni preliminari per l’intervista in profondità; questi quesiti, più
90
qualitativi che quantitativi, sono infatti approfonditi nell’intervista e quindi
verranno analizzati nel prossimo paragrafo.
L’ultima area del questionario riguarda le figure coinvolte nel servizio. Per prima
cosa si chiede da quali figure professionali è composta l’équipe che opera nel
settore dell’Internet dipendenza. L’équipe composta da più figure professionali è
quella del Ser.T di Arezzo poiché ci sono un educatore professionale, un
infermiere, un medico, uno psicologo, un assistente sociale e un sociologo. Il
Ser.T della Piana di Lucca è composto da due educatori professionali, un medico
psichiatra, uno psicologo e un legale. Sia il Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine
che quello di Via dell’Arcolaio hanno un’ équipe composta da un medico e uno
psicologo. In generale la figura dello psicologo è presente in tutte le équipe che si
occupano di Internet dipendenza, mentre l’educatore professionale è presente solo
ad Arezzo e Piana di Lucca.
Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel
settore dell’Internet dipendenza? (indicare numero e ruolo)
Figura
Ser.T
professionale Firenze
Ser.T Piana di Ser.T
Ser.T
Lucca
Firenze Via
Arezzo
P.zza
dell’Arcolai
del
o
Carmine
Educatore
2
educatori. 1
professionale
Valutazione
educativa,
adeguatezza
delle
risorse
familiari
e
finanziarie,
intervento
tutoraggio
economico.
91
di
Infermiere
Medico
1
1
Psichiatra
1
1
1
1
1
psichiatra.
Valutazione
medica
ed
eventuale
comorbilità
psichiatrica.
Psicologo
1
1 psicologo.
Referente
gruppo
del
di
lavoro,
valutazione
psicodiagnostic
a,
psicoterapia
individuale e/o
di coppia.
Altro
1 legale.
(specificare)
1
Ass.
sociale.
1
Sociologo
Una domanda che ci pare interessante è quella sul coinvolgimento delle famiglie
dell’utente nel servizio. Tutti i Ser.T hanno risposto che le famiglie sono coinvolte
nel servizio, anche se con obiettivi diversi tra loro. Il Ser.T di Firenze di P.zza del
Carmine coinvolge le famiglie per il tutoraggio economico (questo per quanto
riguarda gli utenti con compulsive online gambling) e condivisione degli obiettivi
e dei metodi terapeutici. A questo proposito ricordo che il tutoraggio economico
sono tutte quelle pratiche attuate per ricoprire i debiti, cercare di non contrarne
altri e in generale di riflettere sulle entrate e le uscite economiche della famiglia.
92
Anche il Ser.T della Piana di Lucca parla di tutoraggio economico e supporto al
percorso, mentre quello di Arezzo coinvolge le famiglie per la partecipazione al
gruppo terapeutico multifamiliare. Il Ser.T Firenze Via dell’Arcolaio parla
dell’approccio sistemico per la dipendenza. In generale, queste risposte positive
relative al coinvolgimento della famiglia nel servizio mi fanno pensare che la
famiglia possa essere in questa problematica, come nelle altre dipendenze,
centrale. Questo perché da un lato si trova a supportare la persona con il problema
e dall’altro perché è bisognosa anch’essa di cure visto che in qualche modo
(specialmente quando ci sono dei grossi debiti economici nel caso del compulsive
online gambling) anche i familiari soffrono a causa del problema dell’utente
Internet dipendente.
Le famiglie vengono coinvolte nel servizio? Se SI, che ruolo hanno?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo
P.zza
del Lucca
Ser.T
Firenze
Via
Carmine
dell’Arcolaio
Si. Tutoraggio, Si. Tutoraggio Si.
Si.
condivisione
economico
degli obiettivi e supporto
dei
e Partecipazione al sistemico per la
al gruppo
metodi percorso.
Approccio
dipendenza.
terapeutico
terapeutici.
multifamiliare.
Tutti i Ser.T coinvolgono gruppi di sostegno sia all’interno del servizio sia
all’esterno di questo, come ad esempio “giocatori anonimi” per i due Ser.T di
Firenze. Il Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio coinvolge anche gruppi specifici
di auto-aiuto per persone con cyber sexual addiction. Questo gruppo si è
sviluppato online, poiché gli utenti si erano conosciuti all’interno di un forum del
sito web www.noallapornodipendenza.it e poi hanno cominciato a riunirsi offline
a Firenze. Sempre all’esterno del servizio, il Ser.T di Arezzo coinvolge
l’associazione “mirimettoingioco” tramite gruppi di auto-aiuto. Sia il Ser.T della
Piana di Lucca che il Ser.T di Arezzo hanno all’interno del servizio sia gruppi per
93
i giocatori, sia gruppi per i familiari della persona con il problema. Anche se il
campione è piccolo, posso dire che i gruppi di sostegno sembrano costituire un
buon metodo per aiutare le persone con dipendenza da Internet e le famiglie di
queste. Questo è in linea anche con le strategie di disintossicazione avanzate da
Young (2000), le proposte di trattamento di Cantelmi (2008) e la procedura di
intervento delineata da Vallario (2008)105. I gruppi di sostegno sono un punto di
riferimento nelle strategie educative e riabilitative dei tre studiosi e dei quattro
Ser.T Toscani che si occupano di Internet dipendenza.
Vengono coinvolti gruppi di sostegno? Se SI, quali e con quale ruolo?
Ser.T Firenze Ser.T
P.zza
Piana Ser.T Arezzo
Ser.T
del di Lucca
Via
dell’Arcolaio
Carmine
Si. Giocatori No. I gruppi Si.
Anonimi.
Firenze
Un
gruppo Si.
Giocatori
per i giocatori terapeutico
anonimi e altri
e per familiari multifamiliare
gruppi
sono
dallo specifici.
attivati condotto
all’interno del psicologo
Servizio.
e
un
gruppo di auto-aiuto
dell’Associazione di
volontariato
“Mirimettoingioco”.
105
I lavori di questi autori sono stati presentati analiticamente nel terzo capitolo, cui si rinvia per
approfondimenti.
94
4.3.2 Dati qualitativi
Per analizzare i dati qualitativi presenti nelle interviste in profondità, ho provato
ad individuare dei nodi cruciali utili per meglio descrivere e confrontare i Ser.T
considerati e le opinioni dei professionisti intervistati. Tali nodi tematici intorno ai
quali ho aggregato i dati qualitativi sono:
1) Storia e nascita dei servizi;
2) Servizi offerti: le proposte educativo-riabilitative;
3) L’educatore professionale nei servizi per la dipendenza da Internet;
4) Presenza dei servizi in rete;
5) Tipologie di Internet dipendenza;
6) Problematiche e tracce sul profilo degli utenti.
Passiamo adesso ad analizzare questi nodi tematici.
Storia e nascita dei servizi:
Analizzando la prima parte delle interviste emerge subito un dato importante che
accomuna le storie dei servizi che offrono questi Ser.T. In tutte le descrizioni che i
vari professionisti mi hanno fatto su come sono arrivati ad occuparsi di Internet
dipendenza, c’è alle spalle il servizio che già offrivano per il gioco d’azzardo
patologico. I Ser.T offrivano aiuto alle persone che avevano problemi con il gioco
d’azzardo, la richiesta d’aiuto che è arrivata ai Ser.T è stata molto alta e col tempo
sono arrivate da loro persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo online.
Così per caso, sono stati gli utenti ad arrivare da loro e loro molto semplicemente,
come dice il Dott. Scelfo: “(…)siamo rimasti coinvolti”, oppure come dice il Dott.
Cecchi: “(…)l’esperienza di alcuni operatori che nel nostro caso hanno
incontrato per strada la dipendenza da Internet”. Vi è tuttavia qualche piccola
differenza. Ad esempio il Ser.T dove lavora il Dott. Cecchi, ossia quello di
Firenze di Via dell’Arcolaio ha cominciato ad occuparsi di Internet dipendenza,
sia tramite il gioco d’azzardo online, sia tramite la porno dipendenza da Internet.
In generale, si può comunque sostenere che tutti i Ser.T hanno incontrato per caso
95
la dipendenza da Internet e dato che ad essi si sono rivolte principalmente persone
che avevano problemi con il gioco d’azzardo online, se ne può dedurre che questo
sia il tipo di dipendenza da Internet che più stimola le persone a chiedere aiuto,
anche per i debiti economici che porta.
Servizi offerti: le proposte educativo-riabilitative:
Tutti i professionisti si occupavano già di gioco d’azzardo patologico e questo ha
influenzato in qualche modo il servizio che offrono per le persone dipendenti da
Internet. In tal senso, è utile considerare le parole della Dott.ssa Lucia Federici:
“(…) la particolarità di questo servizio in questo ambito è che con queste persone
dobbiamo veramente ogni volta inventare un percorso nuovo per l’utente, che
segua le necessità e i bisogni del paziente”. Gli strumenti utilizzati per il gioco
d’azzardo online, vanno di pari passo con quelli utilizzati per il gioco d’azzardo
offline nel Ser.T della Piana di Lucca, anche se è sempre presente l’importante
osservazione che ha fatto l’educatrice professionale Federici. In particolare, a
seconda dei bisogni dell’utente, dopo i primi colloqui con l’educatore
professionale e la psicologa, l’équipe sceglie quali strategie comportamentali
utilizzare, considerando che il sostegno della famiglia è presente in tutti gli
interventi educativi. In altri casi, quando la persona ha buone risorse psicologiche
e familiari, la psicologa inizia un percorso di psicoterapia. Oltre a questo c’è
anche tutto un percorso sui debiti di gioco, strutturato dall’educatore
professionale, che prende contatto anche con enti esterni per aiutare la persona a
riuscire a pagare una parte dei suoi debiti (mai tutti altrimenti si implementa il
pensiero magico nel giocatore), per questo è anche prevista la consulenza di un
legale. Ci sono anche dei gruppi: uno per i giocatori di auto aiuto e un altro per i
familiari, quest’ultimo di tipo tematico informativo. Anche negli altri Ser.T gli
strumenti utilizzati per aiutare le persone con problemi di gioco d’azzardo online,
sono gli stessi del gioco d’azzardo offline. In particolare anche il Ser.T di Arezzo
ha un servizio ben strutturato dove a seconda dei bisogni reali dell’utente si può
intervenire in modo individuale e/o familiare e/o di gruppo. In particolare offrono
servizi di consulenza per l’individuo e la famiglia, un inquadramento
psicodiagnostico, psicoterapie individuali, familiari e di gruppo, oltre alla
valutazione medica per un trattamento farmacologico e eventuale comorbilità con
96
la dipendenza da altre sostanze e disturbi psichici. Le educatrici professionali dei
Ser.T di Arezzo e Piana di Lucca durante l’intervista in profondità hanno
approfondito particolarmente il ruolo dell’educatore con le persone con
dipendenza da Internet. In particolare da queste interviste emergono nuove e
diverse strategie cognitivo-comportamentali, oltre all’importanza di colloqui
motivazionali. Gli strumenti che utilizza l’educatrice professionale Capacci sono
molteplici: per il colloquio iniziale utilizza l’intervista “Europasi” 106, un modello
di intervista particolarmente indicato per il primo momento di accoglienza della
persona. È un modello europeo che viene somministrato nei servizi per la
tossicodipendenza, è un’intervista semistrutturata dove si sondano le diverse aree
della vita di una persona: anagrafica, familiare, lavorativa, sociale, psicologica,
medica e legata all’uso di sostanze. In seguito l’educatore professionale (sempre
nell’ambito del gioco d’azzardo online) cerca di sensibilizzare e informare la
persona delle caratteristiche del gioco, questo per motivare la persona a proseguire
il percorso terapeutico. In questa parte l’educatore ha un ruolo ben preciso, la
persona infatti dovrà “svolgere dei compiti per casa”, come appunto delle letture e
rispondere a delle domande, oltre a tenere un diario delle spese. Oltre a questo
l’educatore si occupa anche del tutoraggio economico, sfruttando anche le risorse
della famiglia. Sempre per quanto riguarda gli strumenti l’educatrice professionale
Federici del Ser.T della Piana di Lucca, per il primo colloquio iniziale utilizza il
questionario proposto dalla “Gam-anon”107 (associazione dei giocatori anonimi) ai
familiari: questo strumento permette di superare lo scoglio iniziale di imbarazzo e
di entrare nella problematica. L’educatore professionale anche qui si occupa del
tutoraggio economico e cerca di ricostruire la mappatura dei debiti di gioco con il
giocatore. In particolare gli utenti devono tenere un diario delle spese quotidiane e
costruire una tabella con le entrate e le uscite economiche per meglio gestire i
106
Sarebbe interessante riportare questo strumento come allegato in Tesi, ma poiché è di molte
pagine ed è di facile reperibilità su Internet, ho deciso di risparmiare fogli di carta. Per chi fosse
interessato ha leggere questa intervista basta andare su qualsiasi motore di ricerca e scrivere:
“intervista Europasi”.
107
Il questionario è riportato nel sito web: http://www.gamanonitalia.org/20domande.html.
97
soldi. Con la famiglia e il giocatore, l’educatore è mediatore, poiché attorno ai
debiti del giocatore c’è un grande rancore da parte della famiglia.
Per quanto riguarda i due Ser.T di Firenze che si occupano di Internet dipendenza
entrambi offrono trattamenti (colloqui) individuali e familiari a carattere
motivazionale e cognitivo-comportamentale. È interessante la prima richiesta che
il Dott. Cecchi effettua ai suoi utenti: “Spengere il computer, o darlo ad un
parente che controlli l’uso che ne fanno se non ne possono fare a meno per motivi
di lavoro o studio”, per quanto possa sembrare banale in realtà questa strategia
non è presente in nessuna delle proposte educativo-riabilitative dei tre studiosi
analizzati nel terzo capitolo e leggendo i testi dove espongono le loro strategie,
posso dire che questa richiesta non è data per scontata. Il Ser.T di Firenze di Via
dell’Arcolaio, propone inoltre anche dei gruppi di auto aiuto specifici per il tipo di
dipendenza: questa è una singolarità rispetto agli altri Ser.T, i quali non
propongono gruppi di auto aiuto per altri tipi di dipendenza da Internet che non sia
quella da gioco d’azzardo online.
Come si può notare tutti questi Ser.T rientrano sempre all’interno di un approccio
sistemico relazionale, utilizzando sempre strategie a carattere motivazionale e
cognitivo-comportamentale. Questo approccio alla dipendenza da Internet lo
ritroviamo particolarmente nelle strategie proposte da Young (2000) e Cantelmi
(2008), in particolare la prima propone delle strategie cognitivo-comportamentali
ben mirate e efficaci. A questo proposito il Dott. Cecchi sostiene: “(…) un
approccio di tipo cognitivo-comportamentale ed anche motivazionale, come in
tutte le dipendenze, è utile. In prima battuta la persona deve essere aiutata sulle
cose da fare, non tanto da pensare”. Questo aspetto lo ritroviamo nelle strategie
di Young, molto incentrate su quello che la persona nella vita quotidiana deve
impegnarsi a fare, come anche nelle proposte delle educatrici professionali di
Arezzo e della Piana di Lucca.
Educatore Professionale nei servizi per la dipendenza da Internet:
Quando ho intervistato le educatrici professionali dei Ser.T di Arezzo e Piana di
Lucca, ho domandato loro quali sono le competenze fondamentali dell’educatore
professionale in questo ambito di lavoro. La Dott.ssa Capacci ha parlato
98
principalmente della capacità di accogliere la persona con il problema. La Dott.ssa
Federici ha parlato dell’importanza di attivarsi ogni volta in modo diverso per
rispondere ai bisogni della persona, questo per lei è: “(…)la fatica e la bellezza di
mettersi sempre di fronte alla persona e di capire quali sono i bisogni reali”.
Questo discorso che ha fatto la Dott.ssa Federici secondo me è essenziale per
l’educatore professionale, a questo proposito mi è tornato in mente un
ragionamento sulla pedagogia fatto dalla Scuola di Barbiana in “Lettera a una
professoressa”, citerò la prima parte dello scritto:
“La pedagogia così com’è io la leverei. Ma non ne son sicuro. Forse se ne faceste
di più si scoprirebbe che ha qualcosa da dirci. Poi forse si scoprirà che ha da
dirci una cosa sola. Che i ragazzi son tutti diversi, son diversi i momenti storici e
ogni momento dello stesso ragazzo, son diversi i paesi, gli ambienti, le
famiglie.”108
I Ser.T di Firenze di P.zza del Carmine e di Via dell’Arcolaio, come ho già detto
precedentemente non hanno educatori professionali che si occupano di Internet
dipendenza. Le motivazioni del Ser.T di P.zza del Carmine derivano dal fatto che
gli educatori professionali si occupano di altro, poiché di questa dipendenza si
occupa chi ha deciso di farlo per interesse personale e si è appassionato a questo
tema: “Non c’è legge che li obbliga ad occuparsi di questo, così lo fa chi
spontaneamente ha scelto di farlo”. Questo è in sostanza anche quello che ha
detto il Dott. Cecchi per il Ser.T di Via dell’Arcolaio, aggiungendo inoltre un
aspetto riguardante la condizione generale dei Ser.T: “Siamo in un momento un
po’ delicato dei servizi, quindi è legato alla curiosità scientifica dei singoli
operatori che poi sono gli stessi che hanno incontrato per strada persone che ci
hanno chiesto aiuto per questa dipendenza.” Inoltre all’interno dell’intervista dice
anche che l’educatore professionale può essere una figura molto utile in questo
ambito. Come ho potuto osservare le educatrici professionali che si occupano di
108
Cit. Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice fiorentina, Firenze, 1967,
p. 119.
99
questa problematica sono molto appassionate a questo lavoro e io stessa sono
rimasta molto colpita dalla loro professionalità in questo ambito.
Presenza dei servizi in rete:
Nel terzo capitolo di questa tesi ho parlato di una delle funzioni dell’educatore,
ovvero quella relativa all’accoglienza della persona, quindi il predisporre spazi e
modalità di accoglienza per la persona e la famiglia nei diversi contesti educativoriabilitativi, come è scritto nella tabella degli interventi educativi rivolti alla
persona del “Core competence dell’educatore professionale”. Come ho scritto
precedentemente, un sito web specifico del servizio con l’indirizzo di posta
elettronica di un professionista, potrebbe in qualche modo facilitare l’accesso
delle persone dipendenti da Internet ai servizi, come ci hanno già dimostrato
Young (2000) e Cantelmi (2008) (citati nel capitolo 3). A questo proposito ho
chiesto a tutti i Ser.T cosa pensassero dell’offerta di indirizzi e-mail per il primo
contatto iniziale, passerò così ad analizzare i dati raccolti.
Il Dott. Scelfo è subito schietto nella risposta alla domanda: “noi non offriamo
indirizzi e-mail, ma è una carenza. È fondamentale come mezzo per prendere
contatto, i servizi sono indietro, non stanno al passo delle nuove situazioni. La
carenza di un indirizzo e-mail è un’ottima osservazione che ci deve far riflettere
sullo stato dei servizi.”. Il Dott. Scelfo quindi parla direttamente di una grande
carenza e arretratezza dei servizi, il suo pensiero sull’uso di e-mail per prendere
contatto con i servizi è positivo ovvero rispecchia i bisogni dell’utente. Il Dott.
Cecchi del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio risponde: “C’è nel sito
dell’azienda sanitaria l’indirizzario con i servizi109. È interessante questa
domanda perché Internet è il mezzo che porta alla dipendenza, ma è anche quello
che può veicolare la richiesta d’aiuto (…). Comunque le persone dipendenti da
Internet sono molto brave ad utilizzare la rete e quindi riescono in qualche modo
a trovare la soluzione a questo problema online, quindi a chi rivolgersi. (…) Chi
usa Internet usa anche Internet per cercarsi la soluzione quindi è utile che ci sia
109
Con indirizzario si intende l’indirizzo stradale e i numeri telefonici.
100
questo. Cercare l’aiuto attraverso la rete è ottimale, perché non devo espormi uso
appunto un nick name e chiedo aiuto, anche perché c’è un forte stigma per la
persona dipendente da porno, ed espormi su Internet non mi può fare nessun
male, perché io sono “pollicino 62”. Forse dovrebbe essere curato di più Internet
per l’aiuto anche perché molti di loro ci ricorrono.” Questo discorso del Dott.
Cecchi ci pare fondamentale, oltre ad essere anche in linea con quanto ha portato
la Young (2000) ad entrare in rete. Le persone dipendenti da Internet cercano la
soluzione ai loro problemi tramite la rete stessa e i servizi devono puntare
maggiormente ad essere presenti online proprio per facilitare queste persone ad
entrare in contatto con i servizi, in questo caso un servizio reale per uscire dal
virtuale. Il Dott. Cecchi però introduce anche un altro aspetto importante, ovvero
la persona dipendente da Internet spesso è esperta nell’utilizzo di questo
strumento e quindi navigando riesce comunque a trovare una soluzione, anche se
non direttamente da dei siti web dei servizi. La psicologa Mannari del Ser.T Piana
di Lucca risponde a questa domanda: “Ci sono state delle richieste per il nostro
servizio tramite e-mail, chiaramente per avere un accesso immediato è sempre
stato più utilizzato il telefono (…). L’e-mail chiede un tempo aggiuntivo da
dedicare a questo servizio e noi per il momento abbiamo uno spazio minimo,
comunque sia ben venga l’e-mail e le altre possibilità.(…) L’e-mail può cadere in
uno svantaggio che è quello di essere una richiesta scritta.”. La Dott.ssa Mannari
rispetto agli altri professionisti, introduce la problematica del tempo, che non è
analizzata dagli altri intervistati. La problematica del tempo intesa sia per i tempi
di risposta del professionista alla persona, sia del tempo aggiuntivo che il
professionista deve dedicare a questa problematica. La Dott.ssa Capacci parla
dell’esperienza del Ser.T di Arezzo con Internet: “Ci sono arrivate delle richieste
tramite e-mail spesso perché le persone visitano il sito Internet “cedostar” e ci
sono le informazioni del servizio del Ser.T che tratta questa problematica. L’email è una grossa opportunità, perché all’inizio c’è una comprensibile vergogna
a presentarsi anche solo telefonicamente al servizio, quindi l’e-mail facilita
l’accesso iniziale per stabilire il primo contatto, un membro dell’équipe risponde
all’e-mail della persona e poi avviene o un contatto telefonico o di persona.” Il
Ser.T di Arezzo utilizza già la pratica dell’indirizzo e-mail e sembra confermare
101
quello che anche il Ser.T di Via dell’Arcolaio di Firenze ammette, quando parlano
della vergogna nel contattare il servizio. Il sito del “cedostar” è una grande
opportunità per gli utenti che lo visitano, poiché oltre a fornire informazioni sulle
varie dipendenze, sugli eventi che organizza la città e i vari servizi del territorio,
offre anche l’indirizzo e-mail della Dott.ssa Cocci, psicologa e psicoterapeuta, del
Ser.T di Arezzo che si occupa del gruppo GAND (gioco d’azzardo e nuove
dipendenze). Il sito web del “cedostar”, può essere un ottimo esempio su come
strutturare altri siti web di altre città e altri servizi. Poiché questo sito informa sui
vari eventi che ci sono nella città riguardante le dipendenze e altri aspetti della
salute, offre un ottimo specchio dell’utilità di Internet: ovvero crea realtà e quindi
partecipazione dalla virtualità.
Tipologie di Internet dipendenza:
Un altro aspetto molto importante da analizzare tra queste interviste è quello
relativo al gioco d’azzardo online e quello offline. Tra i tanti dubbi che mi
scaturivano dalla restituzione dei questionari dei vari Ser.T, uno era il più
ricorrente. La maggior parte degli utenti che ha chiesto aiuto ai Ser.T per la
dipendenza da Internet sono persone che avevano problemi con il gioco d’azzardo
online. Ma che differenza c’è tra il gioco d’azzardo online e quello offline? E
soprattutto il gioco d’azzardo online rientra nella dipendenza da Internet o nel
gioco d’azzardo patologico? Il Dott. Cecchi del Ser.T di Firenze di Via
dell’Arcolaio ci spiega che Internet non è solo un mezzo per veicolare le altre
dipendenze come il gioco, il porno e così via, ma è lo strumento che di per sé crea
dipendenza. Il Dott. Cecchi riporta a tal proposito esempi di alcuni casi di utenti
avuti in carico. Ci sono utenti che giocano online e controllano la posta elettronica
20 volte al giorno, oppure partecipano anche a forum o l’hanno sempre fatto
prima di sviluppare un tipo specifico di dipendenza da Internet. Un altro esempio
è quello di una ragazza che giocava al superenalotto online e che per smettere ha
dato il computer alla sorella; dopo 6 mesi le serviva il computer per scrivere la
102
tesi di laurea, ma il craving110 di navigare in rete era sempre alto, infatti ci sono
persone che soffrono proprio per la mancanza del computer. Partendo da queste
premesse importanti sulla dipendenza da Internet, passiamo adesso alle differenze
tra il gioco d’azzardo online e quello offline. Secondo il Dott. Cecchi: “Il gioco
online è “straordinario”, una persona può giocare a casa sua nella sua
camerina, ci sono tutte le caratteristiche per cui una persona chiusa e solitaria,
può giocare senza neanche uscire e andare in una sala dove si incontra con altre
persone. La vincita è immediata, con una carta di credito con un conto aperto
oltre a vedere subito quanto si vince e si perde si può anche avere subito caricati
nella carta di credito la vincita (specialmente in siti non italiani). Inoltre la
persona mentre gioca online fa altre cose, ascolta la musica, guarda la
televisione…”. Anche il Dott. Scelfo parla del fatto che la persona gioca senza
mai uscire di casa, poi dice anche che si può giocare 24 ore su 24 e che
utilizzando come mezzo di pagamento la carta di credito i soldi sono virtuali e
quindi non si vedono. I soldi virtuali hanno una valenza emotiva estremamente
inferiore rispetto alla banconota. Inoltre la risposta veloce (il risultato ottenuto
subito) aumenta la compulsione al gioco. La Dott.ssa Federici analizza le
differenze partendo dal punto di vista dei familiari, poiché proprio questi riescono
più difficilmente a controllare il gioco della persona con il problema, poiché gioca
su Internet. Inoltre la Dott.ssa Federici ha parlato anche dei seguenti fattori che
caratterizzano il gioco d’azzardo online: sono persone più giovani, hanno un buon
livello d’istruzione, un buon status sociale ed economico, hanno una discreta
conoscenza dell’utilizzo di Internet. Per quanto riguarda le altre caratteristiche
sono le stesse che hanno evidenziato gli altri professionisti dei Ser.T di Firenze.
Come si può osservare ci sono delle caratteristiche ben precise sulla persona che
gioca d’azzardo online e di queste bisogna tenerne conto quando si deve attivare
un intervento educativo-riabilitativo. Anche il gioco d’azzardo stesso, quando è
online ha problematiche diverse rispetto al gioco d’azzardo offline; pertanto, le
110
Ricordo che il craving è il forte bisogno di assumere una certa sostanza da parte di una
persona che ne è dipendente.
103
strategie mirate per il gioco d’azzardo online possono essere una ricchezza in più
per rispondere ai bisogni reali dell’utente.
Problematiche e tracce sul profilo degli utenti:
L’ultimo aspetto importante da analizzare è quello relativo alle problematiche
della persona con Internet dipendenza. Descrivere le problematiche che hanno
rilevato i professionisti nelle persone dipendenti da Internet è essenziale per
strutturare un intervento educativo-riabilitativo. Nel “Core Competence
dell’educatore professionale” tra le funzioni dell’educatore professionale ci sono
quelle relative all’osservazione della persona e all’identificazione delle necessità
educative, in base alle quali si strutturerà un intervento educativo-riabilitativo.
Uno dei problemi di questa nuova dipendenza è molto bene identificato dal Dott.
Scelfo: “Il grado di coscienza della malattia è molto ritardato. Al diretto
interessato non gli interessa di rivolgersi al servizio, stanno bene così non gli
sembra di fare una cosa sbagliata, che gli sta facendo del male.” Per quanto
riguarda il gioco d’azzardo online, dice sempre il Dott. Scelfo: “Arrivano a
rivolgersi al servizio perché si stavano totalmente fregando” questo riferendosi
alla perdita di soldi. Sempre secondo il Dott. Scelfo tutto questo porta ad una forte
delusione di se stessi. Un altro aspetto importante analizzato da questo
professionista parlando di due giovani utenti con Mud’s addiction è quello
relativo alla fortissima compulsione che questi due ragazzi avevano col computer:
uno di questi ha perso l’anno scolastico perché non andava a scuola e un altro
perdeva continuamente lavori, ne trovava uno e poi lo perdeva subito, perché
passava tutta la notte su Internet a giocare e la mattina era stanco. Il Ser.T della
Piana di Lucca introduce il tema delle problematiche psichiatriche e il gioco
d’azzardo online, in questi casi appunto valutano chi debba seguire queste persone
(se la Salute Mentale o il Ser.T). Le problematiche principali emerse nel Ser.T
della Piana di Lucca per le persone con problemi di gioco d’azzardo online sono
sempre familiari, sia di coppia, sia per genitori e figli. I problemi familiari
derivano da gravi conflitti per colpa dei debiti di gioco. Anche la Dott.ssa Capacci
parla di problematiche dovute sempre ai conflitti per i debiti di gioco e quindi al
pagamento di questi. Infine il Dott. Cecchi del Ser.T di Firenze di Via
dell’Arcolaio, come il Dott. Scelfo, parla del fatto che le persone dipendenti da
104
Internet non vogliono essere aiutate. Il gioco d’azzardo in particolare è: “un
antidepressivo fenomenale”. Queste persone, infatti, vedono Internet come
qualcosa che fa loro bene e ciò emerge in particolare dalle parole di un utente:
“perché me lo volete togliere, non ho altro”. Questo utente aveva contratto dei
debiti con il gioco d’azzardo online e quindi sempre a causa dei debiti era arrivato
al servizio, poiché la famiglia lo aveva scoperto.
Quando si parla di gioco d’azzardo online vi rientra anche il Poker: in questo
gioco non ci sono sempre grandi perdite economiche (variano dal tipo di sito con
cui si gioca), ma ci sono grosse perdite in termini di tempo. Queste persone
secondo il Dott. Cecchi sono invisibili e difficilmente arriveranno ai servizi.
Parlando degli altri tipi di dipendenza da Internet dice: “è meno facilmente
identificabile se non ci sono debiti”. Un altro aspetto importante rilevato dal
Dott. Cecchi è quello riguardante il distacco dalla realtà, realtà che poi diventa
meno interessante del mondo virtuale. Anche il Dott. Cecchi come il Dott. Scelfo
parla di ragazzi che perdono l’anno scolastico perché preferivano i giochi di ruolo
online alla scuola. Di questi ragazzi specifica che sono bravissimi al computer e
rispetto alla scuola si sentono bravi in qualcosa. Tornando al problema dei
giocatori di Poker, il Dott. Cecchi ha osservato nei suoi utenti giovani che molti
vorrebbero diventare dei giocatori professionisti e farlo quindi di lavoro: questi
ragazzi trascorrono 8 ore al giorno al computer, come un lavoratore sul posto di
lavoro, solo che hanno anche delle perdite economiche e quindi non è un normale
lavoro. Un altro grande problema della dipendenza da Internet è per il Dott.
Cecchi l’isolamento sociale. Come si può osservare dalle interviste in profondità,
l’isolamento sociale delle persone dipendenti da Internet compare in tutte le
riflessioni dei professionisti intervistati. Un altro problema importante che c’è
intorno all’Internet dipendenza è la scarsa consapevolezza del problema, aspetto
che rende ancora più invisibile il fenomeno Internet dipendenza. Le persone
difficilmente chiedono aiuto, escluse le persone seguite dal Dott. Cecchi con la
dipendenza da pornografia online, poiché queste sono arrivate da sole ad
accorgersi del problema. Un altro problema importante è quello relativo alla
perdita dell’anno scolastico o del lavoro, questa situazione deriva appunto dalla
forte compulsione che ha la persona a restare più tempo possibile online. Per
105
quanto riguarda il gioco d’azzardo online i debiti economici sono un problema che
coinvolge tutta la famiglia, per questo anche i continui conflitti in famiglia sono
tra i problemi principali delle persone che giocano d’azzardo online.
4.4 Conclusioni della ricerca
In questo capitolo, ho presentato i risultati di una indagine conoscitiva sui Ser.T
che in Toscana si occupano di Internet dipendenza. Sul fenomeno “Internet
dipendenza” non ci sono ancora dei dati ufficiali o ricerche in grado di orientarci
sulle dimensioni del fenomeno. La mia ricerca non aveva lo scopo di colmare
questa lacuna, ma più semplicemente di cominciare a raccogliere qualche
informazione sul campo in merito a questa tematica.
Sono consapevole che avanzare ipotesi sul possibile sviluppo di questi servizi non
sarebbe corretto, poiché avremmo dovuto disporre di maggiori informazioni sulle
dimensioni del fenomeno in Italia e quindi di dati statisticamente significativi. Il
fatto però che all’interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico
Universitario “Agostino Gemelli” di Roma abbiano aperto il 2 novembre 2009 un
ambulatorio coordinato dallo psichiatra Federico Tonioni per curare le persone
dipendenti da Internet, ci deve in qualche modo far pensare che il fenomeno è in
crescita e merita di essere eplorato. Questo fenomeno, come hanno spiegato i
professionisti dei Ser.T di Firenze, è invisibile, perché le persone “stanno bene
così” e non ricercano aiuto, escluso chi ha importanti debiti economici. Tonino
Cantelmi (2008) spiega che in genere le rilevazioni sull’incidenza del disturbo
nella popolazione online indicano un tasso di diffusione di dipendenza da Internet
compreso tra il 3% e l’11%
111
. Anche se ci sono dei limiti nei dati che ho
analizzato, poiché non sono statisticamente rilevanti, è importante cominciare ad
111
Cfr. T. Cantelmi e M. Talli, Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni mentali, personalità
avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N.
1, p. 31.
106
analizzare il fenomeno e descrivere i servizi che si occupano di questa
problematica, in modo che in futuro si possa essere pronti ad accogliere nei servizi
più utenti con Internet dipendenza rispetto ad oggi, utilizzando strategie mirate a
questa problematica. Anche per questo è importante riflettere sulle possibili
strategie di intervento.
Uno degli aspetti sui quali ho maggiormente riflettuto riguarda l’utilizzo di siti
web per pubblicizzare/informare le persone sul servizio offerto dai vari Ser.T per
la dipendenza da Internet e l’utilizzo di e-mail per il primo contatto. Il Dott.
Cecchi a questo proposito ha fatto un’importante riflessione, ovvero le persone
che hanno problemi con Internet spesso cercano in Internet stessa la soluzione.
Questo è lo stesso ragionamento che ha portato studiosi come Young e Cantelmi
ad entrare in rete per pubblicizzare/informare le persone sul servizio che
offrivano. Oltre al sito web, anche predisporre un indirizzo di posta elettronica
può far si che queste persone, come dice la Dott.ssa Capacci, siano aiutate a
prendere contatto con il servizio una prima volta, visto che ci può essere un forte
imbarazzo anche solo tramite una telefonata. Predisporre un indirizzo e-mail a cui
professionisti possano rispondere quotidianamente può in qualche modo facilitare
l’accesso ai servizi a queste persone. I servizi potrebbero pensare di costruire siti
web dove pubblicizzano e informano sulle attività che svolgono e inserirci
approfondimenti su varie problematiche. In questi siti web ci potrebbero essere
degli indirizzi di posta elettronica a cui l’utente online può scrivere per chiedere
informazioni o eventualmente un appuntamento nel mondo reale. L’educatore
professionale potrebbe occuparsi così, anche del primo contatto con l’utente,
ovvero predisponendo spazi adeguati ad accogliere la persona e la sua famiglia
online oltre che offline.
In questa ricerca ho cercato di descrivere al meglio il servizio che offrono alcuni
Ser.T toscani per l’Internet dipendenza, in particolare cercando di capire anche gli
strumenti e i metodi educativo-riabilitativi. È stato molto interessante vedere
come tutti i Ser.T utilizzino strumenti diversi, anche se tutti a carattere cognitivocomportamentale. Si può dire infatti che questo tipo di intervento possa essere
particolarmente utile per la persona e la famiglia in difficoltà, come hanno
evidenziato i Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio e della Piana di Lucca. Come si
107
è potuto osservare gli interventi educativo-riabilitativi si avvalgono di strumenti
costruiti per le persone che hanno problemi con il gioco d’azzardo offline. In
seguito sono arrivate persone che giocavano d’azzardo online e con queste sono
stati utilizzati gli stessi strumenti che si utilizzavano per le persone con problemi
di gioco d’azzardo offline. Come emerge dall’analisi dei dati qualitativi, ci sono
delle caratteristiche significative che distinguono le persone che giocano
d’azzardo online da quelle che giocano d’azzardo offline. È importante quindi
tenere conto della specificità di ogni individuo e della sua problematica,
utilizzando anche strumenti che più possano rispondere ai suoi bisogni. Questo
potrebbe essere fatto, ad esempio, integrando alcune strategie educative proposte
da Young (2000), che sono molte incentrate sul legame che la persona ha con la
rete, con quelle che già utilizzano questi Ser.T descritti per il gioco d’azzardo.
Quando la persona arriva al servizio, sia nel Ser.T di Arezzo che quello della
Piana di Lucca, vengono utilizzate delle interviste semistrutturate per conoscere la
persona e le sue problematiche. In particolare ad Arezzo viene utilizzata
l’intervista “Europasi” ed a Lucca (dove ricordo che gli utenti con Internet
dipendenza rientrano sempre nel tipo del gioco d’azzardo online) viene utilizzata
l’intervista “gam-anon”. Queste interviste, che servono anche a centrare le
problematiche della persona, potrebbero per esempio essere integrate con i
questionari proposti da Young (2000) o Cantelmi (2008) per le persone dipendenti
da Internet per capire meglio il rapporto che la persona ha con la rete ed
eventualmente strutturare un intervento educativo anche su questo.
Le famiglie vengono coinvolte in tutti i servizi che ho descritto: questo è un dato
veramente importante che ci fa capire quanto sia importante per la persona
dipendente da Internet avere dei familiari vicini che la possano sostenere. Quando
si parla della persona che ha problemi con il gioco d’azzardo online, il servizio
deve aiutare a mediare i rapporti tra loro, poiché come si è visto dalle interviste in
profondità (in particolare in quella al Ser.T della Piana di Lucca) la famiglia è
piena di rancore e di problemi economici a causa dei debiti di gioco. Quando si
parla di minori Internet dipendenti, i genitori hanno un ruolo importante per
aiutare il figlio, oltre che a dover fare un grande lavoro sul loro modo di essere
genitori, come ha fatto notare il Dott. Cecchi. Tra gli studi di Young (2000) ci
108
sono anche delle strategie che i genitori possono utilizzare per riflettere sul loro
essere genitori e su cosa fare di pratico per aiutare nella quotidianità i loro figli. In
questo caso le strategie di Young (2000) possono essere un ottimo strumento per i
genitori che hanno figli con questa problematica. Per quanto riguarda le coppie, il
Dott. Cecchi ha parlato dell’importanza del compagno nel “programma”, sia per
una riflessione sul loro rapporto di coppia che sulle strategie di aiuto che si
possono attivare in casa quotidianamente. Si può dire che sia gli studiosi che ho
analizzato nel terzo capitolo di questa tesi che i Ser.T che ho intervistato rivestono
la famiglia di un ruolo importante; pertanto, anche questo aspetto sarà da
considerare quando si svilupperà un intervento educativo-riabilitativo per le
persone (e quindi anche la famiglia) Internet dipendenti.
Tutti i Ser.T che ho intervistato hanno dei legami con i gruppi di auto aiuto: questi
sono particolarmente consigliati anche dagli studiosi Cantelmi (2008) e Young
(2000), per costruire una rete reale di appoggio a queste persone. Dato il fatto che
la maggior parte delle persone dipendenti da Internet in carico a questi Ser.T ha
problemi con il gioco d’azzardo online, i Ser.T. hanno dei legami con gruppi di
auto aiuto per giocatori. L’esperienza del Ser.T di Firenze di Via dell’Arcolaio è
molto interessante, poiché dei suoi utenti si sono conosciuti in rete e hanno
costruito un gruppo di auto-aiuto a Firenze per persone che hanno dipendenza da
pornografia online. Il mondo online in questo caso ha creato presenza nel mondo
reale e questa è sicuramente una risorsa indiscutibile che ci offre la rete e che
bisogna utilizzare per facilitare l’accesso ai servizi reali. C’è anche un altro
aspetto importante relativo ai gruppi di auto aiuto, ovvero l’importanza del
confronto e del “rivedersi nell’altro”, caratteristica che crea generalmente un
rapporto molto empatico tra i membri del gruppo. Anche per questo è importante
far sì che le persone che hanno avuto o hanno lo stesso problema possano
incontrarsi per parlare e capirsi a vicenda su quello specifico problema, per creare
una rete (scusate il gioco di parole) offline. Questo ovviamente è ancora
scarsamente possibile, se non per i giocatori d’azzardo online, poiché sono poche
le persone che si sono rivolte al servizio con problemi di Internet dipendenza.
Resta comunque importante anche in questo caso considerare l’importanza e
l’efficacia dei gruppi di auto aiuto per le persone dipendenti da Internet, che come
109
ha detto anche il Dott. Cecchi, oltre agli studiosi citati nel terzo capitolo, sono
isolate dagli altri e dalla realtà in generale, hanno bisogno di riprendere i contatti
con il mondo reale.
Per concludere vorrei parlare dell’educatore professionale. Dai questionari e dalle
interviste ai Ser.T di Firenze emerge che nelle loro équipe che si occupano di
Internet dipendenza non ci sono educatori professionali, però entrambi gli
intervistati riconoscono l’importanza di questa professionalità nell’équipe. I Ser.T
di Arezzo e della Piana di Lucca hanno in équipe educatori professionali e io ho
avuto l’opportunità di intervistare proprio queste figure. Le educatrici
professionali che ho intervistato utilizzano diversi strumenti di lavoro: questo,
come ha spiegato la Dott.ssa Federici, trae origine dalla natura stessa
dell’educatore professionale, che utilizza risorse provenienti da saperi diversi.
L’educatore professionale nell’équipe di lavoro per le persone dipendenti da
Internet si occupa di molte cose: dal primo contatto, al primo colloquio con la
raccolta dei suoi dati, a colloqui successivi a carattere motivazionale e dove si
propongono varie strategie cognitivo-comportamentali per affrontare il problema,
al ruolo di mediatore e “raccoglitore” dei conflitti familiari, a prendere i contatti
con altri enti per aiutare la persona con problemi di gioco d’azzardo online a
risaldare i debiti, al coordinare i gruppi di auto aiuto per le persone Internet
dipendenti e i loro familiari, alle attività di prevenzione. Tutte queste rientrano
nelle attività che l’educatore professionale svolge nell’ambito dell’Internet
dipendenza. Dalle interviste in profondità emergeva nelle loro parole una grande
professionalità, passione per il lavoro che svolgono e voglia di conoscere ancora
altri aspetti di questa problematica. Per me questi sono aspetti centrali dell’essere
educatore professionale,
aspetti che
fanno
la
differenza
al
momento
dell’intervento educativo con la persona. Un altro aspetto importante delle
educatrici che ho intervistato è l’utilizzo, ma anche la ricerca, di strumenti di
lavoro utili per questa problematica. A questo proposito potrebbe essere utile
integrare agli strumenti di lavoro che già utilizzano le strategie cognitivocomportamentali costruite da Young (2000) per le persone Internet dipendenti,
come sono elencate nel terzo capitolo di questa tesi.
110
Conclusioni finali
Quando ho cominciato a riflettere su questa tesi c’era sempre un aspetto che mi
premeva più di altri, ovvero cosa può fare l’educatore professionale nell’ambito
dei nuovi disagi provocati dalle nuove tecnologie della comunicazione. Così ho
immaginato un educatore che integra le competenze proprie della sua professione
con le conoscenze base di informatica necessarie per saper utilizzare Internet. Le
competenze informatiche sono infatti ormai necessarie per diffondere sul web
informazioni relative a servizi o eventi, come ha citato la Dott.ssa Capacci a
proposito del sito web del loro servizio www.cedostar.it. Oppure per rispondere a
delle
domande
riguardanti
una
problematica,
come
il
sito
web
www.sostanzeinfo.it di cui ha parlato nell’intervista in profondità il Dott. Scelfo.
Le conoscenze informatiche possono servire anche per aiutare la persona ad
avvicinarsi al servizio facendolo entrare in contatto con un professionista che in
qualche modo lo può aiutare come ha detto il Dott. Cecchi quando ha parlato del
sito web www.noallapornodipendenza.it. Questo perché Internet è lo strumento
più utilizzato per ricercare informazioni e soluzioni (come ha detto il Dott. Cecchi
nell’intervista in profondità), specialmente tra i giovani e quindi per questo è un
altro mezzo tramite il quale si può fare prevenzione primaria e secondaria, oltre ad
aiutare la persona ad “entrare nei servizi” per chiedere aiuto.
Il tema dell’educatore professionale e Internet è stato affrontato anche durante la
tavola rotonda che si è svolta il giorno 10 luglio 2010 a San Martino al Cimino
(VT) durante “Eduraduno”112. In questa tavola rotonda abbiamo parlato insieme al
Presidente ANEP 113 Lazio, Francesco Castracane, del codice deontologico
proposto da questa associazione e del bisogno di aggiornarlo. Si è parlato
dell’esigenza di chiarire il rapporto che deve avere l’educatore professionale con
112
È un’associazione costituita da educatori professionali che si occupa di offrire uno spazio di
formazione e incontro per educatori professionali.
113
Associazione Nazionale Educatori Professionali.
111
Internet, trattando più che altro Facebook (il social network più diffuso) come
strumento dell’educatore professionale per diffondere informazioni/eventi utili e
interessanti per i suoi utenti o per entrare in contatto con gli stessi (qualora non sia
possibile farlo tramite altri mezzi). Durante la tavola rotonda principalmente ci
sono state due considerazioni su questo aspetto. Una considerazione riguardava il
fatto che fosse importante per l’educatore professionale essere in rete,
specialmente per chi lavora con utenti adolescenti114, poiché Internet permette di
entrare in contatto con gli utenti (specialmente tramite i social network) e di
scambiarsi informazioni sulle iniziative del servizio, inoltre è stato anche detto da
più persone che erano gli utenti stessi a “chiedere l’amicizia” 115 dell’educatore
professionale per entrare in contatto con questo. L’altra considerazione importante
riguardava la paura che entrando in contatto online con gli utenti venisse meno la
relazione reale con questi privilegiando quella virtuale, che la privacy del
lavoratore/educatore professionale non fosse rispettata116, oltre al fatto che dando
il contatto personale del social network si rischia di entrare in contatto con gli
utenti anche al di fuori dell’orario di lavoro.
Gli argomenti trattati durante la tavola rotonda erano già stati oggetto di mie
riflessioni personali, mentre nei mesi precedenti a “Eduraduno 2010” scrivevo
questa tesi e riflettevo sulla presenza dei servizi in rete e quindi anche
dell’educatore professionale. Sono così intervenuta durante la tavola rotonda per
esprimere il mio personale pensiero sul rapporto che l’educatore professionale
potrebbe avere con l’utenza tramite Internet. Quello che ho proposto durante la
tavola rotonda e che ripropongo come suggerimenti per eventuali proposte
educative è la costruzione (per quanto riguarda Facebook, ma può essere fatto
114
L’utilizzo di social network come Facebook tra gli adolescenti è molto diffuso come è
specificato nel 10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza uscito nel
novembre del 2009 condotto da Eurispes e Telefono Azzurro.
115
Nel linguaggio del social network più diffuso al mondo, Facebook, “chiedere l’amicizia”
significa aggiungere la persona contattata tra i propri contatti del social network.
116
Nel primo capitolo di questa tesi ho parlato delle informazioni personali che si mettono a
disposizione di tutti i contatti che si hanno sul profilo personale nel social network.
112
anche con altri social network) di un profilo virtuale che non contenga dati
personali, ma esclusivamente i dati che il lavoratore/educatore professionale vuole
mettere a disposizione degli utenti. Nel caso che l’educatore professionale/persona
abbia un profilo personale su un social network non darà il suo contatto personale
all’utente, ma darà un altro profilo 117 da lui costruito da utilizzare durante l’orario
di lavoro. Questo profilo non dovrà certo servire per scambiare lunghe chattate
con gli utenti, ma servirà per informarli di eventuali eventi o scambiarsi
informazioni o per contattarli nel caso non sia più possibile farlo con altri mezzi.
Tenendo presenti tutte le considerazioni fatte durante l’analisi delle strategie di
intervento degli studiosi Cantelmi, Vallario e Young, oltre alle esperienze
descritte dai Ser.T toscani: Arezzo, P.zza del Carmine di Firenze, Via
dell’Arcolaio di Firenze, Piana di Lucca, è importante ai fini delle funzioni di
educazione
e
riabilitazione
dell’educatore
professionale
che
costruisca
(eventualmente insieme ad un professionista del settore informatico) un sito web
per il servizio in cui lavora, poiché rientra nella famosa costruzione degli spazi
dove l’educatore professionale accoglie l’utente e la famiglia. In questa pagina
web potrà offrire la propria e-mail utilizzabile così anche per il primo contatto da
parte degli utenti con il servizio, poiché come emerge da questa tesi dalla
virtualità si può generare presenza reale; potrà predisporre spazi come forum dove
gli utenti stessi che desiderano confrontarsi tra loro possano farlo (e magari
scambiarsi i contatti per incontrarsi nella realtà), possano confrontarsi o porre
domande o riflessioni all’èquipe del servizio. Una volta conosciuto l’utente nella
realtà si potrà scambiare eventualmente il profilo Facebook per comunicargli
eventi/iniziative (del mondo reale), scambiarsi informazioni o eventualmente
contattarlo quando non è possibile farlo realmente.
Per fare tutto questo potrebbe essere utile partire dalla formazione, inserendo nel
piano di studi dei corsi universitari che formano educatori professionali un esame
117
Nel profilo personale di Facebook la persona inserisce il proprio nome e cognome, mentre in
quello che l’educatore professionale potrebbe utilizzare sul posto di lavoro potrebbe ad esempio
essere: Edu.Prof. nome e cognome.
113
di informatica anche per imparare ad utilizzare a pieno la risorsa Internet. Per
quanto riguarda gli educatori professionali che già lavorano (ed hanno quindi
concluso il percorso formativo universitario o presso altre agenzie formative)
potrebbero essere organizzati dei corsi di formazione per apprendere o
approfondire le conoscenze informatiche e l’utilizzo della rete. Oltre alle
competenze informatiche, potrebbe essere utile organizzare dei convegni per
approfondire le problematiche connesse all’utilizzo della rete.
Un altro aspetto importante da considerare tra le conclusioni è la possibilità di
integrare agli interventi educativo-riabilitativi proposti dai Ser.T descritti, delle
strategie di intervento individuate dai tre studiosi (Cantelmi, Vallario, Young)
analizzati nel terzo capitolo. Come si è osservato dalle interviste in profondità ai
professionisti dei quattro Ser.T descritti, ci sono delle differenze significative tra il
gioco d’azzardo online e quello offline, quindi considerare nell’intervento queste
differenze può in qualche modo aiutare i professionisti a pianificare il loro
intervento in modo che risponda maggiormente alle problematiche dell’utente.
Questa tesi si propone inoltre di sollecitare ulteriori ricerche e la diffusione di
informazioni riguardanti la dipendenza da Internet, ovvero: i dati generali e le
problematiche degli utenti che si sono rivolti ai servizi, chi si occupa di questa
problematica in Toscana, come funziona la presa in carico, quali sono gli
interventi educativi messi in atto dai Ser.T descritti e qual è il ruolo dell’educatore
professionale in questi servizi.
Spero che questo lavoro possa servire come stimolo ad entrare in rete a tutti quei
servizi e quei professionisti che ancora non sono presenti, certo senza scordarsi
mai di privilegiare sempre la dimensione reale, rispetto a quella virtuale.
114
Bibliografia
-
Caillois R., I giochi e gli uomini, la maschera e la vertigine, Bompiani,
Milano, 1995.
-
Calvani A., Educazione, comunicazione, nuovi media, UTET, Torino,
2001.
-
Cambi F. e Staccioli G. (a cura di), Il gioco in Occidente. Storie, teorie,
pratiche, Armando Editore, Roma, 2007.
-
Cantelmi T., Del Miglio C., Talli M., D’Andrea A. (a cura di), La mente in
internet. Psicopatologie delle condotte on-line, Piccin, Padova, 1999.
-
Caretti V. e La Barbera D., Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson,
Milano, 2001.
-
Ciofi R., Giochi pericolosi? Perché i giovani passano ore tra videogiochi
online e comunità virtuali, Franco Angeli, Milano, 2003.
-
Copper Royer B. e Firmin Didot C., Staccati da quel computer! Come si
possono mettere dei limiti?, EGA editore, Torino, 2007.
-
Crisafulli F., Molteni L., Paoletti L., Scarpa P.N, Sambugaro L.,
Giuliodoro S., Il “Core Competence” dell’educatore professionale. Linee
d’indirizzo per la formazione, Edizioni Unicopli, Milano, 2010.
-
Jacobelli J. (a cura di), La realtà del virtuale, Laterza, Roma-Bari, 1998.
-
Lévy P., Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997.
-
Maggino F., L’analisi dei dati nell’indagine statistica. L’esplorazione dei
dati e la validazione dei risultati, Firenze University Press, Firenze, 2005.
-
Mariani A., Elementi di filosofia dell’educazione, Carocci editore, Roma,
2006.
-
Metiteri F. e Manera G., Incontri virtuali: la comunicazione interattiva su
Internet, Apogeo, Milano, 1997.
-
Ranieri M., Formazione e cyberspazio, ETS, Pisa, 2006.
-
Rheingold H., Comunità virtuali, Sperling & Kupfer, Milano,1994.
-
Scalia S. e Lombardi M., Facebook: guida per un utilizzo intelligente,
Editori Riuniti, Roma, 2009.
115
-
Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice
fiorentina, Firenze, 1967.
-
Turkle S., Il secondo Io. Il computer e l’uomo. Convivere, amarsi, capirsi,
Frassinelli, Milano, 1985.
-
Turkle S., La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali
nell’epoca di Internet, Apogeo, Milano, 1997.
-
Vallario L., Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici, Franco
Angeli, Roma, 2008.
-
Young K. S., Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet,
Calderini, Bologna, 2000.
Articoli di riviste
-
Cantelmi T. e Talli M., Psicopatologia del Cyberspazio. Dislocazioni
mentali, personalità avatar-mediate, derive autistiche e condotte fuori
controllo, in <Modelli per la mente>, 2008, N. 1.
-
Stevani J., Pornodipendenza da Internet, in <Psicologia contemporanea>,
maggio-giugno 2008, N. 207.
Documenti
Associazione Nazionale Educatori Professionali, Codice deontologico. Il presente
codice deontologico è pubblicato per gentile concessione dell’Associazione
Nazionale Educatori Professionali (ANEP via S. Isaia, 90 - Bologna –
www.anep.it), che ne possiede i diritti di autore registrati in copyleft secondo le
regole riportate nel sito http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/.
116
Siti web
-
Del Miglio C., Gamba A., Cantelmi T., http://www.cedostar.it/uadi.htm,
2001, cons. 30/07/2010.
-
Ferri
P.,
La
comunità
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferri.htm,
virtuale,
Milano,
26/11/1997, cons. 30/10/2009.
-
La Barbera D., http://www.siptech.eu/index.php, 2010, cons. 02/08/2010.
-
Leiner B., Cerf V., Clark D., Kahn R., Kleinrock L., Lynch D., Postel J.,
Roberts
L.,
Wolff
http://www.isoc.org/internet/history/brief.shtml#Origins,
S.,
cons.
30/10/2009.
-
Mangiarotti A., I giovani che si auto recludono: il mondo esterno è solo
sul
computer,
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/stanza_chiusi_giovani_ale
ssandra_mangiarotti_825d70b4-f81e-11dd-9277-00144f02aabc.shtml,
11/02/2009, cons. 15/12/2009.
-
Pinzani F., http://www.pinzani.it/storia-internet.php, cons. 04/11/2009.
117
Appendice 1
Premessa per la compilazione del questionario
L’obiettivo di questo studio è quello di rilevare i dati e le informazioni relativi
all’utenza, la tipologia dei servizi e le figure professionali coinvolte nei Ser.t che
si occupano di Internet dipendenza. Si tratta di uno studio descrittivo che non
valuta l’efficacia del servizio e del suo impatto, ma si limita a rilevarne il
funzionamento.
Si prega di rispondere alle domande del questionario inserendo un numero, una
descrizione o una crocetta a seconda di ciò che è richiesto dal quesito.
Questionario
A) Dati demografici
1. Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.t? (indicare il numero)
…………………………………………………………………………
………………………………………………………………………...
2. Quanti utenti con internet dipendenza ha in carico il vostro servizio?
(indicare il numero)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
3. Qual è il numero di questi utenti per sesso?
F: …………….
M: …………….
4. Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è
presente)
10-14: ……… 15-18: ………19-25: ………26-40:………
Più di 40: ………
5. Il numero di utenti con internet dipendenza è in aumento nel vostro
servizio?
 SI
 NO
Se SI, in quale
percentuale?........................................................................................
118
B) Tipologie di disagio relative all’internet dipendenza
1. Che tipologie di internet dipendenza hanno principalmente i vostri
utenti?
 Cyber sexual addiction (dipendenza da pornografia e/o
relazioni a sfondo sessuale on line)
 Cyber relationship addiction (dipendenza da chat, social
network , forum…)
 Mud’s addiction (dipendenza da giochi di ruolo on line)
 Compulsive on line gambling (comprende: gioco d’azzardo,
commercio e shopping compulsivo)
 Information overload addiction (dipendenza dalla ricerca di
informazioni)
2. Le persone dipendenti da internet soffrivano già di altri tipi di
dipendenza (da sostanze o da comportamenti)?
 SI
 NO
Se SI,
quali?..................................................................................................
............................................................................................................
3. Le persone dipendenti da internet soffrivano già di altre forme di
disturbo psichico?
 SI
 NO
Se SI,
quali?..................................................................................................
4. Esiste una relazione tra età e tipologia di internet dipendenza?
 SI
 NO
Se SI, quale? (inserire vicino alla fascia d’età il numero
corrispondente alla tipologia)
a)10-14
………
1) Cyber sexual addiction
b)15-18
………
2) Cyber relationship addiction
119
c)19-25
………
3) Mud’s addiction
d)26-40
………
4) Compulsive on line gambling
e)più di 40 ………
5) Information overload addiction
C) Tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’internet
dipendenza
1. Da quanto tempo vi occupate di internet dipendenza? (indicare il
numero di anni)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
2. Il servizio che offrite per gli internet dipendenti è conosciuto nel
territorio?
 SI
 NO
Se SI, come lo
pubblicizzate?.....................................................................................
3. In che modo le persone dipendenti da internet hanno preso contatto
con il servizio che offrite?
 Personalmente
 Telefonicamente
 Via posta elettronica
 Altro
(specificare)……………………………………………………
…………………………………………………………………
4. Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si sono
rivolte al servizio? (indicare il numero di mesi o
anni)…………………………………………………………………..
5. Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa:
 Personale
 Di un familiare
 Di un amico
 Altro
(specificare)……………………………………………………
…………………………………………………………………
120
6. Come funziona la presa in carico per la persona dipendente da
internet? (specificare)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
7. Che cosa cambia nella presa in carico se si tratta di minori?
(specificare)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
8. Offrite servizi di prevenzione primaria?
 SI
 NO
Se SI, specificare
………………………………………………………………………
………………………………………………………………………
9. Quali servizi offrite per le persone con internet dipendenza?
(specificare)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
10. Quali metodologie utilizzate? (specificare)
…………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………
D) Figure coinvolte nel servizio
1. Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel
settore dell’internet dipendenza? (indicare numero e ruolo)
 Educatore professionale
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
 Infermiere
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
 Medico
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
 Psichiatra
121
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
 Psicologo
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
 Altro (specificare tipologia)
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
2. Le famiglie vengono coinvolte nel servizio?
 SI
 NO
Se SI, che ruolo
hanno?................................................................................................
............................................................................................................
3. Vengono coinvolti gruppi di sostegno?
 SI
 NO
Se SI, quali e con quale
ruolo?..................................................................................................
............................................................................................................
122
Appendice 2
Risultati dei questionari raccolti
A) Dati demografici
1. Quanti utenti ha in carico il vostro Ser.T? (indicare il numero)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
del Lucca:
Ser.T
Firenze
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
348 utenti al 945 utenti al 1120 utenti al 550
31/12/2009
31/12/2009
31/12/2009
utenti
al
31/12/2009
268 utenti al
13/05/2010
2. Quanti utenti con Internet dipendenza ha in carico il vostro servizio?
(indicare il numero)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
5 utenti
7 utenti
4 utenti
12 utenti
3. Qual è il numero di questi utenti per sesso?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Femmine: 0
Femmine: 2
123
Femmine: 1
Femmine: 1
Maschi: 5
Maschi: 5
Maschi: 11
Maschi: 3
4. Quanti utenti avete per fasce d’età? (indicare il numero quando è
presente)
Fasce
Ser.T
Ser.T
d’età:
Firenze
Piana
P.zza
Ser.T
Ser.T
di Arezzo:
Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
10-14:
0
0
0
0
15-18:
2
0
1
1
19-25:
1
1
0
1
26-40:
1
4
1
8
Più di 40:
1
2
2
2
5. Il numero di utenti con Internet dipendenza è in aumento nel vostro
servizio? Se SI, in quale percentuale?
Ser.T Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo:
Ser.T
P.zza
Via
del di Lucca:
dell’Arcolaio:
Carmine:
No
Firenze
No
Si, aumento 8% Si, la percentuale
negli ultimi due è bassa
anni
all’utenza
rispetto
con
dipendenze
comportamentali
124
B) Tipologie di disagio relative all’Internet dipendenza
1. Che tipologie di Internet dipendenza hanno principalmente i vostri
utenti?(inserire una crocetta nella tipologia)
Tipologie
di Ser.T
Internet
Firenze
dipendenza:
P.zza
Ser.T
Ser.T
Piana di Arezzo:
Ser.T
Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Cyber sexual
X
X
addiction
Esclusivamente
(pornografia
dalla visione di
e/o relazioni a
immagini
sfondo
pornografiche.
sessuale
online)
X
Cyber
relationship
addiction
(chat,
social
network,
forum..)
Mud’s
X
addiction
(giochi
di
ruolo online)
Compulsive
X
X
online
gambling
(gioco
d’azzardo,
gioco
in
125
X
X
borsa,
commercio
e/o
shopping
online)
Information
overload
addiction
(ricerca
di
informazioni)
2. Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altri tipi di
dipendenza (da sostanze o da comportamenti)?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si,
gioco No
No
No
d’azzardo
patologico.
3. Le persone dipendenti da Internet soffrivano già di altre forme di
disturbo psichico?Se SI, quale?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
Difficoltà Si. Depressione, No
affettiva
da disturbo
abbandono
condotta,
materno,
disturbo
della
difficoltà nelle bipolare,
relazioni
disturbo
di
126
No
sociali.
personalità.
4. Esiste una relazione tra età e tipologia di Internet dipendenza? Se SI,
quale?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
No
No
Si.
Fascia d’età 15-
Fascia d’età 26-
18:
40: Cyber sexual
Mud’s
addiction
Fascia
19/più
addiction
d’età
di
e
Compulsive
online gambling
40:
Compulsive
online gambling
C) Tipologia di servizi e interventi educativi relativi all’Internet dipendenza
1. Da quanto tempo vi occupate di Internet dipendenza? (indicare il
numero di anni)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
5 anni
9 anni
6 anni
7 anni
2. Il servizio che offrite per le persone dipendenti da Internet è
conosciuto nel territorio? Se SI, come lo pubblicizzate?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
127
Ser.T Firenze Via
P.zza
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Si.
Internet, No
Si.
servizi sociali,
Mass- Si.
media locali.
Tramite
l’ambulatorio.
servizi di salute
mentale.
3. In che modo le persone dipendenti da Internet hanno preso contatto
con il servizio che offrite?
Modo
di Ser.T
contattare:
Ser.T
Firenze
P.zza
Ser.T
Piana di Arezzo:
Ser.T Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
Personalmente:
X
X
X
Telefonicamente: X
X
X
Via
X
posta
elettronica:
Altro
(specificare):
4. Dopo quanto tempo dall’inizio della dipendenza queste persone si
sono rivolte al servizio? (Indicare il numero di mesi o anni)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T Firenze Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
2/3 anni
3 anni
2/3 anni
128
Diversificato
5. Queste persone si sono rivolte a voi su iniziativa?(inserire una
crocetta)
Iniziativa:
Ser.T
Ser.T
Firenze
Piana di Arezzo:
P.zza
Ser.T
Ser.T Firenze
Via
dell’Arcolaio:
del Lucca:
Carmine:
X
X
X
X
un X
X
X
X
Personale:
Di
familiare:
X
Di un amico:
Altro
Psichiatra,
(specificare):
servizio
Passaparola
sociale
6. Come funziona la presa in carico per la persona dipendente da
Internet? (specificare)
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
P.zza
del Lucca:
Firenze
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
Entro
pochi Modello
giorni
(4-5) trattamento
dalla
Ser.T
di Inquadramento
richiesta integrato
psicodiagnostico
da
parte
viene preso il ambulatorio
psicologo,
primo
valutazione
GAP
familiare,
con medico e
valutazione
psicologo
medica, riunione
129
famiglia-
dello gruppo
appuntamento
d’èquipe,
Individuo-
scelta
del
trattamento:
individuale
e/o
familiare e/o di
gruppo
7. Che
cosa
cambia
nella
presa
in
carico
se
si
tratta
di
minori?(specificare)
Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo:
Ser.T
P.zza
Via
del Lucca:
dell’Arcolaio:
Carmine:
Per
Firenze
l’unico L’ambulatorio
Coivolgimento
minore
la GAP è rivolto della
nonna
ha agli adulti
Autorizzazione
famiglia dei genitori
come
parte
chiesto aiuto a
integrante
sua insaputa.
trattamento
del
Per
rincontrarlo
siamo andati a
casa sua
accordo
in
con
la nonna
8. Offrite servizi di prevenzione primaria? Se SI, specificare.
Ser.T
Firenze Ser.T Piana Ser.T Arezzo:
P.zza
Ser.T
del di Lucca:
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
Si.
Firenze
Interventi No
specifici
nelle
scuole,
una
Si.
Corsi
di Si. Incontri nelle
formazione per scuole.
docenti
130
e
campagna
di
genitori
informazione
nella
scuola
cittadina
in
elementare (a.s.
corso
di
2008/2009).
preparazione.
9. Quali servizi offrite per le persone con Internet dipendenza?
(specificare)
Ser.T
Firenze Ser.T
P.zza
Piana Ser.T Arezzo:
Ser.T Firenze
del di Lucca:
Via
dell’Arcolaio:
Carmine:
Trattamenti
individuali
Trattamento
Servizi
con ambulatoriale
di Programma
consulenza
per integrato
per
medico
e (colloqui,
l’individuo e la la dipendenza.
psicologo
a gruppi,
famiglia;
carattere
sostegno
ai inquadramento
motivazionale e/o familiari,
psicodiagnostico;
cognitivo
psicoterapie
consulenza
comportamentale. legale,
individuali,
raccordo con familiari
e
altri
gruppo;
Enti/Servizi).
valutazione
medica
di
per
eventuale
trattamento
farmacologico e
comorbilità
(dipendenza
alcol,
disturbo
131
da
sostanze,
psichico).
10. Quali metodologie utilizzate? (specificare)
Ser.T Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo
Ser.T
P.zza
Via
del Lucca
Firenze
dell’Arcolaio
Carmine
Vedi quesito Colloqui
All’interno di un Programma
9.
approccio
individuali,
colloqui
integrato per la
dipendenza.
di sistemico-
coppia, incontri relazionale,
si
di gruppo.
le
utilizzano
seguenti
metodologie:
colloquio
clinico, diario di
autoosservazione,
test
di
personalità
e
specifici per la
dipendenza
da
Internet.
D) Figure coinvolte nel servizio
1. Quali figure professionali compongono la vostra èquipe che opera nel
settore dell’Internet dipendenza? (indicare numero e ruolo)
Figura
Ser.T
Ser.T Piana di Ser.T
132
Ser.T
professionale Firenze
Lucca
Arezzo
Firenze Via
P.zza
dell’Arcolai
del
o
Carmine
Educatore
2
educatori. 1
professionale
Valutazione
educativa,
adeguatezza
delle
risorse
familiari
e
finanziarie,
intervento
di
tutoraggio
economico.
Infermiere
Medico
1
1
Psichiatra
1
1
1
1
1
psichiatra.
Valutazione
medica
ed
eventuale
comorbilità
psichiatrica.
Psicologo
1
1 psicologo.
Referente
gruppo
del
di
lavoro,
valutazione
psicodiagnostic
a,
psicoterapia
individuale e/o
133
di coppia.
Altro
1 legale.
1
(specificare)
Ass.
sociale.
1
Sociologo
2. Le famiglie vengono coinvolte nel servizio? Se SI, che ruolo hanno?
Ser.T
Firenze Ser.T Piana di Ser.T Arezzo
P.zza
Ser.T
del Lucca
Firenze
Via
Carmine
dell’Arcolaio
Si. Tutoraggio, Si. Tutoraggio Si.
Si.
condivisione
economico
degli obiettivi e supporto
dei
Approccio
e Partecipazione al sistemico per la
dipendenza.
al gruppo
metodi percorso.
terapeutico
terapeutici.
multifamiliare.
3. Vengono coinvolti gruppi di sostegno? Se SI, quali e con quale ruolo?
Ser.T Firenze Ser.T
P.zza
Piana Ser.T Arezzo
Ser.T
del di Lucca
Via
dell’Arcolaio
Carmine
Si. Giocatori No. I gruppi Si.
Anonimi.
Firenze
Un
gruppo Si.
Giocatori
per i giocatori terapeutico
anonimi e altri
e per familiari multifamiliare
gruppi
sono
dallo specifici.
attivati condotto
all’interno del psicologo
Servizio.
e
un
gruppo di auto-aiuto
dell’Associazione di
volontariato
134
“Mirimettoingioco”.
135
Appendice 3
Intervista al Dott. Gioacchino Scelfo medico del Ser.T P.zza del Carmine di
Firenze:
R: Come è nato il vostro servizio per persone dipendenti da Internet?
I: Abbiamo cominciato ad occuparci di queste persone per caso. E’ nato tutto
tramite il gioco d’azzardo offline e poi è arrivato anche quello online. C’è un
legame tra il gioco d’azzardo patologico offline e quello online, anche se nel DSM
non c’è una classificazione del gioco online, ma c’è del gioco offline. Nel
prossimo DSM ci sarà questa classificazione, ma per ora non c’è chi se ne
occupa? Così ci è venuto spontaneo di occuparci di questo, perché siamo rimasti
coinvolti perché le persone si sono rivolte a noi per questo problema, così con
l’esperienza che avevamo del gioco d’azzardo offline, abbiamo visto cosa si
poteva fare. Per adesso per il gioco d’azzardo patologico online si fa tutoraggio
economico, colloqui cognitivo-comportamentali per cercare di razionalizzare il
pensiero magico e colloqui motivazionali.
Col prossimo DSM si spera di capire chi si dovrà occupare di questo servizio.
Attualmente il gioco d’azzardo patologico è nel disturbo del controllo degli
impulsi, anche se per me è una dipendenza vera e propria. Ovviamente in base a
come verrà classificato cambierà chi se ne occupa, per ora in Italia se ne occupano
i Ser.T.
In generale nel nostro servizio si fanno terapie individuali e non di gruppo, non
abbiamo motivi ben precisi del perché lavoriamo singolarmente, è una nostra
abitudine quella di non fare i gruppi, forse perché non ci crediamo molto. Devo
dire però che qualche persona frequenta Giocatori Anonimi, anche se sono poche.
Facciamo terapie individuali con la famiglia, non terapie familiari. La famiglia per
le persone con problemi di gioco d’azzardo patologico è molto importante perché
può aiutare per il tutoraggio economico. L’approccio è motivazionale e cognitivocomportamentale sul pensiero magico, le difese dal rischio, le strategie di difesa
dagli eventi critici e altri aspetti sempre motivazionali. Facciamo anche interventi
136
di prevenzione primaria nelle scuole medie inferiori e superiori sia sul tema del
gioco d’azzardo che su quello di Internet.
L’èquipe è formata da me, da una psicologa e dall’assistente sociale. Non siamo
molto strutturati sui compiti, quindi chi fa cosa, perché tendiamo molto a
cambiare i compiti nella presa in carico. C’è molta collaborazione tra noi e spesso
i colloqui li facciamo insieme. Non ci sono educatori professionali nella nostra
èquipe perché si occupano di altro, di questa dipendenza si occupa chi ha deciso
di farlo per interesse personale e si è appassionato a questo tema, non c’è una
legge che li obbliga a occuparsi di questo, così lo fa chi spontaneamente ha scelto
di farlo.
Per la richiesta iniziale d’aiuto noi non offriamo indirizzi e-mail, ma è una
carenza. E’ fondamentale come mezzo per prendere contatto, i servizi sono
indietro, non stanno al passo delle nuove situazioni. La carenza di un indirizzo email è un’ottima osservazione che ci deve far riflettere sullo stato dei servizi. La
richiesta d’aiuto avviene quindi tramite altri strumenti.
R: Perché sono pochi gli utenti con problemi di Internet dipendenza che chiedono
aiuto?
I: La sensazione della malattia non è così intensa per un lungo periodo iniziale.
Quando c’è di mezzo una sostanza è più chiaro perché o la usi o non la usi (anche
se anche qui ci sono delle difficoltà rispetto all’uso e all’abuso come nel caso
dell’alcool). In queste dipendenze c’è una totale accettazione sociale, è legale,
nessuno si scandalizza, non viene la polizia a vietarti di farlo, non ci sono di
mezzo sostanze quindi il grado di preoccupazione del genitore arriva in ritardo,
magari riesce prima a vietargli l’utilizzo di internet e del computer, magari se la
cavano da soli. Magari non sanno bene a chi rivolgersi. Al diretto interessato non
gli interessa di rivolgersi al servizio, stanno bene così non gli sembra di fare una
cosa sbagliata, che gli sta facendo del male. Il grado di coscienza della malattia è
molto ritardato. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo online la situazione li porta
più facilmente a rivolgersi al servizio perché c’è l’allarme della famiglia. Anche
qui però spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi e non capiscono che è una
137
malattia. In tutto questo i servizi sono carenti. Per quanto riguarda la persona ci
sono persone che mai chiederebbero aiuto e altri che invece lo fanno, è difficile
rispondere a questa domanda. Di solito sono le famiglie che si allarmano perché
non ce la fanno più e di solito questo avviene dopo la perdita di molti soldi, la
presa di coscienza è tardiva. Le famiglie della persona che gioca sono molto
arrabbiate, perché sono estremamente coinvolte, spesso anche di più dell’avere un
parente tossicodipendente. Il familiare in queste situazioni si può ritrovare senza
casa a causa dei debiti. La persona che gioca in borsa online pensa di essere furba
e capace, di essere “quello che se ne intende”, è il famoso pensiero magico,
ovvero il pensiero di essere esperti nel gioco d’azzardo, mentre noi sappiamo che
non esiste la possibilità di essere esperti nel gioco d’azzardo. Il gioco d’azzardo ha
altri canali di vincita o di perdita che sono: l’imbroglio del gestore delle
macchinette, il fatto che si vince perché la resa del gioco è inferiore al rischio che
si corre nel giocare, o il caso di avere 1/3 di possibilità di vincere (1/3 va al
giocatore, 1/3 al gestore, 1/3 allo stato) è la matematica che gli fa vincere. Invece
il pensiero magico fa credere a queste persone che ce la possono fare, perché sono
bravi, perché studiano la macchinetta, perché se ne intendono delle azioni
(pensano di vincere invece perdono).
Mentre tornando al discorso di prima per quanto riguarda la persona dipendente
da Internet che svolge giochi di ruolo (quindi dove non c’è perdita economica), i
familiari sono molto preoccupati nel vedere la persona totalmente inghiottita e
condizionata dalla rete, c’è la perdita delle amicizie, del lavoro, dello studio, tutto
questo porta ad una grande chiusura dal mondo.
R: Quali sono le maggiori problematiche che hanno i vostri pazienti quando
arrivano al servizio?
I: Le persone che giocano d’azzardo online o giocano in borsa online, arrivano a
rivolgersi al servizio perché si stavano totalmente fregando. Loro e i familiari
arrivano ad avere la chiarezza del forte problema economico quindi dei debiti e
della perdita di soldi, del senso di perdita di controllo e della dipendenza ovvero
sentirsi di non scegliere più. Tutto questo porta ad una forte delusione di se stessi.
138
Per quanto riguarda invece i ragazzi che facevano giochi di ruolo online, loro non
avvertivano nessun problema. Erano i familiari che si rivolgevano al servizio per
la forte preoccupazione nel vederli fissi in camera o tutta la notte davanti al
computer. Questo portava questi ragazzi a perdere l’anno scolastico oppure erano
totalmente incostanti nell’andare a lavorare. Ai ragazzi quindi non gli interessava
di risolvere il
problema perché loro stavano bene così, non avevano la
consapevolezza del problema, proprio non lo vedevano. Parlo sempre di ragazzi
quando parlo dei Mud perché ho conosciuto solo due persone molto giovani.
Invece per quanto riguarda il gioco d’azzardo e il gioco in borsa online, la fascia
d’età aumenta.
In genere le persone che giocano d’azzardo online sono persone che in passato
giocavano offline. Mentre per quanto riguarda il gioco in borsa online vede
persone abituate all’investimento in generale. Ad esempio un caso che ho seguito
era quello di un funzionario di banca che quando è andato in pensione ha
cominciato ad investire. Un altro caso invece prima giocava in borsa andando in
banca e poi si è spostato online. Giocare in borsa online è peggio perché è tutto
molto più veloce.
R: Qual è la differenza tra il gioco online e quello offline?
I: Le differenze dal punto di vista della dipendenza sono poche, mentre dal punto
di vista del tipo di gioco e delle situazioni sono ben diverse. Basta immaginare
che si gioca senza mai uscire di casa, che lo si può fare 24 ore su 24, si può
utilizzare la carta di credito quindi soldi virtuali che non si vedono, in questo caso
infatti non c’è la banconota o la moneta che inserisci nella macchina e la vedi
consumare, i sono soldi virtuali hanno una valenza emotiva estremamente
inferiore rispetto alla banconota, c’è molta più solitudine rispetto al gioco offline.
Il gioco e la borsa online danno una maggiore dipendenza perché sono a risposta
veloce, ovvero si ottiene subito il risultato.
R: Che esiti ha avuto il vostro servizio per le persone con questa problematica?
I: Per quanto riguarda i ragazzi che facevano giochi di ruolo online, in un caso il
ragazzo è ancora fisso su Internet, la madre infatti è tornata a dirgli che il figlio è
139
sempre attaccato al computer e continua la sua vita notturna su Internet. Questa
persona perde continuamente lavori, ne trova uno e poi lo perde subito, non riesce
a mantenerlo, ha una compulsione fortissima col computer. L’altro ragazzo ha una
storia molto particolare: è figlio di due tossicodipendenti di cui il padre era un
personaggio molto conosciuto dalle forze dell’ordine per gli atti delinquenziali,
così la madre l’ha lasciato con i nonni. La sua dipendenza con Internet è
cominciata a casa con i nonni, noi siamo andati a casa sua a richiesta della nonna
perché era molto preoccupata. Poi si è evoluta la situazione perché c’è stato un
riavvicinamento con la madre che intanto ha lasciato il padre e ha trovato un
nuovo compagno molto positivo. Adesso vivono tutti insieme, il ragazzo sta
meglio ed è tornato a scuola.
Per quanto riguarda il GAP online è arrivata una nuova persona ora e altri due
pazienti ci sono riusciti.
Intervista alla Dott.ssa Patrizia Mannari psicologa e psicoterapeuta e
Dott.ssa Lucia Federici educatrice professionale:
Parla la Dott.ssa Patrizia Mannari
R: Com’è nato il servizio per le persone dipendenti da Internet?
I: L’ambulatorio sul gioco d’azzardo patologico è nato come esigenza formativa
perché come operatori delle dipendenze ci siamo accorti intorno al 2000 che stava
emergendo il fenomeno gioco d’azzardo patologico e occorreva organizzare
eventi formativi e corsi di sensibilizzazione, e quindi in accordo con la Regione
Toscana abbiamo realizzato 3 importanti seminari con grandi studiosi e poi
abbiamo organizzato il primo convegno nazionale nell’aprile 2001 a Forte dei
Marmi sul gioco d’azzardo patologico, invitando relatori internazionali. Nello
stesso tempo si sono affacciate al servizio le prime richieste d’aiuto, il servizio
che pur non avendo la cura da questo tipo di dipendenza come mandato
istituzionale, perché essendo un Ser.t in base alla legge dovevamo curare le
persone con problemi di dipendenza da droghe. Comunque sia ci siamo detti:
“accettiamo la sfida” anche se c’era una crepa scientifica sulla questione del
“dove inserire” sotto il profilo nosografico il gioco d’azzardo patologico e tutte le
140
altre dipendenze non legate a sostanze, che restavano comunque inserite sotto il
discontrollo degli impulsi. Noi come operatori delle dipendenze abbiamo capito
che il gioco d’azzardo era una dipendenza come le altre, quindi era di pertinenza
dei Ser.T e non della salute mentale. Ci siamo messi in gioco aprendo questo
ambulatorio, ma con una decisione importante cioè di non dare troppa visibilità al
servizio poiché avevamo un tempo minimo da dedicare a questo servizio visto che
dovevamo comunque occuparci delle tossicodipendenze. Anche se non abbiamo
dato troppa visibilità in modo che non accorressero troppi utenti, in realtà gli
utenti, sono accorsi numerosi negli anni. In seguito nel 2002 noi e poi anche la
Regione Toscana abbiamo fatto un report di quanti fossero i Ser.T che avevano
attivato l’ambulatorio, di quanti utenti si erano rivolti a loro e qual’era la tipologia
di dipendenza. Da questa ricerca venne fuori che c’era la necessità di formare gli
operatori dei Ser.T, le cooperative sociali, le comunità terapeutiche e le forze
dell’ordine (guardia di finanza che si trovava spesso a contatto con il problema
delle macchinette truccate). Così abbiamo organizzato due eventi, uno di
sensibilizzazione rivolto agli operatori dei vari settori e uno mirato di una
settimana sempre per gli operatori del servizio.
In questi anni abbiamo avuto 150 utenti con gioco d’azzardo patologico e tra
questi 7 utenti con una dipendenza da gioco d’azzardo online. Di questi 150 il
rapporto uomo-donna rispecchia quello delle altre dipendenze, ci sono poche
donne. La donna ha molti problemi psicologici e o psichiatrici però ha anche
molte capacità compensatorie che gli permettono di gestire la sua vita nonostante
il sintomo. Arrivano poche donne, in realtà il fenomeno è tutto nascosto e tutto da
esplorare.
Come dicevo di questi utenti solo 7 avevano problemi online di gioco, 2 femmine
e 5 maschi.
Queste persone arrivano al servizio perché inviate o dal medico curante o dal
familiare (che si tiene informato tramite i siti internet e quindi vede il sito, intuisce
che anche il gioco è una dipendenza e quindi si rivolge al servizio, in qualche
modo la dipendenza da Internet, non è così diversa dal gioco d’azzardo, dal gratta
e vinci e dalla slot, il punto di riferimento è: “ho una dipendenza e ho bisogno di
141
aiuto”. Le persone che giocano d’azzardo online hanno diverse problematiche
psichiatriche, ad esempio l’ultimo utente che gioca online ha una depressione
maggiore e quindi il sintomo gioco online col casinò e altri giochi online. La
depressione è un sintomo che fa parte della sindrome psichiatrica, ma anche qui
c’è dibattito su chi li debba seguire (se il Ser.T o la Salute Mentale) ad esempio i
famosi pazienti bipolari che sono in carico alla Salute Mentale, giocano
d’azzardo, ma non li deve curare il Ser.T perché in questi casi il gioco d’azzardo è
l’ultimo sintomo in una situazione psicopatologica di base che deve essere curata,
magari con delle strategie di cura mutuate con l’èquipe esperta di gioco d’azzardo,
ma il problema di base è psichiatrico, mentre per gli altri la situazione psichiatrica
è più sfumata e le caratteristiche del giocatore sono molto più decise e più chiare.
Il modello terapeutico è di tipo integrato, all’inizio noi facevamo fare la prima
visita al medico psichiatra anche se di medico c’era il 50% e lui era (ed è)
convinto che in tema di gioco d’azzardo lo psicofarmaco non serva a niente, non
c’è uno psicofarmaco per il gioco d’azzardo, quindi il medico fa una valutazione,
una raccolta anamnestica e orienta/aggancia con alleanza terapeutica il paziente
con il familiare perché l’indicazione era (ed è) che: se il paziente ha un problema,
il suo familiare lo deve accompagnare, perché il percorso è integrato e procede in
modo parallelo. Spesso le persone arrivano tardivamente, magari dopo anni che
c’è un problema che hanno tentato di risolverlo, ma non ci sono riusciti. Il
problema ha intaccato molto le relazioni sociali, con il coniuge, la qualità della
relazione sentimentale e di coppia. Arrivano con una serie di problemi: del gioco,
di relazioni, individuali e di tutti i membri familiari. Il problema del patrimonio
diviene con gli anni sempre più drammatico, perché mentre nei primi tempi
c’erano stati pochi problemi economici, col tempo questi diventano grossi. Si
chiede al familiare di far riferimento a figure conosciute, come un banchiere o un
commercialista, poiché con gli anni ci siamo resi conto che c’è bisogno anche di
una consulenza legale visto che il problema è molto più complesso. Noi facciamo
il primo incontro che ha una cornice sistemico-relazionale, integrato con le
competenze dell’educatrice e con quelle della psicologa. Quindi si comincia
un’esplorazione delle problematiche delle persone (gioco, personalità, rapporto di
coppia, debitorio economico), ovvero in questo momento la psicologa comincia a
142
compiere un’osservazione psicologica e l’educatrice fa dei colloqui coi familiari
per capire meglio altre dinamiche, il medico vede l’utente in seconda battuta e poi
ci ritroviamo tutti insieme e si fa il progetto terapeutico, che è diversificato a
seconda dei bisogni del paziente. Se il paziente ha scarso spessore psicologico,
cognitivo e forte compulsione a giocare, si punta di più su alcune strategie
comportamentali e sul fatto che il familiare dia molto sostegno e soprattutto che
controlli le spese. Se invece la persona ha buone risorse cognitive, psicologiche e
familiari, io (psicologa) mi impegno a fare un percorso di tipo psicoterapico vero
e proprio. In parallelo c’è anche l’offerta gruppo, (giocatori e familiari tematico
informativo) curato dall’educatore, come anche il percorso debitorio (raccordo
con l’ufficio antiusura, i servizi sociali territoriali) e di mediazione con
l’avvocato. L’educatore è entrato infatti molto bene nella dimensione di confine
tra proteggere dalle spese l’utente e mettere in condizione il familiare di essere
quello che dispone di tutti i soldi che non deve mai essere un aguzzino.
Come èquipe abbiamo valutato le nostre risorse ed essendo 3 persone ad
occuparci di questo e avendo poche ore alla settimana da dedicare a questo
servizio, abbiamo deciso dove era più importante investire il tempo e quindi
abbiamo effettuato un programma di prevenzione nelle scuole sul GAP, con un
progetto già utilizzato a Varese, che è un intervento nelle scuole fatto attraverso la
visione di un filmato e la discussione di questo, tramite un laboratorio
esperienziale. Quindi noi offriamo questo piccolo pacchetto che è per le seconde
medie inferiori, e con certi accorgimenti adattabile anche ad una prima liceo.
Quest’anno abbiamo fatto questa piccola esperienza.
Per quanto riguarda la formazione il 26 marzo 2010 abbiamo fatto un convegno
sulla web addiction.
R: Secondo voi offrire l’e-mail può aiutare la persona ad entrare in contatto con
il servizio?
I: Ci sono state delle richieste per il nostro servizio tramite e-mail, chiaramente
per avere un accesso immediato è sempre stato più utilizzato il telefono, perché
poi le persone ci cercano, i nostri colleghi sanno che i referenti di certi servizi
143
siamo noi, dicono se ci trovano al mattino o al pomeriggio, e comunque se non ci
trovano le richiamiamo presto. Ecco solitamente funziona così, poi l’e-mail chiede
un tempo aggiuntivo da dedicare a questo servizio e noi per il momento abbiamo
uno spazio minimo, comunque sia ben venga l’e-mail e le altre possibilità. Nel
sito del nostro Ser.T c’è uno spazio segnalato per questo servizio, alcune persone
sono arrivate non solo tramite il medico curante, ma anche tramite il sito internet
che hanno visitato i familiari degli utenti.
Una sola persona ci ha contattato tramite e-mail, noi le abbiamo risposto, ma poi
questa non si è presentata. Credo che il problema dell’ e-mail, sia quello di
trovare un tempo e uno spazio attorno al quale accogliere e rispondere agli utenti,
cercando sia di mantenere la privacy, sia di costruire intorno all’oggetto computer
un’alleanza perfetta, perché l’e-mail può cadere in uno svantaggio che è quello di
essere una richiesta scritta.
Parla la Dott.ssa Lucia Federici
R: Qual è il ruolo dell’educatore e quali competenze deve mettere in atto?
I: Il mio ruolo si è focalizzato molto nel processo e nell’incontro con le persone
visto che la particolarità di questo servizio in questo ambito è che con queste
persone dobbiamo veramente ogni volta inventare un percorso nuovo per l’utente,
che segua le necessità e i bisogni del paziente. Solitamente dopo il primo
colloquio che faccio con la Psicologa, di accoglienza e valutazione, viene fatto un
colloquio con i familiari insieme e i singoli. In questi colloqui io ho trovato molto
utile utilizzare un questionario che viene proposto dalla GAM-ANON,
l’associazione dei giocatori anonimi, che lo propongo ai familiari, poiché è molto
semplice e con domande mirate che centrano l’argomento, queste permettono di
superare lo scoglio iniziale di imbarazzo che c’è nel primo colloquio e permette
alle persone di sentirsi accolte, ma anche molto valorizzate e si rendono conto che
qui (Ser.T) si capisce di quale problema stiamo parlando, non è quindi un
semplice questionario si e no, ma è un momento di partenza in cui la persona
liberamente espone tutte le varie vicende personali relative alla problematica del
gioco. Poi successivamente a questo incontro si cerca di fare un incontro con il
144
giocatore cercando di ricostruire la mappatura dei debiti di gioco, questo è un
percorso che crea molta difficoltà poiché hanno una grossa difficoltà ad esporre
l’entità reale del problema, poiché magicamente esce sempre dal cilindro una
complessità di debiti che il coniuge non conosceva. Questo è anche il momento
dove si accoglie la difficoltà nell’esporre la totale situazione debitoria e quindi la
difficoltà del coniuge di accogliere questa scoperta. Qui l’educatore svolge il
ruolo di mediatore, in modo che questa situazione non sia presa come una bomba
dirompente, ma si cerca di utilizzare quello che viene fuori per un percorso di
riavvicinamento.
Quindi si fa un’iniziale scheda di valutazione finanziaria, con i beni, il reddito, i
debiti, le spese correnti della famiglia, si fa un elenco di tutti i debitori che hanno
e delle singole cifre che gli devono (queste hanno valore e significato a seconda
delle capacità economica che hanno le persone di estinguere i debiti). Per far
emergere tutta la situazione debitoria ci vuole molto tempo, e bisogna creare un
clima di fiducia dove aprirsi per non fare distruggere la relazione con il coniuge,
la persona deve sentirsi che siamo in un terreno dove si può dire tutto per
costruire. Da un punto di vista familiare avere molti debitori è un grosso peso e fa
aumentare il conflitto familiare; ad esempio ci sono persone che non vanno a
lavorare, o sottraggono soldi dal lavoro. Questo proprio per vedere, riorganizzare
e rigestire in una maniera diversa quello che è l’aspetto economico della famiglia.
Per fare questo faccio compilare agli utenti una specie di tabella dove devono
scrivere le loro spese correnti (con le entrate e le uscite), in modo che poi loro si
costruiscono una tabella a seconda delle loro esigenze per gestire i soldi. Questa
tabella era quasi sempre affidata alla persona che aveva problemi con il gioco
d’azzardo e quindi queste persone si trovano a svelare una situazione economica
veramente disastrosa all’improvviso, senza avere poi le capacità personali di
gestire i debiti. L’educatore nello specifico deve aiutare queste persone a costruire
uno stile economico e monetario familiare condiviso per riequilibrare gli squilibri
nella coppia, dove la persona si era sentita schiacciata da tutto questo grosso
aspetto della gestione economica. Si chiede inoltre di tenere un’agenda con scritto
giorno per giorno le spese della famiglia e viene concordata con l’educatore una
cifra da fare gestire giornalmente alla persona che ha problemi con il gioco, la
145
cifra varia molto a seconda dell’utente e della sua storia personale (quindi si può
andare da 1 euro a 50 euro) per questo si deve tenere conto del craving, della
compulsione al gioco e della situazione economica della famiglia, questa fase è
difficile perché va concordata con la famiglia e col paziente, il quale deve aderire
e essere d’accordo con la cifra pattuita. Si cerca di costruire così qualcosa di
nuovo e di condiviso insieme, chiaramente è una situazione molto delicata, perché
si attivano tutti i meccanismi della rabbia, della colpa, della sfida,
dell’allontanamento. Ecco dal punto di vista della gestione delle emozioni che
ruotano intorno al denaro c’è molto da riflettere, perché ci sono relazioni in cui ci
sono discussioni molto accese, si cerca così di far digerire certi vissuti e far
cercare di organizzare nuove strategie di gestione economica.
Tutti questi sentimenti negativi vengano accolti dell’educatore così come una
valanga e nell’ambito del colloquio si cerca di accogliere questo dolore e questa
negatività, ma anche di restituire la speranza e un progetto di vita fututo. Partire
da piccole cose per ricreare un buon clima familiare, questo richiede un po’ di
tempo, con incontri accesi, che alla fine si chiudono con la condivisione di un
obiettivo comune. Il ruolo della famiglia è essenziale perché deve avere una
posizione di aiuto, sostegno, condivisione.
Oltre alla tabella della rendicontazione economica, al diario giornaliero, si cerca
anche le strategie per far fronte ai debiti. Questo può essere un aiuto da parte di
altri familiari, o chiedere un prestito per i debiti del gioco: tutto questo senza mai
estinguere totalmente i debiti del gioco, perché se si estinguono, il giocatore
potrebbe implementare il pensiero magico, e quindi la fantasia che tutto si risolva
facilmente per cui uno può ricominciare a giocare.
Come educatore offro anche la disponibilità ad accompagnarli al centro anti-usura
(presso le sedi di tutte le misericordie della regione toscana c’è un centro partito
da un progetto della Monte dei Paschi di Siena) e lì collabora un consulente, per
valutare la situazione dei debiti, anche se in realtà dei nostri utenti sono pochi poi
quelli che possono attingere a dei fondi per diminuire i debiti da gioco, questo
comunque è utile lo stesso perché già il fatto di andare insieme da un consulente e
di fargli mettere mano a quello che sono i debiti, il giocatore comincia a capire
146
quello che è possibile fare e quello che non è possibile, lui entra così in una
dimensione più reale di quello che è il problema. Inizialmente infatti è come se ci
fosse una incapacità a vedere in concreto qual è veramente il dato reale del debito,
questo infatti viene sempre sminuito e minimizzato.
Facciamo anche dei gruppi di formazione per le famiglie, dove vengono informate
maggiormente sotto diversi aspetti di questa problematica e anche questo va ad
implementare le capacità di problem solving e di coping, chiedendo molto una
collaborazione all’utente su cosa pensano sia più giusto per loro fare per essere
aiutati e di cosa gli piacerebbe parlare.
I familiari vengono così appoggiati da colloqui individuali, da colloqui di coppia
(con il giocatore per attivare il risanamento dei debiti) e poi gruppi specifici di
informazione e formazione sulle tematiche che riguardano il problema gioco
d’azzardo. Questo riguarda l’aspetto della gestione economica. Più che altro
l’aspetto che riguarda le famiglia riguarda la possibilità che la famiglia si attivi
per affrontare questo problema.
Dopo aver fatto i gruppi informatici queste persone partecipano a gruppi di “auto
aiuto” condotti da noi educatori, dove si parla delle problematiche e del disagio
quotidiano; qui vengono raccontate le storie, i vari punti di vista e le possibilità
che vengono offerte.
Non abbiamo mai avuto rifiuti di partecipazione a questi gruppi. Nei gruppi di
auto aiuto la persona è libera di stare come vuole, può anche rimanere tutto il
tempo in silenzio e poi col tempo aprirsi, e crescere.
Ci sono quindi i gruppi informativi per i familiari e i gruppi di auto aiuto per i
familiari. Mentre per i giocatori abbiamo il gruppo di mantenimento che è quello
per i giocatori che è già da un po’ di tempo che vengono da noi e hanno già fatto i
colloqui psicologici e con l’educatore.
Il gruppo di giocatori si ritrova ogni 15 giorni per far si che ci siano tutti, in questo
gruppo rielaborano tutte le difficoltà passate, il percorso, le difficoltà di viaggiare
col tutoraggio economico quindi viaggiare con una cifra ridotta, la
147
rendicontazione economica, tutto questo e il problema delle ricadute, di prendere
le distanze dal gioco. Il tutoraggio economico è una persona che si prenda carico
della situazione economica.
C’è la possibilità di fare altri gruppi, ma non viene proposto da noi, noi cerchiamo
di far sviluppare un certo protagonismo personale, quindi che sia l’utente a
proporre le attività che vuole fare, che sia una scelta decisa da loro.
L’area del gioco è nuova per noi e il bello di occuparsi di una cosa nuova è che
poi riesci a riportare la freschezza della novità anche nel settore di cui ti occupi da
più tempo, porto così linfa nuova nel settore della dipendenza da sostanze e
viceversa. Le nuove conoscenze arricchiscono il mio lavoro. Nel gioco d’azzardo,
mi rendo conto che ogni colloquio è un nuovo colloquio, anche se abbiamo
sempre la stessa struttura di intervento, ogni storia ti richiede di attivarti per
rispondere ai suoi bisogni, perché non a tutti si può proporre la stessa cosa, la
fatica e la bellezza di mettersi sempre di fronte alla persona e di capire quali sono
i bisogni reali della persona.
L’utente deve scegliere chi avere a fianco nella gestione economica, la situazione
economica è un aspetto molto delicato, quindi se l’utente non sceglie chi aiutarlo
di fronte a questo problema, questo rende più difficoltoso il percorso. A volte
sono stati i familiari, altre volte i datori di lavoro, altre volte l’èquipe di un centro
diurno.
L’educatore non deve essere troppo invadente sulla situazione economica, ma
deve cercare di attivare le risorse familiari e quindi fornire strumenti e
informazioni per leggere il fenomeno.
L’educatore deve attivare nel giocatore e nella famiglia la capacità di gestire in
autonomia quella che è la propria vita anche economica.
R: Ha notato delle differenze tra il giocatore online e quello offline?
I: Giocare online per quanto riguarda la gestione del controllo è molto più
difficoltoso per il familiare, che magari non si può recare in un luogo dove sa che
il familiare è solito andare a giocare, ma andando su internet la persona gioca in
148
casa. In generale le persone con problemi di Internet Gamblers rispetto a quelle
che giocano offline, sono persone più giovani, hanno un buon livello d’istruzione,
un buon status sociale ed economico e hanno una discreta conoscenza dell’utilizzo
di Internet, sono infatti persone che utilizzano Internet per transazioni economiche
e per affari. L’offerta di gioco in Internet è illimitata e di facile accesso, la persona
può giocare 24 ore su 24 annullando le barriere spazio temporali e il giocatore
scommette in solitudine, quindi non c’è più quel contesto di socialità che è
presente anche se in minima parte nei giochi offline. Pagando con carta di credito
la persona ha meno consapevolezza della perdita.
R: Che problematiche aveva creato questa dipendenza?
I: Le problematiche principali sono di tipo familiare, sia di coppia che con i
genitori e i figli. In famiglia ci sono grandi conflitti per colpa dei debiti di gioco. I
debiti spesso sono molto alti, in un caso arrivano fino a 200.000 euro, oppure
50.000, 25.000, 10.000 e altri su queste cifre. Le persone giocano in borsa online,
poker, casinò virtuali o scommettono ai cavalli.
R: Qual è l’esito di questo servizio?
I: Degli utenti con problemi di dipendenza da gioco online due persone hanno
concluso il programma e un’altra lo sta concludendo. Due persone sono anche nel
percorso e per ora c’è una remissione protratta parziale (inferiore a un anno). Altre
due persone hanno interrotto il percorso.
Intervista alla Dott.ssa Daniela Capacci educatore professionale del Ser.T di
Arezzo:
R: Come è nato il servizio per internet dipendenti?
I: Questo servizio è nato 7 anni fa circa, quando è nato quello per il gioco
d’azzardo patologico e per le nuove dipendenze, tra le quali veniva trattata anche
l’internet dipendenza. E’ nato per la necessità di trattare le nuove dipendenze,
dunque quelle senza sostanze, all’interno delle quali c’è anche la dipendenza da
Internet.
149
R: Come funziona la presa in carico delle persone con dipendenza da internet?
I: Funziona tramite un’èquipe che costituisce il lavoro sulle nuove dipendenze.
Questa è formata dalla psicologa (che è la responsabile del gruppo delle nuove
dipendenze), dall’educatore professionale, dall’assistente sociale, dal medico (c’è
anche la parte che riguarda le necessità più strettamente mediche, da parte delle
persone con nuove dipendenze), dall’infermiere professionale e dal sociologo. La
presa in carico funziona così: c’è un primo contatto dell’utente che può essere o
via e-mail, o telefonico, o personalmente (lui o il familiare) si presenta
direttamente al servizio e l’operatore di quella èquipe o fissa un appuntamento o
lo accoglie subito con un colloquio, dove raccoglie i dati. Ci sono arrivate delle
richieste tramite e-mail spesso perché le persone visitano il sito Internet del
“cedostar” e ci sono le informazioni del servizio del Ser.T che tratta questa
problematica. L’e-mail è una grossa opportunità, perché all’inizio c’è una
comprensibile vergogna a presentarsi anche solo telefonicamente al servizio,
quindi l’e-mail facilita l’accesso iniziale per stabilire il primo contatto, un
membro dell’èquipe risponde all’ e-mail della persona e poi avviene un contatto o
telefonico o di persona. L’indirizzo e-mail è quello della responsabile del gruppo
di lavoro Gioco d’azzardo nuove dipendenze (gand), e si trova nel sito internet
del “cedostar” o su altri siti collegati al nostro lavoro. Dopo se ne discute il prima
possibile in èquipe, solitamente ogni lunedì noi facciamo una riunione dove
parliamo dei casi. La presa in carico avviene in base alle necessità della persona,
generalmente quando le persone hanno una problematica complessa, la presa in
carico avviene da parte di tutte le figure professionali ad esempio l’educatore
professionale per la parte psico-educativa, lo psicologo per la parte terapeuticapsicologica che può essere o familiare o individuale o di gruppo (multifamiliari),
l’assistente sociale per quanto riguarda l’indebitamento quindi le problematiche
sociali, il medico per le terapie psicofarmacologiche insieme
all’infermiere
professionale, il sociologo per la parte epidemiologica che riguarda la globalità
del lavoro. Questa è un po’ come funziona la presa in carico, che ovviamente è
individuale a seconda delle singole necessità.
150
R: Qual è il ruolo e quali sono le competenze dell’educatore professionale in
questo servizio?
I: Inizialmente il ruolo dell’educatore consiste nell’intervista “EUROASI”, questo
è un modello di intervista particolarmente indicato per il primo momento che è
quello dell’accoglienza. E’ un modello europeo che viene somministrato nei
servizi per la tossicodipendenza, riguarda la prima fase dell’accoglienza, dura
circa un’ora ed è un’intervista semistrutturata con diverse domande che vanno a
sondare le sette aree principali della vita di una persona: anagrafica, familiare,
lavorativa, sociale, psicologica, medica e legata all’uso di sostanze. L’intervista
“Europasi” serve per accogliere la persona e raccogliere i dati su tutte le sfere
principali della vita di una persona. Questa intervista semistrutturata, serve a fare
una fotografia di quel momento della vita di una persona, poi l’educatore fa la
valutazione delle singole aree della vita sulla base dell’intervista per poter
stabilire insieme all’èquipe un programma terapeutico più appropriato per quel
momento della vita della persona.
Per quanto riguarda il gioco d’azzardo online l’educatore si occupa del momento
iniziale in cui si cerca di sensibilizzare e informare la persona di quelle che sono
le caratteristiche del gioco d’azzardo online, attraverso un percorso di
psicoeducazione. Questo percorso è composto da tre incontri di un’ora ciascuno,
in cui si informa e sensibilizza la persona di quelle che sono le caratteristiche del
gioco d’azzardo online, questo serve per aiutare la persona a continuare il
percorso terapeutico. La persona spesso non è ancora sufficientemente motivata a
seguire un percorso più strutturato, quindi a seguire una terapia che può essere
all’interno del gruppo multifamiliare (questa è la parte psicoterapeutica). Questo è
il lavoro iniziale dell’educatore professionale, quindi questo momento di
accoglienza e di sensibilizzazione con le persone che arrivano al servizio con il
problema del gioco d’azzardo online. La parte informativa della psicoeducazione
è un percorso strutturato che noi abbiamo ripreso dalla Dottoressa Daniela
Capitanucci, in questo modello ci sono delle parti dove si pongono delle domande
informative, quindi è una chiacchierata strutturata e poi c’è una parte da svolgere
a casa tra un incontro e l’altro, di compiti e letture sulle quali poi si ridiscute
151
all’incontro successivo. Da quando faccio parte dell’èquipe del gioco d’azzardo e
nuove dipendenze (2007) ho fatto 13 percorsi di psicoeducazione, escludendo una
persona che ha abbandonato a metà il percorso, gli altri sono andati tutti a buon
fine e hanno seguito la terapia più strutturata. L’esito è stato positivo, abbiamo
visto che funziona specialmente per le fasce medio-giovani, ovvero 35/40 anni.
Un altro compito è quello di seguire la persona attraverso il tutoraggio economico,
sfruttando anche le risorse della famiglia per aiutare la persona a riprendersi le
capacità di gestire il proprio denaro. Le famiglie fanno incontri settimanali o
quindicennali con me, intanto la persona conserva tutti gli scontrini, facendosi
aiutare anche da un familiare. In questo momento si chiede alla persona di
smettere di giocare e comunque deve far vedere tutte le spese che ha sia ai
familiari che all’èquipe. Lui stesso infatti deve tenere un registro delle entrate e
delle uscite in un’agenda per rendersi conto di come indirizza le spese. Questo lo
fa o l’educatore professionale o l’assistente sociale. Se non ci sono familiari che lo
possono aiutare, si mette in atto l’istituto dell’amministratore di sostegno, questo è
un istituto legale dove il giudice nomina una figura, un tutore momentaneo, che
aiuta la persona ad amministrare il patrimonio, praticamente gli dà una cifra di
denaro per un certo periodo e lui deve corrispondere attraverso il mantenimento di
tutti gli scontrini e dell’agenda con le entrate e le uscite all’amministratore di
sostegno del suo andamento della gestione del denaro. La cifra di cui può disporre
la persona viene stabilita dall’amministratore di sostegno, il quale ha dei contatti
con noi per capire meglio la persona, stabilisce la quantità di denaro più giusta da
dargli settimanalmente. Se c’è un familiare c’è più monitoraggio continuo e
diretto da parte della nostra èquipe.
L’educatore mantiene i contatti con la famiglia, poiché è un risorsa unica in
questo tipo di problematica nel programma. La famiglia partecipa ai colloqui e al
lavoro che viene fatto dal servizio, anche se non partecipa agli incontri che faccio
di psicoeducazione. Quando c’è una polidipendenza da parte del paziente i
familiari soffrono molto così noi facciamo singolarmente e non con tutta la
famiglia insieme, dei colloqui dove si cerca di insegnargli ad uscire dal troppo
invischiamento col familiare polidipendente e a conoscere i meccanismi di questo
tipo di dipendenza. Un sano distaccamento aiuta di più la persona con il problema.
152
Ci sono anche i gruppi multifamiliari (di cui si occupa la Dottoressa Cocci) sono
due. Uno viene svolto il sabato ogni 15 giorni ed è costituito dalle famiglie in
carico al servizio da più tempo, l’altro dove ci sono le famiglie più giovani sono
nel gruppo del martedì che viene fatto ogni 15 giorni e i gruppi multifamiliari
terapeutici che sono psicoterapie di gruppo.
R: Quali sono le competenze che l’educatore deve tirare fuori in questo ambito?
I: Le competenza fondamentale è la capacità di accogliere, una persona va accolta
e gli va data la possibilità di accettare un percorso terapeutico (come anche in altre
dipendenze). Nello specifico c’è stata anche la necessità di acquisire conoscenze
riguardanti la dipendenza da Internet, che è un argomento recente di trattamento
per un servizio come il Ser.T. Le competenze comunque sono simili alle altre
tipologie di dipendenza, grosse differenze non ci sono, anche perché la
dipendenza da Internet, per gli aspetti relazionali è molto simile alla dipendenza
da sostanze.
R: Svolgete attività di prevenzione?
I: Esiste un gruppo interistituzionale di lavoro sul GAP, che coinvolge noi, il
comune, la provincia, la guardia di finanza(per l’aspetto legale), le associazioni di
categoria come Confcommercio e Confesercenti e le circoscrizioni. Ci ritroviamo
4/5 volte all’anno e ci siamo divisi in 3 sottogruppi per svolgere un lavoro che
riguarda più la sensibilizzazione, la prevenzione primaria e secondaria sul
territorio provinciale. Nello specifico il primo gruppo ha lavorato con le scuole,
quindi con i bambini della scuola elementare, dove in generale facciamo
educazione alla salute. Il sottogruppo dove lavoravo io, quindi l’educatore
professionale, riguarda più la prevenzione secondaria specifica e quindi abbiamo
lavorato molto con i gestori dei giochi leciti e abbiamo creato una locandina per
sensibilizzare e informare chi ha problemi di gioco (online e offline) e chi
leggendola cercasse aiuto può contattarci anche tramite e-mail. Il terzo gruppo è
di sensibilizzazione sul territorio questo lavora attraverso le circoscrizioni facendo
degli incontri di sensibilizzazione nel territorio provinciale, per sensibilizzare le
persone rispetto a queste problematiche. Il tutto fatto all’interno del gruppo
153
interistituzionale. Ogni sottogruppo aveva un referente che guidava il sottogruppo.
Le attività di prevenzione si avvalgono dell’associazione “Mi rimetto in gioco”
questo è un gruppo di auto-aiuto per giocatori d’azzardo, che si ritrova una volta a
settimana, e parlano delle loro problematiche. Questo gruppo è sorto circa 4 anni
fa, con il patrocinio dell’ASL, partito dagli utenti storici che si sono rivolti per un
problema di nuove dipendenze e poi mano a mano si è incrementato con altri
utenti del nostro servizio.
Intervista al Dott. Massimo Cecchi psicologo e psicoterapeuta del Ser.T Via
dell’Arcolaio di Firenze:
R: Come è nato il vostro servizio per internet dipendenti?
I: Intanto non è un servizio, nel senso che non c’è ancora un servizio preciso, in
Toscana in questo settore non c’è niente di specifico, c’è soltanto l’esperienza di
alcuni operatori che, nel nostro caso hanno incontrato per strada la dipendenza da
Internet, noi ci occupiamo di dipendenza come servizio specialmente di alcool e
gioco d’azzardo patologico. Abbiamo conosciuto il discorso di Internet soprattutto
attraverso persone dipendenti da immagini porno viste attraverso internet e queste
persone cercavano qualcuno che le aiutasse. Io ho sempre chiesto se loro
pensavano che la loro fosse una dipendenza e non fosse una forma di disfunzione
sessuale o altro, ma loro evidenziavano e riconoscevano i sintomi tipici di una
dipendenza e per questo noi abbiamo cominciato a trattarli, in questo caso io in
particolare. Quindi per caso queste persone sono venute da noi e ci hanno chiesto
aiuto, poi sono arrivate persone con problemi di videogiochi on line, ma in
numero inferiore. In particolar modo abbiamo avuto porno dipendenti da internet
e tuttora abbiamo porno dipendenti da internet. Semplicemente loro ce l’hanno
chiesto collegandolo al discorso dipendenza, quindi loro riconoscevano che
Internet gli ha preso la mano, quindi non ne possono fare a meno, in questo ci
sono aspetti di compulsione e c’è l’aumento della dose che in questo caso è il
tempo trascorso in rete che aumenta via via, con tutto quello che ne consegue nei
rapporti con gli altri e così via. Comunque questi non sono servizi specifici, i
numeri degli utenti non sono così alti. Mentre per il gioco, i giocatori stanno
aumentando in modo esponenziale. Il gioco d’azzardo patologico è l’altra
154
categoria che ci ha avviato alla dipendenza da internet, in questo caso il gioco
online, che oramai comprende un numero notevolissimo, che aumenterebbe
ancora di più se arrivassero tutti i pokeristi che in questo momento stanno
giocando con il poker online a torneo, dove appunto non ci sono grosse perdite
economiche, ma ci sono grosse perdite in termini di tempo, ci sono persone infatti
che passano 7-8 ore tutti i giorni giocando a 10 tornei contemporaneamente
online. Le persone ci spendono molto tempo aldilà delle quote di iscrizione che
sono basse, in alcuni casi anche gratuite. Ormai online si trova tutto,
dalle
macchinette al gratta e vinci. Quindi il gioco d’azzardo online e la porno
dipendenza da Internet sono stati i due filoni che ci hanno portato ha occuparci di
dipendenza da Internet.
R: Secondo lei quali sono le differenze tra il gioco d’azzardo online e quello
offline?
I: Il gioco online è straordinario, una persona può giocare a casa sua, nella sua
camerina, ci sono tutte le caratteristiche per cui una persona chiusa e solitaria, può
giocare senza neanche uscire e andare in una sala dove si incontra con altre
persone. La vincita è immediata, con una carta di credito con un conto aperto oltre
a vedere subito quanto si vince e si perde si può anche avere subito caricati nella
carta di credito la vincita (questo specialmente in siti non italiani), la vincita
immediata è tipica dei giochi moderni. Quindi dal punto di vista della
“protezione” è straordinario, la persona non ha bisogno di fare niente, può
accendere quando vuole il computer e giocare online. Seguo persone che mentre
giocano a poker ascoltano la musica e guardano la televisione, inoltre possono
avere 10 tavoli in contemporanea, una spia ti indica quando è il tuo turno in quel
tavolo e gioca, poi la persona fa altre cose, funziona in questo modo il gioco
online. Tutto questo senza doversi esporsi con gli altri.
R: Questo può rendere più difficile aiutare le persone con questo tipo di
problematica?
I: In teoria si, perché la persona non vuole essere aiutata. Ad esempio seguo una
classica situazione: un uomo di 35 anni molto solitario vive con i genitori, ha la
155
sua camera e un suo lavoro. Lui torna a casa il pomeriggio, accende il computer e
si mette a giocare. La famiglia è molto combattuta, poi scopre che il figlio ha
25000 euro di debiti per rinnovare le carte con cui gioca, e allora in questo
momento la famiglia si accorge che il figlio ha un problema. Prima la famiglia
non si accorgeva di niente, perché non faceva male a nessuno, aveva anche un
buon carattere, con delle difficoltà di timidezza e di rapporto con gli altri e aspetti
depressivi di base (il gioco è un antidepressivo fenomenale), a questo punto la
famiglia ne parla al medico curante e poi vengono da noi, ma all’inizio non voleva
neanche accettarlo, lui la vedeva come una cosa che gli faceva bene, “perché me
la volete togliere” diceva, “non ho altro”. Per i giochi tipo poker che non hanno
grosse perdite economiche, anche se c’è un grande investimento di tempo, è più
invisibile questa dipendenza. La persona trova la sua identità online si diverte e gli
piace, ha anche delle pseudo relazioni, perché attraverso le chat ha conosciuto altri
giocatori, magari che non si sono mai visti, (tipico di tutto il sistema di internet)
chi frequenta forum e chat, si conosce in rete, non nella realtà, questo è un
surrogato straordinario della socialità. Quindi perché dovrebbero venire da noi
queste persone, vengono da noi se cominciano ad avere debiti grossi e la famiglia
li spinge. Questa dipendenza tocca persone piuttosto chiuse, ho visto famiglie che
pensavano: “perché togliergli questo, non ha altre cose”, ma quando vedono i
debiti grossi allora si comincia a pensare di chiedere aiuto, da questo punto di
vista è meno facilmente identificabile se non ci sono debiti. Lo stesso per la
pornografia online, loro non fanno del male a nessuno, non spendono soldi, loro
vedono solo immagini e poi fanno atti sessuali in autonomia, ma ad un certo punto
sono loro che accusano il distacco dalla realtà reale che diventa poi meno
interessante di quella virtuale, infatti le persone porno dipendenti si rivolgono da
sole al servizio, non vengono portate dai familiari, le famiglie in questi casi sono
toccate solo perché questa persona da meno disponibilità di tempo.
R: In cosa consiste l’aiuto che offrite?
I: Per me quello classico delle dipendenze, poi ci sono altri aspetti specifici di
questa dipendenza. Il riconoscimento del problema e le modalità per gestirlo,
anche pratiche, ad esempio spengere il computer, le persone porno dipendenti da
156
internet ad esempio usano filtri che bloccano l’accesso a siti porno, perché non si
può rinunciare al computer visto che in diversi casi è anche strumento di lavoro.
Ad esempio una ragazza che seguo da un po’ di tempo lei giocava al superenalotto
online, ha dato il portatile alla sorella e ora dopo 6 mesi sta ricominciando a
utilizzarlo, perché deve fare la tesi e delle altre cose, lo usa sotto il controllo della
sorella, ma il craving è sempre alto. Questo è interessante perché è proprio il
computer che crea dipendenza, aldilà delle attività che una persona svolge sul
computer, ma è proprio lo strumento in sé che crea dipendenza. Ho seguito una
persona che controllava la posta 20 volte al giorno, quindi non è solo pornografia
o altro, ma è proprio lo strumento che per lui è altamente addiction, perché lui
deve controllare la posta 20 volte al giorno, pur sapendo che l’ha già controllata.
Ora si potrebbe dire: è la struttura ossessiva? Sicuramente, nel campo delle
dipendenze ha molto a che fare una struttura ossessiva della personalità, però c’è
anche da aggiungere il computer che di per sé crea dipendenza. Internet non è solo
un mezzo, ma è proprio a sua volta uno strumento che crea addiction, le categorie
che sono state fatte sulla dipendenza da Internet sono totalmente artefatte, io le
posso dire che ci sono persone che sentono proprio la mancanza del computer,
magari prima di sviluppare un tipo di dipendenza da internet, già avevano un
addiction per la partecipazione a forum. Mi viene in mente una persona porno
dipendente da Internet, che mi diceva che già passava molto tempo su forum di
musica, perché era una persona che dietro una tastiera si mimetizzava benissimo,
ci sono persone che hanno avuto una dipendenza fortissima e preferiscono stare
dietro una tastiera che incontrare una persona dal vivo. La domanda è sempre
quella: è solo un mezzo per veicolare le altre dipendenze come il gioco, il porno e
così via, oppure è lo strumento che crea dipendenza? Il porno ad esempio è un
fenomeno talmente compatibile con la società attuale, che ci sono ragazzi che
dicono tranquillamente di andare su internet e di vedersi due o tre film porno, non
vedendolo affatto come un problema, come può darsi che non lo sia appunto.
Oppure i forum, ci sono forum dove la gente è lì continuamente, specie in quelli
dei giochi. Un mio paziente mi ha fatto conoscere questi siti di gioco online, sono
rimasto esterrefatto, comincia la mattina con le persone che si salutano in chat e lì
trascorrono tutto il giorno, poi c’è il forum e la parte del gioco. Questo sito crea
157
un’alta dipendenza, io penso che sia stato studiato come totalmente plagiante, ed
ha non so quanti milioni di persone che ci giocano per il mondo, le persone
restano sempre lì, ad esempio questo ragazzo che mi ha fatto conoscere questi siti,
ha perso l’anno scolastico perché preferiva giocare online, e stava lì perché era
bravo e giocava con gente dell’altra parte del mondo. Io ad un ragazzo di sedici
anni con questo problema consiglio di chiudere per un po’ il computer, avere un
periodo di stacco e poi misurarsi su questo. È come il consiglio che si dà ad un
alcolista, ovvero i primi tempi non andare nei bar o a certe cene, quindi avere un
periodo in cui la persona si stacca, magari dà il computer ad un familiare e se lo
deve usare per lavoro, che lo faccia dove ci sono altre persone. Il poker è un altro
grande problema: ci sono molti ragazzi che mi hanno detto che da grandi vogliono
giocare a poker di lavoro, e quindi per loro è normale passare 8 ore sul computer a
giocare a poker, se si calcola che la persona lavora minimo 8 ore al giorno loro le
trascorrono online, il problema è che ci sono anche le perdite, quindi non è come
un lavoro normale. Un ragazzo addirittura voleva farsi scrivere sulla carta
d’identità: pokerista. Mi ha colpito inoltre il ragazzo di Cagliari che è arrivato al
tavolo finale del poker mondiale, che rilasciando un’intervista ha detto di stare
attenti, e questo deve far riflettere, come anche il fatto che nei giornali sportivi ci
sia anche la pagina del poker, oggi viene visto come uno sport.
R: Avete anche dei gruppi specifici?
I: Sui giocatori si, in genere non online, tipo gruppi tipici di auto aiuto e giocatori
anonimi.
R: Quali attività di prevenzione primaria fate?
I: Ne facciamo poca, più che altro nella scuola media superiore e anche in quella
inferiore. Inserivamo il gioco e Internet quando parlavamo di alcool e facevamo
delle riflessioni sull’utilizzo. Le famiglie controllano poco su quello che fa il
figlio in rete, il livello di attenzione su quello che riguarda Internet in generale è
basso, anche se delle volte se ne parla in maniera spettacolare.
R: Voi avete un indirizzo e-mail del Ser.t dove le persone possono rivolgersi per
questo tipo di problematica?
158
I: C’è nel sito dell’azienda sanitaria l’indirizzario con i servizi. È interessante
questa domanda, perché internet è il mezzo che porta alla dipendenza, ma è anche
quello che può veicolare la richiesta d’aiuto, quindi io ricordo che una parte delle
persone porno dipendenti da internet, sono arrivati perché c’erano alcuni gruppi e
forum su www.noallapornodipendenza.com, dove nel forum un paio di persone
che erano venute da me, hanno dato il mio numero e queste si sono rivolte al Ser.t,
anzi ad un certo punto ho dovuto dire a queste persone di non “mandarmene” più
perché appunto non c’è un servizio specifico che si occupa di questo, ma è un
servizio del Ser.t che si occupa di dipendenze da sostanze illegali e legali. Tutto
sommato il nostro sistema non fa ancora niente per questo problema. Comunque
le persone dipendenti da Internet sono molto brave ad utilizzare la rete e quindi
riescono in qualche modo a trovare la soluzione a questo problema online e quindi
a chi rivolgersi. Molti giocatori mi sono arrivati perché ci sono dei siti che danno
informazioni e offrono un indirizzario, tipo www.giocoresponsabile.it. Chi usa
internet usa anche internet per cercarsi la soluzione, quindi è utile che ci sia
questo. Cercare l’aiuto attraverso la rete è ottimale, perché non devo espormi uso
appunto un nick name e chiedo aiuto, anche perché c’è un forte stigma per la
persona dipendente dal porno, ed espormi su internet non mi può fare nessun
male, perché io sono “pollicino62”. Forse dovrebbe essere curato di più internet
per l’aiuto anche perché molti di loro ci ricorrono.
R: Voi non avete educatori che si occupano di questo problema?
I: Per questo no, per ora si è allargato all’interesse personale del professionista
quindi del singolo operatore, non credo che le nostre aziende abbiano favorito
questo. Anche perché poi diventa un investimento sia di pubblicizzazione, che di
prevenzione e altro. Sono cose che non hanno una grande percezione, perché l’uso
di internet è molto intimo, anche se si comincia a ragionarne, perché quando i
ragazzi passano molto tempo su facebook, si configura come una dipendenza
comportamentale, poi possono non avere nessun danno economico ecc., però
forse si potrebbe fare una riflessione su quante volte preferiscono stare su
facebook rispetto ad uscire con gli amici. Così vale anche per il gioco dove passo
8/9 ore online e anche se non faccio del male a nessuno, ho un problema.
159
Comunque penso che l’educatore professionale con un approccio di tipo
cognitivo-comportamentale ed anche motivazionale, come in tutte le dipendenze,
sia utile. In prima battuta la persona deve essere aiutata sulle cose da fare non
tanto da pensare.
R: E la famiglia?
I: La famiglia ha un ruolo essenziale, è il nucleo principale in cui si è evidenziato
il problema, quindi partecipa al programma. La famiglia spesso non riesce a
togliere il computer al familiare. Quindi bisognerebbe chiedersi a monte, il fatto
che la persona passasse 8 ore al giorno sul computer e ci facesse la nottata, ma i
familiari non se ne erano accorti? In famiglia ci sono tutte le relazioni, è difficile
che la persona dipendente potrà cambiare se anche gli altri familiari non
cambiano, faranno le loro riflessioni. Alcuni mi dicono anche: “no via, come
faccio a togliergli il computer ha i suoi amici lì”. La riflessione sulla famiglia e
livelli di motivazione che esprimono, sono fondamentali. È difficile che un
problema come questo non veda la partecipazione di tutta la famiglia, quindi il
cambiamento deve essere di tutti. Come si fa a non accorgersi che un figlio a
perso un anno perché passava tutto il tempo su internet a giocare, a chattare o
altro. “Si ho trovato il disco rigido pieno di immagini porno e sono rimasta
esterrefatta”, questo lo dice la moglie di una persona dipendente da pornografia
online, lui passava la notte su internet, e lei intelligente ha pensato poi: “ma io
dov’ero quando succedeva questo, ma io non c’entro niente? Forse devo cambiare
qualcosa anch’io su di me e sul rapporto che abbiamo”. Questo è un programma
che abbiamo mutuato da quello sull’alcool, il lavoro è sulla famiglia.
R: Conosce in Toscana altri Ser.t che si occupano di questo?
I: C’è Lucca, Arezzo e Firenze P.zza del Carmine, i ser.t che se ne occupano sono
questi. Certo siamo in un momento un po’ delicato dei servizi, quindi è legato alla
curiosità scientifica dei singoli operatori che poi sono gli stessi che hanno
incontrato per strada persone che ci hanno chiesto aiuto per questa dipendenza.
Perché è una dipendenza che porta a isolamento sociale, problemi di sonno-veglia,
in quel momento ci si trova ad applicare i protocolli più che validi che già si
160
utilizzava per le dipendenze, con l’approccio familiare, la remissione del sintomo,
un gruppo di auto mutuo aiuto per porno dipendenti. Questo gruppo ad esempio è
nato spontaneamente online, e visto che queste persone vivevano nella stessa
zona, ad un certo punto hanno sentito il bisogno di incontrarsi e di fare gruppo,
l’hanno fatto per un po’ di tempo e adesso si è fermato. Ci sono diversi metodi
cognitivo-comportamentali nel resto del mondo anche simili ai dodici passi degli
alcolisti anonimi, specifici per questo tipo di dipendenza. Sono tutte tecniche
straordinarie dettate appunto dall’esperienza vissuta dalle persone, sono
utilizzabili anche da figure diciamo non psic., quindi l’educatore professionale
ecc., perché hanno una parte del loro lavoro di tipo comportamentale ed è
straordinario, perché sono metodi che funzionano, non sono chiacchere.
R: Ci sono vostri utenti che ad oggi sono riusciti a slegarsi dalla dipendenza da
Internet?
I: Per alcolisti anonimi, l’alcolismo è una malattia cronica, inguaribile e mortale,
questo sintetizza una dipendenza, non si può guarire da una dipendenza, la si può
tenere sotto controllo, o comunque cercare di moderare l’uso. Ci sono persone che
hanno delle ricadute, persone che hanno smesso totalmente, ci sono persone che
tutte le volte che accendono il computer e vedono delle pubblicità su Internet gli
verrebbe voglia di cliccarci sopra, quindi rimane sempre questo alone. Altre
persone sono uscite dalla fase della vergogna e quindi non si sentono più gli unici
al mondo ad avere quel problema.
161
Ringraziamenti
Grazie alla professoressa Maria Ranieri per l’aiuto concreto, gli insegnamenti, la
disponibilità e il sostegno che mi ha dato in questo anno di lavoro di tesi. In particolare
grazie per la solarità e la tranquillità che mi ha trasmesso durante questo periodo. È stata
per me una professoressa eccezionale ed un esempio di professionalità.
Grazie ai professionisti dei Ser.T della Toscana che mi hanno aiutato tantissimo nella
ricerca. In particolare grazie alla Dott.ssa Capacci e alla Dott.ssa Cocci del Ser.T di
Arezzo per la disponibilità, grazie al Dott. Cecchi per le sue bellissime riflessioni, grazie
al Dott. Scelfo per avermi fatto entrare in contatto con gli altri Ser.T, senza di lui sarei
ancora al telefono, grazie alla Dott.ssa Mannari per la disponibilità e l’apertura, infine
grazie alla Dott.ssa Federici a lei va tutta la mia stima per la passione, le riflessioni e la
voglia di lavorare che ha, oltre all’aiuto sincero che mi ha dato. Mi auguro di avere
anch’io queste qualità quando sarò educatore professionale.
Grazie alle educatrici professionali Caterina e Roberta del Ser.T Val di Chiana Senese
(Montepulciano), per il loro aiuto gratuito, virtuale e reale, cercando di mantenere la
promessa che un giorno passerò dalle loro parti per portargli delle paste.
Grazie all’Associazione Eduraduno per le occasioni di confronto e formazione che mi ha
offerto in questi anni.
Grazie alle mie compagne di studi, di convegni, di confronto e più che altro amiche:
Noemi e Silvia.
Grazie a Marti la mia amica di sempre, che c’è sempre, anche per accompagnarmi alla
Biblioteca Nazionale.
Grazie al mio ragazzo Umbe per avermi ceduto per quasi un anno il computer per scrivere
la tesi, per le regole grammaticali, per l’inglese, ma soprattutto per tutto il resto.
Grazie a mia sorella Sara e mio fratello Niccolò perché ci sono passati prima di me e mi
hanno insegnato molto. Grazie alla mamma Ivana e al babbo Vinicio per avermi
permesso di farmi concentrare sugli studi, affrontando con serenità le mie scelte, grazie
davvero tanto.
E infine, visto che l’educatore professionale deve avere una buona autostima, mi dico un
bel: brava Giulia!
162