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FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da mente&cervello, del 1/8/2009, <<FAMIGLIE ARCOBALENO>> di Paola
Emilia Cicerone, giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rimanda al quotidiano citato.
Ma tu, quante mamme hai?
E quanti papà?
La biologia non c'entra.
È la società che ribalta lo schema
di famiglia, proponendo coppie inedite: due mamme o due papà con i
loro bambini.
Inevitabilmente figli biologici di uno solo dei due, ma
cresciuti da entrambi.
Famiglie arcobaleno, <<fondate non sulla biologia, o sulla
legge purtroppo, ma sulla responsabilità, l'impegno quotidiano, il
rispetto, l'amore>>, dichiara l'associazione omonima che si batte
per il riconoscimento dei diritti delle coppie gay.
Una realtà impensabile fino a pochi anni fa.
<<L'idea stessa di una relazione gay da vivere alla luce del
sole -per non parlare di matrimonio- era inconcepibile.
Nata la coppia, venti o trent'anni fa era inevitabile che
nascesse il bisogno di genitorialità>>, spiega Daniele Scalise,
giornalista e scrittore gay.
Oggi solo in Italia, secondo i dati dell'Istituto superiore di
Sanità, 100.000 bambini sono cresciuti da coppie omosessuali.
In Francia sono il doppio, negli Stati Uniti circa 14 milioni,
tra figli biologici e adottivi.
C'è chi ha coniato il termine Gayby boom, per definire il
successo delle nuove famiglie.
Risposta ai desideri di quanti non trovavano modo di
conciliare preferenze sessuali e desiderio di paternità e
maternità, e degli aspiranti nonni per cui la scoperta di avere un
figlio omosessuale si identificava con il rimpianto di non poter
avere un nipotino.
Una rivoluzione che spaventa chi era forse disposto ad
accertare la trasgressione del mondo gay, <<ma si sente a disagio
di fronte alla richiesta di normalità, di poter assumere un ruolo,
quello del genitore, che tradizionalmente non gli appartiene>>,
spiega lo psichiatra Vittorio Lingiardi.
Le sfumature possibili sono molte.
È il caso più frequente una coppia cui si aggiungono i figli nati da un precedente
matrimonio etero di uno o dei due partner- è anche il più
complesso.
Spesso l'omosessualità del genitore diventa un'arma di ricatto
degli avvocati in caso di affido, molti esitano a rivelarla per
paura di vedersi sottrarre i figli.
Ma in questo modo diventano
ricattabili>>, spiega Scalise.
Numerosi anche i figli nati in coppie lesbiche, con una
fecondazione assistita realizzata all'estero o con sistemi
casalinghi: nell'Associazione Famiglie Arcobaleno le coppie
lesbiche battono quelle gay per due a uno: <<Per le donne è meno
complicato avere un figlio, gli uomini spesso temono che la madre
voglia riprendersi il bambino.
Però sono sempre di più i maschi
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gay che manifestano un desiderio di genitorialità e si mettono in
gioco>>, dice Giuseppina La Delfa, presidente dell'associazione e
mamma insieme alla sua compagna di Lisa Marie, nata nel 2003
grazie alla fecondazione assistita.
<<La madre biologica avrebbe dovuto essere la mia compagna, ma
non è stato possibile.
Così l'ho fatto io, un po’ controvoglia,
anche se ora sono felice>>, spiega.
<<Lei c'è rimasta un po’ male, ma questo non ha cambiato la
relazione con la bambina>>.
Per le coppie gay è invece prassi frequente ricevere l'ovulo
da una donna e far portare avanti la gestazione da un'altra, con
cui a volte si crea un rapporto di quasi parentela.
Come è avvenuto con Nancy, <<mamma surrogata>> americana dei
due maschietti di Toni e Franco, una coppia di insegnanti romani,
e ora anche testimone del loro matrimonio avvenuto in California.
<<Ero soprattutto io a desiderare figli -spiega Toni il mio
compagno non ci pensava.
Abbiamo sondato diverse possibilità,
poi abbiamo scelto quello che di solito si chiama utero in
affitto: non abbiamo mai conosciuto la donatrice dell'ovulo mentre
abbiamo ottimi rapporti con Nancy, un'infermiera quarantenne: lei
e la sua famiglia sono molto legati ai bambini>>.
Scene di straordinaria normalità, che sfidano le accuse di chi
si chiede <<dove andremo a finire>>.
<<Spesso si immagina che queste cose siano vissute in
clandestinità, invece è stato tutto alla luce del sole>>,
raccontano Tom e Franco.
<<Con il nostro primo figlio eravamo in sala parto a tagliare
il cordone ombelicale, con il secondo non è stato possibile solo
per ché è nato con un cesareo d'urgenza>>.
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LE TAPPE FONDAMENTALI
Il termine <<omosessuale>> viene coniato nel 1869 dallo scrittore Karoly Kertbeny che lo in
un pamphlet anonimo contro l’introduzione di una legge che puniva gli atti sessuali tra persone di
sesso maschile. In precedenza gli omosessuali venivano definisti pederasti, sodomiti, invertiti o
uranisti se maschi, lesbiche o tribadi se donne.
Il termine eterosessuale viene invece inserito nel dizionario Merriam-Webster nel 1868, ma
come termine medico per indicare <<una passione sessuale morbosa per una persona del sesso
opposto>>.
Solo dalla revisione del 1934 diventa sinonimo di <<sessualità normale>>.
Ecco invece un breve elenco con le tappe fondamentali per la conquista dei diritti delle
coppie omosessuali.
1973: l’American Psychiatric Association (APA)prende atto dell’assenza di prove
scientifiche che giustifichino la precedente classificazione dell’omosessualità come patologia
psichiatrica, cancellandola dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.
Novembre 2003. La Corte di giustizia del Massachussetts dichiara che <<non esistono
ragioni costituzionalmente adeguate per negare il matrimonio civile a persone dello stesso
sesso>>.
Luglio 2005. L’American Psychiatric Association approva un documento nel quale
<<sostiene il riconoscimento legale del matrimonio civile omosessuale con tutti i benefici diritti e
responsabilità conferiti dal matrimonio civile>>.
Gennaio 2006. Il Parlamento Europeo approva una prima risoluzione sull’omofobia in
Europa, chiedendo agli Stati membri <<di assicurare che le persone Lgbt vengano protette da
discorsi omofobici e da atti di violenza omofobici e di garantire che i partner dello stesso sesso
godano del rispetto della dignità e della tutela riconosciute al resto della società>>.
Gennaio 2008. La Corte europea dei diritti dell’uomo stabilisce che anche gli omosessuali
hanno diritto ad adottare un bambino.
Maggio 2008. L’Associazione delle Famiglie Arcobaleno, nata nel 2005, presenta un
disegno di legge per l’assunzione della responsabilità genitoriale. All’articolo 1 si legge: <<Una o
due persone maggiorenni (…), possono, anche congiuntamente, dichiarare di assumersi ogni
responsabilità nei confronti di una persona, anche minorenne, che non sia figlia legittima né
legittimata, secondo le forme e la procedura di cui al comma 2.
Nota della redazione FI : ovviamente i dati sono aggiornati all’epoca della redazione del pezzo (=
2009)
MODELLI TRADIZIONALI IN DECLINO.
E che dire delle famiglie con genitorialità condivisa?
Due coppie gay che si uniscono per fare un bambino e crescerlo
insieme in modo alternato, come un figlio di separati che si
divide tra i genitori biologici e i rispettivi compagni: una
soluzione ancora ma che sta prendendo piede, e contribuisce a
incrinare il modello tradizionale di famiglia.
Un modello in realtà piuttosto teorico: la famiglia tipo della
pubblicità -papà, mamma e due bambini di sesso diverso- riflette
una struttura sociale relativamente recente, non particolarmente
stabile, e comunque limitata a certe aree geografiche.
<<E non è detto neanche che sia il modello più efficace>>,
spiega Chiara Lalli, filosofa e bioeticista.
Nel passato a occuparsi dei bambini sono state quasi sempre le
donne, madri ma anche zie, nonne, sorelle.
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<<Per questo probabilmente le coppie lesbiche sono più
accettate, nell'immaginario collettivo il tabù vero sono due
uomini con un bambino>>, spiega la psicologa Margherita Bottino.
Ma il desiderio di genitorialità resta forte, tanto che le
richieste di adozioni, nei paesi in cui sono permesse, sono molto
alte: secondo un'indagine americana il 49 per cento dei gay o
lesbiche che non hanno bambini vorrebbe adottarne.
Le perplessità sono ancora diffuse: c'è chi dice che due
omosessuali non possono crescere bene un figlio, che questi
bambini sono destinati ad avere problemi psicologici, a diventare
loro stessi omosessuali.
O nel migliore dei casi a patire le
reazioni di una società che non è pronta ad accettarli.
<<Ho cercato le ragioni per cui in questo tipo di famiglie ci
sarebbe qualcosa di strano e immorale, ma non ne ho trovate>>,
spiega Lalli.
Molti studi confermano che questi bambini ostinatamente voluti
e molto amati crescono bene.
L'American Psychological Association afferma, nel documento
Lesbian and gay parenting, che dalle ricerche esistenti emerge
chiaramente come coppie gay o lesbiche possono allevare un bambino
garantendogli uno sviluppo sano ed equilibrato, sottolineando che
i problemi sono creati semmai dal mancato riconoscimento di queste
coppie.
E già nel 2002 l'American Academy of Pediatrics sosteneva che
i figli di genitori omosessuali hanno le stesse prospettive di
sviluppo dei figli delle coppie etero, a patto che si riconosca il
loro diritto a una relazione stabile e legalmente riconosciuta con
i genitori.
<<Le ricerche che abbiamo fatto confermano un'altissima
capacità genitoriale da parte di queste coppie>>, spiega Bottino.
<<C'è molta convinzione, un attento monitoraggio del bambino, una
maggiore presenza a livello scolastico.
Ogni sforzo per
costruire un nido sicuro>>.
Lo ammettono anche gli scettici quando entrano in contatto con
una di queste famiglie.
Cui capita di sentirsi dire: <<Voi siete
ottimi genitori, ma in generale non penso che due omosessuali
possano allevare un figlio>>
DOVE TUTTI POSSONO DIRE DI SÌ.
I gay possono sposarsi nei Paesi Bassi (dai 2001), in Belgio (2003), Spagna (2005),
Canada, Sudafrica, Norvegia (2008) e Svezia (2009), e in quattro Stati USA: Massachusetts,
Connecticut, Iowa e Vermont.
In California il matrimonio gay è stato legalizzato da una sentenza della Corte Suprema
dello Stato nel maggio 2008, ma abrogato nel novembre dello stesso anno da un referendum
popolare, decisione confermata dalla Corte Suprema.
In Francia, in Israele, nelle Antille Olandesi e nello Stato di New York non è possibile
contrarre matrimoni gay, ma sono riconosciuti quelli celebrati dove consentito.
In altri paesi (Francia, Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Danimarca, Repubblica Ceca) i
gay possono accedere alle unioni civili.
Nota della redazione FI : ovviamente i dati sono aggiornati all’epoca della redazione del pezzo (=
2009)
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RIVOLUZIONE DI VELLUTO.
Ma è possibile generalizzare?
E davvero i figli di famiglie
gay sono <<come gli altri>>?
Qualche studio ha cercato di individuare differenze specifiche
<<scoprendo che in questi ragazzi c'è maggiore tolleranza nei
confronti di altre diversità e apertura verso i ruoli di genere>>,
spiega Bottino.
<<Anche se -osserva Lingiardi- non si può escludere che la
tendenza alla ribellione degli adolescenti porti chi cresce in una
famiglia aperta a ostentare un atteggiamento conservatore>>.
Per quanto riguarda la maggiore propensione all'omosessualità
dei ragazzi cresciuti nelle coppie gay -a parte l'ovvia
constatazione che la maggior parte degli omosessuali cresce in
famiglie etero- non ci sono dati che la confermino.
<<È invece probabile che i figli omosessuali di coppie
omosessuali vivano la loro condizione con più serenità>>, spiega
Bottino.
<<E abbiamo visto che i figli di queste coppie
nell'adolescenza ammettono con maggiore frequenza di avere avuto
fantasie omoerotiche: si tratta però di un atteggiamento diffuso,
che in questi casi viene vissuto in modo meno traumatico e quindi
emerge di più.
Con il passare degli anni l’identità di genere si assesta, non
ci sono differenze rispetto ai ragazzi allevati in famiglie
etero>>.
Lo stesso vale per la salute mentale, anzi c'è qualche studio
da cui i figli di coppie lesbiche emergono come ancora più
equilibrati: <<In Italia abbiamo pochi dati sulle famiglie
pianificate, visto che in genere i bambini sono ancora piccoli>>,
spiega Bottino.
<<Ma di solito queste sono coppie flessibili in
cui i ruoli sono intercambiabili.
C’è grande attenzione al
bambino , e i risultati si vedono>>.
Resta il problema dell’impatto con il mondo esterno.
Anche
se spesso gli altri reagiscono meglio del previsto, <<quando si
accorgono che dietro le parole ci sono le persone>>, come dice La
Delfa.
Che insomma la famiglia gay non è l’inquietante scenario
dipinto da qualche moralista, ma la coppia di vicini che incontri
per le scale alle prese con pupo e passeggino, o le mamme
dell'amichetta di tuo figlio.
Così, può succedere che un paesino dell'Irpinia di 1500
abitanti accolga senza troppi problemi una coppia lesbica
<<pacsata>> in Francia e la loro bambina:
<<Vivendo qui abbiamo voluto che fosse tutto chiaro
dall'inizio, e ci siamo rese conto che è la scelta vincente>>,
spiega La Delfa.
<<Certo, abbiamo preparato la strada perché la bambina non
dovesse rispondere a domande strane: un’opera di sensibilizzazione
che è stata la nostra rivoluzione di velluto.
A volte c'è un po'
di imbarazzo, ma di solito l'accoglienza è buona: di fronte a un
neonato gli italiani si sciolgono>>.
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<<Chi fa queste scelte ha particolari doti caratteriali, la
capacità di proteggere se stesso e i propri cari dalle esperienze
traumatiche>>, spiega Lingiardi.
<<Ci sono momenti di difficoltà, ma nella mia esperienza le
persone più vulnerabili sono quelle che esitano a fare chiarezza:
una scelta convinta, anche se controcorrente, di solito genera
rispetto.
Magari anche per ipocrisia: è più facile prendersela
genericamente “con i gay” che insultare la persona che hai di
fronte>>.
<<Quando c'è la pancia da spiegare è inevitabile fare
chiarezza.
E se il bambino chiama tutte e due “mamma” è meglio
che la gente sappia perché>>, spiega Giuliana Beppato,
psicoterapeuta, tre figli con la sua compagna cui è legata da 17
anni.
Qualche volta poi sono i bambini stessi a lanciare proclami
che impongono spiegazioni anche a perfetti estranei:
<<Se la prendi per il verso giusto -assicura Beppato- è
divertente.
Spesso le persone si sentono messe a parte di una
confidenza, e questo le induce a maggiore disponibilità.
In
certe cose il difficile è rompere il ghiaccio, poi la vita è più
semplice di quanto si pensi>>.
SCANDALO A VIA MAZZINI
In un piccolo paesino della Puglia arriva Aurora, figlia dì Riccardo, un coltivatore del posto
tradizionalista e rispettato: Aurora ha lasciato l'Italia anni prima per trasferirsi a Barcellona, dove
lavora come fotografa e dove si è sposata con Rosario, la titolare di una scuola di ballo separata
con una figlia.
L'insolita famiglia è accolta con ostilità, ma dopo molte peripezie riesce a farsi accettare
dalla piccola comunità e soprattutto da papà Riccardo.
È la trama del film per la tv Il padre delle spose, una produzione Rai del 2006 interpretata
da Lino Banfi, Rosaria Banfi e Mapi Galan, che ha fatto discutere fin dalle settimane precedenti la
messa in onda.
Questa fiction coraggiosa, nonostante le accese polemiche, è stata premiata dal pubblico:
oltre 4,5 milioni di italiani si sono commossi di fronte all'inevitabile lieto fine.
Nota della redazione FI : ovviamente i dati sono aggiornati all’epoca della redazione del pezzo (=
2009)
BUTTARE ALL’ARIA GLI STEREOTIPI.
Restano i problemi con gli altri bambini, <<difficilmente
quantificabili, anche se c'è chi dice che scherzi e canzonature a
scuola sono comunque inevitabili», spiega Bottino.
La maggioranza delle famiglie arcobaleno sono formate da
coppie già visibili e integrate nel loro ambiente, il problema
nasce per le coppie nate dopo una separazione, che spesso tengono
nascosta la relazione gay di uno dei due genitori.
<<Molti genitori gay o lesbiche non dicono ai figli che sono
omosessuali -spiega Scalise- invece la chiarezza è fondamentale,
altrimenti si crea un non detto che pesa>>.
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Quando l'altro genitore non è presente, come nel caso delle
coppie lesbiche, c’è chi si pone il problema di garantire al
bambino una figura maschile di riferimento, nonno, zio o un amico
disponibile.
<<Ci sono studi che mostrano come l'atteggiamento dei nonni
sia fondamentale>>, spiega Bottino.
<<Specialmente il ruolo
della famiglia del genitore non biologico, che potrebbe avere
difficoltà ad accettare il “nipote”.
Anche se quando i rapporti
sono buoni i nonni riescono senza problemi a integrare i bambini
nel nucleo familiare>>.
Resta da vedere quanto i bambini si identifichino con i
genitori: <<La nostra bambina è molto femminile, ha curiosità per
la moda e il trucco che non ha certo preso da me, né dalla mia
compagna>>, osserva Beppato.
In realtà, i due ruoli richiesti possono essere
intercambiabili: <<Si può essere alternativamente materni e
paterni, autorevoli e protettivi.
Un'esperienza come la nostra
contribuisce a buttare all'aria gli stereotipi>>, spiega La Delfa.
Non è forse vero che anche nelle famiglie etero ci sono padri
coccoloni e madri autoritarie?
<<I bambini hanno bisogno di sentirsi amati, di avere fiducia
negli adulti che hanno accanto.
Certo, poi ci vuole delicatezza
nel proporre un compagno.
Ma questo a prescindere dal fatto di
essere due uomini o due donne>>, afferma Scalise.
<<Il privato è privato.
Ma con amore, chiarezza e un po' di
buonsenso i problemi si risolvono>>.
Intanto sta nascendo un mondo a misura dei bambini <<con due
mamme>>, e di quelli che cominciano il tema <<la mia famiglia>>
scrivendo:
<<I miei genitori sono separati, la mamma vive con un altro
uomo e il papà anche>>.
Ci sono scuole che aboliscono la Festa del papà o propongono
un’inedita Festa dei genitori, inventano filastrocche speciali o
propongono libri sulle famiglie <<diverse>>.
L'Associazione Famiglie Arcobaleno è un'opportunità per
mettere a confronto i nuovi modelli di famiglia.
E superare i pregiudizi che esistono anche nel mondo
omosessuale: <<Ammetto che alcune di noi avevano qualche
perplessità pensando a un bambino piccolo affidato a una coppia di
uomini: saranno capaci>>, sorride Giuseppina La Delfa.
Gli stereotipi sono duri a morire.
E nel mondo omosessuale più variegato di quanto immaginino molti etero- non tutti sono
entusiasti di questa ventata di normalità, o semplicemente pronti
a viverla.
<<Anni di discriminazioni non sono semplici da superare per
chi le ha vissute sulla propria pelle>>, spiega Lalli.
In generale però predomina l'ottimismo.
<<Fare i padri?
Meno faticoso di quello che pensassimo, ma
anche più faticoso», azzardano Tom e Franco.
E spiegano:
<<La fregatura è che il primo anno non è troppo impegnativo,
specie se come noi si ha la fortuna di avere un bambino
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buonissimo, e questo ci ha spinto ad avere il secondo.
Per
scoprire che quando crescono diventano un terremoto>>.
<<Come è cambiata la nostra vita?
Beh, un bambino la cambia: frequentiamo più etero, per esempio
le famiglie dei compagni di scuola>>, spiega Beppato.
<<Mi è capitato di dire alle altre mamme che si lamentavano
del marito che neanche la mia compagna si assume certe incombenze,
e ho visto sguardi di solidarietà>>.
LE REGOLE PER ADOTTARE.
L'adozione da parte di coppie dello stesso sesso è legale in Regno Unito, Spagna, Svezia,
Belgio, Olanda, Islanda e Israele oltre che in USA, ma solo in alcuni Stati, Canada, Australia e
Germania. Norvegia, Danimarca e Finlandia prevedono la stepchild-adoption, ossia permettono ai
partner di una unione civile di adottare i figli naturali (o adottati) del/la partner.
In Irlanda e Francia i single, sia omosessuali che eterosessuali, possono accedere alle
pratiche per l'adozione.
Nota della redazione FI : ovviamente i dati sono aggiornati all’epoca della redazione del pezzo (=
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L’UNICA VIA POSSIBILE.
C'è chi dice che non è giusto far nascere un bambino in una
famiglia irregolare:
<<Ma per nostra figlia era l'unica vita possibile.
Lei è
nata perché siamo state io e la mia compagna a volerla>>, dice La
Delfa.
<<I nostri figli crescono in una società in cui la norma è
avere un papà e una mamma -spiega Toni- sta a noi cogliere le
frustrazioni, aiutarli a vivere bene la loro condizione.
Siamo
insegnanti, sappiamo che cosa vuol dire sentirsi diversi.
Capita
anche ai figli dei testimoni di Geova o dei Rom>>.
E se un giorno il bambino chiedesse perché non ha una mamma?
<<Risponderemo che desideravamo molto averlo e amare qualcuno che
facesse parte della nostra famiglia>>, dichiarano i due papà.
<<È possibile che questi ragazzi incontrino qualche ostacolo
in più, ma non è un motivo per mantenere un'ingiustizia, semmai
per cambiare le cose>>, afferma Lalli.
Il vero problema nel nostro paese, e non solo resta infatti
quello della tutela legale: il mancato riconoscimento del genitore
non biologico che crea ostacoli pratici e rappresenta un dolore
per molti figli, costretti a fare i conti con un genitore <<un po'
meno genitore dell'altro>>.
<<Emerge l'ipocrisia di chi parla di difendere la famiglia e i
bambini e poi accetta che ci siano famiglie, sempre più numerose,
prive di tutela.
Bambini che potrebbero essere separati da una
persona che li ha cresciuti e che loro riconoscono come
genitore>>, denuncia Lalli.
Sono proprio i bambini a pagare il prezzo più alto della
discriminazione.
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In più la nostra legge vieta il riconoscimento di matrimoni
omosessuali contratti all'estero: se una di queste famiglie varca
il confine italiano il bambino <<perde>> automaticamente uno dei
due genitori.
<<La nostra richiesta è che ci sia un riconoscimento per il
genitore elettivo, che i figli possano ereditare da entrambi, che
esista la possibilità di mantenere la relazione genitoriale in
caso di disgrazia o di separazione>>, sintetizza La Delfa.
All'estero qualcosa si fa: <<In Francia c'è una legge un po'
ambigua clic permette “in caso di necessità e nell'interesse del
bambino” di affidare parte dell'autorità genitoriale a un'altra
persona>>, prosegue La Delfa.
Negli Stati Uniti e in molti paesi del Nord Europa,oltre che
in Spagna, è possibile adottare i figli del proprio compagno.
In Italia alcuni stipulano un accordo privato per decidere che
fare in caso di separazione: <<Lasciare una traccia scritta del
rapporto, fare riferimento a un progetto comune ha comunque
importanza ai fini della relazione>>, sostiene Beppato.
Ciò che crea ansia e stress è la precarietà, il non sapere
come andrà, o meglio il sapere che la possibilità di stare vicino
al bambino in ospedale o di seguirne l'andamento scolastico è
legata alla disponibilità di medici e insegnanti: <<Il
riconoscimento giuridico crea anche un riconoscimento sociale>>,
osserva Bottino.
<<Noi non abbiamo avuto problemi, con i medici o le maestre,
ma legalmente i bambini sono figli del genitore biologico: uno mio
e uno del mio compagno>>, spiega Franco.
<<Non vogliamo essere trattati meglio degli altri, solo veder
riconosciuti i nostri diritti>>, conclude La Delfa.
È quello che Scalise definisce il diritto a una vita banale:
<<Il 90 per cento degli omosessuali sono indistinguibili dagli
etero.
Non rinnego quella minoranza che si fa notare, trans e
transgender, le ammiro e sostengo le loro battaglie.
Ma non è corretto identificare con loro la realtà omosessuale.
Una realtà che si sta, se vogliamo usare questo termine,
banalizzando>>, conclude Scalise.
<<La strada è ancora lunga, ma quella che si è avviata è una
rivoluzione irreversibile>>.