25° di ordinazione

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25° di ordinazione
Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Maggio 2008 - numero speciale
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NU IALE
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25° DI ORDINAZIONE
DON GIOVANNI GRITTI
DIACONO FRANCESCO MAZZOTTI
La vecchia Pieve
periodico
della Comunità parrocchiale
di Coccaglio
Autorizzazione del Tribunale di Brescia
n° 26/2007
dell’8 settembre 2004
Composizione copertina e logo
di Ugo Capretti
Direttore responsabile
sac. Giuseppe Mensi
Direttore
sac. Giovanni Gritti
Gruppo di redazione:
d. Roberto Soncina, Andrea Bighetti, Gianluca
Pedrali, Anna Massetti
Correzione delle bozze
Cucchi Rosa, Bertassi Anna
Maggio 08 - Numero Unico
Hanno collaborato per questo numero:
HO SCRITTO T’AMO SULLA ROCCIA
Mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia
Mons. Francesco Beschi, Vescovo aus. di Brescia
Mons. Luigi Corrini, parroco emerito di Verolanuova
Don Alfonso Lupezza, parroco emerito di Palosco
Don Battista Piccinotti
Don Roberto Soncina
Consiglio Pastorale Parrocchiale
Luigi Lotta, sindaco di Coccaglio
Diac. Giuseppe Birbes
Mons. Piergiorgio Saviola, Servi della Chiesa
Frà Andrea Faustini
Gianluca Pedrali
Coscritti classe 1957, Palosco
Gruppo Giovani Oratorio di Verolanuova
Gruppo ex ministranti, Coccaglio
Gruppo famiglie Coccaglio
Gruppo Catechisti, Coccaglio
Gruppo ex colleghi SIPI, Coccaglio
Vocazione.
E’ la parola che dovresti amare di più.
Poiché è il segno di quanto sei importante agli occhi di
Dio. E’ indice di gradimento presso di lui, della tua
fragile vita.
Sì, perché se ti chiama, vuol dire che ti ama.
Gli stai a cuore, non c’è dubbio.
In una turba sterminata di gente, risuona un nome:
il tuo.
Stupore generale.
A te non aveva mai pensato nessuno. Lui sì!
Più che vocazione, sembra una evocazione.
Evocazione dal nulla.
Puoi dire a tutti: si è ricordato di me!
E davanti ai microfoni della storia (a te sembra solo
nel segreto del cuore) ti affida un compito che solo tu
puoi svolgere. Tu e non altri.
Un compito su misura…per lui.
Sì, per Lui, non per te.
Più che una missione, sembra una scommessa.
Ha scritto “t’amo” sulla roccia!
Sulla roccia, non sulla sabbia,
come le vecchie canzoni.
E accanto ci ha messo il tuo nome.
Forse l’ha segnato di notte. Nella tua notte.
Alleluia!
Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me.
(Mons. Tonino Bello - 6 maggio 1990)
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i unisco alla comunità parrocchiale di Coccaglio per esprimere il mio sincero augurio a don Giovanni e
al diacono Francesco che ricordano il venticinquesimo anniversario della loro ordinazione .
Mentre essi ringraziano il Signore della chiamata ricevuta e accolta, la comunità cristiana ringrazia Dio per
loro. Il ministero ordinato è un dono prezioso che il Signore offre alla sua Chiesa. Attraverso tale ministero
Cristo continua nella storia la sua opera di salvezza e, attraverso la Parola
e i Sacramenti, edifica la sua Chiesa . Ringraziando il Signore, la comunità dice il suo grazie convinto a
Don Giovanni e a Francesco per i loro venticinque anni spesi a servizio di Dio e della Chiesa .
Festeggiando il parroco e il diacono, la comunitàriflette sul mistero della vocazione, pregando il Signore
della messe perchè mandi ancora operai nella sua messe .
Prego il Signore perchè continui ad accompagnare don Giovanni e Francesco e li ricolmi della sua grazia e
della sua benedizione. Prego anche perché nella parrocchia di Coccaglio nascano e crescano ancora sante
vocazioni al ministero ordinato, sacerdotale e diaconale .
Su don Giovanni, il diacono Francesco e sul loro ministero invoco la benedizione del Signore.
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+ Luciano Monari
aro don Giovanni, caro diacono Francesco,
mi unisco alle felicitazoni di tutta la comunità nel venticinquesimo anniversario della vostra Ordinazione, rispettivamente sacerdotale
e diaconale . E’ per voi motivo di una riflessione profonda e ampia: per noi è motivo di riconoscenza sentita al Signore. Il dono che avete
ricevuto per la Sua Grazia, non è soltanto per voi: in maniera molto chiara, la vostra chiamata è al
servizio e per il servizio di tutto il popolo di Diio. In questi venticinque anni, in modi diversi e in luoghi
diversi, si è manifestata la vostra risposta. Grazie a Dio e a voi, per la ricchezza di Vita che ho raggiunto
una moltitudine di persone, attraverso la vosta vita. Il Signore vi benedica e, ricchi di esperienza, vi renda
ancora piu’ disponibili all’opera per la quale vi ha chiamato e mandato.
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Con affetto Francesco Beschi
L’AUGURIO DEL SINDACO
everendissimo Don Giovanni,
approfitto con grande piacere della opportunità di esprimere un pensiero in occasione del Suo venticinquesimo di sacerdozio. E il
pensiero non può che essere l’espressione di un sentimento di vivo ringraziamento per la Sua opera pastorale a Coccaglio. Sono trascorsi
quasi sei anni da quando Ella ha assunto l’incarico di Parroco della nostra Comunità, proveniente da quella di Verolanuova, dove aveva
operato per diciannove anni come Curato. Ruoli e compiti diversi ma resi comuni e sintetizzabili nell’opera prima e più grande che un
pastore di anime è chiamato a svolgere: portare la parola di Dio al Suo popolo e farlo crescere nella Fede.
Questo Lei ha fatto per tutti questi anni e di questo hanno beneficiato le Comunità dove ha operato, e
quindi la Comunità di Coccaglio, l’intera comunità e non solo quella religiosa. La Sua parola ha prodotto
tanto bene, le Sue azioni hanno migliorato e potenziato le strutture e i servizi a favore della Comunità, la
Sua persona è sempre stata esempio e guida per quanti hanno voluto affidarsi a Lei.
Per questo, esprimo ringraziamento per ciò che ha fatto e augurio per il futuro, unanimemente alla
Comunità, della quale con convinto piacere mi faccio portavoce.
Nello svolgimento della Sua opera Ella ha la necessità di avere negli altri sacerdoti, nel diacono e nei laici
dei validi e fedeli collaboratori. Quest’anno ricorre anche il venticinquesimo di diaconato di Don Francesco.
Voglia esternare anche a Lui un particolare ringraziamento a riconoscimento dell’opera di aiuto nello svolgimento delle attività della Chiesa.
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Coccaglio, aprile 2008
Il Sindaco
(Luigi Lotta)
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Don Roberto.
Carissimi Don Giovanni e Don Francesco,
con grande gioia e gratitudine al Signore celebriamo con tutta la
nostra comunità il vostro 25° anniversario di ordinazione sacerdotale e diaconale! Ogni tappa significativa della nostra vita è sempre
una nuova partenza, è andare oltre, è prendere di nuovo il largo, è
scrutare l’orizzonte, è volare ad alta quota nell’azzurro cielo della
nostra esistenza. Quanti doni, quante persone, quante gioie avete
assaporato in questi venticinque anni! Ma fermiamoci un istante e
guardiamo dentro di noi per scoprire, con rinnovato stupore, il prezioso regalo della vita e della vocazione che Dio ha posto nelle vostre
mani e in quelle di ognuno di noi.
Un dono per il quale oggi rendete grazie, da alimentare alla fonte
della Vita, e condividete con i fratelli che vivono accanto. Uno scambio di ricchezze per crescere insieme nel campo di Dio dove ognuno
si sente a casa e trova anche attraverso il vostro ministero il proprio
spazio per incontrare Gesù Cristo, per offrire, donare e amare, per
essere ascoltati, per aprire il proprio cuore alla bellezza del Vangelo.
E’ un grazie che sale dal cuore della nostra comunità e si innalza al
cuore di Dio. Proprio per questo trova significato questo numero speciale de “La vecchia Pieve”, che non vuole essere la celebrazione esaltante fatta di parole di circostanza, ma un piccolo coro a nome di
coloro che avete incontrato e che incontrate ogni giorno e che rappresentano la strada entro la quale camminare verso la santità. La
vocazione sacerdotale e diaconale, in modo particolare per coloro
che sono impegnati in un ministero attivo fra la gente consiste proprio nella santificazione ordinaria, quotidiana, nella celebrazione
dei Sacramenti, nel conforto della carità, nell’annuncio del vangelo,
nell’incontro delle persone, nella cura del piccolo gregge porzione di
quella Chiesa universale che siamo chiamati a servire.
Grazie a Colui che vi ha scelto perché vi ama e vi considera degni di
stima e preziosi ai suoi occhi. Grazie a colui che, come ci ricorda S.
Paolo “Ti ha dato la forza: Cristo Gesù Signore nostro, perché ti ha
giudicato degno di fiducia chiamandoti al ministero” (cfr. 1 Tim.
1,12). Grazie a Colui che ogni giorno vi aiuta a “combattere la
buona battaglia della fede e a ravvivare il dono di Dio che è in te”
(cfr. 1 Tim. 6,12). Un grazie, che vorrei esprimere con le parole di un
canto: “Ora che il giorno finisce Signore, voglio cantare parole d’amore, voglio cantare la gente incontrata, il tempo vissuto, le cose che
ho avuto; sorrisi di gioia, parole scambiate, le mani intrecciate nel
gesto di pace, e dentro le cose – pensiero improvviso – la Tua tenerezza, il Tuo stesso sorriso. Io ti ringrazio per ogni creatura, per ogni
momento che vivo. Io ti ringrazio, perché questo canto libero e lieto
ti voglio cantare”.
Grazie, perché nel solco della tradizione di questa comunità camminate con noi, intraprendendo il viaggio della fede, speranza e della
carità.
Auguri don Giovanni! Auguri Francesco!
Don Titta.
Grazie don Giovanni, grazie Don Francesco,
Ho letto in una biografia che Napoleone, quel birbone e superbo
imperatore... che fu due volte nella polvere e due volte sugli altari
come ben notò il poeta lombardo A. Manzoni, finì la sua tempestosa vita nell’isola di S. Elena facendo il catechismo ai bambini dei
pescatori del posto. E che una sera nell’amarezza del suo spirito,
scrisse su un foglio del suo diario questa frase: -Gli uomini dovrebbero togliere dal loro vocabolario questa parola “grazie” poichè nella
loro vita la scartano”.Beh non esageriamo, caro
Buonaparte! Si raccoglie solo ciò che si semina. E a te è
andata bene poichè nella solitudine di quell’isola hai
incontrato il Signore della tua infanzia che, da rivoluzionario, hai combattuto nei ministri e nei fedeli della Sua
Chiesa!...
mare di grazia, il mare di luce e di amore in cui vive Dio, coinvolgendo pure noi! Ma siccome il Signore continua a volerci bene e a
“graziarci”...noi corriamo il rischio di misconoscere ciò. E così
dimenticare il dovere di digli: GRAZIE, SIGNORE!
E questa... maleducazione a Lui dispiace.. come dispiace a noi che i
nostri ragazzi non ringrazino coloro che donano loro cose belle e
buone. E suggeriamo: Digli grazie! Si! Grazie a Dio sommo bene e
benefattore.
Grazie ai fratelli che ci vogliono e ci fanno del bene !
L’apostolo Paolo su questo rapporto è un ottimo educatore e maestro! Se leggiamo con attenzione le sue lettere
indirizzate ai suoi collaboratori di apostolato come Tito e
Timoteo e alle relative comunità, sorte in Efeso Salonicco
Colossi Roma, etc., constatiamo più volte come lui invita
e insiste a rendere grazie a Dio Padre per mezzo di
Nostro Signore Gesù per tutto il bene ricevuto. Grazia su
grazie sottolinea l’apostolo! Ecco amici: celebrando
l’Eucarestia, noi preti e voi laici, dovremmo rendere più
vivace e convinto il dialogo anteposto al prefazio!
Ricordiamolo: Il Signore sia con voi -E con il tuo spirito-
Amici coccagliesi: preferisco con voi mettere la cosa su un
piano positivo cioè sul rendimento di grazie. Ricordiamo
come il bravo romanziere cattolico George Bernanos matteva in bocca al povero curato di campana questa espressione TUTTO É GRAZIA!
E, in effetti, tutti noi credenti in Cristo nuotiamo in un
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Hai accettato di venire qui a Coccaglio come
Buon Pastore nonostante palesi difficoltà, anche per la partenza
delle rev.de Suore Canossiane valide collaboratrici dei sacerdoti locali per ben 80 anni .
E col tempo hai visto partire uno dopo l’altro don Bruno e don
Oscar. E ti sei trovato adosso il grosso problema del Focolare, istituzione voluta e ben avviata dall’indimenticabile Don Remo, tuo predecessore.
Caro don Giovanni: interpretando il comune pensiero ti diciamo
grazie per l’impulso di rinnovamento dato alla nostra comunità nei
vari settori, mediante la Missione Pastorale tenuta dai bravi Oblati
di Maria... con relativi centri d’ascolto. E che dire della vivacità
liturgica con forte animazione per celebrare bene la S. Messa e i
Sacramenti? E della tua sensibilità
sacerdotale verso i fratelli malati, da
te raggiunti, spesso in bici o a piedi
calzanti sandali francescani ?
E vorrei sottolineare soprattutto due
realtà che ci hanno ben impressionato :
In alto i nostri cuori - Sono rivolti al Signore
Rendiamo grazie al Signore nostro Dio - è cosa buona e giusta!
E il sacerdote celebrante riafferma questo dicendo che è proprio cosa
buona e giusta!
Del resto, amici, ogni Messa nella quale si celebra il mistero eucaristico è il più bel rendimento di grazie, con relativi inni di lode!
Grazie a Dio e Grazie agli uomini (compresi i preti!)
Si! grazie a Gesù! L’evangelista Luca ci ha presentato la miracolosa
guarigione operata dal Signore in favore di quei dieci lebbrosi! Ma lo
stesso Gesù ha notato che solo uno - e per di più straniero - dopo aver
ritirato il certificato di guarigione -tornò indietro per ringraziarlo.
Uno su nove! Forse questa è la percentuale anche dei cattolici 2008!
Bravissime quelle mamme che ai loro ragazzi appena svegliati e che
chiedono subito la colazione, dicono: -Va
bene! Ma prima ringraziamo il Signore ! Ed
ecco il “Vi adoro,mio Dio,Vi amo con tutto il
cuore vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato questa notte”.
È tanto bello ed educativo che i genitori, maestri e catechisti... di fronte alle bellezze del
creato, sole e stelle, fiori e alberi da frutta-aria
fresca e stupendi tramonti... invitino i ragazzi
a ringraziare il Signore...
-la tua presenza orante e prolungata
davanti a Gesù in Sacramento
-la tua forte devozione adorazione
allo Spirito Santo espressa in preghiere e canti coinvolgenti pure noi con
relative omelie.
Soprattutto ai grandi doni della vita, della
fede di Gesù fattosi ragazzo come loro e divenuto maestro di vita soprannaturale. Anzi
parola e pane di vita!! A questo punto mi
pare di sentire qualcuno di voi chiedermi: Perchè, Don Titta, tutto questo giro di orizzonte sul grazie?
Mi spiego. Sono stato invitato dal nostro curato Don Roberto di mettere in carta, a nome
dei confratelli e in rapporto comunitario, un
indirizzo (...di grazie) per il 25° di
Sacerdozio del nostro arciprete don Giovanni,
e in linea retta del 25° di diaconato del nostro d. Francesco.
Lo faccio volentieri come atto di riconoscenza e di fraternità.
Allora, cari amici, diciamo insieme il nostro bel grazie.
Mi fermo per non confonderti ! Diamo
lode a Dio! Ad multus annos!
E a te, caro Don Francesco, che diremo?
La tua generosità è nota a tutti i coccagliesi. Da bravo operaio della Sipi sei passato
a servizio pieno nella nostra chiesa come
consacrato nell’ordine del diaconato.
Chi non conosce come il factotum della
Comunità? E questo per 25 anni !...
Ricordo ancora bene quella sera in cui l’AMATO VESCOVO Mons.
Luigi Monstabilini ti consacrò Servo. La nostra bella chiesa era strspiena di fedeli e tuoi amici. E tu, Don Francesco che all’apparenza
sebri rustico e ruvido, toccato dallo Spirito Santo piangevi a calde
lacrime. Avanti caro confratello la vita lo sai bene, è una miscela di
gioie e sofferenze. Lavora pensando a diaconi esemplari come
Stefano, Lorenzo, Vincenzo e allo stesso Francesco d’Assisi. Ti ringraziamo di tutto ma sarà Gesù il premio più bello per te!
-in primis alla SS.TRINITÀ, fonte di ogni bene perfetto
-ai loro cari genitori. Da lassù il I° giugno faranno festa con noi .
-ed ora a voi due confratelli che la comunità coccagliese onora e festeggia con affetto e riconoscenza.
Caro don Giovanni di te parlerà pure a noi, Mons.Luigi Corrini che
per ben 19 anni ti fù grande capo e guida nell’apostolato che ti vide
valido collaboratore a Verolanuova, specie nel settore giovanile. Il
nostro grazie espresso concordemente da sacerdoti e laici è plurimo!!
AUGURI
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Caro Don Giovanni
AL REVERENDO PARROCO DON GIOVANNI
E AL REVERENDO DIACONO FRANCESCO,
IL CONSIGLIO PASTORALE
NEL XXV DI ORDINAZIONE PRESBITERALE E DIACONALE ESPRIME A
NOME DI TUTTI I PARROCCHIANI, UNA PROFONDA, SENTITA GRATITUDINE E UN CORDIALE AUGURIO.
Grazie, perché in questi anni
del Vostro Ministero fra noi
vi abbiamo sentiti continuamente vicini, vivamente e
attivamente partecipi sia
delle vicende personali, tristi
o gioiose, vissute nelle famiglie, sia dei progetti e delle
realizzazioni relativi non
solo alla crescita spirituale
comunitaria, ma anche a
ristrutturazioni, restauri,
ampliamenti e miglioramenti logistici degli ambienti
sacri che accolgono questo
popolo di Dio di Coccaglio.
Nel corso di questi ultimi
anni abbiamo vissuto una
storia comunitaria sempre
più bella, sorprendentemente nuova, coinvolgente verso
mete sempre più elevate e
vissute all’unisono.
Con le Missioni, con l’attenzione particolare alle famiglie e alle coppie giovani, con
la cura delicata e attenta
delle celebrazioni liturgiche
arricchite di segni e indicazioni che hanno accresciuto
la nostra partecipazione
consapevole e proficua ai
Sacri Misteri, con i pellegri-
naggi, con l’adorazione
eucaristica mensile, la nostra
fede si è approfondita, l’ascolto della Parola è desiderato e il Vangelo è sempre
più vissuto.
Cari don Giovanni e don
Francesco, permetteteci
anche di dire che la vostra
carità, la vostra vita di preghiera, le varie espressioni di
fraternità sacerdotale vissute
anche nella mensa quotidiana, ci sono state di grande
esempio e di impulso verso
una condivisione sempre più
piena dei doni del Signore.
Attraverso il vostro ministero sacerdotale e diaconale la
presenza fra noi del Signore
risorto ha profuso grazie di
santificazione, di solidarietà
e la nostra piccola porzione
di Chiesa ha respirato un po’
l’atmosfera del Cenacolo e
della comunione della
Chiesa primitiva. Per grazia
di Dio ci accorgiamo di
diventare sempre più una
comunità che prega, ascolta
la Parola, si cura dei fratelli
vicini e lontani, bisognosi,
infermi, anziani; gioisce
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insieme delle nuove vite che
vengono alla luce.
Grazie, don Giovanni e don
Francesco, per il vostro
donarvi generoso, sereno, in
semplicità; per il vostro essere veramente fratelli a ciascuno, sostegno e punto di
riferimento nelle varie necessità. Ma soprattutto il nostro
grazie va al Signore che vi ha
scelti, chiamati, consacrati e
donati a noi.
A Lui la nostra preghiera
perché colmi di gioie e di
nuove grazie il vostro spirito; a Voi il nostro augurio di
un continuo avanzare nel
personale cammino di santità sacerdotale e diaconale e
il nostro impegno di seguire
con solerzia la vostra guida
perché la nostra Parrocchia
di Santa Maria Nascente
diventi sempre più “scuola e
segno di comunione”, di fraternità, di santificazione e di
sollecitudine missionaria.
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il Papa, un sacerdote indicandoti, mi disse:
“Quel pretino ha la stoffa di direttore di
Oratorio”. Mi accostai subito a te e senza
preamboli ti chiesi se eri disposto a guidare
l’Oratorio di Verolanuova. Ti apristi ad un largo sorriso, il tuo sorriso di sempre, contagioso, dicendomi che tutto dipendeva dalla
volontà di Dio e dal Vescovo.
Non dimenticai più il tuo volto.
Un mese dopo fui convocato dal nuovo Vescovo Mons. Bruno Foresti,
per l’assegnazione del curato alla parrocchia di Verolanuova. Nello
studio del Vescovo mi attendeva un novello sacerdote. Era Don
Giovanni Gritti, il pretino con il quale, sotto gli auspici di San Pietro,
presso la Basilica omonima, a Roma, avevo avuto un approccio
informale e che ora, ufficialmente, per volontà di Dio e del Vescovo
era nominato direttore dell’Oratorio di Verolanuova.
Caro Don Giovanni, si apriva per te e per me un’esperienza di vita
sacerdotale feconda e ... felice.
Nelle memorie che tu hai affidato all’“Angelo di Verola”, in occasione del tuo saluto alla Parrocchia, dopo il quasi ventennale servizio
pastorale condiviso, hai voluto richiamare anche i rapporti che hai
vissuto con il sottoscritto.
Permettimi di riportare a alcuni
passaggi della tua testimonianza
che, se in qualche parte mi mettono a disagio, attestano il felice
periodo di intensa comunione vissuta.
“Il clima di fraternità e collaborazione che ha sempre caratterizzato
i rapporti tra noi sacerdoti, e’ in
gran parte merito di Don Luigi.
Sono il prete con il quale egli si è
trovato a collaborare per il maggior numero di anni, suppongo che
lui sarà tale anche per me.
Il mio “svezzamento”alla vita
sacerdotale è soprattutto opera
sua. Fiducia, stima, apprezzamento hanno caraterizzato il suo atteggiamento nei miei confronti insieme alla pazienza per le intemperanze del mio carattere.
Ho molto da ringraziare…molto da “esportare” a Coccaglio, facendo
miei alcuni tratti del suo modo di essere prete:s oprattutto il lavoro
indefesso, la dedizione oltre la stanchezza e lo stile dei rapporti con i
confratelli a lui affiancati come coadiutori.
Sarò anch’io nella sua situazione:spero di essere capace di ricambiare nei confratelli che troverò come collaboratori, quanto da lui ho
ricevuto e imparato.
C’èper me un legame speciale con Don Luigi, che rimarrà il “mio”
parroco.
Caro don Giovanni, scontando qualche generosa concessione che hai
usato nei miei riguardi, ti devo dire che le tue parole mi commuovono ancora: ora poi che l’età manifesta le sue fragilità tra queste le
emozioni facili… e qualche furtiva lacrima (reminiscenza melodrammatica puramente causale), sopratutto se ti penso “confratello
carissimo” e un po’ figliuolo….
Don Alfonso Lupezza.
Le radici a Palosco
Io , che da piu’di 40 anni ti conosco,
posso testimoniare, con gioia, che i 25 anni del tuo
sacerdozio sono stati anni preziosi per la tua dedizione al servizio di Dio e dei fratelli.
Caro Don Giovanni, il tuo apostolato come direttore
dell’oratorio di Verolanuova ti hanno fatto conoscere
come valido educatore.
Della tua presenza a Coccaglio come arciprete
ti sei fatto onore per la tua attività pastorale e per la
tua cordialità.
Ringrazio con te il Signore per le tante iniziative e
con te, rimpiango la premura scomparsa dei tuoi
meravigliosi genitori.
Auguri Don Giovanni .
Ad multos annos, in nomine Domini.
Mons. Luigi Corrini.
Quel pretino... a Verolanuova
Caro Don Giovanni,
non so se tu hai memoria del nostro primo incontro.
Io lo porto sempre nel cuore.
Correva l’anno 1983: mese di Giugno. Tu avevi ancora le mani profumate di sacro crisma per l’ordinazione sacerdotale ricevuta nella
Cattedrale di Brescia il 4 Giugno. Qualche giorno dopo si svolse un
pellegrinaggio ufficiale della Chiesa bresciana, a Roma, guidato dal
Vescovo Mons. Luigi Morstabilini, di venerata memoria, che concludeva il suo indimenticabile episcopato tra noi.
La concelebrazione avvenuta nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Vescovo, riservava ai novelli sacerdoti bresciani un posto privilegiato e tu, Don Giovanni, eri tra loro.
Nel trasferimento dalla Basilica all’aula Paolo VI per l’udienza con
Da ultimo: che dire di te?
Quando ripenso al mio parrocchiato di Verola, il pensiero va al
ruolo che hai avuto nella mia vita di parroco.
Penso all’ amore con cui ai servito la comunità parrocchiale sin dai
primi anni di sacerdozio; soprattutto alla profusione di energie spi7
Caro Don Giovanni
I coscritti di Palosco classe ‘57.
Legami di amicizia
CARO DON GIOVANNI, non sembrerebbe ma sono già passati
venticinque anni da quando sei stato ordinato sacerdote. Ricordiamo
le emozioni di quel giorno in Duomo quando ci siamo sentiti partecipi alla tua Consacrazione. Ricordiamo la festa con tanti parenti e
amici dalle Suore. Ti ricordi “l'addio al celibato” che ti abbiamo organizzato? Scherzosamente e con amicizia volemmo accomunarti alla
strada che tutti stavamo iniziando, noi verso la Famiglia e tu verso le
Comunità Cristiane. In questi anni le nostre Famiglie sono cresciute,
i nostri figli sono cresciuti e purtroppo qualcuno se n’è andato prematuramente. Anche tu hai avuto i tuoi figli che hai cresciuto nella
fede, abbiamo visto quanto ti vogliono bene quando sono venuti a
Palosco per starti vicino nei tristi giorni di quando hai perso i genitori, abbiamo visto quanto sei riuscito a seminare nelle due comunità
che hai cresciuto. Anche noi abbiamo voluto bene a quei fanstastici
Mamma Carolina e papà Marco che tanto ti sono stati vicini nella
tua opera di Pastore nelle comunità di Verolanuova e Coccaglio. Ogni
volta che li incotravamo ci portavano i tuoi saluti e ci raccontavano di
te con gioia nel cuore. E’ sicuro che loro hanno donato loro figlio a
Cristo e Lui li ha ricompensati con la gioia che tu gli hai donato.
Siamo orgogliosi di avere un amico come te che ci vuole bene e prega
per noi e per i nostri cari, che nonostante gli impegni è sempre attento a quello che succede a noi e alle nostre famiglie e a tutta la comunità di Palosco. Ogni anno ci ritroviamo per la tradizionale cena della
classe ‘57, una bella occasione per stare insieme e ricordare, una serata che aspettiamo ogni anno e l’aspettiamo anche per partecipare alla
Santa Messa che tu celebri, l’aspettiamo anche per ascoltare la tua
omelia fatta sempre con il Cuore e l’amore per Cristo.
Crediamo che la tua opera di Coltivatore di Fede coglie frutti anche
presso di noi.
Caro Don Giovanni ti vogliamo bene e siamo orgogliosi del nostro
Don, ti auguriamo tanta serenità e di proseguire nella tua opera
Pastorale per tanti altri anni.
rituali spese a beneficio dei ragazzi e i giovani .
E’ stata un intera generazione verolese che ha fruito del dono della
tua dedizione senza limiti e quindi continua a renderti testimonianza del bene ricevuto .
Nella iniziazione cristiana e nella catechesi per migliaia di ragazzi e
adolescenti hai saputo coinvolgere i giovani-adulti, responsabili e
garanti nella fede dei figli .
A Verola tutti sono stati testimoni della tua costante presenza “dolce
e forte in Oratorio. Non hai mai conosciuto vacanze per te al di fuori
di qualche scampolo di tempo …
I mesi estivi li vivevi nelle esperienze indimenticabili dei “campiscuola”, dove tantissimi ragazzi, adolescenti e giovani venivano
avviati alla responsabilità e alla gioia di vivere insieme .
Nella tua vita di presbitero, nonostante il preponderante impegno di
educatore, non ti sei dimenticato degli anziani, delle persone sole,
degli ammalati. Quando, talora, ti sorprendevo ad intrattenerti con
gli ospiti della Casa di riposo, questa tua propensione pastorale, rara
nei giovani sacerdoti, suscitava in me ammirazione e la ritenevo di
buon auspicio per la tua vita futura di parroco.
Non sarei sincero se non ti dicessi che nella tua dedizione appassionata, talora sei apparso un poco aspro. Anche questo fa parte della
tua personalità che oso definire “agro-dolce”. A molti risulta un
sapore piacevole….
L ‘incontro che abbiamo avuto in Piazza San Pietro, a Roma, è lontano ormai un quarto di secolo.
In queste note ho richiamato il bene e l’amore che hai donato a
Verola .
Carissimo Arciprete, ora nella maturità della tua vita sacerdotale e
di parroco, esperto in umanità, dopo venticinque anni di servizio
pastorale, continui con l’entusiasmo di sempre ad offrire i segni della
tua paternità sacerdotale, accanto ad ognuno per sostenere tutti nel
cammino della vita, specialmente per la porzione che vive a
Coccaglio .
Mi associo con l’augurio a tutti coloro che si uniscono a te in occasione del tuo Giubileo Sacerdotale, soprattutto per cantare il MAGNIFICAT per le meraviglie che il Signore si è degnato di operare attraverso il tuo ministero sacerdotale .
In modo particolare prego perché in questo tempo in cui i dubbi, i
sospetti, le crisi insidiano la fede anche nei cristiani spiritualmente
piu’attrezzati, i tuoi parrocchiani di Boccaglio abbiano da te sempre
il dono della Parola e il conforto della Grazia.
La tua vita continui a rilevare il volto di Cristo con “sentimenti di
bontà di umiltà, di mansuetudine, di pazienza,da dolcezza, di misericordia,di carità” come raccomanda S. Paolo nella lettera ai
Colossesi e…. ai parroci.
I
Ti abbraccio.
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TUOI AMICI COSCRITTI E COSCRITTE DI PALOSCO
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Giovani Verolanuova.
Oratorio, persone e incontri
per formare a sua volta. Tutte queste attività
venivano preparate e seguite attentamente
da lui personalmente, nulla era lasciato al caso e dedicava molto
del suo tempo alla preparazione degli incontri di formazione,
quelli di preghiera, dei ritiri spirituali.
uando don Giovanni fresco di seminario giunse nella comunità di Verolanuova nel 1983 probabilmente nessuno, nemmeno lui, immaginava che le avrebbe destinato le primizie del suo
ministero per quasi vent’anni. Un bel po’ di tempo. Forse un attimo nella storia delle vicende umane, ma un lungo percorso per
quelli che questi anni li vivono. Ne capitano di cose in vent’anni.
Quanti volti, parole, vicende, stati d’animo. Difficile raccontare
tutto, forse non basterebbe un intero libro. Ognuno dei verolesi
porta con sé ricordi, aneddoti e parole. E veramente don Giovanni
ha lasciato segni che ancora oggi vivono oltre la sua presenza nella
nostra comunità. C’è un punto centrale in questa in questa storia
lunga e impegnativa da raccontare, la presenza di un secondo protagonista importante accanto a don Giovanni: l’Oratorio. Certo
l’attività di don Giovanni ha coperto tutti gli ambiti della comunità parrocchiale verolese, ma essendo stato inviato a noi come
curato inevitabilmente l’ambito che l’ha impegnato maggiormente in quantità e qualità è stato sicuramente l’Oratorio.
Q
’Oratorio è persone e incontri. La grande ricchezza di questo
luogo sono state le persone che da lì sono passate, partendo da
don Giovanni. E senza l’ambiente adatto, tutte le attività e occasioni di incontro questa ricchezza non sarebbe stata così “ricca”. E
in questo come abbiamo detto ha avuto la sua parte importante
don Giovanni, che sicuramente è stato un sacerdote presente, e
questo ha contato molto.
L
roprio perché l’Oratorio è persone non è detto che debba sempre starsene in via Zanardelli a Verolanuova. E infatti una
volta l’anno lo ritrovavamo in montagna, dove l’aria è più fresca,
a Paspardo, meta del camposcuola. Fortemente voluto e sostenuto
da don Giovanni il camposcuola sicuramente era l’evento più
atteso da molti giovani verolesi, che lì hanno trascorso momenti
intensi e memorabili che affiorano ancora nei ricordi di molti. Un
esperienza di aggregazione giocosa ma anche molto intensa dal
P
’Oratorio è muri e cemento. L’ambiente è importante ed il
nostro oratorio negli anni ottanta mostrava tutti i segni di
debolezza inferti dal tempo e abbisognava di un “lifting”. Un’
operazione lunga e costosa (sotto diversi punti di vista) che però
don Giovanni per primo sostenne e portò avanti con convinzione
e determinazione. E ce n’era un grande bisogno, tanto che il 23 settembre del 1990 venne inaugurata la nuova struttura tanto attesa dalla popolazione che inondò in massa la via antistante l’ingresso principale. Dopo lunghi sforzi l’Oratorio rinnovato si offriva alla comunità parrocchiale con nuovi ambienti destinati al
gioco, all’attività catechistica e a quella di preghiera.
L
’Oratorio è gioco e animazione. Un posto dove poter stare
assieme. Un posto dove giocare. Don Giovanni credeva in questo, desiderava che le porte ogni giorno fossero aperte e che i ragazzi non fossero soli. Infatti lo si poteva sempre vedere passeggiare
qua e là con il breviario in mano, scambiare qualche parola con
qualcuno, e non di rado rimproverare noi ragazzi per qualche
parola non troppo educata, prontamente rimediata con uno
“Scusa don!”. Le occasioni annuali poi non mancavano: i grest,
le feste, i giochi organizzati, i tornei. Nel corso degli anni don
Giovanni seppe creare e incentivare una serie di iniziative e gruppi. Uno per tutti il Gruppo Animazione, spingendo affinché in
Oratorio non venisse mai a mancare l’aspetto ludico e giocoso così
importante per i ragazzi. Ma importante anche per i giovani che
di questi gruppi facevano parte impegnando con gioia il loro
tempo e sentendosi e parte di una grande famiglia.
L
punto di vista religioso, con un’organizzazione invidiabile da lui
sempre diretta con attenzione e gioia.
ome non ricordare poi che dall’Oratorio è nato il seme di un
altro gruppo di cui don Giovanni si è fatto promotore e fondatore, per poi infine farne, e spiritualmente ne è tutt’oggi membro: l’Ordine Francescano Secolare.
C
ante cose belle sono state scritte in queste righe, tante altre
non vi hanno trovato spazio. Ma sappiamo che ogni verolese
le porta nel cuore insieme a una preghiera per don Giovanni
Gritti, con il ringraziamento per tutta la strada percorsa assieme
avendolo come guida e l’augurio di continuare saldo nella Verità
il suo cammino con e nella sua attuale comunità a Coccaglio, per
essere ogni giorno con la grazia del Signore dono per coloro che gli
stanno accanto.
T
’Oratorio è preghiera. Giustamente don Giovanni metteva al
primo posto la formazione cristiana. Quella dei ragazzi, con il
catechismo. Quella dei genitori, con gli incontri a loro destinati.
Quella di tutta la comunità educativa, che doveva essere formata
L
9
Caro Don Giovanni
Il gruppo delle famiglie.
I Catechisti.
Cristo è Via, Verità e Vita
Con stima e riconoscenza
re semplici parole che sono il riferimento, la chiave
codificatrice, la mappa per il cristiano in cammino. E’
sulla via che noi “incontriamo” Cristo, così come successe
ai discepoli di Emmaus….”ma essi non lo riconobbero”.
Proprio questo è l’aspetto più affascinante del nostro percorso: la possibilità di ri-conosere o meno il dato, di accettare o rifiutare l’incontro. La “scelta” è la continua richiesta che ci viene da Cristo.
iò che è successo alcuni anni fa è stato proprio che
alcuni sguardi si sono riconosciuti, due domande si
sono incontrate ed hanno accettato di cercare insieme la
risposta. Noi del gruppo delle coppie Le siamo riconoscenti don Giovanni perché ha riconosciuto la nostra
necessità ed ha accettato di percorrere un bel pezzo di
strada con noi. E’ un cammino che più volte ha richiesto
di fermarsi a riflettere su qual era la direzione migliore da
scegliere, che qualche volta è stato più ripido del previsto
n questa felice ricorrenza vogliamo manifestarti la
nostra gioia per il tuo 25° di sacerdozio, a servizio di
Cristo e della Chiesa, perché il valore del sacerdote è racchiuso in questo straordinario compito: essere Gesù per i
fratelli e condurli alla santità.
esideriamo ringraziare con te il Signore perché hai
donato alla comunità freschezza e vitalità, una nuova
passione nell’avviare i cammini di iniziazione cristiana e di
approfondimento della Parola, nel mettere ordine e sistematicità ai percorsi formativi dei ragazzi e nel dare rilievo
e attenzione ai gesti liturgici. Il motivo che alimenta questa passione è di far nascere in tutti il desiderio di incontrare Cristo soprattutto nell’Eucaristia. Tutto questo
richiede a noi la fatica della crescita personale e la disponibilità a mettersi in gioco.
l tuo esempio ci ha portato a intraprendere percorsi atti
a fornirci strumenti idonei a svolgere il nostro mandato
di catechisti al servizio di Cristo nella comunità.
entiamo e condividiamo la tua preoccupazione perché
si cresca nell’unità nella fratellanza e nella collaborazione nell’ambito della comunità educativa, affinché la
nostra testimonianza sia autenticamente cristiana e
mostri a tutti il volto del nostro Dio amante di ogni uomo.
uesta festosa occasione diventa per noi motivo di
riflessione sul senso di una presenza: il sacerdote
nella comunità dice all’uomo che Dio ha un volto, quello
di un pastore buono che non permette che alcuno si perda,
cerca tutti con amore ed insistenza, prende sulle spalle chi
si allontana e conduce alle sorgenti della vita.
i auguriamo di essere sempre sacerdote secondo il
cuore di
Dio, d’attingere
all’Eucaristia
speranza
e
forza perché
anche le fatiche e gli ostacoli possano
trasformarsi
in percorsi di
vita rinnovata.
Con tutta la
comunità
chiediamo
allo Spirito
Santo di continuare a guidarti in un servizio pastorale
sempre più
ricco e fecondo.
T
I
D
C
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S
Q
T
ma che l’ha vista sempre lì vicino a noi.
e nostre vocazioni sono diverse, ma il metterci in
comune ci ha permesso di scoprirci un po’ di più, di
cogliere meglio qual è la realtà delle nostre vite, la verità
del nostro quotidiano; ci ha dato la possibilità di comprendere meglio le ragioni delle nostre scelte: noi di essere sposi, Lei di essere sacerdote.
a scelta del sacerdozio troppo spesso e intesa come un
atto di rinuncia, di sacrificio. Lei ci ha testimoniato e
proclamato il contrario. Ci ha riconosciuto ricchezza in
quanto famiglie, realtà da seguire e crescere all’interno
della nostra comunità, si è messo in ascolto e ci ha aiutato a prendere coscienza di ciò. Questo ci ha dimostrato
che un sacerdote non è una persona che rinuncia, ma una
persona che si arricchisce delle esperienza di chi gli è vicino e permette ad entrambi di cogliere il dono rendendolo vivo, fecondo. Alla fine ci ritroviamo a confermare l’assioma iniziale: chi segue Cristo è sempre sulla via, nella
verità e traboccante di vita. Questo è anche l’augurio che
con riconoscenza Le facciamo.
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10
Caro Don Francesco
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NUMEIALE
SPEC
SERVI DELLA CHIESA
Mons. Piergiorgio Saviola.
arissimo don Francesco,
C
la ricorrenza di un anniversario, da cui, come nel tuo caso, ne segue giustamente una solenne celebrazione giubilare, venticinque anni di
Ordinazione Diaconale, nella tua bellissima Chiesa Arcipretale di Santa Maria Nascente in Coccaglio, insieme ai tuoi comparrocchiani,
offre l'occasione di ripercorrere il nostro cammino alla sequela di Cristo in umile atteggiamento di revisione, di lode e di ringraziamento
al Signore e di profonda preghiera per riceverne nuovo slancio nel proseguire il nostro viaggio. Le nostre Costituzioni ci ricordano che siamo
chiamati al servizio e alla salvezza del prossimo, e a dedicarci all'apostolato con la testimonianza di vita e con l'azione missionaria. E'
questa la caratteristica della tua vocazione che ha contrassegnato i venticinque anni della tua consacrazione diaconale al servizio della
Chiesa; per cui il primo giugno con ragione deve essre un giorno di festa, di comunione e di fraternità con tutte le persone con le quali hai
instaurato un rapporto di amicizia e di crescita; un giorno in cui i parrocchiani di Coccaglio, sui quali hai profuso per tanti anni con ammirevole generosità il meglio di te stesso senza riserve, insieme ai tuoi confratelli, Servi della Chiesa, anche se purtroppo presenti solo spiritualmente, con i quali condividi il carisma del fondatore, il servo di Dio don Dino Torreggiani,tutti insieme renderemo grazie al Signore
per il dono della tua vicazione diaconale. Tanti auguri, caro don Francesco, e "ad multos annos"! E che Santa Maria Nascente di Coccaglio
ti accompagni verso tanti altri traguardi della tua vita insieme alle persone che a te sono più care.
IL DIACONO DONO ALLA COMUNITÀ
Diac. Giuseppe Birbes.
CRISTO BUON PASTORE CHIAMA TUTTI ALLA SUA SEQUELA; UNA SEQUELA CHE PER QUELLI ELETTI AD UNA VOCAZIONE DI SPECIALE CONSACRAZIONE COME IL NOSTRO
FRANCESCO, DIVENTA TOTALE ED IRREVERSIBILE.
mare i fratelli alla mensa cercandoli con dolcezza, che ci fa piegare come il buon samaritano sul povero sul malato, sull’anziano, sul carcerato, che ci fa cingere il grembiule e ci mette in ginocchio come Gesù nell’ultima cena.
A Francesco i migliori auguri perchè continui il suo ministero
nella sua semplicità ,ma nella sua generosità che lo distingue cosi
lo conosciuto tanti anni fa e lo seguito nel suo cammino.
E se tutte le vocazioni sono dono di Dio, nessuna come quella di
una completa donazione, riempie il cuore umano di felicità.
Agli occhi profani tale vocazione sembra sacrificio che annienta
chi l’ accetta ;invece da a lui il centuplo che fin da questa vita terrena, conferisce un’incomparabile felicità. Per rispondere adeguatamente alle necessità dei tempi, il Signore non lascia mai
mancare alla sua chiesa i doni di cui ha bisogno .
Il Concilio Vaticano II ha dato una luce e ha aperto nuove strade
alla comunità cristiana il diaconato .
Ecco allora che il nostro Francesco tanti anni fa 25 ha detto il suo
sì al Vescovo e è stato ordinato diacono per la chiesa Bresciana. Il
diacono è segno sacramentale e animatore della vocazione al servizio propio di Cristo Servo .
Con il ripristino del diaconato la Chiesa ha inanzitutto la consapevolezza di accogliere un dono delloSpirito e di dare una immagine completa e rispondente al disegno di Cristo.
tra i diversi impegni di Francesco si pone certamente al primo
posto l’annuncio del Vangelo, la liturgia, la carità.
Il Vescovo a Francesco il giorno della ordinazione ha consegnato
tre pani; il pane della Parola, il pane dell’Eucarestia, il pane dell’amore ,l’amore che ci fa solerti a spezzzare a tutti il pane della
parola,e dell’Eucarestia, che ci fa correre lungo le strade a chia11
Caro Don Francesco
Amici e colleghi SIPI.
Caro Francesco,
con i turni di lavoro, non venne mai meno.
La volontà di servire il Signore in modo più completo
lo ha spinto ad entrare nella Congregazione dei “Servi
della Chiesa” con lo scopo di mettersi a disposizione
per il culto e il decoro della Chiesa che non sono solo
i muri belli e preziosi, ma la comunità cristiana con il
mandato di Ministro Straordinario dell’Eucaristia. Con
il Concilio Vaticano II fu ripristinato il Diaconato
Permanente per il ministero della liturgia, della predicazione e della carità a servizio del popolo di Dio in
comunione con il Vescovo e il suo presbiterio. La
Chiesa Bresciana fece proprio l’invito del Concilio e
iniziò il cammino di preparazione in previsione dell’ordinazione. La collaborazione e la disponibilità del
nostro “Francesco” ha fatto sì che il nostro defunto
arciprete Don Tarcisio Festa lo scegliesse e lo avviasse in questo cammino culminato con l’Ordinazione
Diaconale per l’imposizione della mani dell’allora
vescovo ausiliare Mons. Pietro Gazzoli. In questo
anno in cui celebri il tuo venticinquesimo insieme al
ricordo nella preghiera al Signore ti auguriamo quanto scrisse il Papa Paolo VI: “… I diaconi, nell’adempimento delle loro difficili mansioni nelle particolari circostanze di questo nostro tempo seguano gli illustri
esempi che Noi loro proponiamo: il protomartire S.
Stefano che, come afferma S. Ireneo, per primo fu
scelto dagli Apostoli per il servizio, e S. Lorenzo
Romano, che eccelleva su tutti distinguendosi non
soltanto nell’amministrazione dei sacramenti ma
anche nella gestione del patrimonio ecclesiastico con
il suo amore e attenzione verso i poveri e i bisognosi
…” (Paolo PP. VI, 18 giugno 1967).
In un momento così denso di significato della tua vita, in
cui ricordiamo il tuo sì al Signore espresso con decisione,
dedizione e tanta disponibilità.
Il pensiero non può tornare alla quotidianità del lavoro vissuto insieme, alle giornate trascorse fianco a fianco, in cui ti
sei contraddistinto per la tua volontà, per il tuo impegno e
la voglia di lavorare, dote tanto preziosa e apprezzata. E
quindi anche i tuoi ex-colleghi della SIPI ti esprimono il
loro affetto e la loro vicinanza.
Fra Andrea Faustini.
A servizio della Carità
La nostra comunità coccagliese è in festa: celebra i
tuoi venticinque anni di ministero diaconale a servizio
della nostra chiesa locale. Insieme a te vogliamo ringraziare il Signore per il dono dell’ordinazione ed
esprimerti con gioia e gratitudine il nostro grazie per
quanto hai fatto per la nostra comunità. La nostra
comunità di Coccaglio è sempre stata benedetta dal
Signore con generose vocazioni sia maschile che
femminili grazie anche ai Pastori che con entusiasmo,
con dedizione e con il loro ministero hanno guidato la
nostra Parrocchia e gli Oratori coinvolgendo e rendendo viva la vita cristiana. La nostra amicizia iniziò
quando a cinque anni e mezzo il sottoscritto è entrato
a far parte del “Piccolo clero” e tutte le domeniche,
appena finito di mangiare venivo a casa tua per andare insieme all’oratorio; tu allora eri più grande e per me
eri un punto di riferimento per il tuo impegno in oratorio e con i chierichetti. Ricordo con piacere i pomeriggi della domenica, allora non c’era la messa vespertina, quando dopo la partecipazione al catechismo a
cui seguiva la conferenza e i turni di servizio liturgico
del piccolo clero, andavamo in bicicletta con “Nando”
il sacrestano a vedere le Chiese dei paesi vicini per
una preghiera ma anche per “curiosare” su come avevano preparato e addobbato la parrocchia per le varie
feste patronali. Quando non c’era la gita in bicicletta si
andava al ricovero, annesso all’ospedale “Monauni”,
per far visita alle persone anziane degenti e intrattenersi con loro portando qualche caramella o giocando
alla tombola. In occasione delle feste principali si
dava una mano al sacrestano per addobbare la nostra
Chiesa con i damaschi, le arcate, il cambio dei candelabri e delle lampade agli altari; il giorno prima si
convocava il piccolo clero, i tarcisiani e i paggetti per
le prove delle celebrazioni solenni. Intanto colui che
poi sarà don Francesco, aveva incominciato a lavorare come operaio alla SIPI ma la sua collaborazione nei
vari ambiti della vita parrocchiale, compatibilmente
12
Gianluca e ex ministranti.
Un gigante
buono
fra noi
Era il 1980 quando, con
paura e trepidazione, iniziai
il mio servizio come chierichetto.
Tanti anni sono passati, gli arcipreti son
cambiati, così i curati ma…il nostro Cico,
opss…don Francesco…è sempre lì. Ci son gli
acciacchi dell’età, però lui è sempre al suo
posto con coraggio e fierezza pronto a preparare, con devozione e venerazione, la
nostra chiesa per ogni festa. È si, quando
Cico si inerpica su quella scala sembra spostarsi come un acrobata e, con l’abilità di
mani certosine e preparazione un po’ illuminata dall’alto, ruba un pezzo di Paradiso
al cielo per far si che, la bellezza del
Paradiso, viva nella nostra chiesa. La mia
amicizia con Cico è lunga una vita. In 28
anni di servizio cosa mi ricordo di particolare da raccontarvi su Cico? Sarebbero
tanti gli episodi però, quello a me più caro, è
quando noi gnareloc ne combinavamo di
tutti i colori solo per farlo arrabbiare: scambiavamo il vino nelle ampolline (facendo
arrabbiare il povero don Botti), correvamo
in sacrestia ed in chiesa appena lucidato,
giocavamo la domenica con le vesti, gli rompevamo le scatole per andare sul campanile,
facevamo le lotte a chi tirava più libri in
chiesa…mammamia quante che ne abbiam
combinate! E quando si litigava per chi
dovesse fare il cerimoniere? O per chi doveva suonare i campanelli dell’organo la notte
RO
NUMEIALE
SPEC
Anche nei momenti difficili che ho vissuto, Cico
è stato sempre al mio
fianco, offrendomi la sua spalla ed una
mano che mi conduceva verso la Luce. Non
posso dimenticare la gioia che ho provato
quando mi venne a trovare in convento dai
Fatebenefratelli, a san Maurizio Canavese,
dopo mesi che non vedevo nessuno era il
1993. Cico mi ha aiutato molto e mi ha dato
tanto ed ancora mi sta dando tanto. Certo,
forse non avrà più il vigore ed il fisico di
prima, però continua a donarsi per tutti,
senza ricevere nulla in cambio. In questi
giorni che ti vedono festeggiare il tuo XXV di
Ordinazione Diaconale desidero dirti tutto
il mio grazie per quello che sei per me. Ma il
mio grazie si unisce anche a quello dei chierichetti di oggi, le giovani leve, che ti vedono
come il loro “nonnetto” guida. Chi l’avrebbe
mai detto, caro don Francesco, di vederti
diacono; forse nemmeno tu. Un normale e
semplice operaio della SIPI, reso ministro di
Gesù. Con fatica e molto studio ti sei preparato. Molte volte, certamente, hai pianto di
nascosto perché volevi mollare tutto; però
l’amato don Tarcisio ti stava accanto e ti
donava serenità. Sei diventato diacono non
per orgoglio personale, ma perché il Signore
ti ha chiamato. E quando Lui chiama…non
si può dire di no . E quando Lui ti desidera ti
dona la forza per superare tutte le prove e ti
dona il Suo Spirito. Caro don
Francesco…meglio… caro Cico auguri di
cuore abbi sempre la gioia di sorridere a tutti
e spronaci sempre, con i tuoi mezzi semplici
di Natale? O per l’elezione del capo chieri- che vengono dal cuore, a seguire la via che
chetti, che allora aveva un ruolo importan- porta a Gesù. Non mollare mai e confida
te: aprire la processione col gagliardetto di sempre nel Buon Gesù.
san Domenichino? Cico ci sgridava, si Scritto da: “Ciao me en’dò”, al secolo
arrabbiava, urlava ci diceva: “ Va a cà!” ma Gianluca
poi…col suo sorriso…scoppiava in una calorosa risata. Quanto tempo è passato, però Certo di farti un dono gradito, ho
Cico è sempre li al suo posto col suo sorriso raccolto alcuni ricordi dei chieda bambino, con le sue urla, i suoi schia- richetti storici di Coccaglio,
mazzi e col suo cuore grande come una casa tutto viene dal cuore.
sempre aperto a tutti. Nel mio cammino di
crescita Cico è stato più di una guida: è stato “…dài Cico possiamo andare sul campaniun vero amico, un fratello, un confidente. le?” Era una delle domande più frequenti
13
Caro Don Francesco
fatte in quei pomeriggi passati in sacrestia
con don Francesco. Era impossibile non passare un pomeriggio senza andare ad aiutare, con gli altri chierichetti,, il nostro Cico
prima di servire Messa delle quattro e
mezza.. lucida i candelabri col sidol… passa
lo straccio nella stanza dei chierichetti…
metti i ciondoli alle arcate… tutto sotto il suo
sguardo vigile ed insegnato dalla sua
inconfondibile voce che riecheggiava in chiesa ad ogni errore. Ma anche i gelati mangiati sui gradini del campanile, le gite insieme,i primi assaggi, rubati, di vin santo, i
ritagli di particole…e ancora…l’insegnamento della sacralità dei riti religiosi, del
servizio all’altare e l’esempio della tua vita
donata a Dio. Tutto questo è stato per me, e
penso per gli altri chierichetti del mio periodo, don Francesco…un amico, un animatore, un educatore, insomma… un esempio.
Grazie Cico… mi fai salire ora sul campanile?
Scritto dal capo dei chierichetti “Burtùlì”, al
secolo Alberto
Durante la celebrazione
della santa Messa, ancora
oggi, vediamo un’assidua
presenza di chierichetti. Io, per
13 anni, ho fatto parte di questo gruppo di
ragazzi coordinato, assistito ed invogliato
dal diacono Francesco…il nostro Cico.
Colgo l’occasione in questo suo XXV°
anniversario di Ordinazione per ringra-
ziarlo di quanto ha fatto e di quanto fa
ancora oggi per il gruppo chierichetti.
Scritto da “Giurgì” al secolo Giorgio
Anch’io, come tantissimi
altri, ho fatto parte del piccolo clero ed è stata un’esperienza che mi ha arricchito.
Nel corso di questa esperienza, ho conosciuto tantissimi ragazzi, ed alcune di
queste amicizie durano tuttora dopo tanti
anni, altre meno, però sono sicuro che i
ricordi che ho condiviso con questi ragazzi
sono gli stessi di tutti quelli che hanno
indossato veste e cotta.La mia esperienza
è iniziata con una domanda semplice:
“Perché non vieni a servire messa?”La
risposta è stata perché no, proviamo.
cos’ho da perdere dopotutto? Mi presentai alla prima
riunione dove
trovai due
squadre scalmanate che
giocavano a
pallone
davanti al
campanile era
la preparazione alla riunione che si sareb14
be tenuta da lì a poco. Durante la riunione decidemmo i vari incarichi per la
domenica. Mi ricordo come fosse ieri, i
momenti forti dell’anno liturgico, dove
fremevamo dall’agitazione, ci si trovava
per fare le prove di come si doveva svolgere quella particolare funzione, e di come
dovevamo comportarci perché, come disse
l’allora arciprete don Tarcisio “voi che
siete cosi vicini a Gesù sull’altare dovete
dare l’esempio a quelli che stanno laggiù.”. Indimenticabili sono state le gite del
piccolo clero con visita a città bellissime.
Ci sono stati anche incontri in seminario
perché giustamente qualcuno poteva passare dal piccolo al grande clero, una bella
esperienza. Penso che questo tipo di esperienza aiuti ad accrescere la voglia di
andare a messa,anche perchè che si ha
una partecipazione più forte rispetto
all’assemblea, e il fatto di aiutare il sacerdote a celebrare la messa ti fa sentire
molto più vicino a servire
Dio.Concludo,ringraziando la persona
che mi ha fatto quella domanda ( don
Francesco)perché senza, forse, non avrei
mai vissuto un’esperienza che mi ha regalato tantissima gioia e tanto piacere nell’andare a messa ora.
Scritto dal capo chierichetti “Cecco” al secolo Francesco
RO
NUMEIALE
SPEC
Signore,
da’ ai tuoi ministri un cuore puro,
capace di amare te solo con la pienezza,
la gioia, con la profondità che tu solo puoi
dare,
quando sei l’esclusivo,
il totale oggetto dell’amore di un cuore
umano.
Un cuore umano che non conosca il male se
non per definirlo, combatterlo e fuggirlo.
Un cuore puro come quello di un fanciullo,
capace di entusiasmarsi e trepidare.
Signore, da’ a questi tuoi ministri un cuore
grande, aperto ai tuoi pensieri e chiuso a ogni
meschina ambizione,
ad ogni miserabile competizione umana.
Un cuore grande, capace di eguagliarsi al tuo
E di contenere dentro di se le proporzioni
della Chiesa,
le proporzioni del mondo,
capace di amare tutti, di tutti servire, di tutti
essere interprete.
E poi, Signore, un cuore forte,
pronto e disposto a sostenere ogni difficoltà,
ogni tentazione, ogni debolezza, ogni noia,
ogni stanchezza,
e che sappia con assiduità, con eroismo
servire il ministero che tu affidi
a questi tuoi figli fatti identici a te.
Un cuore, Signore, capace veramente di
amare, cioè di comprendere, di accogliere, di
servire, di sacrificarsi, di essere beato nel palpitare dei tuoi sentimenti e dei tuoi pensieri.
Amen.
PAOLO VI
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25° di ordinazione sacerdotale - don GIOVANNI GRITTI
25° di ordinazione diaconale - diac. FRANCESCO MAZZOTTI
DOMENICA 1 GIUGNO 2008
programma
ore 11.OO
Chiesa Parrocchiale di S. Maria Nascente
S. MESSA SOLENNE DI RINGRAZIAMENTO
ore 12.30
Oratorio Centro Giovanile “il Focolare”
PRANZO COMUNITARIO
SU PRENOTAZIONE
(***)
ore 15.00
MOMENTO DI FESTA con i ragazzi del catechismo
ore 21.00
Chiesa Parrocchiale di S. Maria Nascente
CONCERTO SACRO PER ORGANO, TENORE E SOPRANO
(***) per la prenotazione al pranzo le adesioni si ricevono in Oratorio
entro e non oltre giovedì 29 maggio
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