produzione biologica di uva e vino

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produzione biologica di uva e vino
ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
PRODUZIONE BIOLOGICA
DI UVA E VINO
Edizione italiana
a cura di Biocert
PRODUZIONE BIOLOGICA
DI UVA E VINO
Edizione italiana
a cura di Biocert
Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del
Programma comunitario per l’apprendimento permanente
Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci
ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
La versione italiana è stata curata da:
© BIOCERT Associazione
Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia
Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734
[email protected]
www.biocert.it
Edizioni Biocert – Napoli, 2008
Il presente progetto è finanziato con il
sostegno della Commissione europea.
L'autore è il solo responsabile di questa
pubblicazione e la Commissione declina ogni
responsabilità sull'uso che potrà essere fatto
delle informazioni in essa contenute.
INDICE
INTRODUZIONE ………………………….………………………….… 7
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA ... 9
1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della
normativa vigente …………………………………...…… 9
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della
normativa comunitaria e degli standard IFOAM)
1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione
1.1.d Misure di sostegno al biologico
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e
Controllo ……………………………………………………. 26
1.2.a Storia colturale del sito
1.2.b Valutazione delle esigenze colturali
1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 34
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti …………….… 38
2.1.a Scelta dei fornitori
2.1.b Scelta dei canali di approvvigionamento
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 41
2.2.a Scelta dei clienti
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica
CAPITOLO 3. PRODUZIONE VITIVINICOLA BIOLOGICA …….... 52
3.1 Vitivinicoltore biologico ………………………………...… 52
3.1.a Considerazioni sulla filosofia della conversione a
biologico
3.2 Pianificazione, aggiornamento e controllo della
produzione ……………………………………………..…… 55
3.2.a valutazione delle diverse esigenze delle piante
3.2.b Tabella della resistenza alle malattie di piante, vino,
e succo d’uva
3.3 Scelta del sito di impianto e della cultivar ……………. 61
3.3.a Storia colturale del sito
3.3.b Scelta del sito
3.3.c Studio del suolo
3.3.d Analisi del terreno
3.3.e Esigenze diPH
3.3.f Preparazione del sito
3.3.g Orientamento dei filari
3.3.h Sesto d’impianto
3.3.i Impianto
3.3.l Irrigazione barbatelle
3.3.m Fertilizzazione (organica)
3.4 Forma di allevamento ……………………………………. 76
3.4.a Sostegni
3.4.b Filo
3.4.c Ancoraggi del filo
3.4.d Fissaggio del filo
3.4.e Tiranti del filo
3.4.f Sostegni delle viti
3.5 Metodi di controllo biologico …………………….….…. 81
3.5.a Incidenza dei parassiti ed esigenze nutrizionali
3.5.b Fertilizzazione
3.6 Cura e difesa delle piante ……………...………….……. 87
3.6.a Potatura e forma di allevamento
3.6.b Potatura:la forma corta
3.6.c Tralci su o tralci giu?
3.6.d Prodotti per il controllo delle malattie
3.6.e Malattie dell’uva
3.6.f Attacchi batterici
3.6.f Attacchi virali
3.6.g Attacchi di insetti
3.7 Raccolta e trasporto dell’uva biologica ……..….….... 107
3.7.a Prova in campo della maturazione dell’uva
3.7.b Metodo di raccolta
3.7.c Grado di maturazione dell’uva
3.7.d Cura nella raccolta e nella manipolazione
3.7.e Procedura di raccolta
3.7.f Macchinari per la raccolta dell’uva
3.8 Post-raccolta ……………………………………….….…. 114
3.8.a Commercializzazione dei prodotti
3.8.b Selezione della clientela
3.8.c Come vendere l’uva ed il vino nel mercato biologico
3.8.d Canali alternative di distribuzione dei prodotti
biologici
CONCLUSIONI ……………………………………………………..… 118
GLOSSARIO ……………………………………………………..…… 120
BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 133
INTRODUZIONE
Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro
realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci
“Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La
presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti
appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna
(IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de
Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.),
Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia
(STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania
(BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior
Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena
per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione
Ungherese per l’Agricoltura biologica).
Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario
per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning”
(numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026).
I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori
professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari
delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo
destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione
continua degli addetti del settore primario.
I contenuti del presente manuale sono i seguenti:
1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e
tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della
certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea
e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la
tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto
alle attività delle aziende agricole biologiche.
Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella
programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma
anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge
l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e
problematicità.
2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione
degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs
devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la
scelta dei canali di approvvigionamento.
Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla
commercializzazione
delle
produzioni
biologiche,
dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di
distribuzione.
7
3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici della coltivazione
biologica del vigneto, quali la scelta del sito su cui effettuare
l’impianto, l’individuazione dei vitigni, la scelta della forma di
allevamento, le tecniche colturali, la fertilizzazione, la difesa
fitosanitarie, la raccolta ed il post-raccolta, fino alla vendita finale
del prodotto.
4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in
agricoltura biologica.
8
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA
1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente.
La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per
i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura
rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di
qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo
completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo
di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91.
Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il
regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1°
gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme
attuative contenute nel Reg. CE n° 889/20082.
E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato
su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri
marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da
agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come
biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al
dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la
produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese
le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la
commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere
utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui
produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa
comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da
agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno
2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo,
1
Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007,
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del
20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti
biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91.
2
Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008,
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del
18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.
834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura
dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica,
l'etichettatura e i controlli.
4
Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008,
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del
3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla
produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.
9
che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1°
luglio 2010 (Reg. CE N° 967/20084). Il logo può essere applicato
esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli
ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui
lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute
nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione
equivalente a quello europeo.
Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica
Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di
certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La
Commissione Europea considera una priorità assoluta della
tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla
fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio
2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta
obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di
tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti
generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per
la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della
sicurezza alimentare.
La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli
operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in
relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della
BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non
contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità
consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure
nel caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare,
10
consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di
“tracciabilità delle responsabilità”).
La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla
tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il
comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il
controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori)
ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve
essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con
vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli
organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management
aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per
consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera
produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere
questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono:
a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera,
il cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare
quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.
b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative,
procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le
singole aziende della filiera devono adottare per garantire il
corretto funzionamento del sistema di tracciabilità.
c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali
l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per
garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.
d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si
individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e
si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il
documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa
come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola
confezione di prodotto).
e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle
operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto
durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche,
laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia
dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di
certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche
fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e
certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in
conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano
infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,
impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo
in tutte le sue fasi.
11
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola
Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico
devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione
produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico,
rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al
controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente
Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da
un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica.
Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in
cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone
le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione
biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella
durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come
provenienti da agricoltura biologica e come “conversione
agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in
azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico.
La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve
possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il
rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni
per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di
certificazione può anche decidere di allungare od abbreviare questo
periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un
anno.
Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve
essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa
comunitaria e degli standards IFOAM)
La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba
adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare
l’Autorità competente della supervisione del sistema e
dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che
devono operare in conformità agli standards internazionali delle
norme EN 45011 / ISO 65.
12
Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia
Nome
cod.
UE
Recapito
Associazione Suolo e Salute
ITASS
via Paolo Borsellino, 12/B
61032 Fano (Pu)
Tel. e fax 0721 860543
E-mail [email protected]
sito Internet
www.suoloesalute.it
Istituto per la Certificazione Etica
e Ambientale - ICEA
ITICA
Via Nazario Sauro, 2
40121 – Bologna
Tel. 051/272986
Fax 051/232011
E-mail [email protected]
Istituto Mediterraneo di
Certificazione - IMC
ITIMC
Via C. Pisacane 53
60019 – Senigallia (An)
Tel. 071-7928725/7930179
Fax 071-7910043
E-mail [email protected]
sito Internet www.imcert.it
Bioagricert
ITBAC
Via dei Macabraccia, 8
40133 Casalecchio Di Reno (Bo)
Tel. 051-562158
Fax. 051-564294
E-mail [email protected]
sito Internet
www.bioagricert.org
Consorzio Controllo Prodotti
Biologici - CCPB
ITCPB
Via Jacopo Barozzi 8
40126 – Bologna
Tel. 051-254688-6089811
Fax 051-254842
E-mail [email protected]
sito internet www.ccpb.it
13
CODEX S.r.l.
ITCDX
Via Duca degli Abruzzi, 41
95048 Scordia (Ct)
Tel. 095-650634/716
Fax. 095-650356
E-mail [email protected]
sito internet www.codexsrl.it
Q.C. & I. International Services
ITQCI
Villa Parigini
Località Basciano
55035 Monteriggioni (Si)
Tel. 0577/327234
Fax. 0577/329907
E-mail [email protected]
sito Internet www.qci.it
Ecocert Italia
ITECO
Corso Delle Province 60
95127 - Catania
Tel. 095/442746 - 433071
Fax 095/-505094
E-mail
[email protected]
sito Internet
www.ecocertitalia.it
BIOS
ITBSI
Via M. Grappa 37
36063 Marostica (Vi)
Tel. 0424/471125
Fax: 0424/476947
E-mail [email protected]
sito Internet www.certbios.it
Eco System International
Certificazioni S.r.l.
ITECS
Via Monte San Michele 49
73100 Lecce
Tel. e Fax 0832-311589
E-mail [email protected]
sito Internet www.ecosystemsrl.com
BIOZOO - S.r.l.
ITBZO
Via Chironi 9
07100 Sassari
Tel. e Fax : 079-276537
BIOZERT - zertifizierung
IT-
14
Auf dem Kreuz 58
okoligisch erzeutger produkte*
BZT
D-86512 - UGSBURG
Tel. +49(0)821.3467650
Fax +49(0)821.3467655
E-mail [email protected]
sito Internet www.biozert.de
INAC - International Nutrition
and Agricolture Certification*
ITINC
Rudolf-Herzog-Weg 32
D-37213 WITZENHAUSEN
Tel. +49(0)5542.911400
Fax +49(0)5542.911401
E-mail [email protected]
sito Internet www.inaccertification.com
IMO - Institut für marktökologie*
ITIMO
Paradiesstrasse 13
D-78462 KONSTANZ
Tel. +49(0)7531.915273
Fax +49(0)7531.915274
E-mail [email protected]
sito Internet www.imo.ch
QC&I – Gesellschaft für kontrolle
und zertifizierung von
Qualitätssicherungssystemen
GMBH*
ITQCI
Gleuelerstrasse 286
D-50935-KÖLN
Tel. +49(0) 221 943 92-09
Fax +49(0) 221 943 11
sito Internet www.qci.de
*accreditati solo per la provincial di Bolzano
15
Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da
agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla
competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di
certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa
descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i
magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In
seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo
biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di
certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione
prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo,
il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente
controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e
l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di
trasformazione e commercializzazione.
L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali
ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una
certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel
rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica.
L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento
da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita
sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In
ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le
spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle
attività di controllo e certificazione.
Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso
significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non
esistono standard comuni.
La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura
Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards”
descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere
prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da
“Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo
stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico,
definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di
certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le
organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme
serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in
un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera
circolazione delle produzioni da agricoltura biologica5.
5
The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .
16
L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli
obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e
quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al
processo di approvazione.
(Immagine 2: logo IFOAM)
Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono
state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e
dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano
preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni
del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare,
operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito
nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni
europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la
trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle
produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del
Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards
dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida
sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento
di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a
cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee
guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in
grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la
bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base
importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per
incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per
l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le
linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno
regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come
stabilito all’interno dello stesso Codice6. E’ opportuno ricordare che
6
Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet
www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet
della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.
17
esistono anche leggi e marchi nazionali predisposti da molte nazioni
europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in
vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le
associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche
formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima
della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso
sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da
parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in
Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In
Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori)
interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono
rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards
privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione
aggiuntiva.
Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i
Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli
operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le
loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP7 National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e
JAS8 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il
Giappone.
Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è
un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA
che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico,
attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di
certificazione operanti nel settore del biologico9.
L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento
IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi
biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie
alla sua completa imparzialità.
7
http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm
http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm
9
http://www.ioas.org
8
18
Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM
Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005,
l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha
approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *.
Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa
l’agricoltura biologica.
Principio della salute
L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali,
degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile.
Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere
dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli
animali e della gente.
La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia,
ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza
e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute.
Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o
il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo
abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre
cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In
quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi
alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute.
Principio dell’ecologia
L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli
ed aiutarli a sostenersi.
Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che
la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere
sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle
colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi
marini dell’ambiente acquatico.
I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri
ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso
a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni,
all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la
riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di
migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse.
L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi
agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che
producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere
l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità,
dell’aria e dell’acqua.
Principio dell’equità solidale
L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei
confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita.
L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela
di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri
esseri viventi.
Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono
gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le
parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori.
L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono
coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla
produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità.
Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che
rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.
19
Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite
in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le
generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e
commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali.
Principio della cautela
L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di
proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente.
L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni
interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività,
ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di
conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi
attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e
dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva.
Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte
di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per
assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la
conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le
conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo.
L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate
ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i
valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi
trasparenti e partecipativi.
______
* Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005
(www.ifoam.org).
20
Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic
Programme - NOP)
Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato
definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing
Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti
(USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il
rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.
Le basi del programma nazionale per il biologico
Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle
indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal
Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli;
trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del
NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione
precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran
numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.
Cosa stabiliscono le norme NOP?
Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi
geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte
le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni
a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del
regolamento.
Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea,
l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni
biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque
reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed
avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.
Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto.
−
Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi
possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.
−
Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere
contrassegnati con il marchio del biologico USDA.
−
Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase
"prodotto con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi
di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e
precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote
biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio
del biologico USDA.
−
Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in
etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da
agricoltura biologica.
Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con
il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la
documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo
piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni
colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli
convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.
Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti
biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non
possono utilizzare il marchio del biologico USDA.
Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di
certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la
propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza
adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per
prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del
controllo.
I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di
certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri.
Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di
certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.
21
Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard
Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000
sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici,
fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius.
Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti
biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali.
Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e
certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di
altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi.
Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi
al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o
straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome
dell’Ente di certificazione autorizzato.
Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro
produzioni il marchio JAS.
Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori
giapponesi.
Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la
certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri
prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea.
Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91
(allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano
inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale,
compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e
commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO)
riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il
venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei subfornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario.
Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti:
se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato
quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in
conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.
il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non
potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico
estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se
scritto in lingua inglese = organic).
se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito
scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene
pomodoro biologico.
Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo
produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo
nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del
grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le
norme JAS e quali no per qualsiasi motivo.
Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a
comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la
commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).
22
1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione
Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di
controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della
documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti
dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che
intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la
seguente procedura:
1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di
produzione con il metodo biologico all’Autorità nazionale
competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in
possesso del formale accreditamento. Successivamente alla
trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente
comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo
ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di
produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed
alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi
produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre
comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale,
quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo
di possesso.
2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti
trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di
certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito
negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del
controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e
le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la
documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il
termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse
ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la
richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.
3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di
certificazione dovrà verificare che le unità produttive,
l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano
conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà
consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel
dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a
tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle
produzioni commercializzate.
4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso
dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione
23
della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione
trasmessa dal tecnico.
5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della
valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato
all’operatore, la data di validità dell’attestato.
6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso
dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni
anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale
responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene
effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere
trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla
data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema
di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al
programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di
certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori
sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che
dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli
stessi termini sopra riportati.
7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso
dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il
quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia
nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in
conformità con la normativa del biologico.
8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa
delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo
del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato
delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle
relative etichette.
L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione
e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione.
L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale
rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico,
compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione,
consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla
documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.),
consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che
si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli
ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad
impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse
intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.
24
1.1.d Misure di sostegno al biologico
L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche
misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento
comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999.
Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà
dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero
delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto
finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di
operatori biologici10.
Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005
Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali
(2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.
La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per
almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione
dell’azienda e dall’orientamento colturale.
Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per
vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori:
innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le
informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria
(che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento);
molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni
10
European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in
the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.
25
del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano
esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni
di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori
rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le
istituzioni pubbliche.
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo
Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare
che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che
persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della
biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il
metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in
sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione
anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di
gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche
agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di
sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del
metodo "
Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale,
comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del
territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa
semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei
problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la
necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi
produttivi agricoli).
Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la
complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato
ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con
l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le
caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali,
presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La
combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in
termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di
autoregolazione naturale.
L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non
semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e
pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al
biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e
l’equilibrio dell’eco-sistema.
L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori
durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve
innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di
poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione
delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e
26
consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è
importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo
di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei
mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà
realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere
in errori e fallimenti.
Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico
un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e
ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema.
Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel
piano di conversione.
• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante
assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive
circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali
problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e
successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati
(fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate,
principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema
riscontrato in passato.
• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per
l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il
bilancio umico costituisce un’informazione strategica per
consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione
equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare
la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura
biologica.
• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere
l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre
aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare
informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori.
Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli
acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli
altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del
lavoro.
• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni
risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi
di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale
necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta
anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non
è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al
fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e
gli eventuali contoterzisti.
27
•
Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad
investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende
naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche
dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o
sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta
determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di
suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte
dell’operatore.
• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od
ambientale possono condizionare le scelte tecniche e
richiedere
molta
attenzione
supplementare
per
il
raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono:
ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento
veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri
servizi, mancanza di contributi regionali.
Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di
conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per
l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come
nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma
abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo
se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema.
Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un
operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di
conversione.
1.2.a Storia colturale del sito
Per una corretta pianificazione produttiva è necessario avere per ogni
appezzamento informazioni complete sulle rotazioni e sulle
successioni colturali degli ultimi quattro o cinque anni. E’ inoltre
necessario conoscere i seguenti elementi:
ƒ tipo di fertilizzanti, erbicidi, prodotti per la sterilizzazione del suolo
ed altri principi attivi utilizzati, oltre ai quantitativi ed alle tecniche di
applicazione utilizzate;
ƒ tecniche di lavorazione del suolo;
ƒ principali problematiche di contenimento delle infestanti, in
relazione alle colture praticate ed alle situazioni pedo-climatiche;
ƒ principali problematiche fitosanitarie;
ƒ ogni altro specifico problema manifestatosi in passato;
ƒ varietà utilizzate e loro adattabilità al microclima.
1.2.b Valutazione delle esigenze colturali
28
Lo studio della storia agricola del sito agevolerà l'operatore nella
definizione delle migliori operazioni agronomiche da attuare e
conseguentemente lo aiuterà ad elaborare un programma di
coltivazione adatto alle colture aziendali (rotazioni, consociazioni,
tecniche colturali, ecc.). Andrebbero sempre preferite le varietà
locali, che solitamente hanno sviluppato nel corso degli anni una
resistenza naturale agli agenti patogeni ed ai parassiti principali.
Sono inoltre le varietà più richieste dal mercato, sempre più orientato
verso le tipicità e le bio-eccellenze.
1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale
Le tecniche di agricoltura biologica mirano a ristabilire le
fondamentali condizioni di equilibrio all’interno dell’agro-ecosistema
che contribuiscono a ridurre notevolmente le problematiche del
controllo fitosanitario delle colture. Grande importanza assume quindi
la prevenzione, che si basa sui seguenti principi: a) salvaguardia
della fertilità e della salute del suolo, b) pratiche agronomiche, c)
scelta del tempo di intervento. Sono inoltre importanti la conoscenza
delle caratteristiche pedoclimatiche dell’azienda e la presenza in
campo, almeno settimanale, dell’agricoltore, il quale dovrà
attentamente osservare lo sviluppo delle colture e l’andamento
generale dell’azienda nel suo complesso ed in relazione all’ambiente
circostante.
Così pure in agricoltura biologica la fertilizzazione non avviene mai
semplicemente “fornendo nutrienti” ma si basa sul recupero della
fertilità del suolo, il quale deve essere messo in condizione di
mantenere nel lungo periodo la sua capacità produttiva. Di grande
importanza è la tipologia e la quantità di sostanza organica presente
nel suolo, perchè la sua disponibilità insieme a quella di acqua ed
ossigeno (a livello radicale) determina la produttività delle piante
coltivate. La fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere
preservate ed incrementate attraverso:
a) Coltivazione di leguminose, piante da sovescio e piante con
apparato radicale profondo, inserite in un’appropriata rotazione
colturale pluriennale;
b) Incorporazione di letame da allevamenti biologici, tenendo
presente il limite da rispettare di 170 kg N/ha/anno;
c) Incorporazione di altro materiale organico proveniente da
aziende biologiche, conforme al disposto normativo comunitario.
Nelle aziende biologiche viene ridotto al minimo l’utilizzo di inputs
extra-aziendali (eccezionalmente possono essere impiegati solo
quelli autorizzati dagli Organismi di controllo) ed allo stesso tempo
non è consentito utilizzare prodotti chimici di sintesi.
29
Un elenco completo dei fertilizzanti utilizzabili solo in caso di
autentica necessità nelle aziende agricole biologiche è stato
predisposto dalla Commissione Europea nell’Allegato I al Reg. (CE)
n° 889/2008. Nel testo del regolamento e nell’Allegato I sono
contenute ulteriori indicazioni.
Tabella 5: Estratto dell’Allegato I del Reg. (CE) n° 889/2008 (Prodotti per la
concimazione e l’ammendamento)
N.B. il presente estratto è stato elaborato a titolo puramente indicativo, si rimanda alla normativa
ufficiale per la versione completa ed aggiornata dell’Allegato I.
Concimi ed ammendanti
Nome
Descrizione; requisiti in materia di
composizione; condizioni per l’uso
Letame da allevamenti estensivi, escrementi compostati e liquidi, residui fungaie
Letame
Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali
vegetali (lettiera)
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Indicazione delle specie animali.
Letame essiccato e deiezioni
avicole disidratate
Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6
paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91, modificato dal Reg CE n° 3669/93.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Indicazione delle specie animali.
Deiezioni animali compostate,
inclusa la pollina e il letame
Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6
paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Indicazione delle specie animali.
Escrementi liquidi di animali
(liquame, urina, ecc.)
Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Indicazione delle specie animali.
Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.
La composizione iniziale del substrato deve essere limitata ai prodotti del
presente elenco.
Residui di fungaie
Concimi di origine animale ad alto potere concimante
Deiezioni di vermi (vermicompost)
e di insetti
Guano
I prodotti o sottoprodotti di origine
animale citati di seguito:
Farina di sangue
Polvere di zoccoli
Polvere di corna
Polvere di ossa, anche
degelatinata
Farina di pesce
Farina di carne
Pennone
Lana
Pellami (vedere condizioni a lato)
Pelli e crini
Prodotti lattiero-caseari
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Pellami: Concentrazione massima in mg/kg di material secca di cromo
(VI):0 (limite di determinazione)
Concimi ricavati da rifiuti domestici, piante e ammendanti
30
Rifiuti domestici compostati o
fermentati
Miscela di materiali vegetali
compostata o fermentata
Torba
Prodotti e sottoprodotti organici di
origine vegetale per la
fermentazione (ad es.: farina di
panelli di semi oleosi, guscio di
cacao, radichette di malto, ecc.).
Alghe e prodotti a base di alghe
Prodotto ottenuto da miscele di materiali vegetali sottoposte a
compostaggio o a fermentazione anaerobica per la produzione di bio-gas.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Impiego limitato all’orticoltura (colture orticole, floricole, arboricole, vivai).
Se ottenuti direttamente mediante:
- processi fisici comprendenti disidratazione, congelamento e macinazione;
- estrazione con acqua o soluzione acida e/o alcalina;
- fermentazione.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.
Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.
Proveniente da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.
Segatura e trucioli di legno
Cortecce compostate
Cenere di legno
Concimi composti da minerali e ammendanti
Argille (per es. perlite, vermiculite,
ecc.)
Fosfato naturale tenero
Fosfato allumino-calcico
Scorie di defosforizzazione
Sale grezzo di potassio (ad es.
Kainite, silvinite, ecc.)
Solfato di potassio, che può
contenere sale di magnesio.
Borlande ed estratti di borlande
Carbonato di calcio di origine
naturale (ad es.: creta, marna,
calcare macinato, litotamnio,
maerl, creta fosfatica, ecc.)
Magnesio e carbonato di calcio di
origine naturale (ad es. Creta
magnesiaca, calcare magnesiaco
macinato, ecc.)
Solfato di magnesio (ad es.:
kieserite)
Soluzione di cloruro di calcio
Solfato di calico (gesso)
Fanghi industriali provenienti da
zuccherifici
Zolfo elementare
Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva
89/284/CEE.
Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5
Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla 89/284/CEE.
Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5
Impigo limitato ai terreni basici (pH>7.5)
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Prodotto ottenuto dal sale grezzo di potassio mediante un processo di
estrazione fisica e che può contenere anche Sali di magnesio.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Escluse le borlande estratte con Sali ammoniacali.
Unicamente di origine naturale.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Trattamento fogliare su melo, dopo che sia stata messa in evidenza una
carenza di calcio.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva
89/284/CEE
Unicamente di origine naturale.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva
89/284/CEE.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
31
Oligolelementi
Oligoelementi inclusi nella Direttiva 89/530/CEE
Cloruro di sodio
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Unicamente salgemma.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di
controllo.
Farina di roccia
Tabella 6: Estratto dell’Allegato II del Reg. CEE n° 889/2008 (prodotti autorizzati
per la protezione delle piante)
1. PRODOTTI FITOSANITARI
Condizioni generali applicabili per tutti i prodotti composti o contenenti le sostanze
attive appresso indicate:
Impiego in conformità ai requisiti comunitari;
Soltanto in conformità delle disposizioni specifiche della normativa sui prodotti
fitosanitari applicabile nello Stato membro in cui il prodotto è utilizzato [ove
pertinente (*)].
I Sostanze di origine vegetale o animale
Descrizione, requisiti di composizione,
Nome
condizioni per l’uso
Azadiractina estratta da
Azadirachta indica (albero del
Neem)
(*) Cera d’api
Gelatina
(*) Proteine idrolizzate
Insetticida.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
Protezione potatura.
Insetticida.
Sostanze attrattive.
Solo in applicazioni autorizzate in combinazione con altri prodotti adeguati del
presente allegato II, parte B.
Fungicida.
Insetticida, acaricida, fungicida ed inibitore della germogliazione.
Lecitina
Oli vegetali (per es.: olio di
menta, olio di pino, olio di
carvi).
Piretrine estratte da
Insetticida.
Chrysanthemum
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
cinerariaefolium
Quassia estratta da Quassia
Insetticida, repellente.
amara
Rotenone estratto da Derris
Insetticida.
spp., Lonchocarpus spp. e
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
Terphrosia spp.
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.
II Microrganismi utilizzati nella lotta biologica contro i parassiti
Nome
Descrizione, requisiti di composizione,
condizioni per l’uso
Microrganismi (batteri, virus e
Solo prodotti non modificati geneticamente ai sensi della Direttiva 90/220/CEE (1).
funghi), ad es. Bacillus
thuringensis, Granulosis virus,
ecc.
(1) GU n° L 117 dell’8.5. 1990, pag. 15.
III Sostanze da utilizzare solo in trappole e/o distributori automatici
Condizioni generali:
Le trappole e/o i distributori automatici devono impedire la penetrazione delle sostanze nell’ambiente ed il contatto
delle stesse con le coltivazioni in atto;
Le trappole devono essere raccolte dopo l’utilizzazione e riposte al sicuro.
32
Nome
(*) Fosfato diammonio
Metaldeide
Feromoni
Piretroidi (solo deltametrina o
lambdacialotrina)
Descrizione, requisiti di composizione,
condizioni per l’uso
Sostanza attrattiva.
Soltanto in trappole.
Dal 31 Marzo 2006 non può essere più utilizzato.
Sostanze attrattive; sostanze che alterano il comportamento sessuale.
Solo in trappole e distributori automatici.
Insetticida.
Solo in trappole con sostanze specifiche attrattive.
Solo contro Batrocera oleae e Ceratitis capitata wied.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.
IIIa Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate
Nome
Descrizione, requisiti di composizione,
condizioni per l’uso
Ortofosfato di ferro (III)
Molluschicida
IV. Altre sostanze di uso tradizionale in agricoltura biologica
Nome
Descrizione, requisiti di composizione,
condizioni per l’uso
Rame, nella forma di
idrossido di rame, ossicloruro
di rame, solfato di rame
(tribasico), ossido rameoso
Fungicida.
Dal 1° gennaio 2006 nel limite massimo di 6 kg di rame/ettaro/anno, fatte salve
disposizioni specifiche più restrittive previste dalla legislazione sui prodotti
fitosanitari dello Stato membro in cui il prodotto sarà utilizzato.
Per le colture perenni gli Stati membri possono disporre, in deroga al disposto del
paragrafo precedente, che i tenori massimi siano applicati come segue:
- il quantitativo massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31
dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro;
- a decorrere dal 1° gennaio 2007 il quantitativo massimo che può essere
utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati
nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente,
36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e per
gli anni successivi..
(*) Etilene
Sale di potassio di acidi grassi
(sapone molle)
(*) Allume di potassio (Calinite)
Zolfo calcico (polisolfuro di
calce)
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
Sverdimento delle banane.
Insetticida.
Prevenzione della maturazione delle banane.
Fungicida, insetticida, acaricida.
Solo per trattamenti invernali degli alberi da frutto, degli olivi e della vite.
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
Insetticida, acaricida.
Insetticida, acaricida.
Solo su alberi da frutta, viti, olivi e colture tropicali (ad esempio banani).
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.
Permanganato di potassio
Fungicida, battericida.
Solo su alberi da frutta, olivi e viti.
(*) Sabbia di quarzo
Repellente.
Zolfo
Fungicida, acaricida, repellente.
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.
Olio di paraffina
Oli minerali
2. PRODOTTI PER LA LOTTA CONTRO I PARASSITI NEI LOCALI DI
STABULAZIONE E NEGLI IMPIANTI:
•
Prodotti elencati nella sezione 1;
•
Rodenticidi.
33
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA
I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di
distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a
cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni11.
Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per
un prodotto biologico va al produttore.
La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase
di commercializzazione.
Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra
produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per
entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita
culturale.
La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio
essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di
sviluppo sostenibile.
Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la
partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i
propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in
contatto diretto con nuovi fornitori.
Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti
fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.
11
Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for
Organic Product, Proceedings of
International roundtable “Organic
Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome,
November 2005.
34
Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica
Norimberga (GERMANIA), Febbraio
Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in
Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può
contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori
provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione
Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e
garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi
sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi
mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore.
Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere
uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse
su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va
uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno
bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto
normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed
esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una
panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga
ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and
Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata
in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli
espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni
e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per
tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le
organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è
possibile realizzare incontri mirati.
Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)
---http://www.biofach.de
35
Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica
Bologna (ITALIA), Settembre
SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute,
ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale:
• 85,000 mq di spazi espositivi
• 16 padiglioni espositivi
• 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa
• 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali
• 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo
• 77 convegni
• 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri.
La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti
biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di
molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la
Germania, la Tunisia, ecc.
I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al
raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai
cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere.
Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che
si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le
tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali
trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°,
nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente.
SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani,
ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione
eco-compatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui,
sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei
genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi,
percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludicoeducative mirate ad instillare nei più piccoli il seme
della loro importantissima “coscienza ecologica”.
Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche
ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed
all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni
ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e
giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili.
SANA, oltre che appuntamento commerciale e
immancabile momento di business, è caratterizzato da
una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi,
workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri,
e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa
ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend".
La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità
dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a
loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio,
televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I
prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e
centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a
livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro
associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del
biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano
sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di
produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità
dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano.
--http://www.sana.it
36
Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto
ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11
bilioni di euro12 (il mercato mondiale del biologico si è attestato
intorno ai 23,5 bilioni di euro13).
Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno
share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca.
3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €)
e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa
procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la
Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In
molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è
comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia
(25 €), Regno Unito e Italia (24 €)14.
Questo trend positivo è legato a diverse ragioni:
• perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici
scandali alimentari;
• desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto;
• desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente
modificati;
• richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere
animale;
• domanda di protezione e rispetto ambientale;
• desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con
organismi geneticamente modificati;
• fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura
biologica.
• salvaguardia della salute degli operatori agricoli.
L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel
Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica15, dove le
principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono
proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bioproduzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia
12
Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du
Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union –
Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.
13
The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).
14
Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello
Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts
and Figures», Bruxell, 2005.
15
COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.
37
dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando
maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli
operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia
dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards,
aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini
statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di
azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il
mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il
Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato
interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere
direttamente campagne informative/promozionali sul biologico.
Avviare una campagna europea pluriennale per informare
consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della
filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica,
specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la
conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio
europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a
categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle
mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione
con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di
sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette
campagne.
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti
L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione
biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto
ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera
produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i
fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a
loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare
coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o
trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali
dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli
acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo.
E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori
diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal
modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero
l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere
alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura
biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e,
in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la
concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche
considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile
determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di
38
acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e
quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato.
Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli
acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa,
etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne,
lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di
acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di
anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse
a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore
dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di
certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare
questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine
presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità
sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla
gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente
in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto
numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per
verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione
Europea.
In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del
resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su
un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici
e burocratici.
2.1.a Scelta dei fornitori
Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa
comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno
preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la
difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado
di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello
comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici
utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle
diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del
regolamento nei diversi Stati16.
Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed
attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con
difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei
distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura
16
Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata
a livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita
(5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in
agricoltura biologica (www.organicinputs.org).
39
italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di
depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la
Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche
necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista
delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico17. L’elenco
pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura
Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato
le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a
nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti.
Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per
esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da
agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il
servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo
www.organicxseeds.com.
Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi
tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe18
pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende
produttrici/distributrici.
E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti
biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro
volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di
conseguenza
è
necessario,
quando
si
effettuano
gli
approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi
vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e
foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM
free.
2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento
A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico,
gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici
che in quelli convenzionali.
Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio
elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri
specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso
diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla
normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a
causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di
poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative
certificazioni.
17
18
www.isnp.it/fertab_eng/index.htm
www.biobank.it
40
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali
Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle
problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva
molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche
di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la
ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali,
ecc.), il commercio equo e solidale.
Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del
Consiglio Europeo in Bruxelles
Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la
SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio
Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio
2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno
avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa
pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense
pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle
dinamiche di sviluppo del settore.
Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al
giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.
Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come
nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o
della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4
milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering
completamente al biologico.
Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad
incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee
conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA
BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso
sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica,
approvato nel 2004.
---Fonte: IFOAM
Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo
circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente
al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente
41
allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso
beni e servizi che rispettano l’ambiente.
Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto
di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti
pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo
sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può
essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di
mercato che occupano gli acquisti pubblici.
La Commissione Europea ha predisposto un manuale19 per aiutare
gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e
sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo
pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria
per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto
dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale20 è disponibile sul sito
web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il
quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e
contatti.
L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo
economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e
la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che
le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione
Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un
network, chiamato “Città del Bio”21, aperto a tutte le pubbliche
amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto
all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del
territorio.
19
Commission of the European Communities, Handbook on environmental
public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050.
20
http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/
21
www.cittadelbio.it
42
Immagine 4: Logo Città del Bio
L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense
pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei
primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente
all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti
rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un
coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del
territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi
sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di
promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia
pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura
biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese
eco-compatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Biodistretto Cilento”, eco ordinato dall’Associazione Italiana per
l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai
componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle
più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco
del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali
e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Biospiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la biodiversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado
di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne,
attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla
scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati.
2.2.a Scelta dei clienti
L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi
Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse
43
aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia,
Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale
nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche
se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è
notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno
Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle
vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari
non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi
dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i
supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri
stati22.
La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande
importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va
pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per
il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della
stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e
del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del
profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo
ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e
varietà locali.
Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta:
• “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.
campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali;
• “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie
didattiche, ecc..
La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle
aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla
ristorazione locale.
22
Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic
farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3
Novembre 2005.
44
Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”
Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”
Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi
di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle
erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di
far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche
45
supermercato svolge anche attività promozionale del biologico,
facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il
numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in
tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico
sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei
supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che
decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di
merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività
non sempre etiche.
Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati
biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme
del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi
stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati
da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici
espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i
vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita,
avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita
specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,
competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti
biologici.
Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di
punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi
maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole).
In
considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli
vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i
consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed
imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa
che dal 2005 anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un
sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla
regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di
certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure
per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla
verifica della loro conformità alle norme comunitarie.
È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione
biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar
servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre
l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il
numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica
La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore
orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in
46
tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente
è: comprare locale, biologico e in fiera23.
La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi
di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire
dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme
precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono
divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle
produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione
di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione
dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del
prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema
informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto
questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove
prospettive di marketing.
Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del
valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una
completa e trasparente documentazione di riferimento.
Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole
fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile
attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che
consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate
semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in
etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente
“virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in
che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.
23
Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni
Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’
demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale
“Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e
dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.
47
Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità
delle produzioni biologiche
Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era
basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale
conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione
dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che
mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza
attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti
informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi
intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono
notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è
caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con
lo scopo di vendere lo stesso prodotto al più alto numero di
consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei
“prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su
larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie
personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è
per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più
(anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la
vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la
diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle
nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla
diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da
casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire
48
contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business),
nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire
personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le
richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi
volumi di merce movimentata.
Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il
computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la
conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata
dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare
costosa, anche in termini logistici.
In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti
di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi
al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza
considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di
conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente
una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto
e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se
attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di
stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno
un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere
meglio cos’è il metodo di produzione biologico.
49
Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com
In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande
interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta.
Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai
governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando
nuovi strumenti e scambi di esperienza24.
24
Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for
Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic
Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM,
Roma, Novembre 2005.
50
51
CAPITOLO 3. PRODUZIONE VITIVINICOLA BIOLOGICA
3.1 Vitivinicoltore biologico
3.1.a Considerazioni sulla filosofia della conversione a
biologico.
I produttori che intendono avviare la conversione aziendale dal
metodo convenzionale a quello biologico devono mettere in conto
profondi cambiamenti da apportare al metodo di gestione del vigneto
e della cantina. Non si tratta quindi di sostituire semplicemente dei
mezzi tecnici chimici con altri naturali, ma piuttosto di adottare una
nuova filosofia gestionale, che parta dalla considerazione della vigna
come una parte del più vasto ecosistema circostante. L’abilità del
vitivinicoltore di “osservare” e di guardarsi intorno costituirà un’ottima
base per la corretta applicazione del metodo biologico.
Una differente filosofia di approccio: alcune delle tecniche previste
dal metodo biologico possono apparire in contrasto con la cultura
tradizionale della produzione e della lavorazione dell’uva. Una mente
aperta, recettiva alle nuove idee, è fondamentale per l’introduzione di
un nuovo metodo di produzione. Le tecniche di coltivazione
provocano effetti anche oltre il vigneto stesso. Il responsabile della
produzione deve aver ben presente che i metodi biologici
miglioreranno la conservazione delle risorse naturali e ridurranno
l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Gli operatori agricoli
potranno inoltre contare su un luogo di lavoro più sicuro ed i
consumatori su alimenti salubri ed esenti da residui di prodotti
chimici di sintesi.
Importanza del policoltura: la natura funziona come una policoltura,
dove ogni organismo dipende da molti altri per la sopravvivenza.
Spesso nella coltivazione convenzionale la vigna viene considerate
come una monocoltura, che non può coesistere con altre specie
viventi, a causa della loro competizione ed ostacolo allo sviluppo
della coltura principale. Un sistema biologico cerca invece di
riprodurre il modello della natura, in cui ogni componente è parte del
tutto. La biodiversità crea un ecosistema equilibrato dove molti fattori
contribuiscono al benessere generale. Questo genere di diversità può
essere ricreato nei vigneti per dare origine ad un ecosistema più
stabile. Lo sviluppo della policoltura è importante per l’incremento
della fertilità di terreno e per la gestione dei parassiti e della flora
spontanea.
52
Immagine 9: Comparazione tra un vigneto caratterizzato dalla
policoltura ed uno specializzato (riquadro centrale a sinistra).
Fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau” 1995
Fertilità di terreno: il terreno è un’entità vivente molto fragile e per
aumentarne la fertilità ed il contenuto in sostanza organica non può
“essere trattato come spazzatura„. Nella policoltura il suolo è
caratterizzato dalla presenza di macrorganismi (quali vermi ed insetti
53
terricoli) e molti tipi di microrganismi. Questi organismi trasformano la
materia organica ed i minerali rendendoli assimilabili dalle piante. Il
Dott. Robert Parnes, uno scienziato che ha studiato il terreno per
molti anni, descrive questa relazione nel modo seguente: “Il terreno è
una fornace di vita in cui la materia organica rappresenta il
combustibile, gli organismi terricoli il fuoco che consuma il
combustibile e gli elementi nutritivi delle piante sono le ceneri della
combustione„. La creazione di una buona fertilità nel terreno è
fondamentale per il sistema biologico e la somministrazione della
materia organica rappresenta il modo migliore per garantirne la
fertilità. Una tecnica importante per incrementare l’apporto al suolo di
materia organica è quella del sovescio, che ne impedisce la
degradazione dovuta all’azione del sole e all'erosione. I canali aperti
dalle radici delle colture da sovescio creano le vie per lo scambio di
gas ed agevolano la penetrazione dell’acqua. Il compostaggio è
un'altra fonte eccellente di materia organica che, opportunamente
degradata dagli organismi che vivono nel terreno, viene trasformata
in humus, il quale migliora la struttura del suolo e rende disponibili i
nutrienti di cui le piante necessitano. La fertilità del terreno e l'attività
biologica aumentano se non vengono attuate lavorazioni eccessive
ed interventi con fertilizzanti chimici. Migliorare la fertilità naturale del
terreno consente di avere piante più sane con maggiore resistenza
agli attacchi delle malattie.
Gestione fitosanitaria: molti dei problemi storicamente connessi al
vigneto possono essere ricondotti ad una sua gestione
“monocolturale”. La sua diversificazione consente invece di favorire
lo sviluppo dei nemici naturali dei parassiti della vite, favorendone il
controllo naturale. Vale la pena quindi di scoprire quali antagonisti
naturali sono presenti in campo e lavorare per il loro consolidamento
ed incremento. Considerando il vigneto come un'estensione
dell’ambiente naturale circostante, le condizioni di sviluppo degli
insetti non nocivi possono essere migliorate; inoltre molte piante da
sovescio forniscono l'habitat ed una fonte di alimento per gli insetti
utili. Poiché gli attacchi parassitari possono verificarsi prima che sia
stabilito l’equilibrio nell’agro-ecosistema e gli insetti utili abbiano
potuto moltiplicarsi, gli antiparassitari naturali possono essere
necessari durante la transizione all'agricoltura biologica. Sarà
compito del responsabile di produzione verificare che esistano tutte
le condizioni necessarie per la corretta conduzione con il metodo
biologico del vigneto, senza incorrere in perdite di produzione.
54
Considerazione filosofica:
• Importanza della policoltura
• Fertilità del suolo
• Gestione naturale delle avversità
3.2 Pianificazione, aggiornamento e controllo della produzione
La transizione al biologico richiede un periodo di conversione
graduale. L’adozione di un sistema di produzione naturale può
richiedere del tempo e l’elimizazione improvvisa dei prodotti chimici di
sintesi (specialmente nelle realtà più intensive in cui l’ambiente risulta
gravemente danneggiato) può non rivelarsi una scelta saggia. Molti
coltivatori convenzionali che sono passati con successo a tecniche
naturali hanno cominciato usando le tecniche dell’agricoltura
integrata prima di passare definitivamente al biologico. L’ecosistema
dell'azienda agricola richiede tempo prima di raggiungere il
necessario equilibrio ecologico ed occorre tempo per sviluppare un
nuovo approccio sistemico all'agricoltura. Può essere utile convertire
inizialmente una piccola parte dell’azienda al biologico, per
sperimentare le nuove tecniche gestionali. Il passaggio alle pratiche
agricole sostenibili non è un problema se i cambiamenti vengono
introdotti gradualmente nell’azienda, la quale dovrà essere
adeguatamente seguiti.
3.2.a valutazione delle diverse esigenze delle piante
Diversità: le aziende differenziate sono economicamente ed
ecologicamente più “resistenti”. Attuando diverse coltivazioni, gli
agricoltori distribuiscono il rischio economico e sono meno suscettibili
alle fluttuazioni dei prezzi connesse con i cambiamenti della
domanda e dell'offerta. Mentre molti viticoltori oggi difettano
dell'esperienza o dell'attrezzatura necessaria per gestire altre
produzioni, in futuro questa strategia potrebbe impedire la perdita
totale dell’azienda in caso di danneggiamento della vigna. Ad
esempio la diffusione della Fillossera ha provocato in passato il
fallimento di intere aziende vitivinicole specializzate ed oggi in alcune
zone torna a minacciare cultivars un tempo resistenti. La corretta
gestione della diversità può inoltre migliorare l’introduzione del
metodo biologico. Per esempio, le piante pacciamanti nelle interfile
del vigneto possono fornire l'habitat e una fonte alimentare alternativa
per gli insetti non nocivi, che aiutano l’agricoltore nel controllo dei
parassiti chiave quali gli afidi ed acari (tuttavia, esistono poche
informazioni documentanti il ruolo delle piante pacciamanti nel
contenimento dei parassiti dell'uva). Le colture pacciamanti
richiedono l'acqua, ma le annuali invernali falciate sul terreno come
pacciamatura contengono il dispendio idrico.
55
Immagine 10: Variazione stagionale della biodiversità di un vigneto.
Fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau” 1995
56
3.2.b Tabella della resistenza alle malattie di piante, vino, e
succo d’uva
cultivar
Alden
Alwood
Aurore
Baco Noir
Beta
Bleubell
Buffalo
Cabernet France
Cabernet
Sauvignon
Captivator Catwba
Cayuga White
Chambourcin
Chancellor
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Chardonel
Chardonnay
Chelois
Colobel
Concord
Cynthiana
(Norton)
De Chaunac
Delaware
Dutchess
Edelweiss
Elira
Esprit
Fredonia
Frontenac
Gewürztraminer
Golden Muscat
Horizon
Ives
Kay Gray
LaCrosse
Léon Millot
Limberger
Maréchal Foch
Melody
Merlot
Missouri Riesling
Moore’s Diamond
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2
4
3
5
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No
No
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No
57
Cultivar
NewYork Muscat
Niagara
Pinot Blanc
Pinot Gris
Pinot Noir
Ravat 34
Rosette
Rougeon
St. Croix
St. Pepin
St. Vincent
Seneca
Seyval
Sheridan
Shiraz
Steuben
Sunbelt
Swenson Red
Traminette
Valiant
Van Buren
Ventura
Vidal Blanc
Vignoles
Villard Blanc
Vincent
White Riesling
Worden Seedless
Canadice
Concord
Seedless
Einset
Glenora
Himrod
Interlaken
Lakemont
Marquis
Mars
Reliance
Remaily
Saturn
Suffolk Red
Vanessa
Venus
WH
4
4
2
2
1
4
6
4
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5
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5
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BR
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Yes
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+++
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Fonte: Lon Rombough, the grape gower, 2002
Vedere il significato delle abbreviazioni nella pagina
seguente. =>
58
Sulfur
Yes
No
No
No
No
No
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Yes
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Yes
No
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Yes
No
No
No
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No
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No
Yes
Abbreviazioni:
WH= (Winter Hardiness) Resistenza all’inverno
1= molto delicata, si adatta solo a certi siti, fino a circa 12°C
2= delicata, resiste fino a circa 7°C
3= poco resistente, può essere coltivata nei siti migliori, fino a circa 5°C
4= moderatamente resistente, fino a circa 0°C
5= resistente, fino a circa –5°C
6= molto resistente, adatta alla coltivazione in luoghi, fino a circa –10°C
BR= Black rot (Marcescenza radicale)
DM= Downy mildew (Peronospora)
PM= Powdery mildew (Oidio)
Bot= Botrite
Phom= Phomopsis (Escoriosi)
Eu= Eutypa (Eutipiosi)
CG= Crown gall (Tumore radicale)
ALS= Angular leaf scorch
Sulfur= sensibile ai trattamenti a base di zolfo
Cu=sensibile ai trattamenti rameici
La predisposizione alle malattie è classificata come segue:
+= bassa predisposizione
++=moderata predisposizione
+++= elevata predisposizione
?= predisposizione non accertata
Riportiamo di seguito uno schema sulla “Suscettibilità al metodo di
produzione biologico” delle cultivars di vite, elaborato dallo IAMB
nell’ambito del progetto “Bio Puglia”.
L'ampio patrimonio varietale è stato suddiviso in tre gruppi in base
alla preferenza all'impiego in agricoltura biologica. Le varietà
presentano scarsa, sufficiente o buona validità negli ambienti di
coltura meridionale e i caratteri preferiti per l'impiego in agricoltura
biologica.
59
Buona
Sufficiente
Aleatico N.
Bombino B.
Cabernet Sauvignon N.
Chardonnay B.
Falanghina B.
Greco B.
Incrocio Manzoni 6.0.13 B
Montepulciano N.
Negroamaro N.
Ottavianello B
Aglianico N.
Asprinio B.
Bombino N.
Moscatello selvatico B.
Pinot bianco B.
Sauvignon B.
Fiano B.
Bianco d'Alessano B.
Francavidda B.
Greco di Tufo B.
Pampanuto B.
Primitivo N
Sangiovese N
Uva di Troia N.
Verdeca B.
Lacrima N.
Malvasia del Chianti
Malvasia nera di Brindisi
Malvasia nera di Lecce
Merlot N.
Mantonico B.
Moscato B.
Notardomenico N.
Piedirosso N.
Pinot N.
Riesling renano B.
Semillon B.
Susumaniello N.
Scarsa
Ancellotta N.
Barbera N.
Cabernet Franc N.
Ciliegiolo N.
Cococciola B.
Garganega B.
Grillo B.
Lambrusco Maestri N.
Malbech N.
Malvasia bianca di
Candia
Mostosa B.
Riesling italico B.
Sylvaner verde B.
Traminer aromatico B.
Trebbiano giallo B.
Vermentino B.
Pianificazione, aggiornamento e controllo della produzione:
•
Valutazione delle differenti esigenze delle piante
•
Resistenza alle malattie di vite, vino e succo d’uva.
60
3.3 Scelta del sito di impianto e della cultivar
Nella scelta del vitigno da coltivare l’agricoltore dovrà innanzitutto
tener conto delle richieste del mercato. Ad es. per l’uva da vino sarà
la richiesta da parte del consumatore di un certo tipo di vino a
spingere il viticoltore a coltivare una varietà di uva piuttosto che
un’altra. Naturalmente quando possibile andranno preferiti i vitigni
locali, sempre più richiesti dal consumatore ed anche più rustici e
resistenti agli attacchi dei parassiti ed alle malattie. Tra le
caratteristiche da tener presente nella scelta ci sono anche le
esigenze nutrizionali della coltura (Particolarmente N, P, K e Zn) e la
data di raccolta (precoce/tardiva).
3.3.a Storia colturale del sito
Il reimpianto di un vigneto può provocare problemi con i nematodi, le
piante infestanti e richiederà in seguito maggiori cure. La coltura
precedente può anche aver provocato l’esaurimento nel terreno delle
sostanze nutritive o delle riserve idriche.
Prima dell’impianto andrebbero inoltre analizzate le principali
caratteristiche del sito prescelto, come cerchiamo di descrivere
brevemente nei paragrafi seguenti.
3.3.b Scelta del sito
Il luogo ideale dove impiantare la vigna deve presentare una buona
esposizione al sole ed una buona circolazione dell’aria. Naturalmente
il sito ideale non è sempre individuabile seguendo principi assoluti e
varia a seconda delle situazioni specifiche. Per esempio nei terreni
esposti a sud, dove l'intensità della luce è maggiore e le temperature
possono raggiungere livelli tali da danneggiare le viti, la piena
esposizione al sole può non essere desiderabile. Potrebbe in tal caso
risultare necessario predisporre uno “schermo” in grado di proteggere
le piante dal sole nelle ore più calde della giornata, o impiantare ed
allevare le viti in modo tale che il fogliame possa ridurre gli effetti del
calore e della luce sui grappoli d’uva. Il luogo in cui viene collocato il
vigneto può influire decisamente sullo stato di salute delle viti.
Prendiamo il caso di un agricoltore che effettui l’impianto di due
vigneti in due luoghi distinti della stessa zona: il primo su un pendio
con una buona circolazione dell'aria ed il secondo in un’avvallamento
con ristagno dell’aria. Nonostante le viti si trovino a breve distanza,
nel primo caso non avranno difficoltà a mantenere un buono stato di
salute e non necessiteranno di trattamenti particolari se non nelle
annate più sfavorevoli, mentre le viti piantate nell’avvallamento
saranno più soggette a malattie ed attacchi di parassiti. A cosa è
dovuta questa differenza? La buona circolazione di aria intorno alle
piante situate sul pendio contribuisce a mantenerle asciutte,
61
riducento gli attacchi funginei che, com’è noto, si manifestano in
presenza di umidità. Le viti nell’avvallamento vengono invece a
trovarsi in condizioni di “aria morta„, non circolante, che permette alla
rugiada ed all'umidità di persistere sulle foglie provocando lo sviluppo
dei funghi. In questo caso sarebbe naturalmente possibile risolvere il
problema trattando le piante con fungicidi ma, dovendo scegliere un
sito adatto all’impianto del vigneto, andranno preventivamente
scartate le zone pianeggianti con ristagni d’aria. Naturalmente vanno
anche evitate le zone troppo ventose, nelle quali possono essere
danneggiati i tralci, oltre alle stesse strutture di sostegno dei filari di
vite. Le viti sono maggiormente suscettibili al vento in primavera ed
all'inizio dell'estate, quando i tralci sono più sottili e soggetti a rottura.
Dalla mezza stagione i tralci diventano più duri e più legati al legno
vecchio, cominciano ad indurirsi, e diviene quindi più probabile che
siano le foglie ad essere danneggiate dai venti forti, piuttosto che i
tralci. I venti costanti generalmente danneggiano meno le viti rispetto
a quelli irregolari, perché le viti si adattano al vento costante,
rafforzando i tralci. Per esempio, alcune delle vigne migliori in Europa
sono situate in luoghi in cui c’è una brezza quasi costante durante
gran parte del periodo della crescita. Se un luogo ventoso è l’unica
opzione possibile, o se altri fattori lo rendono comunque un luogo
desiderabile, una possibile soluzione può essere quella di utilizzare
barriere antivento a crescita rapida (alcune piante, opportunamente
curate, crescono anche di 2-5 metri all'anno). Con tali alberi (si
vedano i disegni seguenti), una barriera permanente potrebbe essere
piantata nello stesso momento dell’impianto del vigneto ed il legno
degli alberi proteggerebbe le giovani viti fino al momento in cui le
piante non saranno in grado di difendersi da sole. Se il vento arreca
danni soltanto in una stagione, può risultare conveniente la
realizzazione di una barriera provvisoria (vedere immagini seguenti).
Le barriere artificiali rappresentano un'opzione per l’agricoltore che
debba erigere rapidamente una barriera antivento, che potrà essere
tolta quando non sarà più necessaria. A seconda dell’estensione
della zona da proteggere, possono essere disposti pali alti fino a 5
metri o più in corrispondenza del lato della vigna da cui soffiano i
venti più forti. Se il vento viene da est, per esempio, la barriera dovrà
essere posta lungo il lato orientale, possibilmente con estensioni
lungo i lati nord e sud. Una parete semplice e solida rappresenta
spesso la soluzione più efficace. L'obiettivo non è di arrestare
totalmente il vento, bensì quello di rallentarne la corsa. La velocità
del vento viene a ridursi progressivamente avvicinandosi alla barriera
frangivento, in modo tale che le viti dall’altro lato della parete
possano essere protette efficacemente. In alcuni casi, porre più
62
barriere ad una distanza ravvicinata può generare un effetto
deflettente che rallenta il vento in modo più efficace rispetto alla
realizzazione di una barriera continua. Nei climi temperati i vigneti
vanno realizzati su pendii esposti a sud o est. I pendii esposti a nord
o ad ovest ricevono infatti i raggi del sole soltanto nelle ultime ore
della giornata. In questo caso la rugiada e l'aria fredda rimarranno più
lungamente nel vigneto, favorendo l’insorgenza delle malattie ed
interferendo negativamente con l’impollinazione. Nei climi subtropicali
o tropicali estremamente caldi, la situazione può essere invertita, con
il riparo di un pendio esposto a nord le viti risulteranno più protette
dai venti e dal rischio di essiccamento. Se possibile, andrebbe tenuto
sotto osservazione per un intero anno il luogo sul quale si intende
impiantare il vigneto. Durante questo periodo andrebbero accertati
eventuali ristagni idrici durante la stagione delle piogge ed individuate
le zone in cui il terreno tende ad essiccarsi prima nei periodi di
siccità. Andrebbero altresì individuate le zone in cui le erbe e le altre
piante si seccano ed ingialliscono più velocemente delle altre (questo
potrebbe essere indice di un terreno poco profondo). Andrebbe
anche osservato come avviene l’evaporazione dell’acqua, al fine di
capire come si muovono le correnti d’aria sul suolo. I punti bassi in
cui l'acqua si raccoglie inoltre tendono ad essere i luoghi in cui l’aria
più fredda tende a ristagnare.
Per analizzare e correggere i problemi potenziali di un sito, può
risultare utile pensare alla circolazione dell’aria fredda come se si
trattasse di un fiume. Per esempio, un anello di arbusti ed alberi sul
lato basso di una collina può fungere da “diga” per l’aria fredda, che
si ritroverebbe a ristagnare intorno alle viti sulla parte bassa del
pendio. La creazione di alcune aperture nella “diga„ potrebbe
consentire all'aria fredda di defluire, riducendo od eliminando del tutto
le sacche di gelo. Prima di procedere all’impianto del vigneto
conviene anche accertarsi che nella zona non ci siano problemi del
terreno quali la suola di lavorazione o fenomeni di compattamento
che potrebbero provocare ristagni idrici superficiali, difficilmente
eliminabili. In questi casi infatti il livellamento potrebbe dare origine
ad un suolo soggetto ad allagamento, del tutto inadatto all’impianto.
Nella valutazione del sito è necessario anche osservare la posizione
del sole e dell’ombra. Se vi sono alberi o altri oggetti nei pressi della
vigna, essi potrebbero ombreggiare infatti le piante nel periodo critico
dell'anno. Una vigna deve possibilmente ricevere l’ombra della collina
dal lato est. Ad esempio: se durante la primavera il sole non supera
la collina fino alla tarda mattinata, le viti ci metteranno più tempo ad
asciugarsi da rugiada e pioggia e l'umidità eccessiva comprometterà
l’impollinazione, con la conseguenza che i grappoli delle viti in ombra
63
risulteranno più radi e vuoti. Per cui anche se in estate la zona
risulterà completamente esposta al sole per la maggior parte del
giorno, sarà ormai troppo tardi, perché la maggior parte dei danni si
sarà già verificata. Questo esempio sta a testimoniare come il
viticoltore potrebbe evitare molti dei problemi se osservasse
preventivamente con attenzione il luogo da impiantare, per almeno
un intero anno.
Per concludere, se il luogo scelto per l’impianto del vigneto è situato
in una zona ad alta forestazione, frequentata da animali selvatici,
vanno cercati ed interpretati i segnali quali tracce, alberi con la
corteccia danneggiata, ecc.. In caso di riscontri positivi potrebbe ad
es. essere che il sito si trovi su un sentiero naturale tracciato dagli
animali che vanno ad abbeverarsi. In questo caso vanno messe in
conto opportune misure per evitare danneggiamenti al vigneto.
Posizione: vanno presi in considerazione tutti gli aspetti, con
particolare riguardo a quelli relativi alla circolazione dell’aria ed alla
presenza
di
terreni
sottostanti troppo fertili,
che possono aumentare
l'incidenza di malattie e
causare
uno
sviluppo
eccessivamente vigoroso.
Nel caso ad es. di un
vigneto collocato su una
pendice inclinata, l'aria
fredda viene bloccata dagli
alberi e dagli arbusti
sottostanti
(immagine
sopra),
mentre
può
scivolare via liberamente
se vengono rimossi gli
alberi e gli arbusti in
eccesso (immagine sotto).
64
Barriera artificiale
Barriera naturale
65
3.3.c Studio del suolo
Tipo e profondità del suolo: influisce sulla presenza di nematodi,
fillossera, marcescenza radicale e sulla stessa nutrizione della vite. I
terreni poco profondi o con scarso drenaggio possono indurre
l’insorgenza delle malattie e predisporre le piante agli attacchi dei
parassiti. Il terreno ideale per lo sviluppo e la produzione della vite,
particolarmente per le cultivars di uva da tavola, deve essere
profondo, leggero, di medio impasto o leggermente sabbioso. I
terreni classici della vigna da vino devono invece presentare
caratteristiche opposte: poco profondi, piuttosto poveri, che inducano
le viti a “lottare„ in modo che sviluppino più carattere e sapori intensi.
Tuttavia, la vite può adattarsi ad una vasta gamma di tipi di terreno,
da quello sabbioso a quello argilloso pesante, a seconda della varietà
di uva, del clima e del sistema di gestione. Nemmeno il terreno
roccioso rappresenta un ostacolo insormontabile. Al contrario esso
può rappresentare un vantaggio dove il clima è estremo: gli
affioramenti o le roccie di superficie assorbono infatti calore durante il
giorno e lo liberano la notte, moderando le temperature e rendendole
più sopportabili per le viti.
Un agricoltore che intende impiantare un piccolo vigneto,
specialmente se nella zona vi sono manufatti di recente costruzione,
deve controllare attentamente le condizioni del suolo prima di
procedere all’impianto. I costruttori sono infatti tristemente noti per le
condizioni in cui lasciano la terra, simile ad un “campo minato„. Essi
scavano infatti grosse buche, riversando il terreno prelevato in
profondità sulla superficie circostante il fabbricato. Se il terreno
dovesse presentarsi perfettamente livellato è possibile che vi siano
zone con suolo agrario profondo alternate ad altre con poco terreno
sparso su un substrato inerte. È possibile anche scoprire buche
coperte di terreno contenenti roccia, ghiaia o scarti di cemento. In
breve, scavare alcuni fori di prova ad 1-2 m di profondità intorno alla
proprietà per verificare le reali caratteristiche del terreno. Basterà
recarsi presso una buona rivendita agricola per reperire l’attrezzatura
necessaria a rendere il lavoro di scavo semplice e veloce, tranne che
non si sia in presenza di un suolo ricco di pietre.
Quando si valuta un terreno bisogna tenere presente che non tutte le
cultivars hanno le stesse esigenze in fatto di suolo. Per esempio
l’Ontario (una varietà di uva bianca) richiede terreno fertile e
leggermente sabbioso per sviluppare al meglio. L’Ontario è
progenitore di molte varietà (quali Alden, Himrod, Interlaken,
Lakemont, New York, Moscato e Schuylerinoltrale) che preferiscono
lo stesso tipo di terreno. Nei terreni che queste varietà non
gradiscono, si sviluppano con meno vigore, formando grappoli più
66
piccoli e meno attraenti. Al contrario il Merlot è un esempio di vitigno
che produce soltanto in terreni poveri e sabbiosi, essendo in grado di
“recuperare„ l'azoto da qualsiasi tipo di terreno.
Le diverse varietà di uva si adattano a molti tipi di terreno. Il moscato,
per esempio, si sviluppa senza evidenti problemi in terreni molto
sabbiosi.
Parecchi fattori possono influire sull’adattabilità delle viti alle
condizioni meno favorevoli. La profondità del terreno può fare una
grande differenza. Una volta che le radici della vite hanno raggiunto
almeno 1.5 - 2.5 metri di profondità, non c’è più necessità di irrigare
le piante, in quanto il sottosuolo può fornire tutta l’acqua necessaria.
L’irrigazione è invece consigliabile nei terreni poco profondi, dove la
roccia è presente a 0.7-1.5 m sotto la superficie, soprattutto quando
non piove con regolarità durante il periodo della crescita.
I fattori più importanti da analizzare per la coltivazione con successo
della vigna sono la struttura del terreno e la sua fertilità.
È fondamentale che la struttura non venga alterata con interventi
meccanici. Il modo migliore per attuare questo è quello di ridurre o
eliminare la lavorazione del suolo, piantando una cultura
pacciamante nelle interfile. Piccoli attrezzi possono essere utilizzati
per falciare od effettuare i trattamenti.
3.3.d Analisi del terreno
Questa pratica fondamentale nell’agricoltura convenzionale diviene
superflua nel biologico. A meno che non si abbia il dubbio che nel
terreno ci possa essere qualche specifica anomalia, l’analisi ha infatti
un valore limitato. Per esempio, le piante crescono molto meglio in
terreni poveri di fosforo ma ricchi di attività vitale, piuttosto che in
terreni ricchi di fosforo ma senza biodiversità animale e vegetale.
Se comunque si preferisce effettuare l’analisi, i risultati potranno
essere usati come base di raffronto dello sviluppo della vita e della
sostanza organica nel vigneto dopo alcuni anni di attività.
Probabilmente sarà possibile rilevare che il rendimento effettivo del
vigneto ha superato quello che era stato previsto con l’analisi del
terreno.
3.3.e Esigenze di PH
Alcuni tipi di vite tollerano abbastanza i terreni con PH acido (pH 5.5
o inferiore), comunque con l'alta acidità le viti si sviluppano
lentamente e non possono resistere a lungo. D'altra parte, qualche
cultivars può tollerare terreni alcalini con pH fino a 8.0 ed anche oltre.
Generalmente le viti danno però il meglio con un pH compreso tra 6.5
e 7.2.
67
3.3.f Preparazione del sito
Nella situazione ideale, il luogo scelto per l’impianto della vigna
presenterà una coltura erbacea di copertura e sarà quindi possibile
procedere disturbando il meno possibile l’equilibrio naturale del
suolo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, bisognerà occuparsi
della flora spontanea esistente, circostanza che comporterà
un’attività considerevole di scavo ed altro lavoro preparatorio. Se il
sito invece non è mai stato coltivato, o non è stato lavorato per
parecchi anni, il primo intervento consisterà nell’eliminazione delle
piante perenni esistenti.
Se le piante perenni sono costituite da arbusti legnosi a da piccoli
alberi radi, sarà possibile procedere all’espianto con relativa facilità.
Se si tratta di piante piccole che non ricacciano da ceppi sarà
possibile tagliarle con una falciatrice lineare, preferibilmente del tipo
che provvede anche ad una trituratura dei residui, i quali possono
essere lasciati sul suolo per apportarvi sostanza organica.
Una strategia differente va adottata nel caso di piante perenni che
ricaccino dai ceppi o dalle radici. A meno che non sia possibile
aspettare più di due anni prima dell’impianto, normalmente si
procede alla ripetizione delle estirpazioni e delle falciature, fino a
quando il taglio ripetuto dei germogli nuovi non provocherà la morte
delle radici. Coltivando la terra con un motocoltivatore le radici
saranno portate in superficie e moriranno più facilmente. Falciando
ripetutamente i ricacci e scavando anche manualmente occorrerà
comunque più di un anno per accertarsi della definitiva estirpazione
delle piante perenni.
Se si è disposti ad impiegare fino a tre anni per la preparazione del
terreno, è possibile recintare il sito e portare un gregge di capre che
si nutriranno della vegetazione indesiderata. Per questo lavoro è
necessario in primo luogo falciare la zona, così le capre potranno
nutrirsi dei rigetti più giovani delle vecchie piante.
Per i piccoli vigneti una soluzione può essere rappresentata dalla
solarizzazione. Questa tecnica usa il calore del sole per neutralizzare
le piante ed i semi indesiderati. Durante la parte più calda della
stagione estiva si procede alla falciatura, si irriga la zona e si ricopre
con un telo plastico che viene fissato sui bordi del campo. Non si
tratta comunque di un lavoro facile e, se fatto a mano, richiede due
persone per lo svolgimento e l’applicazione al suolo del telo (largo
mediamente 2,5 m) e di altre due persone che si occupino del
fissaggio dei bordi con copertura di terreno (per impedire che voli
via). Sono disponibili speciali macchinari che svolgono la plastica e
l’applicano sul terreno preparandolo opportunamente; in questo caso
è possibile impiegare solo due persone di supporto all’operazione. Il
68
costo di affitto della macchina può valere il tempo ed il lavoro
risparmiato. Una volta che la plastica è posta, il sole scalderà il
terreno e manterrà il calore fino al punto in cui le piante, i semi ed i
microorganismi saranno uccisi fino ad una profondità di 8 - 10
centimetri o più. Il processo richiede quattro-sei settimane o più per
l’accertamento del successo dell’intervento, ma le piante potranno
essere messe a dimora direttamente attraverso il telo, il quale
svolgerà una funzione pacciamante. Inoltre, se le barbatelle vengono
piantate direttamente attraverso la plastica, il terreno caldo le aiuterà
a crescere più velocemente. In questo caso occorrerà effettuare tagli
ad “X„ nel telo e procedere attraverso essi all’impianto delle viti. Il
foro fungerà anche da sfiato in modo che la vite non si surriscalderà.
Se la plastica è di tipo normale, non sensibile ai raggi ultravioletti,
solitamente resisterà fino alla stagione seguente, quando potrà
essere rimossa, portata fuori dal campo e smaltita come rifiuto
speciale.
Il processo di solarizzazione per la preparazione del terreno potrà
durare fino a due anni, a seconda del clima della zona. Nei climi più
freddi il terreno sterilizzato potrebbe essere pronto troppo tardi per
procedere all’impianto, a meno che non sia possibile nella zona
l’impianto autunnale (o a meno che le barbatelle non siano state
tenute in contenitori, pronte ad essere impiantate non appena il
terreno lo consenta). Nel sud e comunque nelle zone più calde è
possibile solarizzare la zona di impianto in tempo per impiantare le
barbatelle nella tarda primavera. In un caso o nell’altro, l'irrigazione
probabilmente sarà necessaria. L'irrigazione a goccia costituisce la
scelta migliore, perché permette di innaffiare in profondità, senza
sprecare acqua, favorendo lo sviluppo radicale.
3.3.g Orientamento dei filari
La scelta dell’orientamento dei filari è fondamentale per la corretta
gestione del vigneto (si veda il disegno seguente). Se possibile, le file
dovranno essere parallele alla direzione dei venti dominanti. Ciò
consentirà alle piante di asciugarsi più velocemente dopo una
pioggia, di ridurre l'umidità delle superfici fogliarie che potrebbe
favorire la germinazione delle spore funginee. Quindi, se il vento
dominante proviene da ovest, le file dovrebbero avere un
orientamento est-ovest, consentendo al vento di passare tra i filari.
Se vi sono filari sia con orientamento ovest-est che nord-sud, durante
gli anni insolitamente freddi e piovosi, le file nord-sud (che sono
perpendicolari al vento dominante) mostreranno più danni legati alle
muffe rispetto ai filari est-ovest. Per contro bisogna tenere presente
che in caso di estati calde, i filari con orientamento est-ovest possono
richiedere un sistema di allevamento che formi una copertura di
69
fogliame sopra i grappoli, particolarmente nel lato sud, per impedire il
loro surriscaldamento.
Sui terreni in pendenza collocare le vie ed i percorsi di accesso nelle
zone più basse; in questo modo fungeranno da canali che porteranno
fuori dal vigneto le correnti di aria fredda. I filari di vigneto impiantati
sulle pendici di una collina tenderanno a comportarsi come delle
dighe, tenendo indietro l’aria fredda, in modo che le file più basse non
siano danneggiate dal gelo.
I filari del vigneto dovrebbero essere paralelli ed orientate secondo i venti
dominanti. Ciò aiuta la vite ad asciugarsi più velocemente dopo una pioggia.
3.3.h Sesto d’impianto
Il sesto d’impianto standard per le uva da tavola è di 2.5 m sulla fila,
e di 2.5-3.8 m nell’interfila. Le navate più larghe sono preferibili per
favorire la circolazione dell’aria e lo svolgimento delle pratiche
colturali, agevolando i movimenti nell’interfila, soprattutto in presenza
di viti vigorose che tendono a sviluppare i tralci velocemente,
tendendo nel periodo estivo ad uscire dal filare. Se si distanziano le
file più dei 2.5 m di base, si è più sicuri di non danneggiare i tralci
quando si procede al loro taglio (questo presuppone una forma di
allevamento in cui i tralci vengono piegati verso il basso o al contrario
possono svilupparsi fuori dal traliccio). Alcuni viticoltori allevano la
vite da vino a “tenda„ verticale, al fine di far prendere ai grappoli
d’uva tutta la luce solare possibile; in questo caso la distanza tra le
file deve essere di 1 m. Tuttavia, questo metodo è un sistema molto
laborioso che richiede apparecchiature speciali, con misure
particolari, così come una potatura estiva intensa. Non è suggeribile
per i piccoli viticoltori.
È possibile far sviluppare i tralci delle viti sui filari lo stesso anno che
sono state piantate, usando l'irrigazione a goccia ed un’adeguata
fertilizzazione; ma al piccolo produttore conviene lasciar sviluppare
liberamente le viti durante il primo anno di impianto ed il secondo
70
anno potare a fine inverno, a due gemme, lasciando che il vigore
della vite si concentri sui due nuovi tralci.
3.3.i Impianto
La maggior parte degli agricoltori trova più facile piantare le nuove viti
prima dell'installazione del sistema di sostegno, poichè può essere
più agevole lavorarci vicino, senza essere ostacolati da fili e sostegni.
Inoltre, una volta che le viti sono piantate, i paletti intermedi sulla fila
possono essere collocati in modo più preciso vicino alle piante.
Le viti vanno impiantate in modo da essere allineate sulla fila.
Osservando il filare, le piantine devono risultare nascoste l’una dietro
l’altra. Se la fila è orientata da est a ovest, le viti dovrebbero essere
regolate in modo che tutte siano dal lato est o dal lato ovest dei pali.
Ciò renderà la coltivazione più facile ed i pali proteggeranno il tronco
della vite da possibili ferite procurate dal trattore durante la
lavorazione o lo sfalcio dell’erba.
La maggior parte delle barbatelle è venduta a radice nuda ed ha
bisogno di attenzione immediata all'arrivo in azienda. Bisognerà
subito controllare lo stato delle piantine, che dovrebbero presentare
un buon apparato radicale con almeno due grandi radici principali ed
un certo numero di secondarie più piccole. Sarebbe meglio non
tagliarle, ma la riduzione uniforme delle radici a 15 centimetri è
accettabile, se sono abbondanti e non presentano zone scolorite o
danneggiate. Provare comunque a tagliarne una per vedere se la
parte interna è uniforme e di colore chiaro. Le radici molli e spugnose
che presentano un colore brunastro scuro o acquose possono essere
state soggette a gelata. Una vite con queste caratteristiche non potrà
svilupparsi correttamente. Lo stato della parte apogea della giovane
vite è meno critico. Una vite può avere all’impianto anche solo 5
centimetri di vegetazione e svilupparsi normalmente se presenta un
buon apparato radicale.
Le nuove viti non hanno bisogno di potatura tranne un leggero
assestamento delle radici e dei tralci rotti. Se la vite non può essere
piantata immediatamente, ricoprirla di terreno o segatura umida e
invecchiata (la segatura fresca potrebbe bruciare le radici).
Impregnare la vite di acqua normale per parecchie ore prima
dell’impianto per ricostituire la riserva di umidità persa
nell'immagazzinaggio e durante la spedizione. Se nella zona è
possibile l’impianto autunnale, evitare che le radici si sviluppino fino a
che c’è pericolo di gelo, lo sviluppo sarà però maggiore se si
impianterà in primavera. Tuttavia, le viti spesso non sono disponibili
fino al tardo inverno. Le buche di impianto dovrebbero essere
abbastanza grandi per accogliere tutte le radici. Piantare la vite con
le radici distribuite anche in un piccolo monticello di terreno. A quale
71
profondità? Gli agricoltori che operano in climi freddi hanno verificato
che piantando una vite a circa 45 centimetri le radici resistono meglio
anche agli inverni più duri che provocano invece danni seri alla parte
superiore della vite. Questa è una buona strategia anche per altri
climi, perché permette alla vite di sviluppare le relative radici in
profondità. le viti radicate profondamente sopravvivono meglio anche
alla siccità e possono assorbire i minerali dagli strati più profondi del
terreno.
Le viti innestate non vanno invece mpiantate a profondità eccessive.
Il punto dell'innesto deve essere sopra la linea del terreno; altrimenti
la cultivar innestata emetterà le proprie radici ed invaliderà gli effetti
dell’innesto stesso.
Non aggiungere compost o ammendanti nella buca di messa a
dimora. Questa pratica provoca infatti un rallentamento dello sviluppo
delle radici che, trovando il nutrimento disponibile nelle vicinanze,
non si spingono nelle zone più lontane. Invece è consigliabile usare
solo piccoli quantitativi di fertilizzante solubile nella buca e distribuire
il materiale pacciamante in superficie. È possibile spruzzare sulle
radici inoculanti di Micorriza, che aiutano lo sviluppo della radice e
l'assorbimento dei nutrienti, contribuendo a proteggere le radici dalle
malattie.
Dopo aver riempito la buca, pigiare il terreno ed innaffiarlo per farlo
aderire saldamente intorno alle radici. Solo dopo queste operazioni
viene il momento di usare la materia organica, quale il compost,
come pacciamante intorno alla pianta, al fine anche di impedire lo
sviluppo delle erbacce e conservare l'umidità del terreno. Niente è più
dannoso per le nuove piante che l’oscillazione del livello di umidità.
La pacciamatura è un sistema eccellente per mantenere livelli
accettabili di umidità ed inoltre la materia organica sulla superficie
consente ai vermi terricoli di trasportare la sostanza organica negli
strati più profondi del terreno, aerandolo e ricostituendone la
struttura.
72
3.3.l Irrigazione barbatelle
La fertilizzazione delle giovani viti non è così importante quanto lo è
invece l’irrigazione. La maggior parte delle viti hanno bisogno di un
minimo di 2,5 - 5 centimetri di acqua alla settimana nel periodo in cui
stanno stabilizzandosi. Bisogna innaffiare in profondità per spingere
le radici a svilupparsi negli strati sottostanti. Le radici profonde
contribuiranno ad assicurare la capacità della vite di resistere alla
73
siccità e l’aiuteranno a raggiungere i nutrimenti presenti negli strati
più profondi.
Dovendo irrigare le viti bisogna preferire l'irrigazione a goccia o un
umidificatore del terreno. Evitare sistemi ad aspersione, che bagnano
le foglie ed aumentano l'umidità: due fattori che favoriscono lo
sviluppo dei funghi. Sospendere le irrigazioni entro la metà
dell'estate, o almeno un mese prima delle gelate, di modo che le viti
si induriscano fuori e la maturazione della frutta non venga ritardata.
Se si intende coltivare senza l’irrigazione, bisognerà accertarsi che le
viti giovani non si secchino fino a quando le radici non saranno
sviluppate e saranno in grado di assorbire l'umidità del sottosuolo. Ci
sono parecchi modi per fare questo. In primo luogo, nelle zone dove
gli inverni sono abbastanza miti, è possibile piantare in autunno.
Questo richiede però che preventivamente ci si procuri uno stock di
piantine da tenere in azienda, infatti esse non sempre vengono a
trovarsi pronte, al giusto stadio vegetativo, al momento dell’impianto.
La vite è solitamente pronta quando cominciano a cadere le prime
pioggie, periodo nel quale le viti stanno entrano nella fase dormiente,
anche se presentano ancora le foglie. In questa stagione il terreno è
ancora abbastanza caldo e le radici possono continuare a svilupparsi
ed aiutare la vite a stabilizzarsi, di modo che le viti in primavera
saranno pronte a crescere. È possibile guadagnare tempo in tre
modi. Il primo prevede l’allevamento delle viti in POT, al cui interno
andrà inserito un bastone di bambù sul quale crescerà la pianta. Se
la vite cresce bene, il primo filo solitamente risulterà essere alla
giusta altezza per legare il tralcio che fungerà da tronco. Se l'inverno
è invece freddo, il tralcio può risultare corto, nel qual caso si
comincerà a tirare su la vite dai nuovi germogli che nasceranno in
primavera. Questa tecnica solitamente consente di guadagnare
tempo nella messa in prodsuzione del vigneto.
Il secondo metodo è denominato prevede l’uso di contenitori (tipo
quelli del latte), all’interno dei quali viene adoperato un materiale
costituito da acqua con un addensatore biodegradabile tipo gel. La
scatola viene posizionata con l’estremità aperta conficcata nel
terreno, vicino alla giovane vite. Quando il gel degrada, libera l'acqua,
mantenendo la vite abbastanza umida per un periodo di ca. sei
settimane, durante le quali può continuare a svilupparsi.
Il terzo metodo consiste semplicemente nel somministrare
direttamente l'acqua alle viti. Normalmente viene attaccato al trattore
un carro irroratore, al quale viene fissata una pompa con cui è
possibile innaffiare fino a 40 viti all'ora, compreso il tempo necessario
per riempire la cisterna.
74
3.3.m Fertilizzazione (organica)
Evitare l’uso di fertilizzanti a meno che non si evidenzino chiari
sintomi di carenza alimentare (vedremo dopo quali sono questi
sintomi). Nei climi più rigidi una fertilizzazione adeguata può servire a
far maturare il legno delle viti, rendendole più resistenti. È comunque
provato che una sovra-fertilizzazione rende le viti più appetibili per
animali ed insetti. Applicare quindi il fertilizzante con parsimonia. Un
uso eccessivo di fertilizzante comporta solo un aumento eccessivo
della vigoria delle piante, con la conseguenza che risulterà molto più
difficile contenere l’insorgenza delle malattie. Inoltre l’eccesso di
azoto porta i sostegni dei fiori a “frantumarsi„, con conseguente
caduta dei fiori e riduzione della produzione di grappoli. Infatti, le viti
mature non hanno bisogno di azoto supplementare una volta
sviluppate in un terreno sano con abbondanza di materia organica.
Una buona regola generale è quella di usare compost ben
decomposto come pacciamante, che rilascerà lentamente i necessari
quantitativi di nutriente. In seguito apportare regolarmente la materia
organica al terreno, in modo da compensare le asportazioni colturali,
soprattutto nei terreni più poveri. I terreni argillosi molto pesanti non
dovrebbero essere utilizzati, tuttavia le viti crescono bene in presenza
di materia organica ben compostata. Non usare mai fertilizzante
chimico sulle viti trattate con i funghi micorriza, la cui sopravvivenza
risulterebbe gravemente compromessa.Usare soltanto fertilizzanti
organici, quali ad es. farina di pesce o pellets. Non andranno mai
fertilizzate le viti che risulteranno già correttamente stabilizzate. Se
una vite è sana e non mostra sintomi di carenza alimentare, non sarà
necessario somministrare concimi, mentre sarà sempre favorevole
l’utilizzo di compost per migliorare la struttura e la vitalità del terreno.
Scelta del sito di impianto e della cultivar:
• la storia colturale del sito
• il sito giusto per l’impianto
• studio del suolo
• analisi del terreno
• esigenze di PH
• preparazione del sito
• orientamento dei filari
• sesto d’impianto
• Impianto
• irrigazione barbatelle
• fertilizzazione (organica)
75
3.4 Forma di allevamento
La scelta del miglior luogo di impianto e della forma di allevamento
più idonea fanno la differenza nella produzione di uva di qualità. In
molte vigne viene usato un semplice sistema bifilare, con le viti
allevate a cordone. Questi vengono fatti crescere lungo un filo, a
circa 1.5 metri di altezza, al di sopra del quale (circa 40 cm) viene
posizionato un altro filo. Quando i tralci crescono, vengono
opportunamente fissati al filo superiore. Se necessario, si possono
legare i tralci al filo per essere sicuri che non si rompano. Riportiamo
di seguito una descrizione dettagliata di come installare un sistema
completo.
3.4.a Sostegni
Due tipi di supporti di sostegno sono necessari per una vigna: i pali
più grandi che sono i supporti principali del sistema di legatura ed il
supporto più piccolo che picchetta ogni vite. I primi possono essere
sia di legno che di metallo, mentre i secondi sono generalmente di
metallo. I pali di legno, a meno che non siano di un legno
particolarmente resistente quale la Robinia, vengono trattati per
impedirne la putrefazione. I pali di Robinia possono avere la stessa
durata o addirittura maggiore dei pali trattati, dei quali non
presentano gli svantaggi, quale la possibile lisciviazione nel terreno
dei prodotti chimici impiegati. La Robinia sviluppandosi abbastanza
velocemente può essere piantata in filare lungo un lato della vigna
(preferibilmente il lato nord in modo da non ombreggiare le viti) per
essere una fonte futura di pali di ricambio. Poiché gli alberi di Robinia
sono molto vigorosi, possono essere ceppati ripetutamente. Un
ulteriore vantaggio è che, essendo una leguminosa, fissa l'azoto,
migliorando il terreno circostante.
76
I pali di sostegno devono avere un diametro minimo di 3 centimetri
per le file fino a 100 m di lunghezza. Diametri maggiori, fino a circa
16 centimetri, sono necessari per le file più lunghe, a causa del
maggior peso da sopportare. Il numero di sostegni di supporto
all'interno della fila varia a seconda della forma di allevamento usata.
Se ad es. si usa un sistema a due fili è possibile posizionare i pali di
sostegno a 30 metri. Se però il vigneto è esposto a vento molto,
particolarmente quando il terreno è bagnato, i pali vanno posizionati
ogni sei metri per garantire il mantenimento dell’inclinazione. I pali
dovrebbero essere infissi a 70 centimetri di profondità in un terreno
medio. I pali devono avere quindi una lunghezza di almeno 2 metri
per garantire una quantità di parte esterna sufficiente allo scopo di
sostenere i filari. Nel terreno leggero, di tipo sabbioso, valuatre la
possibilità di utilizzare pali più lunghi, in modo da poterli infiggere per
un’altezza maggiore, magari fermandoli con del cemento. Nei terreni
rocciosi a volte i pali possono essere posizionati meno
profondamente, poichè la terra rocciosa manterrà il palo più stabile,
anche se sarà necessario uno sforzo maggiore al momento
dell’impianto.
3.4.b Filo
La sezione dei fili normalmente utilizzati nel sostegno delle viti varia
dal calibro 9 al calibro 12; il primo è comunque quello più diffuso.
Normalmente i commercianti vendono il filo a peso piuttosto che in
base alla lunghezza; i rotoli da 50 chilogrammi rappresentano l’unità
di misura. Il commerciante può venderne anche di meno, ma il costo
per il tagio è maggiore e potrebbe quindi alla fine risultare
vantaggioso lo stesso acquistarne un rotolo intero. Si raccomanda di
non acquistare il filo di acciaio galvanizzato. Questo necessita di
periodici ri-tensionamenti e tende ad arrugginirsi con il passare degli
anni. Si suggerisce invece l’acquisto di filo in acciaio inossidabile
temperato, ad alta resistenza, che non arrugginisce e non richiede
successivi ri-tensionamenti. Tuttavia, richiede più lavoro
nell’installazione, occorrendo almeno due persone. A volte può
risultare veramente difficile mettere in tensione un filo ad alta
resistenza.
3.4.c Ancoraggi del filo
Il filo deve essere posizionato ben teso per sopportare il peso dei
tralci e dell’uva. Non è quindi sufficiente legare semplicemente il filo
all’estremità dei pali. Alla fine di ogni filare ci deve essere un
ancoraggio di un certo tipo, infisso solitamente nel terreno, al quale
viene fissato tramite un cavo il palo, per permettere che il filo sia teso
in maniera stabile. Il tipo più facile da usare è l'ancoraggio
77
commerciale. Questo è costituito da una barra di ferro lunga da 0.80
ad 1 m, con un cerchio ad un'estremità e un disco spaccato all'altra. Il
disco può variare da 9 centimetri a quasi 18 centimetri di diametro.
Inserendo un tubo o una barra di ferro attraverso il cerchio superiore,
girandolo si ottiene un effettotrivella, che permette all’ancoraggio di
penetrare nel terreno. Una volta infisso nel terreno, il disco dà
all'ancoraggio la capacità di resistere all’estrazione. L'ancoraggio è
solitamente verniciato di colore arancione luminoso in modo che sia
facilmente visibile. Gli ancoraggi possono avere vari formati: più
lunga è la fila, più il cavo che tira deve essere grande per resistere
alla trazione.
Quando si pongono i pali dell'estremità di una fila, e si prevede di
utilizzare i suddetti ancoraggi, i pali vanno posizionati con
un’inclinazione di 15° fuori della verticale, e fissati fuori dalla fila. Ciò
rinforza i pali facendoli resistere meglio alla trazione esercitata dai fili.
Il palo di testa può essere posizionato anche verticalmente se viene
rinforzato con un paletto nell’angolo basso all'interno della fila
(vedere l'illustrazione).
78
Quale è il sistema migliore da usare – sostegni interni alla fila o
ancoraggi sulla parte esterna? Un sostegno interno presenta il
vantaggio di lasciare il capofila esente da qualsiasi ingombro, che
potrebbe essere colpito accidentalmente da macchinari, e permette
di guadagnare un metro per ogni estremità non essendoci ancoraggi
da fissare al terreno. Tuttavia, il costo dei sostegni è maggiore di
quello degli ancoraggi, richiedendo più lavoro per l’installazione.
Inoltre, l'estremità del sostegno che viene infissa nel terreno tende a
decomporsi (se di legno) o ad arrugginirsi (se di ferro) più
velocemente degli altri componenti, di modo che dovranno essere
sostituiti o puntellati più spesso di altre parti del sistema. La
frequenza di intervento dipenderà dal clima: in climi caldi e umidi si
altereranno più velocemente rispetto ai climi freddi o asciutti.
In terreni pesanti o mal drenati, è buona norma riempire le buche
intorno ai pali con ghiaia, invece di usare il terreno fuoriuscito durante
lo scavo. Il drenaggio supplementare ritarderà la putrefazione e
prolungherà la durata dei pali, così come l'ancoraggio risulterà più
solido (la ghiaia non si compatta così come avviene invece con il
terreno). È buona norma anche mettere 15 centimetri di ghiaia nella
parte inferiore di ogni foro prima dell'inserimento del palo. Ciò
consentirà ai pali di non entrare in contatto diretto con il terreno.
Usare la ghiaia schiacciata, che fissa più solidamente rispetto a
quella arrotondata.
Un altro un trucco che prolunga la durata dei pali consiste nel mettere
una “protezione„ di zinco specchiante (lamiera sottile) sulla parte
superiore dei pali più grandi (vanno benissimo i barattoli tipo quelli
usati dalle industrie per le passate di pomodoro). La superficie
protettiva e riflettente impedisce la putrefazione dei pali mantenendo
l'estremità asciutta. Lo zinco inoltre ha un'azione aggiuntiva fungicida
che ne rallenta il deperimento. Tutto lo zinco che dilava nel terreno e
troppo diluito per causare danni al terreno stesso mentre, in alcuni
casi, fornirà una sostanza nutriente alle utilizzabile per le viti vicine.
3.4.d Fissaggio del filo
Prima della diffusione dei tendifilo poteva risultare difficile il fissaggio.
Questi piccoli accessori vengono fissati attraverso dei fori ai pali
principali e permettono di fissare e tendere il filo per tutta la
lunghezza del filare. In questo modo è facile garantire un sicuro
sostegno per i tralci delle viti. Si comincia con il legare il filo più
basso, facendolo passare per i paletti intermedi di sostegno delle
singole viti. Il filo costituisce una buona guida per mantenere la fila
diritta. I due fori in cui inserire i fili sono paralleli al verso in cui i fili
devono funzionare. Va quindi effettuato un altro foro sopra i primi due
79
con un angolo di 90°. Traguardando attraverso i due fori più bassi
dovrà essere possibile vedere il paletto di sostegno seguente nella
fila, mentre traguardando attraverso il foro superiore dovrà essere
possibile osservare il paletto della fila vicina. Il foro superiore è
destinato al fissaggio dell'ancoraggio.
Far passare il filo attraverso il foro nella parte superiore e giù
attraverso l’anello dell'ancoraggio. Fissare il tutto e ripetere quindi
l’operazione all'altra estremità del filare.
3.4.e Tiranti del filo
Prendere un'estremità dalla bobina di filo ed infilarla attraverso il foro
più basso del palo di testa. Continuare a dipanare il filo e ad inserirlo
attraverso i fori dei paletti di sostegno posti sul filare. Giunti all’altra
estremità del filare, infilare il filo attraverso il foro più basso del palo
capofila, ed avvolgerlo intorno al palo almeno due volte, quindi far
girare il filo intorno a se stesso per almeno 0.30 m indietro dal punto
di ingresso nel foro.
Tornando all’estremità iniziale, esistono parecchie opzioni di
fissaggio del filo. La più semplice consiste nel tirare su a mano la
maggior parte dell'allentamento, valutando prima di tagliare quanto
filo serve per inserirlo nel tendifilo autobloccante.
3.4.f Sostegni delle viti
Nel sistema descritto sono necessari piccoli pali per sostenere sia le
viti che i fili lungo l’intero filare. In molte vigne vengono usati i paletti
per le recinzioni quali tutori delle viti. Ne esistono diversi tipi adatti a
tutte le esigenze. Presentano inoltre molti punti di attacco per i fili e
sono facilmente installabili con un semplice paletto guida. I pali di
legno opportunamente trattati, sono un'alternativa ai paletti di metallo.
I paletti di legno pre-trattati sono solitamente più economici dei pali di
metallo, ma si rompono più facilmente e sono più duri da impiantare.
Se possilbile, prima di acquistarli ispezionarli con cura. I difetti del
legno possono essere facilmente individuati e sono un sintomo
premonitore delle facili rotture dei pali. Se possibile, cercare di
ottenere una garanzia di sostituzione da parte del rivenditore. Uno
dei metodi di sostegno che sembra funzionare meglio è quello di
praticare un foro nel palo e far fare un giro al filo attraverso il foro e
legarlo intorno al palo. Il giro di filo quando viene teso permette di
sostenere il paletto come fosse un'imbracatura.
80
Pali a braccia trasversali per meglio supportare il peso
dei tralci e dei grappoli di uva
Forme di allevamento:
•
•
•
•
•
•
sostegni
filo
ancoraggi del filo
fissaggio del filo
tiranti del filo
sostegni delle viti
3.5 Metodi di controllo biologico
Uno dei cambiamenti più signficativi determinati dall’adozione di
tecniche produttive eco-compatibili e rappresentato dalla gestione
integrata dei parassiti (IPM), che impone un cambiamento di
mentalità degli agricoltori che devono basare la difesa fitosanitaria
del vigneto sulla prevenzione. In natura si presentano spesso
problemi di controllo dei parassiti. Esistono comunque antagonisti
naturali (insetti utili) che limitano il diffondersi degli insetti fitofagi
(insetti dannosi). Bisogna inoltre sempre chiedersi, prima di
intervenire, se sia stata superata la soglia di tolleranza e se sia
economicamente conveniente trattare con prodotti naturali, piuttosto
che tenersi i lievi danni che gli attacchi possono comportare. La
vigna ideale - con un terreno ricco di vita e di materia organica e con i
predatori in equilibrio con i fitofagi - è una rarità. Ma è a questo che
deve tendere il viticoltore biologico. Va inoltre considerato che
spesso le aziende biologiche sono circondate da aziende
convenzionali e molti insetti dannosi provengono proprio da queste
realtà in cui non esiste equilibrio all’interno dell’agroecosistema.
81
Esistono in commercio molti prodotti naturali che consentono di
combattere gli insetti e le malattie, ma non è sempre facili reperirli
nelle rivendite di mezzi tecnici per l’agricoltura. Fortunatamente,
Internet ha facilitato la vita degli agricoltori biologici consentendo un
più facile reperimento di questi prodotti. Una delle possibili fonti
informative su questi prodotti è l'istituto organico di revisione dei
materiali (OMRI). Il Web site (www.omri.org) ha la lista di tutti i
prodotti biologici approvati e dei loro produttori/fornitori.
Competenze produttive
Preparazione del suolo=gestione del suolo
È possibile coltivare biologicamente il vigneto, senza ricorrere
all’utilizzo dei prodotti chimici di sintesi per il controllo dei parassiti e
delle malattie. Ci sono parecchie strategie di attuazione, ma non
esiste un metodo assoluto che vada bene per tutti. In questo
paragrafo esamineremo le principali strategie. Tuttavia, la
conduzione biologica del vigneto è un nuovo campo che sta
rapidamente sviluppandosi. Le nuove sostanze ed i metodi per il
controllo naturale delle malattie e degli insetti stanno diffondendosi
rapidamente. Alla base il metodo biologico prevede il ristabilimento
delle condizioni di vita e di stabilità del terreno. Un suolo ben
equilibrato ricomincia a vivere in tutti i suoi componenti, generando
una serie di processi chimici e fisici da cui dipende la vita della
pianta. Mentre le viti hanno bisogno dell'acqua e di un certo numero
di sostanze nutrienti per sopravvivere e prosperare, gli agricoltori
convenzionali ritengono che basti apportare fertilizzanti, minerali e
micronutrienti perché la vite possa svilupparsi bene. È invece solo un
sistema tendente a sviluppare vita nel terreno che può fornire alle
piante le sostanze nutrienti necessarie, in una forma facilmente
assimilabile. Alcuni organismi formano una relazione simbiotica, di
interscambio delle forme di nutrizione. Alcuni funghi, in gran parte
micorrizze, barattano la loro capacità di fissare sostanze nutrienti
rendendole disponibili per le pianta con lo scambio degli zuccheri
complessi ed altre sostanze prodotte dalle radici della pianta. In
questa “metropoli” situata sotto la vigna i microrganismi del terreno
vivono le loro vite, mangiano i loro pasti, eliminano lo spreco, si
interrelazionano, prolificano e, quando muoiono, si decompongono.
Rappresentano un fotoricettore di vita nel terreno. Sapendo che una
vigna sana dipende da un insieme vario di microorganismi nel
terreno, un coltivatore saggio ridurrà o eliminerà l'uso degli
antiparassitari e dei diserbanti, che potrebbero distruggere la vita nel
terreno. La biodiversità del suolo è quindi molto utile. Con un terreno
sano nel vigneto possono essere drasticamente ridotti i fertilizzanti e
gli interventi di difesa fitosanitaria. Ad es. il fertilizzante organico sarà
82
somministrato in modo oculato ed utilizzato efficientemente dalle viti
una volta decomposto dai batteri presenti nel terreno.
3.5.a Incidenza dei parassiti ed esigenze nutrizionali
Gestione del suolo e degli elementi nutritivi.
Nei sistemi eco-sostenibili, il terreno è considerato come componente
fragile e vivente, che deve essere protetto e consolidato per
assicurare un rendimento stabile e di lunga durata. I metodi per
proteggere ed aumentare la vitalità del terreno includono la copertura
del suolo con le piante e/o materiali pacciamanti, l’uso di compost o
di concimi organici, la riduzione delle lavorazione, e la cura
nell’evitare il calpestio dei terreni bagnati. L’apporto di materia
organica può contribuire a migliorare le caratteristiche del terreno
quali la capacità di drenaggio e la fertilità. Un obiettivo primario
dell'agricoltura sostenibile è il riciclaggio delle sostanze nutrienti. Ciò
comporta una drastica riduzione degli inputs esterni e delle
irrigazioni. Le piante leguminose (per esempio veccia, erba medica)
possono fornire alle viti azoto. Inoltre, il compost è una fonte
eccellente di sostanze nutrienti a lenta cessione.
Riduzione degli inputs esterni all’azienda: molti degli inputs e delle
pratiche colturali usate dagli agricoltori convenzionali sono usate
anche nell'agricoltura sostenibile. La differenza principale è che gli
agricoltori “sostenibili„ si sforzano di aumentare l'uso degli inputs
interni alla fattoria, prediligendo quelli naturali e rinnovabili. Tuttavia,
convertirsi al biologico non significa la sostituzione semplice dei
prodotti chimici con quelli naturali. L'obiettivo è infatti quello di
sviluppare un sistema in cui non risulti più necessario il ricorso ad
inputs esterni. I metodi sostenibili sono quelli meno dannosi per
l’ambiente, che utilizzano meno energia, ma che garantiscono lo
stesso rendimento e profitto. In alcuni casi gli agricoltori che hanno
adottato le pratiche agricole sostenibili hanno registrato una riduzione
dei profitti, nella maggior parte dei casi questo è dovuto ai prezzi che
non sempre sono premianti per chi produce vino biologico.
Un’accurata gestione dell’agroecosistema vigneto consente però di
instaurare quella complessità e biodiversità necessaria per ridurre
drasticamente il ricorso ad inputs esterni. Il suolo condotto con il
metodo biologico acquisterà nuova vitalità e la sua fertilità andrà
progressivamente aumentando, mettendo a disposizione delle piante
nutrienti direttamente assimilabili, in grado di garantire produzioni di
alta qualità.
83
Evoluzione delle condizioni del terreno in una fase di transizione
di 5 anni da convenzionale all'agricoltura biologica
3.5.b Fertilizzazione
In agricoltura biologica è possibile utilizzare fertilizzanti organici, il più
importante dei quali è costituito dal compost. La fertilizzazione
adeguata aiuta il legno delle viti a maturare, e consente loro di
sostenere meglio i climi più duri. È importante fertilizzare
adeguatamente il suolo prima e subito dopo l’impianto, mentre
bisogna tenere presente che in seguito un’eccessiva vigoria della
pianta può predisporla ad attacchi di malattie ed insetti. Un eccesso
84
di concimazione azotata comporta inoltre la caduta dei fiori riducendo
la produzione di uva. Le viti mature non hanno in genere bisogno di
alcuna somministrazione supplementare di azoto, in presenza di un
terreno sano con abbondanza di materia organica. Una buona regola
generale per la vite è quella di urare il compost come pacciamante,
che rilascerà gradualmente i nutrienti necessari. Il fertilizzante
organico inoltre non inibirà lo sviluppo delle micorrizze (come avviene
invece con i concimi chimici). Se una vite sana non mostra sintomi di
carenza nutrizionale, non è necessario applicare fertilizzanti se non
aggiungere compost per migliorare la struttura e la vita del terreno.
Tuttavia, poiché le carenze sono possibili, particolarmente in terreni
non ancora riequilibrati, è il caso di conoscere i sintomi relativi ai
principali nutrienti: azoto (N), potassio (k), magnesio e baron. Le
mancanze meno-comuni includono lo zolfo (S), il fosforo (P), il
manganese (manganese), lo zinco (z) ed il ferro (Fe). Le carenze di
calcio (Ca), del rame (Cu) e del molibdeno (Mo) non sono facilmente
riscontrabili. Le tossicità probabili includono l'alluminio (Al) ed il
manganese (manganese) sui suoli acidi ed il baron (B). Azoto: I
sintomi connessi con la mancanza dell'azoto includono il fogliame
che assume un colore variabile da verde pallido a giallo verde.
Tipicamente, le foglie giovani vicino alle punte del tralcio sono gialle e
gli internodi sono corti. I rendimenti possono ridursi notevolmente con
carenze serie di questo elemento. La mancanza dell'azoto è più
comune sui terreni non strutturati, in cui la materia organica del suolo
è bassa. Potassio: i sintomi di mancanza del potassio si manifestano
all’inizio dell'estate. Zone gialle compaiono sul margine della foglia e
progrediscono nella zona fra le venature principali. Le foglie sono
tipicamente lucide. I mazzetti fiorali possono frantumarsi, con la
maggior parte dei fiori che cadono, con la conseguenza che sul
grappolo ci saranno solo pochi acini sparsi. Le zone gialle della foglia
possono virare al bronzo o al rosso (per le varietà di uva scura) ed il
margine fogliare può arricciarsi. La mancanza del potassio può anche
rivelarsi come “foglia nera„, dove le macchie blu-nere compaiono
durante la mezza stagione sulla superficie superiore della foglia. Con
carenze serie, lo sviluppo del tralcio è ridotto e le foglie possono
cadere presto. La mancanza di potassio può essere confusa con i
sintomi di alcuni attacchi virali. Magnesio: La mancanza del
magnesio provoca clorosi (ingiallimento) dei margini delle foglie
basali nella mezza stagione. L'ustione del margine fogliare può
manifestarsi successivamente. La carenza di magnesio si registra
comunemente su terreni sabbiosi. Inoltre si registra comunemente
sulle viti innestate per resistere alla fillossera. Boro: I sintomi fogliari
della mancanza del boro compaiono all’inizio dell'estate. Le foglie
85
giovani mostrano uno sbiancamento a chiazze fra le venature. I caso
di carenze serie, le foglie più vecchie mostreranno la necrosi. La
punta del tralcio muore e si accentua lo sviluppo laterale. L'insieme
del grappolo appare ridotto e gli acini rimangono piccoli e senza
semi. Gli effetti della mancanza di boro sulle foglie e sull’uva possono
essere confusi con i sintomi di attacchi virali. Similmente, le crepe
longitudinali nei tralci possono assomigliare ai sintomi della
mancanza acuta del boro e del virus corky della corteccia. La
mancanza del boro è comune in terreni sabbiosi, specialmente in
quelli con basso pH. La carenza momentanea è spesso associata
con la siccità. Il primo segno è il colore marrone scuro intorno alla
parte interna del margine fogliare, che può anche svilupparsi verso
l'interno verso il centro della foglia fra le venature. Le foglie giovani
mostrano tipicamente una forma a coppa.
Altre sostanze nutrienti: La mancanza di ferro e zolfo mostra i sintomi
della clorosi, mentre la mancanza di zinco comunemente è chiamata
“malattia di poche foglie„, perché è caratterizzata da tralci con foglie
che sono molto più piccole del normale. Il rimedio comune alla
mancanza dello zinco è di tamponare tutti i tagli freschi della con un
panno impregnato nella soluzione di zinco. In questo modo entra
nella pianta abbastanza zinco da alleviare i sintomi della carenza. La
tossicità del manganese deve essere prevista nei suoli acidi. I sintomi
del contenuto elevato del manganese è la comparsa di bande nere
lungo i tessuti dei tralci; le foglie si arrotolano, la necrosi marginale è
comune e la caduta delle foglie è frequente. Il rendimento può essere
ridotto seriamente. Non ci sono sintomi fogliari caratteristici connessi
con la tossicità di alluminio, anche se lo sviluppo della radice è
limitato e le piante giovani possono morire. Sia la tossicità del
manganese che la tossicità di alluminio possono essere sormontate
alzando il pH del terreno al di sopra del 6.0. Un rimedio facile alle
mancanze di potassio e di boro e ad altri minerali è di spruzzare una
tazza di ceneri del legno alla base di ogni vite. Se il boro è
necessario, spruzzare un cucchiaino da tè livellato del borace della
lavanderia sotto ogni vite ogni secondo o terzo anno. L'applicazione
del borace può provocare troppo spesso la tossicità del boro.
L'applicazione delle ceneri di legno inoltre accerta la buona
disponibilità minerale nella maggior parte delle zone. Se le ceneri di
legno non sono disponibili, la roccia ed il minerale impolverante
possono essere utili, secondo il loro tenore di minerale. È utile
conoscere il pH del terreno e la natura dell’acqua prima della
aggiunta delle sostanze nutrienti. In alcuni terreni, i minerali possono
essere presenti ma non disponibili alle piante a causa del pH del
terreno.
86
Competenze produttive / Gestione del suolo:
•
•
INCIDENZA
DELLE
NUTRIZIONALI
FERTILIZZAZIONE
MALATTIE
ED
ESIGENZE
3.6 Cura e difesa delle piante
3.6.a Potatura e forma di allevamento
Potare o non potare! Se tutto quello che si desiderarre fosse di
mantenere la normale produzione annuale, basterebbe effettuare
all’inizio della stagione, prima della fioritura, una selezione dei
mazzetti fiorali, senza potare. Questo regolerebbe il raccolto in modo
che la vite non sarebbe sovraccarica, mantenendo alta la qualità
dell’uva. Naturalmente, dopo alcuni anni di questa pratica la vite si
ridurrebbe ad un enorme groviglio inestricabile. Oltre che a regolare
la produzione la potatura serve infatti a mantenere sotto controllo lo
sviluppo della vite. Infatti gli stessi germogli che producono l’uva
producono anche i tralci che sviluppano le foglie. Su una vite potata,
un più piccolo numero di germogli significa un numero più piccolo di
nuovi germogli. Fino a che le foglie sui nuovi germogli non sono
abbastanza mature per produrre l'alimento, la vite vive delle riserve
immagazzinate. Allora occorre che ci siano abbastanza foglie mature
per ridurre il consumo degli alimenti immagazzinati. Per esempio,
una vite potata per avere soltanto 24 germogli a frutto dovrà
svilupparsi per parecchie settimane prima che i nuovi germogli siano
in grado di produrre l'alimento. Nel frattempo, la vite non potata avrà
una quantità di germogli maggiore di almeno dieci volte, 240 germogli
in grado di produrre alimento contro i 24 della vite potata. Ora, se la
vegetazione sulla vite non potata si riducesse in modo che rimanesse
con la stessa quantità di grappoli della vite potata, ogni grappolo
fiorale avrebbe almeno dieci volte altretanti germogli pronti ad
alimentarlo all’inizio della stagione, proprio al momento della fioritura.
Ciò comporterebbe nella vite non potata un grande sviluppo all’inizio
della stagione rispetto a quella potata. Tuttavia, i tralci della vite non
potata non dureranno molto. Le su energie saranno infatti disperse
su molti germogli, ognuno dei quali può sviluppare soltanto alcuni
centimetri, mentre la vite potata concentrerà l’energia su pochi
germogli, spingendoli a divenire molto più grandi e produttivi. Infine i
germogli sulla vite potata si sviluppano abbastanza a lungo per avere
87
altretante foglie quante ne svilupperà la vite non potata. Così, mentre
la vite non potata raggiungerà il suo limite all’ininizio della stagione, la
vite potata ha tutto il tempo per svilupparsi in modo armonioso
durante l’intero arco della stagione.
3.6.b Potatura: la forma corta
1. Usare le forbici per potare con buon senso, tagliando prima
di tutto quello che deve essere rimosso: germogli sul tronco,
polloni basali, legno secco. Essere sicuri di eliminare tutti i
polloni alla base della vite: possono uscire di lato o un po'
sotto la linea del terreno ed essere nascosti nell’erba o nel
terreno. Lasiandoli crescere verrà sottratta energia al tronco
e verrà alterata la forma di allevamento.
2. Dopo questa prima operazione di pulizia grossolana sarà
possibile avere una visuale complessiva della pianta e dei
tralci su cui intervenire con la potatura ordinaria. Vanno
quindi individuati i tralci più sani, evitando di lasciare quelli di
grande diametro e molto lunghi, i quale in genere non sono
idonei a fruttificare. Tagliare ogni nuovo tralcio individuato a
dieci-quindici gemme, lascianti un internodo supplementare
oltre l’ultima gemma a frutto. Effettuare il taglio a gemma
piena sul nodo per lasciare una piccola “manopola„
sull'estremità del tralcio, che servirà sia per la legatura che
per impedire danni al tralcio in caso di gelate.
3. Creare almeno uno sperone a legno per ogni tralcio a frutto.
Non importa se il ramo è piccolo di diametro, a condizione
che sia sano e sia il più vicino possibile al tronco. Si può
lasciare un secondo sperone se si desisera avere una
maggiore scelta l’anno seguente. Lo speronee dovrebbe
essere orientato nella direzione in cui si desidera sviluppare il
tralcio a frutto, in modo da evitare di avere uno sperone che
fuoriesca dal filare. Potare lo sperone a due gemme,
sapendo che da quella superiore si svilupperà il tralcio che
l’anno seguente fruttificherà.
4. Ora saranno ben evidenti sia i tralci fruttiferi che gli speroni.
Avvolgere i tralci intorno al filo e legarli all'estremità.
L’operazione risulterà agevolata se in precedenza sono state
create le “manopole„ tagliando trasversalmente a gemma
piena sul nodo. L'estremità del tralcio può essere legata
strettamente al filo e la cordicella (meglio la rafia) fatta
passare intorno alla “manopola” non slitterà fuori
dall'estremità. È possibile far combaciare i tralci di due viti
vicine e legarli insieme.
88
5. Con le viti potate, tagliare la parte superiore delle vecchie
branche e dei tralci a loro collegati, lasciando appena un
tralcio più in basso dello sperone. A volte una gemma
germoglierà alla base dello sperone e questo potrà essere
usato per il rimontaggio completo dello sperone. Approfittare
di questo per mantenere gli speroni il più possibile vicini al
vecchio legno del braccio del cordone. Tagliare il tralcio di
nuovo al numero corretto di germogli. Dovreste ora avere
una vite con il solo legno permanente e gli speroni.
6. Infine è importante non aver paura di tagliare. Sicuramente si
farà più danno potando troppo poco che in eccesso. Senza
esperienza non si imparerà mai a potare correttamente.
3.6.c tralci su o tralci giu?
Come dovrebbero essere posizionati i tralci in una vigna allevata a
cordone? Quando i tralci diventano le branche di un sistema a
cordone in primo luogo vanno allevati fuori sui fili e, la metà dei
germogli andrà in giù e l’altra metà verso l’alto. Spesso si pensa che
dovrebbero indicare soltanto in su, in modo che tutto quello che
proviene dai germogli che vanno in basso debba essere eliminato.
Ma il peso del nuovo sviluppo spesso porterebbe i tralci lo stesso a
89
piegarsi. La ricerca ha dimostrato che la massima esposizione alla
luce solare porta i germogli ad aumentante il raccolto potenziale per
il seguente anno. E qual è il sistema che fornisce la maggior parte
della luce alla base di un tralcio? Quello in cui le branche si dirigono
verso il basso ed i tralci tendono a svilupparsi in giù a formare un
ombrello. Come sempre, il sistema che funziona meglio rappresenta
un compromesso: nelle zone con molta luce solare e grande calore
d’estate, conviene usare un sistema con i tralci diretti verso l’alto, in
questo modo si creerà una protezione di fogliame che contribuirà a
proteggere l’uva dai danni dal sole. Nelle zone nordiche con luce
bassa, l’orientamento verso il basso contribuisce ad aumentare
l’esposizione al sole. Ci sono poi alcuni sistemi che prevedono
contemporaneamente entrambe le soluzioni.
90
91
3.6.d Prodotti per il controllo delle malattie
In agricoltura biologica normalmente vengono usate solo misure
preventive quali tecniche colturali e scelta di cultivars resistenti. In
caso di necessità è comunque possibile utilizzare i prodotti riportati
nel primo capitolo di questo manuale.
3.6.e Malattie dell’uva
Oidio: (Uncinula necator) conosciuto anche come “mal bianco” è
una malattia di origine fungina che si è diffusa in Europa in seguito
all’importazione di viti infette dall’America del Nord. Questo fungo
microscopico interessa tutte le parti verdi della vite, ma fa i danni
maggiori sulle foglie, diffondendosi poi in altre zone.
Sintomi: L'infezione compare con chiazze bianche polverulose diffuse
sulla superficie superiore delle foglie. Successivamente, l'intera
superficie fogliare può risultare coperta dal fungo. Il peggioramento
dell'infezione può provocare l’increspatura del lembo fogliare. Le
foglie attaccate decoloreranno e assumono una tinta tendente al
marrone e, infine, cadono. Gli acini colpiti vengono anch’essi ricoperti
dalla classica muffetta, sotto la quale si origineranno macchie
necrotiche che faranno perdere elasticità ai tessuti provocandone la
spaccatura. Su queste ferite si insedieranno altri funghi quali quelli
della muffa grigia o altri batteri che faranno marcire gli acini.
L'infezione provoca una perdita di quantità e qualità del prodotto
lasciando un retrogusto di “muffa„ nel vino. Le cultivars offrono un
grado diverso di resistenza alla malattia, come pure variano le parti
della pianta più colpite. Esistono varietà immuni che non vengono
attaccate. Le varietà molto resistenti possono evidenziare soltanto un
punto molto piccolo in cui il fungo ha germinato, ma che non aumenta
di grandezza e, praticamente, non causa danni di rilievo.
Gestione della malattia: le misure preventive dovrebbero intensificarsi
tra la pre-fioritura e la fruttificazione, particolarmente se il tempo è
umido e piovoso. Dopo questo periodo le infezioni sulle foglie sono
meno gravi. Il controllo dell'infezione prolungato sino alla fine della
stagione servirà a ridurre la pressione della malattia l’anno seguente,
limitando i focolai della malattia. Per la gestione efficace dell’oidio,
occorre effettuare trattamenti a base di zolfo sin da quando i germogli
misurano 1 - 2 pollici (2,5 – 5 cm), a seconda della pioggia e della
temperatura, e non dovrebbero essere ritardati oltre la fase della prefioritura. Le forti infezioni dell’anno precedente portano ad anticipare
nella nuova annata il rischio di attacchi, ed occorrerà quindi
anticipare, in questi casi, anche l’effettuazione dei trattamenti
preventivi. La copertura continua rispetto all’oidio consentirà di
massimizzare le produzioni su V.vinifera e sulle cultivar ibride
suscettibili, contribuendo ad evitare la defogliazione prematura delle
92
viti, che potrebbe impedire alle piante di prepararsi adeguatamente
per l'inverno. Uno strumento aggiuntivo a disposizione dei viticoltori
nella difesa dall’oidio è rappresentato dai modelli previsionale per il
computer, che fornisce le informazioni sui possibili attacchi di oidio. Il
modello prende in considerazione le temperature, l'umidità ed i
parametri metereologici per permettere ai coltivatori di determinare
preventivamente i periodi a rischio in cui gli attacchi possono essere
più dannosi, oltre al periodo che può intercorrere tra un trattamento e
l’altro. Con questo strumento i coltivatori giungono eliminare spesso
due o più applicazioni del fungicida durante l’intera stagione.
Ricapitolando, le pratiche culturali che possono ridurre la gravità degli
attacchi di oidio e spesso eliminarli del tutto, includono:
• l’impianto della vigna nei luoghi con buona circolazione di aria ed
esposizione al sole;
• l’utilizzo di una forma di allevamento che permetta una buona
ventilazione attraverso le viti ed impedisca l’eccedenza di umidità;
• l’utilizzo di cultivars resistenti alla muffa.
Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: esistono molti preparati
commerciali a base di zolfo, idonei ai trattamenti preventivi da
effettuare in agricoltura biologica ed inseriti negli elenchi dei prodotti
autorizzati. Lo zolfo ha un basso impatto ambientale e, grazie alla
sua liposolubilità, è in grado di penetrare all’interno delle cellule
fungine provocandone la morte per disidratazione. I dosaggi
dipendono dal tipo di formulato, in linea di massima per lo zolfo in
polvere vanno usati 25 g/hl (sublimato) o 40 g/hl (grezzo); per lo zolfo
bagnabile 100-200 g/hl (colloidale) o 200-500 g/hl (micronizzato). Lo
zolfo non può essere miscelato con oli minerali e prodotti a reazione
alcalina. Il primo trattamento va effettuato quando i germogli hanno
raggiunto uno sviluppo di 1 - 2 pollici (2,5 – 5 cm). Lo zolfo va
riapplicato ad intervalli di sette giorni trattando solo un lato del filare o
ad intervalli di dieci giorni trattando entrambi i lati del filare. Trattare
ogni lato significa che entrambi i lati di ogni filare di viti sarà ricoperto
con lo zolfo. Lo zolfo va riapplicato in caso di pioggia (o irrigazione). I
trattamenti possono essere interrotti quando l’uva da vino raggiunge i
12 gradi di Brix, mentre dovrebbero continuare fino a poco prima del
raccolto per le uve da tavola (rispettando naturalmente i tempi di
carenza). È bene comunque ricordare che lo zolfo è fitotossico a
temperature superiori ai 33 °C.
Antracnosi dell'uva: (Elsinoe ampelina Shear), è una malattia
provocata da un fungo parassita che può causare vaste perdite
quando si verificano condizioni di elevata umidità, in genere è
comunque facilmente controllabile.
93
Sintomi: la malattia attacca prevalentemente gli organi verdi della
pianta, foglie, germogli e giovani tralci, determinando riduzione di
sviluppo della stessa, indebolimento e perdita di produzione. Sulle
foglie determina la formazione di piccole macchie scure,
prevalentemente in prossimità delle nervature, e graduale
disseccamento. Sui tralci verdi, i viticci, i piccioli fogliari e il rachide
dei grappoli, determina la formazione di cancri profondi, di forma
allungata, nerastri. Sugli acini, infine, determina la formazione di
macchie depresse, grigie al centro e più scure ai bordi. Questi acini
non maturano, ma tendono a disseccare, con conseguente perdita di
produzione.
Gestione della malattia: anche in questo caso il rimedio migliore
consiste nello scegliere varietà resistenti. Durante la fase dormiente
della vite occorre potare e rimuovere tutto il legno infetto. Un
trattamento durante la tarda fase di riposo vegetativo con zolfo
bagnabile ridurrà notevolmente la minaccia. Durante il periodo della
crescita, usare un programma di trattamenti preventivi con fungicidi
ad intervalli di due settimane dall’emergenza del germoglio. Potare i
tralci danneggiati, rimuovere i sarmenti dalla vigna e rastrellare la
terra sotto le piante per rimuovere tutti gli acini caduti.
Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: Zolfo e poltiglia
bordolese.
Marciume nero: (Guignardia bidwelii) è un attacco fungineo molto
serio. Può attacare tutte la parti della vite, l'effetto più serio è però
sull’uva. Nelle stagioni calde e umide, il marciume nero può causare
la perdita completa del raccolto sulle varietà suscettibili, se non
opportunamente controllato.
Sintomi: I primi sintomi della malattia compaiono sulle foglie:
numerose tacche necrotiche tondeggianti (diametro variabile tra 2 e
10 mm), contornate da un alone più scuro, sparse su tutta la lamina
fogliare e visibili su entrambe le pagine. Dopo pochi giorni su queste
zone necrotiche compaiono numerosi piccoli punti neri, che sono i
picnidi contenenti le spore che daranno origine all'infezione
secondaria. Gli acini colpiti appassiscono ed imbruniscono. Sulla
buccia raggrinzita compaiono i picnidi (come sulle foglie). Gli acini
infetti rimangono attaccati al grappolo. Durante l'inverno gli acini
mummificati infetti rimasti sulla pianta costituiscono una pericolosa
fonte d'inoculo.
Gestione della malattia: per i viticoltori biologici, la prima linea di
difesa è la scelta di varietà resistenti alla malattia. Ciò dovrebbe
essere accompagnato dalle pratiche colturali che mantengono le viti
“aperte”, per permettere una migliore circolazione dell’aria.
L'osservazione e la pronta rimozione dei grappoli e delle foglie infette
94
può contribuire a minimizzare la diffusione della malattia. In presenza
di varietà suscettibili i fungicidi dovrebbero essere applicati presto,
per ostacolare l’insorgenza dell'infezione. I residui della potatura
infetti andrebbero rimossi dal campo, che andrebbe concimato con
compost interrato prima che lo sviluppo cominci. Una soluzione può
essere quella di applicare uno strato pacciamante sul terreno, ad es.
a base di compost, per ostacolare il rilascio della spora. Iniziare le
applicazioni di fungicida quando i tralci hanno una lunghezza di 3 o 5
pollici (8-10 cm), a seconda del tempo e dell’andamento
dell’infezione l’anno precedente. Continuare l'applicazione del
fungicida ogni dieci - quattordici giorni, fino a che gli acini non
abbiano un diametro di circa ¼ di pollice (ca. 6 mm). A questo punto
la gestione può concludersi se la malattia è stata ben controllata.
Fungicidi suggeriti in agricoltura biologica: Zolfo, rame.
Peronospora (Plasmopara viticola) è un fungo importato in Francia
dall’America alla fine del XIX secolo. Insieme all’oidio rappresenta
una delle più gravi e diffuse avversità della vite.
95
Plasmopara viticola,
fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau„ 1995
Sintomi: tutta la parte verde della vite è attacata dal fungo. Foglie:
sono colpite a partire da 5-6 cm2 di superficie. Inizialmente
96
compaiono, sulla pagina superiore, delle chiazze traslucide simili a
"macchie d'olio". In seguito, se l'umidità relativa è elevata, in
corrispondenza delle chiazze d'olio, sulla pagina inferiore della foglia
compare uno strato muffoso grigio-biancastro (forma "palese"). Se
invece l'umidità relativa è bassa, la muffa non si forma (forma
"larvata"). Sintomo finale è la necrosi dei tessuti fogliari, con
successivo disseccamento. Infiorescenza: i grappolini assumono la
tipica forma a "S", con rachide lessato. Infine disseccano. Un altro
sintomo che si può osservare sull'infiorescenza è la comparsa della
muffa. Grappoli: gli acini vengono colpiti quando non sono più grossi
di un pisello. Imbruniscono, disseccano, cadono. Anche qui può
formarsi la muffa.
Gestione della malattia: la pioggia e l'umidità favoriscono l’insorgenza
del fungo più di tutti gli altri fattori; infatti la prima linea di difesa
dovrebbe essere quella di adottare pratiche culturali che migliorino il
drenaggio del terreno ed il buon flusso d'aria attraverso la vigna e le
diverse viti. Migliorare la struttura del terreno attraverso la
somministrazione del compost e l'inoculazione con i funghi
mycorrizza ridurrà l’umidità nel vigneto, come pure generalmente
promuoverà la salute della vite. L'applicazione iniziale di compost
come pacciame seppellirà l'inoculo riducendo l'incidenza della
malattia all’inizio della stagione. Potrà essere ancora necessario
utilizzare un certo quantitativo di fungicida ma il vigneto risulterà
comunque rafforzato. Sull'uva da vino e su altre cultivar altamente
suscettibili, applicare fungicida fin da due - tre settimane prima della
fioritura, durante la fioritura (se la fioritura è lenta), dopo la fioritura,
ad intervalli di dieci - quattordici giorni. Sulle varietà meno suscettibili,
si può iniziare a trattare appena prima della fioritura. Infine ci si dovrà
adeguare alle condizioni atmosferiche. Se il tempo è favorevole
(asciutto) i trattamenti possono essere distanziati maggiormente nel
tempo. Preziosa risulta comunque ancora oggi l’applicazione della
regola dei 3 dieci: la prima infezione si può infatti verificare con
piogge superiori ai 10 mm (ed una persistenza di 3-3 ore), con
temperature minime di 10 °C e su tralci di almeno 10 cm.
Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: sono numerosi i
formulati commerciali utilizzabili, tutti a base di rame; il più diffuso
rimane la Poltiglia Bordolese. Va tenuto però presente il loro uso
nelle fasi iniziali di ripresa vegetativa della pianta è dannoso perché
riduce proprio l’attività vegetativa e l’allegagione, in questa fase è
consigliabile limitarsi ad usare propoli.
97
3.6.f Attacchi batterici
Tumore batterico o Rogna (Agrobacterium tumefaciens): è una
malattia batterica che interessa oltre seicento specie di piante. Ci
sono variazioni o biovarianti differenti, con la biovariante che è quella
più comune sulle viti. La V. vinifera è la specie più suscettibile alla
malattia. La malattia è caratterizzata da tumori sulle radici, sul tronco
e sulle branche delle viti; la maggior parte delle infezioni solitamente
si trova sul tronco più basso, vicino alla linea del terreno. In alcuni
casi, le iperplasie si possono formare velocemente e perfino cingere
un tronco giovane nell’arco di una sola stagione. Nella radice
attaccata si può interrompere il flusso dell’acqua e delle sostanze
nutrienti e può verificarsi uno sviluppo ridotto e, occasionalmente, la
morte della vite. I tumori sono più frequenti dove ci sono ferite nel
legno, come accade nei climi freddi dove i tronchi possono essere
danneggiati dal gelo, o dove gli operai della vigna trascurano le ferite
delle viti.
Sintomi: sono visibili soprattutto sulla parte bassa del tronco e sul
colletto, raramente su tralci e radici. Essi consistono in proliferazioni
anomale (iperplasie) di dimensioni variabili, dette "tumori", o "galle".
Inizialmente sono molli, in seguito si induriscono e lignificano. Si
estendono assumendo una forma corrugata ("rogna"). In seguito
all'infezione, la pianta produce germogli molto ridotti e nei casi più
gravi muore. Il batterio, che vive nel terreno raggruppato in colonie,
penetra all'interno della pianta attraverso ferite (tagli di potatura, …),
quindi si diffonde dando inizio al processo d'infezione. Una volta
instaurata l'infezione, le cellule colpite proliferano abnormemente fino
a formare le galle. L'infezione localizzata può aggravarsi qualora il
batterio riesca ad introdursi nel sistema vascolare e a diffondere in
tutta la pianta. Alla fine del ciclo infettivo il batterio fuoriesce, sempre
tramite ferite dei tessuti della pianta, e va nel terreno per spostarsi
sulle piante vicine.
La gestione della malattia: Biovar 3 è l'unico tipo normalmente
presente nei vigneti e la malattia può essere evitata piantando le viti
in terreni in cui la vigna non è mai stata impiantata prima. Il batterio
non può essere controllato dai prodotti chimici perché vive nel
terreno. Nel piantare le nuove vigne, scartare tutte le viti con tumore.
In vigne già impiantate, tagliare tutta la parte attaccata dal tumore, se
possibile.
3.6.g Attacchi virali
La malattia virale è spesso difficilmente individuabile. Un certo virus
può infettare le viti senza nuocere apparentemente le piante o
persino interessare le piante, producendo i sintomi, soltanto quando
la varietà infettata si innesta su un secondo tipo più sensibile al virus.
98
Altre piante infettate dal virus possono essere molto vigorose ma
ridurre il rendimento. Per almeno un secolo, i virus si sono diffusi con
i tralci prelevati da piante infette. Ora è conosciuto solitamente che i
nematodi ed alcuni insetti succhiatori possono diffondere i virus, ad
un tasso lento. Il tasso di diffusione non è veloce, per cui la presenza
di una vite malata nella zona non è causa seria di preoccupazione,
benchè dovrebbe essere distrutta se possibile perevitare il diffondersi
della malattia. “La cura„ migliore attualmente è di cominciare con
materiale certificato virus-esente.
3.6.h Attacchi di insetti25
Un elevato numero di insetti si alimenta delle viti ed in particolare
dell'uva.
Fortunatamente,
non
tutti
sono
presenti
contemporaneamente
nella stessa zona! I viticoltori devono
occuparsi solitamente di combattere soltanto una o comunque poche
specie alla volta. Conoscere i cicli vitali degli insetti parassiti aiuta i
coltivatori a trovare i rimedi giusti, minimizzando i danni arrecati dagli
attacchi.
La Fillossera (Phylloxera vastatrix o Viteus vitifoliae) è un afide
originario del Nord America e giunto in Europa alla fine del XIX
secolo. I danni provocati da questo afide sono differenti in base alla
specie di vite colpita: sulle viti europee (Vitis vinifera, Vitis silvestris)
la fillossera provoca danni limitati al solo apparato radicale e non
sulla chioma (anche se ultimamente sono stati riscontrati numerosi
casi di danni fogliari anche su viti europee); sulle viti americane (Vitis
rupestris, Vitis berlandieri, Vitis riparia) provoca danni limitati
all'apparato aereo e non sulle radici. Per questo vengono effettuati gli
innesti di vite europea su piede di vite americana.
Sintomi: sulle radici si formano tuberosità e nodosità in seguito alle
punture effettuate dall'insetto. In questo modo viene compromessa la
normale funzionalità dell'apparato radicale, che va incontro a
disfacimento. Inoltre l'afide penetra all'interno della radice stessa
dove produce sostanze ormonali che rendono il tessuto più debole e
facilmente attaccabile da funghi e batteri, responsabili di infezioni
letali (ad es. cancri). Sulle foglie le punture della fillossera provocano
la formazione, in prossimità della pagina inferiore, di "galle" all'interno
di ognuna delle quali sono alloggiate in media 500 uova. Anche i
25
Riferimenti bibliografici: Lon Rombough, "The grape grower: a guide to
organic viticulture", Chelsea Green Publishing Co., 2003.
Cornell University of New York. Integrated Pest Management Program
(http://nysipm.cornell.edu/factsheets/grapes/default.asp).
99
piccioli fogliari, i viticci ed i tralci erbacei vengono interessati
dall'attacco dell'afide.
Controllo biologico: La lotta alla fillossera consiste essenzialmente
nel ricercare le varietà americane più adatte a fungere da portinnesto
per quelle europee. Nella costituzione di nuovi impianti, vengono cioè
utilizzate piante innestate in cui l'apparato radicale (portinnesto o
piede), resistente alla fillossera, viene fornito da specie americane;
mentre la porzione epigea (varietà innestata) appartiene a specie
europee. Nelle zone, invece, dove ancora vengono utilizzate viti non
innestate, la lotta alla fillossera viene fatta tramite alcuni importanti
accorgimenti quali: impiantare su terreni sabbiosi, che ostacolano la
diffusione dell'afide; solarizzare il terreno prima di un nuovo impianto.
Tignola dell'uva (Endopiza viteana Clemens), le tignole sono gli
insetti (lepidotteri) più nocivi per la produzione viticola, sono delle
farfalle che si nutrono del succo degli acini causandone
l’avvizzimento, inoltre i bruchi che nascono dalle uova di queste
farfalle favoriscono la diffusione della muffa grigia.
Gli adulti a maggio, prima del periodo dell’infiorescenza, cominciano
ad emergere dalle crisalidi ibernate, che svernano al di sotto del
ritidoma dei tralci. Gli adulti cominciano a volare verso la fine di luglio,
fino l'inizio di settembre. Durante la maggior parte del giorno, i
lepidotteri si riposano sulle viti. Intorno a metà pomeriggio-sera
diventano attive ed il loro veloce volo a zig zag può essere osservato
fin dopo il tramonto.
Le uova: all’inizio della primavera le uova vengono deposte
separatamente sui germogli, sui gambi, o sulle bacche di recente
formazione. Successivamente, la maggior parte delle uova sono
deposte direttamente sugli acini dell'uva. A secondo della
temperatura, le uova schiudono dopo quattro - otto giorni.
Le larve appena covate sono colore crema chiaro con una testa
marrone scura e uno schermo toracico. Mentre la larva si sviluppa, il
corpo vira al verde e poi al porpora. La testa della larva matura è
marrone chiaro ma lo schermo toracico rimane colorato di scuro. La
maggior parte delle larve di seconda generazione si sviluppa nella
terra, dove costruiscono nelle foglie cadute la casa dove
sverneranno.
Le crisalidi : la tignola dell’uva sverna nella stadio di pupa. Le crisalidi
hanno una lunghezza inferiore ai 0.7 centimetri e sono di colore
marrone con una tonalità verde sull'addome o interamente verde
scuro.
Danni : La prima generazione non crea molti problemi, mentre dalla
seconda le larve compiono danni sui bottoni fiorali erodendoli e
avvolgendoli da fili sericei con cui formano dei glomeruli, e sugli acini
100
nei quali penetrano svuotandoli e portandoli a marcire.
Favoriscono lo sviluppo della botrite.
Controllo biologico consiste nell’utilizzo di trappole feromoniche,
confusione sessuale, Bacillus Thuringiensis che agisce per
ingestione sulle larve.
Insetto minatore del tralcio di vite (Ampeloglypter sesostris
LeConte) è una delle due specie di Ampeloglypter che possono
danneggiare lo sviluppo dei nuovi tralci di vite.
Gli adulti sono di colore bruno-rossastro, piccoli di lunghezza di 0.8
centimetri con un distintivo capo allungato a forma di proboscide
(rostro). Eccetto che per il loro colore, sembrano simili agli adulti neri
lucidi dell’altra specie (vedi di seguito). La deposizione delle uova
comincia in maggio o in giugno quando i tralci hanno una lunghezza
di 25 - 50 centimetri. Nella selezione del luogo di deposizione delle
uova, la femmina tende a evitare i nodi del tralcio che fruttificheranno.
Nella metà dell'estate, gli adulti cominciano ad emergere dai rami
infestati. L'emersione dell'adulto continua fino a settembre.
Le uova femmina scava una piccola cavità appena sopra un nodo.
Dopo la deposizione dell'uovo singolo nella cavità, la riempie di
materiali di protezione. Soltanto il primo foro contiene un uovo.
L'uovo è bianco ed ovale. L'uovo schiude dopo sette - dieci giorni.
Le larve Il tralcio si presenta gonfio nella zona della ferita di
deposizione delle uova. La larva giovane si alimenta del tessuto che
circonda la cavità dell'uovo. Successivamente si alimenta del midollo
lungo il centro del tralcio, al di sopra o sotto la scorticatura. La larva
matura è bianca con una lunghezza di ca. 1 cm. , ha una testa
marrone chiaro con la bocca scura.
Le crisalidi sono all’interno della scorticatura del tralcio, assomigliano
all'adulto (con le zampette ed il muso chiaramente distinguibili) sono
di colore chiaro ma diventano scure prima di diventare adulte.
L’ultima fase dura circa due settimane.
Danni Il rigonfiamento sul tralcio è causato dalla ferita di deposizione
delle uova e raggiunge il 100% dopo sei - otto settimane. I
rigonfiamenti sono solitamente due volte più spessi del tralcio e di
lunghezza da 2.5 a 3.5 centimetri. Sono situati proprio sopra i nodi e
sono di forma uniforme tranne una cicatrice longitudinale profonda
dal lato della scorticatura dove la femmina ha fatto la cavità di
deposizione dell'uovo. Sui rigonfiamenti dove lo sviluppo dell’insetto
si è completato con la loro fuoriuscita, un foro rotondo di uscita può
essere trovato vicino alla cicatrice longitudinale. Sulle varietà che
producono fruttava nera, la corteccia ed il legno che circondando la
ferita assumono un colore porpora rossastro. Sulle varietà con frutta
bianca o verde, questo sbiadimento non si presenta. I rigonfiamenti
101
apparentemente hanno scarso effetto scarso effetto su vigore e su
sviluppo della vite, ma possono indebolire la resistenza meccanica
del tralcio e causarne la rottura.
Controllo biologico Tranne che in alcune zone solitamente gli attacchi
di questo insetto rappresentano un problema secondario. Poiché
sono attaccati soprattutto i nodi vegetativi finali del tralcio, per cui la
produzione d’uva non viene intaccata. Bisogna tagliare ed eliminare i
tralci attaccati prima che gli adulti ne escano in agosto.
Cinta del tralcio di vite (Ameloglypter ater LeConte) è una delle
due specie di Ampeloglpter che possono attacare i nuovi germogli
nati in primavera. È stato segnalato in molte regioni d’Europa.
Originalmente questa specie si nutriva delle piante selvatiche in
America, ma si è adattata molto bene alla vite coltivata. Presenta
soltanto una generazione all'anno.
Gli adulti neri lucidi sono piccoli con una lunghezza di 0.3 centimetri,
presentano un muso curvo caratteristico. Tranne il loro colore,
assomigliano agli adulti bruno-rossastri dell’insetto minatore dei tralci
di vite (Sesostris LeConte). Gli insetti adulti emergono dai tralci
infestati durante il mese di agosto e successivamente svernano sugli
scarti del vigneto nel terreno. Nel maggio dell’anno seguente, gli
adulti lasciano i loro luoghi di svernamento. Quando i tralci di vite
hanno una lunghezza di 30 - 50 centimetri, solitamente verso la fine
di maggio prima di fioritura, la femmina comincia a fare le sue uova
ed a cingere i nuovi tralci. La deposizione delle uova continua per
circa un mese.
Le uova Le femmina produce una piccola cavità nel tralcio, in cui
depone un singolo uovo e dei materiali di riempimnento. Allora
continua a cingere il tralcio in due punti: appena sotto la cavità
dell'uovo e parecchi centimetri sopra. L'uovo è ellittico e grigiastro.
Occorrono circa dieci giorni per la chiusura dell’uovo.
Le larve completamente sviluppate hanno una lunghezza di circa 5
centimetri, colore bianco e testa marrone. Lo sviluppo larvale si
completa in un mese. Il tralcio in cui la larva si alimenta viene
interrotto al punto cinto e la larva scava una galleria fino alla prima
gemma, per poi cadere al suolo.
Le crisalidi la forma di pupa si sviluppa all'interno del tralcio guasto
sulla vite o sulla terra. Lo sviluppo alla fase dell'adulto è completato
dopo circa due settimane. Le crisalidi sono colorate ma si
trasformano in un colore più scuro prima dell'emersione. Alcune delle
caratteristiche dell'adulto quali le zampette ed il muso sono già
chiaramente individuabili in questa fase.
Danni l’attacco causa l’arresto dello sviluppo dei nuovi tralci e la loro
curvatura sopra sopra la cintura, con conseguente caduta al suolo
102
del tralcio. Le viti attaccate hanno un'apparenza molto brutta che
farebbe pensare a danni molto seri alla pianta. Tuttavia, i danni reali
sono solitamente secondari. Cingendo lo sviluppo terminale del
tralcio l’attacco ha pochi o nessun effetti sul raccolto a meno che le
gemme vicino alle punte attacate del tralcio non siano a frutto.
Controllo I tralci danneggiati stagioneranno tagliati ed eliminati il
prima possibile. Tagliare i tralci infestati sotto la cintura più bassa
prima che gli adulti emergano d’estate e distruggerli può contribuire a
ridurre la popolazione svernante.
Le Cicaline svernano allo stadio adulto e si trovato in primavera sulle
foglie basali. Le cicaline dell'uva adulte sono di colore giallo chiaro
con macchie distintive marroni e rossastre scure. Le uova della prima
nidiata sono riposte nel tessuto epidermico delle foglie in aprile ed in
maggio e sembrano e si presentano a forma di ampolla. Le crisalidi
sono quasi trasparenti una volta emerse, diventando poi di colore
arancione-marrone/giallo-marrone, contrariamente alle crisalidi
bianche delle altre cicaline.
Danni Alimentandosi le crisalidi e gli adulti delle foglie, queste
assumono punteggiature giallo chiaro. La perdita di efficienza delle
foglie può verificarsi in caso di forti attacchi. Ciò può provocare la
solarizzazione della frutta e può indebolire la vite per la stagione
seguente. Può inoltre ridursi il grado zuccherino dell’uva. Gli adulti
delle cicaline quando sono presenti in popolazioni numerose
rappresentano inoltre un fastidio per gli operai addetti alla raccolta.
Controllo biologico normalmente gli insetti sono contenuti dai loro
nemici naturali (specie Anagrus) che si nutrono delle uova. Questi
parassiti possono essere più abbondanti in vigne che sono adiacenti
agli ospiti alternativi delle cicaline, quali prugno, mandorlo ecc.. Dopo
che un uovo di cicalina è stato parassitizzato, diventa visibilmente
rosso. I predatori generali delle cicaline dell'uva includono il
neurottero (specie Chrysopa), insetti minuscoli (speci Orius),
scarabei (specie Hippodamia) e ragni ed acari predatori. L’acaro
predatore Anystis agilis è un predatore importante per contenere i
primi stadi dell’insetto.
Controlli colturali Rimuovere le erbacce nella vigna e nelle zone
circostanti prima che le viti comincino a svilupparsi in primavera per
ridurre le popolazioni di cicaline che potrebbero attaccare il nuovo
fogliame. L'uso di un falciatore è particolarmente efficace per il
controllo degli adulti svernanti, soprattutto se si falcia nella mattinata
prima che la temperatura aumenti ed inizino i voli. Rimuovere le
foglie basali prima che le cicaline adulte emergano ridurrà
normalmente i picchi delle popolazioni di cicaline durante la stagione
del 30 - 50 per cento. Inoltre, la rimozione delle foglie migliorerà
103
l'efficacia degli antiparassitari. Nelle zone produtrici più calde, fare
attenzione a non rimuovere un numero eccessivo di foglie, che
possono condurre alla bruciatura dell’uva. Impedire lo sviluppo troppo
vigoroso della vite inoltre contribuirà a limitare le cicaline.
Verme delle radici della vite (Fidia viticida Walsh), o GR, è una
specie natale di scarabeo della foglia. Gli ospiti di questo parassita
sono la vite (specie Vitis), la Vite canadese (Parthenocissus
quinquefolia) e l’albero di Giuda (Cercis canadensis). Alimentandosi
le larve di GR delle radici delle viti possono danneggiare seriamente
dal punto di vista economico il viticoltore. Il verme delle radici dell'uva
produce soltanto una generazione all'anno. Le uova sono depositate
sotto la corteccia delle viti dalle femmine dell'adulto. Le larve degli
insetti spendono nove - dieci mesi nel terreno e si alimentano sulle
radici. Gli adulti si alimentano sul fogliame dell'uva e fanno le uova
per circa un mese. Il GR richiede almeno un anno per completare il
proprio ciclo di vita.
Gli adulti Benchè la fase d'alimentazione dell'adulto comporti un
limitato danneggiamento delle foglie delle viti, il controllo del GR è
realizzato il più facilmente in questa fase. Gli scarabei dell'adulto
cominciano ad emergere dal terreno fra fine maggio e metà luglio,
dipendendo questo dalle variazioni annuali nelle temperature del
terreno. La durata degli adulti è altamente variabile, e va da una a
sette settimane in laboratorio.
L'adulto GR ha una lunghezza di circa 1-1.2 centimetri ed è di colore
grigio-marrone peli che coprono il torace e le ali. Inizialmente, gli
scarabei sembrano concentrati nella loro alimentazione fra le foglie
dei polloni e dei tralci più bassi. Quando sono però presenti in alta
concentrazione, gli scarabei GR sono stati trovati ad alimentarsi sulle
foglie dell’impalcatura superiore e sugli acini d’uva. Sembra esserci
un picco nell'attività intorno a metà mattinata.
Le uova Le femmine mature producono le loro prime uova tre - sette
giorni dopo la loro levatura, gerneralmente fra l'inizio di giugno e la
fine luglio. I picchi di deposizione delle uova si hanno fra fine giugno
e fine luglio, ma possono continuare in settembre. Le uova di GR
possono essere trovate in vigne infestate sbucciando con attenzione
strisce della corteccia dalla vite. L'uovo risiede in fessure strette fra
gli strati della corteccia del fusto e dei tralci. Le uova sono di colore
giallo cremoso, oblunghe 0.2 centimetri, è depositate in serie pronte
a schiudersi in dieci - quindici giorni.
Le larve Le larve di GR sono bianche panna con una capsula
marrone scura. Si muovono dal luogo di covata sotto la corteccia
verso il terreno, in cui avviene tutto l’ulteriore sviluppo larvale. Lo
sviluppo attraverso la fase larvale progredisce mentre le larve si
104
alimentano sulle radici dell'uva durante il periodo della crescita.
Questa è la fase che danneggia la vite. Comunque la maggior parte
delle larve completano lo sviluppo attraverso tutte e cinque le fasi
larvali durante il singolo periodo della crescita, alcune larve non
completano lo sviluppo larvale prima dell'inizio dell'inverno e devono
continuare a svilupparsi nelle seguenti stagioni. A completamento
dello sviluppo larvale nel seguente periodo della crescita, queste
“larve biennali„ rimangono nel terreno per la durata della loro
seconda stagione. Dallo stadio di pupa emergono come adulti la
stagione seguente. Mentre attivamente si alimentano sulle radici, la
maggior parte dei GR rimangono all'interno dei 30 centimetri
superiore di terreno. Più tardi, entrano più profondamente nel terreno
e formano le cellule svernanti.
Le crisalidi Dopo lo svernamento, le larve costruiscono un
alloggiamento in cui si sviluppano le pupe. Questa avviene nei 15
centimetri superiori di terreno ed è completata in circa quattordici
giorni. Le crisalidi hanno una lunghezza di 0.3 - 0.8 centimetri e sono
inizialmente di un bianco madreperlaceo, ma il corpo diventa sempre
più marrone ed il colore degli occhi si scurisce progressivamente. Gli
adulti recentemente covati rimangono nella cellula pupale parecchi
giorni prima dell'emersione dal terreno.
Danni : quelli più gravi sono causati dalle larve che si alimentano
sulle radici. Tuttavia, danni notevoli sono pure quelli degli adulti sulle
foglie. Nelle infestazioni pesanti, gli scarabei sono stati osservati
mentre si alimentavano sugli acini acerbi oltre che sulle foglie. Il
danneggiamento del sistema che radicale deriva dalle alte densità
delle larve di GR che possono arrestare e, in alcuni casi, persino
uccidere le vigne. Le larve preferiscono le piccole radici tenere, ma
nell'infestazione pesante sono state osservate scavare canali lungo
la corteccia interna di radici più vecchie e più grandi.
Controllo Il controllo è più facile se condotto nella fase adulta. La
chiave per il controllo efficace dell'adulto GR è la sincronizzazione
adeguata dei trattamenti. I trattamenti applicati troppo presto non
possono persistere abbastanza a lungo per uccidere gli adulti
durante il periodo di quattro settimane in cui la maggior parte emerge
dal terreno. I trattamenti dovrebbero fatti quando i primi scarabei
sono osservati nelle vigne. Questo periodo varierà da fine maggio a
metà-luglio, dipendendo dalla posizione. I coltivatori dovrebbero
controllare con attenzione le loro vigne ogni settimana che segue
l'applicazione dei trattamenti. Un secondo shold di applicazione è
fatto se vengono rilevati insetti adulti. I nematodi predatori
dovrebbero essere provati, almeno a titolo sperimentale, si sono
applicati al terreno alla fine dell'estate. Gli esperimenti suggeriscono
105
che una pacciamatura pesante effettuata quando le larve stanno per
entrare nel terreno potrebbe ostacolarle.
Scarabeo verde o scarabeo giapponese (Popillia japonica
Newman) è un insetto distruttivo. Gli adulti si alimentano su fogliame
e fruttificano, scarnificando le foglie e danneggiando o distruggendo
la frutta. Le larve si sviluppano nel terreno, alimentantesi sulle radici.
Ciclo di vita l’adulto è lungo 1.2 centimetri, ha un corpo verde
metallizzato, le ali esterne sono di colore bronzeo, presentano sei
piccole linee di peli bianchi lungo i lati e la parte posteriore del corpo
sotto i bordi delle ali. I maschi sono solitamente un po' più piccoli
delle femmine. Gli adulti sono visti solitamente all'inizio dell'estate. Le
femmine lasciano intermittentemente le piante, e vivono nel terreno a
circa 7 centimetri terrai profondità - solitamente in tappeti erbosi - e
fanno alcune uova, ripeteno questa operazione fino a fare quaranta sessanta uova totali. Le uova schiudono nella metà dell'estate. Le
larve si alimentano sulle radici principali fino a raggiungere 2.5
centimetri di lunghezza. in autunno tardo, burrosi ritirano a 10 - 20
centimetri nel terreno e rimangono inattivi tutto l'inverno. L’adulto
dello scarabeo emerge quasi un anno dopo che l'uovo è stato
deposto.
Controllo viene svolto principalmente sugli adulti a mezzo di trappole
feromoniche e la confusione sessuale. Quando gli scarabei volano,
se le trappole di riempono in un giorno, vuol dire che si è in presenza
di un’attacco che richiede grande attenzione. Se la parte inferiore
della trappola si riempie invece dopo ca. una settimana, vuol dire che
non esiste una popolazione locale e gli scarabei provengono da altre
zone, poiché possono volare un miglio o più alla ricerca di cibo. Per
valutare le popolazioni larvali a fine estate (da agosto ad ottobre) ed
in primavera (aprile a giugno) bisogna quadrato di 20x20 centimetri di
tappeto erboso profondo 8 centimetri al bordo delle zone marroni o
guaste del prato, le quali probabilmente sono infestate dalle larve.
Fare girare la zolla sul giornale e cercare le larve tra le radici.
Rimettere a posto il tappeto erboso ed innaffiarlo, ripetere quindi
l’operazione in parecchie zone per ottenere una media significativa.
Se sono presenti più di 30 larve per metro quadro, il trattamento
dovrebbe essere effettuato.
Metodi di controllo biologici Per combattere le larve nel terreno,
utilizzare nematodi parassiti. L’Heterorhabditis bacteriophora è un
tipo disponibile in commercio che si alimenta con le larve. Il bacillus
thuringiensis (Bt) è registrato per controllo dello scarabeo del
giappone soltanto nella fase larvale. La spora lattea (Bacillus
Popillae) è stata registrata per uso sulle larvee dello scarabeo
giapponese dal 1948. Quando la larva mangia le spore, queste
106
germinano nell'intestino ed entrano nella circolazione sanguigna.
L'accumulazione della spora causa la caratteristica apparenza lattea.
La malattia lattea della spora può sopprimere lo sviluppo di grandi
popolazioni dello scarabeo. Altri due parassiti dello scarabeo
giapponese sono il Tihia vernalis e l’Istocheta Aldrichi. Sono stati
adottati con successo in alcune zone, ma non sono ancora disponibili
in commercio.
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INSETTI
3.7 Raccolta e trasporto dell’uva biologica
I grappoli d'uva vengono raccolti in una sola passata in campo. La
maturità deve quindi essere determinata esattamente; la scelta in
gran parte determina la qualità del prodotto - all'interno dei limiti o
delle possibilità della varietà o delle varietà interessate. Più sensibile
è la varietà, più importante è effettuare la raccolta al giusto momento
di maturazione. Un acino d'uva è maturo quando raggiunge una
composizione chimico-fisica ottimale per la varietà e per il tipo di vino
che si intende ottenere. Le viti nella stessa vigna possono avere un
diverso tempo di maturazione e la differenza può essere legata nelle
diverse zone della vigna alle differenze nel tipo di terreno, nella
profondità, nella fertilità e nella penetrabilità dell'acqua. Anche le viti
della stessa età e vigore, che sono state però potate diversamente,
presenteranno un diverso periodo di maturazione delle uve. Oltre
queste differenze, ci sono effetti delle condizioni termiche regionali e
stagionali che possono notevolmente alterare l'equilibrio
composizionale della frutta in una data fase della maturità; l'uva che
matura nel clima caldo o nella stagione calda ha più zucchero e
meno acido di quella che matura in climi più freddi. Inoltre, ha meno
acido allo stesso grado Brix e l'acido malico risulta più basso.
3.7.a Prova in campo della maturazione dell’uva
Poiché le cause di variabilità nella composizione dell’uva sono così
varie, è evidente che la maturità deve essere esaminata in tutte le
diverse zone della vigna. Praticamente ogni varietà deve essere
esaminata separatamente. Se una varietà è piantata in più di un
campo, dovrà essere esaminata in ogni campo. Il campionamento
107
dovrebbe iniziare due o tre settimane prima della data probabile della
raccolta. I campioni degli acini dovrebbero essere raccolti a caso
dalle viti in tutte le parti del campo. Le viti vicino agli alberi non
dovrebbero essere prese in considerazione. Brix, acidità titolabile e
pH dovrebbero essere determinati. I valori limite dovrebbero essere
stabiliti per ciascuno di questi e per il rapporto Brix/acidità. Quando il
livello minimo del Brix è raggiunto, allora gli altri valori dovrebbero
essere controllati con attenzione. Quindi ci si accerterà che l'uva
abbia abbastanza zucchero per fornire il necessario livello alcolico
quando si avvierà la fermentazione e, allo stesso tempo, ci si
accerterà che il livello di acidità ed il rapporto Brix/acidità sia idoneo
al raggiungimento della qualità desiderata. Ogni cantina dovrebbe
determinare il Brix, l'acidità, il pH ed il rapporto ottimale Brix/acidità
per le proprie caratteristiche e le varietà presenti in campo.
3.7.b Metodo di raccolta
Come è stato indicato, i test di verifica più significativi per verificare la
maturità dell'acino d'uva riguardano il contenuto zuccherino, l'acidità,
il pH ed il rapporto Brix-acidità. Il test di verifica impiegato più
comunemente per determinare il periodo di raccolta riguarda il grado
zuccherino. Quello che viene solitamente determinato è il livello dei
solidi solubili totali espresso in gradi Brix, effettuato con il
rifrattometro. Anche se questa prova non è così specifica può fornire
risultati interessanti se lo strumento è ben calibrato. La temperatura
deve essere misurata e la spremuta degli acini deve essere effettuata
correttamente. Lo strumento di misura deve essere mantenuto pulito.
Si dovrebbe inoltre tener conto del livello di acidità. Un compromesso
fra il livello desiderabile dei solidi solubili totali ed il livello dell'acidità
totale può essere necessario occasionalmente per impedire all'acidità
di scendere troppo in basso, particolarmente se il tempo è caldo
variabile durante il periodo di maturazione. La massima qualità del
vino può essere raggiunta soltanto se il livello dell'acidità totale è
seguito durante la maturazione come guida per fissare la data della
raccolta. In misura limitata il pH può essere usato come la sola base
per la determinazione di quando i grappoli dovrebbero essere
raccolti. Il pH è importante per avere uve da tavola belle e colorate,
ma i vini sono fatti per essere bevuti non semplicemente per essere
guardati. Il grado alcolico e l'aroma sono anche fattori critici nella
determinazione della qualità. Allora, anche, lo sviluppo del sapore è
più o meno parallelo con quello dello zucchero e nessun acino d'uva
raggiunge il proprio sapore completo, distintivo, caratteristico, fino a
quando non si giunge ai 20° Brix o più. Il rapporto Brix/acidità è più
importante della sola misurazione del grado zuccherino per la
determinazione del miglior periodo di raccolta. Per questo, il test
108
migliore è quello basato sulla verifica di tutti i singoli costituenti
dell'uva. Il motivo è che il rapporto comprende due dei fattori primari
del gusto dell'uva -dolcezza ed acidità- oltre ad essere basato sui due
costituenti presenti in maggior misura nell’acino d’uva. È anche
importante verificare il rapporto zucchero/acidità durante
l’avanzamento della maturazione dell’uva. Contrariamente alle uve
da tavola, l'uva da vino è raccolta normalmente nella gamma di valori
compresa tra 20° e 25° Brix. Se i mosti raggiungono questo grado di
maturità i vini avranno l'aroma, il sapore e l'equilibrio varietali
caratteristici. Con la maturazione avanzata, particolarmente nelle
regioni calde ed in un periodo di caldo prolungato durante la
maturazione, l’acidità può scendere tanto in basso da compromettere
la qualità del prodotto. Un effetto simile deriva dal supersfruttamento,
che fa ritardare la maturazione. In considerazione di questi fattori e
del pericolo relativo allo squilibrio dei costituenti principali, più alto è il
rapporto Brix/acidità migliore (con un'acidità favorevole) sarà la
qualità di vino.
3.7.c Grado di maturazione dell’uva
Prima di raccogliere è quindi necessario aspettare che gli acini d'uva
abbiano compiuto il loro naturale sviluppo ed il rapporto dei diversi
componenti - lo zucchero, l'acidità, il pH e, particolarmente, il
rapporto Brix-acidità- sia a livello ottimale per la produzione di un vino
di qualità. L’uva deve anche presentarsi bene ed avere la qualità
necessaria per raggiungere la cantina in buon stato. Questa
considerazione è collegata alla prontezza della raccolta, in quanto la
frutta che ha raggiunto la maturità adeguata nella vigna deve ancora
essere accettabile quando raggiunge la cantina. Un'altra
considerazione importante è la cura nel maneggiamento. L'uva
diventa più facilmente danneggiabile quando si avvicina alla maturità
completa; il grado, naturalmente, differisce tra le diverse varietà, ma
l'uva troppo matura di tutte le varietà è molto suscettibile ai danni
meccanici. La distanza della vigna dalla cantina deve inoltre essere
considerata. L'uva può essere raccolta anche ad uno stadio più
maturo se la distanza da coprire è breve.
3.7.d Cura nella raccolta e nella manipolazione
La procedura della raccolta è un fattore importante per mantenere
l’integrità degli acini. Nella raccolta bisognerebbe fare attenzione a
non danneggiare gli acini. Ciò richiede che i raspi d’uva siano tagliati
individualmente e che il prodotto raccolto non venga gettato con
violenza nei contenitori. Questo potrebbe infatti provocare la rottura
di molti acini, generando le circostanze che favoriscono il
deperimento dell’uva, con conseguente diminuzione della qualità del
109
prodotto finale. Non appena i contenitori sono pieni, dovrebbero
essere spostati verso la cantina. Il rapporto della temperatura dell'uva
raccolta con l’avvio del deperimento viene trascurato da taluni
produttori. Per fortuna molte cantine sono in grado di mantenere
basse le temperature di fermentazione, altre purtroppo non riescono
a mantenere le temperature al di sotto di valori alti (80° e 90° F – ca.
30 °C) a causa delle cattive condizioni di arrivo dell’uva , con
conseguente scarsa protezione rispetto allo svilupparsi di
microrganismi indesiderati. Permettere che gli organismi che
causano il deperimento del prodotto
sviluppino all’inizio del
processo, può rendere molto difficile l’opera dell’enologo che intenda
produrre vino di qualità. Le dimensioni del mezzo di trasporto dell’uva
dovrebbero essere rispondenti al ritmo di raccolta. Il trasportatore
dovrebbe continuamente fare la spola tra vigna e cantina, in modo da
consentire una rapida lavorazione delle uve raccolte. Un camion
molto grande costituisce una tentazione irresistible ad attendere fino
a che il carico non sia completo, malgrado il fatto che la consegna in
questo modo ritardi enormemente e, nella maggior parte delle
circostanze, l'uva prenda calore supplementare. Evidentemente, il
camion grande, particolarmente il gondola da 10 tonnellate, è il modo
più economico di trasportare l'uva; ma l'uva in questo caso arriva in
pessime condizioni.
3.7.e Procedura di raccolta
Sono stati sviluppati numerosi dispositivi per la meccanizzazione
della raccolta dell’uva ed alcuni di essi hanno reso l’operazione molto
economica, anche se l’uva viene trattata in modo approssimativo.
I metodi più diffusi prevedono generalmente l’impiego di uno o più dei
seguenti vecchi o nuovi dispositivi: il tino da campo di 50 libre (ca. 23
kg); un contenitore da 1 tonnellata; un contenitore da 2 tonnellate
costituito da due parti staccabili; un contenitore da 3 a 5 per la
raccolta a mano.
Il contenitore da campo: della capacità di 50 libre (ca. 23 kg),
tradizionalmente usato per trasportare i grappoli d'uva dalla vigna alla
pigiadiraspatrice. Ha una lunghezza di 21 pollici (ca. 53 cm), una
larghezza di 14 pollici (ca. 35 cm) ed una profondità di 9 pollici (ca.
23 cm). I grappoli vengono toccati una sola volta e riposti
direttamente nel contenitore; se selezionati con attenzione, I grappoli
possono così giungere in buone condizioni al macchinario di
lavorazione. Un altro vantaggio di questo tipo di contenitore è
rappresentato dalle ridotte dimensioni. Si riempie velocemente e
quindi l’uva può essere lavorata a breve distanza dal momento della
raccolta.
110
Il contenitore da 1 tonnellata: misura circa 4 piedi x 4 piedi (ca. 1,2 m
x 1,2 m), con una profondità di circa 3,5 piedi (ca. 1 m). È fatto di
lamiera sottile, con saldature di sicurezza e l’interno trattato con un
liquido protettivo di prima scelta per prevenirne la corrosione. Questo
contenitore è molto usato in alcune zone costiere dove lo spazio nella
vigna è troppo limitato per il passaggio di un camion fra le file. In tale
situazione i contenitori vengono posti lungo un lato del vigneto, in
posizione conveniente per la ricezione dell'uva dalle viti di otto o
dodici mezzi filari. L'uva dell'altra metà di questi filari sarà portata
verso i contenitori situati all'altra estremità del blocco. L'uva viene
selezionata e raccolta in contenitori da campo e riversata nei
contenitori più grandi.
Il contenitore staccabile da 2 tonnellate. Fatto di una lamina di acciaio
moderatamente pesante, è ricoperto all'interno di lacca di prima
scelta per la protezione contro la corrosione. Ha una lunghezza di
circa 8 piedi, una larghezza di 4 piedi ed una profondità di 3.5 piedi
(ca. 2,5 m x 1,2 m x 1 m). Sono dotati nella parte superiore alla metà
di ogni lato di ganci per il meccanismo di elevazione. Questi
contenitori vengono posti su un rimorchio stretto a due ruote che può
essere tirato fra la viti con un piccolo trattore. Si procede alla raccolta
contemporanea di due filari di viti dal lato in cui il contenitore viene
trainato. L'uva viene raccolta in secchi e poi riversata nel contenitore
grande. Solitamente, cinque o sei raccoglitori lavorano insieme.
Quando il contenitore è pieno, il trattore lo porta via e ne arriva
un’altro vuoto che viene posizionato dov’era quello che si èra
riempito.
I contenitori da 3 - 5 tonnellate chiamati anche gondole, sono di
acciaio pesante e saranno montati permanentemente su quattro
ruote. Il rimorchio è tirato da un piccolo trattore nella vigna o da un
piccolo camion sulla strada principale.
Il semirimorchio richiede invece un trattore speciale, che è utilizzato
sia fra le file della vigna che sulla strada principale. I contenitori sono
larghi 42 - 84 pollici (1-2,1 m) e con le rotelle sotto gli angoli poste in
modo da poterli far passare fra le file di 8 - 12 piedi (2,5-3 m) senza
danneggiare le viti. Il contenitore è montato in modo da poter essere
estratto all’arrivo al centro di lavorazione, per mezzo di una gru. Nella
vigna i contenitori, o gondole, sono tirati fra i filari così come l'uva
viene raccolta. L'uva viene raccolta con i secchi è poi riversata nel
contenitore grande. Sei - otto raccoglitori possono lavorare per
riempire un contenitore a gondola. Il contenitore riempito viene quindi
portato via e sostituito da uno vuoto. I contenitori pieni sono portati a
scaricare direttamente alla cantina. Quando la distanza fra la vigna e
la cantina è minore di dieci miglia (ca. 15 km), il tempo di raccolta,
111
trasporto e lavorazione non dovrebbe superare 1-2 ore. Con questo
intervallo di tempo l’uva dovrebbe giungere alla cantina in buone
condizioni. Non c’è infatti il tempo necessario perchè si verifichi un
deterioramento del prodotto. I contenitori montati sui rimorchi a 2
ruote e di una capienza di 1 - 2 tonnellate sono utilizzati ampiamente
nei vigneti. Questi sono trainati dai trattori e sono riempiti più o meno
allo stesso modo come gli altri. Quando il contenitore è pieno, è
spostato verso il lato della vigna e quello vuoto prende il relativo
posto. Sul lato della vigna la frutta è trasferita dal piccolo contenitore
ad un grande gondola, che lo trasporta alla cantina. Sia nell’uno che
nell’altro caso la frutta è fatta uscire su un nastro trasportatore che la
convoglia nella gondola. In questo modo però l’uva è maneggiata
molto approssimativamente e molti acini vengono rotti. Questo
trattamento non favorisce la consegna di uve sane.
3.7.f Macchinari per la raccolta dell’uva
La raccolta meccanica dell'uva è stata al centro dell'attenzione dei
viticoltori di molti paesi: Australia, Francia, Germania, Italia, Russia,
Stati Uniti ed altri. Ciascuno ha avanzato delle idee, quali la barra
falciante, la taglierina rotativa, l'aspirazione, i conimetri a urto ed i
vibratori. Le raccoglitrici meccaniche sono state adottate da diverse
aziende. Non tanto per le loro prestazioni attuali, ma a causa
dell'esigenza di migliorare l’efficienza produttiva. Ancor più che
nell'agricoltura convenzionale, l'uso di apparecchiature a risparmio
energetico dovrebbe essere valutato nell'agricoltura biologica. I
trattori dovrebbero essere analizzati secondo il loro fabbisogno di
combustibile e lubrificanteo. Un trattore dovrebbe essere selezionato
secondo le seguenti esigenze:
Motore: economico, possibile funzionante con combustibile
ecologico, catalizzato, filtro della fuligine, lubrificanti a base vegetale.
L'idraulica: Olio idraulico ecologico.
Peso: Il minore possibile
Trazione: Grandi ruote, regolazione antiscorrimento, trazione
integrale.
112
113
La raccolta dell’uva biologica dovrebbe essere comunque di tipo
manuale. In molti casi però in presenza di grossi vigneti è necessario
provvedere ad una certa meccanizzazione.
Raccolta e trasporto delle produzioni biologiche:
•
•
•
•
•
•
PROVA IN CAMPO DELLA MATURAZIONE DELL’UVA
METODO DI RACCOLTA
GRADO DI MATURAZIONE DELL’UVA
CURA NELLA RACCOLTA E NELLA MANIPOLAZIONE
PROCEDURA DI RACCOLTA
MACCHINARI PER LA RACCOLTA DELL’UVA
3.8 Post-raccolta
3.8.a Commercializzazione delle produzioni aziendali
La domanda “dove vendere l’uva prodotta?” è per ogni responsabile
di un’azienda vitivinicola importante quanto tutte le altre domande
riguardanti la produzione di vino. Come per tutti gli altri settori
economici sono validi i seguenti elementi fondamentali del marketing:
• la quantità determina il prezzo;
• quantità troppo grandi fanno calare i prezzi.
I produttori di vino devono orientarsi verso i canali distributivi esistenti
o crearne di nuovi, per tentare di sfuggire alle suddette regole di
mercato. Per trovare nuovi canali distributivi è necessaria un’analisi
della situazione aziendale, come pure una ricerca di mercato e la
valutazione delle informazioni ricavate. Anche se la quantità influisce
purtroppo molto di più sul prezzo del prodotto che non la qualità, le
114
vendite possono essere assicurate soltanto con una qualità stabile
delle produzioni. Il posizionamento dell’azienda vitivinicola deve
essere effettuato in modo tale da cercare di fuoriuscire dall’attuale
meccanismo infernale del mercato (domanda e offerta).
3.8.b Selezione della clientela
Acquisire nuovi clienti è 10 - 15 volte più costoso rispetto al
mantenimento di quelli esistenti. Risulta quindi saggio investire nel
rapporto con la clientela e scoprire il modo in cui aumentarne la
soddisfazione. L'analisi delle informazioni acquisite, delle fatture,
delle schede cliente…, consente di scoprirne le abitudini di acquisto.
Il direct mailing effettuato usando queste informazioni permette di
gestire in modo più efficiente gli stock di prodotto.
Riassumendo:
• È più economico prendersi cura dei clienti attuali piuttosto che
trovarne di nuovi;
• I clienti soddisfatti dovrebbe diventare opinion leaders;
• questi clienti (opinion leader) procureranno nuovi clienti attraverso il
passaparola.
3.8.c Come vendere l’uva ed il vino da agricoltura biologica
Generalmente i quantitativi di prodotti vitivinicoli commercializzabili
dipendono dalle tecniche di produzione adottate nel vigneto. Il
numero di bottiglie di vino che potranno essere prodotte per la
vendita potrà essere calcolato come segue.
Esempio di come effettuare il calcolo:
Unità = 1 ha di superficie.
1. Stima della quantità vendibile
Rendimento netto in litri = 9000 Kg di uva x 75% = 6.750 litri di succo di uva
- 7% di stock
- 470 litri
- 0,5% manipolazione
- 35 litri
___________________________________________________________________________
Quantità vendibile
- 0,5 perdita x imbottigliamento
6.245 litri
- 35 litri
Quantità di vino commercializzabile in bottiglie
6.210 litri
___________________________________________________________________________
Il rendimento netto è influenzato dalla quantità della raccolta come
pure dalle fluttuazioni dei prezzi del mercato vitivinicolo. Il
rendimento netto per chilogrammo viene influenzato dalla varietà
coltivata, dalla posizione, ecc..
2. Costi Variabili: sono rappresentati dal totale di tutti gli inputs relativi
all'introduzione sul mercato del vino. Questi costi sono:
l'arricchimento dell'uva (Zucchero) che dipende dalla legislazione
dei singoli Paesi, trattamenti del vino quali ad es. la sulfurazione, la
sterilizzazione delle bottiglie, queste possono essere riutilizzate
115
approssimativamente 20 volte (ca il 5% rappresenta il costo delle
bottiglie rotte),il lavaggio delle bottiglie, il costo per il sughero,
l’identificazione della bottiglia, l’energia per il funzionamento delle
macchine; costi di commercializzazione: se il vino è venduto
direttamente in azienda nessun costo di distribuzione deve essere
calcolato. Se il vino va trasportato per determinare i costi bisogna
ripartire la produzione tra I potenziali acquirenti. Vediamo di seguito
un esempio di stima: bottiglie da 2 litri = 80% di queste bottiglie
verranno trasportate ai punti vendita; bottiglie da 1 litro = 50% di
queste bottiglie verranno trasportate all'utilizzatore finale; bottiglie
da 0.75 l = 30% di queste bottiglie verranno trasportate
all'utilizzatore finale.
3.8.d Canali alternativi di distribuzione dei prodotti biologici
Se producete uva con il metodo biologico, avrete un prodotto
speciale in quantità limitata ma di qualità “biologica„. Entrare negli
scaffali della normale distribuzione sarà molto duro ed il prezzo
negoziabile sarà probabilmente lontano da quello sperato. Una
soluzione consiste nel saltare gli scaffali della distribuzione ordinaria
facendo consegna diretta al domicilio dei clienti (filiera corta). In
molte città i prodotti biologici sono venduti in questo modo. È
necessario realizzare un accurato programma di consegna della
merce, preparare un modello d’ordine e pubblicare eventualmente
una pagina di e-commerce sul proprio sito internet. Se i clienti si
abitueranno inizialmente ad ordinare da casa il vino che desiderano
ad es. ogni 2 settimane, sarà possibile aumentare la richiesta di
prodotto intensificando il ritmo delle consegne. Gli agricoltori biologici
migliorano inoltre i loro guadagni proponendo nelle città la vendita di
panieri settimanali in cui inseriscono prodotti diversi. Bisogna fare il
possibile per rendere semplice l’effettuazione dell’ordine ed efficace
la consegna.
Competenze post-raccolta:
•
•
•
•
COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI
AZIENDALI
SELEZIONE DELLA CLIENTELA
COME VENDERE UVA E VINO BIOLOGICI
DISTRIBUZIONE ALTERNATIVA DEI PRODOTTI
BIOLOGICI
116
CONCLUSIONI
Sono stati effettuati esami comparativi tra viticoltura convenzionale,
biologica e biodinamica, analizzando i diversi metodi di produzione e
lavorazione dell'uva. Sono stati presi in considerazione il rendimento
e la qualità del mosto e del vino, gli attacchi dei parassiti ed i costi di
produzione. Si può concludere che la produzione biologica è
possibile, anche se vanno tenuti in debito conto i maggiori costi di
produzione.
Fare la conversione: un programma di transizione al biologico deve
essere messo a punto tenendo conto della situazione di partenza e di
quella che si intende raggiungere. Andrà fatta una valutazione
realistica di tutti i fattori di rischio. È possibile anche cominciare con
la riconversione di una piccola parte del vigneto, limitando in tal modo
i rischi ed acquisendo preziose informazioni per la successiva
conversione dell’intera azienda. È necessario evitare che il viticoltore
alla minima avversità possa scoraggiarsi e decidere di tornare
indietro al metodo di produzione convenzionale, perdendo così tutti
gli sforzi fatti. La progettazione della conversione deve servire a
prevedere ed impedire il realizzarsi dei problemi; l'idea è quella di
prevenire piuttosto che curare. Il responsabile deve conoscere molto
bene la vigna, la tempistica e le problematiche da inserire nel
programma di conversione. Nella maggior parte dei casi, la
riconversione non costerà più di 300 - 600 euro per acro. Per
raggiungere tutti gli obiettivi di miglioramento della qualità,
conservazione dell’ambiente, sicurezza alimentare (piuttosto che la
diminuzione dei costi) sarà necessario però effettuare una
programmazione accurata e completa, altrimenti non sarà possibile
raggiungere gli obiettivi prefissati.
117
CONCLUSIONI DEL CURATORE DELLA VERSIONE ITALIANA
Il mercato internazionale richiede sempre di più vino di qualità
ottenuto trasformando uve provenienti da agricoltura biologica.
Esistono addirittura manifestazioni e concorsi interamente dedicati a
questo prodotto (ad es. “Biodivino” in Italia) ed i consumatori sono
disposti a pagare di più per avere un prodotto buono, esente da
residui di pesticidi ed additivi vari, interamente “tracciato”, ottenuto
nel rispetto dell’ambiente e della salute umana, valorizzando nel
contempo le tradizioni e gli ecotipi locali.
Quindi, anche se solo ora con la nuova legislazione comunitaria in
vigore da gennaio 2009 sono state poste le basi per la
regolamentazione della produzione di vino biologico (prima si poteva
far riferimento in etichetta alla sola provenienza biologica delle uve
impiegate) possiamo tranquillamente affermare che il mercato del
vino biologico esiste ed è in piena espansione.
In Europa sono infatti oltre 80 mila gli ettari di superficie agricola
dedicata alla viticoltura biologica; l’Italia guida con 34 mila ettari la
classifica europea dei paesi produttori. Seguono la Francia (19 mila
ettari), la Spagna (16 mila ettari), la Germania (2.800 ettari) e
l’Austria (2.500 ettari). Ma a fronte delle dimensioni di un settore che
– per livelli di produzione e di esportazione – è parte importante della
bioagricoltura europea, la viticoltura biologica è ancora oggi priva di
una regolamentazione comunitaria. E’ una situazione paradossale, il
settore c’è, è forte, ma non può giovarsi di un sistema di
certificazione condiviso, indispensabile per crescere e non
confondere i consumatori. Per far fronte alla mancanza di una
regolamentazione comunitaria, i principali produttori europei di vino
biologico sono impegnati dal 2006 nel progetto di ricerca “Orwine”.
Cofinanziato dalla Ue e coordinato dall’Aiab, per il 2009 Orwine
consentirà di definire, con solide basi scientifiche e attraverso la
discussione tra produttori e consumatori, i contenuti del futuro
regolamento europeo sulla vinificazione biologica.
Il presente manuale è stato concepito in maniera tale da soddisfare le
esigenze del produttore di vino con il metodo biologico, il quale ha
bisogno prima di tutto di uve sane e certificate. Si è pertanto
privilegiato l’aspetto agroambientale e strutturale delle imprese che
intendono avviare la riconversione dal metodo convenzionale a
quello biologico, rimandando a trattazioni specializzate la pura
tecnica di trasformazione delle uve.
118
119
GLOSSARIO
A
−
AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta
biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago
una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad
ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali
dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola
moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno
più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio
aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai,
israeliensis e tenebrionis).
−
AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla
stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica
per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle
cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini,
mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel
pollame.
−
AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di
conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco
Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo,
sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di
armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non
convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.
−
AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di
gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’ecosistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività
biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il
ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs
extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche
locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire
con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e
meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici,
per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta
dal Codice Alimentare).
120
−
AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale
caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo
di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi,
massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura
industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi
sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la
seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura
sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie
zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori
e dei consumatori.
−
AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltorefilosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The OneStraw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus:
Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory
and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan
Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la
“non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il
poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi,
pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene
assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e
dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione
delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti
livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.
−
AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli
compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e
socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo
periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di
agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura
biodinamica.
−
AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti
all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra
loro e l’ambiente.
−
AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato,
un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e
fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi
sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono
terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la
fauna selvatica.
−
APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che
permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati
121
senza compromettere il benessere futuro.
Questo tipo di
approccio consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i
propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di
lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare
comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e
socialmente sostenibili anche per le generazioni future.
L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio
olistico.
−
ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della
decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata
attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è
fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la
gestione della fertilità.
−
AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a
determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli
obiettivi programmati.
B
−
BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più
utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di
lepidotteri, zanzare, ecc.).
−
BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume
energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui
cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano
l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non
rinnovabile).
−
BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità,
costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse,
è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agroecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.
−
BSE, Bovine Spongiform
spongiforme bovina).
Encephalopathy
(=Encefalopatia
C
−
CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola
Comunitaria).
122
−
CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che
hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile
fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).
−
COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse.
Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di
stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale
o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.
−
CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo
influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone
condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi
facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli.
−
CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di
due o più colture nello stesso campo.
−
CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o
delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e
sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es.
Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende
convenzionali limitrofe a quelle biologiche).
D
−
DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza
organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in
humus (assimilabile dalle piante).
−
DOP, Denominazione d’Origine Protetta.
E
−
ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da
interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e
tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità
relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).
−
ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle
Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende
sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle
produzioni da agricoltura biologica.
123
−
EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e
dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato
che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione
dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione
sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità,
modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei
nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato
di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi
indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla
superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano
un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli
riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali.
F
−
FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il
dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.
−
FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per
l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri
gruppi.
−
FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono
la comunicazione chimica tra individui della stessa specie.
Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti
artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura
sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti,
opportunamente collocati in apposite trappole.
−
FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari,
sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale.
G
−
GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia
pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri.
Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere
adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi
ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata
l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione:
melo, pero e noce.
−
GESTIONE
DELLA
FERTILITA’
DEL
SUOLO,
“La
conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da
rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con
124
queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert
Howard poneva le fondamenta del metodo dell’agricoltura
biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la
produzione delle piante nel lungo periodo.
−
GMO, genetically modified/engineered
Organismi Geneticamente Modificati)
organism
(=OGM,
H
−
HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste
nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari
a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la
salubrità.
−
HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è
stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude
numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente
rilasciati alle piante.
I
−
IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura
Biologica.
−
IGP, Indicazione Geografica Protetta.
−
INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia
molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali
vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante,
animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo
tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di
ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA,
fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento,
eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi
Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti
con tecniche quali l’ibridazione naturale.
−
INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta
biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono
in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i
fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).
−
ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and
Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro
125
rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e
promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale,
quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.
−
ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”,
organizzazione internazionale che promuove e supporta la
ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica.
L
−
LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel
suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale
delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo,
adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il
compattamento e la creazione di suole di lavorazione,
garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli.
−
LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti
animali.
−
LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo
europeo dell’agricoltura biologica.
−
LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale
ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori)
che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata.
Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti
per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco
viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta
biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per
contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di
riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno
dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e
quindi più stabile.
M
−
MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire
un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo
le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel
suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing
aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche
all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree
rurali.
126
−
MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti:
organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I
residui freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli
organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi
rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La
sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente
e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.
−
MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che
comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del
terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo,
riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione
del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di
nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.
−
MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha
profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il
nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando,
sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le
quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a
vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali
il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi
naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del
territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma
anzi a preservarlo e valorizzarlo.
N
−
NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae
l’azadiractina, un insetticida naturale.
O
−
OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad
alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva
estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia,
soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche
come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su
piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono
efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della
loro fitotossicità).
−
OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono
composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante
quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli
127
minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi,
migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno
azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre
un’azione repellente.
−
OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco
Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata
sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile).
Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che
provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa;
questa viene considerata come una perturbazione della “forza
vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della
forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole
quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate,
ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e
potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo
l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo
regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali
possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.
P
−
PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo
(nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza
organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica
aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora
spontanea, formare sostanza organica.
−
PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito
che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE
del biologico, deve superare un periodo di conversione di due
anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli
enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di
allungare o ridurre tale periodo.
−
PERMACULTURA
(AGRICOLTURA
PERMANENTE):
Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata
sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un
sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive,
basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali
utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata
l’azienda agricola questa si gestisce da sola.
−
PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono
insetticidi naturali.
128
−
PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea.
L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno
shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone
irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della
piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure
of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the
vegetable tissues and an irreversible deterioration of the
functionality of the plant, which dies within two-three days.
L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a
GPL.
−
POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e
fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme.
Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del
preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha
anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato
per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite,
olivo.
−
PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa
unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni,
allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico
che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione
parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto
viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello
convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed
accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.
−
PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il
quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi
dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure
precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin
quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro
pericolosità.
−
PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso
processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea
generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la
revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi
sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura
biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe
sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli
animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed
indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe
essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con
129
essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia
(l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che
assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le
opportunità di vita), principio della cautela (l’Agricoltura Biologica
dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile
per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni
presenti e future e dell’ambiente).
Q
−
QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della
Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I
principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad
essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e
gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per
ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è
piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura,
viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.
R
−
RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di
adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i
quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per
continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a
quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora
sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è
avvenuto ad es. con il DDT).
−
ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento
seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle
caratteristiche aziendali.
−
ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895.
É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle
leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis,
Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione
se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione,
agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in
medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.
S
−
SAU, Superficie Agricola Utilizzata.
130
−
SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico.
Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che
simulano invece prodotti realmente esistenti.
−
SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di
approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo
scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i
rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione
di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di
vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs
produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono
notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide,
diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa
per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono
inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile
anche per le generazioni future.
−
SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture
erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo
di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per
incorporare nel terreno biomassa verde.
−
STG, Specialità Tradizionale Garantita.
T
−
TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante
officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli
animali.
−
TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un
alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e
commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.
U
−
UBA, Unità di Bestiame Adulto
V
−
VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente
decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di
cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi
stessi ed organismi associati.
131
W
−
WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.
−
WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori
volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network
internazionale di scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio
pratico in cambio di lavoro. Sono possibili esperienze di varia
durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi
vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed
infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico.
(www.wwoof.org).
Z
−
ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda
biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di
contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri
prodotti vietati nel biologico.
132
BIBLIOGRAFIA
•
C.R.P.V., “Viticoltura ed enologia biologica”, Edizioni Edagricole,
2004.
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Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau”,
Ulmer, Stuttgart 1995.
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Lon Rombough, "The grape grower: a guide to organic
viticulture", Chelsea Green Publishing Co., 2003.
•
Gabriela S. Wyss e Bo van Elzakker, “Coltivazione di uva e
produzione di vino – Controllo di Qualità e Sicurezza nella filiera
di produzione biologica”, Edizioni FIBL, Frick, Svizzera, 2005.
•
•
•
•
•
•
Edizioni
SITI INTERNET
http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione
nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per
l’Agricoltura Biologica.
http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del
Bio.
http://www.aiab.it/bioenoteca - Sito dedicato al concorso dei
vini biologici “Bio-Divino”.
http://www.orwine.org – Sito del progetto di ricerca comunitario
“ORWINE – Organic viticulture and wine-making: development of
environment and consumer friendly technologies for organic wine
qualità improvement and scientifically based legislative
framework”.
http://nysipm.cornell.edu/factsheets/grapes/default.asp - Sito
della Cornell University of New York sul programma IPM Integrated Pest Management, con schede sulla gestione delle più
importanti problematiche fitosanitarie del vigneto.
133
Manuale della
produzione
biologica di uva
e vino
Progetto
ECOLEARNING
ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
QUESTIONARIO
(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])
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diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare
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1.
Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale?
□ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare)
__________________________________________________________
2.
La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative?
□ in pieno □ solo in parte □ per niente
3.
Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning?
□ no □ si (specificare)
_________________________________________________________
4.
Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni?
__________________________________________________________
Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce
se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.
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sottoscritt_
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30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito
dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti
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dell’Associazione Biocert.
Luogo, data, firma
134
Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026
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MADRID - SPAGNA
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Unión de Pequeños Agricultores y
Ganaderos
MADRID - SPAGNA
Sito web: http://www.upa.es
Formación 2020 S.A.
MADRID - SPAGNA
Sito web: http://www.formacion2020.es
AGROLINK
SOFIA - BULGARIA
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ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura
Durabila
FUNDULEA - ROMANIA
Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro
BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung
des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA
HEIDELBERG - GERMANIA
Sito web: http://www.bfw.eu.com
BIOCERT Associazione
NAPOLI – ITALIA
Sito web: http://www.biocert.it
Escola Superior Agrária
Instituto Politécnico de Viana do Castelo
PONTE DE LIMA – PORTOGALLO
Sito web: http://www.esa.ipvc.pt
MÖGÉRT - Magyar Ökológiai
Gazdálkodásért Egyesület
BUDAPEST - HUNGARY
Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu
STPKC
STPKC - Swedish TelePedagogic
Knowledge Center
NYKÖPING - SWEDEN
Sito web: http://www.pedagogic.com
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