Il PASSAGGIo del mare - Suore della Carità Cristiana
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Il PASSAGGIo del mare - Suore della Carità Cristiana
25 Il passaggio del mare Dopo aver accompagnato Mosé dal Monte Sinai fino all’Egitto dove JHWH ha mostrato la sua potenza con le dieci piaghe, dopo essere entrati nelle case d’Israele dove nella cena pasquale si celebrò il passaggio del Dio liberatore, ci apprestiamo ad accompagnare il popolo eletto nella sua uscita dalla terra di schiavitù. L’epopea del Mar Rosso diventa uno degli eventi fondanti della storia di salvezza in cui sono coinvolti i figli di Abramo. A l passaggio di Dio che difende il suo primogenito Israele dall’angelo sterminatore, il libro dell’esodo fa seguire il gesto potente con cui JHWH conduce il popolo-figlio nel deserto assistendolo nel passaggio del mar Rosso. Solo quando il mare si interpose tra il popolo in fuga e l’esercito egiziano inseguitore, il «figlio di Dio» si sentì davvero custodito e salvato L’episodio originariamente ebbe certo una sua sobria consistenza: giunti probabilmente là dove il mar Rosso s’incuneava profondamente nella terra, creando stagni e paludi pericolose al guado, Dio mandò per tutta la notte un forte vento d’oriente, quello scirocco che dissecca le paludi: così passarono di notte gli ebrei fuggitivi. Quando il vento cessò e la palude invase nuovamente il territorio, i pesanti carri egiziani, lanciati all’inseguimento, affondarono miseramente. La Bibbia da un lato lascia intravedere una provvidenza divina miracolosamente semplice che si allea con la scaltrezza e l’esperienza di Mosè; dall’altro vuole che questo definitivo «passaggio» verso la libertà abbia la sua solenne celebrazione. Non solo le antiche tradizioni raccolte nel libro dell’Esodo, ma anche numerosi Salmi insistono così nel tratteggiare un grande scenario di guerra: da una parte Dio e il suo popolo di poveri con Mosè condottiero, dall’altra Faraone e il suo superbo esercito. In mezzo una parete che brilla come il fuoco dal lato degli ebrei ed è buia come la caligine dal lato degli egiziani. Gli uni camminano all’asciutto tra due pareti d’acqua tenute a freno dalle mani dell’Altissimo, gli altri vengono travolti da flutti che si rovesciano tumultuosi. Ma nessuno combatte «davvero»; tutta la regia è in mano a un Signore glorioso: «Sul mare passava la tua via e i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili. Guidasti il tuo popolo come un gregge per mano di Mosè e di Aronne» (Sal 77,20-21). «Minacciò il mar Rosso e fu disseccato, li condusse tra i flutti come per un deserto, li salvò dalle mani di chi li odiava, li riscattò dalle mani del nemico» (Sal 106,9-10). Ma occorre notare che questo divino trionfo non era tanto rivolto contro gli egiziani persecutori, quanto verso gli israeliti che la schiavitù del faraone se la portavano dentro, nel cuore: pronti a rifiutare quella divina libertà ogni volta che essa costasse qualche rischio. Dio aveva a che fare con un popolo che, al solo apparire dei carri egiziani, aveva cominciato a dire a Mosè: «Forse non c’erano abbastanza sepolcri in Egitto, che ci hai portato a morire nel deserto? Non te lo avevamo detto...: ‘lasciaci stare che vogliamo servire gli egiziani! è sempre meglio per noi servire in Egitto che morire nel deserto’». Anche in seguito, quando del Faraone non resterà più traccia, la voglia d’avere un padrone che rende sì schiavi, ma almeno dà qualche sicurezza, resterà a lungo nel cuore del popolo eletto. A liberarli da questo «dominatore interiorizzato» non basterà neppure la lunghissima peregrinazione nel deserto del Sinai. L’epopea del Mar Rosso LA BIBBIA - 131 Dal libro dell’Esodo Capitolo 13, 17-22 Verso il Mar Rosso Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del territorio dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: «Che il popolo non si penta alla vista della guerra e voglia tornare in Egitto!». 18 Dio fece deviare il popolo per la strada del deserto verso il Mar Rosso. Gli Israeliti, armati, uscirono dalla terra d’Egitto. 19 Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa». 20 Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. 21 Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. 22 Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. 17 LA NUBE E IL FUOCO (v. 22) Il tema della “nube”, associata alla “gloria del Signore”, è tipico del linguaggio sacerdotale. La nube, con la cosiddetta colonna di fuoco, è una presenza misteriosa che accompagna il popolo nella partenza dall’Egitto e poi nel deserto, ponendosi alla testa della carovana, tappa dopo tappa. Per cogliere il senso di quest’immagine della nube, dobbiamo ricordare che Dio abita nei cieli e sembra quindi ovvio che possa manifestarsi attraverso gli elementi della sua stessa creazione: la folgore, il tuono, il vento, l’uragano, la pioggia, la neve. Ovvero ogni evento meteorologico (“che viene dal cielo”) . In una regione in cui il sole è d’obbligo, le manifestazioni meteorologiche altre rispetto al sole sono normalmente lette come un segno. La nube di cui si parla è identificata dal termine ‘anan’, quasi sempre riferito, nell’A.T., ad una nube che ha a che fare con una teofania, ossia con una manifestazione divina. 132 - LA BIBBIA DUE TRADIZIONI CHE SI INTRECCIANO (13,17 - 15, 21) Israele in fuga è inseguito e, durante una sosta al Mar Rosso, è assediato dall’esercito egiziano: stretto da tutte le parti, il mare davanti e l’Egitto alle spalle, viene liberato dal suo Dio attraverso un fenomeno portentoso. Secondo la versione più antica (J), Dio prosciuga il mare con un forte vento d’oriente; secondo una versione più recente (P), dai chiari intenti apologetici e teologici, Dio opera invece un prodigio grandioso, com’è la divisione delle acque. Il racconto sacerdotale dà importanza all’aspetto dottrinale. Sottolinea i temi dell’indurimento del faraone e della rivelazione della gloria di Dio. Dà risalto alla realtà degli avvenimenti con espressioni altisonanti. LA STRADA DELLA LIBERTà (v. 17) Dio non condusse Israele per la strada del territorio dei Filistei: lasciando l’Egitto, gli Ebrei potevano imboccare la cosiddetta via dei Filistei, la più breve e settentrionale, lungo la quale si trovavano diversi posti di blocco egiziani. Mosè, allora, scelse la via meridionale, detta del Il termine ‘colonna’ è la traduzione letterale della parola ‘amud’ che indica qualcosa che sta dritto in piedi come una colonna. Dal complesso dei testi si vede che questa particolare nube è segno della venuta/presenza del Signore, guida del popolo nel cammino. Allo stesso tempo essa è tenebre-e-luce, nuvola-efuoco. Proprio come la presenza di Dio nella storia, chiara e oscura ad un tempo, che deve essere continuamente cercata, colta nelle sue manifestazioni e interpretata. La ‘anan’ è una nuvola temporalesca, che spaventa ed evoca una realtà non umana, come accade anche a noi per i grandi fenomeni naturali (terremoti, tifoni e simili), che ci colgono di sorpresa e suscitano in noi, pur razionalisti e moderni, il senso di forze sconosciute, incontrollabili, “forse” divine. A quest’immagine della nube che percorre tutto l’A.T., dunque, accade come a ciò che non ci riesce a capire sino in fondo. La nube ci rimanda a quanto del mistero di Dio ed ella nostra vita è realmente inconoscibile. Capitolo 14, 1-31 Il Faraone e il suo Esercito Il Signore disse a Mosè: 2 «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achiròt, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Sefòn; di fronte a quel luogo vi accamperete presso il mare. 3 Il faraone penserà degli Israeliti: “Vanno errando nella regione; il deserto li ha bloccati!”. 4 Io renderò ostinato il cuore del faraone, ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!». Ed essi fecero così. 5 Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che cosa abbiamo fatto, lasciando che Israele si sottraesse al nostro servizio?». 6 Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. 7 Prese seicento carri scelti e tutti i carri d’Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. 8 Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re d’Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. 9 Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare; tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito erano presso PiAchiròt, davanti a Baal-Sefòn. 10 Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani marciavano dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. 11 E dissero a Mosè: «È forse perché non c’erano sepolcri in Egitto che ci hai portati a morire nel deserto? Che cosa ci hai fatto, portandoci fuori dall’Egitto? 12 Non ti dicevamo in Egitto: “Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto”?». 13 Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14 Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli». 1 Rese ostinato il cuore del faraone deserto, in direzione del Mar Rosso. Il Mar Rosso (v. 18) nel testo ebraico è chiamato Mare dei Giunchi (Yam-Suf); è stata la traduzione dei LXX a usare l’espressione greca che, sebbene si riferisse originariamente a un mare molto più esteso, in seguito è venuta ad indicare l’odierno Mar Rosso. Il Mare dei Giunchi va localizzato probabilmente nella regione paludosa dei laghi attualmente assorbiti dal canale di Suez. LE OSSA DI GIUSEPPE (v. 19) Giuseppe, il patriarca che aveva accolto le tribù di Giacobbe in Egitto, era morto carico di anni nel paese straniero. Ora che è venuta l’ora della liberazione, le sue ossa sono portate via per essere sepolte anch’esse nella terra promessa. Niente di Israele deve rimanere nella terra della schiavitù. I protagonisti I protagonisti dell’epopea di Israele sono quattro. 1). Innanzitutto il faraone. La sua resistenza è stata vinta, egli ha lasciato la presa ma poi, qui all’inizio del cap. 14, si pente della sua decisione e ritorna in scena. 2. Poi c’è il Signore (JHWH) che conduce il suo popolo. 3. Il popolo d’Israele è disposto secondo i numeri dati da Es. 12,37 - come un esercito di seicentomila uomini in ordine di marcia, senza contare le donne, i bambini e i vecchi. Una scena gigantesca! 4. Infine c’è Mosè che appare (13,19) con il ruolo modesto di «becchino» trasportando le ossa del patriarca Giuseppe. Il suo ruolo abbastanza nascosto indica che egli (Mosè) non è il personaggio principale. Questa storia, infatti, non è una semplice storia umana. Essa si svolge sotto l’iniziativa e la guida di JHWH. Ma Mosè, con il suo gesto, lega l’uscita dall’Egitto alla promessa fatta da Dio ai patriarchi. Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16 Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. 17 Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io 15 LA BIBBIA - 133 UNA NUOVA NASCITA Sul cammino della liberazione risorge l’antico nemico: il faraone ha cambiato parere. Come il Signore aveva previsto, il popolo si scoraggia e si schiera dalla parte dell’Egitto: «È meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto» (14,12). Mosè interviene allora non come un generale che galvanizza le sue truppe prima dello scontro, ma come il profeta che parla in nome di Dio e che dice al popolo ciò che deve fare. Il suo invito a non temere non è un appello alla resistenza ma a confidare in Dio, il solo Salvatore: «Il Signore combatterà per voi e voi starete tranquilli» (v.14). La lotta contro le acque Ciò che avviene nel Mare dei Giunchi è il combattimento decisivo condotto da Dio contro l’Egitto. Ricorda la lotta primordiale narrata nella prima pagina della Bibbia dove il soffio creatore di Dio aleggiava sulle acque e Dio divise la terra ferma dalle acque affinché la vita potesse apparire. Le «grandi acque» nella Scrittura sono il simbolo del male; evocano il mostro preistorico. Quando Dio non le tiene più imbrigliate, le acque infatti sommergono la terra e annegano i suoi abitanti come al tempo del diluvio. Nel seno delle grandi acque abitano dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». 19 L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. 20 Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. La strada aperta nel mare Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22 Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. 23 Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare. 24 Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!». 26 Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cava21 IL MOMENTO DECISIVO «Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra». Ma è proprio successo così? Gli avvenimenti sono stati forse più modesti, ma il ricordo li ingrandisce, la gioia li abbellisce e la fede offre la loro vera interpretazione, presentandoli come un meraviglioso intervento di Dio. Il racconto, redatto alla luce della fede e sotto l’ispirazione dello Spirito del Signore, mette davanti ai nostri occhi uno straordinario intervento divino. Per il credente si tratta di un vero e proprio miracolo, un prodigio del Signore a favore 134 - LA BIBBIA dei poveri perseguitati. Comunque siano andate le cose, l’importante è che «Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto... e credette» (14,31). Si è trattato di una parola che Israele ha «visto» e ha compreso nel suo profondo significato di manifestazione unica della potenza di Dio. lieri». 27 Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28 Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. 29 Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. 30 In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; 31 Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo. i mostri marini che fanno affondare le navi. Ma il Signore domina le acque, egli le abbatte e le divide in due. Attraverso questo gesto creatoreegli fa nascere il suo popolo a una esistenza nuova. Il popolo, sulla riva, è chiamato a lasciarsi guidare da Dio attraverso Mosè. È una nuova nascita, un battesimo che il popolo accetta pienamente: «Il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè» (14, 31). L’Egitto, anch’esso, è al suo posto nel mare. Dio, infatti, ha sconfitto il mostro dell’abisso e trafitto il dragone dell’Egitto per aprire un cammino nuovo al suo popolo. BATTEZZATI IN CRISTO NELL’ACQUA E NELLO SPIRITO I Padri della Chiesa hanno commentato ampiamente il passaggio del Mar Rosso, intendendolo come la Pasqua cristiana: il battesimo che è segno della nostra dedizione a Cristo. Questo avvenimento viene ricordato anche nell’Exsultet, cioè nella Veglia pasquale, momento dal quale tutto il resto della vita cristiana dipende, che dice così: «Questa è la notte in cui hai liberato i figli d’Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell’Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso; questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco; questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi». Questo è uno splendido commento al nostro testo di fronte al quale si rimane come sopraffatti per ciò che ha significato in tutte le generazioni cristiane, dai commenti dei Padri alle catechesi battesimali della Chiesa antica, fino a noi. Già san Paolo faceva meditare su di esso i suoi cristiani in 1 Cor. 10, 1-2: «Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare». Egli ritiene che tutto Israele sia passato di là. Perciò i cristiani, rievocando l’aggadà della Pasqua ebraica, dovrebbero aggiungere: «Anche noi eravamo là, anche noi siamo stati battezzati con i padri»; insomma, l’esperienza del battesimo che abbiamo ricevuto in Cristo si collega con quella che è stata l’esperienza dei padri. Meditando il loro battesimo, non meditiamo un’esperienza a noi estranea, ma quella che è l’inizio, la spiegazione e il tipo della nostra esperienza battesimale fondamentale. Gli Israeliti, seguendo Mosè, non fanno niente se non decidere di lasciar fare a Dio: si lasciano portare come «su ali di aquila». E noi, seguendo Gesù, decidiamo di lasciarci salvare da lui: facciamo fiducia alla sua potenza infinita, alla sua capacità di guidarci; ci lasciamo immergere in lui. Comprendiamo allora l’importanza della frase «il Signore combatterà per voi e voi starete tranquilli»: la decisione fondamentale è presa dal Signore; l’opera è sua; essere battezzati in lui vuol dire lasciarsi invadere dalla potenza dello Spirito. LA BIBBIA - 135