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LA VITA È UNA PIZZA
La vita è una pizza
Mi scrive l’amico Andrea: Paola è stata via dalle 7 alle
10, lasciandomi con Eugenio per più dei venti minuti che
mi aveva promesso. (Paola è una mia grandissima amica,
Eugenio è suo figlio, ha nove anni e io e lui siamo molto
affezionati.) Niente di grave, ma non ero preparato. Quindi
ho dovuto inventarmi qualcosa. Paola mi chiamava ogni
quarto d’ora per scusarsi perché erano sorti degli imprevisti,
dicendomi che se avevo difficoltà poteva lasciare suo marito in tangenziale e tornare a prendersi suo figlio. Io l’ho
rassicurata. Eugenio non parla, come al solito. Gli ho fatto
delle piccole domande dopo averlo messo seduto comodo
in poltrona, e poi gli ho portato un bicchiere di Coca-Cola.
Lui l’ha guardata e mi ha chiesto cos’era.
Avevo fatto la mia prima cagata. Niente niente, ho detto,
e gli ho portato un bicchiere di acqua. Paola è No Logo. Lui
ha bevuto e poi ha tirato fuori una cartellina che teneva nascosta con dentro un paio di quaderni. Okay Eugenio, allora
mangiamo qualcosa, che ne dici? Se poi devi fare i compiti
posso darti una mano. Lui niente. è sempre stato uno silenzioso. Mi metto ai fornelli e preparo una pasta all’olio,
che non si sbaglia mai. Intanto accendo la tv e metto un
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programma di quiz. Ti piace? gli chiedo. Noi non abbiamo
la televisione, mi dice. Lo so, penso. Io sto molto attento e
non commento, perché non bisogna mai mettere il becco
nelle scelte familiari altrui, soprattutto se sono i tuoi amici
e vicini e ti hanno lasciato un figlio in affido. Mangiamo la
pasta. A lui non piace ma continua, è abituato a casa. Non
piace neanche a me, e per scusarmi gli faccio assaggiare
della Coca-Cola, senza nemmeno chiedergli se gli piace o
no, perché il sorriso che fa è sufficiente. E allora mi dice che
però lui quando va dagli amici gioca con la playstation, e
ha visto che io ne ho una, anche se un po’ vecchia. Grande
Eugenio. E allora lo sfido a Grand Theft Auto, che è il suo
gioco preferito (ci gioca solo a casa mia), una cosa in cui
più fai cose da criminale più punti prendi. Lui è fortissimo.
Io appena appena gli sto dietro. Ma lui non gioca con me,
sta cercando di distruggere quel mondo immaginario che
c’è nello schermo, e guadagnarsi tantissimi dollari finti. Ed
è stato lì, mentre mi ridicolizzava a Grand Theft Auto, che
ho deciso fosse giunto il momento di dirgli la grande verità
che nessuno gli aveva ancora svelato. Eugenio, gli ho detto,
la vita è come una pizza.
Lui si è girato e mi ha guardato con quegli occhi che solo
i bambini hanno, quando non hanno alcuna espressione ma
si capisce che se non continui a parlare sei fottuto, perché
possono fare qualunque cosa, da mettersi a piangere, a
urlare mamma mamma questo mi picchia, fino a rimanere
in silenzio, per tutto il tempo che vogliono, all’infinito. E
allora ho proseguito.
La vita è come una pizza Margherita. È buona da mangiare. Quando esce dal forno scotta, ma è il momento in cui
è più buona, forse anche perché hai tanta fame. E allora la
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mangi veloce e ti ci bruci. Poi pian piano, molto prima che
tu sia a metà, la mozzarella si indurisce e la pizza comincia
a diventare così così. Ma tu la mangi lo stesso perché non
è cattiva. Però cominciano a venirti in mente delle strane
idee tipo rimetterla nel forno per farla tornare come era
all’inizio. Questo non si può fare e quindi ci rimani male.
In quel momento cerchi di divorarla, perché ogni secondo
che passa la raffredda ancora di più. E mentre la mangi con
forza ti dispiace che non ci sia più la mozzarella filante e la
pasta morbida e ti viene la malinconia. E in più ti si gonfia lo
stomaco perché stai mangiando troppo veloce. Ma se anche
te ne accorgi non riesci a fermarti. È il momento peggiore.
Quando invece la pizza la stai finendo, ormai è fredda
e fa schifo. Però pur facendo schifo, rispetto a quando è
uscita dal forno, è sempre più buona degli spinaci al burro.
Per cui stai un po’ lì fermo, lasci che la pizza che hai divorato a metà scenda, e incominci a goderti l’ultimo quarto,
a pezzettini, come se fossero degli scarti. E lì ricominci a
sorridere, perché la crosta, anche se dura e fredda, è gustosa, e la mangi chiacchierando quindi non le dai tanta
importanza. E ogni tanto ti capita un pezzetto di mozzarella
o uno di pomodoro e allora ricordi la pizza quando era calda. Ti tocchi il palato con la lingua e senti che è ancora un
po’ insensibile, colpa di quando ti sei scottato pochi minuti
prima. E il tempo si dilata, e cominci a bere la Coca-Cola.
E pensi a come riuscirai a mandarla giù, tutta quella pizza.
E che te la ricorderai anche quando sarai tornato a casa. Ma
non soffri. Nemmeno quando c’è da pagare il conto. Perché
una pizza è la cosa più buona che c’è. E non costa poi così
tanto. Eugenio mi guardava senza cambiare espressione, col
joystick in mano. Io ero contento di avergli spiegato una
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cosa importante. Poi lui si è girato verso la tv e ha ricominciato a giocare. E mentre metteva sotto un passante con
un’auto mi ha detto: io non l’ho mai mangiata una pizza. La
mamma dice che ha la farina raffinata e mi fa male.
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