CLUB AUTO E MOTO D`EPOCA “F.SARTARELLI”

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CLUB AUTO E MOTO D`EPOCA “F.SARTARELLI”
CLUB AUTO E MOTO
D’EPOCA “F.SARTARELLI”
05/11/2016
Gita sociale d’autunno
In questa gita sociale d’autunno abbiamo “osato” di più del
solito scegliendo alcuni importanti siti di Palermo visitabili
relativamente da poco dopo lunghi restauri che li hanno riportati
all’antico splendore. E quindi andremo a Palermo nonostante
tutto , nonostante la zona a traffico limitato e il parcheggio
difficile ma, alla fine, ne sarà valsa la pena! Altro tema
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parallelo è quello dei Florio che, in ogni giornata, alimenterà la
nostra passione per le auto d’epoca e la loro storia.
Bisogna dire che sarà possibile realizzare il programma che
segue grazie agli amici Dott. Isidoro Rappa di Partinico e la
Dott.ssa Francesca Lo Nardo del settore turistico del Comune di
Palermo che ringraziamo fin da adesso.
Programma:
Ore 8 del sabato ritrovo dei partecipanti al solito distributore
TaOil di Via Marconi a Trapani e partenza per Palermo.
All’altezza di Partinico saremo accompagnati anche da due
motociclisti ma bisognerà fare di tutto per restare compatti.
Ore 10 circa arrivo a Villa Malfitano in Via Dante 167 e
parcheggio all’interno del parco. Visita ad entrambi i piani con
una guida d’eccezione: il Prof. Giorgio Lombardo che
ringraziamo per aver dato la sua disponibilità ad
accompagnarci in questi due giorni di interessanti visite.
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Note storiche:
Costruita tra il 1886 e il 1889 da Joseph Whitaker, su progetto dell'architetto Ignazio
Greco.
I Whitaker costruirono un impero economico sul "Marsala" l'ottimo vino siciliano e su
molte altre attività siciliane, ne settore navale ad esempio.
La villa è in stile neoclassico cinquecentesco, con colonne doriche formanti una loggia.
All'interno, è una piccola mappa del liberty isolano.
Salotti stile Luigi, una sala da ballo, una da gioco... originali il mobilio, le decorazioni e i
quadri.
All'esterno un vasto parco. Da notare anche la Sala d'estate, decorata con piante e fiori in
stile realistico, tanto da sembrare un prolungamento del giardino.
È sede della Fondazione Whitaker
Alla fine della visita sarà possibile lasciare ancora le auto nel parco per consentirci di
consumare alla Trattoria Ferdinando III, che si trova nelle vicinanze in Via Zisa 1, un
rapido pranzo a base di prodotti tipici palermitani tra cui la pasta con sarde e
finocchietti, i famosi panini con panelle o meusa e anche altro con un buon cannolo
finale.
Riprese le auto, la tappa successiva sarà il Museo della Targa Florio di Termini Imerese
diretto dall’amico Nuccio Salemi sulla s.s. 113 all’incrocio con la Via Novello Beato
Agostino che sarà felice di farci ammirare il frutto del suo impegno inteso al recupero di
cimeli e ricordi della grande corsa.
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Dopo la visita al museo sarà la volta del centro storico di Termini Imerese e quindi la
sistemazione all’ Hotel Tonnara per la cena e il pernottamento. La struttura alberghiera è
il frutto di un attento restauro della antica Tonnara di Trabia, di proprietà insieme al
prestigioso castello, della famiglia Lanza Branciforte di Trabia.
A poca distanza da luoghi di grande interesse artistico, naturalistico e culturale come
Palermo, Monreale, Solunto, Cefalù e le Madonie, la Tonnara si adagia su un soffice prato
inglese affacciato su una spiaggia fatta di ciottoli e sabbia, bagnata da un incantevole
mare blu. Tel Hotel Tonnara 0918101115
G I TA S O C I A L E D ’ AU T U N N O
Domenica 6 Nov
Ore 8,30 – Partenza dall’Hotel Tonnara per Palermo per la visita al Castello della Zisa in
Piazza Guglielmo il Buono parcheggiando all’interno del parco stesso. Anche qui la visita
avrà una guida d’eccezione nella persona del Prof. Giorgio Lombardo.
Note storiche:
La Zisa, edificio del XII secolo, risale al periodo della dominazione normanna in Sicilia. La
sua costruzione fu iniziata sotto il regno di Guglielmo I e portata a compimento sotto
quello di Guglielmo II. La Zisa delle origini era una residenza estiva creata nelle vicinanze
della città per il riposo e lo svago del sovrano. I Normanni, subentrati agli Arabi nella
dominazione dell'Isola, furono fortemente attratti dalla cultura dei loro predecessori. I
sovrani vollero residenze ricche e fastose come quelle degli emiri ed organizzarono la vita
di corte su modello di quella araba, adottandone anche il cerimoniale ed i costumi. Fu
così che la Zisa, come tutte le altre residenze reali, venne realizzata alla maniera "araba "
da maestranze di estrazione musulmana, guardando a modelli dell'edilizia palazziale
dell'Africa settentrionale e dell'Egitto, a conferma dei forti legami che la Sicilia continuò
ad avere, in quel periodo, con il mondo culturale islamico del bacino del Mediterraneo.
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Il nome Zisa deriva probabilmente da al-Aziz (che in lingua araba significa nobile, glorioso,
magnifico). Il vocabolo (in caratteri nashi), rinvenuto nella fascia epigrafica del vestibolo
dell'edificio, denota la caratteristica d'uso islamico di contraddistinguere con un
appellativo gli edifici civili più importanti.
Il parco del Genoardo
La Zisa delle origini si trovava inserita nel grande parco reale di caccia del Genoard
(paradiso della terra), che si estendeva ad occidente della città. Tutti gli edifici reali
ricadenti in esso (oltre alla Zisa, il palazzo dell'Uscibene ed i padiglioni della Cuba e della
Cuba soprana) erano circondati da splendidi giardini, irrigati ed abbelliti da fontane e
grandi vasche, utilizzate anche come peschiere.
Le trasformazioni nei secoli
La Zisa delle origini subì nei secoli numerose trasformazioni. Nel Trecento, tra le altre
modifiche apportate, fu realizzata una merlatura, distruggendo parte dell'iscrizione in
lingua araba (a caratteri cufici) che faceva da coronamento all'edificio. Radicali furono le
trasformazioni seicentesche intervenute quando il palazzo, in pessime condizioni, venne
rilevato da Don Giovanni di Sandoval, a cui risale lo stemma marmoreo con i due leoni,
oggi posto sopra il fornice di ingresso. Per le mutate esigenze residenziali dei nuovi propri
etari furono modificati alcuni ambienti interni, soprattutto all'ultima elevazione, furono
realizzati nuovi vani sul tetto a terrazza, fu costruito un grande scalone e vennero
modificate le finestre sui prospetti esterni. Nel 1808, con la morte dell'ultimo Sandoval, la
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Zisa passò ai Notarbartolo, principi di Sciara, che la utilizzarono per usi residenziali fino
agli anni '50, quando la Regione Siciliana la espropriò. Il restauro della fine degli anni '70
ed '80 ha restituito la Zisa alla pubblica fruizione. Nella parte dell'ala Nord crollata nel
1971 si è proceduto alla ricostruzione delle volumetrie originarie, adoperando, per una
piena riconoscibilità dell'intervento, cemento e mattoni in cotto, materiali differenti dalla
originaria pietra arenaria.
L'esposizione
Nelle sale sono esposti alcuni significativi manufatti di matrice artistica islamica
provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Tra questi sono di particolare rilevanza
le eleganti musciarabia (dall'arabo masrabiyya), paraventi lignei a grata (composti da
centinaia di rocchetti incastrati fra di loro a formare, come merletti, disegni e motivi
ornamentali raffinati e leggeri) e gli utensili di uso comune o talvolta di arredo
(candelieri, ciotole, bacini, mortai) realizzati prevalentemente in ottone con decorazioni
incise e spesso impreziosite da agemine (fili e lamine sottili) in oro e argento.
Approfondimenti sulla Zisa
Al Aziz (lo splendido, il nobile)
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La costruzione venne commissionata dal re normanno Guglielmo I ad architetti arabi di cui
apprezzava lo stile ed il gusto e nasce come "casa di villeggiatura" nella quale sovrane,
dilettandosi nell' attività della caco la, poteva riprendersi dalle preoccupazioni del regno.
La dimora era immersa nel verde e Invitava ali ozio con lo sciabordio delle acque che dalla
sala della fontana scorrevano alla peschiera e poi st riversavano nel parco, favorendo li
rigoglio dei palmizi e delle piante, alcune delle quali emanavano un intenso profumo. La
sala della fontana, con le sue decorazioni simboliche richiamava il sovrano a quelle che
erano le sue responsabilità, ricordandogli che il suo potere discendeva direttamente da
Dio e non doveva perciò essere trascurato.
Le vicissitudini del Castello sono state varie e non sempre felici e la sua costituzione
architettonica ha risentito del trascorrere dei secoli e dello stato di abbandono in cui è
stato. Nel 1951 divenne demanio regionale ma per essere preso in considerazione Al Àziz
ha dovuto lanciare un ulteriore "grido di dolore" con il crollo di un'ala nel 1971; solo cosi si
è dato il via al restauro. Il lifting non è ancora completalo, ma noi del quartiere speriamo
vivamente che esso ritorni ad essere "il paradiso terrestre che si apre allo sguardo".
Villino Florio
Anche in questo secondo giorno non mancherà di visitare qualcosa che è molto in tema
con la nostra passione per le auto d’epoca e infatti, lasciando ancora le auto nel parco
della Zisa sarà possibile visitare con un breve trasferimento a piedi la residenza dei Florio.
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Cenni storici
Tra il 1893 ed il 1898 i Florio, una delle dinastie imprenditoriali italiane più potenti
dell’800, acquistarono nella contrada dell’Olivuzza, una vasta area verde confinante
ad est con la loro proprietà, e ad ovest col grande giardino del generale De Boucard,
con terre dei Lo Verde e col parco dei Lo Faso duchi di Serradifalco.
Alla fine del 1899 incaricano Ernesto Basile, ormai architetto di fiducia della Casa, di
progettare una “casina” da adibire a residenza di Vincenzo giovane rampollo della
prestigiosa famiglia: il capriccio e i larghi mezzi del giovane signore, appena
sedicenne, che volle la sua dimora da scapolo e il ritrovo dei suoi amici, permisero la
realizzazione
di
questo
capolavoro
assoluto
di
ecletticità.
Quella che era stata primitivamente intesa come la “garçonniere” del giovane
Vincenzino, divenne una delle più emblematiche opere dell’architettura Liberty
palermitana e frutto del miglior genio del celebre architetto.
Il Villino Florio, sito in Viale Regina Margherita, svetta agile e ardito ancora oggi tra
le piante di quel che rimane del grande parco dell’Olivuzza, appena un residuo
dell’impianto
generale
precedente.
Il trionfo delle linee Liberty venne qui celebrato dal Basile in ossequio alla sua cultura
formativa, dove il floreale diventa espressione di un linguaggio artistico corrente atto
a soddisfare le sue tendenze compositive e le aspettative dei suoi raffinati
committenti.
Nella palazzina dell’Olivuzza l’estro del Basile si estrinseca nell’originalità delle linee
architettoniche, nelle forme decorative e negli elementi strutturali che, prelevati dal
basso medioevo e dal tardo quattrocento siciliano in questa opera sono mescolati al
più puro del linguaggio Liberty.
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L’esterno dell’elegante costruzione è un fiorire di torrette intriganti, merlature,
abbaini, colonne, logge, capitelli, vetrate policrome e mura bugnate che fanno
sussultare il nostro cuore non appena si è davanti alla cancellata in ferro battuto che
recinge il villino. Dovunque aperture dalle linee mosse che, moltiplicate dal delicato
inserirsi
di
colonnine,
animano
i
prospetti
dell’edifico
conferendogli
dignità
architettonica unitamente agli incantevoli inserti in ferro battuto che vanno dai
pinnacoli al gazebo sulla terrazza posteriore, dalle magnifiche ringhiere ai parafulmini.
Splendida la torretta circolare con copertura ad ombrello innestata sullo spigolo nordest che consente l’accesso al terrazzo.
Gli arredi interni, i mobili, le suppellettili, le stoffe parietali (appositamente disegnati
dal Basile), le porte, i soffitti lignei, le minuterie metalliche, le decorazioni erano
coerenti con gli esterni; magnifico era il grande camino alla parete del salone al
pianterreno.
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Realizzato con materiali nobili e curato nei minimi dettagli, il villino Florio rappresentò
un modello di perfezione dello stile dell’epoca, e fu riprodotto in pubblicazioni
straniere
fra
i
migliori
esempi
dell’Architettura
italiana
di
quel
periodo.
La villa vivrà una stagione leggendaria con sfarzosi ricevimenti e sontuose feste
ospitando il bel mondo dell’aristocrazia non solo palermitana ma anche internazionale
sino al 1911, anno della morte di Annina Alliata di Montereale, giovanissima moglie
di Vincenzo Florio, per cadere quasi nell’oblio fino a quando l’intero parco fu lottizzato
ed
edificato
negli
anni
tra
il
1930
e
il
1940
.
Negli anni 60 del secolo scorso, il nostro patrimonio Liberty fu oggetto di politiche
speculative
dissennate
che
ne
causarono
l’ampia
distruzione.
Nel novembre del 1962 purtroppo un incendio di evidente natura dolosa ha
danneggiato la parte muraria del villino e distrutto quasi completamente l’interno
dell’edificio; nel rogo rimasero carbonizzati quasi tutti gli splendidi arredi interni,
realizzati in gran parte dalla ditte Golia e Ducrot. Nel 1984 la Regione Siciliana prese
possesso dell’immobile e successivamente arrivarono i finanziamenti europei che ne
permisero
il
restauro
ultimato
soltanto
nel
2009.
Anni di lavoro faticoso e impegnativo hanno permesso di riportare al fasto di un tempo
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uno dei gioielli della nostra architettura. Il minuzioso e accurato lavoro di
riconfigurazione filologica curato dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali ha portato al
recupero degli elementi decorativi e architettonici danneggiati ed ha restituito alla
pubblica fruizione un esempio eccezionale di un momento culturale cittadino di grande
prestigio.
Sono stati ricostruiti nei dettagli tutti gli interni in legno e le stoffe parietali che il
fuoco aveva devastato con l’ausilio di moderne tecnologie informatiche. La
riproduzione al computer di modelli anche tridimensionali, basati sulle fonti
documentarie, grafiche e iconografiche, hanno permesso una riproduzione fedele di
tutti quegli elementi (tappezzerie, manufatti lignei ecc.) andati in rovina a causa
dell’incendio; l’enorme “ramage” ligneo disegnato sul soffitto dello scalone di
rappresentanza
è
stato
ricostruito
al
computer
in
forma
tridimensionale.
I tessuti che il fuoco aveva distrutto sono stati riprodotti fedelmente affidandosi alle
seterie
storiche,
come
quelle
di
Caserta,
fornitrici
borboniche.
Attualmente Villino Florio è uno degli edifici di rappresentanza della Regione Siciliana
e di tanto in tanto viene aperto al pubblico in occasione di eventi particolari.
Riprese le auto ci trasferiremo a Castellammare del Golfo proprio sul lungomare del porto
per un pranzo a base di pesce che promette di essere molto buono al ristorante Salvinius
in Via Don L. Zangara, 69
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