C`era una volta... la donna - Provincia Regionale di Catania
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C`era una volta... la donna - Provincia Regionale di Catania
42 NOI LA PENSIAMO COSì C’era una volta... la donna era una volta la donna! ora non c'e' piu' ! ora ci su' 'i fimmini! la donna (con la d maiuscola)non c'e' piu'. la donna d'una volta, casalinga,madre dei figli, ottima cuoca, abbissata, pulita e vistuta di fimmina, non c'e' piu'. si signori! la donna d'un tempo, l'ispiratrice di poeti,di scrittori, di pittori, di scultori, s'e' persa. purtroppo! la donna d'una volta era donna. gia' da piccola era educata a fare la donna. cominciava con le bambole, che fin da bambina le sollecitavano il futuro istinto materno, proseguiva col corredo, pezzo per pezzo, e ogni pezzo era il tassello del futuro realizzarsi da donna e arrivava al matrimonio: donna. non sapeva cos'erano le mestruazioni, se non quando le venivano per la prima volta; ed erano quasi sempre tragedie perche' il tabu' restava tabu' e la fanciulla, entrata nella puberta', per capire cos'era avvenuto in lei, doveva arrovellarsi il cervello e interpretare la spiegazione, tutto a modo suo, fornitale dalla madre. Pudica nel vestire, nell'incedere, nel muoversi, nel sedersi, era educata a portare e sapere portare tutti i possibili indumenti intimi da donna. e fra questi innanzitutto la sottana. la sottana era quasi il simbolo della femminilita' d'una volta. Seguivano le calze che, però, a differenza delle sottane che dovevano indossare anche le bambine, si portavano da grandi. A una certa eta' con gli elastici; quindi, quando la donna era donna, con le giarrettiere. A quei tempi la donna conosceva perfettamente il fascino della giarrettiera perche' sapeva esattamente perche' e come quei due rettangoli di pelle di coscia anteriore e posteriore, delimitate in alto e da un lato dalla stessa giarrettiera, in basso e dall'altro lato rispettivamente dalle calze e dalle mutande, tanta attrazione esercitavano sull'uomo. I vestiti erano sempre confezionati dalla sarta che si faceva scrupolo (donna anche lei) che la gonna fosse sempre sotto il ginocchio e la camicetta coprisse realmente il seno, facendone intravedere appena appena l'inizio dell'attaccatura frontale, per gli stessi effetti(sull'uomo) della giar- C' Illustrazione di Francesco Paolo Ardizzone rettiera. Tante volte erano sarte le nonne e le mamme, e allora la pezza si tagliava sulla scorta di modelli in carta velina, prestati se non ereditati e il vestito si confezionava dopo non meno di una cinquantina di prove. Qualsiasi acconciatura era sobria, ma sempre tale da sottolineare, se non da valorizzare, la faccia della donna. Non c'erano ceroni, latti detergenti, maschere e roba del genere; c'era solo un po' di cipria e, per le adulte, il rossetto nelle sue varie gradazioni, mai eccessive. il rosso violento che sulle labbra disegnava un cuore era, infatti, il distintivo ''de' buttane''. Quando la donna era donna, veniva istruita scolasticamente poco, ma molto per la vita che doveva affrontare da donna e cosi' era pronta per il matrimonio e per la futura famiglia, cui si preparava e aspirava con autentica capacita' e devozione. Regina della casa, era realmente casalinga. Oggi, se esiste qualche casalinga,e' ne' paisi, e mancu. I figghi 'i tenunu i baby-sitter, ca i matri hanu sempri chi fari. 'U mangiari s'accatta bell'e fattu e si mangia ne' piatti di carta e cchi furchetti di plastica (boni ppi rumpiri i piatti di carta e, quindi, ppi non fari mangiari nenti). 'A casa, cca scusa ca cammareri non si nn'attrovunu, e' sempri sutt'e supra. per quanto riguarda i vestiti, poi, la donna e' una specie letteralmente estinta. ddi beddi gonni accoppiate a ddi beddi camicette di fimmina, reggipetti e soprattutto reggicalze non si pottunu cchiu'. 'A matina si susunu (e se non sono reduci do' iornu prima da un istituto di bellezza , unu e' megghio ca ne tali'a), acchiappunu 'n paru di causi e 'na cammisa do' maritu o do' frati, e si vestunu. Il seno senza reggiseno, ca non si usa per vari motivi e sutta de' causi, nenti cosetti, nenti reggicalze e (mancu a parrarini) nenti giarrettiere, ma quell'indumento tremendamente antiestetico e orribile che e' il collant, che, purtroppo, qualche volta, oggi fa anche da mutande. Se qualche lettore e soprattutto lettrice dovesse arricciare il naso dinanzi al nostro drastico giudizio sui collant, e' pregato di fermarsi un attimo a pensare e cercare di immaginare o vede- 43 re una donna nell'atto in cui veste o indossa i collant. Quando li toglie, magari, l'effetto negativo e' attenuato dal fatto ca resta senza nenti e ne gode l'occhio. Ma quando s'i menti, quando soprattutto da' due colpi di culo finale per portarne l'estremita' alla vita…e' tremendo! Perche'? Come perche'? Insomma nei collant le gambe tutto sommato ci trasunu facilmente. Ma ci ha trasiri magari il sedere! Ponu arristari senza 'u culu trasutu? No! sarebbero delle calze! Chiaro? Benissimo! Oggi, poi, la donna fin da piccola e' scavaddata, non si acconcia da donna, non ha movenze da donna, non ha pensieri da donna e, naturalmente, non si prepara ad essere e a fare la donna. Dovesse farlo improvvisamente sono guai. difatti: avete mai fatto attenzione a quello che c'e' nella toilette di una donna di oggi? a giudicare dall'enorme quantita' di prodotti di bellezza (cosi' dicono!) sparsi e ammucchiati dovunque, si ha l'impressione di trovarsi la' dove a Firenze ,dopo l'alluvione, operavano i restauri. Solo che a Firenze restauravano opere d'arte! Comunque sia, la donna, sia pure com'e' arriddutta oggi, c'e', esiste,deve esistere e ni ll'ham'a cianciri. Ed e' per questo che siamo certi di fare cosa gradita ai nostri lettori elencandone la tipologia antica e moderna. c'appoi su' sempri i stissi. Le donne si potrebbero dividere in tante categorie, ma chiddi con le quali unu havi sempri cchi fari nella vita sono: 'a soru, 'a muggheri, 'a soru da' muggheri e 'a soggira. 'A soru serve, quannu unu e' scapulu, ppi faricci canusciri le amiche 'o frati. Esaurito questo compito non ha piu' ragione d'esistere. Ma cosi' una volta. Oggi non c'e' cchiu' bisogno da' soru, ca le amiche (fimmini) si dununu verso da se' per conoscere i frati. Personaggio centrale della classificazione: 'a muggheri. 'A muggheri e', quasi sempre, la donna sbagghiata della vita. ca uno prima l'ha vista in un modo e, all'atto pratico, se la ritrova in altro modo. Mai migliore, sempre peggiore di come l'aveva vista prima. Nzittari 'a muggheri nella vita e' come un unico tredici al totocalcio o come una cinquina secca sulla ruota di palermo al gioco del lotto. 'A muggheri sbagghiata puo' essere ricca, e allora va bene zoccu fa fa, basta ca si fa l'affari so'. Di solito, per0', se e' ricca ha troppe pretese e allora, se l'uomo e' ricco a sua volta, ci su' sempri scerri. Viceversa se 'a ' muggheri ricca l'uomo non ci ha purtatu nenti, e' il vero cretino, sempri appressu a' muggheri, arrirennu, ca pensa ca su dici 'na parola ci finisce 'u spassu. Alla moglie ricca si contrappone quella che ha portato il solo corredo e soldi niente. Di questo tipo e' meglio non parlarne perche' siamo convinti che il novantacinque per cento degli uomini (noi compresi) e' incappato nella fattispecie e, dunque, spiegarne le caratteristiche sarebbe come arriuddarini 'u chiovu e ni putissi magari veniri di cianciri. Da notare semplicemente che, con l'espressione ''ha portato il solo corredo'', s'intende solo quello. nient'altro di positivo, neanche di natura psicologica. Ecco il motivo per cui ni putissi veniri di cianciri, come abbiamo scritto sopra. La vera disgrazia della vita e' a soggira. A soggira puo' essere in casa (del genero) e fuori casa. con l'avvertenza che, anche se fuori casa, e' come se fosse in casa, perche' appena trasi 'a soggira, di solito , nesci 'u iennuru e, tante volte, non s'arricogghi cchiu'. Di regola 'a soggira o sa tutto o vuole sapere tutto. se sa tutto, veni intra (a casa del genero) per istruire sua figlia, che'-dice-appicca appicca n'ha sapiri quantu a idda. se vuole sapere tutto, e' lo stesso di prima perche' veni sempri intra (a casa del genero) appunto perche' vuole sapere tutto e non si nni va su no' sapi. 'A soggira puo' essere vedova o maritata. se e' maritata c'e' la speranza ca so' maritu ogni tantu ci dici: ''lassili stari 'e carusi! '' e s'a teni intra; ma idda sempri ci scappa. Se e' vedova e' la fine, perche' 'a manciaciumi della vedova se la sfoga tutta sopra il genero. Per la suocera, poi, il genero non serve mai(comincia ca non e' bonu, poi ca e' tintu, all'ultimo ca fa proprio schifo). Anzi, propriamente, il genero non serve mai (comincia ca non e' bonu, poi ca e' tintu, all'ultimo ca fa proprio schifo). Anzi, propriamente , il genero o e' malarucatu (non la saluta, non la chiama mamma e, in ogni caso, non la rispetta)o e' scunchiurutu (che non si rende conto della fortuna che ha avuto d'incontrare sua figlia che la voleva mezza Catania). In questo secondo caso, ovviamente, il genero sostiene di essere appartenuto e di continuare ad appartenere alla seconda mezza Catania. 'A soggira, infine, non muore mai. Quando finalmente muore, muore sistematicamente dopo lunga malattia e mai di coppu, ca unu arrifriscassi subito. Tuccio Musumeci e Tuitto Giardina