Una Babele di balloon - Città Metropolitana di Catania

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Una Babele di balloon - Città Metropolitana di Catania
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CULTURA
Una Babele di balloon
enti fumettisti si raccontano in ottanta tavole. Si è
tenuta alla galleria Progetti
d’Arte, a Catania, “Fumetto
in mostra”, organizzata
dalla Fondazione Marco Montalbano in collaborazione con la Provincia quale momento
conclusivo del laboratorio curato da Angelo
Pavone. Dalla scuola alla pratica insomma, per
scoprire che il sogno di esprimersi à la Andrea
Pazienza non è poi così impossibile: “Abbiamo
esposto i lavori degli allievi del corso appena
compiuto – spiega Pavone – più alcune tavole
di altri ragazzi che ci stanno seguendo perfezionandosi con gli stage di livello avanzato.
Cosa salta subito agli occhi? La diversità dei linguaggi e delle ispirazioni”.
Alle pareti infatti i fumettisti in erba
hanno appeso un autentico omaggio al pluralismo espressivo: gli stili a confronto si susseguono senza soluzione di continuità, dal
manga al citazionismo (Bonelli e Jacovitti in
testa), fino al surrealismo, dando vita a una
bella babele di immagini e grafie, giocata a
suon di ballon per la gioia dei visitatori che
hanno affollato le sale di via Ventimiglia per il
vernissage. “In una terra spesso costretta a
misurarsi con l’ordinaria emergenza – spiega
l’assessore alle Attività culturali, Rosario Patanè
– credo che sia un segnale forte quello che stiamo lanciando sostenendo proprio un laboratorio di fumetto. È la forza delle idee, e della creatività, il motore dello sviluppo sociale. E allora
V
Una mostra
organizzata
da Provincia
e Fondazione
Marco
Montalbano
raccoglie
i lavori
dei giovani
allievi
del corso
di fumetto.
Patanè: “La
scommessa
della
creatività”.
diventa decisivo ingranare anche la marcia dei
giovani, fornendo strumenti, luoghi e iniziative
per esprimersi e, perché no, imparare un’arte”.
Tra i giovani espositori - Alessia Camarda,
Salvatore Ciancitto, Fabio De Simone, Andrea
Del Campo, Luca Libertino, Giuseppe Liuzzo,
Giovanni Lo Porto (la mascotte del corso: tredici anni e idee molto chiare), Andrea Lupo,
Damiano Manduca, Domenico Privitera,
Federica Giaconia, Cinzia barone, Fabio e Silvio
Grasso, Davide Bruno, Antonio Bruno,
Riccardo Francaviglia, Mario Caruso, Salvatore
Cuffari - matricole universitarie, liceali di formazione classica o scientifica, e un buon parterre
di neolaureati. Insomma, contrariamente a
quanto si potrebbe pensare non sono gli studi
artistici a farla da padroni. Per esercitare gli allievi al rispetto di testo e materia, è stato assegnato un tema comune, “L’angelo”, di Manuel
Scordo, sceneggiatura drammatica su una gioventù bruciata fra sogni sbagliati e amicizie a
perdere. Eppure, ci fosse una tavola che assomigli a quella di un collega di muro: sono tutte
personalissime, tutte da leggere, tutte diverse,
le tavole che qui raccontano la stessa vicenda.
E, sorpresa, c’è anche chi la interpreta (pur
restando assolutamente fedele al testo!) in
chiave esilarante. A più di mezzo secolo di
distanza, pare che gli esercizi di Quenau facciano sempre bene.
Gaia Sciacca
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Da Martoglio
a Benigni
Ricordo di Turi Scalia, l’avvocato - attore,
scomparso di recente
avvocato Turi Scalia. Se l’è
portato dietro, quel titolo
che per un certo periodo
della sua vita aveva rappresentato la sua professione
primaria, così come un tempo si era soliti chiamare i grandi attori ora con il titolo di cavaliere ora con quello di commendatore. E Turi, di
quella mitica stagione, era in qualche misura
uno degli epigoni. Lo denunciava quel suo
modo ossessivo di parlare di teatro, di quel teatro che per lui era una ragione di vita, prima
ancora che una professione .
Già sul finire degli anni Trenta, ancora
studente, aveva cominciato a dirigere compagnie amatoriali con le quali organizzava delle
stagioni estive. Al teatro amatoriale – dove
l’aggettivo amatoriale deve intendersi lontano
dalla dimensione dilettantistica cui oggi viene
assai frequentemente associato – si era dedicato con grande passione, alternando i copioni ai
codici, le sale teatrali ai tribunali. Era stato fra i
fondatori del Circolo Artistico da cui, alcuni
anni più tardi, sarebbe nato il Teatro Stabile di
Catania. “ Io sono il proprietario dell’appartamento di via Rasà, dove ci sono gli uffici dello
Stabile – amava raccontare – Fu Mario Giusti a
costringermi a prendere casa a Trecastagni”.
Proprio a Trecastagni Scalia aveva chiuso
la propria carriere d’attore, salendo per l’ultima
volta, nel novembre del 2000 nell’ “Altalena”
di Nino Martoglio, sul palcoscenico del teatro
Comunale, del quale è stato direttore artistico
l’attuale programmazione stagionale ha la sua
firma – fino alla scomparsa, avvenuta lo scorso 15 febbraio, in seguito a un collasso cardiocircolatorio. Due settimane dopo, il 27, avrebbe compiuto ottantuno anni.
La massima parte della sua vita artistica
coincide con quella dello Stabile di Catania,
dove aveva dato la propria maschera a tantissimi caratteri, assai spesso accanto al suo amico
L’
Turi Scalia
(Liccio Papa),
a destra
nella foto, con
Turi Ferro
(canonico
Lupi) ed
Enrico Maria
Salerno
(Mastro Don
Gesualdo)
in una foto
tratta dallo
sceneggiato
televisivo
Turi Ferro, a Tuccio Musumeci e a Pippo
Pattavina. Talvolta aveva preso la fuga, al
seguito di compagnie nazionali ( Mario
Chiocchio, Lucio Ardenzi), senza mai tradire la
sua naturale essenza, portandosi dietro i suoi
pregnanti umori siciliani. Che più di una volta
aveva portato anche in televisione e nel cinema.
Nel 1964, Turi Scalia è nel cast dello sceneggiato televisivo di Giacomo Vaccari, “
Mastro don Gesualdo” (interpreta il ruolo di
Liccio Pappa), negli anni Ottanta prende parte
a una delle prime edizioni della “ Piovra” con
Michele Placido.
Partecipa, in piccoli ruoli, al film come “
Il caso Mattei” di Francesco Rosi e “ La sposa
era bellissima” di Pàl Gàbor, mentre, grazie a
due ruoli da grande attore non protagonista, è
una e propria rilevazione in “ Il giudice ragazzino” di Alessandro di Robilant, dove è il
Procuratore capo della Repubblica di
Agrigento, e in “ Johnny Stecchino” di Roberto
Benigni, dove dà vita all’indimenticabile caratterizzazione del giudice Cataratta. “ Con
Benigni siamo diventati amoci – era solito dire
con orgoglio -. Durante le riprese gli davo molti
consigli su cose siciliane che lui non poteva
conoscere. A Natale, ogni anno, Roberto mi
telefona per gli auguri…”
Turi Scalia. Oltre per le prestazioni artistiche. Si farà ricordare per le sue doti di organizzatore, per gli insegnamenti, professionali ma
anche di vita, che ha potuto dare ai compagni
di lavoro più giovani e, soprattutto, per la grande, irruenta carica umana con cui coinvolgeva
l’interlocutore. L’enfasi accresceva il fascino di
una stagione artistica che è mito. E Turi ne era
fra i massimi rappresentanti.
Nello Pappalardo
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CULTURA
In ottanta hanno frequentato il Corso sperimentale di cinematografia.
Sette mesi di lezioni per cominciare a conoscere i segreti del set.
Saranno famosi
aremo famosi”? Se lo
chiedono gli ottanta
ragazzi e ragazze,
molti giovanissimi, che
hanno frequentato il
secondo Corso sperimentale di cinematografia
siciliano realizzato su un progetto del direttore
artistico Adriano Chiaramida con la coorganizzazione della Provincia regionale di Catania, assessorato alle Attività culturali. Dopo 7 mesi di lezioni, teoriche e pratiche anche sul set delle
Ciminiere, è stato proiettato il video didattico
(prodotto da Alba studio) realizzato dai ragazzi
impegnati nelle quattro specializzazioni (sceneggiatura, fotografia, montaggio e recitazione).
Trenta minuti di buona fiction, con una
trama non priva di colpi di scena, momenti drammatici e comici, hanno condensato l’esperienza
conseguita in questi mesi. “Il filmato è ben altro
che una semplice esercitazione didattica – ha
dichiarato soddisfatto il presidente della Provincia,
Nello Musumeci -: avete dimostrato fantasia, originalità, impegno. Siete più che delle promesse. Il
vostro entusiasmo è la migliore carica per un
amministratore pubblico. Io e l’assessore Rosario
Patanè prendiamo un preciso impegno: dare continuità a questo corso e farlo diventare un vero e
proprio centro di formazione con tanto di riconoscimento legale.
Ma in questo ci deve essere d’aiuto la regione Siciliana. Noi siamo pronti anche a mettere a
disposizione una sede stabile: l’ex cinema Ritz
che è stato acquistato dalla Provincia e che con
qualche adeguamento della struttura potrebbe
essere la soluzione migliore”.
Per l’assessore Rosario Patanè la “cultura a
Catania non deve essere intesa solo come grandi
eventi e palcoscenici prestigiosi, ma anche attività
di base che possa migliorare l’offerta culturale
locale e rispondere anche a chi cerca un lavoro nel
mondo dello spettacolo”.
La scuola, che ha avuto in Adriano
Chiaramida, Aurelio Grimaldi, Franco Di Blasi,
Guido Pistone, Carlo Guerriera, Erminia Meli,
Stefania Rimini, Salvo Di Mauro, Domenico
Trischitta i suoi docenti, risponde anche all’esigenza di poter rendere disponibili su un’area geo-
“S
grafica regionale, personale specializzato che
possa rispondere alle esigenze di una produzione
cinematografica, pubblicitaria, di un video od
altro ancora. “Fino ad ora, per girare uno sport di
pochi secondi, sull’Etna o nelle campagne del
Ragusano – ha sottolineato Adriano Chiaramida
– le produzioni “importano” persino elettricisti
perché non si trovavano le adeguate professionalità che, con questo Corso sperimentale, riteniamo di poter formare e mettere sul mercato”.
Grazie Catania
Gentile direttore
cogliamo l’occasione, attraverso la sua rivista, per poter ringraziare il
Presidente della Provincia, Nello Musumeci e l’assessore all’edilizia scolastica,
Vincenzo Oliva, per la cordiale, squisita accoglienza e per le splendide opportunità offerte a noi, insegnanti, e agli studenti del liceo socio-psico-pedagogico
“Veronica Gambara” di Brescia, durante il viaggio d’istruzione, effettuato nella
provincia di Catania nei giorni dei festeggiamenti in onore di Sant’Agata e in occasione del bicentenario della nascita di Vincenzo Bellini. Questo viaggio, iniziato
sotto i peggiori auspici all’aeroporto di Verona, ha cominciato a tingersi di rosa
non appena siamo arrivati all’aeroporto di Catania. La piacevole atmosfera del
luogo, la temperatura ideale e la vista delle palme hanno suscitato nei ragazzi una
piacevole ammirazione. Era quasi mezzanotte e temevamo di non avere più il pullman a disposizione ed invece c’erano lì ad attenderci, sorridenti e dispiaciuti per
le nostre disavventure, l’autista ed il Direttore dell’agenzia. Da quel momento le
sorprese sono state infine, dalla signorile accoglienza dei gestori dell’hotel in cui
eravamo ospiti ad Acitrezza, alla simpatia del giovane autista, insostituibile compagno di viaggio. Il calore della gente, le bellezze del luogo e la straordinaria ricchezza delle opere d’arte ci hanno incantato ovunque ci fermassimo. La Chiesa
della Catena di Militello, la scalinata di Caltagirone e le Chiese di Acireale ritornano continuamente nei nostri racconti, contrappunti dal ricordo dello spettacolo
dell’opera dei pupi, dono graditissimo, a chiusura del viaggio, del vice presidente
della provincia, Francesco Seminara. Ma soprattutto Catania, indimenticabile, per
la vivacità dei suoi abitanti e la sontuosità dei suoi palazzi, è entrata nei nostri
cuori. Essa si è offerta a noi, che passavamo per la porta Uzeda, come il più splendido ed elegante dei salotti. Stupiti e rapiti abbiamo girovagato per le vie della città,
ammirando tutto quanto si presentava ai nostri occhi, da piazza Duomo a via
Crociferi, dal castello Ursino al convento dei Benedettini, alla villa Bellini e poi di
nuovo in Via Etnea per assistere commossi alla sfilata delle candelore e così, in
pochi giorni a disposizione, sono passati assai rapidamente e adesso ci pare di
sentire ancora il profumo e il sapore degli arancini, dei cannoli, delle olivette e delle
infinite, altre prelibatezze della gastronomia siciliana.
I docenti e gli studenti del V. Gambara di Brescia