Viaggio ad Assisi dei cresimandi

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Viaggio ad Assisi dei cresimandi
Viaggio ad Assisi dei cresimandi
25, 26 e 27 aprile 2014
“Bella esperienza vissuta assieme!”. Così esordisce don Andrea nella mail inviataci il giorno successivo al rientro da
Assisi. Credo che questa breve frase possa ben sintetizzare i tre giorni di pellegrinaggio trascorsi con i ragazzi di
prima media.
Sono stati tre giorni intensi per diversi aspetti. In questo breve racconto, che vuole essere un po’ un “diario di
bordo”, più che all’elenco dei luoghi visti, vorrei dare spazio al racconto delle due testimonianze che ci sono state
regalate da padre Leopold e da suor Cristiana, facendo da tramite al messaggio che hanno dato e che credo possa
offrire ottimi spunti di riflessione a tutti.
25 aprile 2014 - Il giorno in cui siamo arrivati abbiamo visitato la Basilica di Santa Maria degli Angeli e la Porziuncola,
che si trova al suo interno, quindi il Convento di San Damiano e infine la basilica di Santa Chiara.
Superfluo sottolineare l’emozione di trovarsi in quei posti dove San Francesco e Santa Chiara hanno così
intensamente vissuto, con quell’umiltà che li ha caratterizzati e che li ha fatti così grandi agli occhi di Dio.
Al convento di San Damiano abbiamo incontrato padre Leopold, un frate del convento.
La domanda che don Andrea ha fatto a lui (e successivamente a suor Cristiana) come spunto iniziale di riflessione è
stata: “Cosa significa per te vivere da risorto?”
Qui di seguito, in sintesi, quanto ci ha detto padre Leopold.
Vivere da risorto vuol dire vivere con Qualcuno. Quando siamo
innamorati di qualcuno, la prima cosa che desideriamo è
conoscere il suo nome. Ebbene, Dio conosce il nome di ciascuno
di noi e ci chiama per nome. Ci chiama a vivere con Lui, ogni
giorno della nostra vita. Padre Leopold ci dice: “Io non starei
certo in convento se Gesù non fosse vivo!”; poi ci regala un
breve flashback. Lui è croato e quando aveva 12 anni in Croazia
c’era la guerra. Tutt’altra realtà rispetto a quella che vivono i
nostri ragazzi. Lui si chiedeva il perché di tanta sofferenza. La
chiesa del suo paese fu distrutta e la madonnina fu posta lungo
la strada. 40 carri armati entrarono in città. Lui in quel
momento era insieme a un piccolo gruppo, erano in nove. Uno
di essi sparò contro i carri armati, un solo colpo. Il risultato fu
che miracolosamente questi si fermarono davanti alla statua, a pochi centimetri e poi se ne andarono. Lui lo visse
come un segno.
Ma il vero nemico, sottolinea a questo punto del racconto, non sono i carri armati. Il vero nemico è il peccato.
Da piccolo pensava che il Vangelo fosse una favola; gli capitava di leggerlo, ma saltava con cura le pagine in cui Gesù
chiama a sé i discepoli (aveva paura di leggerle). Lui desiderava sposarsi, avere una vita come tutti. Il 4 ottobre del
’98 (anniversario della morte di San Francesco) andò Splita (in Croazia) ad ascoltare il Papa; trovò 80 mila giovani!
Ma Leopold andò perché sperava di incontrare una giovane e bella ragazza che aveva conosciuto … non la trovò, e
rimase invece affascinato da quello che disse il Papa. Tanto da ritrovarsi a leggere la vita di San Francesco e da
andare poi in chiesa a pregare. Fu in questo periodo però che morì sua sorella, che aveva problemi di salute legati a
un cuore che non cresceva di pari passo con il suo fisico; aveva solo 7 anni. A seguito di questo grave lutto decide di
fare quel passo che per tanto tempo aveva sentito di dover fare, ma che non aveva ancora avuto il coraggio di fare. Si
tagliò i capelli e decise di farsi frate e vide finalmente la gioia.
Da giovane padre Leopold era un hippy, un figlio dei fiori, che ammirava Jim Morrison, i Doors, Bob Marley e Led
Zeppelin.
Si rese conto che nessuno dei suoi idoli di gioventù poteva dargli una mano in una circostanza così grave, nessuno di
loro poteva fare la differenza nella sua vita. Questi grandi personaggi, una volta scesi giù dal palcoscenico, per essere
felici bevevano, si drogavano … qualcuno di loro si è addirittura suicidato.
Una volta fattosi frate, l’idea di studiare in seminario gli parve troppo difficile e così decise di partire missionario per
l’Egitto e il Sudan, per poi capire che ”morire è troppo facile, il vero martirio è vivere da cristiano” un giorno dopo
l’altro.
“La vita del Risorto non la inventiamo noi, basta rispondere al Seguimi”.
26 aprile 2014 – La mattina del secondo giorno siamo stati all’Eremo delle carceri, dove don Andrea ha celebrato la
Santa Messa nel bosco. È stato un momento molto bello. Poi nel pomeriggio abbiamo visitato la Basilica di San
Rufino e quindi la basilica di San Francesco. Abbiamo avuto modo di emozionarci davanti alla tomba di Francesco, di
apprezzare i begli affreschi di Giotto sugli episodi della vita di Francesco e anche … di acquistare qualche souvenir!
27 aprile 2014 – il terzo e ultimo giorno abbiamo visitato Gubbio. Nella mattinata siamo saliti al convento san
Girolamo delle clarisse, dove abbiamo incontrato Suora Cristiana.
Qui di seguito, in sintesi, la sua testimonianza.
Solo se sei risorto puoi vivere in clausura. L’umanità vera,
infatti, non coincide con la vita che tutti comunemente
reputano normale: avere una famiglia, guardare la tv, vedere
degli amici … ; la vita in clausura nega tutto questo, eppure qui
suor Cristiana è felice.
Non c’è nulla di male nel voler vivere normalmente, facendosi
una famiglia, vivendo le amicizie, correndo quando ne abbiamo
voglia …. Ma dobbiamo tener presente che nella vita di ognuno
di noi c’è qualcosa di più. Dobbiamo essere consapevoli che
nessuna di queste cose ci darà la felicità, quella vera … perché
tutto ciò su cui possiamo “puntare”, anche se di per sé ha un
valore, non dura per sempre e quindi è destinato a deluderci.
Le cose ci deludono: la salute (anche se importantissima) prima
o poi ci delude. La vita continuamente delude, perché siamo
noi a dare troppa importanza a cose che questa importanza non ce l’hanno. Il Risorto ci dice che non c’è solo questa
vita, c’è qualcosa di più di ciò che si vede.
Suor Cristiana dice che a 17 anni si trovava ad Assisi e “conobbe” San Francesco. La cosa che più la colpì è che
mentre lei in quella fase della sua vita desiderava avere tante cose, Francesco si era liberato di tutto ciò che
possedeva: lei accumulava e lui buttava via. Pensò in quel momento che per buttare via tutto doveva aver trovato
qualcosa di veramente grande! Un Amore grande! Ed è proprio questo grande amore, una volta trovato, che ti dà la
forza di lasciar andare le cose di questo mondo.
Vedere questa donna sorridente dietro le sbarre di una grata (segno che sta a significare che queste suore sono di
Dio) è stata una esperienza molto particolare. I ragazzi sono rimasti colpiti sia da questa testimonianza che da quella
di padre Leopold e hanno fatto molte domande interessanti.
Durante le serate in hotel, poi, abbiamo vissuto dei bei momenti di condivisione in relazione ai luoghi visitati e alle
esperienze fatte.
Sono state giornate in cui abbiamo camminato molto, ma abbiamo camminato insieme, in una direzione precisa.
Laura