Todos a loar devemos

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Todos a loar devemos
Todos a loar devemos
(devozione religiosa tra XIII e XIV secolo)
Kyrie. DEUS PATER (Cantorino di Reims – bibl. Sacro Convento Assisi)
CRISTO E’ NATO (Laudario di Cortona, bibl. Comunale, Codice 91)
Kyrie. Summae rex (Cantorino di Reims – bibl. Sacro Convento Assisi)
Ceciderunt in preclaris (Cantorino di Reims – bibl. Sacro Convento Assisi)
BEN E CRUDELE ET SPIETOSO (Laudario di Cortona, bibl. Comunale, Codice 91)
FAMI CANTAR (Laudario di Cortona, bibl. Comunale, Codice 91)
GAUDE DEI GENITRIX (Cantorino di Reims – bibl. Sacro Convento Assisi)
Prosa XIV. VICTIMAE PASCHALI LAUDES (Codex Las Huelgas - Burgos)
MACAR OME PER FOLIA
(Cantigas de Santa Maria – El Escorial, Real Monasterio de S. Lorenzo, codice J.B.2)
POR NOS VIRGEN
(Cantigas de Santa Maria – El Escorial, Real Monasterio de S. Lorenzo, codice J.B.2)
POLORUM REGINA (Codice Llibre Vermell - Monserrat)
CASTA CATHOLICA (Codex Las Huelgas - Burgos)
TOD OME DEVE DAR LOOR
(Cantigas de Santa Maria – El Escorial, Real Monasterio de S. Lorenzo, codice J.B.2)
LOS SET GOYTX (Codice Llibre Vermell - Monserrat)
EYA MATER (Codex Las Huelgas - Burgos)
Il Medioevo nasce e si sviluppa come crocevia di culture e religioni diverse. La musica si
presentò, nella sua duttilità e nella sua funzione, come contenitore culturale ideale. La Spagna, terra
dall’antica tradizione cristiana, risulta una delle nazioni in cui lo scambio culturale e nel nostro caso
specifico, musicale, si manifestò pienamente. Per chiarire tale affermazione si può ricorrere ad una delle
opere più importanti di poesia per musica pervenutaci, le Cantigas de Santa Maria: oltre quattrocento
canti religiosi risalenti al XIII secolo dedicati alla figura della Vergine, in idioma galiziano portoghese,
volute dal re Alfonso X el Sabio di Castiglia e Lèon. La loro caratteristica è di essere appunto il risultato di
molteplici scambi culturali e soprattutto musicali: dal canto planus alla canzone trobadorica e dei trovieri, dai
rondeaux, alla musica arabo-andalusa. Occorre non dimenticare che questo periodo storico vide la Spagna
evolversi verso nuovi e forti cambiamenti, spinti innanzi tutto dal movimento denominato Reconquista.
Sul conto di Alfonso X el Sabio sappiamo che egli fu filosofo, astrologo e secondo alcuni manoscritti
anche mago, nonché nipote di un santo spagnolo. La raccolta delle Cantigas è probabilmente dovuta a
molteplici interessi che il sovrano aveva creduto opportuni nella sua situazione socio politica. Le sue
caratteristiche di uomo assai sapiente furono probabilmente alla base della scelta veicolata verso un fine
religioso prettamente di facciata.
Un monastero di fondamentale importanza nell’evoluzione musicale spagnola è Las Huelgas,
centro cistercense nei dintorni di Burgos. Si deve la sua fama “musicale” al fatto di possedere un
prezioso codice, compilato nei primi anni del XIV secolo e conservato addirittura nel luogo per il quale
fu scritto. Sebbene non abbia una notazione musicale ben precisa ma comunque interpretabile, il
Codex Las Huelgas rimane il principale codice spagnolo dell’Ars Antiqua. E’ importante sottolineare
una caratteristica di questo manoscritto: l’ordine logico secondo il quale esso fu compilato; le
composizioni sono infatti raggruppate secondo il genere e poste in varie sezioni in modo cronologico,
seguendo in un certo senso l’evoluzione della forma musicale (dagli organa melismatici si passa alle
composizioni isoritmiche, l’uso dell’intervallo di terza è molto più presente nella seconda parte del
codice che nella prima, caratterizzata da armonia di quarte e quinte).
Nella Biblioteca del Sacro Convento d’Assisi, sono conservati innumerevoli manoscritti d’epoca
medievale, tra questi troviamo il Cantorino di Reims, manoscritto risalente al XIII secolo, datato anno
domini 1262, anche se probabilmente risalente a circa un trentennio prima, come dimostrano alcuni
dati rintracciabili nel manoscritto stesso. Giunto ad Assisi nelle vesti di donazione da parte di una
famiglia nobile umbra, il manoscritto si presenta come interessantissima fonte alla quale attingere
storicamente e musicalmente: in esso troviamo esempi chiari di ciò che spesso passa sotto il nome di
polifonia primitiva. In questo, i canti chiaramente religiosi, rispondono in maniera sufficientemente
fedele a quelli che furono i prototipi musicali che caratterizzarono gran parte della cosiddetta Ars
Antiqua.
Il XIII° secolo assiste alla nascita d’innovazioni significative all’interno del mondo religioso. Il
Francescanesimo, le Confraternite, i luoghi di pellegrinaggio devozionale, la presenza del potere
temporale della Chiesa e la ricerca di una “rinascita” della povertà evangelica, furono
contemporaneamente presenti nel Centro Italia e in modo specifico in Umbria. A tali innovazioni ed ai
movimenti che ne nacquero sono legate molte iniziative. All’interno di queste non poteva mancare un
riferimento alla musica che per la sua stessa essenza si prestava e si proponeva come mezzo utile
all’individuo nel suo “innalzarsi” verso il bene massimo ed ultimo, Dio. E’ proprio intorno alla prima
metà del XIII secolo, infatti, che furono redatti canti in lingua volgare - ad esempio le laudi - i quali
ebbero immediatamente una rapida diffusione nelle corti principesche, tra il popolo e dunque nelle città
e tra i laici. Il canto delle laudi, diffuso nell’ambiente interclassista delle confraternite laiche cittadine, fu
incoraggiato dall’azione di sostegno e controllo degli ordini mendicanti, in particolar modo i
francescani, che vedevano nella pietas laica e “volgare” il compimento dei loro ideali filosofici e mistici.
Si pensi ad esempio al Laudario di Cortona o Cortonese 91 conservato nella Biblioteca di
Cortona. Al suo interno, il rapporto uomo e morale viene sostenuto in maniera sottile tanto da risultare
un Summa, in alcuni casi, della speculazione tipica del misticismo dell’epoca; si pensi ad esempio al
brano XXXVI: “Chi vol lo mondo despreççare sempre la morte dea pensare”.
Da tali concetti parte il “viaggio musicale” nella Spagna e nell’Italia medioevale dell’Ensemble
Diapsalmata, che propone nel suo programma l’esecuzione di brani tratti dai codici e dalle raccolte
sopra analizzati. L’ensemble si avvale dell’aiuto di strumenti d’epoca ricostruiti su base iconografica e
pone l’attenzione in special modo sulla voce, convinto del fatto che questa sia il tramite migliore per la
comprensione della musica duecentesca e trecentesca.
Massimiliano Dragoni