La gioia. Testimoni del Cristo Risorto, nonostante … Gioia è vivere

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La gioia. Testimoni del Cristo Risorto, nonostante … Gioia è vivere
La gioia. Testimoni del Cristo Risorto, nonostante …
Appunti della Condivisione del Gruppo Adulti CVX.
17.03.08
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Gioia è vivere in pienezza il presente. Gioia è stare qui con voi, nonostante …
Gioia è sapere che Gesù c’è, nonostante …
Gioia è consapevolezza di Gesù nella nostra vita, nonostante …
Gioia e dolore sono due convitati seduti alla tua mensa.
Gioia e testimonianza sono due termini inscindibili, testimonianza è il contatto
quotidiano con il Signore che mi differenzia.
Gioia è un frutto che viene dall’intimità con il Signore. Il nonostante è nella
logica del Vangelo.
Gioia: sono tanti i motivi per possederla su cui non riflettiamo.
Gioia è perché sappiamo che risorgeremo: tale certezza dovrebbe prevalere
nella nostra testimonianza.
Tra la gioia e la grazia c’è un’intima relazione: non c’è gioia dove non c’è
grazia. Bisogna essere sani e felici per aiutare gli altri, dice Camus, ma la
sanità è uno stato innanzitutto esistenziale e spirituale, è il possedere la grazia.
Gioia è il fluire nella grazia, è l’Eterno che ti riempie di sé. Oggi sono andato
in visita da Giovanni, ammalato, ma abbiamo estromesso dal nostro dialogo
ogni altro pensiero e abbiamo parlato di Vangelo.
Gioia è quella dei martiri che entravano nell’arena ad affrontare la morte,
cantando inni di gloria al Signore.
Gioia è un amico che durante un’assemblea ufficiale e seriosa si alza per
salutarti festosamente come un fanciullo. Gioia è non odiare il tuo avversario o
colui che comporta male. La gioia è difficile da definire, d’un tratto te la senti
dentro, con il cuore che si stringe per trattenerla e non lasciarla scappare.
Gioia è sentirmi amato dal Signore, nonostante … sperimenti ogni giorno il
dolore, lo incontri nel mio lavoro. Nei momenti bui entri in crisi, ma quando
riacquisti questo sentire è una piena di gioia.
(P. Rolando) Il fondo di ogni considerazione sulla gioia è la presenza del
Signore. Mi chiedo: perché io che credo, non vedo una ricaduta di questa gioia
nella mia sensibilità? Perché, quando soffro (anche spiritualmente), tutto ciò in
cui credo non ricade in gioia, anche esterna? Se riesco, però, a fare il salto in
Gesù, pian piano scompare la sofferenza. Tutto sta a non creare buchi neri in
cui non penso a Gesù. Se faccio questo salto, la sofferenza diminuisce, a meno
che non ci sia un intervento del Signore che blocchi la ricaduta per darmi una
prova (per tempi più o meno lunghi). Come avvenne a Madre Teresa di
Calcutta, che per un lungo periodo, benché unita a Dio, non ha avvertito una
ricaduta nel sensibile della gioia di questa unione, proprio dal momento in cui
avvertiva la chiamata di andare tra i poverissimi di Calcutta. Da allora sentì che
Dio si era ritirato da lei. Aveva un desiderio immenso di Dio, ma ne
sperimentava il vuoto ed il rifiuto. La sua sofferenza, la notte dello Spirito, è
stata accettata da Dio. Solo la preghiera, però, ti dà la possibilità di fare questo
salto in Dio.
COMUNITÀ DI VITA CRISTIANA – CVX “IMMACOLATA AL GESÙ NUOVO” NAPOLI