Contributo per la progettazione del Piano Regolatore Generale di

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Contributo per la progettazione del Piano Regolatore Generale di
OGGETTO:
Contributo per la progettazione del Piano Regolatore Generale di Ascoli in adeguamento al
Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR).
Solo utilizzando e salvaguardando al meglio le risorse culturali e ambientali di pregio, che
arricchiscono e distinguono il territorio di Ascoli, si può far sì che la Città possa riacquistare il ruolo e
la funzione che essa merita. Si ritiene pertanto che il futuro della nostra Città e del nostro territorio sia
nella opzione culturale. Importante e risolutiva potrebbe essere la realizzazione di un Distretto
Culturale, capace non solo di valorizzare le peculiarità e le emergenze di eccellenza, ma anche di
creare nuovi posti di lavoro diversificati e qualificati.
Si dice che non ci sono case e per questo i giovani se ne vanno dal nostro territorio. Ciò è
profondamente falso e pretestuoso! I giovani se ne vanno perché in questa città non ci sono posti di
lavoro diversificati e qualificati. Qui si punta solo e soltanto sul cemento, facendo sì che le uniche
possibilità di lavoro siano quelle di bassa manovalanza nell’edilizia, adatte solo a chi, disperato e senza
alcuna qualifica, è disposto a tutto, anche ad essere sfruttato.
Se si guarda poi all’industria, tutti i dirigenti e gli operatori di alto livello vengono importati e
restano nel territorio fino allo smantellamento degli impianti che, salvo rarissimi casi, è ciclico e
costante, facendo del nostro territorio una momentanea colonia per il periodo necessario a giustificare
gli incentivi o quant’altro percepiti per il loro insediamento.
Per le caratteristiche della nostra città e del suo territorio l’unico futuro è nell’indirizzo culturale
che sappia valorizzare le grandi possibilità insite in essi, trasformandole in vere opportunità di lavoro e
di crescita economica. Puntare sull’università e la ricerca. Utilizzare al meglio gli splendidi contenitori
del centro storico, evitando di devastarli con usi inconciliabili con le qualità architettoniche ed i valori
storici degli stessi (come è accaduto per il palazzo Sgariglia di corso Mazzini).
Si vorrebbe sapere, in assenza appunto dei suddetti posti di lavoro qualificati, che soli possono dare
un futuro serio a tanti giovani ascolani, chi dovrebbe acquistare tutte quelle abitazioni che vengono
costruite. Ai giovani, infatti, stando così le cose, non resta che espatriare per stabilirsi dove possano
realizzarsi ed avere le possibilità economiche di farsi una famiglia e acquistare dunque un’abitazione.
Solo con oculatezza e in modo mirato potrebbero essere realizzate abitazioni di edilizia popolare,
evitando di toccare zone collinari che, costituendo lo scenario che fa da sfondo alla città, vengono ad
essere parte integrante del centro storico.
Evitare possibilmente nuova edificazione, ma risanare l’esistente per la cui manutenzione, che deve
essere costante nel tempo, potrebbero essere creati posti di lavoro perfettamente stabili.
FRAZIONI
Parlare di ampliamento delle frazioni in generale è veramente pericoloso per l’assetto ambientale
del territorio. Ci sono, ad esempio, frazioni come Mozzano e Marino del Tronto dove potrebbe essere
sostenibile un oculato ampliamento edilizio, mentre ci sono frazioni, come Piagge o S. Pietro di
Lisciano, che insistono sullo scenario della città in zone di alto pregio ambientale e nelle quali
dovrebbero essere consentiti solo interventi di manutenzione dell’esistente. Non dovrebbero ripetersi i
guasti causati al paesaggio dai grandi condomini di Piagge, perfettamente visibili da Piazza del Popolo,
né il proliferare di case coloniche che tali non sono, ma che hanno abusivamente usufruito di tutti i
vantaggi previsti solo per i coltivatori diretti, aggredendo spesso il territorio con una vera e propria
lottizzazione.
CENTRO STORICO
Maestranze
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Per gli interventi sull’edilizia antica del centro storico dovrebbero essere utilizzate soltanto
maestranze altamente qualificate, previa preparazione che le specializzi nell’uso del travertino e delle
tecniche costruttive del passato, che hanno consentito alle strutture di sopportare terremoti e di
giungere fino a noi. Si potranno evitare, tra l’altro, danni derivanti sia dall’indiscriminato uso del
cemento negli interventi su strutture in muratura, messe spesso così a rischio in caso di sisma, sia
dall’impermeabilizzazione dei suoli (rue, orti, giardini). E’ noto infatti che impedire alle falde
acquifere dell’immediato sottosuolo di traspirare comporta un loro aumento di volume, sino a risalire
poi dalle fondamenta lungo i muri delle abitazioni.
La creazione di tali maestranze porterebbe nuovi posti di lavoro specializzato ad ogni livello, con la
capacità di effettuare la sistematica manutenzione di tutte le strutture antiche, dall’edilizia minore ai
palazzi, ai monumenti, fino agli spazi, quali piazze, rue, orti e giardini.
Edifici abbandonati
Esiste soprattutto per gli edifici del centro storico, ma anche per strutture di valore architettonico
site in zone pregiate (vedi Villa Santori in viale Indipendenza), il rischio che vengano abbandonate
all’incuria dai proprietari che spesso, lasciando aperti gli infissi e facendo quant’altro possa accelerarne
il degrado, sperano e spesso ottengono che “per pubblica incolumità” si arrivi alla demolizione degli
stessi, ottenendo di conseguenza aree fabbricabili di grande interesse economico (vedi zona Di
Sabatino o il giardino pensile di Villa Luciani), visto che poi costoro vengono premiati con
l’autorizzazione a nuove edificazioni.
A nostro avviso si dovrebbe prevedere una norma che, per pubblico interesse, imponga ai
proprietari la corretta manutenzione dei loro immobili e, nel caso di crollo o abbattimento degli stessi,
imponga la destinazione a verde dell’area così creata che comunque dovrebbe restare libera da
qualsiasi possibilità di edificazione.
Rivitalizzazione
Rivitalizzare il Centro Storico non significa organizzare manifestazioni che siano incompatibili con
la tutela dello stesso e per di più nettamente in contrasto con le esigenze di vita dei residenti, ma far sì
che il centro antico torni ad essere un punto di attrazione abitativa per la qualità della vita capace di
offrire: non solo parcheggi, ma anche botteghe di ogni tipo e in primis la possibilità di gestire la
propria quotidianità senza essere sopraffatti giorno e notte da aggressioni sonore. Ciò vale non solo per
gli alberghi, ma anche per i comuni cittadini che per avere una vita tranquilla preferiscono trasferirsi
altrove, anche se a volte, contrariamente a quanto si suol dire, a costi maggiori.
PIANI DI INTERVENTO EDILIZIO o RIQUALIFICAZIONI
Evitare piani che comportino l’abbattimento di costruzioni di valore architettonico, come per la
zona ENEL del Sacro Cuore, o il palazzo Saladini del comparto Firenze. Le due strutture dovevano già
da tempo essere inserite a pieno titolo nel PPAR e riportate poi nel Piano Regolatore, come peraltro
tante case coloniche dalle caratteristiche strutturali degne di essere salvaguardate, ma ormai
colpevolmente abbattute.
GIARDINI E ORTI
Impedire che gli ultimi giardini della città vengano distrutti, come è accaduto per Villa Panichi di
Porta Romana, e come progressivamente si sta attuando al giardino Colucci, via via trasformato in
parcheggio.
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E’ fondamentale tutelare gli orti e i cortili del centro storico che sono la luce delle abitazioni e
rendono alta la qualità della vita. Sono da tutelare altresì i muri di cinta degli orti che, essendo costituiti
da resti di antiche abitazioni, sono una preziosa peculiarità del nostro tessuto antico.
VERDE
Sarebbe ora che si procedesse al censimento ed alla catalogazione del verde cittadino e del territorio
circostante, al fine di evitare interventi estemporanei atti a compromettere specie arboree di alta qualità
(vedi tiglio secolare ed altre essenze dei Giardini Pubblici, o le querce abbattute in zona S. Salvatore).
S. MARCO
Colle S. Marco è l’unico vero parco della città di Ascoli e come tale dovrebbe essere
salvaguardato, come del resto era nell’espressa volontà di chi, la famiglia Sgariglia, ha lasciato ai
cittadini ascolani questo ingente patrimonio. Esso va quindi tutelato, mantenendone le caratteristiche
ambientali e garantendone il decoro.
Oggi il S. Marco, vincolato tra l’altro quale bellezza naturale, viene lottizzato per la costruzione di
baracche che, sanate non si sa come o perché, si trasformano poi in vere e proprie ville (vedi zona Gran
Caso).
Quando non si costruiscono baracche è consentita la sosta permanente di roulottes che hanno la vera
e propria funzione di abitazioni stabili con le conseguenze igienico-sanitarie ben immaginabili.
Gli spazi pubblici dove insistono anche strutture di gioco per bambini, quando non sono adibiti a
libero pascolo di ovini, bovini, equini, e addirittura suini, diventano luoghi di bivacco permanente,
dove tutto è consentito:
- accendere falò in ogni stagione e ovunque con la seria probabilità di incendi che, data la natura dei
luoghi, sarebbero inarrestabili e devastanti;
- bivaccare ed accamparsi, lasciando i siti infrequentabili per la presenza di vetri rotti, escrementi e
immondizie di ogni tipo, anche siringhe. Ci si accampa solo perché tutto è consentito e ciò che si vuole
non è il contatto con la natura, ma lo sballo, raggiunto in ogni modo tramite alcol, droga e musica
assordante, soprattutto durante la notte, che in un crescendo insopportabile arriva fino a giorno fatto. E
lo sballo comporta vandalismi di ogni genere, arrecati al pubblico e al privato. Si veda lo stato in cui
sono ridotti i campi da tennis, solo qualche anno fa un vero fiore all’occhiello per l’intera città.
A S. Marco giungono giovani da ogni parte d’Italia perché, a loro dire, solo qui tutto è consentito,
portando ad esempio ciò che accade nelle giornate del 24-25Aprile. E’ risaputo infatti che nelle loro
zone ci sono molte regole da rispettare: divieto di campeggio abusivo, divieto di accensione di fuochi,
divieto di inquinamento acustico, divieto di uso indiscriminato di alcol. Vengono pertanto effettuati
sistematici controlli perché le norme siano rispettate, pena sostanziose ammende.
Occorrono quindi anche per il S. Marco regole che lo rendano ancora fruibile, perché ora, per i
motivi suddetti, molte famiglie ascolane, una volta frequentatrici del luogo, preferiscono andare
altrove, dove vandali, droga e sporcizia non sono consentiti e le leggi vengono fatte rispettare, previo
controllo sistematico del sito.
Occorre che i campi da tennis tornino ad essere un momento di vero sport per i giovani, come ai
tempi dell’Azienda di Soggiorno, e non il sito in cui si consentono raves, con tutto ciò che ne consegue
di squallido e devastante (vedere per credere!). Non sono infatti le discoteche a cielo aperto a ridare
decoro a questo spazio verde che non solo è di grande valore ambientale, ma è anche di valore
mistico, data la presenza di importanti Eremi; un luogo in cui in piena gioia si possa godere del
contatto della natura senza essere costretti a subire la prevaricazione di vandali, ubriachi e drogati.
E’ poi urgente una soluzione per il frontone del Colle che è messo a rischio dal proliferare di
antenne, tutte abusive, che oltretutto, attirando i fulmini, mettono in pericolo tutta l’area circostante.
Non solo: i continui adattamenti e lavori sugli impianti, nonché l’edificazione di casematte, rendono
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sempre più instabile la roccia sottostante, visti anche i recenti gravi crolli verificatisi nel corso del mese
di ottobre 2009.
AREE AGRICOLE E VILLE RURALI
Quanto alle aree agricole, si consiglia di prendere in seria considerazione il sistema della cosiddetta
“Addizione Verde”, adottato da Ferrara per il suo Piano Regolatore. In pratica tutta la vasta area che si
estende da Ferrara al fiume Po è stata assoggettata ad una serie di vincoli di utilizzazione che ne
consentono la salvaguardia e riqualificazione, privilegiando forme di agricoltura biologica, il rispetto di
forme colturali tradizionali e quant’altro, lasciandone la proprietà e la gestione ai legittimi proprietari
che, vincolati al rispetto delle prescrizioni ed indicazioni del Piano, vengono in pari tempo
avvantaggiati da una normativa fiscale di favore e dall’erogazione di fondi comunitari. Tutto ciò
costituisce un esempio di straordinaria efficacia e civiltà nell’uso del territorio, capace di conciliare
risultati economici, tutela dell’ambiente e creazione di prodotti di qualità.
Nel nostro territorio per i residui terreni rimasti dall’eredità Sgariglia (zona Campolungo), scampati
alla svendita sistematica negli ultimi decenni, si dovrebbe procedere a trovare il modo di affidarli
temporaneamente a chi avesse serio interesse a coltivarli, ma con ben precisi vincoli che non
consentano speculazioni o appropriazioni indebite, ma possano creare nuovi posti di lavoro per quei
giovani che desiderassero dedicarsi all’agricoltura.
Massima dovrebbe essere l’attenzione e la tutela per le splendide ville che sono nel territorio,
prendendo in seria considerazione un percorso turistico che ne prevedesse la visita, naturalmente previ
accordi con i proprietari che condividessero questo progetto.
Provvedere finalmente al censimento delle case coloniche che presentino caratteristiche legate alle
tradizioni locali e di tutte quelle strutture che siano testimonianza di attività artigianali e industriali
legate a tecniche del passato, come già previsto e mai attuato dal PPAR.
TURBOGAS
Evitare che nel territorio vengano realizzati impianti tipo l’incombente Turbogas che, lungi dal
risolvere il problema occupazionale, verrebbe ad aggravare una situazione di inquinamento ambientale
già gravemente compromessa, come risulta dalla documentazione presentata alla Regione Marche sia
dall’ARPAM che dall’Istituto Epidemiologico Regionale. Evitare poi che in zone definite E-3, cioè a
grave rischio esondazione fluviale, si progettino strutture (ieri la “piattaforma dei veleni” sventata per
miracolo e oggi la centrale Turbogas) con conseguenze dannose i cui ingenti costi graverebbero sulla
comunità.
E’ da tener presente che la centrale Turbogas in oggetto, così come proposta, non è un impianto di
cogenerazione, capace cioè di utilizzare fruttuosamente l’energia termica prodotta da destinare alle
necessità termiche di industrie o rioni abitativi (teleriscaldamento), ma si tratta di una centrale elettrica
che riversa tutto il calore prodotto in atmosfera, incidendo pesantemente e negativamente sull’intero
territorio, con mutazioni microclimatiche (aumento della temperatura di almeno due gradi, pesante
aumento del tasso di umidità).
Tutto ciò oltre ad inquinamento causato da polveri sottili e ultrasottili e il riversamento in
atmosfera di 240.000 tonnellate annue di CO2 e di altre sostanze altamente nocive.
Si tenga infine presente che questa centrale ha un notevolissimo fabbisogno idrico di qualità che
verrebbe sottratto alle necessità primarie dei cittadini.
Si tratta di un progetto scellerato che costituirebbe oltretutto una grave pregiudiziale sull'assetto
urbanistico del territorio.
INDIRIZZI
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— Normativa specifica per il Colle S. Marco e i suoi ambiti anche per le opere provvisionali e per
un uso compatibile con la dignità, la corretta fruizione e la tutela dei luoghi. Necessaria anche
l’individuazione di un sito idoneo per un regolare camping da essere gestito secondo le norme.
— Integrazioni normative per il Centro Storico:
- arredo urbano;
- regolamentazione esercizi pubblici;
- regolamentazione dell’uso degli spazi compatibile con il valore dei siti;
- individuazione delle zone da riqualificare mediante normative specifiche (vedi
Cinema Olimpia e S. Pietro in Castello);
- incentivazione delle attività artigianali artistiche.
— Censimento di tutti i siti di interesse archeologico.
— Utilizzo zona Carbon: studiare la possibilità di inserimento delle attività universitarie, con
particolare riguardo alla ricerca e residenze per studenti.
— Tutela delle sponde dei fiumi che costituiscono un importante polmone di verde per la città.
Mantenimento e tutela delle essenze arboree, evitando il più possibile interventi invasivi che
comportino tagli di alberi e alterazione dell’assetto spontaneo degli argini che hanno un equilibrio
delicatissimo.
— Controlli. Fondamentali per la gestione del territorio e per il rispetto delle normative sono i
controlli che debbono essere continui ed attenti. Senza di essi qualunque pianificazione diviene inutile
e qualunque normativa risulta vuota e inefficace.
Ascoli Piceno, 23 novembre 2009
PRESIDENTE
(Mariolina Massignani)
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