Editore Licia Piva Direttore Isabella Dallapiccola NUMERO
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NUMERO SPECIALE ANNO SCOLASTICO 2014/2015 Editore Licia Piva Direttore Isabella Dallapiccola Vice Direttore Silvana M. Baroni Responsabile grafico Paola Occhi ANNO 2004 Il Carduccino 2 ANNO 2005 Il Carduccino 3 ANNO 2005 Il Carduccino 4 ANNO 2006 Il Carduccino 5 ANNO 2007 Il Carduccino 6 ANNO 2008 L’ALCOLISMO, GRAVE PROBLEMA SOCIALE “Più bevi, meno spendi”: ecco la “trovata” dei pub per richiamare i giovani I l SERT è un servizio massa corporea minore, quindi vi, ad esempio alcuni gesti e tutta la vita, la dipendenza ri- pubblico e serve per trattare diverse dipendenze, non solo quelle da droga o alcol. All’interno di questo servizio lavorano psicologi, educatori e assistenti sociali. Noi abbiamo parlato con tre operatori, che lavorano nei luoghi di divertimento, come le discoteche. E’ vero che una persona può andare in coma a causa dell’alcol? “Sì, perché è una droga, solo che qui in Italia è legale, ma in alcuni paesi è illegale, è una cultura, una scelta di alcuni paesi. L’alcol agisce sul cervello e fa scattare il meccanismo della tolleranza; il fisico si abitua alla quantità di alcol nel sangue, e per avere gli effetti desiderati, bisognerebbe aumentare la quantità di alcol, ma questo può portare anche alla morte, soprattutto per chi non è un bevitore abituale, perché ci sono persone più predisposte ad avere problemi con la bottiglia rispetto ad altre.” Molti credono che le bevande alcoliche cosiddette “leggere”, come la birra, non danneggino la salute. E’ vero, oppure nel tempo ci sono conseguenze? “Dipende, perché in una lattina di birra, in un bicchiere di vino e in un bicchierino di vodka, c’è la stessa quantità di alcol, quindi la birra può avere gli stessi effetti della vodka.” L’alcolismo è una malattia? “Sì, è una forma di dipendenza, che va curata come una malattia, e può essere soggetta a ricadute, soprattutto nelle persone più predisposte all’alcol.” L’alcol agisce sulle donne in modo diverso da come agisce sugli uomini? “No, la differenza si calcola in base alla struttura; infatti la struttura fisica delle donne ha meno acqua di quella degli uomini, perché questi hanno una meno efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol. Le donne in gravidanza non dovrebbero bere alcol, perché si trasmette attraverso il cordone ombelicale al feto e può portare a diverse e gravi conseguenze”. Quali sono i sintomi psicologici provocati dall’abuso di alcol? “E’ tutto soggettivo, ad esempio un abuso consolidato può provocare crisi d’astinenza, perché l’alcol spegne il cervello, cancella ogni emozione e alcuni ne abusano proprio per questo motivo.” Quando si diventa consapevoli che l’alcol sta diventando una malattia? “Ci sono diversi fattori indicati- mane.” E’ vero che i giovani che provocano gli incidenti il sabato sera sono tutti ubriachi? No, non sono tutti sotto l’effetto di alcolici, ma gli incidenti in strada sono la causa più frequente di morte tra i giovani e, per la maggior parte dei casi la bottiglia è la principale colpevole. Quando si esce la sera, nel gruppo ci dovrebbe essere la figura BOB, cioè una persona che non beve e che a fine serata guida. Riaccompagnando a casa gli altri, in questo modo si potrebbero evitare molti incidenti. E’ vero che l’età media delle persone che abusano di alcolici diminuisce sempre di più? E i genitori possono evitare questo problema o è un fenomeno sociale già radicato nella mentalità giovanile? “Sì, l’età è scesa. Già dagli 1112 anni si comincia a prendere il primo bicchiere ed è preoccupante, perché potrebbe diventare un problema grave, ma non è irrisolvibile, dipende dalla famiglia e dalle compagnie, ma di solito i grossi dipendenti bevono da soli. E’ funzionale, perché “serve” alla persona, cioè un individuo beve perché è convinto di risolvere i propri problemi con l’alcol.” Che effetti ha l’alcol sui minorenni? “Sotto i 16 anni manca l’enzima che assorbe l’alcol, quindi l’effetto tossico è magvoli che assumere alcol sta di- giore, e può portare a un metaventando una malattia sociale è bolismo più lento”. già un gran passo avanti per poter guarire.” Claudio Conti, Quando si invecchia, l’alcol Chiara Buzzoni, 2A ha effetti diversi sul fisico? “Può comportare una memoria a breve termine, oppure, se una persona è stata alcolista, si può trascinare i problemi che ha avuto in passato. Alcune persone riescono ad uscirne bene e non hanno problemi, ma per chi ha bevuto alcuni comportamenti particolari l’isolamento sociale, più lentezza nei movimenti, oppure si manifestano anche problemi fisici, come male al fegato e allo stomaco, perché il fegato ha ormai assorbito troppo alcol e si dilata. Ma l’essere consape- Il Carduccino 7 ANNO 2009 “ IL REALISMO DI GAUDÍ E L’ EUROPA” “Se pensiamo al futuro dobbiamo pensare anche all’intelligenza: per che cosa l’abbiamo?”, Con questa domanda è iniziato il viaggio a Barcellona di 50 ragazzi del liceo Carducci spinti dai loro insegnanti “ oltre le colonne d’Ercole”,da un incontro con il grande scultore della “Sagrada Familia” erede di Gaudì,ospite tra l’altro della nostra città appena due mesi fa,durante la mostra “Il realismo di Gaudì e l’Europa”presso il Palazzo Municipale. “L’abbiamo, per sapere un poco più in là del presente, qualcosa del futuro…, voi avete l’intelligenza, la potete usare per studiare, scrivere,in un foglio bianco. Il problema della società di oggi è che non insegna le cose in ordine. Ci sono molte cose, tentazioni, senza ordine che voi potete imparare. La verità è che nell’educazione bisogna imparare tutto con ordine. Gaudì aveva questa idea, disegnò un progetto, ma se non avesse capito la storia dell’Apocalisse nell’ordine esatto non avrebbe potuto. Gaudì costruendo questo tempio seguì un ordine. In 32 anni di lavoro ho appreso che guardando Gaudì non posso toccarlo, si deve guardare dove guardava lui e chiedere il suo cuore. Gaudì diceva che l’uomo non crea nulla,tutti pensano di poter creare qualcosa, ma Gaudì che era un grandissimo creatore disse che l’uomo non crea nulla. L’uomo trova qualcosa nella realtà e occorre imparare ad osservare; le persone intelligenti pensano di poter cambiare il mondo e di ricrearlo nella loro testa, ma il mondo è così, non si può cambiare. Voglio che impariate a stare sempre di fronte alle cose e a osservarle… Voglio darvi un consiglio per il futuro, per la vostra vita; riceverete sempre sofferenza nella vita, ma questa è una gran de occasione per aprire un’altra porta. Dove guardava Gaudì? Guardava alla felicità. Cos’è Etsuro Sotoo la felicità? Denaro? Fama? No, quello che ha scoperto Gaudì è che la felicità non è per se stessi,ma vivere in ragione agli altri. Questo è quello che voleva Gaudì: attraverso l’architettura dare felicità agli altri: tutti lo possono fare nel proprio lavoro”. Dopo un breve “botta e risposta” in lingua spagnola, tra i ragazzi e Sotoo, al suono degli scalpellini che continuavano il loro preziosissimo lavoro, il grande scultore ha così concluso: “Vi chiedo un impegno per il futuro, così come Gaudì ha costruito la Sagrada per la felicità degli uomini, anche voi attraverso il vostro lavoro impegnatevi a cercare la verità attraverso l’ amore alla realtà, proprio come fece Gaudì”. Il momento culminante dell’incontro è stato quando Sotoo stesso, stupito dalle domande di alcuni ragazzi, ha voluto regalare a ciascuno di loro una piccola pietra della Sagrada, quasi a sigillare la promessa a vivere “la vida” come Gaudì ha costruito la “Sagrada”. Una lezione di “vida” anche per gli insegnanti nel vedere i loro ragazzi “incollati” alle parole di “verdad” di Sotoo. 4G, 5G, 5B\H Il Carduccino 8 ANNO 2009 Alunno Rossi: presente!! Paolo Rossi torna nella sua ex-scuola lo stesso giorno del suo happening al Teatro Comunale di Ferrara, per incontrare la nuova generazione di studenti dell’I.T.I. In più è stata, con immensa gentilezza, data la possibilità di ascoltare le domande di alcuni ragazzi del Liceo Carducci. Di seguito è riportata l’intervista del comico italiano. DOMANDA RUFFIANA: LEI NASCE A MONFALCONE, PASSA LA SUA ADOLESCENZA A FERRARA ED È CONSIDERAT O M I L A N E SE D’ADOZIONE, MA LEI DI DOV’È? “Io sono di Terni (dice scherzando). Mi sento legato ad ognuno di questi luoghi, perché fanno parte della mia vita, ma se proprio devo rispondere in maniera ruffiana, allora rispondo Ferrara, essendo qui oggi. Grazie al lavoro che faccio giro molto e ogni luogo entra a far parte di me, ma sostanzialmente di me fanno parte i tre posti citati: Monfalcone, Ferrara e Milano.” L’ABBIAMO VISTA MESCOLARE SPESSO DIVERSI TIPI DI ARTE: DALLA MUSICA, AL CINEMA, AL TEATRO E ANCHE ALLA TELEVISIONE. IN QUALE SI RICONOSCE DI PIÙ? “Io ho iniziato lavorando a bottega e cercando di portare a casa l’affitto sperimentando tutto quello che potevo, lavorando su tutto ciò in cui ero produttivo, posso definirmi perciò un artista eclettico. Siccome non riesco a fare alla perfezione una cosa sola cerco sempre di combinare tutte le mie doti artistiche. Per esempio ultimamente ho avuto la regia di un’opera lirica.” PARLANDO DEL SUO LAVORO DI ATTORE IN QUESTO PERIODO DI TAGLI, COME LO VEDE NEL FUTURO? “Il Ministro dell’Economia ha detto che con la cultura non si mangia, io devo dire che qualche merenda sono riuscito a farla! Ma al di là della battuta, visto che si sente la mancanza di cognizione di causa di chi ci governa, e uso questa espressione come un eufemismo: voi vedete che quando si ac- cende il teatro si accende tutta la città, ci guadagna il bar vicino, ci guadagnano tutti, lo shopping, i negozi, eccetera. Io penso che la più grossa censura che sia stata fatta negli ultimi anni non è nei confronti dei comici: io se voglio dire qualcosa, anche se mi tolgono la luce e le telecamere qualcosa a cui aggrapparmi la trovo, che sia un faro, un lampadario. La vera censura è stata fatta alle ultime tre, quattro o addirittura cinque generazioni. In Italia al giorno d’oggi c’è un disfacimento così totale che il ministro alla cultura è più impegnato a mandare poesie a Vanity Fair che a badare agli edifici di Pompei, infatti ha, giustamente detto, che è successo qualcosa di simile anche 2000 anni fa sotto l’imperatore Tiberio (pubblico ride). Uno dei mali di questo paese è la mediocrità delle persone che ricoprono degli incarichi importanti, perché hanno accettato di appoggiare con dei favori le persone giuste.” COSA PENSA DELLA CENSURA? PENSA CHE SIA SEMPRE GIUSTIFICATA? “Io ho avuto a che fare con la censura da quando sono entrato nel mondo dello spettacolo. Bisogna però dire che la censura a volte può essere determinata dal buon senso: io personalmente se avessi il potere di effettuare della censura, la userei su quei telegiornali che sono decisamente più volgari di un film pornografico. La censura nei confronti della satira è impensabile, ma oramai è tutto capovolto: non puoi dire “censuro chi dice che il re è nudo” perché è il re che dice “sono nudo, sono nudo”! Se volessi ragionare per assurdo, io censurerei quei talk show sui delitti di cronaca nera, perché non ha niente a che fare con la vita di tutti i giorni, perché vuol dire avere a che fare con la mancanza di rispetto nei confronti di persone umili che hanno subito una tragedia.” VISTO CHE LEI HA RECITATO SHAKESPEARE, MOLIERE, COMMEDIA DELL’ARTE CREDE CHE I CLASSICI POSSONO AIUTARE A NARRARE IL MONDO CONTEMPORANEO? “I capolavori sono capolavori. La persistenza fa parte del valore di un’opera; qualcuno ha detto che basta leggere tre libri nella vita: facciamo Dante, Shakespeare e l’Odissea e trovi argomenti sufficienti per altrettanti. Dopo di che per un teatrante quando lavora sul palco è favorito perché l’autore è defunto, e non può dirti nulla.” LE CHIEDIAMO DI SODDISFARE UNA NOSTRA ULTIMA CURIOSITÀ: CI RACCONTA BENE LA STORIA, GIÀ ACCENNATA DA FABIO FAZIO, DEL “MUSCHIO DEL PRESEPE” NELLA SUA MACCHINA IN APRILE? “Qua sono in un posto pubblico e mi faccio una autocensura! Comunque ero in macchina con una pianta solo da decoro e, la polizia mi ha chiesto cosa fosse e io dissi “muschio per il presepe” e mi han lasciato andare!” Mattia Antico 4I Camilla Lombardi 4A Il Carduccino 9 ANNO 2010 UNO SGUARDO ATTRAVERSO LE SBARRE I ragazzi del Carducci visitano la struttura penitenziaria di Ferrara O mar, Mohamed, Abdul, chissà come si chiamava il giovanissimo detenuto che ci ha guardato attraverso le sbarre al nostro ingresso nel carcere della città. Lunedì, le due classi quinte dell'opzione sportiva, si sono recate alla casa circondariale dell'Arginone per incontrare il Direttore Dott. Francesco Caciolla, il personale e gli educatori che operano all'interno della struttura. Tutte quelle porte che si aprivano e si chiudevano in sequenza, davano un'idea di qualcosa di irreale: sembrava di essere in una serie televisiva. Il problema più grosso del carcere ferrarese, come la maggior parte degli istituti di pena italiani, è il sovraffollamento: circa 500 detenuti ospitati contro i 250 posti disponibili, di cui il 55% circa stranieri. Le celle di nove metri quadrati destinate a una persona sono state riadattate per ospitarne tre. Non sono presenti detenuti diversamente abili, che vengono rinchiusi nel carce- re di Padova che possiede attrezzature idonee a queste persone. La "dotazione" è di 20 kg di oggetti personali, fatta eccezione per i libri che vengono conteggiati a parte, per poter favorire lo sviluppo della cultura. Possono vestirsi nel modo che preferiscono. La maggior parte dei detenuti stranieri non porta con sé indumenti, per queste persone vengono donati abiti da associazioni di beneficienza. Ogni due settimane vengono effettuati controlli mirati nelle celle, che vengono letteralmente "messe sotto sopra", al fine di verificare che non ci siano oggetti pericolosi, durante le attività invece, ovvero quando i detenuti non sono presenti, gli agenti effettuano la "battitura del ferro" che consiste nel con- trollo delle sbarre: se sono danneggiate emettono un rumore differente rispetto a quelle non danneggiate. La struttura offre la possibilità ai detenuti di partecipare ai corsi scolastici a partire dalla scuola prima- ria, alla secondaria di primo e secondo grado, fino ad arrivare ad un corso di laurea con precedente accordo con l'Università. Tale attività ha luogo all'interno dell'area pedagogica, che offre aule, una piccola biblioteca e tre aule di informatica, nelle quali i detenuti guidati da alcuni educatori, sono i redattori del giornale "Astrolabio" che ha uscita bimestrale. Classe 5 F Il Carduccino 10 ANNO 2010 “La donna che sbatteva contro le porte” “Ho capito che non sono sola” questa la consapevolezza che ha raggiunto Marina Massironi, grazie al suo ultimo spettacolo, “La donna che sbatteva contro le porte”, andato in scena al Teatro comunale di Copparo. Alle prese per la prima volta con un monologo di questa portata, temeva di non farcela a interpretare un ruolo così difficile. La rappresentazione, infatti, è una storia d’amore e di violenza in ambito familiare tratta dal romanzo di Roddy Doyle, dove una donna, Paula, vede il sogno del suo matrimonio perfetto scomparire a causa di un marito trasformatosi in orco dopo la perdita del lavoro. Lo spettacolo è fedele al romanzo? “Sì, la sensibilità e la lievità del libro pervadono tutto il nostro lavoro: è impressionante come Doyle sia riuscito a trattare dei temi cosi impegnativi, senza perdere il suo stile leggero e piacevole. Anche il montaggio temporale che abbiamo utilizzato sulla scena, per ricostruire la versione dei fatti, è stato fatto per discostarci dal libro il meno possibile”. Com’è stato interpretare una storia del genere? “Molto impegnativo, proprio a causa della realtà di storie come questa. Per riuscire a interpretare al meglio il mio ruolo, ho visitato diversi centri antiviolenza, dove queste vicende vengono affrontate quotidianamente. L’unico modo per contrastare questo tipo di violenza è parlare, e soprattutto chiedere, non far finta di non vedere i lividi di queste donne maltrattate. Inoltre quando si tratta di monologhi la grande difficoltà è che bisogna giocarsela da soli, è vero, e non ce l’avrei mai fatta senza il grande gioco di squadra di tutto lo staff”. Come ha trovato il teatro rispetto al grande e al piccolo schermo? “Non c’è un’esperienza particolare che sia migliore di un’altra. La recitazione è un percorso, un cammino: esistono solo esperienze inutili ed esperienze utili, che aiutano a fare passi avanti. Uno degli aspetti più positivi del teatro è che è più facile interpretare la reazione del pubblico, perché il contatto fra attori e spettatori è assolutamente diretto. In effetti, mi ha fatto scoprire chiavi che non sapevo di possedere. Quando ho cominciato negli anni ’80, se si voleva lavorare bisognava fare cabaret: la comicità dava grande visibilità”. E infatti ha esordito insieme al trio di Aldo, Giovanni e Giacomo… “Esatto. “Tre uomini e una gamba” è stato il nostro primo film in assoluto, ed è stato adrenalinico, emozionante. Non avremmo mai pensato di riuscire a realizzare un lungometraggio tutto nostro!” Come pensa che sia diventato il mondo dello spettacolo oggi? “È sempre stato un mondo duro. Ma una volta, per diventare famosi si doveva fare un certo numero di passaggi in televisio- ne, se si voleva farsi conoscere; oggi, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione questo non è più necessario. In fatto di film, non dovrebbe essere soltanto il nome famoso a favorire la diffusione, perché altrimenti si rischia di non premiare la vera bravura, e lasciare molte pellicole “nella nicchia”. Quando girai “Pane e tulipani” insieme a Soldini – una persona che peraltro io stimo moltissimo – ne vennero messe in circolazione soltanto quindici copie: è stato solo grazie a un passaparola se ha ottenuto il successo, e ne sono state create altre”. Camilla Lombardi, Matteo Scotti 5A Francesca Cavecchia 5I Il Carduccino 11 ANNO 2012 I Ragazzi manichini Muscolosi, solari ed intelligenti, quasi la perfezione. Sono queste le caratteristiche ritenute necessarie per essere assunto nel negozio Abercrombie di Milano. Grazie al viaggio d’istruzione alla città della moda, è stato possibile intervistare uno dei “ragazzi manichini” in orario lavorativo. ATTUALMENTE CONTINUI GLI STUDI ? “No, ma la maggior parte dei ragazzi che ci sono qui studiano all’università. Altri fanno corsi di lingue e di psicologia”. DA CHE ETÀ SI PUÒ LAVORARE AD ABERCROMBIE? “Dai 18 anni in su, ma il commesso più giovane ne ha 21. Penso di essere io uno dei più vecchi”. LE TUE PROSPETTIVE PER IL FUTURO SONO QUELLE DI RIMANERE A LAVORARE QUI ANCORA PER MOLTO? “No non penso. Io per esempio faccio il cantante e amo il teatro. Altri studiano per diventare qualcuno o qualcosa. È solo un lavoro in più per guadagnare e mettere da parte i soldi. È semplicemente una cosa momentanea”. COSA C’È DI GRATIFICANTE NEL TUO LAVORO? “La maggior parte dei ragazzi che lavorano qui, sono modelli, abituati a fare foto e cataloghi. Quindi ognuno di noi si sente a suo agio”. L’ESSERE BELLO E “USATO” PER FARE FOTO, NON TI FA SENTIRE UN OGGETTO? “Ogni modello parte con il presup- sull’aspetto fisico, ma anche sulle conoscenze linguistiche, fondamentali per questo lavoro. Come importante è sapersi relazionare con la clientela. Bisogna essere sempre posto che le sensazioni che si provano sono le stesse di quando si sfila. Siamo manichini che camminano”. COME HAI AVUTO ACCESSO AD ABERCROMBIE? “Nel mio caso, ero venuto a com- solari”. QUANTO IL LAVORO INFLUISCE NELLA VITA PRIVATA? “In nessun aspetto, essendo anche la mia ragazza una modella. Riesce a capirmi su orari e diverse difficoltà”. TI È CAPITATO DI VIVERE QUALCHE EPISODIO IMBARAZZANTE ? “Si, mi è capitato una volta. La mia ragazza mi era venuta a trovare sul posto di lavoro e una signora sulla quarantina, cercava di flirtare con me. Mi accarezzava il viso e non smetteva più di chiedermi il numero di telefono. Sono i rischi del mestiere”. prare vestiti e me l’hanno offerto. Non penso si basino solo Classe 2A Il Carduccino 12 ANNO 2012 LINGUE... IN FESTA Francese, inglese, spagnolo, cinese un’educazione alla mondialità che motivazione e di arricchimento per e tedesco: queste sono le lingue si propone come obiettivi lo svilup- gli studenti. La manifestazione protagoniste dell’evento coordinato po, l’apertura, la sensibilità verso “Lingue… in festa” si è aperta con canti, balli e poesie spagnole preparate dagli studenti del biennio del corso L, che hanno ricreato il clima tipico di Siviglia, meta del viaggio di studio delle classi terze del nostro Liceo Linguistico. A seguire molto suggestiva è stata l’esibizione del corso N, la grande novità del Carducci, l’unico Istituto in regione che offre l’opportunità di studiare cinese. Per la lingua inglese alcune presentazioni in Power Point hanno esposto diverse festività del Commonwealth; le favole in lingua francese e le poesie in tedesco hanno concluso lo spettacolo. Per allietare i palati dei presenti, gli studenti hanno preparato alcuni dalla professoressa Lucia Albanese. altre culture e l’interesse per le pro- piatti tipici: quiche lorraine, apple Martedì 12 marzo nell’auditorium b l e m a t i c h e gl o b al i . S c o p o pie, churros, crêpes e tortillas, solo del Liceo Carducci di Ferrara si dell’incontro è stato quello di mo- per citarne alcuni. sono confrontate culture, usanze e strare la presenza simultanea di più piatti tipici dei diversi Paesi del modalità linguistico-espressive in Classe 1N mondo. In una società multietnica clima giocoso e rassicurante che come la nostra è necessaria costituisce un’importante fonte di IlIlCarduccino Carduccino 13 7 ANNO 2012 Lillo e Greg si raccontano al teatro “De Micheli” Nella vita ci vuole fortuna “ Bisogna cogliere il momento giusto” “Sketch e Soda”. È lo spettacolo che il duo Lillo e Greg ha portato in scena al Teatro De Micheli di Copparo. Protagonisti in vari programmi TV, attori al cinema, autori e conduttori del fortunato programma “610” di Radio 2, cantanti e musicisti, sono legati nella vita da una sincera amicizia. In quale momento avete capito di far ridere insieme? “È difficile da dire. Quando ti presenti davanti agli amici, ridono perché appunto, sono amici. In concreto l’abbiamo capito dopo il fallimento dell’A.C.M.E.”. Come avete reagito alla chiusura della casa editrice? “Nel febbraio del 1992 eravamo entrambi senza lavoro perciò abbiamo deciso di provarci: ci siamo incontrati e abbiamo formato il nostro gruppo prima musicale e poi comico. Ci esibivamo davanti alla gente di Roma, nei locali e, di certo, non pensavamo di avere tutti questi consensi. In realtà non sapevamo neanche se avessimo potuto continuare, non ci aspettavamo un riscontro così dal pubblico e neanche un pubblico così disposto ad ascoltarci e seguirci.”. Quindi, com’è arrivato il successo? “Abbiamo avuto fortuna, il passaparola ci ha reso un “fenomeno romano” e da lì è iniziato tutto. Siamo entrati nel cast de “Le Iene”. Quando abbiamo iniziato, però il programma non era come adesso: l’audience era minore e di conseguenza anche la visibilità. Siamo rimasti per tre anni e così abbiamo potuto accumulare l’esperienza necessaria”. Tra le vostre presenze ai vari programmi televisivi c’è anche quella a San Remo, come vi siete trovati? “Quando ci hanno chiamati per na” Avete girato molte città: quale avete preferito? “Beh, è difficile da dire. I nostri impegni in realtà non ci hanno fatto viaggiare tanto e dal resto anche per noi è difficile conducendo un programma radiofonico che va in onda tutti i pomeriggi, non possiamo permettercelo. La più bella però rimane la capitale. Anche se noi due abbiamo visioni diverse della città eterna: Greg viene dal centro, io dalla periferia e non ci crederete, ma è come abitare in due paesi completamenti diversi. I quartieri e la città non erano come adesso, le differenze erano più accentuate. Roma per noi è comunque la più importante, infondo è cominciato tutto da lì”. collaborare con Max Pezzali eravamo entusiasti, ma poi abbiamo capito che per noi era troppo caotico. Nelle quinte c’è un gran movimento e noi ci sentivamo fuori posto. Abbiamo trovato più emozionante partecipare al concerto del primo maggio, forse anche perché dietro a quel giorno c’è una storia che sentiamo più vicina rispetto a quella della canzone italia- Chiara Quadrini, Elena Morisi 2A Il Carduccino 14 ANNO 2012 NOI SIAMO LA RIVOLUZIONE Il Carducci tra i finalisti del “Premio Estense” “B reve enim tempus aetatis satis longum est ad bene honesteque vivundum..” “Anche una vita breve è abbastanza lunga per vivere con virtù e onore” (Cicerone, “Cato Maior de Senectute”, XIX, 70) Che cos’è il Premio EstenseScuola? È un progetto organizzato ogni anno, rivolto a tutti ragazzi delle scuole della provincia di Ferrara. Gli studenti devono produrre un elaborato sul libro vincitore del Premio Estense, utilizzando creatività e originalità, senza l’aiuto di persone esterne alla scuola. Il libro vincitore di quest’anno è “Noi Siamo La Rivoluzione”, di Federico Fubini. I Compositori Sociali. Questo è il nome che ha un po’ colpito e stordito tutti, quando è spuntato in mezzo alle altre proposte. Il voto alla fine è stato unanime: è nostro. Perché? I nostri mattoni, così leggeri ma allo stesso tempo importanti, compongono la nostra storia, il nostro passato, la nostra piramide, uno non può fare a meno dell’altro, per il risultato finale. zare meglio il primo e l’ultimo capitolo; principalmente perché parlano di noi. Li abbiamo sentiti più vicini, più “nostri”. I giovani siamo noi, ora, qui. I giovani sono tutt’intorno a noi, i nostri coetanei, perciò abbiamo Un passato, un presente e un futuro costruiti su ideali ancora confusi, data la giovane età, ma senz’altro permeati di voglia di cambiamento. La musica è stata una parte importante. E poiché ognuno di noi ha la colonna sonora della propria vita, volevamo che questo progetto ne avesse una propria, una sua colonna. La nostra creatività e spontan e i t à hanno diretto questo progetto, la nostra voglia di fare, che Fasi del lavoro: 1. Formazione del gruppo di lavoro, analisi del testo e raccolta delle idee; 2. suddivisione in gruppi di lavoro autonomi, coordinati dai professori; 3. scelta di immagini di rivoluzioni e progettazione della piramide; 4. stampa di decalcomanie su magliette e blocchi di gommapiuma per la struttura della piramide; 5. componimento di un pezzo musicale jazz con l’ausilio di pianoforte, sax e chitarra acustica; 6. registrazione audio e video di interviste a ragazzi frequentanti il Liceo; 7. produzione di un video con sottofondo musicale, interviste e coreografia relati- dopo aver costruito la nostra piramide fatta di volti e fotografie, ci hanno portato ad urlare “RIVOLUZIONE!” come un grido di guerra, avventandoci sul solido, scherzando e ridendo. Non è stato solo giochi e scherzi, è stata un’impresa dura per noi ragazzi decidere su cosa focalizzarci, su quali parti del testo. Abbiamo analizzato, scritto, cancellato, riscritto. Proprio come una rivoluzione, il nostro lavoro è nato da una scintilla, un’idea, un semplice schizzo alla lavagna fatto per scherzo, ma che in realtà è stato il primo mattone della nostra piramide. Frasi tratte dal libro, pensieri, riflessioni, ci hanno fatto comprendere che volevamo analiz- voluto dare spazio alla loro voce, oltre che alla nostra. Abbiamo deciso di documentare la loro opinione, i loro propositi per il futuro, le loro speranze. I gruppi di lavoro si sono divisi autonomamente, procedendo con fotografia, lettura, scrittura, stampa e composizione di un brano musicale. I professori sono stati i nostri direttori d’orchestra. Elena Tuffanelli Gaia Pellegrini 2L Il Carduccino 15 ANNO 2013 Signore e signori: Angelo Pintus «La felicità è sentire il pubblico mentre si apre il sipario e una voce annuncia la mia esibizione» Lucia Bianchini, 4A «I l teatro è la mia casa, la tv un hotel a 5 stelle, ma è sempre meglio stare a casa». Così risponde il comico Angelo Pintus intervistato da alcuni studenti del Liceo Carducci alla domanda se «Credo sia nata con me: ho sempre provato una sensazione meravigliosa sentendo ridere gli altri. E non importa come io mi possa sentire dentro davvero, l’importante è che voi ridiate». «Il mio rapporto è fantastico: io non me la meno e le persone mi salutano sempre con molto entusiasmo, con molta gente sembra di essere amici da sempre». Abbiamo letto sul tuo blog il post riguardo ad una foglia che una bambina ti ha regalato: come mai tieni così tanto ad un oggetto apparentemente inutile? «Non è un oggetto inutile, e non è solo una foglia, è molto di più: è un regalo fatto con il cuore e quella bimba è meravigliosa. Da piccolo, Che rapporto hai con i tuoi fans? alle elementari, ho regalato un portapenne a mio padre che avevo fatto con un rotolo di carta igienica: quel portapenne è ancora lì…». Qual è stata l’esperienza più bella della tua carriera e quale la delusione più grande? «Beh, la più bella quella con Fiorello qualche anno fa: indimenticabile, lo seguivo da una vita. La più brutta? Troppe!». Come sei entrato nel cast di “Colorado”? «A “Colorado” ho fatto il provino, poi ero bello e bravo! Potevano non prendermi? (Questa va letta con ironia...ma nemmeno troppa …)». preferisca il teatro o la tv, in occasione della tappa ferrarese del suo nuovo spettacolo “50 sfumature di Pintus” presentato al Teatro Comunale. Un’intervista ironica con risposte inaspettate, nulla di scontato come del resto ogni sketch del comico di Colorado. Da dove è nata la tua passione per far ridere la gente? Il Carduccino 16 ANNO 2013 Per un periodo sei stato in coppia con Max Vitale. Da quando vi siete separati come è il vostro rapporto? «Gli pago gli alimenti …». Cosa fa ridere i giovani? «Beh, Pintus! I giovani, come ero giovane io, hanno bisogno di essere capiti e trattati meno da idioti: non sono idioti ma giovani, e per farli “Colorado”, abituati a fare pezzi di 5 minuti, non riuscissero poi a fare teatro. Il tuo spettacolo lo smentisce in pieno, ma credi che questo non sia vero anche per la maggior parte dei tuoi colleghi? «Bertolino ha ragione. Il problema Hai mai fatto qualcosa in tv di cui è questo, che tutti vanno in tv senza avere un bagaglio dietro che poi fa poi ti sei pentito? «Sì! Molti anni fa …». la differenza. Meno male altrimenti saremmo in troppi a teatro!». In un’intervista che ci ha rilasciato qualche tempo fa Enrico Ber- Come nasce “50 sfumature di Pintus”? «Un titolo facile da ricordare. Ma il mio spettacolo non ha nulla a che vedere con i libro!». ai contenuti o ai programmi concorrenti? «Non si è dimezzato: negli ultimi anni siamo passati da un 14% di share ad un 11%, ma è normale. Troppi programmi comici, troppi!». Come uomo di spettacolo e di successo ti avranno posto mille domande, ma qual è quella che non ti hanno ancora fatto e che ti sarebbe piaciuto sentirti chiedere? «Cosa è per te la felicità? La felicità per me è sentire il pubblico mentre il sipario si apre e una voce che dice: “Signore e signori: Angelo Pintus!» ridere basta capire questo». Hai fatto principalmente tv, non ti piacerebbe fare cinema? «Non credo di saper recitare, ma credo che ci proverò». A quali cabarettisti si ispira la tua comicità? «Nella mia vita mi sono ispirato a tante persone molto diverse tra loro. Oggi la mia attenzione è tutta per un comico marocchinofrancese di nome Gad Elmaleh». “Colorado” ha subito negli ultimi anni, dal 2012, un notevole calo di share, arrivando nel 2013 tolino ha espresso un suo timore, a dimezzarsi rispetto alle edizioni ovvero che i nuovi comici, rifeprecedenti. Credi che sia dovuto rendosi principalmente al cast di Il Carduccino 17 ANNO 2014 Giorgio Perlasca: Giusto tra i Giusti Incontro con il figlio del salvatore di 5218 ebrei durante la seconda guerra mondiale Lucia Bianchini, 4A «C osa ha provato quando ha saputo questa storia che suo padre non le aveva mai raccontato?» Questa la domanda che gli studenti del liceo “Carducci”, durante l’incontro che si è svolto lunedì 20 gennaio nell’auditorium della scuola, hanno rivolto a Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca uno dei Giusti, coloro che durante la seconda guerra mondiale hanno salvato almeno un ebreo. «Inizialmente rimasi un po’ “arrabbiato” per come l’ho scoperto» afferma Franco «nel 1988 sono arrivate a casa nostra due donne ebree ungheresi che cercavano un diplomatico spagnolo Jorge Perlasca. Assistendo all’incontro mi sembrava di aver capito che quando era in Ungheria aveva salvato due o tre persone. Sono entrato in crisi quando ho scoperto che erano migliaia. Mi sono chiesto se ero io che non stavo capendo ciò che dicevano o se per trent’anni non avevo conosciuto mio padre». Giorgio Perlasca, un commerciante di bestiame padovano, si trovava per lavoro a Budapest quando dopo la disfatta dell’esercito ungherese il Paese si era alleato con i Russi venendo così occupato dai Tedeschi. Successivamente con la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943 da parte dell’Italia, i cittadini residenti anche fuori dalla nazione dovettero decidere se giurare al Re o se aderire alla Repubblica Sociale Italiana. L’uomo, seppure avesse aderito in gioventù al partito fascista ed avesse partecipato alla guerra civile spagnola e alla guerra d’Etiopia, giurò al re. Trovò quindi rifugio all’ambasciata spagnola, visto che aveva con sé la lettera firmata da Francisco Franco che attestava la sua partecipazione alla guerra civile e che gli garantiva assistenza diplomatica. Iniziò quindi insieme all’ambasciatore Ángel Sanz Briz a salvare gli ebrei Ungheresi dalla deportazione fornendo loro un salvacondotto che garantiva loro la protezione diplomatica e ospitandoli in “case protette” del ghetto internazionale. Perlasca arrivò addirittura a fingersi delegato dell’ambasciatore quando Sanz Briz si trasferì a Berna e i Tedeschi tentarono di occupare una casa protetta. In tutto l’italiano salvò da morte certa 5218 ebrei ungheresi. Quando l’Armata Rossa liberò Budapest Perlasca tornò in Italia e ricominciò la vita di sempre. Scrisse però un memoriale in tre copie dove raccontava l’accaduto: uno lo inviò al Il Carduccino 12 18 ANNO 2014 Governo Italiano, una al Governo spagnolo e l’ultima la tenne per sé nel suo cassetto. «Nei primi anni Ottanta papà ha avuto un ictus» ricorda Franco Perlasca «e in quella circostanza aveva detto a mia moglie che cercando delle carte nel suo cassetto avrebbe scoperto che anche lui aveva fatto qualcosa di bello nella vita. A quel manoscritto non abbiamo dato molta importanza e quando papà si è sentito meglio l’ha rimesso nel cassetto». La storia di Giorgio Perlasca è poi raccontata da due giornalisti: Giovanni Minoli ed Enrico Deaglio grazie alla trasmissione televisiva “Mixer” e al libro di Deaglio “La banalità del bene”. A lui sono state assegnate diverse onorificenze tra cui la medaglia al merito civile e la medaglia dell’Ordine di Isabella la Cattolica, oltre ad essere stato riconosciuto come uno dei Giusti della Nazione, a cui è dedicato un albero sul viale dello Yad Vashem. I Giusti sono descritti in un racconto della tradizione ebraica che ne fotografa l’immagine e il modo di pensare: «esistono sempre al mondo 36 Giusti, nessuno sa chi sono e nemmeno loro sanno d’esserlo ma quando il male sembra prevalere escono allo scoperto e si prendono i destini del mondo sulle loro spalle e questo è uno dei motivi perché Dio non distrugge il mondo. Finito questo periodo hanno la capacità e l’umiltà di tornare tranquillamente alla vita normale di tutti i giorni, non raccontando nulla di quanto fatto, per un semplice motivo: ritengono d’aver svolto solo il proprio dovere di uomini, nulla di più e nulla di meno”. Ciò che di più ha stupito gli studenti del liceo “Carducci” è che Franco ha sempre parlato del padre chiamandolo Giorgio Perlasca. «Inizialmente avevo un po’ di “risentimento” nei suoi confronti per come avevo scoperto tutta la storia. Negli anni successivi lui ha iniziato a girare il mondo ed io, anche se ero invitato, non andavo quasi mai» spiega Franco «poi papà nel 1992 è morto ed ancora per alcuni anni ho continuato a non andare a testimoniare, andavo solo quando non potevo proprio rifiutare. Poi ho deciso di passare sopra a quella situazione e ho ripreso quella storia che consideravo importante e che non potevo ignorare: era mio dovere ricordare Giorgio Perlasca, perché era mio padre e per quello che aveva fatto».A Giorgio Perlasca sarà inoltre intitolato il nuovo Istituto comprensivo di Ferrara, ex scuola media “T. Bonati”. Il Carduccino 13 19 10 anni di Carduccino: La parola ai ragazzi che ne hanno fatto la storia Sara Carletti, 3B D ue ragazzi, una passione. Due futuri scrittori: Mattia Antico e Camilla Lombardi. Ex caporedattori del giornalino della nostra scuola, ora più che mai sono motivati a continuare il loro percorso nel mondo della scrittura. Lui si cimenta a scrivere racconti sul web, lei collabora con “La Nuova Ferrara” ed “Estense.com”. Ritornano oggi sulle pagine del Carduccino, in occasione del suo decimo anniversario, con un racconto e un augurio speciale a tutta la redazione. di Mattia Antico RICORDO ONIRICO C hiusi gli occhi e mi addormentai dimenticando il computer acceso e infilandomi la penna nel taschino della giacca. In una steppa fatta di foglie morte e rocce enormi incontrai un essere mitologico esorbitante, con il corpo da uomo e la testa da drago. Quell’ibrido copriva i suoi poderosi e fibrosi muscoli con una languida maglietta a righe orizzontali bianche e nere. Su di essa una grande scritta: BRUTO. Dovevo sconfiggere l’uomo-drago, ma la mia giacca era nera, i miei capelli crespi e castani e i miei occhi profondi e scuri. Non ero il principe azzurro, non avevo nemmeno una spada luccicante con me. Ma dovevo sconfiggerlo. Non sputava fuoco, ma aria calda che non mi faceva muovere. Con me solo una penna a sfera. La sfilai dal taschino, la puntai contro quel vento sempre più rovente e cominciai a scrivere, a scrivere tanto. Inizialmente il nesso logico delle mie parole non mi importava, con il tempo recuperai la consecutio temporum e l’aria si fece sempre meno pressante e il drago meno muscoloso e più piccino. Vinsi io. Vinsi con una penna. Mi svegliai, la penna era tra le mie mani. Da quel momento non volli più viver come Bruto, tradendo persino me stesso e stando seduto, mi alzai con la biro stretta e decisi di inseguire la conoscenza e la virtù. Ecco questo fu il mio ingresso nella scrittura e nel Carduccino. di Camilla Lombardi I ndubbiamente servono passione e forte motivazione per intraprendere la carriera di giornalista. E io sono a malapena all’inizio di questo percorso, ma posso senz’altro dire che contribuire al giornalino scolastico a suo modo mi è servito. Ora che ho finito il liceo collaboro saltuariamente con quotidiani come “la Nuova Ferrara” e la testata online “Estense.com”, e ripenso con una certa nostalgia ai pomeriggi passati alla redazione de “Il Carduccino” con altri ragazzi animati dallo stesso interesse, e alla soddisfazione di quei primi articoli scritti e impaginati con le nostre mani. Spero tanto che il Carducci continui a coltivare questo spazio, che rappresenta la voce degli studenti, e spero che gli studenti futuri ne approfittino degnamente. Il Carduccino 20