Don Scaccaglia pro gay: sarà trasferito

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Don Scaccaglia pro gay: sarà trasferito
Don Scaccaglia pro gay: sarà trasferito "Operazione di pulizia teologica"...
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Don Scaccaglia pro gay: sarà trasferito
"Operazione di pulizia teologica"
di Maria Chiara Rioli
Franco Barbero, ex sacerdote avversario di Benedetto XVI, parla del sicuro trasferimento del parroco di Santa
Cristina, che rischia la riduzione allo stato laicale. Nei giorni del contestato intervento vaticano rispetto alla
proposta francese all’Onu di depenalizzare l’omosessualità, la vicenda del "pretaccio" di Parma assume particolar
rilevanza: proprio sul tema dell’omosessualità don Luciano ha preso posizioni di accoglienza giudicate non in line
col Magistero
Il viso di Oscar Romero sorride affianco a un Cristo intessuto nei fili di tinte
latinoamericane che avvolgono l’altare. Affianco a Gesù di Nazaret e al
martire del popolo salvadoregno, bambini, minatori, indigeni reggono carte
con parole di riscatto come “riforma agraria”. Dietro all’altare, il tabernaco
affiancato da due mappamondi, segno di quella fedeltà alla terra, che tant
uomini di fede hanno predicato e vissuto nella vita e nella morte. Entrare
nella chiesa di santa Cristina è un respiro a pieni polmoni del soffio di quel
vento di riforma e rinnovamento, di stretta comunanza con la vita delle don
e degli uomini e di prossimità agli esclusi ed emarginati che il Concilio - de
cui annuncio si ricorderanno tra poco i 50 anni - insegnò alla Chiesa, in una
stagione che oggi pare così pericolosamente rifiutata e negata.
Le porte di santa Cristina sono aperte, anche quando in chiesa non c’è
nessuno. Don Luciano in questi anni le porte le ha aperte a tutti:
omosessuali, divorziati, poveri, rifugiati e immigrati. Ora don Luciano quelle stesse porte se le vede sbarrare di fronte prop
dalla Chiesa cui ha professato amore e obbedienza. Nei giorni del duplice intervento vaticano rispetto alla proposta frances
all’ONU di depenalizzare l’omosessualità e del rifiuto di firmare la Carta dei disabili per l’assenza di un riferimento al divieto
all’aborto, la vicenda di don Scaccaglia assume una rilevanza enorme. Perché proprio sul tema dell’omosessualità, don
Luciano ha preso posizioni di accoglienza giudicate non in linea col Magistero.
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Le voci che da alcune settimane si rincorrono nel mormorare un possibile trasferimento del parroco più controverso, amato
disprezzato di Parma non appartengono più solo alle chiacchiere da sagrestia. Si attende nei prossimi giorni la notizia di un
trasferimento di don Luciano, ma il provvedimento preso da Roma potrebbe addirittura essere più grave, arrivando alla
riduzione allo stato laicale. Don Franco Barbero, amico di don Luciano, ci aiuta nel fare chiarezza in questa vicenda.
“Conosco bene don Scaccaglia, i suoi libri, la sua persona. Sono stato a celebrare l’eucaristia nella sua parrocchia”. E
afferma che ciò che accadrà “è oggetto di trattativa. Certamente si parla di trasferimento, credo che il trasferimento sia
l’ipotesi più probabile ma ci vuole riserbo e rispettp”. Don Franco è un altro di quelle figure religiose “scomode” - come si
dice con un aggettivo improprio da salotto - che attraversano l’Italia e non solo. Ridotto allo stato laicale nel 2003 con un
provvedimento firmato dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, don Barbero
(come continua a farsi chiamare) anima a Pinerolo la realtà di una delle comunità ecclesiali di base che fiorirono negli anni
conciliari in diversi continenti sulla scia latinoamericana, intorno alla centralità della lettura comunitaria delle Scritture, di una
liturgia che parlasse alle persone e rimettesse al centro la radicalità del Vangelo e di una prassi di giustizia e solidarietà.
Inutile dire che le CEB sono ora tra gli ambiti più malvisti dalle gerarchie vaticane.
Don Barbero analizza dalla sua prospettiva la realtà ecclesiale attuale in Italia e non solo: “C’è un’operazione di settaccio,
una pulizia teologica, un clima di caccia all’eretico. È un periodo molto difficile perché le persone che tentano strade nuove
fede per amore del Vangelo vengono visti come soggetti pericolosi”. Per don Franco “la vicenda di don Scaccaglia si
inserisce in questo contesto”. Don Barbero sottolinea come “nessun vescovo è insorto rispetto alle dichiarazioni sugli
omosessuali. I vescovi sono burattini nelle mani del vaticano”. Ecco che allora nel caso di Parma, anche il diritto di parola e
intervento del vescovo Enrico Solmi appare ridimensionato: “Penso che il vescovo di Parma cercherà di svolgere un ruolo d
mediazione, ma i vescovi non contano nulla”, continua don Franco. Per trovare gli attori principali in questa vicenda bisogna
allora spostarsi a Roma, a Città del Vaticano, negli uffici della Congregazione per il Clero e in quelli per la Dottrina della
Fede.
Don Scaccaglia è una figura particolare rispetto ad altre storie di “pretacci” perché da sempre unisce riflessione e prassi,
teologia e pastorale, studio personale e guida della comunità parrocchiale. Per questo, afferma don Franco Barbero, “sono
le sue predicazioni rispetto alla figura di Gesù, il suo commento al Vangelo di Marco, la sua solidarietà agli omosessuali e
alle lesbiche” ad aver richiamato gli strali vaticani. Il tema del rapporto tra gay e lesbiche e cattolicesimo è particolarmente
caro a don Franco, che proprio in questi giorni pubblica il libro “Omosessualità e Vangelo” e che su questi fronti anima un
blog decisamente distante dalle linee vaticane. E il capitolo del nodo tra omosessualità e fede cristiana è un vaso di Pando
che squaderna un mondo sommerso che spesso nelle comunità ecclesiali non si conosce e si vuol far tacere. Sono tanti,
tantissimi, i gruppi di gay e lesbiche che in Italia si interrogano sul come vivere la propria fede cristiana, con incontri,
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confronti, anche tensioni e differenze. Un mondo che però pochissimi conoscono e che invece nasce già negli anni ’80, a
Milano, con il gruppo “La fonte”, accompagnato da don Domenico Pezzini. Anche nella Parma di don Scaccaglia esistono
alcuni gruppi di questo tipo. I prossimi giorni risponderanno all’interrogativo sul futuro di don Luciano, se la sua colpa sia
stata l’apertura verso gay e lesbiche, l’accoglienza degli ultimi o la sua interpretazione delle Scritture.
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