L`ultimo volo del maggiore Massimiliano Erasi Comandante

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L`ultimo volo del maggiore Massimiliano Erasi Comandante
L’ULTIMO VOLO DEL MAGGIORE MASSIMILIANO ERASI COMANDANTE
DEL 132° GRUPPO BALTIMORE
Autore: Gen. Carlo Podrini
1. La figura di Massimiliano Erasi
Massimiliano Erasi nacque il 12 luglio 1908 a Bagni di Lusnizza (già Bad
Lusnizz) vicino a Tarvisio, territorio asburgico fino al 1918, da una famiglia d’etnia
tedesca. Suo padre si chiamava Massimiliano Errath e la madre Maria Kowatsch. Egli
conseguì il diploma di perito tecnico-industriale a Klagenfurt in Austria, poi nel 1928
entrò nei ranghi della Regia Aeronautica come sottufficiale pilota, in quanto il titolo di
studio che aveva conseguito in Austria non fu ritenuto valido per l’ammissione alla
Regia Accademia Aeronautica dove, però, venne accolto nel 1932 per essere
riqualificato ed inserito, poi, nel ruolo degli ufficiali in servizio permanente. Quindi, fu
assegnato al 9° stormo da bombardamento. Nello stesso anno (era il 1934) assunse il
cognome Erasi; egli aveva deciso di essere italiano a differenza dei familiari che poi
optarono per la Germania a seguito degli accordi tra i governi italiano e tedesco del
1939. Nel 1936 egli partecipò alle operazioni delle unità aeree italiane schierate a
sostegno dei nazionalisti nel conflitto civile spagnolo.
Con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, essendo già nell’aviazione della
Libia dal 1938, egli ottenne il comando della 278^ squadriglia, la prima della neo
costituita specialità degli aerosiluranti, che operava dall’aeroporto di Bengasi ed in tale
veste partecipò alle operazioni aeree nel Mediterraneo 1 guadagnando numerose
decorazioni al valor militare 2. Promosso maggiore nel 1942, assunse il comando del 41°
gruppo aerosiluranti 3; e, dopo l’armistizio dell’Italia nel settembre 1943, fu assegnato
inizialmente al neo-costituito Raggruppamento Bombardamento e Trasporti 4 per
assumere poi, nel giugno 1944, il comando del 132° gruppo.
Il 132° gruppo insieme al 28° gruppo costituiva il 1° stormo da bombardamento
Baltimore italiano che faceva parte del 254° wing della RAF che dipendeva, a sua volta,
dal Comando della Balkan Air Force (BAF), una grande unità aerea multinazionale
1
Erasi è presumibilmente il maggiore aerosiluratore italiano dopo Buscaglia. I suoi successi
comprendono: il siluramento dell’incrociatore inglese “Liverpool” da 10.000 tonn. il 14.10. 1940
avvenuto di notte a sud di Creta che mise l’unità fuori combattimento per 12 mesi; il siluramento di un
incrociatore contraereo a nord di Bardia il 22.10.1940; il siluramento insieme a Buscaglia
dell’incrociatore “Glasgow” nella baia di Suda il 3.12.1940 che, colpito da 2 siluri, rimase in cantiere per
9 mesi; il siluramento il 2.1.1941 di un cacciatorpediniere nel golfo di Sollum; il siluramento della
cannoniera “Alphis” nella baia di Sollum il 4.1.1941; il siluramento ed affondamento dell’incrociatore
leggero “Chakdina” a nord di Sollum il 5.12.1941; il siluramento ed affondamento dell’incrociatore
leggero “Arethusa” nella baia di Algeri nel novembre 1942; il siluramento di un incrociatore tipo
“London” nella rada di Siracusa il 13.7.1943.
2
Durante il conflitto spagnolo Erasi aveva già ricevuto una MBVM, una MAVM “sul campo” ed una
promozione per merito straordinario; nel secondo conflitto mondiale guadagnò altre due MAVM “sul
campo” ed una MOVM alla memoria.
3
Il 41° gruppo ed il 132° gruppo sono state le unità più note degli aerosiluranti nel periodo antecedente
l’armistizio per i successi conseguiti in azione.
4
Dopo l’armistizio, nell’ottobre 1944 le unità aeree ancora in vita della Regia Aeronautica vennero
inquadrate ordinativamente nel Comando dell’Unità Aerea (Bari) e nei dipendenti Raggruppamento
Caccia, Raggruppamento Bombardamento e Trasporti e Raggruppamento Idro.
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
formata da unità inglesi, sudafricane, australiane, neozelandesi, greche, polacche e
jugoslave che era, ovviamente, sotto comando operativo britannico. Lo stormo prendeva
il nome dal velivolo che impiegava, il bombardiere medio bimotore Martin A.30 MK IV
e V Baltimore ceduto dagli inglesi nel luglio 1944 all’unità italiana per potenziarla in
vista della sua partecipazione alle operazioni aeree sulla penisola balcanica. Il 132°
gruppo fu riequipaggiato sull’aeroporto di Campo Vesuvio presso Ottaviano (Napoli)
dove arrivarono i trentadue Baltimore ceduti dall’Inghilterra (sedici per gruppo dei quali
quattro in riserva) 5 e dove fu effettuato, nel periodo tra luglio ed ottobre 1944,
l’addestramento del personale volontario già appartenente perlopiù ai gruppi
aerosiluranti 132° e 41° che avevano operato con l’S. 79. Il 28° gruppo Baltimore,
invece, fu costituito attingendo al personale volontario già assegnato all’88° gruppo da
bombardamento Cant. Z. 1007 bis 6. Alla fine di ottobre lo stormo aveva qualificato sul
Baltimore 59 piloti ed i relativi equipaggi.
Velivoli Martin A.30 Baltimore del 28° gruppo durante un volo di guerra (foto SMA). Quello in primo
piano è l’aereo del ten. Generoso Cioce e del sten. Umberto Bernardini.
2. Il 132° gruppo Baltimore in azione contro i tedeschi.
Il 12 novembre 1944, il 132° gruppo fu trasferito sulla Biferno Air Base, grande
base aerea alleata con la pista di guerra in grelle alle foci del fiume Biferno vicino a
Termoli, da dove prese ad operare a fianco delle altre unità del 254° wing 7 (il 28°
gruppo lo seguirà il 3 dicembre), avendo come obiettivi in Albania e in Jugoslavia le
linee di comunicazione utilizzate dalle truppe tedesche in ritirata verso nord ed il loro
schieramento sul terreno. Il 18 novembre 1944 il 132° entrò in azione segnalandosi
5
I Baltimore erano di proprietà inglese e vennero ceduti in uso agli italiani dallo stormo greco che rientrò
in patria.
6
Nel nuovo ruolo di navigatori-puntatori furono impiegati nel periodo bellico dei tenenti piloti del corso
Urano, dei sottotenenti piloti del Vulcano e degli aspiranti del corso Zodiaco dell’Accademia
Aeronautica.
7
Il 254° wing della RAF era costituito da 2 squadrons di Marauder sudafricani, 1 squadrone RAF di
Beaufighter, 1 squadrone RAF di Mustang e dallo stormo Baltimore italiano. Comandava l’unità il group
captain Stapleton giovanissimo pluridecorato pilota della RAF:
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
subito alla particolare attenzione degli Alleati (che attendevano con evidente curiosità la
prima missione bellica degli italiani) per l’ordine, la disciplina, il rispetto della
pianificazione e delle direttive operative, la formazione in volo 8 e sopratutto i risultati
del bombardamento. Per i suoi successi sul campo il 132° gruppo ben presto si collocò
ai primi posti nella speciale graduatoria mensile che la RAF stilava per segnalare il
rendimento bellico delle unità dipendenti sulla base degli obiettivi colpiti e
dell’efficienza operativa dei velivoli e degli equipaggi. Accadde a questo punto un
episodio specifico che segnalò chiaramente l’alto livello di capacità operativa posseduta
dal 132°; lasciamo parlarne il generale Graziani 9 che prese parte a tutto il ciclo
operativo dello stormo Baltimore.
Il bombardamento del ponte di Bioce, notare sulla strada la colonna dei mezzi tedeschi fermati
dall’azione del 132° gruppo. L’immagine fu ripresa da un velivolo Baltimore (foto SMA).
“ Il giorno 2 dicembre 10 il gruppo fece una missione bellica che suscitò grande
scalpore ed ammirazione negli ambienti del comando inglese che aveva disposto il
bombardamento del ponte stradale di Bioce, un piccolo villaggio nei pressi del
maggiore centro abitato di Podgorica che è prossimo al confine tra l’Albania e la
Jugoslavia. Il ponte era stato prima attaccato da altri reparti da bombardamento e
cacciabombardieri della RAF con esito negativo. Il terreno circostante, infatti,
sembrava una zona vulcanica di recente eruzione tante erano le voragini scavate
dall’esplosione delle bombe. Il gruppo, al comando del maggiore Erasi, in perfetta
formazione volò sull’obiettivo sganciando il suo carico di bombe; dopo lo sgancio,
8
La capacità di volare in formazione serrata aveva una precisa connotazione operativa in quanto i
Baltimore non effettuavano bombardamenti d’area come gli americani, ma piuttosto essi compivano
bombardamenti di punto; di qui l’esigenza di mantenere una formazione stretta affinché lo sgancio
simultaneo da parte di tutti gli aerei generasse un unico compatto pacchetto di bombe di metri 50x300
destinato a colpire l’obiettivo collimato dal navigatore-puntatore dell’aereo leader.
9
Giulio Cesare Graziani “ Con bombe e siluri tra le cannonate” Ed. Graziani 1982.
10
Quindi pochi giorni dopo l’inizio dell’attività bellica del 132° gruppo.
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seguirono alcuni secondi di silenzio, poi nella cuffia il grido di soddisfazione dei
navigatori segnalò che il ponte era stato colpito ed era crollato. Tornammo alla base
soddisfatti ma, quando riferimmo telefonicamente all’ufficio operazioni del comando
inglese l’esito della missione, la risposta fu un semplice e freddo grazie. Però, quando
un’ora dopo lo stesso ufficio ebbe la documentazione fotografica che dimostrava la
reale distruzione del ponte come conseguenza del nostro bombardamento, lo stesso
ufficiale (un tenente colonnello) telefonò tutto entusiasta per esprimere al maggiore
Erasi le sue più vive felicitazioni per il risultato ottenuto. La sera, quando il maggiore
Erasi ed io ci recammo al consueto briefing a prendere ordini per l’indomani, il group
captain inglese comandante il 254° wing salutò calorosamente Erasi con l’appellativo
di “Mister Bridge”. Da quel giorno le nostre quotazioni presso il comando inglese
salirono molto in alto”. Ed il nominativo radio “Grappa” del 132° gruppo cominciò ad
essere rispettato.
I brillanti risultati bellici del 132° gruppo sortivano dall’azione personale del
Maggiore Erasi quale comandante sul campo; infatti egli condusse un’opera efficace,
coagulando le migliori energie dei suoi uomini ed indirizzandole al successo della sua
unità attraverso l’esempio, lo spirito di servizio ed il convincimento che loro stavano
combattendo per la causa giusta. A questo proposito va detto che allora, nel 1944,
combattevano solo quelli che decidevano di farlo perché la situazione generale
dell’Aeronautica consentiva, a chi lo voleva, di evitare questo impegno; quelli che
combattevano, e che così rischiavano la vita, lo facevano per motivi ideali e, più spesso,
sull’esempio del comportamento dei loro comandanti nei quali essi riponevano la
massima fiducia per aver operato ai loro ordini negli anni precedenti. Massimiliano
Erasi era uno di questi. Egli era certamente facilitato dalla presenza nel suo gruppo di
numerosi altri valorosi combattenti che lo sostennero nella sua attività, ma l’azione
personale che egli sviluppò si dimostrò decisiva per ottenere la maggiore coesione della
sua unità ed il massimo impegno nelle azioni belliche. E ciò grazie alle sue notevoli
capacità umane che gli consentirono di essere compreso ed approvato sempre dai suoi
uomini che lo conoscevano come un comandante bonario, ma anche forte e determinato
ben capace di far fronte alle situazioni difficili. Ed i fatti dimostrarono quanto la
rispondenza del personale del gruppo fosse condizionata dal comportamento del suo
comandante e dall’ascendente che egli esercitava sui suoi uomini. In questo contesto
non va ignorata la situazione personale di Erasi che combatteva la Germania pur avendo
la moglie ed il figlio che risiedevano nel territorio italiano occupato dai tedeschi ed i
fratelli inquadrati nella Werhmacht che combattevano in Jugoslavia 11.
Il distintivo dello Stormo Baltimore introdotto dopo la fine delle ostilità che venne ideato dal tenente
Roberto Crespi (Fiorellino).
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I due fratelli maggiori di Erasi che combatterono nella Werhmacht in Jugoslavia sopravvissero alla
guerra e vissero a Klagenfurt fino agli anni ‘70 ed ’80.
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3. I bombardamenti in Istria
Il ciclo operativo proseguì nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio con
un’intensa attività bellica contro le truppe tedesche sempre più in ritirata verso la parte
settentrionale della penisola balcanica ed il 132° seguitò a mettere a segno le sue bombe
sugli obiettivi scelti dal comando inglese. Va sottolineato che un accordo tacito tra gli
Alleati e l’Aeronautica italiana prevedeva che le nostre unità aeree cobelligeranti non
operassero contro obiettivi posti sul territorio nazionale nè contro forze italiane
schierate con i tedeschi ed, in linea con questo criterio, la zona d’intervento dei nostri
aerei era fissata nell’area compresa tra: a SW le isole e le coste dalmate, a Nord la
regione di Zagabria ed a Est la linea Sarajevo-Brod. Il Comando della BAF rispettò
questa limitazione nella prima parte della campagna, dopo, però, in relazione
all’andamento della ritirata tedesca, sorse l’esigenza di colpire anche obiettivi collocati
in Istria che era allora territorio nazionale italiano; perciò al comandante dello stormo
Baltimore tenente colonnello Roveda venne richiesto di accettare per la propria unità
anche gli obiettivi in Istria. L’ufficiale, che aveva ben presente l’esigenza di confermare
l’affidabilità degli italiani nella campagna aerea contro i tedeschi, accettò la richiesta.
Tuttavia, gli equipaggi dello stormo non rimasero passivi di fronte a questa
decisione. Quando il 3 gennaio 1945 i piloti ed i navigatori del 132° gruppo vennero
convocati nella tenda “Operazioni” dello stormo Baltimore per il briefing tenuto da uno
squadron leader del 254° Wing che esordì indicando che l’obiettivo della missione del
giorno era il molo di Arsia in Istria, un affermato e rispettato capo equipaggio che si era
già distinto negli aerosiluranti, esterrefatto perché ricordava l’accordo cogli alleati,
balzò in piedi quasi non credendo a quello che aveva udito ed esclamò “Ma allora ci
mandate a bombardare l’Italia!”. Lo squadron leader e gli altri ufficiali alleati presenti
rimasero in silenzio presi dallo stupore, poi il tenente colonnello Roveda si alzò in piedi
e con voce ferma ordinò all’ufficiale di ritirarsi immediatamente nella sua tenda. A ciò
seguirono gli arresti di rigore. La missione sull’Arsa venne quindi effettuata con un
gregario in meno; dopo qualche tempo dal decollo del 132° gruppo due velivoli
accusarono noie ai motori e tornarono indietro; poi, il capitano Graziani raggiunse
l’obiettivo con soli 5 velivoli ed effettuò lo sgancio in mare di 18 bombe perché il tiro
risultò inspiegabilmente molto corto. L’effetto dirompente dell’episodio narrato,
paventato dal tenente colonnello Roveda, si era prontamente verificato. Accadde ancora,
in altra circostanza, che il 254° wing assegnasse come obiettivo per il 28° gruppo le
infrastrutture portuali dell’isola di Brioni in Istria ed il naviglio nemico alla fonda e tale
decisione fu confermata malgrado le obiezioni del tenente colonnello Moci che
comandava l’unità. Non potendosi trasgredire l’ordine, il 28° andò in volo con 12
Baltimore e diresse sull’obiettivo; dopo un’ora di volo un capo equipaggio lamentò
un’avaria e rientrò alla base, successivamente un secondo velivolo dichiarò un’avaria al
motore sinistro ed invertì la rotta, poi un altro velivolo rientrò per noie ai due motori,
quindi un quarto velivolo tornò a casa per un malfunzionamento dell’impianto ossigeno.
I rimanenti velivoli raggiunsero l’obiettivo ma non sganciarono il carico di bombe
perché fu effettuato un avvicinamento impreciso. Essi rientrarono alla base senza
effettuare un secondo tentativo di sgancio, come si usava nei casi del genere 12.
Insomma, si capisce che gli equipaggi erano a disagio nel bombardare bersagli con
uomini e beni italiani ed effettuarono le missioni in Istria malvolentieri.
12
Il diario storico del 28° Gruppo Baltimore riporta in merito “Probabilmente a causa della scarsa pratica
degli equipaggi al volo in quota (è questo il secondo volo a 20.000 Ft.) lo sgancio non viene effettuato
dalla formazione per ragioni tecniche di puntamento.”
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4. La missione dell’Arsa e l’abbattimento di Erasi
Per il 20 febbraio il Comando del 254° wing fissò ancora una volta come
obiettivo dello stormo Baltimore per il giorno successivo le banchine del porto
dell’Arsa in Istria 13 che si trovava in fondo ad una specie di fiordo. La scelta di quella
località dipendeva dal fatto che lì risultavano ancorati i mezzi navali d’assalto (si
trattava dei MAS e dei noti barchini esplosivi) che i tedeschi avevano sottratto alla
Marina italiana e che essi tenevano disponibili per attaccare le unità navali alleate nel
caso che, come essi pensavano, gli Alleati avessero tentato di effettuare uno sbarco
nell’Adriatico settentrionale per prendere alle spalle le truppe tedesche attestate
saldamente sulla Linea Gotica 14.
Il maggiore Massimiliano Erasi, “Mister Bridge” (foto SMA).
Ed il comandante del 132° gruppo maggiore Erasi prima della missione
sull’Arsa aveva ben presente l’insoddisfazione che animava gli equipaggi e che lui
condivideva. Infatti, la mattina del 21 febbraio, mentre nella tenda adibita a sala
operativa si completava la preparazione del volo, fu udito mentre rivolgeva queste
parole al suo navigatore-puntatore, il sottotenente Stelio Di Stefano: “Stelio, punta bene
perché lì è terra italiana” 15. Il sottotenente Di Stefano era infatti responsabile degli esiti
del bombardamento in quanto tutti i Baltimore del gruppo avrebbero rilasciato le bombe
obbedendo al suo ordine di sgancio. Le banchine ed il molo d’attracco del porto
dell’Arsa erano stati meta di precedenti bombardamenti da parte del 254° wing, ma con
scarsi risultati perché le alte quote di sgancio avevano penalizzato la precisione del tiro,
quindi era stato deciso ora di attaccare ad una quota inferiore.
13
Nei documenti italiani l’obiettivo della missione è denominato Arsa, in effetti si tratta della località
Traghetto (Trget in croato), un piccolo porto che si affaccia sul tratto più interno del Canale dell’Arsa.
14
Per la verità, la documentazione fotografica esistente dei bombardamenti dell’Arsa non conferma la
presenza di mezzi navali leggeri nel porto di Traghetto, tuttavia il fatto che la missione sia stata disposta
sulla base di notizie “intelligence” per colpire le unità tedesche lì ancorate, è attestato da diversi
partecipanti all’azione.
15
Fu il sottotenente pilota Umberto Bernardini del 28° gruppo Baltimore ad udire la frase in questione
pronunciata dal maggiore Erasi.
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“Voice Post da Grappa 6, autorizzatemi all’allineamento con tutto il gruppo”
“Grappa 6 da Voice Post, autorizzato”
E il 132° gruppo decollò alle 11.45 con dodici Baltimore, cioè al completo
come le altre unità da bombardamento del 254° wing; lo precedeva sull’obiettivo una
formazione di Martin B. 26 Marauder sudafricani e lo seguiva il 28° gruppo Baltimore.
Dopo il decollo Erasi radunò la formazione effettuando un ampio giro, poi il sten Di
Stefano comunicò alla torre di controllo della Biferno Air Base che i velivoli lasciavano
la zona aeroportuale.
“Good luck, Grappa” rispose il controllore di torre inglese.
Quindi, seguito da tutti i suoi velivoli, il comandante del 132° gruppo iniziò la
salita alla quota di crociera mettendosi in rotta per l’obiettivo; poco dopo venne dato
l’ordine di provare le armi e si videro le torrette degli aerei brandeggiare le mitragliatrici
in tutte le direzioni sparando brevi raffiche di prova. Un gelido vento di tramontana
aveva spazzato dal cielo ogni presenza di nuvolaglia ed il sole, già alto sull’orizzonte,
illuminava di vivida luce le lontane cime delle montagne dalmate; dentro i Baltimore
faceva un freddo cane. Sotto, il mare appariva tutto spumeggiante mentre si
succedevano rapidamente sulla sinistra le isole dalmate che erano state l’obiettivo di
altre missioni. La formazione lasciò Lussinpiccolo sulla sinistra già allineata con
l’obiettivo che appariva di lontano ben distintamente nell’aria chiara.
E l’avvicinamento al bersaglio non riservò sorprese, almeno fino a quando gli
uomini del 132° non si accorsero che davanti a loro la formazione sudafricana era sotto
un intenso fuoco contraereo e che procedeva con difficoltà in mezzo alle numerosissime
nuvolette nere generate dallo scoppio delle granate tedesche in arrivo. Questo perchè il
comando tedesco della piazzaforte di Pola, messo in allerta dai precedenti attacchi su un
così importante obiettivo tattico, aveva deciso di predisporre un’efficace difesa
contraerea schierando due batterie da 88 mm della Flak 16.
Così si presentò agli equipaggi dei Baltimore il bacino dell’Arsa ed il canale in fondo al quale si trovava
il porto di Traghetto che costituiva l’obiettivo delle unità da bombardamento del 254° wing.
Il capo formazione Erasi, che aveva mantenuto fino ad allora la quota di 3000
piedi, guadagnò altri 1000 piedi per sottrarsi al fuoco nemico e proseguì deciso sul
16
FLAK, abbreviazione di Fliegerabwehrkanone. Denominazione delle unità contraeree tedesche.
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bersaglio; da parte sua il navigatore-puntatore, collimato il porto di Arsa, ordinò:
“Bersaglio allineato, via così, controllare portelloni aperti e togliere le sicure” mentre la
formazione avanzava verso la verticale dell’obiettivo. Poco dopo i velivoli entrarono
nell’area del fuoco contraereo dove le esplosioni delle granate, sempre più precise,
sembravano voler spingere i velivoli l’uno contro l’altro; il fumo acre delle esplosioni
penetrava nelle fusoliere dei Baltimore aggredendo le vie respiratorie degli equipaggi ed
irritandone gli occhi fino alle lacrime tanto da rendere difficoltosa la lettura degli
strumenti. I velivoli scomparivano a tratti tra le nubi nere, la turbolenza generata dalle
deflagrazioni rendeva il volo in formazione quasi impossibile, ma il comandante
seguitava a puntare imperterrito sull’obiettivo. Poi la voce pacata, ferma e decisa di Di
Stefano cominciò a scandire il conto alla rovescia per lo sgancio ed i piloti, serrando i
denti e tendendo i muscoli in un ultimo sforzo di disperata volontà, mantennero le loro
macchine in una formazione strettissima mentre il conto alla rovescia veniva sgranato
fino alla fine. Poi “Via!” ordinò il puntatore capo formazione, ed il carico mortale di
bombe prese il volo diretto all’obiettivo mentre i velivoli alleggeriti procedevano ora
più veloci per uscire da quel cielo di fuoco. Nel momento della chiusura degli
sportelloni (erano le ore 13.00) una granata colpì in pieno, tra il motore e la cabina di
pilotaggio, l’ala sinistra del Baltimore marcato FW 851 d’Erasi; l’aereo fu visto
piegarsi, precipitare rapidamente ed infrangersi al suolo. L’equipaggio del velivolo, di
cui nessuno riuscì a salvarsi, era composto dal magg. Massimiliano Erasi, pilota, dal
sten. Stelio Di Stefano, navigatore-puntatore, dal serg. Felice Sciamannini, marconista,
e dal serg. Costantino Rossi, armiere. Terminò così sul suolo istriano la 33^ missione
bellica del comandante del 132° gruppo, magg. Massimiliano Erasi, alla cui memoria è
stata concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Questo bombardamento del porto dell’Arsa è stato effettuato in data successiva all’abbattimento del
maggiore Erasi. Notare le esplosioni delle bombe finite in mare (foto SMA).
“Comandante Grappa colpito precipita in fiamme; assumo il comando della
formazione” comunicò per radio Graziani alla base. E, mentre manovrava per la rotta di
scampo, trasmise ai velivoli del 28° gruppo, in rotta di avvicinamento a qualche minuto
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
di distanza: “ Formazione Strega da Grappa, forte concentramento di fuoco contraereo
sulla zona di sgancio” Ciò permise ai Baltimore del 28° gruppo, guidato dal tenente
colonnello Moci, di guadagnare una quota di maggior sicurezza. Dei 24 velivoli italiani
che avevano partecipato alla missione ben quattordici A.30 rientrarono colpiti più o
meno gravemente dalla reazione contraerea germanica.
5. Le operazioni del 132° gruppo dopo la morte del maggiore Erasi
La morte del maggiore Erasi provocò negli uomini dello stormo Baltimore lo
stesso sconcerto che il 12 novembre del 1942 aveva accompagnato l’abbattimento del
maggiore Buscaglia, anche lui comandante del 132° gruppo, mentre attaccava col siluro
la flotta alleata nella baia algerina di Bougie. Ma esso si associò alla stessa fiera
reazione. Quando il group captain Stapleton comandante del 254° wing venne il giorno
successivo per esprimere di persona il suo dispiacere per la perdita del maggiore Erasi e
disse che esentava il 132° dalla missione del giorno, il capitano Graziani, nuovo
comandante, rifiutò l’offerta dicendo che il suo reparto desiderava comportarsi come
aveva già fatto dopo l’abbattimento del maggiore Buscaglia tornando al combattimento
con immediatezza.
Sul muso di questo Baltimore le 80 bombe riprodotte indicano le missioni belliche effettuate (foto SMA).
E così il 132° fece anche questa volta: quello stesso giorno, il 22 febbraio 1945,
alle ore 11,40 una formazione di nove velivoli del 132° decollò per bombardare le
installazioni portuali e le difese del porto di Senj sulla costa croata ad est dell’isola di
Veglia. In un secondo tempo si venne a sapere che la sera precedente la missione
sull’Arsa, un reparto germanico d’artiglieria in ritirata, il 288° gruppo pesante Flak che
era in attesa di imbarcarsi per l’Italia, era stato dislocato nella zona dal comando
superiore tedesco 17, e quando il mattino successivo era arrivata sulla verticale la
17
Alcune unità tedesche in ritirata dal litorale adriatico, soprattutto quelle che non disponevano di proprie
fanterie come il reparto in questione, s’imbarcavano nei porti di Pola, Fiume o d’altre località, dirette alla
costa veneta per evitare l’attraversamento del territorio istriano insidiato dalle forze partigiane.
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formazione di Marauder sudafricani, esso aveva cominciato il tiro contraereo con i suoi
pezzi da 88 mm., tiro che risultò pienamente aggiustato ed efficace al momento del
sorvolo, qualche minuto più tardi, dei Baltimore italiani.
Dopo l’abbattimento del maggiore Erasi, il 132° gruppo seguitò ad operare
intensamente sotto il comando del capitano Graziani e nel mese di marzo lo stormo
guadagnò il primo posto nella graduatoria di merito tra le unità del 254° wing per i
risultati ottenuti nelle azioni di bombardamento e mantenne questa posizione fino alla
fine delle ostilità 18. Ed il giudizio inglese sul rendimento degli italiani fu più che
lusinghiero. Esso indicò in stretta sintesi che lo stormo Baltimore reggeva il confronto
favorevole ed in qualche punto superava anche i reparti RAF e SAAF dell’intera Balkan
Air Force, e non solo del 254° wing. In questi documenti mensili venne, infatti,
riportato che esisteva una costante superiorità italiana nella qualità delle formazioni di
volo, parità generica e, talvolta, superiorità nella precisione dei tiri, costante superiorità
nel totale delle uscite, delle ore di volo e nell’efficienza tecnica dei velivoli ed, infine,
parità e superiorità nella navigazione e netta superiorità nell’individuazione degli
obiettivi che non fu mai errata dagli italiani a differenza di quanto occorse alle altre
unità aeree del 254° wing 19. Lo stormo Baltimore, che dall’inizio della sua attività a
Campomarino aveva volato ben 4886 ore di volo di guerra (ed altre 425 in voli vari), si
fece onore pur dovendo operare in condizioni particolarmente difficili 20.
Dopo la guerra cominciò a circolare la voce che i tedeschi avessero prelevato, a
suo tempo, dalle uniformi dei membri dell’equipaggio del Baltimore del maggiore
Erasi, alcuni bottoni con le insegne della Regia Aeronautica e che li avessero mostrati
agli aviatori italiani che combattevano al loro fianco per attestare che l’Aeronautica
italiana del sud combatteva contro gli italiani del nord, al contrario di quanto era
asserito dagli stessi aviatori della RSI. Questa diceria ebbe ampia eco, essa era volta a
screditare l’Aeronautica cobelligerante; che il fatto (che cioè i tedeschi avessero
mostrato i citati bottoni) non rispondesse a verità, fu attestato indicando che gli
equipaggi italiani non indossavano nelle missioni belliche le uniformi ordinarie (quelle
che avevano i bottoni metallici), ma solo gli indumenti speciali da volo imbottiti che,
per le loro caratteristiche, erano gli unici che consentissero di operare a bordo dei
Baltimore. Una specie di giallo è legato, infine, ai resti dell’equipaggio in questione. A
tale proposito venne congetturato da qualcuno che il velivolo abbattuto potesse essere
stato ritenuto un aereo inglese e che quindi gli uomini a bordo fossero anch’essi inglesi.
Questa ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che il Baltimore in effetti apparteneva (o era
appartenuto) all’aviazione inglese (e questo i tedeschi lo sapevano) e che le poco note
nuove coccarde tricolori italiane su di esso potevano benissimo essere scambiate dai
18
Ad aprile l’attività operativa dello stormo Baltimore fu notevolissima, essa superò di gran lunga quella
dei mesi precedenti: furono effettuate 550 sortite belliche con 386 tonnellate d’esplosivo lanciato e circa
1500 ore di volo di guerra.
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Questi dati sull’efficienza operativa dello stormo Baltimore sono tratti dal diario storico dell’unità nel
quale sono confluiti gli elementi elaborati dal 254° wing per il Comando della Balkan Air Force che
erano resi noti anche alle unità dipendenti come lo stormo Baltimore.
20
Ma non fu il solo. Anche le altre unità aeree italiane che combatterono nella Balkan Air Force, come il
4°, il 5° ed il 51° stormo caccia, si distinsero in azione in pari misura come attesta la dichiarazione di
Churchill che dichiarò ai Comuni: la leale aviazione italiana ha combattuto così bene che mi sto
adoperando con speciale riguardo per equipaggiarla con apparecchi efficienti di fabbricazione
britannica. Vedi in proposito A. Lodi “ L’Aeronautica italiana nella guerra di liberazione” Ed. SMA
1975”
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
non esperti per delle coccarde inglesi che erano simili, o per quelle di qualche nazione
dell’area britannica come i sudafricani, ad esempio. A sostegno dell’ipotesi che ci
fossero degli inglesi a bordo, va aggiunto che tutto il materiale a bordo era britannico e
soprattutto che ogni membro dell’equipaggio aveva addosso un fazzoletto di seta con
sopra una Union Jack che serviva per dichiarare la propria appartenenza alla Royal Air
Force (dalla quale il 132° gruppo dipendeva come unità assegnata alla Balkan Air
Force).
L’equipaggio di un Baltimore del 132° Gruppo (al centro il capo equipaggio sten. pilota Lino Rolandi)
formato da pilota, navigatore-puntatore, marconista-mitragliere e mitragliere, che indossano il normale
equipaggiamento di volo nel quale non trova spazio, come si vede, l’uniforme ordinaria (foto SMA).
Tale emblema doveva essere mostrato in caso d’atterraggio in territorio occupato
dai russi. Infatti, se qualche velivolo fosse stato colpito durante una missione bellica
svolta nell’area jugoslava, era raccomandato il suo atterraggio dietro le linee russe, che
erano vicine, piuttosto che affrontare il rischio del lungo volo di rientro in Italia 21. Su
questo fazzoletto una scritta in russo attestava l’appartenenza del possessore alle forze
alleate. Sembra, quindi, attendibile l’ipotesi che delle persone, tutte con una bandiera
inglese addosso, fossero considerate degli inglesi. Ciò si accorderebbe con le
dichiarazioni fatte da un sacerdote croato dopo la guerra che affermò che nel cimitero
d’Albona (un paese della zona ora chiamato Labin) furono sepolti i resti degli aviatori
di un velivolo inglese abbattuto verso la fine del secondo conflitto mondiale 22. Forse si
trattava del Maggiore Erasi e dei suoi. Ma questa, comunque, è solo un’ipotesi.
21
Le autorità alleate disposero l’atterraggio nella zona occupata dai russi invece che in quella jugoslava in
quanto le forze di Tito nella fase finale del conflitto avevano assunto un atteggiamento ostile nei confronti
degli alleati occidentali. Perciò, dopo alcuni incidenti con gli jugoslavi a Lissa, quest’ultimo aeroporto fu
cancellato come base intermedia per gli atterraggi d’emergenza.
22
In effetti venne abbattuto in quello stesso periodo nella zona anche un velivolo dell’USAAF,
l’equipaggio del quale venne anch’esso sepolto dai locali, che il sacerdote in questione potrebbe aver
confuso con il Baltimore italiano.
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
Questa è l’immagine stampata sopra il fazzoletto di seta in dotazione agli equipaggi dei bombardieri della
Balkan Air Force (gen. Carlo Puggioni).
Questo racconto, senza l’allegato, è stato pubblicato sul numero di dicembre 2006
di AERONAUTICA rivista mensile dell’Associazione Arma Aeronautica e sul
numero di luglio-dicembre 2007 della rivista semestrale FIUME della Società di
Studi Fiumani.
ALLEGATO
Il giorno 3 gennaio 1945 il 254° wing assegnò come obiettivo allo stormo
Baltimore il porto di Arsa situato in Istria. Era il primo bersaglio dello stormo situato
sul territorio nazionale. Nel corso della riunione preparatoria, alla quale partecipavano
degli ufficiali alleati, il ten. Crespi, una volta conosciuto l’obiettivo della missione,
interruppe la riunione con un suo vibrante intervento contrario all’azione della stormo in
territorio italiano. Questo comportamento suscitò lo stupore degli ufficiali alleati e la
preoccupazione del comandante di stormo per l’eventuale condivisione dei sentimenti
del ten. Crespi da parte di altri membri degli equipaggi di volo e per le conseguenti
possibili opposizioni agli ordini inglesi. Ciò era plausibile in quanto il ten. Crespi, già
valoroso aerosiluratore, godeva di stima e rispetto del personale combattente dell’unità.
Pertanto, il tcol. Roveda allontanò subito il ten. Crespi dalla riunione e gli comminò la
massima punizione prevista per gli ufficiali dal regolamento di disciplina militare,
consistente in 10 giorni di arresti di rigore e 10 giorni di arresti semplici. La punizione
aveva soprattutto valore morale perché l’interessato non l’avrebbe dovuta scontare,
come si usa in guerra per il personale combattente. Il ten. Crespi ricevette il biglietto di
punizione, ma poi chiese che la motivazione contenesse la specificazione che la
missione per la quale egli aveva protestato ed era stato punito, doveva essere svolta su
un obiettivo in territorio nazionale. Il comandante di stormo concesse la modifica
richiesta. Questa gravissima punizione disciplinare non valse a variare l’altissimo
rendimento in azione del ten. Crespi, egli, infatti, è, dopo il cap. Graziani, il pilota dello
stormo Baltimore che compì il maggior numero di missioni belliche (56 missioni in 6
mesi) nella campagna aerea 1944-45.
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L’ultimo volo del Maggiore Massimiliano Erasi, Comandante del 132° Gruppo Baltimore
Le immagini sotto riportate mostrano la comunicazione della punizione
comminata al ten. Crespi e l’emendamento della motivazione, entrambe a firma del
comandante di stormo tcol. Renato Roveda. Il ten. Crespi, che poi è divenuto generale,
considera la punizione che ha ricevuto alla stregua o forse meglio di una decorazione al
Valor Militare.
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