Collateral Beauty -CoominSoon 30.12.16

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Collateral Beauty -CoominSoon 30.12.16
Titolo originale: Collateral Beauty
Collateral Beauty Recensione
La bellezza "collaterale" è il timido splendore delle cose, il fascino inatteso di un gesto
gentile, la luce che irradia da un incontro o da un luogo e che diventa accecante non
appena nasce, si sviluppa ed esplode in chi si riapre alla vita un fortissimo senso di
appartenenza.
Ecco spiegato il titolo del nuovo film di David Frankel, già regista di alcuni episodi
di Sex & The City e soprattutto (fra gli altri) de Il diavolo veste Prada, con cui questo
Xmas movie (e poi spiegheremo perché lo è, al di là della data di uscita, che da noi
però è leggeremente slittata) condivide l’ambientazione newyorchese, anche se la città
dell’Empire State Building è meno scintillante e romantica, meno frenetica e
soprattutto dotata di una personalità meno ingombrante. Il che è anche giusto,
perché in Collateral Beauty molto si gioca nella mente e nel cuore (o comunque nel
ristretto entourage) di un uomo che si è ammalato di una depressione "eccentrica", un
pubblicitario non più di grido che ha perso la sua adorata figlia di sei anni e trascorre
le giornate in stato quasi catatonico.
Il lutto, eccolo qui! E per di più legato alla scomparsa di una bambina… che argomento
difficile da affrontare, e che situazione "ostile" da raccontare, a meno che non si voglia
annegare nel melmoso stagno del trito melò o non si desideri essere ricattatori come
un qualsiasi cancer-movie o come il campione di pessimismo cosmico 21
grammi. Collateral Beauty, invece, per merito dell’originale sceneggiatura di Allan
Loeb, il melò in parte lo evita, inventandosi i personaggi di tre attori di teatro a cui i
migliori amici e colleghi del protagonista chiedono di fingersi "il tempo", "l’amore" e "la
morte", tre concetti astratti ai quali lo sventurato ha scritto lettere di protesta.
Muovendosi così fra realtà e finzione, fra maschere più o meno pirandelliane e
individui concreti che provano testi sconosciuti in polverosi teatrini Off-Broadway, il
film riesce anche a trasformare il dolore in commedia, affidando fra l’altro a una
regina come Helen Mirren una meravigliosa (e ironica) tirata e intrecciando sempre
due modi di recitare diversi: uno più naturale, l’altro più caricato.
Ma non basta. Nonostante l’interprete principale del film sia un Will Smithdolente e
intenso proprio come lo abbiamo visto nei mucciniani La ricerca della
felicità e Sette anime, Frankel e Loeb non si fanno problemi a metterlo in secondo
piano, alternando alle sue "biciclettate" e alle sue inutili visite a gruppi di supporto una
serie di scene a due nelle quali i compagni di lavoro di Howarde le tre
"personificazioni" dialogano su argomenti importanti. E’ qui cheCollateral Beauty è
diverso da tante storie che abbiamo visto sul grande schermo, in particolare durante
le festività. Certo, amore, morte e tempo hanno un po’ l’aria dei dickensiani Spiriti dei
Natali passati (perché arrivano in momenti topici), ma invece di insegnare la bontà
allo Scrooge di turno o di spaventarlo, dicono cose vere e schiette: a una donna sola
troppo vecchia per avere figli, per esempio, o a un uomo che soffre di un brutto male.
E tuttavia, forse a causa di una durata di soli 97 minuti, questo incastro di storie,
filosofie di vita e consigli su come stare al mondo nella maniera migliore fa promesse
che non mantiene, aprendo troppe piste, non risolvendo qualche mistero,
sviluppando
4 personaggi su
8,
mettendo in
secondo
piano un
"monstrum" come Kate Winslet e lasciando una generale impressione di vaghezza e
di evanescenza. E sebbene alla fine arrivi una sorpresa, non tutto e tutti trovano la
giusta collocazione.
E allora, di questo film che ci ha comunque emozionato, facendoci ripensare ai nostri
cari che non ci sono più o ai bivi che abbiamo ormai irrimediabilmente superato, ci
teniamo con piacere un Edward Norton in pieno possesso di un talento da
commedia, la scoperta Jacob Lattimore e il messaggio - anch’esso natalizio e molto
poco legato all’individualismo e alla smodata ambizione del Nord America - che non è
sempre necessario farcela da soli. Esistono gli altri, e nei periodi terribili possono
davvero aiutarci.