aprile 2016 - Belluno Magazine

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aprile 2016 - Belluno Magazine
www.bellunomagazine.it
Anno VI n. 28 - Editrice Media Belluno srl Autorizzazione Tribunale di Belluno n. 691/2009 del 26/08/09
APRILE
2016
Ora parliamo di Alpago
Al caldo senza riscaldamento?
Concorso culinario BM food
L’Oro di Cornia
Storia di Bortolo cavatore di pietre
2016
Anno VI n. 28 - Editrice Media Belluno srl
Autorizzazione Tribunale di Belluno
n. 691/2009 del 26/08/09 Iscrizione al R.O.C.
Registro Operatori della Comunicazione n. 21851
Aprile
Il periodico gratuito di informazione
ed attualità delle Dolomiti
06
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15
24
05 BM Belluno Magazine ti invita a fotografare la tua città
22 Casa delle mamma
06 Alpago
Ora parliamo di Alpago
È nato il nuovo comune: cosa cambierà
e prospettive di rilancio turistico
24 Libri
L’Oro di Cornia
La natura e gli uomini nel paesaggio delle
Masiere di Vedana
09 Food
Concorso culinario BM food
Il piatto del territorio
26 Manifestazioni
10 Arte
Vivian Maier: la fotografa ritrovata
27 Fiori
12 Bellezza
Idee per la testa
Alla ricerca dello style perduto
28 Filosofia
15 Cortina
Cortina vince il bitaward 2016 e si prepara
per l’estate
16 Architettura
Al caldo senza riscaldamento?
Il modello di progettazione Passivhaus
28
La salute perineale e la rieducazione
Florovivaistica Scariot
I problemi dell’arte e il “caso Duchamp”
31 Storia
GHINO DI TACCO
32 Letto per voi
Storia di Bortolo cavatore di pietre
33 Cucina
20 Sport
“Cavarzano c’è”
La rucola
21 Sicurezza
Antincendi Viel, fare sicurezza… in sicurezza
Direttore responsabile
Andrea Ferrazzi
In redazione
Chiara Reolon
Direzione e amministrazione
Via Monte Grappa, 346 - 32100 Belluno
Editore
Media Belluno srl
Concept ed impaginazione
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Tipografia Marca Print - Treviso
Contatti
Tel. 347 6773331
[email protected]
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Il Treno nelle Dolomiti 24 e 25 aprile 2016
Hanno collaborato a questo numero:
Francesca Casali, Sebastiano Saviane,
Barbara Meletto, Paolo Tesser, Francesca Busetti, Margherita De Martini,
Rosetta Girotto Cannarella, Enrico
Valmassoi, Eleonora D’Inca, Daniele
Tormen, Ilario Tancon, Mago Yamil
34 Oroscopo
Aprile 2016
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le notizie delleDolomiti
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Alpago
di Francesca Casali
Ora parliamo di Alpago
È nato il nuovo comune: cosa cambierà
e prospettive di rilancio turistico
S
i chiama Alpago e dal 23 febbraio 2016 è ufficialmente il nuovo comune che unisce quelli di Puos, Farra
e Pieve. Il referendum del 17 gennaio ha riportato in
numeri le chiare idee dei cittadini: il desiderio di unirsi sotto
un’unica bandiera con la volontà di organizzare un piano comune,
efficace e proficuo. E si è realizzato con la Legge Regionale n. 6
del 18 febbraio: “Al momento – spiega Antonio Dazzi, (ormai ex)
sindaco di Puos - il neo comune di Alpago è supervisionato da un
Commissario. Il ruolo è stato assegnato al dirigente della Prefettura di
Belluno Nicola De Stefano. Resterà fino alle elezioni amministrative
di giugno, quando verrà votato dai cittadini il progetto migliore e la
persona che diventerà il primo sindaco di Alpago.”
quella operativa e l’urbanistica a Farra. In ognuno comunque ci sarà
un referente per i cittadini che avrà il compito di rispondere alle necessità in maniera diretta o suggerire il percorso da seguire per ottenere
ciò di cui si ha bisogno. Abbiamo scelto di mantenere il personale già
esistente per promuovere la continuità e dare ai cittadini un servizio
trasparente.”
“Lo statuto del nuovo comune – conferma Floriano De Pra, ex sindaco di Farra - è già pronto e approvato. I tre municipi si divideranno
i compiti: la sede legale sarà a Pieve, la sede amministrativa a Puos,
Alpago, proprio per i presupposti che ne hanno portato la nascita, avrà la possibilità di usufruire di incentivi dallo Stato (circa
800.000 Euro all’anno per 10 anni), premi dalla Regione per 3
6 | BM
Anche per Umberto Soccal, ex sindaco di Pieve, questa fusione
è un punto di partenza importante per lo sviluppo della conca
dell’Alpago. “I tre comuni assieme hanno potenzialità tutte da sfruttare. Partendo dalla zona industriale di Paludi, seconda in termini di
grandezza nella provincia di Belluno. Per poi passare alle peculiarità
del territorio in senso turistico ed enogastronomico.”
anni e si vedrà assegnato
un punteggio decisamente
più alto anche nei bandi
europei. I vantaggi che
ne deriveranno andranno
a toccare in particolare il
settore turistico. La foresta del Cansiglio (la
seconda in Europa per
estensione) regala paesaggi
unici e sul tavolo di lavoro ci sono già in cantiere
interventi per la realizzazione di un museo della
Guerra Fredda in Caserma Bianchin e numerose
iniziative inserite nel piano neve. Il lago di Santa
Croce offre opportunità
di vacanza indimenticabili per chi è appassionato
di canoa, pesca, kitesurf,
windsurf e vela: la spiaggia, affollatissima la scorsa
estate, avrà nuovi servizi
e docce; il Centro Velico
di Santa Croce diventerà
un punto di riferimento
a livello internazionale;
un nuovo ufficio turistico
sostituirà l’esistente e sarà
predisposto un punto di
vendita dei prodotti tipici della cucina e cultura dell’Alpago (in
collaborazione con il GAL); l’oasi naturalistica di Sbarai verrà
risistemata e ci saranno novità anche per i disabili sia nella balneazione, sia nella pesca. Progetti importanti riguardano la Via
Regia, che agevola un percorso in mountain bike immerso nella
natura dal lago a Soverzene, e la Via dei Papi, che traccia sentieri
Bisconti
Ma l’appuntamento più importante che sancirà in maniera ufficiale la partenza di Alpago è l’evento ciclistico per eccellenza, il Giro
d’Italia che il 21 maggio 2016 partirà con la 14esima tappa
proprio da Farra. Si è lavorato tanto già dall’anno
scorso in collaborazione tra i tre comuni, con
lungimiranza e strategia,
visto che al comitato responsabile della gara è
stato presentato fin da
subito il progetto con il
nome “Alpago”.
“Speriamo in una bella giornata – continua
Soccal - condizioni ideali per mostrare a tutta
l’Italia, e non solo, la
bellezza dei nostri luoghi. Il tempo meteorologico è sempre stato un
punto debole per noi,
ma siamo fiduciosi e non
vediamo l’ora di vestire
Alpago di rosa e che la
kermesse abbia inizio.”
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© Belluno Magazine
Floricoltura
adatti alla bici e alla camminata partendo da Lorenzago di Cadore
e Canale d’Agordo fino a Feltre passando per l’Alpago e Belluno.
Sulle alture a ridosso di Pieve saranno incentivati sport di volo
(deltaplano, parapendio). Non va dimenticato inoltre che ora in
un unico comune ci sono ben due ristoranti stellati Michelin,
riconoscimento che rappresenta uno stimolo per una cultura più
attenta e dedicata alle eccellenze del food alpagoto. Molto però
dovrà essere fatto per rendere la zona all’avanguardia anche dal
punto di vista ricettivo, tallone d’Achille di Alpago che necessita
di un rinnovo delle strutture alberghiere esistenti.
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BM | 7
a cura della Redazione di BM e di Sebastiamo Saviane*
FOOD
*Chef Ristorante “La Nicchia” di Belluno
Concorso culinario BM FOOD
Il piatto del territorio
Il progetto di creare un concorso culinario per non professionisti nasce dalla volontà di dare visibilità a tutte le persone appassionate al mondo della cucina che vogliono esprimersi in campo
enogastronomico, portando a conoscenza di tutti i lettori di BM le proprie idee e ricette.
Il concorso di terrà quattro volte durante l’anno, una per ogni stagione, in modo da assecondare la
stagionalità dei prodotti e la loro presenza sul territorio, con lo scopo di imparare ad usare a rotazione tutti i prodotti che la natura ci offre costantemente ed essere più in armonia con essa.
REGOLAMENTO:
A. Possono partecipare tutti coloro che desiderino veder pubblicate le proprie ricette nella rivista
BM Belluno Magazine, senza limiti di età, ad eccezione dei professionisti del settore o di chi
possiede esercizi pubblici nella sfera della somministrazione.
B. Le categorie saranno le seguenti: 1: piatti vegani, 2: piatti di carne, 3: piatti di pesce, 4: pasticceria
C.
Ogni ricetta inviata dovrà comprendere: 1. titolo del piatto – 2. ingredienti per 4 persone con
rispettiva grammatura – 3. esecuzione del piatto (con possibile variazione) – 4. foto del piatto
D. Le ricette vanno spedite in redazione a Belluno Magazine all’indirizzo:
[email protected]
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Ogni mese la redazione di BM, aiutata da una commissione interna, valuterà i primi tre vincitori:
PRIMO CLASSIFICATO:
Il Ristorante “La Nicchia” di Belluno si impegnerà per 4 mesi a tenere il piatto che ha vinto nel proprio menù à la carte, dando così
possibilità alle persone che hanno e che non hanno partecipato al concorso, di degustare un buon piatto del territorio.
SECONDO E TERZO CLASSIFICATO:
Piccolo corso di cucina con lo chef del Ristorante “La Nicchia” di Belluno - con degustazione finale del piatto – per imparare nuovi
piatti, sempre utilizzando i prodotti di stagione.
Inoltre, tutte le ricette selezionate verranno pubblicate nel prossimo numero di BM Belluno Magazine con la vostra firma.
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Attendiamo di ricevere le vostre ricette e di vederle pubblicate nella nuova rubrica BM FOOD.
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Arte
di Barbara Meletto
Vivian Maier:
la fotografa ritrovata
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na vicenda reale che sembra la
trama di un romanzo. Delle foto
ritrovate. Una tata che si trasforma, come per magia, in una fotografa.
Questa è la storia di
Vivian Maier, una
donna nata nel Bronx
nel 1926, cresciuta in
Francia e poi ritornata
in patria dove venne
assunta come babysitter dalle famiglie
dell’upper-class, in un
quartiere di Chicago.
Metodica e diligente,
schiva e riservata, solitaria e indipendente, la
Maier era animata da
un’unica passione: la
fotografia.
Di lei non si sapeva
nulla fino a quando,
circa otto anni fa, John Maloof, un giovane agente immobiliare, si trovò a sviluppare
alcune pellicole contenute in uno scatolone
comprato ad un’asta a Chicago. Subito comprese di trovarsi di fronte a delle immagini
straordinarie, tecnicamente perfette ed
umanamente commoventi.
10 | BM
Ma chi era l’autore di quegli scatti? Una serie
di autoritratti permise di dare risposta a questa domanda: il geniale artista era una donna. Maloof cercò di rintracciarla, ma tutto
ciò che riuscì a trovare fu un necrologio: Vivian Maier era morta senza sapere che, di lì
a poco, sarebbe diventata famosa in tutto il
mondo.
A metà tra il mito e la leggenda, prende così
forma la favola di Vivian Maier, la nanny
fotografa che scattava per diletto scene di
vita quotidiana. Per tutta la sua esistenza ritrasse tutto ciò che la circondava lasciandone
traccia in oltre quarantamila negativi, molti
dei quali ancora all’interno di rullini non
sviluppati.
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Vivian non ambiva alla fama né alla notorietà, non le interessava esibire le sue foto, per
lei la fotografia era qualcosa di molto personale, un modo per dare un senso alle cose e
offrire ordine al suo universo privato.
Scattava in continuazione, in modo maniacale ed ossessivo, rivolgendo il suo
sguardo alla moderna città americana con
le sue architetture, i suoi ambienti e, soprattutto, la sua variegata natura umana:
dai quartieri residenziali alle zone più
popolari, dalle signore impellicciate ai
barboni ai bordi delle strade, dai bambini intenti a giocare ai garzoni sorridenti,
nulla sfuggiva all’obiettivo implacabile
della Maier.
E fotografava anche se stessa, riflessa negli
specchi o nelle vetrine: la sua inseparabile
Rolleiflex appesa al collo, l’espressione austera, l’aspetto mascolino, il naso pronunciato,
i capelli corti e scuri.
La grandezza dell’opera della Maier risiede
nella sincerità del suo occhio, un occhio
preciso capace di cogliere il lato marginale
della realtà. Dettagli, scorci, particolari ed
inquadrature rivelano un universo parallelo, quello del non detto, analizzato con una
sensibilità tutta femminile. Nessuna trita
compassione, ma un’autentica partecipazione emotiva con quell’umanità che amava
immortalare, un’umanità fissata in un’istante, in un momento magico cristallizzato
nell’eternità.
Il mondo è una ruota che non smette di girare, ogni spazio viene occupato non appena si libera.
Vivian Maier
1) Vivian Maier, Autoritratto, 1953
2) Vivian Maier, Autoritratto, 1955
3) Vivian Maier, Autoritratto,1956
4) Vivian Maier, Chicago, 1961
5) Vivian Maier, Chicago, 1962
6) Vivian Maier, Chicago, 1970
7) Vivian Maier, Florida, 1960
8) Vivian Maier, New York (2)
9) Vivian Maier
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Bellezza
di Paolo Tesser
IDEE PER LA TESTA
Alla ricerca dello style perduto
C
apita di chiedersi al mattino “Come mi vesto oggi?” piuttosto che “Come mi
pettino oggi?”, anzi molto probabilmente è uno dei primi self listening della
giornata. Ma ho dubbi se a questa prima domanda ci si risponda con “Oggi
cerco il mio stile!”.
Sembra una banalità, quando invece la ricerca di quello che viene definito “style”
può rivestire un’importanza rilevante.
Molte sono state nel corso della storia, anche recente, le definizioni di stile da parte
di pensatori, filosofi, artisti, designer e stilisti; e tutte a segnalare come dentro questo
termine si annidino molteplici sfacettature della personalità umana.
Sono da sempre molto attratto da questa dimensione, che mi ha portato durante il
mio percorso professionale, a cavalcare costantemente la ricerca del bello, dell’innovazione e soprattutto della miglior soluzione
estetica per la persona, finalizzata a farla sentire bene con se stessa.
Quanto conta, per l’individuo, non tanto
piacere quanto piacersi? Direi tantissimo.
Un’importante componente dell’autostima,
essenziale sostegno alla positività, passa attraverso questo fattore.
Cercare di ottenere un buon livello di apprezzamento significa sicuramente rincorrere la ricerca dello style, magari perduto.
I capelli sono l’unico abito naturale, esclusivo ed inimitabile che l’individuo possiede: tutti gli
altri sono esteriori e ripetibili.
Da qui l’importanza di cercare attraverso questo fantastico “abito” che madre natura ci ha donato,
la soluzione stilistica più adatta e che più valorizzi la vostra personalità.
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Cortina
di Francesca Casali
Cortina vince il BITAWARD 2016
e si prepara per l’estate
Rilancio della località turistica con proposte
e appuntamenti per tutte le tasche
C
ortina ha deciso di lustrare la corona di Regina delle Dolomiti e per l’estate 2016 punta su un turismo rinnovato.
L’intento è quello di andare oltre all’offerta lusso, tipica della
località, e direzionare le strategie di marketing per soddisfare anche il
turista che ha esigenze diverse, con un target di spesa ridimensionato.
Questo progetto parte con la presenza in BIT, la fiera internazionale
milanese (11-13 febbraio 2016), dove Cortina si è mostrata in tutta
la sua bellezza attraverso la nuova piattaforma web cortinadolomiti.
eu e le proposte per la prossima stagione estiva. Il risultato: Cortina
Marketing Se.Am. ha ricevuto il BitAward 2016, premio che la fiera ha dedicato alle eccellenze del turismo e dei beni culturali che riconosce le idee innovative. Il nuovo brand Cortina, caratterizzato dallo
scoiattolo rosso, parla di una località dalle molte chiavi di lettura,
“multiskin” ovvero capace di cambiare pelle, offrendo un’esperienza
sempre nuova attraverso l’offerta turistica e eccellenze gastronomiche
tipiche della provincia bellunese.
Non più solo meta d’élite quindi, Cortina vuole diventare un punto
di riferimento per il turista in senso lato: spazio gli amanti del trekking, della corsa in montagna e della mountain bike. La zona offre
475 chilometri percorribili, 18 tracciati mappati e servizi dedicati a
chi ama il running d’alta quota e nei mesi di giugno e luglio sono
in programma ben 5
appuntamenti fra cui
il Campionati Italiani Assoluti di Corsa
in Montagna (31 luglio) che ripercorre i
luoghi che 60 anni fa
furono protagonisti
dei Giochi Olimpici
di Cortina. Sempre
a luglio, il 16, ci sarà
la prima edizione del
Wilier Trophy Corti-
na, competizione internazionale
che porterà nel cuore di Cortina
migliaia di appassionati MTB
per una marathon off-road mozzafiato. Numerose le strutture
alberghiere che hanno apportato
i restyling necessari a diventare
ideali per i bikers.
Spazio agli amanti della natura
incontaminata del Parco delle
Dolomiti Ampezzane, con itinerari a totale contatto con flora
e fauna unici, adatti anche ai
bambini che portano anche ai
laghi d’alta quota o ai falconieri di Vervei. I rifugi (Nuvolau, Croda da Lago, Cinque Torri) raccontano storie
di avventure dolomitiche e
echi lontani della Grande
Guerra.
Non mancano le occasioni
per associare il rombo dei motori alla località: oltre alla storica Coppa delle Dolomiti (22-24 luglio), terranno alta l’adrenalina il Rally Dolomiti Historic – Dolomiti
Revival (11-12 giugno), l’evento Ferrari Cavalcade (23 giugno) e la
corsa con auto storiche Cortina Fabulous Race (26-28 agosto). Curling, tiro con l’arco, tennis e molto altro.
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BM | 15
Architettura
di Francesca Busetti
Al caldo senza riscaldamento?
Il modello di progettazione Passivhaus
A
bitare in una casa senza impianto di
riscaldamento e non avvertire il freddo quando fuori è inverno. Anzi,
provare addirittura una sensazione di piacevole
comfort. Senza l’utilizzo di maglioni o di coperte aggiuntive.
Quando si sente parlare di Passivhaus, termine
tedesco che può essere reso con l’espressione
“casa passiva”, questo è il concetto che rimane
impresso, frammisto a un senso di incredulità
e di scetticismo. Nel dialogo con un entusiasta
progettista, immagini confuse si affastellano
nella mente di chi ascolta: finestre serrate, isolamenti termici a tutto tondo, impianti di ventilazione, muffe (che non ci sono) e, soprattutto,
l’assenza di termosifoni, serpentine a pavimento, stufe, insomma di qualunque oggetto a cui
avvicinarsi per trovare tepore rientrando da una
rigida giornata invernale. Una sorta di bunker o
una soluzione originale?
Ne parliamo con due progettisti Passivhaus della
provincia di Belluno, l’architetto Enrico Bortoluzzi e il termotecnico Per. Ind. Omar Da Rold.
Che cos’è una Passivhaus e da che idea nasce?
Una Passivhaus è un edificio a energia quasi
zero. Questo significa che la dispersione di energia dell’abitazione è ridotta al minimo, a prescindere dalla quota energetica che una casa può
produrre autonomamente, ad esempio col fotovoltaico. Il fulcro della progettazione Passivhaus
è l’involucro termico (quella parte della struttura
della casa che confina o con l’esterno o con locali
interni più freddi come garage e vano scale), che
va curato nei dettagli allo scopo di disperdere
meno calore possibile. È questo che consente di
rinunciare, all’interno di una Passivhaus, all’impianto di riscaldamento tradizionale.
Il concetto di Passivhaus nasce nel 1988 in
Germania da una collaborazione tra Wolfgang
Feist – fisico edile dell’Istituto per l’Ambiente e
l’Edilizia – e Bo Adamson, professore all’università di Lund in Svezia. Feist cercava di progettare
un’abitazione confortevole dal punto di vista
di qualità dell’aria e dell’ambiente interno, allo
scopo di ridurre la presenza di muffe e allergeni.
Le soluzioni adottate sono state l’eliminazione
dei ponti termici – punti freddi della struttura
dove è favorita l’umidità e la conseguente crescita di spore – e la realizzazione di un sistema di
ventilazione dotato di filtri per mantenere l’aria
sempre pulita. Da queste premesse, quasi come
un corollario, è uscita un’abitazione ben isolata,
che disperde pochissima energia termica.
Quali sono le caratteristiche di una Passivhaus?
Innanzitutto il comfort. Due terzi delle verifiche
che stanno alla base del protocollo PassivHaus
sono verifiche di criteri di comfort universalmente riconosciuti e codificati. Poi vi sono alcuni parametri più collegati all’energia: il più
importante è che il fabbisogno termico per il
riscaldamento, ossia il consumo per riscaldare la
casa, non può superare i 15 kWh/m2 all’anno.
Tradotto in altri termini, posto che 1 litro di gasolio produce circa 10 kWh, il massimo consumo deve essere di 1,5 litri di gasolio per metro
quadro di abitazione all’anno.
Ma è importante anche il modo in cui si riesce
a mantenere costante la temperatura all’interno
della casa: è un parametro che in termini tecnici
si definisce come potenza di picco al metro quadro, e che deve rimanere al di sotto dei 10 W per
metro quadro. Cosa significa? Che con la potenza di un phon (1 kW) io devo essere in grado, in
ogni condizione meteorologica, di climatizzare
un appartamento di almeno 100 metri quadri.
Un’altra caratteristica fondamentale è, inoltre, la
buona tenuta all’aria della casa, ovvero l’eliminazione di spifferi e infiltrazioni d’aria incontrolla-
te tra interno ed esterno.
Questi consumi che temperatura garantiscono all’interno dell’abitazione?
20°C durante la stagione invernale e 26°C durante l’estate. Vanno garantite anche nelle condizioni più sfavorevoli, vale a dire nei giorni
dell’anno in cui le temperature esterne sono più
rigide (o più calde), o l’apporto solare è ridotto al
minimo per la nuvolosità o per la nebbia.
Sinora abbiamo visto molti dati tecnici, ma
come funziona una Passivhaus? Quali sono
le sue fonti di produzione di calore?
Come dicevamo, la casa è molto ben isolata, generalmente da una sorta di cappotto che passa
anche sotto le fondamenta e ricopre tutte le disomogeneità strutturali; la dispersione attraverso
le finestre è ridotta grazie a tripli vetri bassoemissivi. Riducendo la dispersione termica, il calore
emesso dalle persone che vivono dentro la casa,
dal sistema di illuminazione e dagli elettrodomestici in funzione (ad esempio il computer, il
frigorifero…) è sufficiente a riscaldare l’ambiente. Importantissimo è anche l’apporto termico
del sole che entra dalle finestre, le quali devono
essere possibilmente grandi ed esposte a sud, con
i dovuti accorgimenti per l’ombreggiamento.
A tal proposito, è interessante capire come sia
fondamentale tenere presente il contesto in cui
sorge l’abitazione, le sue caratteristiche climatiche e ambientali: quali sono le temperature,
qual è il percorso del sole, è una zona ventosa,
ho degli alberi in prossimità della casa, c’è una
montagna che ombreggia il terreno? Non esiste
una soluzione unica, né una modalità di costruzione unica, e questo vale anche per i materiali
con cui vengono realizzate le Passivhaus: si possono utilizzare il legno, i laterizi, il cemento, oggi
vediamo persino case prefabbricate in paglia e
terra cruda. L’essenziale è individuare la solu-
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16 | BM
zione più adatta a quel contesto unico e specifico, progettando quindi l’involucro nel miglior
modo possibile, curando l’orientamento, gli
ombreggiamenti e i materiali in modo che esso
stesso funzioni come una macchina autoregolante: meglio viene progettato l’involucro, più
esile potrà essere l’impiantistica, minori i costi.
E se il calore all’interno della casa non è ritenuto sufficiente da chi vi abita?
Qui entra in gioco l’impianto di ventilazione,
che non serve solo a cambiare e a depurare l’aria, ma eventualmente anche a riscaldare l’aria in
entrata, apportando quella quota di calore in più
di cui si può avvertire il bisogno.
L’impianto di ventilazione è costituito da un
sistema di bocchette che aspirano l’aria viziata
della casa da alcuni punti come bagni, cucine,
ripostigli e immettono nel contempo aria “nuova” dall’esterno, lavando gli ambienti in modo
impercettibile ma efficace. In una macchina
chiamata recuperatore di calore i due flussi si
incrociano passando attraverso un sistema a
nido d’ape, che serve a far cedere all’aria calda in
uscita almeno il 75% del suo calore a favore di
quella in entrata. Qualora fosse necessaria una
piccola integrazione termica, a valle di questo
punto viene inserito un dispositivo capace di
scaldare ulteriormente l’aria sino alla temperatura massima di 52°C. È questa l’unica, per così
dire, “caldaia” della casa.
Per questa ragione si dice che in una Passivhaus
non esiste un impianto di riscaldamento tradizionale. Ecco, un altro piccolo sistema di integrazione che a volte viene richiesto è lo scaldasalviette in bagno, principalmente per una
questione di comfort.
E l’acqua come viene scaldata?
Tramite un sistema che possiede al suo interno
una pompa di calore, e che può funzionare con
l’elettricità, col solare termico o con qualunque
altra fonte energetica. Come dicevamo prima,
le soluzioni possono essere le più varie. Noi
insistiamo tanto sui dati tecnici del consumo
energetico perché questi sono i veri parametri
stringenti perché una Passivhaus possa essere
definita tale.
Un luogo comune: è vero che non si possono
aprire le finestre di una Passivhaus?
No, si possono aprire. Semplicemente non è utile, poiché l’aria viene continuamente cambiata
e depurata in maniera
migliore e senza dispersione di calore tramite il
sistema di ventilazione.
I filtri utilizzati trattengono spore, allergeni,
e soprattutto polveri
sottili, fra le quali le
PM 10. Aprendo una
finestra questo tipo di
pulizia dell’aria viene
completamente a mancare.
Il sistema Passivhaus può avere ricadute positive dal punto di vista della tutela ambientale?
Sì. Innanzitutto si riduce la produzione di CO2:
questo è uno degli obiettivi europei da raggiungere entro il 2020, insieme all’aumento della
produzione di energia da fonti rinnovabili e alla
riduzione del fabbisogno di energia primaria.
La minor necessità di consumo di combustibili fossili per il riscaldamento comporta
inoltre una ridotta emissione di polveri sottili
nell’atmosfera.
Infine, da non sottovalutare è la riduzione della
dipendenza energetica dall’estero. Qui entra anche in gioco un diverso approccio alla questione
della ricerca di fonti energetiche: per un periodo
si è addirittura rivalutato il nucleare, invece la soluzione dovrebbe passare attraverso la riduzione
del fabbisogno, del consumo, della dissipazione
di energia.
Ma c’è un altro aspetto da considerare, la ricaduta positiva sull’aspetto sociale.
In che senso? Quali sono i possibili risvolti
sociali?
In Italia le persone indigenti ricevono dal Comune degli alloggi che sono quasi sempre in
classe G o F. Oltre a vivere in una casa tendenzialmente fredda, queste persone hanno spese
di riscaldamento che non riescono a sostenere,
pertanto capita che sia ancora il Comune a farsene carico. Questo non conviene né all’amministrazione comunale, né a coloro che abitano
in quelle case. In Germania invece, dove questa
tecnica di costruzione viene utilizzata largamente, gli alloggi popolari sono spesso passivi, con
una notevole quota di risparmio per la società.
Per questo diciamo che le ricadute positive ci
sono anche a livello “sociale”.
Una Passivhaus è sostenibile economicamente? Quanto costa in più rispetto a un’abitazione tradizionale?
L’investimento iniziale è maggiore, siamo
nell’ordine di un 7-10% in più rispetto a un’abitazione in classe A. Tuttavia bastano circa
dieci anni per ammortizzarlo, grazie a minori
consumi e costi di gestione. Inoltre, una volta
edificata, non sono più necessarie ulteriori migliorie, ma vi sono solamente le ordinarie spese
di manutenzione. Basti pensare che la prima
Passivhaus, realizzata appunto nel 1988, è stata
recentemente riesaminata ed è ancora altamente
performante.
Una tecnologia interessante, esistente da 30
anni, ecologicamente vantaggiosa… eppure
in Italia se ne parla poco. Come mai?
Ci sono Passivhaus anche in Italia, principalmente in Trentino e in Alto Adige, ma non solo.
Questa tecnica di costruzione è stata adottata
soprattutto dai paesi del nord Europa, dove il
freddo è più pungente, ma poiché isola anche
dal caldo si presta a essere utilizzata anche in paesi dai climi caldi.
Probabilmente è una tecnica poco conosciuta e
poco diffusa anche per una questione culturale.
Come dicevamo prima, vi è ancora forse poca
sensibilità per il tema della salvaguardia ambientale e, inoltre, non c’è l’abitudine a progettare sin
dall’inizio in un’ottica di risparmio energetico.
Siamo 30 anni indietro rispetto ad altri paesi del
nord Europa. Infine c’è da dire che nel nostro
territorio, soprattutto negli ultimi anni, si tende
a recuperare e ristrutturare l’esistente piuttosto
che a costruire case nuove. Rendere passiva un’abitazione pre-esistente è possibile, ma il risultato
è meno buono rispetto a una Passivhaus progettata da zero e il risparmio energetico è inferiore.
Per questi fabbricati esiste un protocollo diverso, che si chiama EnerPhit e consente maggiore elasticità prestazionale pur nel rigoroso controllo del comfort. Da poco è inoltre attivo un
ulteriore protocollo denominato EuroPhit, che
prevede la possibilità di intervenire su fabbricati
esistenti anche in tempi diversi, avendo già previsto inizialmente ogni fase in modo che risulti
complementare alle precedenti.
Ripensiamo alla riflessione sulla buona norma di
costruire in sintonia con il contesto e diamo un
ultimo sguardo al nostro territorio, alle nostre
tradizioni, al modo di costruire dei nostri nonni.
Lo stile architettonico è andato uniformandosi,
nel tempo, nelle varie parti del mondo, ma in
fondo le soluzioni vanno cercate nel passato. Le
nostre vecchie case non erano certo Passivhaus,
eppure l’orientamento delle finestre a sud, con
l’aggetto del “piol” (scala esterna con balcone),
che consentiva l’ingresso in casa del basso sole
invernale e riparava dalla calura dell’alto sole
estivo, rappresenta una delle soluzioni che anche
oggi vengono riproposte in un contesto di progettazione ragionata. Guardiamo al passato per
progettare il domani.
Enrico Bortoluzzi
Omar Da Rold
BM | 17
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Sport
“Cavarzano
c’è”
È
vittoria, al Trofeo Bonazzola
ai lunghi anni in Seconda categoria; dall’approdo in Prima
categoria, sul finire degli anni
Settanta, alla conquista della
Promozione, all’inizio degli
anni Duemila, per arrivare ai
giorni nostri, giorni nei quali la
società di via Andrea Di Foro
milita in Prima categoria.
Il secondo capitolo è costituito
da una serie di interviste a personaggi ognuno rappresentativo di un’epoca: personaggi che
danno voce a ricordi, situazioni
e riflessioni.
Il terzo capitolo è dedicato al settore giovanile: un ambito importante per la società giallorossa che oggi conta oltre 200
tra bambini e ragazzi per i quali l’impegno
sportivo non è solo agonismo ma costituisce anche un’occasione di formazione e di
crescita umana.
Altro capitolo è quello dedicato al calcio
a cinque, un’intensa parentesi che ha visto protagonista il Cavarzano dal 2007 al
2013. L’ultima parte del libro è dedicata
alle “rose”, vale a dire le formazioni scese
in campo nel corso dei cinquant’anni di
storia.
Perché il titolo “Cavarzano c’è”? Aneddoto simpatico, che si trova nella prefazione.
«Abbiamo ancora negli occhi quelle singolari
immagini televisive nella sera del 24 ottobre
1995. La Rai trasmetteva da Piacenza la
partita di calcio di Coppa Italia tra l’Inter e
il Fiorenzuola. Le riprese sovente indugiavano su un lungo striscione in cui campeggiava
la scritta “Cavarzano c’è”. Per noi è diven-
tato il titolo, preso a prestito, del nostro libro
dei 50 anni» si legge. «Un remoto omaggio
a quel gruppo di giovani giocatori giallorossi
che a Piacenza tifavano alla grande per i loro
beniamini del Fiorenzuola, cresciuti proprio
nelle giovanili del Cavarzano: Andrea Da
Rold e Michele De Min.
Fu uno striscione che fece ... epoca per via delle immagini in diretta tv e per il fatto che il
giorno dopo ne scrisse anche la Gazzetta dello
Sport: uno striscione enorme per un paese
di montagna, un’apparente contraddizione di una realtà, quella del Cavarzano Calcio, che, seppur piccola, ha lasciato il
segno e continua a scrivere pagine importanti
nella storia del calcio bellunese, riferimento
non solamente sportivo, ma anche contributo
alla crescita sociale».
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2) foto del 2015
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20 | BM
© Belluno Magazine
questo il titolo del libro, uscito
recentemente, che ripercorre la
storia del Cavarzano Calcio. Una
storia lunga mezzo secolo. Era infatti il 23
gennaio 1965, quando al Cral del popolo
quartiere di Belluno (Cral oggi scomparso,
ma allora insostituibile punto di ritrovo per
bocce, calcio e alpini) si riuniva una ventina
di persone che gettava le basi della grande
avventura calcistica della squadra giallorossa. Il libro, curato da Claudio Sella (attuale
presidente del sodalizio), Angelo Tolotti e
Ilario Tancon, vuole descrivere le variegate
situazioni che hanno consentito al Cavarzano calcio di toccare il mezzo secolo di
storia: un susseguirsi di fatti, di risultati,
di iniziative – soprattutto per i giovani
dell’Oltrardo – gestite negli anni da un
manipolo di dirigenti; il tifo della gente; l’
entusiasmo di mille e mille giocatori che
hanno calcato l’erba di Camp de Nogher,
il vecchio e caro terreno di gioco che ancora oggi risuona per i gol giallorossi.
La pubblicazione è divisa in cinque capitoli. Il primo ripercorre cronologicamente le
vicende di cinquant’anni: dall’esordio, con
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BM | 21
Casa delle mamma
di Margherita De Martini
La salute perineale e la rieducazione
I
n questo numero parleremo di piano
perineale perché mi sono resa conto che,
nella mia professione, spesso parlo di pavimento pelvico, suggerisco movimenti od esercizi, tengo corsi sul piano perineale, ma il tutto
è alonato da un velo di “sconosciuto”, da molti
tabù, e da un non parlare di salute della donna
o di sessualità.
Che cos’è il piano perineale? A cosa serve?
Come possiamo usarlo? Quali benefici arrivano con una buona competenza muscolare?
Il piano perineale è quella parte di muscoli, fasce
e legamenti che chiudono in basso la cavità pelvica, ha il compito di sostenere gli organi pelvici,
ed un ruolo fondamentale nella continenza, riproduzione e durante il travaglio/parto.
Presenta uno jatus (apertura) attraverso il quale
uretra, vagina e retto si pongono in comunicazione con l’esterno. Come tutti i muscoli se non
vengono usati perdono tono trofismo ed elasticità, ma se allenati possono recuperare le loro
funzioni. Ad oggi è ancora difficile sentire parlare di recupero funzionale del pavimento pelvico:
l’incontinenza urinaria da sforzo, il prolasso e la
frigidità sono sintomi nella maggior parte del
tempo latenti ma che possono venire alla luce
nel momento in cui un fattore si aggiunge, ad
esempio il parto, la menopausa, una separazione
o l’uscita di casa di un figlio.
Il piano perineale è costituito da un insieme di
fasce muscolari composto da tre strati che sono
dall’interno verso l’esterno:
• il diaframma pelvico;
• il diaframma urogenitale;
• lo strato dei muscoli sfinterici superficiali
ci sono inoltre le strutture fasciali e legamentose
di rinforzo.
Nelle varie fasi di vita della donna (pubertà, gravidanza, menopausa,..) il piano perineale subisce
dei cambiamenti anatomo-funzionali che possono comprometterne la salute. Si possono avere
svariate sintomatologie dall’incontinenza, alla
difficoltà nei rapporti, alle infezioni recidivanti.
L’obiettivo della riabilitazione perineale è di
portare consapevolezza corporea affinchè la
donna possa riprendere le proprie competenze,
fisiche ed emozionali, restituendo ad esso le sue
abilità.
La rieducazione si avvale di molte tecniche tra
cui quella fisica dove si cerca di portare consapevolezza corporea attraverso il respiro ed il movimento muscolare con lo scopo di migliorare il
tono e la contrattilità della muscolatura.
Trattandosi di muscolatura in gran parte volontaria è possibile seguire un allenamento sia
in gruppo che individuale di sensibilizzazione
tonificazione e quindi rieducazione.
Quando pensare alla riabilitazione del perineo:
• Perdita di urina sotto sforzo (tosse, starnuto, sollevamento di pesi) oppure con urgenza minzionale,
Insoddisfazione sessuale – Dispareunia (dolore
durante i rapporti)
• Sensazione di pesantezza pelvica
• Difficoltà a mantenere un assorbente interno
• Fuoriuscita di acqua dalla vagina dopo un bagno
• Fuoriuscita di aria dalla vagina (per es. durante
esercizi ginnici)
• Difficoltà a trattenere gas intestinali e/o feci
• Presenza di emorroidi
• Stitichezza malgrado un apporto di liquidi e una
dieta adeguati.
PERINEO E GRAVIDANZA
Simbolicamente il ventre e quindi i visceri,
luogo delle emozioni rappresentano l’elemento
acqua, il perineo sostiene tutti gli organi interni, dal punto di vista elementale il perineo è il
centro della terra, per cui acqua e terra, acqua e
perineo, da li la funzione del contenimento e del
lasciare andare.
La terra contiene l’acqua ma è anche in grado di
lasciarla andare, l’acqua nutre e protegge la terra,
è in grado di aprire gli argini.
È durante la gravidanza ed il parto che si rende
evidente la funzione del perineo, infatti durante
la gestazione la muscolatura contiene e protegge
il bambino fino al momento del parto, durante
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22 | BM
il travaglio parto si lascerà andare per consentire
la nascita del bambino.
La prevenzione dei danni perineali comincia
con un’adeguata preparazione della donna fin
dall’inizio della gravidanza. Il primo passo è la
presa di coscienza della muscolatura pelvica da
parte della donna e successivamente si passa
all’allenamento dei muscoli.
PERINEO DOPO IL PARTO
Dopo il parto nella maggioranza dei casi le donne sono attraversate da molte emozioni, sensazioni, attenzioni che le allontanano dall’attenzione loro corpo.
È importante, che , in questo momento, la donna si prenda cura del suo perineo e della ferita/
cicatrice.
La riabilitazione perineale nel dopo parto è in
grado di ripristinare la tonicità vaginale, ridurre
la sensazione di lassità muscolare del perineo e
ripristinare una nuova sessualità. Un buon lavoro svolto già in gravidanza, facilita il ritorno dei
muscoli perineali al giusto tono più facilmente e
velocemente.
PERINEO E MENOPAUSA
Durante la menopausa l’assetto ormonale viene
a modificarsi, gli estrogeni vengono a mancare
e gli androgeni si riducono, ciò comporta una
serie di modificazioni corporee ed emozionali
nella donna.
Il perineo, a seguito della mancanza di estrogeni presenta fenomeni fisiologici di involuzione
dell’elasticità della vagina, dell’innervazione dei
tessuti e della lubrificazione vaginale. Le conse- ti), vaginismo (difficoltà nella penetrazione vagiguenze possono essere l’incontinenza urinaria, nale) oppure dolore non legato ai rapporti.
dolore durante i rapporti, ridotta soddisfazione La riabilitazione perineale assume un ruolo imsessuale.
portante per ridurre il riflesso di chiusura che è
La riabilitazione del perineo può attenuare que- in risposta al dolore e che peggiora la sensazione
ste conseguenze e la sintomatologia permetten- di dolore, per migliorare il tono e l’elasticità della
do alla donna di mantenere la salute globale e muscolatura peri-vaginale riportando l’attenziosessuale.
ne non solo al buon funzionamento della contrazione, ma anche al momento del rilassamenPERINEO E SESSUALITÀ
La donna è stata per moltissimo tempo nella po- to della muscolatura.
sizione fallocentrica, vista come essere inferiore BENEFICI
con la sola funzione procreativa
I benefici di un buon funzionamento perineaDal 1920, inizio della fase scientifica, la donna le sono molteplici, la vita personale, sociale e di
viene inclusa come partner, la sessualità viene coppia è sicuramente più libera, aumenta il pialetta come interazione e scambio, pur rimanen- cere sessuale, crea uno stato di benessere globale
do in una società maschilista, ( la donna vive la nella donna.
sessualità come aspetto della vita, l’uomo come I corsi vengono tenuti a Feltre e a Belluno presespressione della sua potenza). Oggi quindi il so la Casa Delle Mamme, si svolgono in piccoli
benessere sessuale è sempre più considerato un gruppi, massimo 5 persone, per dare la possibiaspetto importante della qualità di vita della lità alla donna di esprimersi nei suoi bisogni ed
donna.
essere seguita in modo più approfondito.
Nonostante il ruolo fondamentale della sessualità nella
Mi chiamo Margherita De Martini, ho conseguito il diploma di Laurea in Ostetricia
vita dell’individuo, l’incinel 1987 all’Università di Perugia, ho lavorato in fino al 2011 come ostetrica presso l’
ULSS feltrino, sia in struttura ospedaliera che consultorio, dal 2011 lavoro come libera
denza delle disfunzioni sesprofessionista a Feltre, collaboro con la CASA DELLE MAMME dal 2012.
suali è elevata e spesso queNel corso degli anni ho approfondito gli studi e mi sono diplomata counseling ad orientamento core energetico ed integrato la mia formazione con un percorso in sessuoloste problematiche vengono
gia clinica. Mi occupo, come ostetrica, di tematiche inerenti la donna e/o la coppia, di
nascoste e sottovalutate.
accompagnamento alla nascita, ponendo l’attenzione alla naturalità dell’evento parto,
di rieducazione perineale nelle varie fasi della vita della donna; il lavoro di counselling
Le disfunzioni sessuali che
ad orientamento core energetico consiste nel portare l’attenzione al nostro corpo ed
alle emozioni imprigionate, liberando, contenendo ed accompagnando la persona in
maggiormente si inconun processo di consapevolezza corporea emozionale affinchè possa integrare le sue
trano sono: dispareunia
qualità nel movimento della vita.
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di Rosetta Girotto Cannarella
cultura
popolare
bellunese
La natura e gli uomini
nel paesaggio delle
Masiere di Vedana
di Barbara Meletto
D
Cucina tradizionale
> arte
Libri
Dentro
l’immagine: la Natività
Prodotti
gastronomici
tipici
della
di
Botticelli
mistica
L’Oro di Cornia
“Ora in quei giorni, uscì un editto di Cesare Augua oltre
25 anni
Paris realizza
catalogo
aziendale
annovera
circa seicento
che
appartiene,
di diritto,
a un’in- articoli, comprendenti mie“L’oro
di
Cornia”
si Primizie
rivela
un’opera
interessante
fin dalla Ilpassato
sto, che
ordinava
il censimento
diprodotti
tuttogastronomici
l’Impero
tipici
della
cultura
popolare
bellunese.
le,
marmellate,
composte
e
confetture,
funghi sott’olio e secchi, speck,
scelta
titolo
e del sottotitolo:
“La natura
e gli uomini
nel tera comunità.
[…] del
Tutti
partivano
per farsi
iscrivere,
ciascuno
A destra.
Natività sughi e ragù, paste e risotti, sciroppi, succhi di frutta e
L’azienda
è
nata
a
Belluno
a
metà
degli
anni
’80
dall’intuito
di
conserve,
sottolio,
nella propria
città. di Vedana”.
paesaggio
delle Masiere
Mistica.
Sandro Botticelli,
E
indagare
risulta un lavoro stimolante e
Lo si evince, con estrema chiarezza, dalla premessa all’opera di Francesco Piero Franchi e dalle pagine di Corrado Ghezzo, dedicate alla
toponomastica, dove i nomi di luoghi, fiumi, monti, nella loro etimologia, sono spesso indicativi delle stretto rapporto tra la natura e
l’uomo, che tende a “umanizzare” l’ambiente in cui vive e a popolarlo
di presenze divine o misteriose, protagoniste delle numerose storie,
nate dal territorio delle Masiere.
Ma c’è di più: anche la Tabula gratulatoria, le note esplicative, la ricca
bibliografia, la documentazione fotografica danno l’idea dell’imponenza del lavoro interdisciplinare che ha coinvolto, con contributi
significativi,
tanti
studiosi,
appassionati
culturadella
locale,
tesostenuta
da due
grossi
pali: la esperti,
sacra famiglia
è dunque di
al centro
rappresentazione.
Giuseppe
accovacciato
al bambino
Madonna
inginocchiastimoni diretti
e custodi
di undavanti
patrimonio
trae ilapiù
significativi
del
ta, che grandeggia secondo proporzioni “gerarchiche” quasi doppie, divenendo,
territorio
bellunese.
così,
il fulcro
dell’attenzione. Nell’opera l’artista mette in risalto il clima di
riconciliazione tra l’umano ed il divino, ciò appare soprattutto
Si tratta dinell’abbraccio
contributi scientifici
che si eesprimono
inche
uncompare
linguaggio
evidente
tra gli angeli
gli uomini,
nella
parte
bassa
della tela. Tutta
la rappresentazione
sembraall’immaginario
abilmente orchestrata
preciso
e
razionale,
e
di
altri
che,
attingendo
colDa
poteteunordinare
i prodotti
Parisdidirettamente
peroggi
diffondere
messaggio
criptico Primizie
ed ermetico
cui la Nativitàseduti
è solonel
un
lettivo,disviluppatosi
in l’influenza
un paesaggio
riccoe di
“implicazioni
pretesto.
E’casa
infatti
evidente
umanistica
raffinatamente
colta,morali”,
si pensi
divano
vostra.
alla
scritta
inlinguaggio
greco, dellafantastico
corte di Lorenzo
il Magnifico,
del quale
il Botticelli
fu
parlano
mito
e della
leggenda
popolare.
Nel
sito ilwww.primizieparis.it
èdelpossibile
consultare
il vasto
cataloautore prediletto.
go
di prodotti
offertimuore
dall’azienda
e ciò
ordinabili
e-commerce
Lorenzo
il scientifica
Magnifico
causò
la nel
caduta
dei Medici
e l’ascesa
L’indagine
partenel
da1492,
lontano
e spiega
laportale
stratificazione
gedi Girolamo Savonarola. Quest’opera è già viva testimonianza della crisi spirituawww.dolomitifood.it.
ologica
del
territorio,
la
sua
conformazione,
la
sua
instabilità,
l’ole che stava attraversando il Botticelli: come molti altri artisti fiorentini rimase
rogenesi dellecolpito
montagne
che circondano
la conca, descrive
corso
profondamente
dalle prediche
del frate domenicano
e subì unailsorta
di
La
tradizione,al simbolo
fonde
così
con ledalla
richieste
di merconversione,
punto
chedell’azienda
i quadri
deglisiultimi
lontani
leggiadria
disindei fiumi per
passare
poi
in rassegna
leanni,
specie
del mondo
vegetale.
voltalegate
e dalleanche
tematiche
sono ispirati
dalleritrovare
predicheilsavonaroliane
cato
alle neoplatoniche,
nuove tecnologie,
per farvi
gusto delle
eIlpresentano
soggetti
sacri portatiposto
al pathos
drammatico
più spintolascia
e più la
intennostre
Dolomiti
in qualunque
voi
siate.
geologo
Danilo
Giordano,
dopo
un’accurata
relazione,
paso. La Natività appare, infatti, un’opera stilisticamente e spiritualrola
al
naturalista
Cesare
Lasen
che
completa
il
quadro,
scoprendo
in
mente vicina alle rappresentazioni religiose medioevali: la gioia
del
mistico
avvento
è
sopraffatta
dall’inquietudine,
esplicitata
tutta la zona i segni di una “identità territoriale” ben definita e consonell’iscrizione ed evidente nella composizione scenica. La gloria di
lidata nelstava
tempo.
Botticelli
rapidamente cedendo il passo: con la caduta dei Medici la sua arte
ripiegò su se stessa in una sorta di involuzione espressiva, lasciando così spazio
Quello
della
Masiere
infatti
è unavrebbe
paesaggio
antico,
in cui si interpreti
leggono
alla
“nuova
maniera”
che di
lì a poco
trovato
i suoi eccellenti
in Leonardo, Michelangelo e Raffaello.•
barbarainwonderlart.com
“Qualità e stagionalità
dei prodotti!
Belluno Magazine
il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno
frutta olio
sciroppata,
biscotti e dolci, liquori e grappe, vino olio e aceto.
su tela 1501.
ricco Sotto.
di sorprese,
Particolare perché le “implicazioni
di mosaico a
morali Sant’Apollinare
del
paesaggio bellunese”, quando la terra – interrogata – “parla”
Nuovo, Ravenna.
si rivelano
profondamente radicate nel territorio e nella coscienza di
chi lo abita.
“
Gianni
Anche Paris.
Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di
IlDavid,
primo,
infatti,
oltre
che
leggende
popolari
con
Belluno
Magazine
ha chiesto
al fondatore
di raccontare
il suo
chiamata
Betlemme,
perrichiamare
farsi
iscrivereantiche
con
Maria,
sua sposa,
cheprogetto:
era incinOra,
mentre
essistorici
si trovavano
là, giunse
lei il tempo
del parto,
partorì
ita.
loro
riferimenti
loro
implicazioni
morali,
allude
ric-il
“La
nostra
missione”
ci hae le
spiegato
“è per
contenuta
in queste
duee alla
parole:
suo figlio primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia,
tradizioni
dolomitiche,
un
grande
tesoro
che
Primizie
Paris
ha
recupechezza
di
un
territorio
particolarmente
felice,
il
secondo
chiarisce
amperché non c’era posto per loro nell’alberrato
saputo
antiche
ricettefornendo
e segreti una
popolari”.
go.” e(Luca
2,7)valorizzare,
bito,
metodo
di indagineproponendo
e finalità della
ricerca,
chiave
Il
tema
della
nascita
di
Gesù
è
presente
nel“La
nostra
è
una
terra
dura”
prosegue
commosso
“fatta
di
montagna
e
interpretativa.
le raffigurazioni
artistiche
giàhaa lavorato
partire dal
valli
strette,
dove
il
tempo
lentamente
e
l’uomo
ha
imparato
IV secolo della
d.c., testimonianza
esemplare
è
ricerca
comprende
ilRacaratteristico
delle Ma-a
aL’ambito
conriproduce
una natura
e avarapaesaggio
di soddisfazioni;
ilconvivere
mosaico che
i Re poco
Magi, agenerosa
siere,
diterra
indagine
di un approccio
che
venna,ilinimetodo
Santa
Nuovo.
Leavvale
prime
Belluno
doni Apollinare
della
sono sipochi
e conoscono
il sudore
delconsidera
contadisiuomini
rifacevano
esplicitamenlarappresentazioni
natura
e glidelle
non
separatamente,
ma ènel
rapporto
no
e l’avversità
stagioni:
ogni
raccolto per noi
unaloro
conquista
e il
te ai Vangeli di Luca e Matteo: il Bambino, la
interattivo
con
il
paesaggio,
la
finalità
è
quella
di
indagare,
interpresapore
delle
cose
diventa
più
intenso”.
Madonna, San Giuseppe, l’Angelo che veglia
e i pastori
erano nella
i personaggi
fondamentali
tare,
preservare
memoria
e far conoscere le testimonianze di un
e costituivano
il nucleo
fondantecidella
Nati- tutta la sua passione, convinNel
suo racconto
il titolare
trasmette
vità. Nel corso dei secoli il tema si arricchicendoci
ancor diepiù,
se ancora
ve ne fosse bisogno, della necessità svisce di particolari
di personali
rivisitazioni
da partenella
dei coscienza
vari artisti altrui
che affrontarono
luppare
un vivo attaccamento alla nostra terra e il
tale soggetto.
desiderio
di conoscerne i segreti.
Nel 1501 Sandro Botticelli dipinse la sua
Proprio
quest’attaccamento
permette
all’azienda di recuperare
cosiddetta Natività mistica, un’opera
di
prodotti
e metodi di conservazione
realizzan-La
difficile interpretazione,
dato che sfugge aadvolte
ogni dimenticati,
iconografia tradizionale.
promessa
amore e pace
incarnata nell’Avvento, viene evocata dal pittore in
do
ricettediesclusive
e uniche.
evidente rapporto con i “torbidi” di cui parla la misteriosa iscrizione in greco,
Deliberatamente
contro
un’alimentazione
uniformata
e globalizzata,
vergata alla sommità
del quadro:
“Questo dipinto
sulla fine dell’anno
1500 duPrimizie
Paris si
è posta
l’obiettivodipinsi
di fornire
un catalogo
di prodotti
rante i torbidi
d’Italia
io Alessandro
nel mezzo
tempo dopo
il tempo
secondo
l’undicesimo
di San
Giovanni
nel secondo
dolore
dell’Apocalisse
nella
tipici
tradizionali
italiani
con
particolare
attenzione
alle
zone dolomitiliberazione di tre anni e mezzo del diavolo; poi sarà incatenato nel dodicesimo e
che.
Tutti i prodotti
sono
lavorati
e confezionati
artigianalmente e,
lo vedremo
(precipitato?)
come
in questo
dipinto.”
molto
si itratta
di cibi
introvabili
attraverso
canali tradizionali
di
Non èspesso,
chiaro se
“torbidi
d’Italia”
a cui allude
l’artista ifacciano
riferimento alle
campagne di Cesare Borgia del 1499-1501, o all’invasione francese guidata da
distribuzione.
Luigi XII del 1499, forse ad entrambi gli eventi e ancora all’espansione turca. Il
Fondamentale
per Primizie
Parisincerto
è l’attenzione
alla qualità
e alla
staclima politico è senza
dubbio molto
e tormentato
e, tutto ciò,
alimentava
gionalità
prodotti
offerti
alla clientela,
attraverso
un’accurata
selenegli animidei
un diffuso
terrore
millenaristico
che Botticelli
pare
voler esorcizzare
con degli
richiami
profezia dell’Apocalisse.
Nel “secondo
dolore”
zione
delleespliciti
materie
prime,allapreferibilmente
di provenienza
dolomitica.
dell’undicesimo libro del testo di Giovanni viene profetizzata l’oppressione della
Un’accurata
strategia di approvvigionamento e l’esperienza maturata in
“città santa per lo spazio di quarantadue mesi” da parte dei Gentili; nel dodicesiquesto
di secoloèconsentono
oggisarà
a Primizie
Paris
vantare
mo libroquarto
l’altra previsione
quella che Satana
“precipitato
sulladi
terra,
e con
lui i suoidiangeli”.
Il termine “tempo”
va decifrato
come eanno,
in questo
modo
rapporti
collaborazione
con produttori
affidabili
affermati
nel merpare Con
che il grande
pittore voglia
dire che
finel’azienda
del 1500 ha
è giàeseguito
trascorso
anno e
cato.
coraggio,
nel alla
2010
il un
restyling
mezzo (“mezzo tempo dopo il tempo”, un anno e mezzo dei tre destinati ad
dell’immagine
dal due
logoallafino
alla ridefinizione
del
essere dominatiaziendale,
dal Maligno)partendo
e ne mancano
sconfitta
del Diavolo, ovvero
alla fine di quei “torbidi”. Nel 1503 morirà papa Alessandro IV Borgia, da molti
packaging.
l’Anticristo,
alcuni sostengono
proprio registrati:
a quest’ultimo
vi sia
Ilindicato
gruppocome
vanta,
oltre a Primizie
Paris, altriche
8 marchi
Apicolun’esplicita allusione e che, dunque, l’iscrizione venne aggiunta all’opera in un
tura
Dolomiti,
Tradizioni
secondo
momento:
una profeziaDolomitiche,
a posteriori perGolose
indicare Tradizioni,
il ritorno dellaCarapace e
dell’amore
fra gli uomini.Dolomiti, Tradizioni Venete, Melita e Dolomiele,
Cioccolateria
La parte centrale della tela inquadra una capanna appoggiata a delle rocce e
mitifood.
32
24 | BM
35
35
le tappe della storia geologica e dei cambiamenti climatici, degli insediamenti umani che si sono succeduti, a partire dal II° millennio
a.C., lasciando testimonianze preistoriche, romane e longobarde non
ancora del tutto indagate, ma utili per ricostruire un quadro dinamico
di scambi e contatti tra le varie popolazioni.
Un paesaggio antico, segnato, non consumato dal tempo, che manifesta un’inesauribile vitalità e una sempre rinnovata energia anche nel
suo potenziale umano.
Ed è proprio questa l’impressione che si ricava dalle notizia sulle attività estrattive, contenute nei racconti e nelle testimonianze dei protagonisti, raccolte in loco da Federico Brancaleone e Francesco Bacchetti.
Dalle storie personali emerge un quadro ben documentato, che ricostruisce un tessuto sociale impegnato e dotato di spirito imprenditoriale che ha avuto il coraggio di rivolgersi a un settore diverso da
quelli tradizionali dell’agricoltura, dell’allevamento, del commercio di
legname, ma ha sempre operato scelte nel rispetto dell’habitat naturale.
Altrettanto vitale e ricco è l’immaginario collettivo di cui si occupa
Alba Barattin, che ha raccolto e analizzato nei loro risvolti antropologici, le tante leggende riguardanti eventi storici, usi e tradizioni, culto
dei santi, luoghi di devozione popolare, la famosa Certosa, precedute
da un’interessante premessa in cui sono elencate, in
progressione cronologica, le fonti più autorevoli che
ricordano la “sventura” di cui è rimasta vittima la città di Cornia.
so, di grande efficacia comunicativa.
Ne “L’oro di Cornia” – opera
elegante anche nella sua veste editoriale – il territorio
delle Masiere “ha parlato” la
sua lingua ancestrale, densa
di significati, trovano interlocutori in grado di recepire
il messaggio e di dar vita a
un dialogo vivace e coinvolgente, perché nasce da un
grande amore per la propria
terra.
Il volume si può trovare nelle principali librerie della Provincia di Belluno e può essere richiesto alla Pro Loco “Monti del Sole”
di Sospirolo 320 3342082, 338 4677367 [email protected]
Senza trascurare un’incursione anche nel campo della
letteratura “alta”, là dove l’autrice cita, tra gli scrittori che hanno tratto ispirazione dai luoghi, Dino
Buzzati e Giovanni Perego, e si sofferma a illustrare
pagine suggestive, tratte dal settecentesco poemetto “La villeggiatura di Clizia” di Giuseppe Urbano
Pagani Cesa, che esaltano la bellezza dei paesaggi,
ripropongono il fascino delle conversazioni in villa,
di arcadica memoria, preannunciano le atmosfere del
Romanticismo.
In esse si può percepire la presenza del “genius loci”,
potente e misteriosa forza della natura che aleggia nella Val Cordevole, sul lago di Vedana, nello spazio sacro della Certosa per poi salire verso i Monti del Sole.
La parte conclusiva del volume riprende il discorso
sull’ambiente con l’intervento di Italo Zandonella
Callegher che ricorda le salite al monte Peron da parte dei pionieri dell’alpinismo e la carta dei sentieri,
curata con la solita competenza e grande passione da
Giuliano Dal Mas.
Vengono proposti vari itinerari per apprezzare il “disordine della natura” nelle Masiere, ammirare le ville
della pianura, seguire le orme del vescovo eremita,
fare esperienza di profonda spiritualità.
Belle foto di ambienti naturali e di scorci paesaggistici, documenti di attività produttive, grafici esplicativi, cartine geografiche, riproduzioni di disegni,
affreschi e dipinti iconologicamente suggestivi, arricchiscono il volume e traducono in immagini quanto
è stato raccontato con un linguaggio semplice, preciBM | 25
Manifestazioni
di Enrico Valmassoi
Il Treno nelle Dolomiti
24 e 25 aprile 2016
I
n questi mesi si discute molto della Ferrovia della Dolomiti,
epica tratta a scartamento ridotto che, attraversando le più belle vallate delle Dolomiti, collegava Calalzo di Cadore a Cortina d’Ampezzo sino a giungere a Dobbiaco.
reading tratto da
VIAGGI DI VERSI
L’assegnazione a Cortina dei Campionati Mondiali di Sci del 2021,
ha riproposto il tema della realizzazione del collegamento ferroviario che se fosse ultimato per l’evento, vedrebbe la sua inaugurazione
coincidere con il centenario della messa in esercizio della preesistente ferrovia (inaugurata nel 1921 chiusa nel 1964). La Ferrovia
delle Dolomiti è strettamente legata agli eventi bellici della Prima
Guerra Mondiale, ne ricorre il centenario, e di fatto fu opera militare sia da parte Italiana che Austriaca.
Una bella occasione per approfondire il tema viene offerta dalla
manifestazione “Il Treno nelle Dolomiti”che avrà luogo presso la
Fiera di Longarone il 24 e 25 aprile, dove il volume “Un Treno
per Cortina”, di Leonardo Malatesta, Pietro Macchione Editore,
sarà presentato a corollario di un convegno sulla mobilità ferroviari
nel territorio dolomitico. “Il Treno nelle Dolomiti”è ormai diventato uno degli appuntamenti più importanti nel panorama nazionale del Modellismo Ferroviario. L’edizione 2016 si preannuncia
speciale! Sarà infatti articolata, per
la prima volta, in due giornate con
un ricco programma di iniziative:
Mercatino di Scambio, La Sezione
Diorami, Il V° Raduno Nazionale
dei Treni da Giardino (LGB), La Sezione Vapore Vivo, L’Annullo Filatelico della Manifestazione (24 aprile) realizzato da Stefano Tamburlin,
Mostre Convegno, Rappresentazione Teatrale, Presentazione di libri
a tema ferroviario e di un inedito
DVD sulla Ferrovia delle Dolomiti.
Non poteva mancare, nella giornata
del 25 aprile, il Treno Storico.
26 | BM
voce narrante
GIOVANNI
RATTINI
letture
EROS
ZECCHINI
MARIO
DALLA FINA
GLORIA
GLORIA
ZANON
ZANON
canzoni
EZIO
PESAVENTO
SQUINZ
AR
LONG
ONE
IL TRENO NELLE DOLOMITI
Fiera di Longarone-Sala congressi
Via del Parco, 3
Lunedì 25 aprile 2016 Ore 14,30
Ingresso libero
Una gloriosa Locomotiva 740 con cinque vagoni
“centoporte” giungerà a Longarone, partendo da
o a bordo del treno che collegava Piovene Rocchette con Asiago.
Treviso via Feltre, Belluno, Ponte Nelle Alpi per
Tra i tanti contributi, accanto agli scritti di Mario Rigoni Stern e
poi ciritornare,
Goffredo Parise,
sono quelli di sempre
poeti per lo apiùTreviso,
sconosciutivia
che, Vittorio Venegrazie a quanto messo nero su bianco, hanno potuto fermare nel
to, Conegliano. Vi saranno anche, per la gioia dei
tempo le loro emozioni. Ciò che è uscito dalle loro penne, senza
bellunesi,sarebbe
due “mini
viaggi” da Longarone
a Ponte
questo libro probabilmente
andato irrimediabilmente
perduto.
nelle Alpi e da Ponte nelle Alpi a Longarone.
Un piccolo spettacolo nel quale si raccontano le storie di alcune persone
che hanno lasciato traccia delle loro emozioni provate nei pressi
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BM | 27
Filosofia
di Eleonora D’Inca
I problemi dell’arte
E il “caso duchamp”
D
opo Andy Wharol ogni oggetto è in
grado di trasformarsi, almeno per pochi minuti, in opera d’arte, suscettibile,
cioè, di essere ritratto, fotografato e immortalato al fine di essere, successivamente, esposto
come chef d’oevre in una galleria privata, in un
museo o in qualunque altro luogo sede di arte e
cultura. In quest’ottica sorgono spontaneamente una serie di quesiti molto rilavanti: tutto può
essere arte e degno, ovvero meritevole, di un
posto nel quale essere esposto ed ammirato?
E ancora, chi è in grado di definire che quel
lavoro può essere considerato opera d’arte?
Per rispondere a queste domande un aiuto ci
è offerto da un grandissimo pensatore, Immanuel Kant (1724-1804), il quale sosteneva che
le opere d’arte sono percepite attraverso i giudizi di gusto, i quali si basano su come noi ci
rivolgiamo alle nostre rappresentazioni: perciò,
segue che disponiamo di un minimo di autonomia nel giudicare i lavori; non solo, i giudizi di
guato, in quanto riflettenti, prendono le mosse
prima di tutto da noi, connettendoci con le nostre rappresentazioni, e possono essere condivisi
sì, ma quell’iniziare in noi è “uno scalino” che
non può assolutamente essere saltato.
In quest’accezione la bellezza possiede una sorta
di “cordone ombelicale” con la nostra singolarità: per quanto fattori più disparati possano
bombardarci ogni giorno, quell’autonomia ci
rimarrà sempre, dato che è indissolubilmente
legata alla nostra soggettività.
Quindi, per tornare alla seconda domanda iniziale, e renderla più articolata, ci si potrebbe
chiedere, alla luce di quanto appena esplicitato:
se ognuno è in grado di giudicare un’opera
d’arte in base alla sua soggettività, perché esistono i critici d’arte? E perché essi possono
permettersi di dichiarare che un’opera d’arte
GELATERIA E B&B
sa
Gelato fatto inlocgaica
con frutta bio
è meritevole di tale “denominazione” rispetto ad un altro lavoro?
L’aiuto, questa volta, è fornito dal filosofo inglese David Hume (1711-1776): egli, infatti,
risolve tale questione mantenendo ferma la
nostra autonomia nel rapportarci alle opere
d’arte, aggiungendo, però, che i critici di questo
“settore” posseggono un sentimento di gusto più
“raffinato” delle altre persone, per questo motivo, essi sono all’altezza di erigersi ad “arbitri” tra
le problematiche inerenti alla soggettività dei
sentimenti estetici e la comune considerazione
della bellezza generale di un’opera d’arte rispetto ad un’altra. Un esempio concreto, all’interno
di una simile concezione è l’arte concettuale, in
particolare quella che si è sviluppata in America e Europa tra gli anni ’60-’80 del 1900: in
questa “corrente artistica” si descrivono, si mostrano operazioni minimali che lasciano spazio
all’immaginazione, i riferimenti
sono sempre più ridotti a favore di una maggiore “libertà interpretativa” (il riferimento qui
è all’opera Veduta di Parigi, 01
luglio 1970 di Douglas Huebler
artista concettuale statunitense,
la quale è costituita da polaroid
di scorci della città, che contrassegnano il passaggio dell’artista
in quei luoghi, quasi fossero delle
pietre miliari.
Quindi, a ben vedere, è lecito
affermare che nella possibilità di
interpretazione di cui siamo protagonisti si può esplicare la nostra
Natura interiore nel momento in
cui le attribuiamo un certo significato.
Rimane ancora in sospeso la pri-
ma domanda iniziale e per rispondere ad essa
occorre fare un passo indietro di un secolo riferendosi ad un artista estremamente importante
per la modernità e quindi anche per Wharol:
Marcel Duchamp (1887-1968). Egli, dopo
aver intrapreso la strada del post-impressionismo, la abbandona nel 1913 e l’anno successivo si dedica ai primi readymades: oggetti d’uso
comune, a volte modificati, presentati come
operare d’arte; in altre parole si tratta di reperti
usciti dal mondo della natura o da quella degli
utensili, caratterizzati da un qualche grado di
bizzarria, stranezza, forza d’impatto mentale. In
queste esperienze artistiche, Duchamp, si ripromette di proporre come oggetto esteticamente
rilevante un prodotto banalissimo di seri, che
sembrerebbe essere il più possibile anonimo ed
irrilevante. Così è sufficiente volerlo, emanare
un’“intenzione” in tal senso e tutto può divenire
“opera d’arte”, il che è un modo
per rinforzare la dimensione noetica del prodotto artistico.
Prendiamo alcuni esempi: il primo è anche il primo, in ordine di
tempo, readymade duchampiano,
Ruota di bicicletta; esso è costituito da una ruota di bicicletta
sovrapposta ad uno sgabello
bianco, la quale era fatta ruotare
liberamente dall’artista: siamo di
fronte ad un primo tentativo di
dimostrare la non utilità pratica
dell’oggetto d’arte. Esso, infatti, non si deve far carico di fini
pratici, poiché, diverrebbe mero
strumento. Quanto appena esplicitato, è simboleggiato dal movimento della ruota, che comporta
soltanto un “piacere estetico”,
Camere, con ogni comodità, un
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28 | BM
una gratificazione per gli occhi, dal
momento che essa è stata resa inutilizzabile nel suo uso pratico.
Il secondo è l’opera, forse più
nota dell’artista francese, Fontana; anch’esso è un readymade, che
consta di un orinatoio maschile,
in maiolica bianca, capovolto,
collocato su di un piedistallo di
legno e firmato da Duchamp con
lo pseudonimo di Richard Mutt.
L’impatto, al di là di tutti i riferimenti alchemici e i vari rimandi
all’androginia, fu fortissimo; l’artista mirava a
provocare una sorta di reazione nel pubblico.
In questa maniera, è il coefficiente insito nella
mente del fruitore che conta; ciò che noi premettiamo a qualsivoglia esperienza, la quale può
seguire il suo normale destino pratico-utilitario,
ricadendo così, nel suo uso quotidiano, ma può
anche essere dirottata, “straniata” su altri binari,
e allora senza che nulla muti, nel suo aspetto
fisico, essa entra nella sfera dell’arte.
Si parla, perciò, a ben ragione tra l’altro, dell’inizio dell’Arte concettuale, all’interno della quale,
i veri protagonisti sono: da una parte, l’osservatore e la possibile visione, da parte della sua immaginazione, di altre esperienze comunicative,
con se stesso e con gli altri; e dall’altra, l’artista,
che grazie all’opera-simbolo fa emergere la sua
Natura più propria, offrendo tale possibilità anche all’immaginazione del pubblico.
Al di là dello spirito d’innovazione che anima
l’artista francese, c’è da riconoscergli il merito
di aver compreso che l’arte è qualcosa che ci riguarda nel profondo.
Di qui, all’interpretazione kantiana, il passo è
breve: l’arte non si configura come un semplice
diversivo atto a svagare una mente in cerca di
frivolezze, al contrario, è qualcosa che ci connette con quella Natura nascosta che risiede
negli strati più impenetrabili del nostro essere, è
ciò che fa “scattare la molla” dell’immaginazione, permettendoci di avere accesso, anche solo
per pochi attimi, al nostro vero stato d’animo.
Poco importa, dunque, se l’opera si compone
di oggetti non esattamente Proprio quest’atto di “comunicazione”, rappre“belli”, nelle loro qualità senta, kantianamente parlando, la possibilità di
esteriori, essa è l’incarna- instaurare un dialogo, prima di tutto con il nozione della Natura dell’ar- stro animo, al fine di spiegare i sentimenti che
tista e rappresenta una ci investono in quell’istante preciso; poi con le
possibilità per l’osservatore, altre persone a cui vogliamo trasmettere ciò che
la possibilità, appunto, che abbiamo “sentito”; ed infine anche con l’artista,
egli si senta per quello che è che per mezzo dell’opera, ha reso possibile tutto
realmente.
ciò.
Purtroppo oggigiorno i Ecco una sintesi conclusiva di quanto appena
fruitori delle opere d’arte esplicitato: ogni opera d’arte suppone che autoraramente sono in grado di re e fruitore utilizzino la loro immaginazione per
entrare davvero in contatto produrre o intendere tale opera. L’esperienza del
con la propria Natura, e danno solo un occhiata bello, in quest’ottica, è qualcosa che s’ “inscrive”
superficiale alle opere d’arte giudicandole quasi nell’orizzonte privato del sentire individuale di
esclusivamente per il loro aspetto esteriore; essi, ciascuno di noi, ma allora come facciamo a cain altre parole, mantengono ancora il legame pire se quell’oggetto è davvero un’opera d’arte?
che l’oggetto ha nella vita quotidiana: ovvero, In sintesi è valido il discorso circa i critici d’arte
l’orinatoio duchampiano è percepito come fatto in precedenza: grazie al loro spiccato “sen“brutto” a causa della funzione che ha nella vita timento di gusto” sono in grado di giudicare
“normale” di ogni giorno.
se quel determinato oggetto è degno di essere
Tuttavia, quest’atteggiamento è sintomo di una chiamato opera d’arte; con questo, occorre sotconsiderazione “strumentale” nei confronti tolineare che non un qualsivoglia oggetto può
dell’oggetto; in altri termini, esso è visto come entrare a far parte del mondo dell’arte, nonoancora collegato ad un qualche scopo utilitari- stante esso sia sempre estremamente ospitale, ed
stico, motivo per cui, l’oggetto rimane all’inter- è appunto in queste situazioni che il ruolo del
no del “pratico”.
critico d’arte è estremamente decisivo.
Duchamp, al contrario, per mezzo dei suoi re- Il vero dilemma è quello di definire un vero criadymades, “sposta” l’oggetto dal suo contesto tico d’arte; in altre parole, il problema odierno
“normale”, presentandolo sotto un altro punto riguarda le conoscenze che egli possiede, l’attegdi vista, riponendolo, poi di nuovo nel “suo am- giamento che egli ha nei confronti degli artisti
biente”, offrendoci così, in maniera concreta, e dei loro lavori, insomma, come egli si pone di
la possibilità di vederlo sotto un altro aspetto, fronte al mondo dell’arte.
stimolando la nostra immaginazione. Tutto ciò
è indice, per il trasformatore-Duchamp, di un Oggigiorno, purtroppo, chi fa questo
voler smontare il funzionamento dello sguardo, “mestiere”non è sempre “obbiettivo” nel giudella produzione, del valore.
dicare le opere che gli vengono sottoposte,
All’interno di quest’ottica, quindi, la riflessione molto spesso si lascia influenzare da fattori
sull’opera d’arte diventa critica dei ruoli, messa che non dovrebbero intaccare l’autenticità di
in discussione anzitutto di sé, in quanto autore, un lavoro artistico.
e apertura al ruolo del fruitore e alla sua immaginazione.
Concludendo, l’essenziale è che l’opera
ci comunichi qualcosa tale per cui “sen1) Marcel Duchamp, Ruota di bicicletta, 1913.
tiamo” di dover (sof)fermarci di fronte
2) Marcel Duchamp, Fontana, 1917.
ad essa.
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Storia
di Daniele Tormen
GHINO DI TACCO
C
hi negli anni 80 del secolo scorso ha
seguito le vicende politiche italiane
ricorderà che l’allora segretario del
partito socialista, Bettino Craxi, firmava i
suoi corsivi sull’Avanti! con lo pseudonimo di Ghino di Tacco, facendo propria una
definizione che aveva coniato nei suoi confronti il giornalista Eugenio Scalfari.
Ma perchè quella definizione e soprattutto chi era Ghino di Tacco?
Dobbiamo fare un notevole salto indietro nel tempo e tornare
alla Siena della seconda metà del
1200, dopo la battaglia di Benevento del 1266.
In quel contesto il partito guelfo,
filopapale, prende il controllo della ghibellina Siena; una delle famiglie della fazione
perdente, i Cacciaconti, privata di beni e di
influenza nella vita cittadina inizia a opporsi
al governo e successivamente a compiere veri
e propri atti di ribellione.
A capo di queste operazioni vi sono Tacco
(padre di Ghino) e lo zio, insieme con altri
membri della famiglia; dopo una delle loro
più sanguinose imprese, con incendi e ferimenti, il clan dei Cacciaconti venne catturato: padre e zio furono giustiziati, Ghino data
la giovane età fu risparmiato.
Da quel momento il nostro protagonista
inizia la sua personale epopea, taglieggiando
e rapinando i viandanti, soprattutto se appartenenti alla ricca borghesia commerciale,
anche perché portatori di un più ricco bottino.
A ciò si aggiunge la profonda
inimicizia per la Chiesa, ritenuta la ragione profonda delle
disgrazie sue e della famiglia.
Impadronitosi della rocca di Radicofani e reso pressoché inespugnabile il castello, ne fece la sua base
attorno al 1290 e da lì organizzò ripetute
scorrerie in tutte le zone circostanti.
Riuscì anche a vendicarsi, uccidendo il giudice, tale Benincasa da Laterina, che aveva
fatto giustiziare il padre e lo zio.
Il falco della val d’Orcia imperversò per anni
nel senese e nell’alto Lazio, trovando poi
sempre riparo nella sua tana sui colli e ren-
dendo la vita difficile a tutti ( ed erano tanti)
coloro che transitavano per la via Francigena, arteria fondamentale di collegamento tra
Roma e il nord Italia e Europa.
Tra le sue vittime preferite, ovviamente, vi
erano i legati papali , spesso con un corposo
seguito di ricchezze di cui impossessarsi.
Molti secoli dopo, proprio per questa
centralità della posizione geografica della base di Ghino per raggiungere Roma,
Scalfari utilizzerà la sua figura come arguta e sarcastica metafora per indicare la
centralità obbligata del partito socialista
nella vita politica di quel momento.
Ghino di Tacco continuerà indefessamente
per decenni le sue imprese a metà tra il banditesco e il romantico; anche la sua morte è
avvolta dal mistero: trapassò probabilmente
tra il 1320 e il 1330, portandosi dietro un
pezzo di quel mondo che sperava di conservare .
Come abbiamo detto, la fama del falco della val d’Orcia tornerà in auge, forse anche
con il suo beffardo e compiaciuto plauso, nei
ruggenti anni 80 del XX secolo.
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Letto per voi
di Ilario Tancon
Storia di Bortolo
cavatore di pietre
R
ivive l’epopea dei “molàs”. Lo fa grazie a Tieri Filippin e al
suo “Storia di Bortolo, cavatore di pietre”. Si tratta di un
romanzo storico, edito da Sismondi, che ricostruisce gli anni
che vanno dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento in
quella zona ai piedi della Schiara compresa tra Libàno (Sedico), Tisòi
e Bolzano Bellunese (Belluno) dove il lavoro nelle cave di arenaria era
una fonte di sostentamento primaria per tantissime famiglie.
Un lavoro duro, anche spietato, che spesso portava alla morte anzi
tempo sotto i colpi inesorabili della pussiéra (silicosi). Un lavoro che il
“cacciatore di storie” Tieri Filippin, classe 1963, al secondo romanzo
dopo “Guanti bianchi”, fa rivivere raccontando la vita di Bortolo,
una vita a cavallo tra due secoli (1855 – 1950) che si snoda tra il duro
lavoro di molàs, la prima guerra mondiale, la febbre spagnola, l’alpinismo dolomitico che esplode sulla Schiara, un terremoto, un’altra
guerra, una seconda occupazione straniera, gli eccidi, le paure.
«Romanzo, storia, storia romanzata? C’è un po’ di tutto nella vicenda umana di Bortolo che, all’alba del secolo ventesimo, viene avviato
al mestiere che era stato di quasi tutti i suoi antenati, almeno di quelli
che in quelle cave malsane avevano trovato un’alternativa all’emigrazione forzata in paesi lontani» scrive Dino Bridda nella prefazione
al libro. «Miniera per miniera, morire di “pussiéra” mista a nostal-
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gia, tanto valeva farlo a casa
propria: non c’era scampo! A
meno che non ci si accontentasse di quel poco che dava
la terra a chi la coltivava con
immani sacrifici ed era esposto ai danni della siccità, dei
raccolti andati a male, delle
alluvioni e delle epidemie che
si portavano via persone e animali. La storia di Bortolo è uno spaccato
di vita paesana straordinariamente ricco di caratteri umani, gli stessi
che popolavano i paesi della montagna bellunese sino a pochi decenni
fa. Sono i caratteri di uomini e donne che recitavano la commedia
della vita avendo quale minimo comune denominatore la fatica del
lavoro».
Un romanzo, “Storia di Bortolo, cavatore di pietre”, che ricostruisce
la vita, le vite, di generazioni che sono vissute «in quegli antri oscuri
secondo un rituale spietato». E che ha il merito di far conoscere
un’attività economica del Bellunese a proposito della quale, scriveva
Ottone Brentari nella sua “Guida alpina di Belluno-Feltre-PrimieroAgordo-Zoldo” pubblicata nel 1887, « c’è chi parla di uno sfruttamento che risale addirittura già all’epoca romana».
Cucina
di Sebastiano Saviane
Chef Ristorante “La Nicchia” di Belluno
Gastronomia applicata:
storia, tradizione e applicazione
La rucola
STORIA E CARATTERISTICHE:
La rucola o ruchetta, nome latino “eruca
sativa”, era molto cara agli antichi sopratutto per le sue proprietà curative. I Romani, che ne consumavano anche i semi,
le attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il più
potente tra gli afrodisiaci. La sua coltivazione era spesso effettuata nei terreni che
ospitavano le statue falliche erette in onore di Priapo, dio della virilità.
Ovidio nella Ars Amatoria la chiamava
“eruca salax” o herba salax” cioè erba lussuriosa, sconsigliata in caso di delusioni
d’amore.
Columella sosteneva: “l’eruca eccita a Venere i mariti pigri”.
Discoride, medico greco, affermava che
mangiata cruda in abbondanza “destava
Venere”.
Anche durante il Rinascimento si scrisse
sugli effetti afrodisiaci della rucola, e l’erborista Matthias de Lobel (XVI sec.) narrava di certi monaci che eccitati da un cordiale a base di rucola, abbandonarono il voto
di castità.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI:
Aromatica e pungente, la rucola ha
un gusto decisamente inequivocabile. Buona sia cruda che cotta
è alla base di molte tisane. La rucola ha molte proprietà benefiche
per il nostro organismo: fa parte
della famiglia delle Crucifere e il
suo nome scientifico è Eruca Sativa Mill. Viene chiamata anche rughetta e può nascere spontaneamente oppure essere coltivata. La
rucola spontanea ha un sapore più
deciso rispetto a quella coltivata e
la foglia più dura e scura.
La coltivazione della rucola è molto rapida: in soli 40 giorni è possibile cogliere le foglie per preparare
gustose insalate.Il gusto piccante della rucola è dato dalla mancanza di acqua ed infatti
cresce in terreno arido. Il periodo migliore
per coltivare rucola va da marzo a settembre. Nota fin dai tempi antichi, la rucola veniva usata anche come afrodisiaco e assunta
sotto forma di decotto per combattere l’impotenza. Rucola: proprietà benefiche La rucola è ricca di vitamine, minerali e molta, ma
molta acqua. Pensate che è composta per
ben il 91% da acqua. Povera di calorie, solo
25 ogni 100 grammi, la rucola è fonte di vitamina C da non sottovalutare. È ricca anche
di acido folico e quindi indicata per le donne in
gravidanza. Ma osserviamo da vicino le proprietà della rucola: Stimola l’appetito: la rucola
è indicata per chi soffre di inappetenza perché
contiene sostanze capaci di stimolare l’appetito. Ricostituente: la rucola offre aiuto a chi è
influenzato grazie al suo apporto di minerali e
vitamina C. Purificante: la rucola è diuretica e
ideale per disintossicare il fegato. Amica delle ossa: contiene anche vitamina K, A, B, che
insieme all’acido folico al calcio e al magnesio
aiutano la salute delle ossa. Digestiva: grazie ai suoi componenti la rucola ha proprietà
capaci di stimolare la produzione di succhi
gastrici. Rilassante: assunta come infuso la
rucola ha proprietà rilassanti ed è consigliata per favorire il buon sonno. Fa parte infatti
di alcune “tisane della sera”. Aiuta il sistema
immunitario perchè, grazie ai minerali che
contiene, lo rinforza. Protettiva: grazie alle alti
dosi di vitamina A la rucola è protettiva per la
pelle e per lo stomaco. Studi dimostrano che
favorisce la guarigione dell’ulcera.
APPLICAZIONE:
INSALATINA DI RUCOLA
AI PROFUMI D’ORIENTE:
RICETTA PER 4 PERSONE:
INGREDIENTI:
• 1 confezione di rucola
• 2 mele
• 2 carote
• 1 ricotta da 250 gr fresca
• sale e olio qb
ESECUZIONE
In una terrina abbondante introdurre la rucola precedentemente lavata; prendere le
mele, tagliarle finemente e a sua volta a julienne; fare la stessa cosa con le carote e la
ricotta. Mescolare il tutto, condire con sale
himalayano, un buon olio ed un buon aceto
balsamico. una soluzione veloce e fresca.
VINO IN ABBINAMENTO
Prosecco
CONSIGLI DELLO CHEF
Sopra l’insalata mettere un pugno di muesli ai
cereali, dando così al palato un gusto cric crok
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APRILE
AMORE: Avrete il modo di aiutare il partner in una situazione inaspettata, l’aiuto sarà recepito con gratitudine.
LAVORO: Per affrontare gli impegni ed ostacoli, serve la conoscenza e l’esperienza concreta, non
solo l’istinto. SALUTE: Possibili abbassamenti di vista, anche un controllo
può essere utile.
AMORE: Non siate acidi con il partner, se il vostro
umore è particolarmente instabile, non è il
caso di farlo pesare alla persona amata.
LAVORO: Buone novità che stavate
aspettando, sappiate anche agire
con determinazione per aggirare i
piccoli ostacoli e raggiungere il meritato
obiettivo. SALUTE: Nervosismo non fa rima
con buona digestione, poi tutto si sistema.
AMORE: Ascoltare le chiacchiere altrui non portano all’armonia di coppia, le incomprensioni
cercate di risolverle voi con il vostro partner,
le stelle vi aiuteranno. LAVORO: Le decisioni vanno prese con la dovuta attenzione,
per evitare che altri possano approfittare
di eventuali errori. SALUTE: Con la primavera alle porte, siete chiamati ad una dieta più salubre, tralasciando la cucina troppo sofisticata.
AMORE: La probabile tensione di coppia
può essere superata guardando oltre,
non date troppo peso alle vicissitudini quotidiane. LAVORO: L’ostinazione non sempre paga, se ci mettete
pure l’atteggiamento rischiate di
mettervi in cattiva luce con i superiori.
SALUTE: Ottimo periodo, siete davvero al
top e carichi di energia positiva.
AMORE: A volte gli atteggiamenti sbagliati
vanno corretti anche chiedendo semplicemente perdono, metteteci un
po’ di cuore. LAVORO: Dovrete
scegliere tra estetica e praticità,
cercate il giusto equilibrio e il risultato verrà apprezzato. SALUTE: È
arrivato il momento di rimettersi in forma,
bisogna fare più movimento, datevi da fare.
AMORE: Prestate più attenzione alle esigenze del partner, potrebbe rimproverarvi
di pensare solo a voi stessi. LAVORO:
Date più importanza ed impegno alle
cose concrete, focalizzandovi su come
raggiungere i risultati. Evitate di perdere tempo con chi vi crea ostacolo. SALUTE: Concedetevi i giusti periodi di riposo,
ne avete necessità.
AMORE: I rapporti in difficoltà potranno
essere sanati, le stelle vi favoriranno alla
grande. LAVORO: Gli impegni affidativi potrebbero richiedere l’aiuto di
colleghi con maggiore esperienza, buon periodo di arricchimento
professionale. SALUTE: Lo stress
potrebbe portarvi a vivere fasi di
inappetenza, nulla di grave, ma cercate
di rilassarvi.
AMORE: Il vostro partner potrebbe voler
comprendere se nel rapporto siete davvero
coinvolti o preferite rimanere più chiusi,
è arrivato il momento di scegliere.
LAVORO: Vi caricate troppo di lavoro, mentre sarebbe preferibile
farsi aiutare, anche insegnando
quanto sapete. SALUTE: I peccati di
gola sena moderazione possono presentarvi il conto. Basta un po’ di attenzione.
AMORE: Se per raggiungere i vostri scopi
usate la falsità, quello che otterrete sarà
solamente risentimento da parte del
partner. LAVORO: Possibile un viaggio che si dimostrerà utile al vostro
arricchimento professionale, oltre a
farvi staccare dal ritmo quotidiano.
SALUTE: Viene suggerita una dieta più
vegetariana con verdure fresche.
AMORE: Ottimo periodo per i single, sarete
quanto mai simpatici e affascinanti, attirerete
persone in sintonia con il vostro modo di
essere. LAVORO: Dare la giusta colpa
a chi commette errori va bene, ma
attenti a non esagerare mettendo
troppo sotto pressione la persona che
ha sbagliato. SALUTE: Probabilmente è
giunto il momento di fare i conti con l‘alimentazione, optando per una più sana.
AMORE: Possibili incomprensioni con il
partner, la vostra fierezza però peggiora
le cose, meglio fare con buon senso e
amore il primo passo. LAVORO:
Si presenta l’opportunità di
cambiamenti utili alla crescita professionale ed economica.
SALUTE: Le stelle vi sono molto favorevoli, sprizzate energia da tutti i pori
e si nota.
AMORE: In amore vanno rispettate anche
le esigenze e gli spazi del partner, evitate
un comportamento troppo asfissiante,
certamente non gradito. LAVORO: Con
i colleghi moderate il vostro atteggiamento, rischiate di compromettere i rapporti inutilmente. SALUTE:
Anche per voi il suggerimento di una
dieta più vegetariana, e vi accorgerete dei
benefici.
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