Enrico Vaime, Perugia 1936, scrittore Quando ero ragazzo la rucola

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Enrico Vaime, Perugia 1936, scrittore Quando ero ragazzo la rucola
Enrico Vaime, Perugia 1936, scrittore
Quando ero ragazzo la rucola non c’era. O magari c’era, ma non dappertutto come adesso. Oggi senza la
rucola non si riesce a proporre un secondo. Non c’è pietanza che non venga guarnita, anzi “adagiata su un letto di
rucola”.
Ai miei tempi (modo di dire orrendo e impreciso: i tempi non sono mai stati miei. Li ho condivisi, come tutti, con
un numero quasi incalcolabile di teste di cazzo. Forse quei tempi erano più loro che miei. Ma comunque …), allora
insomma i “secondi” non si adagiavano. Si mettevano lì, su un piatto. Senza tante liturgie.
Qualcuno si potrà chiedere: ma come facevate a sopravvivere senza “pachino”, l’onnipresente pomodorino a
forma di biglia? I pomodori (e non solo quelli) erano diversi: belli cicciosi o a pera. E le mozzarelle, anche loro erano
espanse. Normale direi. Non palline bianche come pachino scoloriti.[…]
Anche le mestruazioni, per le ragazze, una volta paralizzavano ogni loro attività: “Stamattina Marisa non può
fare il bagno”, “Perché?”, “E perché, perché … Perché no!”. “Oggi Elvira ha mal di testa”. Lo si diceva con un’aria cupa,
come riferendosi ad una terribile complicazione. Erano eventi che sembravano escludere le ragazze da ogni possibilità
aggregante, venivano spinte, da questo flusso peraltro naturale, ai margini di tutto. Questa catastrofe non veniva
condivisa dall’indisposta con nessuno. Non per niente veniva indicata come “le sue cose”.
Oggi il ciclo non blocca nessuna attività. Anzi, sembra esalti: mai viste tante femmine agitate e vitali come nel
“periodo”.[…]
Da “Quando la rucola non c’era”, Alberti Editore, 2007