La Rivista Euler Hermes Italia n. 53
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La Rivista Euler Hermes Italia n. 53
Anno XVI - Dicembre 2011 la RIVISTA 53 www.eulerhermes.it Dove va l’Economia – Mondo La rivoluzione di Rabat di Pietro Romano Dove va l’Economia – Italia Il miracolo veneto di Luciano Pignataro Report Crisi economica: il double-dip Il personaggio Biagio Mataluni: una storia di olio, passione e innovazione la RIVISTA Euler Hermes SIAC Editoriale/Editorial Dentro l’Europa con razionalità ed efficienza Part of Europe, Rationally and Efficiently Michele Pignotti F orse mai come in questa fase di turbolenza dei mercati, l’Europa e la sua moneta sono state al centro di un dibattito così vivace e per certi aspetti drammatico. In ballo c’è la sopravvivenza della costruzione comunitaria che secondo i Padri Fondatori avrebbe dovuto rafforzare i vincoli della solidarietà come strumento fondamentale di sviluppo. Oggi questi princìpi sono minacciati dalla speculazione e dalle derive nazionalistiche che ipotizzano la fine dell’Eurozona come area di scambio per i cittadini, i mercati e le imprese. L’assenza di rigore sul sistema bancario, non solo impedisce delle corrette relazioni con la clientela, ma quella finanza senza controllo è stata la causa determinante della crisi che stiamo ancora vivendo. Basilea II e l’applicazione dei requisiti di solvibilità previsti dalla direttiva Solvency II, che entrerà in vigore nel gennaio 2014, servono proprio per evitare il ripetersi di quanto accaduto. Tra gli obiettivi di Solvency II vi è quello di incentivare le imprese di assicurazione ad adottare un modello che rafforzi i requisiti patrimoniali. È questa la ragione che ha indotto il Gruppo Euler Hermes, leader del mercato dei crediti commerciali, ad anticipare l’applicazione dei requisiti di solvibilità e a rendere esecutivo un progetto di profonda semplificazione della struttura societaria. A tal proposito il Gruppo ha deciso la fusione per incorporazione di diverse unità di business nella compagnia belga che è già oggi in linea con i principali obiettivi patrimoniali di Solvency II. A partire quindi dal 1° gennaio 2012, Euler Hermes SIAC S.p.A. verrà incorporata in Euler Hermes Europe S.A. (N.V.) con sede legale a Bruxelles. Mi preme sottolineare che il nuovo “volto” della nostra Società operante in Italia, non provocherà alcun mutamento dal punto di vista dei rapporti contrattuali esistenti, dei servizi, delle strutture interne ed esterne: in questo modo rafforzeremo ulteriormente l’organizzazione italiana a tutto beneficio dei nostri clienti. MICHELE PIGNOTTI AD Euler Hermes SIAC - Head of Mediterranean Countries / Africa Euler Hermes N ever before this period of market turbulence has Europe and its currency been the focus of such lively – and in many ways dramatic – debate. At stake is the very survival of the Community edifice, which according to its Founding Fathers was meant to strengthen the bonds of solidarity as a key tool for growth. Now, these principles are under threat from speculation and nationalistfuelled sentiment, jeopardizing the Eurozone as an area of exchange for citizens, markets and enterprises. A lack of strict regulation over the banking system has hindered appropriate relations with customers and allowed unbridled finance to become the key cause of the crisis we are currently experiencing. Basel II and the application of the solvency requirements contained in the Solvency II directive, due to come into force in January 2014, serve precisely to avoid what has happened occurring again. The objectives of Solvency II include encouraging insurance companies to adopt an approach that strengthens their capital requirements. Trade credit market leader the Euler Hermes Group has decided to bring forward the application of these solvency requirements and implement a sweeping company restructure and simplification plan. The Group is taking steps to merge various business units into the Belgian company, which is already close to complying with the main Solvency II capital requisites. From 1 January 2012, Euler Hermes SIAC S.p.A. will be merged into Euler Hermes Europe S. A. (N. V.), with a registered office in Brussels. I wish to highlight that the new “face” of our company operating in Italy will not lead to any changes in terms of existing contractual relations, services, or internal and external structures. It should also be noted that a company that already complies with Solvency II capital requirements is a more customer-focused company. This is our way of further strengthening the Italian firm, much to our customers’ benefit. MICHELE PIGNOTTI CEO Euler Hermes SIAC - Head of Mediterranean Countries / Africa Euler Hermes la RIVISTA Euler Hermes SIAC Sommario 53 Dicembre 2011 PERSONAGGIO 4 Una storia di olio, passione e innovazione ECONOMIA-MONDO 10 Modernizzazione e crescita economica sono i segni di un nuovo trend di sviluppo del Marocco. Ed è qui che l’Italia intende raddoppiare l’export e aumentare gli investimenti. di Pietro Romano Ricerca, innovazione e valorizzazione dei giovani, tre pilastri sui quali gli Oleifici Mataluni hanno investito diventando, da frantoio artigianale, industria di dimensioni globali. Incontro con Biagio Mataluni, Presidente di Oleifici Mataluni ECONOMIA-ITALIA REPORT 23 16 Il miracolo veneto Il distretto vitivinicolo del Veneto, in forte crescita, tira tutta la filiera nazionale, grazie alla profonda tradizione produttiva e a coraggiose scelte vincenti. di Luciano Pignataro La rivoluzione di Rabat Crisi economica: il double-dip Una crisi che viene da lontano, un quadro mondiale preoccupante e le conseguenze di una nuova caduta in recessione. Ecco un’analisi del panorama economico internazionale e delle ripercussioni nel nostro Paese. La Rivista Euler Hermes SIAC Una società Euler Hermes, gruppo Allianz Trimestrale di cultura di Euler Hermes SIAC • Registrato il 13.5.1993 con il n. 195 presso il Tribunale di Roma • Spedizione in abbonamento postale 45% • Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 Filiale di Roma • Chiuso in tipografia il 23.12.2011 DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Di Raimondo • DIRETTORE TECNICO: Paolo Carrozza • COORDINAMENTO per Euler Hermes SIAC Francesca Frattini EDITORE: PRC srl - via Germanico, 197 - 00192 Roma - tel 06 32 43 010 - fax 06 32 42 857 - Internet: www.prcsrl.com - E-mail: [email protected] • RICERCA ICONOGRAFICA: PRC srl TRADUZIONI a cura di Scriptum - Roma • STAMPA Varigrafica Alto Lazio - Roma Foto Copertina: Biagio Mataluni • Interno: Shutterstock 2 la RIVISTA Euler Hermes SIAC 1 Sommario Editoriale Dentro l’Europa con razionalità ed efficienza di Michele Pignotti 4 Il personaggio Una storia di olio, passione e innovazione Incontro con Biagio Mataluni, Presidente di Oleifici Mataluni 10 Dove va l’Economia – Mondo La rivoluzione di Rabat di Pietro Romano 16 Dove va l’Economia – Italia Il miracolo veneto di Luciano Pignataro 20 Dentro le Aziende Quarant’anni di acciaio Incontro con Pierluigi Ceccardi, Presidente di Raccorderie Metalliche 23 Report 28 Di Agenzia in Agenzia Crisi economica: il double-dip La gestione del credito a 360° Incontro con Marco Gargiuoli, Agente generale Agenzia di Parma 31 Avvenimenti Gruppo Cariparma Crédit Agricole e EH SIAC insieme per la copertura del portafoglio crediti delle PMI Rischi e mercati esteri Corso di formazione esperienziale con Andrea Zorzi per i manager di EH SIAC Euler Hermes SIAC si apre alle adozioni a distanza 3 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Il personaggio Una storia di olio, passione e innovazione 1 Incontro con Biagio Mataluni, Presidente di Oleifici Mataluni Ricerca, innovazione e valorizzazione dei giovani, tre pilastri sui quali gli Oleifici Mataluni hanno investito diventando, da frantoio artigianale, industria di dimensioni globali. Un esempio di eccellenza tutta italiana. 4 934: a Montesarchio, in provincia di Benevento, un piccolo frantoio a dimensione artigianale lavora le olive e produce un olio denso e profumato. 2011: gli Oleifici Mataluni sono uno tra i più grandi complessi agroindustriali oleari del mondo, al suo interno si sviluppa l’intero processo produttivo sempre secondo l’antica tradizione olearia ma dando vita alla più innovativa filiera italiana. In questi anni l’azienda campana ha ottenuto riconoscimenti, fatto acquisizioni, investito nella ricerca e nello sviluppo, ha innovato nella produzione, nel packaging e per la salva- la RIVISTA Euler Hermes SIAC guardia dell’ambiente. Biagio Mataluni, dopo avere rilanciato nel 1980 l’attività familiare intrapresa dal nonno, è oggi alla guida dell’azienda con un fatturato 2010 di 240 milioni di euro e che conta 200 addetti. Dott. Mataluni partiamo dalla fine. E cioè da una delle ultime conquiste Il personaggio e collaudato la logistica in vista dell’approvazione definitiva. È stato un periodo propedeutico al contratto di esclusiva che oggi qualifica la nostra azienda e contribuisce a promuovere l’eccellenza del Made in Italy, ma rappresenta solo la prima fase del processo di internazionalizzazione che stiamo affrontando». sono ancora centinaia di mercati che dobbiamo esplorare». Verso quali Paesi attualmente esporta la sua azienda e quanto è importante, secondo lei, la voce esportazioni per un’impresa? «I brand degli Oleifici Mataluni sono presenti in Germania, Danimarca, Olanda, Inghilterra, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Croazia, Ucraina, Albania, Malta, Stati Uniti, Australia, Giappone, Filippine, Cina e Iran. La voce esportazioni è fondamentale per la sopravvivenza di un’azienda. Consideri che l’olio si produce quasi esclusivamente nel bacino del Mediterraneo e che, secondo le ultime stime, la popolazione mondiale è pari a circa 7 miliardi di persone. Ci credibili all’estero, è l’eccessiva burocratizzazione del nostro apparato. È necessario snellire le procedure e puntare su ricerca e innovazione, valorizzando il Made in Italy nel panorama internazionale». Qual è secondo lei la formula per la ripresa economica del nostro Paese in questo momento? «Il problema che attanaglia maggiormente le aziende italiane, rendendole poco competitive e poco La sede di Montesarchio (BN) degli Oleifici Mataluni. A sinistra, Biagio Mataluni, Presidente dell’azienda. dell’Olio Dante, marchio di punta acquisito da Oleifici Mataluni, di cui lei è Presidente: il Giappone. Dal luglio scorso l’olio al 100% italiano è commercializzato infatti dalla Nippon Food, il colosso della distribuzione alimentare nipponica. Come siete arrivati a questo traguardo? «La Nippon ha testato accuratamente i nostri prodotti, esaminando lo stabilimento per tre anni. Abbiamo adattato la produzione agli standard qualitativi richiesti dai consumatori giapponesi, dedicando una intera linea alla Nippon, realizzando un packaging innovativo in PET ed un blend di alta qualità. Infine, abbiamo avviato il test operativo sugli scaffali Cosa dovrebbero fare gli imprenditori e le istituzioni per promuovere le eccellenze italiane nei mercati stranieri? «Sento la necessità di una maggiore coesione tra sistema delle imprese e apparato istituzionale, che consenta di portare avanti azioni coordinate attraverso norme adatte ad operare sui mercati stranieri. Oggi, invece, 5 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Il personaggio Il centro di ricerca Criol per lo sviluppo dell’industria olearia è nato nel 2001. siamo imprigionati in una rete di strumenti che si prefiggono di facilitare le procedure ma che, senza un adeguato coordinamento, non sono efficaci ad accompagnare correttamente la crescita delle aziende a livello internazionale». L’Olio Dante è stato anche nominato Prodotto dell’anno 2011, unica azienda campana tra l’altro, ad avere ottenuto l’importante riconoscimento. Qual è il segreto di tanto successo? «Il segreto è molto semplice: ricerca, innovazione e valorizzazione dei giovani. Il nostro caso aziendale parla chiaro. Posso testimoniare che, puntando su elementi innovativi e dotandoci di un Centro di ricerca altamente specializzato, nell’arco di 30 anni siamo riusciti a trasformare una piccola azienda artigianale in una industria di dimensioni globali». Quali altre azioni di rilancio industriale avete realizzato? «A partire dal 2006, abbiamo avviato un notevole piano di acquisizione, rilevando 23 storiche etichette come 6 Olio Dante, Topazio, Olita, Oio, Gico, Lupi e Minerva ed accompagnando la crescita industriale e tecnologica dell’azienda. Al nostro interno, oggi sviluppiamo l’intero processo produttivo, dando vita alla più innovativa filiera italiana: frantoio; raffinazione; imbottigliamento in confezioni di vetro, Pet e latta; produzione di bottiglie in Pet, tappi, imballaggi ed etichette». La sua azienda è, infatti, un bellissimo esempio di filiera integrata, ci può illustrare più precisamente le varie fasi della produzione? «Lo sviluppo degli Oleifici Mataluni nasce proprio dall’integrazione delle diverse fasi produttive all’interno del nostro complesso agroindustriale. Partendo da un piccolo frantoio artigianale, abbiamo realizzato un processo virtuoso di filiera. Il frantoio è rimasto il pilastro dell’azienda, attorno al quale sono state realizzate 20 linee di confezionamento in vetro, PET e lattina; un reparto stoccaggio dove l’olio è conservato nelle condizioni più idonee fino al momento del confezionamento; un reparto filtrazione; un modernissimo impianto di raffinazione; un reparto per la produzione degli imballaggi. Produciamo le bottiglie in PET, a partire dai granuli di polimero, i tappi in polietilene in un innovativo formato one-touch, stampiamo le etichette nel centro poligrafico aziendale, realizziamo le etichette sleeve in PET termoretraibile e le scatole in cartone per il confezionamento. Inoltre, produciamo energia per soddisfare i nostri fabbisogni aziendali, riducendo il più possibile l’approvvigionamento di energia elettrica dall’esterno». A proposito di packaging, gli Oleifici Mataluni sono un’azienda innovativa anche in questo campo. Ce ne può parlare? «L’idea vincente è stata quella di credere fortemente nell’innovazione del PET come materiale da imballaggio, dieci anni prima dei nostri concorrenti. Abbiamo esteso il campo di applicazione degli imballaggi plastici anche agli oli di qualità, grazie allo sviluppo di una nuova bottiglia con etichetta sleeve. Il no- la RIVISTA Euler Hermes SIAC stro packaging in PET offre le stesse garanzie di protezione dalla luce e dall’ossigeno rispetto alle più tradizionali bottiglie in vetro, grazie al particolare spessore, alla colorazione verde e alla presenza di un’etichetta completamente avvolgente, applicata senza l’utilizzo di collanti o adesivi. Il packaging sviluppato combina un’ottima protezione dell’olio ai vantaggi offerti dai materiali polimerici: è leggero, pratico, 100% riciclabile e infrangibile, e può essere schiacciato in modo da occupare meno spazio nei contenitori della raccolta differenziata. Aspetti positivi soprattutto in termini di sostenibilità ambientale: essendo molto più leggero della bottiglia in vetro, il PET comporta una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica durante la fase di trasporto». In una intervista di qualche tempo fa lei ha detto che “ la competitività di una azienda oggi si misura dalla sua capacità di innovare”, quanto ha investito la sua azienda nella ricerca e lo sviluppo? Oltre a quelli già citati, Il personaggio che tipo di programmi sono stati avviati in questo campo? «All’interno del nostro complesso agroindustriale oleario, abbiamo un laboratorio specializzato per il Controllo Qualità ed il Criol, Centro di ricerca per lo sviluppo di materie olearie e packaging innovativo. Negli ultimi anni, gli Oleifici Mataluni hanno investito circa dieci milioni di euro in ricerca e sviluppo. Come detto, abbiamo sostituito i materiali da imballaggio tradizionali con i materiali plastici, che offrono vantaggi in termini di praticità, costo ed impatto ambientale. I nostri ricercatori lavorano da anni alla valorizzazione dei sottoprodotti dell’attività di molitura attraverso il recupero di antiossidanti naturali, per risolvere la problematica dello smaltimento dei reflui oleari che grava sull’intero comparto olivicolo-oleario mondiale. Per quanto riguarda le innovazioni nel settore energetico, siamo dotati di un impianto di trigenerazione alimentato a metano per la produzione di energia elettrica, termica e frigorifera, di pannelli fotovoltaici su tutte le superfici coperte, e provvediamo al recupero di energia termica anche dai fumi delle caldaie». Come è nato il Centro di ricerca per l’industria olearia (Criol) e con quali specializzazioni? «L’idea di un Centro di ricerca dedicato allo sviluppo dell’innovazione nell’industria olearia risale al 2001 e nasce dalla collaborazione con il Dipartimento di Scienza degli Alimenti dell’Università di Napoli Federico II. Il Criol è stato fondato nel 2004 con l’obiettivo di raccogliere e concentrare, in una struttura agile e moderna, diverse competenze nel settore della ricerca applicata al settore oleario, formando giovani ricercatori e sviluppando ricerche che possano poi concretizzarsi in reali innovazioni di processo e di prodotto nell’industria olearia. Nel 2010 il Criol è stato incluso nell’Albo dei laboratori riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca e, attualmente, collabora con diversi atenei per sviluppare innovazioni nel settore della qualità nutrizionale e organolettica degli oli, della valorizzazione dei sottoprodotti dei 7 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Il personaggio processi produttivi, della formulazione di oli arricchiti e funzionali, e dell’interazione tra olio e altri ingredienti alimentari. Negli anni, il Criol è diventato un vero e proprio punto di aggregazione nel settore della ricerca applicata al settore oleario. I nostri giovani ricercatori portano avanti anche una importante attività di educazione e divulgazione, sensibilizzando soprattutto le nuove generazioni a riconoscere ed apprezzare l’alimento principe della dieta mediterranea». E veniamo all’ambiente e allo smaltimento rifiuti. Anche in questo campo la sua azienda è stata innovativa per esempio con il progetto Re-Waste… «Il progetto Re-Waste si inserisce in un’ampia linea di ricerca sulla valorizzazione dei sottoprodotti dei processi produttivi. L’obiettivo è quello di convertire in risorse quelli che altrimenti sarebbero rifiuti da smaltire, con conseguente vantaggio ambientale ed economico. Nell’ambito del progetto Re-Waste, avviato nel 2009 da una partnership internazionale, di cui siamo coordinatori, e co-finanziato dalla Commissione Europea, è stato realizzato un impianto dimostrativo per la valorizzazione delle acque di vegetazione olearie. In pratica, partendo da un rifiuto da smaltire con enormi difficoltà, recuperiamo ac8 qua purificata, biogas e un estratto ricco di molecole ad attività biologica, da impiegare in campo cosmetico o alimentare. Al termine del progetto, nel 2012, contiamo di passare da una applicazione pilota dimostrativa ad una successiva fase di sviluppo industriale». Negli anni ’50 del secolo scorso, con l’avvento in Italia della televisione, Olio Dante diventa protagonista con gli storici Caroselli pubblicitari in onda sulla Rai. Risale al 1959 il primo Carosello di Olio Dante con protagonista l’attore Peppino De Filippo. Oggi la sua azienda ritorna in televisione, ma sulla piattaforma satellitare Sky. Come giudica questa evoluzione della pubblicità? «Nel 2010 Olio Dante è stato il primo prodotto alimentare presente in una trasmissione Rai, esordendo a “La Prova del Cuoco”. A più di cinquant’anni dal primo Carosello, Olio Dante è tornato in tv con un’operazione innovativa di product placement, in onda su Gambero Rosso Channel, posizionandosi non solo all’interno del programma ma soprattutto in contesti di vita quotidiana. L’obiettivo è quello di agire sull’interesse attivo dei telespettatori e sensibilizzare i consumatori sull’importanza dell’educazione alimentare, considerando la cucina soprattutto come un elemento di grande socializzazione. Il nostro nuovo Osservatorio di comunicazione - specializzato in marketing, editoria ed advertising ha sviluppato un network di food blog, in grado di interagire e collaborare con centinaia di blogger presenti in tutta Europa. In questo modo, abbiamo dato vita ad una evoluzione della comunicazione, che parte da relazioni sostenibili e finisce per dare voce ai responsabili di acquisto, che partecipano attivamente alla realizzazione dei processi di produzione e promozione dei nostri brand». Da piccolo frantoio a dimensione artigianale gli Oleifici Mataluni sono diventati, quindi, uno dei più grandi complessi agroindustriali oleari del mondo. Quali qualità ci vogliono per fare una simile rivoluzione? Quale consiglio darebbe ai giovani oggi? «Ci siamo riusciti puntando sulla ricerca e sulla innovazione, ma soprattutto sui numerosi giovani che hanno accompagnato la crescita industriale con determinazione, intraprendenza ed entusiasmo. Tre fattori fondamentali per un giovane che, dopo un’adeguata formazione, desidera mettersi in luce ed entrare a far parte della grande famiglia di Olio Dante. Basti pensare che, su circa 200 dipendenti degli Oleifici Mataluni, la media di età è di 29 anni. Media che, considerando solo gli uffici, diminuisce sensibilmente». la RIVISTA Euler Hermes SIAC Abstract A story of olive oil, passion and innovation Meeting with Biagio Mataluni, President of Oleifici Mataluni O leifici Mataluni is one of the largest olive oil agro-industrial companies in the world; the entire production process takes place on their premises, still following the ancient traditions of olive oil production but having developed one of the most innovative production chains in Italy. Dr. Mataluni, let’s begin at the end. That is, with one of the latest conquests by Olio Dante, a brand that was itself acquired by Oleifici Mataluni, of which you are president: Japan. Since last July, your 100% Italian olive oil is being marketed by Nippon Food, the Japanese food distribution colossus. How did you achieve this target? “Nippon tested our products very carefully, scrutinizing the factory for three years. We adapted our production to the qualitative standards required by Japanese consumers, devoting an entire line to Nippon, creating innovative PET packaging and producing a high quality blend of oil. It has been a period of preparation for the exclusive contract which our company has now obtained and which is contributing to promoting the excellence of Italian-made products, but it represents only the first phase in the internationalization process that we are embarking on. Which countries does your company currently export to and how important are a company’s exports, in your opinion? “The Oleifici Mataluni brands are present in Germany, Denmark, Holland, England, Poland, the Czech Republic, Bulgaria, Croatia, Ukraine, Albania, Malta, the United States, Australia, Japan, the Philippines, China and Iran. Exports are crucial for the survival of a company. Bear in mind that olive oil is produced almost exclusively in the Mediterranean basin and, according to the latest estimates, the world population numbers around 7 billion people. There are still hundreds of markets that we need to explore.” Il personaggio What do you think is the recipe for economic recovery in our country at the moment? “The problem that is affecting Italian companies most seriously, making them less competitive and credible abroad, is the excessive bureaucracy. We need to streamline procedures and focus on research and innovation, promoting Italian-made products on the international panorama.” What should Italian entrepreneurs and institutions do to promote excellent Italian products in foreign markets? “I feel the need for greater cohesion between business systems and the institutional structure, which would then enable us to undertake coordinated action through legislation that is suited to operating in foreign markets.” Dante Oil has been named Product of the Year for 2011, the only Campana company to have obtained this important award. What is the secret of such success? “The secret is very simple: research, innovation and the valuing of our young people. Our company situation speaks for itself. I can testify that by focusing on innovative elements and equipping ourselves with a highly specialized research centre, within the space of thirty years we have been able to transform a small-scale local company into an industry of global dimensions.” What other actions did you take towards industrial renewal? “From 2006 onwards, we set in motion an important takeover strategy, acquiring 23 historic labels such as Olio Dante, Topazio, Olita, Oio, Gico, Lupi and Minerva, and supporting the industrial and technological growth of the company.” Your company is an excellent example of an integrated production chain: can you explain the various phases of production in more detail? “Oleifici Mataluni developed specifically from the integration of the different production phases within our agro-industrial complex. Starting from a small-scale local olive mill, we have created a virtuous supply chain. The oil mill has remained the mainstay of the company, and around it we have created 20 glass, PET and tin packaging lines; a storage warehouse where the oil is preserved in the most suitable conditions until the time comes for it to be packaged; a filtering department; an ultra-modern refining plant; and a department for producing packing material. We produce PET bottles, starting from the polymer granules, and polyethylene bottle caps in an innovative one-touch format; we print the labels at the company’s printing centre and produce the sleeve labels in shrink-wrap PET as well as the cardboard boxes for packing the bottles. We also produce energy to meet the company’s requirements, reducing reliance on the external electricity supply as much as possible.” How did the CRIOL centre for research in the olive oil industry come into being and what are its specializations? “The idea of a research centre dedicated to developing innovation in the olive oil industry dates back to 2001 and is the result of a collaboration with the Department of Food Science at the Federico II University in Naples. CRIOL was founded in 2004 with the objective of bringing together and concentrating different skills in the sector of applied research in the olive oil industry within a flexible, modern structure, training young researchers and developing research projects that could then take concrete form as real innovations in the processes and products of the olive oil industry. In 2010 CRIOL was included in the register of laboratories recognized by the Ministry for Universities and Research.” And now we come to the environment and waste disposal. Your company has been innovative in this field, too, with the ReWaste project, for example... “The Re-Waste project is part of an extensive line of research on making use of by-products of the production processes. The objective is to convert products that would otherwise be disposed of as waste into resources, bringing consequent advantages for the environment and economically. As part of the Re-Waste project, which was set up in 2009 by an international partnership which we coordinate, and co-financed by the European Commission, a demonstration plant has been constructed to make use of the vegetable waste water from olive oil production. In practice, starting with waste that is extremely difficult to dispose of, we recover purified water, biogas and an extract rich in biologically active molecules, which can be used in the cosmetics or food sectors. At the end of the project, in 2012, we hope to be able to move on from a pilot demonstration application to the next phase: industrial development.” 9 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - MONDO La rivoluzione Modernizzazione e crescita economica sono i segni di un nuovo trend di sviluppo del Marocco. Ed è qui che l’Italia intende raddoppiare l’export e aumentare gli investimenti. Il Mausoleo di Mohammed V a Rabat. C on l’esplosione della primavera araba anche il regno del Marocco attraversa una fase di forte movimento politico e sociale che vede una marcata modernizzazione del Paese. Il re Mohammed VI ha operato, dalla sua ascesa al trono, riforme profonde e incisive indirizzate a un sistema infrastrutturale di tutto rispetto e con l’acquisizione di professionalità e competenze di primissimo ordine da parte di una consistente fascia di quadri e dirigenti di ogni settore. Le riforme economiche incoraggiate dal giovane sovrano negli anni più recenti si sono indirizzate verso una crescente liberalizzazione dei diversi settori economici e verso una accentuata internazionalizzazione del regno a livello economico e commerciale. Ne sono un esempio concreto il partenariato privilegiato con l’Unione europea e il progetto di Unione per il Mediterraneo. A questi elementi si sono aggiunti quelli più recenti: i primi risalgono al giugno scorso quando il 10 di Pietro Romano Giornalista de Il Mondo re ha presentato al popolo la Costituzione, spinto dalle pressioni del Movimento del 20 febbraio che, seppur meno forte degli altri movimenti della primavera araba, ha spinto i vertici del Paese all’approvazione della riforma costituzionale, che porterà l’architettura politica del Marocco verso una monarchia costituzionale. La risposta del popolo alla proposta di Maometto VI è arrivata a luglio con l’approvazione del referendum che ne limita per la prima volta i poteri e apre le strade alla nuova Costituzione. E questo fino alla fine dello scorso novembre quando alle elezioni politiche ha vinto il partito islamico moderato Giustizia e Sviluppo (Pjd). In questo grande subbuglio politico, vissuto comunque senza gli episodi estremisti e radicali che hanno coinvolto gran parte del Maghreb, il Marocco mantiene un sistema legale molto vicino alla comunità imprenditoriale, dà incentivi per gli investimenti internazionali, a infra- strutture avanzate e una forza lavoro qualificata e competente. La crisi finanziaria internazionale non sembra frenare la crescita del Marocco. Nel secondo trimestre del 2011 il prodotto interno lordo ha registrato una crescita del 4,2%, superiore anche a quella ottenuta nello stesso periodo del 2010 e pari al 3,6%. Tra i settori che hanno fatto da traino all’economia del Paese c’è stata sicuramente l’agricoltura, che ha fatto segnare un +4,7% rispetto al -3,7 di un anno fa, i trasporti (+4,3%), le Poste e telecomunicazioni (+10,5%), le attività finanziarie (+4,5%), e quelle sociali e sanitarie (+4,9). Il dato, comunque, non sorprende perché si inserisce in un percorso di crescita che il Marocco ha avviato già dagli anni precedenti. Nel 2009 infatti, crisi o non crisi, la crescita del PIL marocchino si è situata tra il 5,5 e il 6% e nel 2008 è stata del 5,6%. In proporzione è cresciuto anche il reddito pro capite, passato da 1.482 a 2.748 dollari americani tra il 2003 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - MONDO di Rabat e il 2008. Nel frattempo, la disoccupazione è calata dall’11,9 al 9,6%; la bilancia commerciale da un deficit del 3,3% sul PIL a un attivo dello 0,4%; i conti pubblici da un surplus del 3,2 a un attivo del 5,2% sul PIL. Numeri eccellenti, considerato che il Paese non dispone di risorse pe- Il Marocco in breve Generalità: Politica: Superficie: Popolazione: Economia: Varie: Lingua ufficiale: Capitale: Forma di Governo: Capo di Stato: Capo di Governo: Indipendenza: Ingresso nell'ONU: Totale: % delle acque: Totale (2008): Densità: Valuta: PIL (PPA): PIL pro capite (PPA): Inno nazionale: arabo Rabat (1.717.000 ab) Monarchia costituzionale Mohammed VI Abbas El Fassi dalla Francia il 2 marzo 1956 12 novembre 1956 446.550 km² 0,25 % 33.757.750 ab. 70 ab./km² Dirham 145.419 milioni di $ 4.754 $ (2010) Hymne Cherifien trolifere, che hanno strappato anche il giudizio positivo del Fondo monetario internazionale. Ma Rabat non è intenzionata a rallentare questo trend di sviluppo. Sulla strada dello sviluppo, il Paese ha già previsto nella Finanziaria 2010 un forte impegno per mobilizzare i capitali ingenti nel bilancio statale e così rilanciare il settore industriale: complessivamente, sono stati destinati 5,6 miliardi di euro per favorire l’attrattività degli investimenti in entrata nei settori dell’offshoring, dell’automotive, dell’aeronautica e dell’energia, ai quali si sono affiancati quelli più tradizionali dell’agroalimentare, del tessile e del pellame. Per tutte queste ragioni il Marocco è stato nel primo semestre del 2011 l’unico Paese arabo a registrare un aumento significativo degli investimenti diretti esteri. Alla fine di giugno erano 60 i progetti di IDE annunciati nel Paese, contro i 40 dell’anno precedente per un ammontare di circa 500 milioni di 11 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - MONDO euro, dato importante ma ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Ma quali sono i punti di forza dell’economia marocchina? E quali i traguardi economico-sociali che Rabat si prefigge? Il comparto agroalimentare è sicuramente il settore trainante del Paese: rappresenta circa il 30% del PIL e accanto a iniziative locali conta grandi gruppi come Coca Cola, Danone, Kraft, Nestlé. Lo seguono i comparti del tessile e dei pellami, che valgono intorno al 22% del PIL. Il 6% del PIL è appannaggio dell’edilizia, dove trovano lavoro 800mila addetti. Il turismo è diventato una delle principali fonti di introiti pregiati: in sei anni l’afflusso di turisti stranieri è cresciuto del 70%. In forte crescita è il settore minerario, che contribuisce per un quinto delle esportazioni marocchine. Il settore dà lavoro a 650mila persone ed è dominato dai fosfati: si ritiene che 12 il Marocco ne possegga il 75% delle ricchezze mondiali. L’estrazione di fosfati ha anche creato un importante polo industriale chimico, in particolare per la produzione di fertilizzanti. Ma i fosfati non rappresentano l’unica ricchezza mineraria del Marocco, che possiede anche importanti giacimenti di rame, cobalto, manganese, zinco, oro, argento, titanio, uranio, non del tutto sfruttati a sufficienza. A tale proposito il ministero delle Miniere e dell’Energia sta stimolando opportune iniziative internazionali. Nel frattempo, in Marocco, nonostante sia ancora forte la presenza pubblica nell’economia, si sta sviluppando un’importante imprenditoria privata locale, di cui il maggiore rappresentante è Ynna Holding, con un fatturato superiore al miliardo di dollari e 18mila dipendenti che spaziano dall’immobiliare alle telecomunicazioni, dalla petrolchi- mica alla siderurgia. Tra le prime cento società del Nord Africa e Medio Oriente censite dal mensile “The Middle East”, il più autorevole dell’area, figurano inoltre Itilassat (telecomunicazioni e nuove tecnologie), Attijariwafa (banca), BMCE (banca), Cgi (immobiliare), Douja Prom (conglomerata), Lafarge (costruzioni), Ona (conglomerata), Sni (servizi finanziari), BCP (servizi finanziari), Ciments de Maroc (costruzioni). Le piccole e medie imprese continuano a rappresentare, però, il 95% del tessuto economico marocchino e contribuiscono per un terzo al valore globale delle esportazioni. Nell’agenda del Governo di Rabat, che riassume le ambizioni di un Paese già notevolmente cambiato negli ultimi anni, sono ora la costruzione di un grande porto all’ingresso del Mediterraneo, a Tangeri, capace di movimentare annualmente otto la RIVISTA Euler Hermes SIAC milioni di container. C’è la costruzione del nuovo stabilimento della Renault, in grado di sfornare 400mila autovetture all’anno, a Tanger Med, destinata a diventare un’automotive city. È prevista la realizzazione di un sistema universitario per laureare fino a 10mila ingegneri l’anno, da impiegare principalmente nel polo aeronautico di Nouacer, dove già si produce componentistica sofisticata per Airbus, Boeing, Snecma. C’è lo sviluppo dei servizi tecnologici per le aziende, in sostanza l’offshoring, nelle due tecnopoli di Casablanca e Rabat e la ferrovia ad alta velocità per collegare Casablanca e Madrid in sei ore. Fondamentale poi è la politica energetica. In Marocco è già in fase di avanzata realizzazione un programma del valore di nove miliardi di dollari per produrre 2mila MW di energia solare entro il 2020. Questo deriva dalla necessità di ridurre la dipendenza energetica dal- Dove va l’Economia - MONDO l’importazione di petrolio e gas, che assicurano il 97% della generazione elettrica del Paese. Il Marocco, inoltre, è uno dei Paesi (proprio per le sue positive caratteristiche politiche, sociali ed economiche) sul quale i grandi gruppi dell’elettricità europea puntano per realizzare il mega-piano definito “Desertec concept” per generare energia solare nel Sahara da trasportare in Europa. In questi progetti c’è posto anche per l’Italia. Il nostro Paese nel 2010 si è confermato tra i principali fornitori e le esportazioni italiane in Marocco alla fine dell’anno hanno raggiunto gli 1,4 miliardi di euro, rispetto agli 1,3 del 2009. I macchinari e le apparecchiature industriali di ogni tipo sono le principali merci esportate dall’Italia; i prodotti della pesca, dell’agroalimentare e del tessile sono in testa alla lista delle importazioni. Gli eccellenti rapporti bilaterali tra i due Paesi si nutrono di an- tichi legami di amicizia. L’Italia viene percepita come naturale alfiere delle istanze marocchine nei fori internazionali, al pari di Francia e Spagna, ma, a differenza di questi due Stati, non è appesantita da retaggi storici di natura coloniale nel Paese. Inoltre, la cooperazione è molto attiva in settori vitali come la sanità e la lotta alla povertà in generale. Nei rapporti bilaterali ha fatto importanti passi in avanti anche la questione dell’immigrazione. In entrambi i Paesi si è avvertita l’esigenza di affrontare in maniera organica il fenomeno: dalla possibile gestione congiunta dei flussi alla collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina; dalla elaborazione di progetti per incentivare l’utilizzo per fini produttivi delle rimesse finanziarie inviate in Marocco dagli emigrati in Italia alla operazione nelle attività per contrastare la penetrazione della criminalità e del fondamentalismo tra gli Una veduta del Palazzo Reale a Rabat. 13 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - MONDO INTERSCAMBIO COMMERCIALE DELL’ITALIA COL MAROCCO PER SETTORI Valori in migliaia di euro Periodo di riferimento: gennaio - luglio 2010 / gennaio - luglio 2011 ESPORTAZIONI 2010 2011 Var % Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura 2.356 10.078 Prodotti delle miniere e delle cave 1.534 2.638 Prodotti alimentari 13.611 11.493 Bevande 392 482 Tabacco Prodotti tessili 82.794 95.755 Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 14.038 13.376 Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 15.809 13.731 Legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio 4.595 5.115 Carta e prodotti di carta 13.681 15.559 Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati 505 97 Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 101.915 63.292 Prodotti chimici 56.797 67.902 Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 3.890 4.465 Articoli in gomma e materie plastiche 37.832 38.219 Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 31.788 36.406 Prodotti della metallurgia 30.863 40.881 Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature 37.709 44.423 Computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi 39.490 31.939 Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche 60.658 88.623 Macchinari e apparecchiature nca 234.590 202.301 Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 32.828 36.673 Altri mezzi di trasporto 32.894 23.346 Mobili 20.538 25.079 Prodotti delle altre industrie manifatturiere 14.338 16.520 Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata Altri prodotti e attività 4.118 4.720 TOTALE 889.561 893.114 Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT IMPORTAZIONI 2010 2011 Var % 327,8 72,0 -15,6 23,1 15,7 -4,7 -13,1 9.133 19.410 78.319 870 71.668 13.202 10.639 18.629 95.315 1.123 71.667 27.044 16,5 -4,0 21,7 29,1 0,0 104,8 11,3 13,7 -80,8 -37,9 19,6 14,8 1,0 14,5 32,5 17,8 5.643 3.247 16 21.444 2.013 1.221 1.197 357 3.032 3.738 7 11.838 31.381 26 1.783 880 9.206 858 -46,3 15,1 -59,0 46,3 -11,4 -27,9 668,9 140,1 -19,1 398 432 8,5 46,1 24.567 39.177 -13,8 1.609 1.488 11,7 37.717 52.427 -29,0 3 99 22,1 152 120 15,2 1.360 1.246 14,6 4.005 6.610 0,4 297.552 388.766 59,5 -7,5 39,0 +++ -21,4 -8,3 65,0 30,7 la RIVISTA Euler Hermes SIAC emigrati in Italia. Il governo di Rabat da parte sua si prodiga per mantenere vivo nella comunità residente in Italia il legame con la madrepatria. Nonostante l’Italia risulti solo all’undicesimo posto per quantità di investimenti diretti in Marocco, l’assenza di particolari rischi macroeconomici, la progressiva apertura del mercato marocchino alla concorrenza (anche attraverso un programma di privatizzazioni) e il basso costo della manodopera locale, peraltro mediamente qualificata, hanno facilitato la presenza di circa 300 imprese italiane e soprattutto l’interesse crescente di molte altre. Abstract The Rabat Revolution by Pietro Romano Journalist for Il Mondo F ollowing the outbreak of the Arab Spring, the Kingdom of Morocco is experiencing a phase of strong political and social movement which includes a process of marked modernization. Since accessing the throne, King Mohammed VI has undertaken radical and incisive reforms for a remarkable system of infrastructures and the acquisition of executives and managers in all sectors of leading professional skills and competences. The economic reforms promoted by the young sovereign in recent years are geared towards the increased liberalization of several economic sectors and the internationalization of the Kingdom on an economic and commercial level. Concrete proof of this may be found in the privileged partnership the country has established with the European Union, as well as in the Union for the Dove va l’Economia - MONDO Mediterranean project. To these developments we should add more recent ones: the first date back to last June, when the King presented the new Constitution to the people. The latter’s response to Mohammed VI’s proposal arrived in July with the approval of a referendum for the first time limiting the King’s powers and thus paving the way for the new Constitution. These were the developments that occurred up until last November, when the political elections were won by the moderate Islamic Justice and Development Party (PJD). The international financial crisis would not appear to be curbing Morocco’s growth. In the second quarter of 2011 its GDP witnessed a 4.2% growth, higher than that it had registered for the same period in 2010, namely 3.6%. Among the leading economic sectors of the country are agriculture, which has risen to +4.7%, against the -3.7 of the previous year, transport (+4.3%), postal and telecommunications services (+10.5%), finance (+4.5%), and the social and health sector (+4.9). These are hardly surprising figures, since they reflect the growth plan Morocco first embarked upon years ago. Regardless of the crisis, already in 2009 the country’s GDP was growing between 5.5 and 6%; in 2008, by 5.6%. Rabat, however, has no intention of slowing down this growth trend. On the road to development, with its 2010 Budget Law the country has made a strong commitment to mobilize its considerable state assets in order to kick-start the industrial sector. For all these reasons, in the first semester of 2001 Morocco has been the only Arab country to register a significant rise in direct foreign investments. By late June, the launching of 60 FDI projects had been announced in the country, against the 40 of the previous year, for a total of around 500 million Euros – a considerable sum, albeit one still below pre-crisis levels. But what are the strong points of the Moroccan economy? And what economic and social goals has Rabat set itself? The food and agricultural industry is no doubt the leading sector in the country: it accounts for around 30% of the GDP, and includes not just local businesses but also large groups such as Coca Cola, Danone, Kraft and Nestlé. This sector is followed by that of textiles and leather, which makes up about 22% of the GDP. Six per cent of the GDP comes from the building industry, which gives work to 800,000 people. Tourism has become one of the leading sources of valuable income: in six years the influx of foreign tourists has risen by 70%. Mining too has registered a marked growth and now accounts for one fifth of Moroccan exports. The sector gives work to 650,000 people and revolves around phosphates: Morocco is thought to possess 75% of the world’s revenue from their extraction. At the same time, although public control over the economy is still strong, Morocco is developing a considerable number of local private businesses, the leading representative being Ynna Holding, with an annual turnover of over one billion dollars and 18,000 employees in sectors ranging from real estate and telecommunications to the petrochemical and steel industry. The agenda of the government in Rabat, which sums up the ambitions of a country that has already changed considerably over recent years, now includes the building of a large harbour on the Mediterranean at Tangier capable of shifting over eight million containers a year; the construction of a new Renault plant capable of producing 400,000 cars a year at Tanger Med, which is destined to become an automotive city; the establishment of a university system from which up to 10,000 students a year could graduate in engineering, in order to then be employed at the Nouaceur Aeronautics Centre, where sophisticated Airbus, Boeing and Snecma components are already being manufactured; the furnishing of technological services for companies, i.e. off-shoring to the two technopolises of Casablanca and Rabat; and finally a high-speed railway line connecting Casablanca and Madrid in just six hours. What is also crucial is the new energy policy. Morocco has already reached an advanced stage in the implementation of a nine-billion dollar plan for the production of 2,000 MW of solar energy by 2020. Morocco, moreover, (precisely on account of its positive political, social and economic features) is one of the countries which large European electrics groups are relying on for their mega-project known as “Desertec concept”, which consists in the production of solar energy in the Sahara to be conveyed to Europe. In all these projects there is also room for Italy. In 2010 the country once again showed itself to be one of the leading suppliers for Morocco: by the end of the year, Italian exports to this country had reached 1.4 billion Euros, against the 1.3 billion of 2009. Industrial machinery and devices of all sorts are the main goods exported by Italy; fish, food products and textiles are top of the imports list. The excellent bilateral relations between the two countries are based on long-running ties of friendship. Italy is perceived as a natural champion of Morocco in international arenas, much like France and Spain – the difference being that unlike these two states Italy does not carry the burden of a the country’s colonial past. What is more, this cooperation is particularly lively in vital sectors such as health and the fight against poverty. In the context of these bilateral relations, forward strides have also been made with regard to the issue of immigration. Despite the fact that Italy only comes in eleventh place in terms of the amount of direct investment made in Morocco, the lack of particular macroeconomic risks, the progressive opening up of the Moroccan market to competition (not least through a privatization plan) and the low cost of local labour – which for the most part actually consists of specialized labour – have all contributed to the presence in the country of around 300 Italian companies and especially to the growing interest shown by many other Italian enterprises. 15 Dove va l’Economia - ITALIA la RIVISTA Euler Hermes SIAC Il miracolo veneto Il distretto vitivinicolo del Veneto, in forte crescita, tira tutta la filiera nazionale, grazie alla profonda tradizione produttiva e a coraggiose scelte vincenti. di Luciano Pignataro Giornalista de Il Mattino risi del mercato del vino? Sicuramente non è un problema che riguarda il Veneto che, anzi, grazie all’incredibile boom degli ultimi dieci anni, riesce a tirare tutta la filiera nazionale, in affanno soprattutto nell’area nord americana. Questo miracolo veneto non nasce a caso: c’è una profonda tradizione produttiva e commerciale a sostenere scelte che si sono rivelate vincenti, ma anche la propensione organizzativa a lavorare su veri e propri distretti territoriali. Prosecco, Pinot Grigio e Amarone sono il tridente di questa squadra ricca di Doc, capace di creare delle vere e proprie wine commodity. E, alle spalle, nuove storie di successo, come quella del Bardolino: «Quando sono stato nominato direttore del Consorzio – dice Angelo Peretti – non sembrava esserci speranza per questo vino, invece la svolta verso i vinini, ossia bicchieri facili e bevibili, ci ha aiutato a passare da 6 a 12 milioni di bottiglie in solo quattro anni». Insomma, le tendenze sono chiare: l’industria vinicola regionale funziona alla grande, va bene sia in valore assoluto che decisamente meglio del resto del Paese, le superfici vitate non calano, la produzione è alta e stabile in volume. Il Veneto si sta orientando sempre più verso i vini bianchi e verso i vini a Denominazione di origine C 16 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - ITALIA Ne risulta un quadro con una resa per ettaro in ulteriore crescita a 159 quintali per ettaro, un livello molto elevato anche rispetto alla media italiana 2010 di 98. A Verona si arriva addirittura a 182 quintali a livello provinciale: un dato che la dice lunga sul bisogno di uva sul mercato dei vinificatori. Le tendenze chiave sono ben analizzate da Marco Baccaglio nel suo bel blog I Numeri del Vino che abbiamo usato come riferimento grazie al suo costante aggiornamento: «La prima: ci sono sempre più vini Doc, una svolta probabilmente legata al passaggio a Doc del Prosecco che ha fatto balzare la categoria da 2,3 milioni di ettolitri a 3.3. Oggi i vini Doc sono il 40% del totale contro il 35% del 2009 e il 30% storico. Calano in corrispon- Produzione di vini Doc nel Veneto - 2005/2009 Suddivisione produzione vini Doc (hl/1000) (percentuali) Prosecco Conegliano Valdobbiadene Bardolino Soave Valpolicella Altri 3,030 2,503 2,506 2,286 872 778 839 778 2,367 364 230 263 234 413 410 401 426 356 406 429 432 566 585 574 514 249 383 8% 15% 443 12% 836 - - - - - 2005 2006 2007 2008 2009 Fonte: Blog “I numeri del vino” di Marco Baccaglio controllata (Doc) grazie anche alla nuova Doc Prosecco. Questo fenomeno avviene, non a discapito dei vini da tavola, ma soprattutto erode l’area di centro, quella delle Indicazioni geografiche tipiche (Igt) che in altre regioni appaiono invece salvifiche. La qualità dei dati sembra buona sia come dichiarazione dell’Istat sia come consistenza storica dei numeri. «Ormai – dice Gianni Zonin – il Veneto è la prima regione in Italia, a differenza degli altri non perdiamo superfice, il Prosecco con i suoi 300 milioni di bottiglie è la prima Doc europea». 28% 235 761 778 732 778 23% 712 778 14% Fonte: Blog “I numeri del vino” di Marco Baccaglio In effetti le superfici vitate stabili sono poco sopra i 70mila ettari, senza tendenze nette in nessuna sottozona. Quella maggiore è a Treviso con 25.700 ettari, seguita da Verona con 23.400. La produzione di vino raggiunge il massimo degli ultimi 5 anni a 8.4 milioni di ettolitri, +2.2% verso il 2009 e +3.8% annuo negli ultimi 5 anni. L’unica provincia in calo è Venezia, mentre le due province più importanti, Verona con 3.2 milioni di ettolitri e Treviso con 3 milioni sono entrambe in crescita del 3.7% sul 2009 e del 5-8% su una media a 5 anni. denza i vini Igt a 3,6 milioni, cioè il 42% della produzione totale. Erano il 45% nel 2009 e addirittura il 60% della produzione totale nel 200508». La seconda tendenza caratterizzante è l’imponente spinta verso i vini bianchi che costituiscono il 66% della produzione totale contro il 63% del 2009 e il 50-55% degli anni scorsi. I vini rossi sono oggi poco più del 30%. Del resto, in realtà, i vini rossi stanno anche calando in valore assoluto, sono oggi 2.6 milioni contro i 2.9 milioni del 2009, ben lontani dai picchi di 3,7 milioni del biennio 2007-08. 17 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - ITALIA Dati ISTAT sul VENETO 2006 2007 2008 2009 2010 10/09 10/06 Prod (hl/000) Verona Treviso Vicenza Venezia Altre 7,208 2,365 2,470 1,092 629 652 7,799 2,664 2,760 1,057 647 671 8,119 3,041 2,840 991 644 603 8,174 3,082 2,886 1,010 631 565 8,351 3,195 2,993 1,030 558 575 2.2% 3.7% 3.7% 2.0% -11.6% 1.9% 3.8% 7.8% 4.9% -1.4% -3.0% -3.1% 69,141 23,210 24,792 7,766 6,974 6,399 69,589 23,494 24,590 7,879 6,992 6,634 69,660 23,661 24,710 7,870 6,912 6,507 70,807 23,374 26,333 7,766 6,740 6,594 70,219 23,372 25,683 7,766 6,715 6,683 -0.8% 0.0% -2.5% 0.0% -0.4% 1.3% 0.4% 0.2% 0.9% 0.0% -0.9% 1.1% Resa (q/ha) Verona Treviso 150 156 143 150 153 149 156 171 153 156 178 151 159 182 157 1.5% 2.1% 4.1% 1.5% 4.0% 2.3% DOC/DOCG IGT Vdt Bianco Rosso/Rosato Mosto 2,175 4,205 544 3,975 2,951 168 2,281 4,268 544 3,685 3,408 114 2,329 4,541 809 3,965 3,714 119 2,320 4,846 785 4,321 3,630 167 3,354 3,559 1,245 5,515 2,643 193 44.5% -26.6% 58.7% 27.6% -27.2% 11.4% -4.1% 23.0% 8.5% -2.7% Valore ai prezzi di origine (EUR/mil) 360.8 Viticoltura 229.5 Produzione vino 3,188 Viticoltura (Italia) 1,779 Produzione vino (Italia) 438.7 259.3 3,070 1,671 491.5 315.5 3,374 1,973 480.4 324.4 2,977 1,875 459.5 327.6 3,033 1,803 -4.4% 1.0% 1.9% -3.8% 6.2% 9.3% -1.2% 0.3% Ettari (ha) Verona Treviso Vicenza Venezia Altre Fonte: Blog “I numeri del vino” di Marco Baccaglio Questa tendenza spiega anche alcuni momenti di difficoltà di regioni tradizionalmente rossiste. «Il successo veneto – spiega Zonin – è nella capacità della regione di proporre vini bevibili, affidabili e riconoscibili ad un prezzo sempre interessante per il consumatore». In questo quadro le tendenze di medio termine sono eccellenti. Il Veneto produce un valore della produzione viticola di 460 milioni nel 2010, con un calo del 4% rispetto al dato finale 2009, ma mantenendo una tendenza alla crescita sugli ultimi 5 anni. Di certo però, si tratta del secondo calo dopo quello del 2009. Il valore della produzione di vino invece sale dell’1% a 327 milioni e mostra una tendenza costante di crescita (+9% annuo sui 5 anni). Il modello Veneto sembra vincente: nel 2006 era il 13% del valore della produzione di vino in Italia oggi è il 18%. Il valore della produzione della viticoltura è passato dall’11% al 15% del totale. 18 La novità dell’anno è la Doc Prosecco grazie alla quale i volumi Doc salgono a 3 milioni di ettolitri (secondo Federdoc), un dato molto vicino a quello dichiarato da ISTAT di 2,9 milioni. Insieme al balzo del 28% della produzione Doc salgono anche le superfici vitate (+26% a 34.466 ettari), da cui una resa per ettaro molto elevata di 129 quintali (stabile da ormai 3 anni a questa parte). Il Veneto si conferma una regione con un numero elevato di Doc ma una grande concentrazione, soprattutto ora che il Prosecco ha il suo “collocamento” regionale. Le prime 5 Doc rappresentano il 77% della produzione Doc 2009. I grandi nomi sono quelli dei vini bianchi. Oltre al Prosecco, la seconda Doc regionale è il Soave con 443mila ettolitri (-14% rispetto al 2008 e in tendenza chiaramente discendente da quando tracciamo i dati per circa un 6% annuo). La terza è di nuovo una Doc bianca, Conegliano Valdobbia- dene, con un calo del 4%, 413mila ettolitri per il 2009, ma un trend ancora crescente (+3.8% sui 4 anni). A seguire poi le due Doc rosse, Bardolino e Valpolicella. Il Valpolicella cala da 426mila a 364mila ettolitri. In realtà, la riduzione di 62mila ettolitri è totalmente spiegata dalla “costola” dell’Amarone che con 57mila ettolitri fa ora categoria a se stante. Il Bardolino viaggia sui 235mila ettolitri, praticamente stabile sul 2008 e all’interno di una fascia 230-260mila ettolitri. Quanto all’Amarone, la docg ha prodotto 142.758 quintali di uva da cui sono stati prodotti 57.102 ettolitri di vino. La resa di uva in vino è dunque del 40% contro una media delle Doc regionali del 68%. Il successo di questo vino è dovuto soprattutto al grande interesse dei mercati stranieri: piace la pienezza, la concentrazione, la potenza e anche la tendenza dolce fruttata che lo rende un bicchiere appagante e ricco. la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dove va l’Economia - ITALIA CANTINE ECCELLENTI Nel Veneto dei grandi numeri quali sono i produttori di tendenza, quelli su cui sono accesi i fari della critica? La risposta viene dalle designazioni delle chiocciole di Slow Wine, la guida Slow Food che ha una presenza ramificata in tutto il territorio nazionale ed è di gran lunga la più importante: si va dal Bardolino di Matilde Poggi de Le Fraghe a Cavaion Veronese agli Amarone di Zeno Zignoli, ossia della cantina Monte dei Ragni a Fumane, Antolini a Marano di Valpolicella, Corte Sant’Alda a Mezzane di Sotto, Lorenzo Begali e Monte dall’Ora a San Pietro in Cariano. Per il Valpolicella Classico spunta Villa Bellini, piccolo produttore, siamo sempre a San Pietro in Cariano. Da seguire anche il lavoro a Gambellara di La Biancara, specializzata in bianchi di alto profilo, Prà a Monteforte d’Alpone con il Soave e Fongaro a Roncà con il suo Lessino Durello. Importante il Soave di Filippi Pieropan (forse il più noto della new wave enologica). Sui Colli Euganei spiccano le aziende Ca’ Orologio a Baone, Vigneto Due Santi a Bassano del Grappa. E nel Prosecco? L’attenzione è puntata su Casa Coste Piane e Silvano Follador a Valdobbiadene, Sorelle Bronca a Vidor. Tutti produttori che coniugano la qualità nella bottiglia alla storia e, soprattutto, ad una grande attenzione alla compatibilità ambientale in vigna e in cantina. Tra le altre Doc, vale la pena di menzionare l’apparente perdita di interesse di Lison Pramaggiore, che è dichiarata ormai a soli 3mila ettolitri e 41 ettari, quando fino al 2007 viaggiava sui 100mila ettolitri. Anche la storica Doc Piave è in calo con una produzione scesa per la prima volta sotto i 100mila ettolitri. Stesso trend per Colli Berici, dove la produzione sarebbe scesa a 71mila ettolitri. Tra quelle in crescita, Bianco di Custoza, supera i 110mila ettolitri per la prima volta, così come Valdadige che ha ormai raggiunto i 75mila ettolitri. «In questo momento il Veneto può guardare con fiducia al futuro - dice Angelo Peretti - lo dimostrano anche i prezzi delle uve che contribuiscono a rendere interessante il reddito agricolo». Un successo insomma, di cui forse l’espressione fisica più compiuta è la costante crescita del Vinitaly a Verona, di gran lunga la fiera vitivinicola più importante d’Europa. Abstract The Veneto Miracle by Luciano Pignataro he crisis of the wine market? Certainly, this is not a problem for the Veneto: thanks to the amazing boom over the last ten years, the region is managing to drive the entire national sector, which is struggling, particularly in North America. This miracle of the Veneto has not simply sprung out of nowhere: behind it lies a deep-rooted manufacturing and commercial tradition which has supported not just what have turned out to be winning choices, but also an organizational propensity to work on the basis of genuine territorial districts. Prosecco, Pinot Grigio and Amarone are the three forward players of a team boasting a number of DOC (Controlled Designation of Origin) labels, and capable of creating genuine ‘wine commodities’. Behind it lie new success stories, such as that of Bardolino. The trend is clear, then: the wine industry of the region is doing superbly well, both in absolute terms and compared to the rest of the country. The Veneto is increasingly opting for white and DOC wines, particularly thanks to the new Prosecco DOC label. The areas under fixed vine cultivation amount to a total of just over T 70,000 hectares, without any overarching trends in any sub-area. The main sub-area is the Treviso one, with 25,700 hectares, followed by Verona with 23,400. Wine production has reached its peak for the last five years with 8.4 million hectolitres, +2.2% around 2009 and +3.8% per annum over the past five years. The only province experiencing a downturn is Venice, whereas the two most important provinces – Verona, with 3.2 million hectolitres, and Treviso, with 3 million hectolitres – have both grown by 3.7% compared to 2009 and by 5-8% compared to the five-year average. The key trends have carefully been examined by Marco Baccaglio on his blog I Numeri del Vino, which we have chosen to refer to on account of its frequent updating: “The first trend: there are more and more DOC wines, which currently account for 40% of the total, compared to the 35% of 2009 and what used to be the standard 30%.” The second distinctive trend is the marked push for white wines, which make up 66% of the total produce, against the 63% of 2009 and 50-55% of previous years. Red wines now account for just over 30%. This trend may also help explain the difficult moments some traditional red-wine areas are undergoing. In this framework, the medium-term trends would appear to be excellent. The wineproducing sector in the Veneto has yielded a total revenue of 460 million Euros in 2010, a 4% drop compared to the final outcome of 2009 which nonetheless does not affect the upward trend of the past 5 years. The revenue for wine production has instead risen by 1% to 327 million and is marked by a consistent upward trend (+9% per annum over 5 years). What is new this year is the Prosecco DOC label, which has brought the volume of DOC wines up to 3 million hectolitres (according to Federdoc), a figure very close to the 2.9 million one provided by the ISTAT (Italian National Institute of Statistics). The top names are all white wines. Aside from Prosecco, the second DOC wine of the region is Soave, with 443,000 hectolitres produced (-14% from 2008 – a marked downward trend compared to the figure of 6% per annum we have for the recorded period). The third DOC wine is a white one again, Conegliano Valdobbiadene, which has experienced a 4% drop – 413,000 hectolitres in 2009 – while preserving an upward trend (+3.8% over four years). We then find two red DOC wines, Bardolino and Valpolicella. As for Amarone, thanks to the DOCG (Controlled Designation of Guaranteed Origin) label 14,275,800 kg of grapes have been grown for a total of 57,102 hectolitres of wine. Amarone chiefly owes its success to the great interest it has elicited on foreign markets. What are much appreciated are its full-bodied, concentrated and powerful character, as well as its sweet and fruity notes, which make it a satisfying and rich drink. Among other DOC wines on the upswing we find Bianco di Custoza, which has for the first time crossed the 110,000 hectare mark, and Valdadige, which has now reached 75,000 hectares. At present, the Veneto can confidently look to the future. The most tangible expression of its success is probably the constant growth of Vinitaly in Verona, by far the most important wine fair in Europe. 19 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dentro le Aziende n personale di 290 addetti, un fatturato 2011 di 78 milioni di euro e una produzione di cui il 70% viene esportato in 64 Paesi. Sono queste le cifre della Raccorderie Metalliche, azienda storica mantovana, fondata nel 1970 per iniziativa del suo presidente Pierluigi Ceccardi. L’azienda, che sorge su di un’area di 71.000 mq nel comune di Marcarla in provincia di Mantova, ha saputo sviluppare nel tempo la sua esperienza nella lavorazione dell’acciaio al carbonio e dell’acciaio inossidabile, tanto da essere oggi una realtà leader nella produzione di raccordi a saldare e filettati in acciaio al carbonio e in acciaio inossidabile, collari per tubi e sistemi di fissaggio, tappi ed accessori per radiatori. Dal 2000 poi l’azienda ha sviluppato i sistemi di raccordi a pressare i quali, grazie all’ottimo standard qualitativo, risultano omologati dai principali enti di certificazione europea. In una congiuntura economica che penalizza quasi tutti i settori, la Raccorderie Metalliche, ha saputo rinnovarsi e ha ridisegnato le proprie strategie, riuscendo a tenere così testa agli scossoni della crisi. Conosciamo meglio questa realtà imprenditoriale attraverso le parole del suo Presidente. U Pierluigi Ceccardi, Presidente di Raccorderie Metalliche. 20 La Raccorderie Metalliche, azienda storica mantovana, specializzata nella lavorazione dell’acciaio e assicurata Euler Hermes SIAC, ha saputo fronteggiare la crisi, puntando su acquisizioni, formazione e nuove tecnologie. Incontro con Pierluigi Ceccardi Presidente di Raccorderie Metalliche Quarant'anni di acciaio la RIVISTA Euler Hermes SIAC Cavalier Ceccardi, l’azienda che lei ha fondato nel 1970 e che dirige, ha compiuto l’anno scorso 40 anni di attività. Quarant’anni in cui ha continuato a crescere e ad espandersi, sviluppando il suo fatturato in oltre 64 Paesi nel mondo. Come vive oggi i contraccolpi di una crisi economica così vasta e pesante? «La situazione della crisi attuale ci Dentro le Aziende preoccupa in maniera molto molto forte. La stiamo vivendo però senza isterie, ma con pragmatismo e abbiamo adottato al nostro interno tutte le misure necessarie per fronteggiarla». Alla luce della crisi economica in atto le strategie di vendita vanno secondo lei ripensate? «Sicuramente quello che valeva fino a qualche mese fa o non vale più o vale molto meno. Abbiamo però ridisegnato le nostre strategie di vendita e il nostro rapporto con i Clienti. Oggi al Cliente non vendiamo solo un prodotto ma una serie di servizi che vanno dai corsi per i banconieri, per i venditori, alla partecipazione alla nostra scuola per il miglior utilizzo dei materiali e dei raccordi. In buona sostanza andiamo a fare formazione». La vostra decisione di assicurarvi al credito da cosa è stata determinata e a quando risale? Nella attuale congiuntura economico-finanziaria quanto è importante la copertura assicurativa? «Abbiamo deciso di assicurare il nostro credito nell’anno 1998. Lo abbiamo fatto per essere più protetti in una fase di espansione. Oggi siamo sempre in fase espansiva ma sono mutate le condizioni economico-finanziarie quindi, a maggior ragione, siamo convinti La sede di Raccorderie Metalliche a Marcarle, in provincia di Mantova. di aver fatto una scelta giusta per la nostra azienda». Come è nata la sua azienda? Ci può raccontare brevemente gli inizi? «La Raccorderie Metalliche è nata nel 1970 e agli inizi producevamo prodotti molto semplici senza tecnologie ma avevamo dato già da allora un’impostazione industriale. Questi prodotti all’epoca erano fabbricati da piccoli artigiani locali che erano distribuiti sulla provincia o al massimo su un territorio poco più grande». Nella storia della Raccorderie Metalliche quali sono stati i momenti chiave che hanno segnato una svolta nella sua crescita? «I momenti importanti nella storia di Raccorderie Metalliche sono stati le acquisizioni di altre aziende come la Fim, Fabbrica Italiana Manicotti, l’austriaca Parchtzel e la spagnola Curvasa, ma soprattutto l’aver portato in Raccorderie Metalliche tecnologie nuove, almeno per noi, quali lo stampaggio a freddo, la produzione di raccordi a pressare e quest’anno l’idroformatura. Sono queste innovazioni tecnologiche che hanno modificato sostanzialmente il corso dell’azienda». Quali strategie avete utilizzato per crescere in tutti questi anni e quali pensate di mettere in campo per reagire alla crisi in atto? «In questi anni abbiamo sempre cercato di mettere al centro della nostra attenzione il Cliente e quindi tutti i servizi che ci permettevano di avere un rapporto privilegiato con lui. Oggi, in un momento di crisi, abbiamo intensificato i nostri servizi, la qualità, l’innovazione di prodotto». Verso quali Paesi esportate principalmente e in che percentuale? «I Paesi dove principalmente esportiamo sono quelli dell’area europea. Da sempre consideriamo l’Eu21 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Dentro le Aziende ropa il nostro mercato domestico». Quali sono i valori a cui si ispira e a cui non rinuncerebbe mai nel suo lavoro? «I valori a cui mi ispiro sono l’onestà, il rispetto delle persone, il dialogo con la gente». Quali sono i punti di forza che utilizza per combattere la concorrenza? «La concorrenza è uno sprone, L’ACCIAIO NEL MONDO Nel mondo si producono ogni anno oltre 1 miliardo di tonnellate di acciaio, ottenute sia dal ciclo integrale con l'affinazione della ghisa dell'altoforno che con la fusione dei rottami ferrosi, e successivamente lavorate tramite diversi processi di produzione industriale, quali ad esempio la laminazione, la forgiatura, il trattamento termico e lo stampaggio. L'importanza dell'acciaio è enorme, i suoi usi sono innumerevoli, come anche le varietà in cui esso viene prodotto: senza la disponibilità di acciaio in quantità e a basso costo, la rivoluzione industriale non sarebbe stata possibile. Col passare del tempo le tecniche di produzione dell'acciaio si sono andate perfezionando e settorializzando, per cui ai nostri giorni esistono molteplici tipologie di acciai, ciascuna relativa a diverse esigenze progettuali e di mercato. TOP 10 PAESI PRODUTTORI DI ACCIAIO (milioni di tonnellate metriche) 2008 1. Cina 500.5 2. Giappone 118.7 3. Stati Uniti 91.4 4. Russia 68.5 5. India 55.2 6. Corea del Sud 53.6 7. Germania 45.8 8. Ucraina 37.1 9. Brasile 33.7 10. Italia 30.6 (2007) (494.9) (120.2) (98.1) (72.4) (53.1) (51.5) (48.6) (42.8) (33.8) (31.6) Fonte: World Steel Association senza la concorrenza gli imprenditori non sarebbero animati a migliorare continuamente la propria azienda. Noi cerchiamo di offrire il miglior prodotto e il miglior servizio a un prezzo di mercato ma soprattutto ci proponiamo non come semplici fornitori di un pro- 22 dotto ma come interlocutori credibili e quindi come partner». Come vede il futuro del comparto dell’acciaio? La Cina continuerà ad essere il Paese leader? «Il comparto dell’acciaio negli ultimi mesi ha dato segni di stanchezza e sono diminuiti i volumi e i prezzi. La Cina poi credo che continuerà ad essere un grande Paese anche se, per stessa ammissione dei suoi leaders, sta affrontando un periodo di rallentamento con le prime contestazioni sindacali e con un aumento dei costi di produzione». la RIVISTA Euler Hermes SIAC 2011 n Crisi economica: il double-dip Report la RIVISTA Euler Hermes SIAC Report L’ombra di una seconda recessione Una crisi che viene da lontano, un quadro mondiale preoccupante e le conseguenze di una nuova caduta in recessione. Ecco un’analisi del panorama economico internazionale e delle ripercussioni nel nostro Paese. di Francesco De Dominicis Il double-dip e i rischi per l’Italia L’economia mondiale vacilla. Non ci sono dubbi: i timidi segnali di ripresa si sono drammaticamente affievoliti. Il quadro internazionale lo tratteggia con cruda efficacia la Banca d’Italia, in uno degli ultimi documenti firmati da Mario Draghi prima di lasciare via Nazionale per andare a “installarsi” al ponte di comando dell’Eurotower. Nelle prime dieci righe del bollettino economico di Bankitalia non si fanno giri di parole. 24 «Dall’estate sono bruscamente peggiorate le prospettive dell’economia globale». Le stime sono tutt’altro che rosee, i mercati continuano a bruciare centinaia di miliardi praticamente ogni giorno, la disoccupazione sale. Di recessione vera e propria non si può ancora parlare, né in Europa né negli Stati Uniti. Gli ultimi dati di Eurolandia, Germania in testa, sono stati deludenti per gli analisti, che adesso temono la famosa crisi a “W”. Con il +0,2% del terzo trimestre, l’Ue a 17 testimonia ancora una crescita, seppure a ritmo rallentato, mentre negli Usa l’aumento del PIL è stato del 2,5% a settembre dopo l’1,3% di giugno. Insomma il double-dip ovvero una nuova caduta in recessione è ormai una realtà, specie in Italia: da luglio a settembre l’economia è calata dello 0,2%, preludio di un 2012 col segno meno fisso. Il giudizio di Bankitalia, da poco affidata alle cure del nuovo governatore Ignazio Visco, è secco. «La revisione al ribasso la RIVISTA Euler Hermes SIAC 120 - 110 - 100 - 90 - 80 - Stati Uniti Giappone Regno Unito Euro zona - - - 70 - 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: Thomson Reuters Datastream Le previsioni per il 2012: caduta libera in Europa, Usa e Giappone Previsioni di crescita del PIL nel 2012: revisioni effettuate nel corso del 2011 (dati mensili, valori percentuali) 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 Stati Uniti Giappone BRIC Euro zona 1,0 - - - - - - - - - - 0,5 - - L’Unione europea non sembra avere dubbi. L’Eurozona rischia la recessione e in Italia, invece, è già stagnazione: le ultime previsioni economiche della Commissione Ue hanno dipinto un quadro a tinte fosche sia per Eurolandia, che nel 2012 avrà una crescita limitatissima, sia per l’Italia, per la quale nel 2012 è già stato stimato un calo del PIL con la recessione prevista da tutte le organizzazioni internazionali e locali e che assai difficilmente raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013. Le stime di Bruxelles sono infatti più basse di quelle del Governo, e secondo la Banca centrale europea potrebbero costringere l’Italia, Paese vulnerabile in questo momento, a manovre aggiuntive. Tant’è che Bruxelles ha chiesto – se non imposto – a Roma più impegno su pensioni, liberalizzazioni e tassazione del lavoro. Le previsioni Ue stimano per l’Italia «un nuovo rallentamento economico, tra crescente incertezza», che porta il PIL allo 0,1% nel 2011 e attorno al -0,5% nel Produzione industriale nelle principali economie avanzate (dati mensili) - Un’altra recessione I segnali dell’industria: la crescita economica mondiale negli ultimi 5 anni - delle prospettive di crescita dell’economia mondiale e l’estendersi delle tensioni finanziarie – sostengono gli analisti di palazzo Koch – hanno fiaccato l’attività economica nell’area dell’euro». I problemi riguardano l’inflazione, il credito bancario alle imprese, i debiti pubblici. Anche gli ultimi dati dell’Ocse diffusi il 14 novembre parlano chiaro. Secondo l’organizzazione con sede a Parigi, a settembre il superindice è sceso a quota 100,4 punti in calo dello 0,4% rispetto ad agosto, ma soprattutto dell’1,3 % rispetto allo stesso mese del 2010. L’analisi mensile Ocse ha rivelato come tutte le maggiori economie – sia fra i membri Ocse sia nei Paesi emergenti – mostrino più evidenti segni di rallentamento. Per l’Italia, il valore aggregato e ponderato di diversi indicatori economici ha mostrato un nuovo calo dell’1,0% mensile a quota 97,5 punti, con un calo del 5,9% su base annua, il più forte del G7. Report gen feb mar apr mag giu lug ago set ott Fonte: Bollettino economico Banca d’Italia 2012. Una crescita più bassa di quella che prevede il governo (+0,6% nel 2012), che inciderà direttamente sul deficit e quindi impedirà di raggiungere il pareggio nel 2013: il disavanzo previsto da Bruxelles per il 2013 è infatti a -1,2, quando il Tesoro stima invece -0,1, ovvero parità tra entrate e uscite. Obiettivo irrealistico, secondo la Ue, con una crescita che tende allo zero e che si riprende solo nel 2013 (+0,7%). Lehman Brothers e il filotto delle recessioni La crisi non è nata ieri e viene da molto lontano. Il primo scricchiolio è legato al- l’esplosione della bolla immobiliare negli Usa. Siamo nell’agosto del 2007 e i cosiddetti mutui subprime (cioè quelli concessi, a tassi da capogiro, anche a chi, di fatto, non è in grado di onorare le rate) mettono in ginocchio parecchie banche americane. Tuttavia gli Stati Uniti sembravano in grado di rimettersi in carreggiata e di contenere dentro i loro confini gli effetti dei prestiti di serie B. La tempesta perfetta, in effetti, si sarebbe scatenata soltanto un anno dopo. La data cruciale è il 15 settembre del 2008: Lehman Brothers getta la spugna dopo oltre un secolo di attività. Un fallimento che ha radicalmente cambiato il mondo 25 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Report TABELLA 1 I governi italiani e lo spread Btp-Bund nell’area euro Gli Esecutivi succedutisi nell’era dell'euro, la data conclusiva e il livello dello spread Governo Data fine Spread D’Alema I D’Alema II Amato II Berlusconi II Berlusconi III Prodi II Berlusconi IV DIC 1999 APR 2000 GIU 2001 APR 2005 MAG 2006 MAG 2008 NOV 2011 23 34 36 13 29 47 458 Fonte: Ansa TABELLA 2 L’andamento dei tassi negli anni della crisi Il costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea Data della decisione NOVEMBRE LUGLIO APRILE MAGGIO APRILE MARZO GENNAIO DICEMBRE NOVEMBRE OTTOBRE LUGLIO GIUGNO MARZO DICEMBRE 2011 2011 2011 2009 2009 2009 2009 2008 2008 2008 2008 2007 2007 2006 Tasso di riferimento 1,25% 1,50% 1,25% 1,00% 1,25% 1,50% 2,00% 2,50% 3,25% 3,75% 4,25% 4,00% 3,75% 3,50% Fonte: Elaborazioni autore su dati www.ecb.eu della finanza e ha contribuito a far sprofondare rapidamente l’economia globale nella peggiore crisi dalla Grande depressione, con un impatto che a distanza di oltre 36 mesi ancora si avverte. Il crac Lehman ha messo in ginocchio la finanza, dando vita a una stretta del credito e una spirale al ribasso dell’economia, gettando anche i semi della crisi del debito che rischia di far scivolare il mondo in una nuova recessione. La crisi ha cambiato l’atteggiamento degli investitori, che – secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi) – sono divenuti «più coscienti del rischio». «La distruzione di liquidità durante la crisi e i timori sul debito sovrano hanno reso gli investitori più consapevoli dei rischi di liquidità e dell’importanza del rischio di credito nei mercati dei bond». Il fallimento della più piccola delle banche d’affari statunitensi, il primo grande nome a cadere con la crisi subprime, ha ispirato nel corso degli anni diversi film, fra i quali l’ultimo Too big to fail, in cui si ricostruisce il fine settimana di febbrili trattative che si sono tradotte nella bancarotta di Lehman, che ha scosso le fondamenta della finanza mondiale, cambiandola. Le banche americane continuano a scontarne gli effetti, con le azioni legali per la vendita di prodotti derivati legati ai subprime che condizionano i bilanci. TABELLA 3 PIL e principali componenti (quantità a prezzi concatenati; dati destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi; variazioni percentuali sul periodo precedente) 2010 voci PIL Importazioni totali Domanda nazionale (2) Consumi nazionali spesa delle famiglie altre spese (3) Investimenti fissi lordi costruzioni altri beni d’investimento Variazioni delle scorte e oggetti di valore (4) Esportazioni totali Fonte: Istat 26 2010 2011 3°trim. 4°trim. (1) 1°trim. 2°trim. 0,3 4,3 0,7 0,2 0,4 -0,4 0,7 1,0 0,4 0,1 2,6 0,7 0,1 0,3 -0,4 -0,7 -1,3 -0,2 1,3 10,5 1,7 0,6 1,0 -0,6 2,5 -3,7 9,6 0,1 -0,1 -0,1 0,2 0,1 0,5 0,5 0,4 0,6 0,3 -2,3 -0,6 0,2 0,2 – 0,2 -1,6 2,0 0,4 2,9 0,7 0,4 0,7 9,1 -0,5 1,1 -0,8 0,9 E dall’alta finanza all’economia reale il passo è stato breve. Uno dietro l’altro – per il più classico dei filotti – sono caduti in recessione tutti i big dell’Occidente. La prima economia sotto controllo è sempre quella degli Stati Uniti. Gli Usa continuano a crescere in questi mesi, nonostante gli scivoloni di Wall Street e gli spettri scatenati dalla perdita della tripla A da parte dell’agenzia di rating Standard & Poors’s. Nel secondo trimestre del 2011 la crescita, tuttavia, è stata dell’1,3% e nel primo dello 0,4%. Troppo poco, per risollevare le sorti dopo la recessione. La recessione risale alla fine del 2008, ai tempi del fallimento Lehman. Il terzo trimestre di quell’anno si è chiuso con -0,5%, seguito da -6,2% e da un -5,5% nei primi tre mesi del 2009 e da un -1% in quelli successivi. Dal futuro degli Usa dipende quello dell’Europa. Anche in Eurolandia (l’area del Vecchio Continente che ha adottato la moneta unica) il PIL ha registrato ancora segno più (+0,2% nel secondo trimestre, +0,8% nel primo). Un trend che gli economisti ritengono non soddisfacente. Non solo. Spaventa anche il netto rallentamento, evidente soprattutto in Francia, dove la crescita è stata zero, e in Germania (appena +0,1%). La recessione che ha colpito l’area per 15 mesi, tra il secondo trimestre 2008 e il secondo 2009, sembra dunque dietro l’angolo. Eccoci, insomma, alle porte del double-dip. L’ultima recessione è stata anche in Italia tra il 2008 e il 2009. Dal secondo trimestre del 2008 fino al secondo del 2009 il PIL ha sempre mostrato segno meno, inanellando 5 trimestri consecutivi di arretramento. I cali più gravi risalgono al quarto trimestre del 2008 (-2%) e al primo del 2009 (-2,9%). Andando indietro negli anni, la precedente recessione tecnica risale al 20042005, seppure con flessioni di entità inferiore (-0,2% nell’ultimo trimestre 2004 e un -0,1% nel primo trimestre 2005). Stesso andamento anche all’inizio del 2003 e poi a metà del 2001. Nel ‘92-‘93 la RIVISTA Euler Hermes SIAC la situazione peggiore, spesso richiamata nei parallelismi di questi ultimi giorni: a cavallo dei due anni ci sono stati ben sei trimestri con il PIL in calo. Anche la Cina – dopo una corsa che sembrava non dover mai finire – ha mostrato segnali di debolezza. Un esempio concreto è l’export. Il ritmo di crescita delle esportazioni cinesi è fortemente diminuito in ottobre, sintomo che l’inflazione interna e la crisi dei mercati di Europa e Stati Uniti stanno facendo sentire i loro effetti. Secondo i dati diffusi oggi dalle dogane, le esportazioni sono cresciute del 15,9% rispetto al mese precedente. Le previsioni parlavano di una crescita del 16,5%. Allo stesso tempo, le importazioni cinesi sono aumentate del 28,7%, portando il surplus commerciale cinese a 17 miliardi di dollari, nettamente inferiore a quello previsto di 24,9 miliardi. Il secondo ciclo negativo e l’euro che scricchiola Pechino guarda all’Europa, maggior compratore dei prodotti cinesi. Ad agitare le acque in Cina – e non solo – stanno contribuendo i recenti timori degli osservatori internazionali. Convinti che l’ondata di panico innescata da Lehman possa ripetersi dopo tre anni in versione europea, con le banche del Vecchio Continente in difficoltà ed esposte alla crisi del debito. Nel mirino sono finiti gli istituti francesi, quelli esposti maggiormente verso la Grecia, e l’impatto si è avvertito su tutte le piazze finanziarie, con i titoli bancari subito sotto pressione. I colossi finanziari americani sono corsi ai ripari per evitare il ripetersi della crisi Lehman e hanno limitato gli affari con le controparti europee per non esporsi a nuovi rischi. Di qui l’indebolimento dell’euro e i dubbi sulla tenuta dell’Unione europea. Con Francia e Germania che pensano a una prima fascia a due per la moneta unica. Nella seconda categoria dovrebbe entrare gioco-forza pure l’Italia. È una fase drammatica. Dentro i nostri confini l’atten- Report zione è rivolta da mesi sullo spreadtra btp e bund, vale a dire il differenziale di rendimento tra i titoli del Tesoro italiano e i bond di Berlino. Si tratta dell’indice che misura l’affidabilità del Paese, ma anche la fiducia nei programmi e nella capacità di realizzarli da parte dei governi. Dalla nascita dell’euro lo spread secondo gli operatori, la distanza fra lo stato di salute (e quindi la solvibilità) dell’economia italiana e quella tedesca, considerata la più robusta nell’Ue. Debolezze e punti di forza della Penisola Secondo Bankitalia, l’Italia ha risentito in misura «articolarmente accentuata dell’evoluzione dell’economia globale e delle turbolenze sui mercati». Nonostante la sostanziale solidità del sistema bancario, «il ridotto livello di indebitamento delle famiglie e l’assenza di significativi squilibri sul mercato immobiliare, il nostro Paese è stato investito dalla crisi con particolare intensità per effetto dell’elevato livello del debito pubblico, della forte dipendenza dell’attività economica dall’andamento del commercio internazionale e delle deboli prospettive di crescita nel medio termine». Per rimettere in carreggiata l’economia, va fatta manutenzione alle finanze pubbliche. Uno dei nodi, come accennato, ruota proprio attorno ai titoli dello Stato. Gli ultimi mesi hanno visto il differenziale allargarsi in maniera impressionante. L’Italia paga interessi sulle sue emissioni mai visti da quando esiste l’euro. Solo nell’asta di btp a 5 anni di metà novembre, il Tesoro ha immesso sul mercato 3 miliardi di euro di nuovi titoli al 6,29%. L’operazione era volta a rifinanziare una vecchia emissione che si era attestata al 2,81%. Così il costo degli interessi è passato da 421,5 a 293,5 milioni di euro. Un macigno sui conti statali. E il fatto che, dopo il record storico di luglio, il debito dello Stato sia tornato a scendere per la prima volta in cinque mesi, non ha fatto abbassare il livello di guardia. Tant’è che il debito resta comunque in rialzo se paragonato a pochi mesi fa: secondo i numeri forniti da Bankitalia è cresciuto ad agosto del 3,08% rispetto a fine 2010, mentre rispetto all’anno precedente (agosto 2010), lo stock di debito è in aumento del 3,12%. Sta di fatto che il buco nelle casse pubbliche del Paese è sceso sotto la soglia dei 1.900 miliardi di euro, infranta a giugno. Tutto questo anche grazie a un lieve aumento delle entrate, con un +2,4% nei primi otto mesi dell’anno. La crisi politica con le divisioni nella maggioranza parlamentare ha fatto precipitare la situazione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affidato le sorti del Paese a Mario Monti. Sui bilanci delle imprese continua a pesare come un macigno il fardello del fisco. Il prossimo anno – lo dice il Governo nell’aggiornamento al Documento di economia e finanza – la percentuale dei tributi supererà il 43% del prodotto interno lordo, quando, invece, era stato promesso un ammorbidimento. In questa fase, soprattutto nella Penisola, si scontrano due tesi contrapposte. Quella del partito delle tasse, che servirebbero per consentire allo Stato ad aprire i cordoni della borsa e aumentare gli investimenti. Ciò con l’obiettivo di rimettere l’economia su un sentiero di crescita. Mentre i liberisti più convinti – e in Italia ce ne sono sempre meno, soprattutto nell’arco parlamentare – scommettono su un drastico abbattimento della pressione fiscale per dare slancio all’economia. La ricetta per la ripresa starebbe tutta nella curva di Arthur Betz Laffer: meno fisco e più gettito, sosteneva il professore della University of Southern California, consigliere della Casa Bianca durante la presidenza di Ronald Reagan negli anni ‘80. Le strade imboccate dentro i nostri confini, però, sembrano assai diverse. E più che una vana speranza, la possibilità che il peso dei tributi possa calare è un miraggio. 27 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Di Agenzia in Agenzia La gestione del credito a 360° L’Agenzia di Parma, nata a febbraio 2011, opera su di un vasto territorio caratterizzato da diversi settori economici ed è molto impegnata nella diffusione della cultura assicurativa del credito. Incontro con Marco Gargiuoli, Agente Generale Agenzia di Parma. arma, Piacenza e Cremona sono le province di competenza della Agenzia di Parma, guidata dall’Agente generale Marco Gargiuoli. Nata a febbraio 2011, l’Agenzia è strutturata con due risorse amministrative dedicate alla gestione e consulenza per gli assicurati, che partecipano costantemente a corsi di aggiornamento e formazione organizzati da Euler Hermes SIAC, nell’ottica di essere sempre più competenti e specializzati, «mentre l’attività di diffusione della cultura assicurativa e acquisizione nuovi clienti – spiega Gargiuoli – è segui- P 28 ta direttamente da me con l’ausilio di collaboratori esterni radicati sul territorio». Broker locali, collaborazioni con Agenzie Terze (rami tradizionali), Banche e segnalatori consentono poi all’Agenzia una presenza capillare sul territorio in modo da poter essere sempre presenti e poter fornire così supporto e soluzioni sempre puntuali alle richieste del mercato. Una realtà giovane quindi che si trova ad operare su di un territorio caratterizzato da diversi settori economici: più precisamente per Parma sono il settore metalmeccanico, l’a- limentare, il chimico, il farmaceutico e il comparto che ruota intorno al sistema moda (tessile, vestiario, calzature, pelli e cuoio). La provincia di Cremona invece è dominata dai settori siderurgico, alimentare e meccanico, mentre nel territorio che fa capo a Piacenza predominano le costruzioni, la meccanica, l’alimentare e i trasporti. Abbiamo chiesto all’Agente Generale di spiegarci meglio come svolge la sua attività l’Agenzia. Il territorio della provincia di Parma, tra le altre eccellenze economiche, è la RIVISTA Euler Hermes SIAC Di Agenzia in Agenzia Il team dell’Agenzia di Parma. un centro nevralgico dell’industria alimentare italiana con 1.200 aziende, 14 mila addetti e 8 miliardi di euro di fatturato. Un settore quello alimentare quindi che non risente della crisi? «Nessun settore è immune dalla crisi, esistono settori e mercati dove la crisi è arrivata più tardi, o in modo meno incisivo e drammatico, ma non ne esistono di immuni. È una crisi globale che ha toccato tutti i livelli della filiera e dalla quale è ancora lontana una vera ripresa. Il comparto agroalimentare di Parma si colloca infatti ai vertici del panorama regionale e nazionale per fatturato ed esportazioni, con un vantaggio competitivo fondato sulla qualità delle produzioni che ha consentito di ottenere grande notorietà all’estero, attraverso la diffusione di marchi alimentari di fama ormai internazionale». Il settore alimentare che caratterizza la provincia di Parma, è sostenuto soprattutto dall’export. Per il prosciutto di Parma in particolare il 2010 è stato un anno record. È un trend che secondo lei verrà confermato anche nel nuovo anno? «Esistono tutti i presupposti perché si possa replicare e incrementare anche con nuovi mercati. Oggi il mercato USA rappresenta il 17% delle esportazioni, ma importanti attività promozionali sono state messe in atto per aprire ad altri mercati, come, per esempio, quello giapponese». Quali altri settori industriali caratterizzano il territorio e qual è il loro stato di salute economica? «Il settore merceologico dominante è l’alimentare, seguito da metalmeccanico, meccanica, industria del sistema moda (tessile, vestiario, calzature, pelli e cuoio), chimico farmaceutico, siderurgico, trasporti e commercio. Lo stato di salute rispecchia l’andamento economico. Certamente alcuni settori hanno criticità maggiori, si prenda ad esempio l’edilizia (costruzioni) o i trasporti. Le richieste di contatto per approfondire il prodotto assicurativo del nostro ramo sono molteplici e arrivano da tutti i settori merceologici». Come supportate in questo campo i vostri clienti? «La polizza crediti non è solo una copertura assicurativa, ma è uno strumento di gestione del credito a 360°. Lo scenario economico mondiale ha reso indispensabile l’utilizzo di strumenti di gestione del credito sofisticati ed affidabili. Oggi le aziende hanno bisogno di veri partner nella gestione dei loro clienti, partner in grado di fornire loro informazioni precise e puntuali sulla solvibilità dei loro clienti. Incrementare le vendite significa aumentare il fatturato, ma non significa più redditività se si vende a clienti che non sono solvibili. Il supporto che forniamo ai nostri assicurati è proprio questo. Rapidità nell’evasione delle richieste di affidamento dei clienti, completezza di informazioni, competenza nelle applicazioni delle norme contrattuali assicurative per gli indennizzi, sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano la nostra quotidiana attività. Grazie agli strumenti che Euler Hermes SIAC ci mette a disposizione e alla professionalità degli analisti, possiamo trasferire ai nostri assicurati quelle informazioni che fanno la differenza». Quali sono quelli più sensibili al rischio? «Come dicevo, nessun settore è immune dal rischio. Per definizio- Uno scorcio della Cattedrale di Parma. 29 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Di Agenzia in Agenzia ne, una transazione commerciale si può considerare conclusa solo quando è avvenuto l’incasso. Questo non è mai contestuale alla fornitura, ne consegue che, anche se per limitato tempo, esiste sempre la possibilità che il pagamento non vada a buon fine, a prescindere dal settore o dalle cause che possono influenzare il risultato. Ogni azienda che opera a dilazione di pagamento corre un rischio di mancato incasso. Anche i settori dove storicamente i clienti sono consolidati oggi hanno difficoltà ad incassare». Come si caratterizza l’economia del territorio da voi coperto? E in particolare qual è la tipologia delle aziende del territorio? Di grandi o piccole e medie dimensioni o piuttosto a conduzione familiare? «Nel territorio sono presenti realtà industriali molto importanti e ben conosciute a livello sia nazionale che mondiale. Attorno ad esse naturalmente gravitano, principalmente come indotto, realtà imprenditoriali medio piccole. Le caratteristiche variano a seconda delle province. In termini di numero abbiamo una prevalenza di aziende a conduzione familiare, ma rapportato al volume d’affari, prevalgono medie e piccole società di capitali. Se analizziamo il dato per singola provincia, le imprese attive nella provincia di Parma sono circa 50.000, di cui il 21% di società di capitale, il 20% di società di persone e il 55% di ditte individuali. Piacenza e Cremona, si attestano su circa 28.000 aziende attive per provincia, con il 17% di società di capitali, il 21 % di società di persone, il 59,5% di ditte individuali per Piacenza e il 14% di società di capitale, il 23% di imprese di individuali, il 62% di ditte individuali per Cremona». Come si caratterizza il lavoro dell’Agenzia sul territorio? Avete conven30 l’incasso dei pagamenti, l’accesso al finanziamento bancario è facilitato ed è a costi più contenuti». Che rapporto hanno gli imprenditori con l’assicurazione del credito? «A differenza del passato, l’assicurazione crediti oggi è vissuta nella sua completezza. Non è solo una copertura assicurativa che garantisce un indennizzo, ma è lo strumento che consente al management aziendale di massimizzare i risultati economici della propria azienda. Oggi è estremamente importante vendere a clienti solvibili ed avere un paracadute per gli eventi inaspettati o imprevedibili. La polizza crediti li supporta soprattutto in questo». zioni particolari con qualche realtà istituzionale? «L’Agenzia è molto impegnata nella diffusione della cultura assicurativa del credito. Oltre all’attività di telemarketing centralizzato, in Agenzia siamo strutturati per attività di contatto con nuovi potenziali clienti. La penetrazione di questo prodotto assicurativo sul territorio di competenza è ancora bassa rispetto al potenziale. Manca effettivamente una conoscenza dello strumento. Ci capita, infatti, spesso di contattare aziende che non hanno particolare conoscenza dell’assicurazione del credito. Una parte dell’attività è dedicata alle istituzioni e associazioni presenti nel territorio. Stiamo programmando azioni mirate alla diffusione della cultura assicurativa del credito commerciale. Con gli istituti di credito, in particolare con Cariparma Crédit Agricole, sono stati siglati accordi distributivi finalizzati a supportare le aziende del territorio. Tramite la polizza crediti, che garantisce la qualità dei clienti e la certezza del- Che tipo di supporto vi chiedono più di frequente? «Con gli assicurati abbiamo rapporti quasi quotidiani, la qualità del servizio offerto, la competenza e la professionalità del personale dell’Agenzia ci hanno permesso di diventare in poco tempo i consulenti dei credit manager, direttori finanziari e titolari delle aziende che ci hanno scelto come partner. Passiamo con estrema semplicità da gestori del contratto assicurativo a consulenti finanziari. La gestione è molto importante, non dimentichiamo che la polizza crediti è uno strumento di gestione del credito a 360 gradi. Tendenzialmente il nostro prodotto viene gestito direttamente da chi segue l’aspetto finanziario dell’azienda, e ne consegue che da questa parte la professionalità e la competenza devono essere elevate. Spiegare le motivazioni di una linea di credito non concessa deve essere supportata dalla capacità di commentare dati finanziari di bilancio e dalla sensibilità nel trasferire le informazioni corrette per consentire all’assicurato di indirizzare quella vendita nel modo migliore». la RIVISTA Euler Hermes SIAC Avvenimenti Gruppo Cariparma Crédit Agricole e Euler Hermes insieme per la copertura del portafoglio crediti delle PMI I l Gruppo Cariparma Crédit Agricole to pagamento. Inoltre le imprese potranno ed Euler Hermes SIAC hanno firmato usufruire di una valutazione del rischio dei un protocollo d’intesa per lo sviluppo di clienti attuali e potenziali da parte degli polizze per la copertura del rischio del cre- specialisti di Euler Hermes SIAC. Un “circolo dito a breve termine. In base all’accordo, le virtuoso”, quindi, che vede l’impresa assi- imprese clienti della banca avranno un curata beneficiare della garanzia di Euler accesso facilitato all’offerta di prodotti assi- Hermes SIAC. Una garanzia certa che curativi a copertura delle proprie vendite, in migliora il rating dell’azienda che ne usu- Italia e all’estero, contro il rischio di manca- fruisce e la facilita nell’accesso al credito. Rischi e mercati esteri a cura di Mario Cinque, Distribution Manager Italy Euler Hermes SIAC Questo il tema del workshop organizzato da Allianz nell’ambito del XXVI Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, a cui ha partecipato Euler Hermes SIAC. I n un contesto economico italiano di estrema incertezza e di difficoltà di accesso al credito, tema dominante per i giovani imprenditori è la necessità di internazionalizzare le proprie aziende ed orientare la propria politica commerciale verso le esportazioni, in particolare verso nuovi mercati. In tali processi, la conoscenza approfondita dei rischi diventa un fat- Nel corso del workshop Euler Hermes SIAC ha confermato che la pro- tore critico di successo e gli imprenditori hanno la necessità di essere pria missione è proprio quella di accompagnare i Giovani accompagnati in tale crescita ed acquisizione di esperienza. Imprenditori nella crescita profittevole, grazie agli strumenti di pre- Il Gruppo Allianz con i suoi esperti, le soluzioni, la presenza ed il know venzione, certezza dell’incasso, monitoraggio e recupero del credito, how espresso a livello mondiale, si propone quindi come il partner garantiti dall’ampio data base a disposizione, dalla professionalità ed ideale per affiancare le aziende ed individuare le strategie per trasfor- importante presenza a livello mondiale. mare la gestione del rischio in una leva per la crescita. L’intervento ha riscosso notevole successo e diverse sono state le do- Le testimonianze degli imprenditori hanno messo in luce le opportu- mande sull’assicurazione del credito e la partecipazione attiva degli nità e le criticità legate ai processi di internazionalizzazione, così come imprenditori. la mancanza di una cultura di prevenzione tipica del mercato italiano. Alla fine del workshop sono state richieste consulenze individuali, In evidenza tra i rischi più critici: mancati pagamenti, difficoltà legate nonché la creazione di un tavolo di lavoro insieme ad Allianz, per lo a normative, scarsa conoscenza dei mercati esteri (in particolare per studio di soluzioni dedicate. ciò che riguarda tempi e modalità di recupero crediti), concorrenza I relatori del workshop, a cui hanno partecipato circa 50 imprenditori sleale, stretta sul credito. sono stati: Nicola Mancino, Direttore Operativo Allianz, Marco Oriolo, Per la maggior parte di queste criticità Euler Hermes SIAC ha le soluzio- Giovani Imprenditori Confindustria, Francesca Douglas Flaminio, ni più efficaci ed offre supporto nelle attività di risk management, par- Responsabile Media Relations Allianz e Mario Cinque, Responsabile tendo dalla conoscenza dei mercati e della solvibilità dei singoli clienti. Distribution Euler Hermes SIAC (v. foto). 31 la RIVISTA Euler Hermes SIAC Avvenimenti Corso di formazione esperienziale con Andrea Zorzi per i Manager di Euler Hermes SIAC a cura di Guglielmo Santella Euler Hermes SIAC dopo aver analizzato con cura i risultati dell’Allianz glio il primo passo. Julio Velasco ha avuto la grande capacità di dare un ordi- Engagement Survey (AES) del 2010 ed aver raccolto le opinioni dei dipen- ne di priorità a ognuno, noi siamo stati bravi a dare fiducia ad un progetto denti, ha individuato un’area di potenziale miglioramento: la propensione che, in quel momento, avrebbe potuto essere come tanti altri». alla leadership. Perciò si è pensato di sviluppare e organizzare una nuova Un corso di formazione esperienziale. Perché questa formula e qual esperienza formativa in outdoor, divertente e coinvolgente, con l’obiettivo è stato il grado di coinvolgimento dei partecipanti? di attivare in tutti i manager la riflessione su alcuni fattori chiave per mi- «Abbiamo scelto insieme la formula della formazione esperienziale per fare gliorare la capacità nel “gestire le persone”, nel dare e ricevere feedback, in modo che le parole raccontate in aula avessero una base più solida sulle nel creare un clima di trasparenza e fiducia, nel costruire un team affiatato quali appoggiarsi. Quando ho visto tutti in fila sulle righe, in una palestra e motivato nel raggiungere gli obiettivi della Compagnia. Il 14 e 15 luglio si senza aria condizionata, senza che nessuno mostrasse segni di disagio, ho è tenuta presso la struttura sportiva dell’Acquacetosa in Roma la “due gior- pensato che sarebbe stato un bel corso. Il clima di partecipazione durante il ni” formativa basata sulla metafora dello sport e in particolare del volley. risveglio motorio, l’attenzione ai consigli tecnici che abbiamo dato, l’impe- Stimolati dal campione del volley azzurro degli anni ’80-’90, Andrea Zorzi, gno nel ripetere i gesti semplici dei fondamentali sono stati la prova dell’im- 47 manager di Euler Hermes SIAC hanno svolto con attenzione e impegno pegno di tutto il gruppo. Il rischio di dispersione era alto, ma siamo riusciti tutte le fasi previste dall’innovativa metodologia formativa. Proviamo a a tenere un buon ritmo con grande attenzione. Questi sono stati segnali po- raccontare i risultati del corso attraverso le parole di Andrea Zorzi. sitivi e ho sentito che tra noi si era stabilito un rapporto di fiducia reciproca». Si sono presentati momenti difficili o di imbarazzo durante il corso? «Uno dei momenti cruciali dell’intero corso è la fase della formazione delle squadre. Essere i capitani chiamati a scegliere i compagni di squadra tra i propri colleghi è una responsabilità che non sempre si riesce a gestire con naturalezza. E anche per coloro che debbono restare sulla riga in attesa di essere chiamati non è semplice. Gli ultimi, cominciano a guardare per terra stropicciandosi le mani e spesso scappa qualche espressione di delusione. Ebbene, rispetto ad altri corsi, in cui questo momento è stato particolarmente disagevole e ha creato vere e proprie discussioni, con voi tutto è filato via Andrea, quali sono state le tue prime sensazioni quando hai incon- liscio. Giusto il tempo per riconoscersi come squadra, per iniziare a “sentire” trato i manager di Euler Hermes SIAC? dove sono i propri compagni anche senza “vederli” ed è cominciato il gioco». «Ogni volta che mi capita di raccontare un pezzo della mia carriera di palla- La “due giorni”, che risultati ha riportato? volista ad un gruppo di persone durante un corso di formazione, mi chiedo «La competizione e l’agonismo hanno il merito di scardinare quelle corazze se davvero la nostra esperienza di squadra possa essere condivisa. Cerco di che per varie ragioni indossiamo tutti i giorni. La forza liberatoria del gioco e la controllare questa preoccupazione concentrandomi sulle immagini dei luo- velocità del volley ci costringono a reagire senza avere il tempo di controllare i ghi nei quali Velasco, il nostro allenatore, ha fatto le prime riunioni. Nel 1989, nostri gesti, il tono di voce e le parole che diciamo. C’è molto di noi quando vin- in una stanza dell’hotel Raffaello di Modena, Velasco ha dato inizio, insieme ciamo o perdiamo un punto decisivo dopo una azione combattuta. Questa è a tutti noi, ad un’avventura che sarebbe diventata un pezzo di storia dello la parte che mi piace di più di ciò che è accaduto a Roma: per due giorni abbia- sport italiano, ma nessuno di noi, allora, poteva neanche immaginarlo. Tutti mo lasciato spazio ad una parte di noi che di solito resta nascosta. Ora la vita insieme siamo riusciti a non pensare solo agli ostacoli, alle difficoltà. Ci sia- quotidiana è ricominciata ma considerando com’è andata quando abbiamo mo focalizzati tutti, seppur con ruoli e responsabilità diverse, nel fare al me- sfilato le corazze, credo che potremmo avere fiducia e togliercele più spesso». Euler Hermes SIAC si apre alle adozioni a distanza Raphael e Juliet del Kenya, Nasma e Benedict della Tanzania, Stevia e Prince della Repubblica Centrafricana, Dileep Kumar e Praveena dell’Argentina; sono per il momento questi i nomi dei bambini adottati da Euler Hermes SIAC, tramite il programma di adozione a distanza sostenuto da Italia Solidale (www.italiasolidale.org), ONLUS privata, con sede a Roma, che si avvale della collaborazione di volontari presenti in tutto il mondo. Altri due bambini sono previsti a breve in 32 adozione, si attendono informazioni relativamente al progetto, infatti, che li vede coinvolti. A breve verrà creata una sezione dedicata sulla intranet aziendale in modo che sia possibile conoscere meglio i bambini adottati. Tramite i volontari delegati, arrivano periodicamente informazioni su ognuno di loro e a volte anche qualche foto. Chi volesse ricevere ulteriori informazioni o dare suggerimenti in merito a questa iniziativa può rivolgersi a Eliana Garritano o a Giorgio Spaccazocchi.