Settembre - Parrocchia di Sarnico Bergamo

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Settembre - Parrocchia di Sarnico Bergamo
LO SPORT COME
ESPERIENZA EDUCATIVA
(Papa Francesco)
ORARIO SANTE MESSE
SOMMARIO
Sabato o Vigilia di Festa
1 Copertina: Festa dello Sport - Foto San Marco
2 Sommario - Orario Sante Messe - Numeri telefonici
3 Anniversari ...particolari
4 Donne e uomini capaci di città
6 La Liturgia edifica la comunità a gloria di Dio solo
7 Festa di Santa Teresina di Lisieux - Comunicazione
8 Una benedizione silenziosa
10 Chiesa Universale e Chiesa Diocesana
14 Albert Einstein: La luce, ombra di Dio
16 Cerchiamo di darci una calmata
18 60° di sacerdozio: Don Franco, lo zingaro di Dio
19 Calendario e numeri utili
20 Una gita in montagna: padri in vacanza con i figli
21 Suor Giovanna dallo Zimbabwe
22 Sorella Acqua - Musigiocando
23 Siamo speciali: Incontri formativi sulla sessualità e l'identità
24 Cento candeline per nonna Elena
25 Laboratorio famiglie solidali
26Fotocronaca
28Arcobaleno
29Neolaureati
30 Associazione Anziani e Pensionati
31 Festa di Santa Croce: Una settimana magica
32 Le pagine del Comune
38 "Il Battello" riparte
39 L'ultima fatica di M. Dometti - La nuova fatica di G. Gaspari
40 L'infermiere oggi tra comunicazione, professionalità e formazione
42 Garibaldi e la religione nel corso dei "Fatti di Sarnico"
44 AVIS: Castagne arrosto ...da record
45 Sessanta e non sentirli ...Grazie Sarnico
46 Dalla Pro Loco - Sarnico
48 Attività del ASD Judo Sarnico
49 Il Teatro Piroscafo è pronto a salpare
50 Come eravamo
52Giansacella
53 Anagrafe parrocchiale
56 Foto storica anni '20: Marimonio Volpi - Ravagni
ore 8.00 - 16.00 (alla casa di riposo) -18.00 e 20.00
Festivo
ore 8.00 - 9.00 (in Ospedale) 9.30 - 11.00 18.00 e 20.00
Feriale
ore 8.00 - 16.00 e 20.00
Confessioni
Giovedì dalle ore 8.40 alle 10.40
Sabato dalle 19.00 alle 20.00 e nei giorni feriali,
su richiesta, prima o dopo la celebrazione delle
Messe
Segreteria
parrocchiale
Lun. - mer. - ven. dalle 9.00 alle 12.00
Mar. dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00
Giov. dalle 17.00 alle 19.00
Il prossimo numero de “il Porto” sarà in distribuzione da venerdì 30 ottobre 2015. Si raccomanda l'invio degli articoli in word
e delle immagini in Jpeg ad alta risoluzione, entro e non oltre
lunedì 19 ottobre 2015, a redazioneporto@parrocchiasarnico.
it o la consegna presso la casa parrocchiale.
Il materiale pervenuto oltre il limite stabilito potrà essere pubblicato solo nel mese successivo.
SETTEMBRE
2015
Direttore responsabile: Giuseppe Valli - Amministrazione: don Vittorio Rota - Casa parrocchiale
Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 1 del 14.01.1971
Stampa e inserzioni pubblicitarie: Tipografia Sebina Sarnico - Tel. 035 910 292
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Centro pr. ascolto 035 910916
Sala Giochi (Meulì) 035 912107
Cine Junior
035 910916
Centro Quader
035 912420
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Foto San Marco
Anniversari ...particolari
EDITORIALE
a cura del Parroco
don VITTORIO ROTA
"DONNE E UOMINI CAPACI DI CARITÀ"
«Cari fratelli e sorelle,
La Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere,
come ci ha testimoniato la vita della beata Madre Teresa di Calcutta, di cui ieri abbiamo ricordato l’anniversario della morte. Di fronte
alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla
morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una
speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”,
dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta.
Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è
combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello
alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di
tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere
una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia,
incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli
Vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano
4 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome
dell’Amore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Anche le due
parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie
di profughi».
(PAPA FRANCESCO: ANGELUS DEL 06.09.2015)
Ho voluto cominciare questo articolo, il primo del nuovo anno
pastorale, citando alla lettera le parole di Papa Francesco che
stanno suscitando tante discussioni. Egli suggerisce, in prossimità dell’anno Giubilare della Misericordia, un gesto forte e significativo: ospitare una famiglia di profughi.
Rispetto a come i giornali hanno riportato la notizia, tutti potete constatare una leggera differenza: Francesco parla di profughi, non di rifugiati1. Lo sguardo del pontefice non è solo per
chi cerca un “luogo sicuro, un rifugio”, ma per tutti coloro che
sono fuggiaschi, esuli e fuoriusciti dal proprio paese. E questa
“sottile differenza” è stata da sola sufficiente a generare molte
EDITORIALE
discussioni anche tra noi cristiani. Alcuni si sono schierati per un
“no!” deciso e fermo; altri hanno cominciato a porre distinzioni
“Rifugiati sì - Profughi no”; altri ancora si sono dichiarati disponibili ad accogliere solo dei nuclei familiari, non solo uomini o
solo donne. Ma la misericordia che Papa Francesco invita ad
esercitare non conosce argini, è la misericordia di Dio che non
può che raggiungere tutti gli uomini.
Ho provato a condividere la proposta di Papa Francesco con
alcuni collaboratori, così a livello informale: “per tastare il terreno”. La primissima reazione è stata il silenzio, forse non si
aspettavano che io introducessi repentinamente un discorso
così serio. Tutti hanno avvertito l’improvviso cambio di registro,
lo "scarto" che ha portato il discorso su un altro tono. Si sono
presi il tempo per riflettere: bene!
Le prime parole di risposta arrivano quando è evidente che la
mente di ciascuno ancora sta riflettendo: emergono per prime le preoccupazioni «logistiche»: dove? come? chi? quando?
Nessuno chiede «perché?»: credo sia segno di una disponibilità.
Cerco quindi di riportare il discorso sulla scelta di fondo: infatti
non siamo chiamati a decidere adesso (la complessa macchina
burocratica che si è messa in moto avrà bisogno dei suoi tempi), nel frattempo ci dichiariamo disponibili o no?
Si arriva così al cuore del problema: ciascuno dice la sua e gli
interventi convergono su una preoccupazione: «Siamo abbastanza forti per farlo?». Cioè abbiamo le capacità “umane” per
accogliere queste persone? Abbiamo forza e coerenza sufficienti per portare avanti questa iniziativa nonostante le (inevitabili) critiche? Negli occhi dei miei collaboratori ora si accende
la luce della “sfida”: è come se mi dicessero: «non abbiamo mai
fatto una cosa così, ma non possiamo tirarci indietro in nome
dei valori cristiani che condividiamo».
Avvertono le paure e le fatiche che ci aspettano, ma non si può
rimanere muti di fronte alle parole di Papa Francesco, non si
può volgere lo sguardo altrove.
Troppe volte ci hanno detto che il fenomeno dei migranti era
solo un’emergenza di alcuni mesi l’anno, quando il mare è transitabile per le condizioni climatiche. Troppe volte la politica non
ha saputo andare oltre la gestione dell’urgenza, anche se con
risultati a volte lodevoli. Nessuno in Europa ci ha aiutati a comprendere che il fenomeno non è più occasionale o limitato, ma
segna una svolta storica importante. Ora possiamo riempirci la
bocca con tutte le “dietrologie” che vogliamo, andando a cercare colpevoli e responsabili, (se siamo onesti, alla fine di questa
ricerca dovremmo scrivere anche il nostro nome...), possiamo
anche spulciare tra le contraddizioni delle leggi che anche il nostro Stato ha emanato in materia. Potremmo anche costruire
graduatorie di “urgenza” stabilendo chi deve essere aiutato pri-
ma o dopo... Ma alla fine dovremmo sempre trovare il coraggio
di guardare negli occhi un fratello sofferente e dirgli “non ti
voglio!”. Intendo dire che finché il fenomeno dei migranti - pur
riempiendo pagine di giornali e notiziari tv - è girato al largo
dal nostro paese, è stato facile prendere delle posizioni, anche
drastiche e nette. Credo invece che, se potessimo guardare
negli occhi queste persone, ascoltarne i drammi e coglierne le
speranze, sentiremmo che il Signore ci chiama proprio a farci
carico di loro. È arrivato il tempo di un agire nuovo, di mostrare
un volto umano, di manifestare senza vergogna che vogliamo
seguire il Vangelo!
Spendo le ultime righe di questa editoriale per sgombrare il
campo da due sospetti che spesso avvolgono l’argomento. Il
primo: come agisce la Chiesa? cosa fa? Il Vescovo Francesco,
presentando ai sacerdoti la sua nuova lettera pastorale “Donne
e Uomini capaci di Carità”, ha ricordato a tutti i presenti che
alla data dell’08 Settembre scorso nella nostra provincia erano
presenti 1195 persone straniere richiedenti asilo; tutte ospitate
in strutture ecclesiali (871 nei centri gestiti dalla Caritas, 125 in
quelli gestiti dall’associazione Ruah, e 199 ospiti nella cooperativa del Rinnovamento dello Spirito). Il secondo: ma allora la
Chiesa aiuta solo gli extra comunitari? I dati che riporto sono
quelli del nostro centro di ascolto in cui più del 50% degli aiuti
erogati (sotto varie forme) sono destinati ad italiani.
I miei collaboratori, alla fine, hanno parole di speranza che mi
invitano a condividere con tutti: “Ricordalo, Don: quando mettiamo il cestone per la raccolta viveri in fondo alla Chiesa, la
nostra gente lo riempie con generosità perché sa che ne facciamo buon uso. Sa che con quello aiuteremo extra comunitari e
anche tanti italiani. La generosità della nostra gente non verrà
meno se ospiteremo qualche profugo!”. E rubandomi un po’ le
parole di bocca, una collaboratrice chiude la discussione così:
“Non dobbiamo aver paura: siamo chiamati ad essere lievito
nella pasta”. Ha ragione: se operiamo nella carità e nella misericordia, il buon pane non mancherà sulla tavola di nessuno.
donvittorio
1
Titoli presi dalle versioni on-line: L’Eco di Bergamo: «Papa Francesco, appello all’Europa. Ogni parrocchia accolga i rifugiati». La
Repubblica: «Tutte le parrocchie ospitino rifugiati».
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 5
LITURGIA
di ENZO BIANCHI
LA LITURGIA EDIFICA LA COMUNITÀ
A GLORIA DI DIO SOLO
Un'autorevole voce del nostro tempo
descrive la comunità liturgica monastica.
La sua riflessione, tuttavia, crediamo che
abbia molto da dire anche alle nostre
assemblee liturgiche, e al nostro modo
di parteciparvi, come singoli e come
fratelli convocati insieme.
Per leggere in verità la vita di una comunità monastica bisogna
innanzitutto guardare all’assemblea liturgica. Essa costituisce la verità
di una comunità, il luogo di espressione della sua identità, il sito in
cui appare ciò che essa è e ciò che tende a essere. Nella liturgia la
comunità si pone davanti a Dio, perché si è sentita chiamata da Dio.
Ognuno è chiamato in assemblea, ognuno ha sentito dentro di sé la
voce di Dio che lo convocava personalmente, ognuno sente di fare
parte di una comunità radunata da Dio in un luogo preciso e in un
tempo preciso, “oggi” (Sal 95,7).
L’assemblea liturgica presenta fratelli e sorelle tutti vestiti in abito
bianco. Il volto di ciascuno è unico, è la sua identità, ma tutti insieme
si forma un corpo, una koinonía (comunione) di membri tutti uguali
in dignità, tutti in rapporto con il Signore, ma ciascuno con il suo
volto. L’abito comune è decisivo per comprendere l’assemblea
monastica: tutti, nessuno escluso, sono davanti a Dio, fratelli e
sorelle, e Dio vede il volto unico e diverso di ciascuno. Con l’abito
il monaco rinuncia a quell’individualismo che può apparire evidente
6 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
proprio nel modo di vestirsi; rinuncia alla singolarità perché esiste
per gli altri, anche visibilmente, innanzitutto in un insieme, in una
koinonía (comunione).
Nessun anonimato, perché il volto di ogni persona è irriducibile e
scoperto, ma l’abito manifesta la comunione nell’uguaglianza della
vocazione e della qualità di figli e figlie di Dio, dunque fratelli e sorelle.
Quando il monaco, per entrare nell’assemblea liturgica, indossa la
cocolla, egli ricorda la sua identità più profonda e così si prepara a
mettersi davanti al Signore. Il primo atto nell’entrare in assemblea è
l’inchino profondo, l’adorazione convinta e consapevole del Signore
di fronte al quale si sta (cf. 1Re 17,1; 18,15, ecc.): ecco tutti davanti
a Dio, il Signore! Tra di essi c’è un “primo” (Mc 10,44; Mt 20,27), il
servo di tutti, che tiene il primo posto nell’assemblea e può portare
un segno del suo servizio, la croce. Ma egli pure è davanti a Dio,
con la stessa dignità di tutti gli altri: di loro però, di ciascuno di loro,
deve “rendere conto a Dio” (cf. RB2,34.37.38; 3,11; 31,9; 63,2;
64,7; 65,22; RBo 30), e questo non lo può dimenticare, soprattutto
quando presiede l’assemblea liturgica.
L’assemblea liturgica nelle chiese cristiane è sempre pubblica, non
si celebra come quella delle sette… È sempre un’assemblea che
può essere vista, perché non solo non ha nulla da nascondere, ma è
chiamata a manifestare, ad annunciare il mistero cristiano, cioè Cristo
presente come Kýrios (Signore) nella sua chiesa. Questa qualità
pubblica è molto importante, e chi partecipa all’assemblea liturgica
deve esserne consapevole: meglio altrimenti non parteciparvi. Non
basta “essere là”, occorre essere vigilanti, anche quando tentati dal
sonno o dall’intontimento, occorre “partecipare” a ciò che è detto
LITURGIA
e fatto da tutta l’assemblea.
Una passività nella partecipazione menoma la vita del corpo, lo
indebolisce e crea in esso una divisione. Non cantare, non rispondere
nel dialogo liturgico, vagare con la mente altrove, lasciare che la
tiepidezza invada il cuore è una contraddizione grave nei confronti
del Signore ma anche nei confronti della comunione. Nella sua
Regola Benedetto, come già Pacomio e Cassiano, appare molto
severo sulle mancanze di attenzione e di partecipazione alla liturgia
(cf. RB 45), perché errori e inadempienze feriscono l’assemblea.
Per questo occorre che ciascuno partecipi all’assemblea liturgica
nella sua verità e nelle sue capacità, e se non ha capacità per certi
interventi in assemblea, una volta verificata con pazienza la sua
inadeguatezza, sappia chiedere di essere esonerato dal servizio,
riconoscendo con umiltà le proprie capacità o incapacità. Tutti
devono partecipare alla liturgia, ma i modi sono diversi, a seconda
dei gradi dell’ordo ecclesiae (l'organizzazione della Chiesa) e dei
doni ricevuti.
Proprio il carattere pubblico della liturgia dice che essa è luogo
di oggettività, in cui appare ciò che uno è, ciò che la comunità è,
nelle sue debolezze e nelle sue forze. La verità a volte è faticosa da
sostenere, ma senza la verità facilmente si attesta la simulazione, e
la simulazione porta all’ipocrisia, cioè alla menzogna organizzata per
apparire, per far vedere, per sembrare ciò che non si è. Dunque,
nessun tentativo di forzare la realtà oggettiva dei doni di ciascuno e
dei doni della comunità. Infine, occorre ricordare che la liturgia ha
una sua oggettività che non deve essere contraddetta da sentimenti,
emozioni, affetti. Deve leggere chi legge bene e si fa capire, non chi
non sa leggere ma piace personalmente a qualcuno.
Deve cantare da solista chi sa cantare bene e non chi vuole cantare
o chi, se canta, procura piacere a qualcuno. Anche su questo
Benedetto è chiaro: “Non ardisca (praesumat) cantare o leggere se
non chi può compiere questo ufficio edificando quelli che ascoltano” (RB
47,3). C’è un’oggettività del rito che deve essere rispettata, e l’ars
celebrandi (l'arte di celebrare) esige competenza e stile. Qui sta
l’adorazione del Signore: nel riconoscere la sua gloria, il suo peso,
capace di determinare la nostra liturgia, che è a sua gloria ma anche
a edificazione della comunità.
FESTA DI S.TERESINA DI LISIEUX
Contrada di Fosio Parrocchia di Sarnico
MERCOLEDI’ 30 SETTEMBRE
Ore 19.00 CENA COMUNITARIA
presso Agriturismo Cascina Oglio
(Prezzo fisso e prenotazione obbligatoria entro il 27.09)
GIOVEDI’ 1 OTTOBRE
SOLENNITA’ S. TERESA DI LISIEUX
Ore 16.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA
presso la Chiesa di Fosio
Ore 18.30 recita del S. ROSARIO
presso la Chiesa di Fosio
Ore 19.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA
con PROCESSIONE nella frazione
COMUNICAZIONE
Per gli amici di don Sergio Gamberoni che volessero mettersi in contatto con lui, il nuovo indirizzo
è il seguente:
Padre Sergio Gamberoni
Seminario San Luis
Calle Eufronio Viscarra 1137
Casilla postale 6484
COCHABAMBA – Bolivia
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 7
COMUNITÀ
a cura di CIVIS
Foto San Marco
Sette coppie di sposi in fila sul sagrato della nostra chiesa parrocchiale con le spose in bianco e gli sposi in abito da cerimonia,
non è una cosa diciamo ...comune, che si vede tutti i giorni, ma se
avvicinandoci ci accorgiamo che sono ...cinesi la cosa comincia a
stupire maggiormente. La Cina è il paese più ateo al mondo: quasi
la metà degli abitanti non crede in alcun Dio. In questo paese dove
il governo è ufficialmente ateo, i cattolici sono circa 33 milioni su
1,3 miliardi di persone. È un martedì mattina di settembre, c'è
poca gente in giro, ma il fatto singolare è che dopo un po' entrano in chiesa, un ottimo organista intona la marcia nuziale di Mendelssohn e il Parroco don Vittorio li attende sorridente in cima ai
gradini del presbiterio.
«Ghè argòt che quadra mia», dice qualcuno stupito. Gli sposi infatti
non salgono all’altare ma si fermano nella prime file di banchi opportunamente ornate.
Questo parroco mi ha già più volte stupito, non mi sorprenderei
sentirlo anche parlare in cinese. Se ci fosse stato don Luciano sicuramente qualche termine in bergamasco l’avrebbe detto anche
ai cinesi. Invece no, comincia a parlare italiano, scandisce piano le
parole fermandosi al termine della frase per dare tempo all’interprete di tradurre. Vi propongo quasi integralmente il suo discorso
e poi chiariremo l’enigma.
«Buongiorno e benvenuti. Vi trovate in una casa… i cristiani, sin dall’i8 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
UNA BENEDIZIONE...
SILENZIOSA
nizio pregano in una casa. All’inizio era la casa di un amico di Gesù,
di un discepolo, una casa semplice, umile che col passare dei secoli
è diventata un edificio costruito vicino alle case degli uomini. La casa
che vi accoglie oggi e che si chiama chiesa, è stata costruita trecentocinquant’anni fa con uno stile artistico che a quel tempo in Europa
era dominante: il Barocco. Ogni stile artistico è l’espressione di una
spiritualità, di un modo di vivere la propria fede. Il Barocco nasce in
Francia alla fine del 1600 quando l’Europa dopo 100 anni di guerra
aveva ritrovato un po’ di pace per cui le chiese vengono costruite in uno
stile, quello Barocco, che deve esprimere gioia, felicità. […] Lo stile Barocco ha un’idea fondamentale: quella della leggerezza, questa chiesa
è molto imponente ma chi entra deve sperimentare invece un senso
di leggerezza dove il soffitto non si deve vedere, c’è …ma non si deve
vedere, deve essere i cielo che è sceso vicino a noi e se il soffitto non c’è
è perché Dio (Shàngdì in cinese) è vicino e se Dio è vicino avremo pace,
prosperità, benessere e salute. Sul soffitto di questa chiesa vedete molti dipinti che raffigurano la storia di Gesù e dei Santi, in particolare di
quelli importanti per questa comunità, ebbene ogni dipinto è come una
finestra aperta sul cielo.
[…] L’altra caratteristica dello stile Barocco è l’uso dell’oro che è il
metallo di Dio, quando Dio è vicino tutto brilla come l’oro. Inoltre riflette
molto bene la luce aumentando la luminosità dell’ambiente. I cristiani
che hanno costruito questa chiesa erano convinti che Dio è vicino, que-
sta è la casa di Dio ed è vicina alle nostre case. Dio è con noi. Questo
esprime gioia.
[…] Nel 1700 sono state costruite tante chiese in stile Barocco, la
chiesa di San Pietro a Roma è in stile Barocco e ci racconta un’altra
caratteristica di questo stile ed è l’idea delle proporzioni. Se prendiamo
le misure di questa chiesa scopriamo che è molto più grande di quel
che sembra. La regola delle proporzioni però fa sembrare tutto adatto
a noi che l’abitiamo. Le chiese barocche sono a misura d’uomo. Nelle
chiese gotiche l’uomo si sente piccolo rispetto all’ambiente, in quelle
barocche si sente a suo agio al centro con Dio vicino a lui. I due princìpi
della fede cristiana. Dal 1700 questa chiesa si è arricchita di decorazioni, dipinti e affreschi, ci si è però dimenticati che Dio è qui ed è
rimasto al centro solo l’uomo. Oggi entrando in una chiesa Barocca ci
si guarda attorno ammirando le cose belle che ci sono e solo alla fine
ci si ricorda che Dio è presente. […] a noi oggi rimane un tesoro di
bellezza che deve aiutarci a ricordare che Dio è qui, Dio è la bellezza
più grande».
di Gesù. Diventato ragazzo di 14, 15 anni tornerà in questa chiesa
per ricevere il sacramento della Cresima con il quale riceve la forza
dell’amore di Dio: lo Spirito Santo perché diventi capace, con l’amore
di Dio, di fare le scelte importanti della propria vita. Diventato uomo
troverà una fidanzata e assieme a lei verrà in chiesa per il matrimonio
che per noi è un sacramento e vuol dire che Dio agisce nella decisione
di un uomo di prendere una donna come moglie e quella di una donna
di prendere un uomo come marito. Per noi il matrimonio non è l’amore
tra due persone ma fra tre: Dio, il marito e la moglie.
L’amore umano può spegnersi, ma non l’amore di Dio che rende vivo
l’amore fra gli sposi.
Ogni domenica, in questa chiesa, viene celebrata la Santa Messa. Ci
troviamo insieme nella gioia facendo alcuni canti, ascoltiamo il Vangelo,
la parola di Dio, del Signore Gesù, presentiamo sull’altare pane e vino,
chiediamo a Dio di cambiare quel pane e quel vino nel corpo e nel
sangue di Gesù e poi mangiamo quel pane e beviamo quel vino. Dio
diventa cibo per la nostra vita e l’amore di Dio la nutre. Questo è il
momento più altro della fede cristiana, è l’appuntamento che i cristiani
Sono meravigliato della semplicità e dell’efficacia di quanto sta non possono mancare. Quello che celebriamo qui ogni domenica, deve
spiegando anche se rimango dubbioso su cosa effettivamente aiutarci a vivere come ha vissuto Gesù, nella nostra comunità, tutti i
comprenderanno delle parole di don Vittorio che, dopo aver il- giorni della settimana. Ogni domenica facciamo memoria dell’amore
lustrato le opere d’arte presenti nella chiesa, si sofferma poi sulla che Dio ha per noi, per impegnarci ad amare anche gli altri. Qui ricespiegazione del Tabernacolo, “la piccola casetta” di Dio dove cu- viamo il perdono di Gesù e così possiamo perdonare anche gli altri, qui
stodiamo l‘Eucarestia. Ed è qui, ed è l’unica volta che lo fa, che ascoltiamo la parola buona di Gesù, così possiamo dare una parola
l’interprete chiede: «Può spiegare meglio prego?»
buona anche a tutti gli altri. La vita cristiana è molto semplice, ma
«Nel tabernacolo, noi custodiamo il corpo di Gesù. Questo altare pesa richiede ogni giorno un po’ d’impegno. Uscire dal nostro egoismo, per
tanto, ma sembra leggero perché è ricco di fiori e dice che Dio è la roc- amarci gli uni e gli altri».
cia sulla quale dobbiamo costruire la nostra vita e se ci appoggiamo a
lui la nostra vita fiorisce. […] Essere cristiani per noi significa confron- Terminata la cerimonia don Vittorio impartisce la benedizione.
tarci con Gesù che è qui presente. Gesù è figlio di Dio che è diventato Una benedizione silenziosa, per rispetto nei confronti dei non creuomo come noi ed è morto per noi sulla croce ed è tornato in vita e denti o dei credenti di altre religioni, nel silenzio, a ciascuno di loro,
con questa offerta di sé ha salvato l’umanità. Questo è il fondamento rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di
della nostra fede».
loro è figlio di Dio.
Dopo le foto di rito lo raggiungo in Sacrestia.
Più sento parlare don Vittorio, più comincio a capire il senso dell’evento a cui sto assistendo, chiedo lumi ad una gentile signora con «L’occasione della visita dell’imprenditore cinese ai cantieri Riva è digli occhi a mandorla che parla uno stentato italiano e mi spiega che ventata l’opportunità perché alcuni suoi collaboratori esprimessero il
le coppie festeggiano l’anniversario di matrimonio, ma la difficoltà desiderio non solo di visitare le cose artistiche del territorio, ma di cononel parlare la nostra lingua le impedisce di farmi capire perché scere qualcosa della fede cristiana. I cinesi conoscono la fede cristiana
siano in questo luogo. Mi conferma però che non sono cristiani.
molto poco ma hanno molta curiosità. L’occasione quindi è stata quella
degli anniversari celebrati da queste sette coppie. Loro hanno già re«Ogni anno, a Pasqua, noi celebriamo questo mistero per ricordare gistrato il matrimonio civile in Cina però volevano conoscere la fede
quanto è grande l’amore che Dio ha per noi. Egli non vuole che nes- cristiana e cos’è il matrimonio per la fede cristiana. La benedizione è
suno si perda a causa del male, ma che tutti raggiungano il paradiso sempre possibile, sono figli di Dio. Il Vescovo l’ha pienamente autorizdove ci sarà una felicità eterna. Per fare questo ascoltiamo tutti i giorni zata e naturalmente è stato informato di questa opportunità e anzi
il Vangelo, il racconto della vita di Gesù e cerchiamo di conformare la so che anche lui questa mattina probabilmente avrà ricordato questa
nostra vista alla Sua: essere buoni e come lui essere capaci di amare e cosa un po’ particolare che forse segna anche… l’inizio di una cosa
di perdonare. Gesù ci ha detto che l’amore di Dio non si spegne mai e che potrebbe essere anche un po’ più duratura. Perché, ripeto, gli interanche quando sbaglio Dio mi vuol bene. Ma noi non amiamo Gesù per preti cinesi che ho incontrato in queste settimane mi hanno più volte
paura dell’inferno, ma perché lui ci ama per primo.
manifestato davvero molta curiosità nei confronti della fede cristiana,
Quando un uomo e una donna hanno un bambino, lo portano subito un po’ perché la vedono anche nei film americani che li raggiungono e
in chiesa perché riceva il sacramento del Battesimo entrando così a far un po’ perché il lavoro dei missionari in Cina è molto significativo e non
parte della comunità dei cristiani. I genitori cominciano a raccontargli ha raggiunto, credo, capillarmente i villaggi, ma ha dato però ai cinesi
qualcosa di Gesù. All’età di 8 o 9 anni, può accostarsi a ricevere per l’opportunità di conoscere l’aspetto della civiltà cattolica».
la prima volta il pane e il vino che sono il vero corpo e il vero sangue
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 9
CHIESA UNIVERSALE
da AVVENIRE
«La difesa del creato
inizia da noi stessi»
Il Papa ha presieduto la Liturgia della Parola
Cantalamessa: necessario un cambiamento
È stata una liturgia sobria e intensa quella con cui in San Pietro si
è celebrata la prima Giornata mondiale di preghiera per la cura
del creato. Una liturgia della Parola presieduta da Papa Francesco
che ha istituito la Giornata sulla scia della Chiesa Ortodossa che
già da tempo dedica il 1° settembre a questa intenzione speciale
di preghiera. E la celebrazione ha avuto anche una forte impronta
ecumenica testimoniata dalla nutrita rappresentanza delle Chiese
e comunità cristiane che ha preso posto nelle prime file della Basilica Vaticana. Rappresentanti che il Pontefice ha significativamente
voluto salutare di persona, uno ad uno, alla fine della cerimonia.
Papa Francesco ha letto l’orazione iniziale (corrispondente alla Preghiera cristiana per il creato proposta in chiusura della sua enciclica
“Laudato si’”) e quella conclusiva, prima della benedizione finale.
L’Omelia, ricca di spunti, è stata tenuta dal predicatore della Casa
Pontificia, il cappuccino Padre Raniero Cantalamessa.
Il religioso ha ricordato «come Dio è il dominus dell’uomo, così
l’uomo deve essere il dominus del resto del creato, cioè responsabile di esso e suo custode». E ha ribadito che «accanto alla grande
affermazione che uomini e cose provengono da un unico principio», il racconto biblico mette in luce «una gerarchia di importanza
che è la gerarchia stessa della vita e che vediamo inscritta in tutta
la natura».
Così «il minerale serve al vegetale che di esso si nutre, il vegetale
serve all’animale, e tutte tre servono alla creatura razionale che è
l’uomo».
Una gerarchia, questa, che «è per la vita, non contro di essa». Padre Cantalamessa ha poi insistito che «nessuno può servire seriamente la causa della salvaguardia del Creato se non ha il coraggio di
puntare il dito contro l’accumulo di ricchezze esagerate nelle mani
di pochi contro il denaro che ne è la misura». E ha osservato che
la salvaguardia del creato, come la pace, si fa «”artigianalmente”,
cominciando subito da se stessi».
E concludendo ha immaginato che se venisse oggi il santo di Assisi
aggiungerebbe un’altra strofa ancora al suo celebre Cantico delle
Creature. E cioè: «Laudato sii, mi Signore, per tutti quelli che lavorano per proteggere nostra sorella madre Terra, scienziati, politici,
capi di tutte le religioni e uomini di buona volontà.
Laudato sii, mi Signore per colui che, insieme con il mio nome,
ha preso anche il mio messaggio e lo sta portando oggi a tutto il
mondo».
10 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
Il Papa: Teologi non separate
dottrina e pastorale
Teologo è del popolo, credente, profeta - Memoria. Studio e
preghiera intrecciati alla concretezza della vita, dell’annuncio di Cristo.
È la sfida che Papa Francesco ha ribadito ai tanti teologi riuniti per il
Congresso internazionale a Buenos Aires. Il teologo è principalmente
figlio del suo popolo – ha spiegato – che “incontra le persone, le storie”, conosce “la tradizione”. “È l’uomo che impara ad apprezzare quello
che ha ricevuto come un segno della presenza di Dio”. Il teologo “è un
credente” – ha proseguito – “ che ha esperienza di Gesù Cristo e ha
scoperto che senza di Lui non può vivere”. Il teologo è un profeta perché riflettendo “la tradizione che ha ricevuto dalla Chiesa”, mantiene
viva la consapevolezza del passato” creando l’invito al futuro in cui Gesù
sconfigge l’autoreferenzialità e la mancanza di “speranza”. Centrale è la
preghiera, via e realtà “tra passato e presente e il futuro”.
La memoria della Tradizione - Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di recuperare “la memoria del passaggio di Dio” nella “vita della Chiesa” per sconfiggere le divisioni e tentazioni. Ha tracciato il legame
tra tradizione e presente, tra studio e testimonianza in un “Cattolicesimo” che abbraccia tutto il tempo per poter essere “vero” e “autentico”.
Centrale è la tradizione della Chiesa definita “fiume vivo” che risale alle
origini e si proietta verso il futuro, che “irriga” terre diverse e “alimenta”
varie aree del mondo.
Relativismo e dignità della persona - In questo senso il compito del teologo è “di discernere”, “riflettere” su cosa significhi essere
cristiano oggi. Perché – spiega il Papa – il cristiano di oggi in Argentina
non è so stesso di 100 anni fa e non lo è allo stesso modo “in India, in
Canada, a Roma”. Ha ribadito la via del Vangelo, che “continua ad essere
presente per placare la sete” “del popolo” e che permette di allontanare
due grandi “tentazioni”: quello che condanna ogni cosa rifugiandosi “nel
conservatorismo o nel fondamentalismo” e quello che consacra tutte le
novità, tutto ciò cha ha un “nuovo gusto”, relativizzando “la saggezza”.
Dottrina e pastorale - In questo contesto – ha proseguito – lo studio della teologia acquista un valore di “primaria importanza”, ma ha
chiarito che non può esistere il concetto di mera “dottrina” “staccata
dalla pastorale” e indicando i padri della Chiesa come “Ireneo, Agostino, Basilio, Ambrogio” ha rimarcato che sono stati grandi teologi perché
erano grandi pastori”. Quindi è tornato a ribadire la necessità dell’incontro, con le famiglie, i poveri, gli afflitti, le periferie, vie per una “migliore
comprensione della fede”.
CHIESA UNIVERSALE
Mai rassegnarsi alla guerra:
la pace è sempre possibile
A Tirana l’incontro organizzato dalla
Comunità di Sant’Egidio
Papa Francesco: negli
Stati Uniti vicino alla gente
«Siamo tutti creati per l’amicizia sociale»
Potervi incontrare mi riempie di speranza. Prego per voi, per tutto il popolo americano, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie. Così
Papa Francesco ha salutato i cattolici statunitensi in vista del prossimo
viaggio che dal 22 al 27 settembre lo porterà a Washington, New York
e Filadelfia. Il Pontefice lo ha fatto in conclusione della videoconferenza
trasmessa la sera quando in Italia era già notte, dalla rete televisiva Abc.
«Per me- ha sottolineato il Pontefice parlando del viaggio – è molto
importante perché incontrerò voi, cittadini degli Stati Uniti che avete la
vostra storia, le vostre virtù. Gioie e tristezze, i vostri problemi come
tutti». «Io – ha spiegato – sono al servizio di tutte le Chiese e di tutti gli
uomini e le donne di buona volontà. Per me c’è una cosa che è molto
importante, ed è la vicinanza. Per me è difficile non stare vicino alla
gente. Invece, quando mi avvicino alla gente, come farò con voi, mi risulta più facile capirla e aiutarla nel cammino della vita. Perciò è molto
importante questo viaggio, per stare vicino al vostro cammino e alla vostra storia». Queste parole il Papa le ha pronunciate in collegamento via
satellite, insieme al conduttore David Miur di World neus tonight, con
Los Angeles dov’erano riunite persone che vivono in diverse strutture
di accoglienza per poveri e senzatetto. In novanta minuti di trasmissione
il vescovo di Roma, parlando in spagnolo con qualche battuta in inglese,
ha interloquito anche con altri due diversi gruppi. Con gli studenti del
collegio Gesuita Cristo Re, nel centro storico di Chicago, che si dedica
alla formazione di giovani poveri ed emarginati. E con fedeli della parrocchia del Sacro Cuore di McAllen, in Texas. Il Papa ha confidato che
dai giovani si attende che «non camminino soli nella vita» che lo facciano «ben accompagnati», «tenuti per mano da Gesù» e dalla Vergine. E
«che camminino con coraggio». «Non abbiate paura delle difficoltà».
Collegandosi poi con il Texas il Pontefice ha risposto a Riccardo, immigrato a 4 anni. «Il mondo – ha detto – deve prendere più coscienza che
lo sfruttamento l’uno dell’altro non è un cammino. Siamo tutti creati
per l’amicizia sociale».Verso la fine della trasmissione Papa Francesco ha
voluto «ringraziare le religiose degli Stati Uniti» per il lavoro grandioso
che svolgono. «Siate coraggiose – ha aggiunto – Andate avanti sempre
in prima linea. E vi dico un’altra cosa – sta male che lo dica il Papa? Non
lo so – vi voglio molto bene».
Se lo dicono, lo ripetono, insistono, se non nascondono la loro preoccupazione, non può non essere vero. Perché le loro sono antenne sensibili, disseminate ovunque nel mondo.
«Non rassegniamoci!» esclama Papa Francesco nel suo messaggio.
In perfetta sintonia con lui si ritrova Andrea Riccardi: «Oggi qualcosa ci preoccupa, e molto: la diffusa rassegnazione a subire la storia
di violenza, terrorismo, guerra.
Come fenomeni inarrestabili. Come la pace fosse un’utopia perduta nel secolo passato». Le prime due giornate dell’Incontro internazionale, organizzato a Tirana dalla Comunità di Sant’Egidio con
le Chiese cattolica e ortodossa d’Albania, sono state la ripetizione
instancabile del titolo: “La pace è sempre possibile”.
Lo ripetono con le parole, un singolare coro di voci cristiane – cattoliche, protestanti, ortodosse – musulmane, ebree, indù, scintoiste
e buddiste. E lo dimostrano con i fatti, attraverso le testimonianze
di pace conquistate.
È il caso, del panel condotto dal sottosegretario Mario Giro tra
governo e il Fronte di liberazione islamico Moro ha richiesto la bellezza di 17 anni di trattative: la pace è possibile purché si abbiano
infinita pazienza e gigantesca tenacia.
Dopo 50 mila morti e un milione di profughi «pensavamo che
la pace non fosse possibile», e invece siamo passati «dalla guerra
senza quartiere alla fiducia senza quartiere». “La pace è sempre
possibile” suona come «protesta contro la guerra e la rassegnazione». Papa Francesco nel suo messaggio: «Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra! E non possiamo restare indifferenti di fronte a
chi soffre per la guerra e la violenza».
Ed era singolare che una terza voce autorevole si aggiungesse, quella del presidente italiano Sergio Mattarella: «la risposta delle nazioni
democratiche non può essere la chiusura e l’arroccamento».
La pace è possibile ma richiede costruttori infaticabili capaci di mai
rassegnarsi. Non è un caso che Sant’Egidio abbia convocato tutti
qui in Albania, dove fino a 25 anni fa la speranza di cambiare appariva assurda.
Credenti mai rassegnati, e tutti con la stessa preoccupazione ne
confronti dell’egocentrismo, che per l’Arcivescovo Anastasios, primate d’Albania, è il pericolo numero uno: «Il contrario della pace
non è la guerra ma l’egocentrismo: individuale, collettivo, etnico,
razziale.
L’egocentrismo muove le varie forme di violenza che uccidono in
diversi modi la pace». L’antidoto? «Il rafforzamento dell’amore».
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 11
CHIESA DIOCESANA
da L'ECO DI BERGAMO
Festa di Sant’Alessandro
«Abbracciamo chi
arriva e bussa alla
nostra porta»
Il vescovo ha ricordato i martiri
cristiani e i migranti
«Oggi la gratitudine è una merce rara»
Ai vicini e ai lontani, chi dalla nostra terra è partito e a chi per la fede
ha subito il martirio. Il pensiero del vescovo Francesco Beschi, durante il
Pontificale celebrato in cattedrale, prende la forma di un grande abbraccio che supera i confini della nostra diocesi, perché la festa di Sant’Alessandro possa dare significato alla vita di tutti coloro che in modi diversi
hanno un legame con la nostra città. Monsignor Beschi ha presieduto la
solenne celebrazione e intense sono state le sue parole all’omelia. Il primo pensiero è andato ai martiri cristiani contemporanei. Mancano pochi
giorni alla beatificazione di un martire bergamasco, don Sandro Dordi,
che il vescovo ha voluto ancora una volta ricordare. «È un nostro sacerdote che è cresciuto nelle nostre famiglie e nelle nostre parrocchie, nel
Seminario e nella comunità del Paradiso, che ha percorso le strade della
Svizzera e del Perù dove il Signore lo ha chiamato ad offrire la suprema
testimonianza». Monsignor Beschi ha accennato al suo recente viaggio
in Bolivia e Brasile.«Ogni volta che torno da questi viaggi porto in cuore
una ricchezza di fede alimentata dalla loro generosità». Monsignor Beschi non dimentica «tutte le persone che da altri Paesi del mondo sono
venute e stanno arrivando nella nostra terra. Non sono nati qui, ma
hanno bussato e bussano alla porta della nostra ospitalità». L’omelia ha
posto poi in evidenza il tema della gratitudine, che è stato la traccia condivisa nelle iniziative religiose e civili della festa patronale di quest’anno.
Davanti alle autorità civili, militari, giudiziarie, e ai rappresentanti della
cultura e delle istituzioni bergamasche, presenti in Duomo monsignor
Beschi lancia una provocazione più alta. «Guardando al mondo dei rappresentanti sociali, politici, economici e istituzionali, chiedo: è possibile
vivere la gratitudine nell’ambito della costruzione della città?» «Non è
facile trovare spazio per la gratitudine, non è facile praticarla quando
viene tentata dalla visione in cui tutto si compra e si vende, si rivendica
e si pretende, in cui gli spazi dei diritti individuali si allargano a dismisura.
La gratitudine diventa così merce rara». «Come alimentarla allora? Tre
sono le azioni che monsignor Beschi suggerisce: ricordare, riconoscere
e ridonare ». L’invito finale a praticare la gratitudine nella semplicità delle
azioni quotidiane e nella complessità delle relazioni che si sviluppano in
una città. «Pensiamo sia un di più, rispetto ai bisogni e alle responsabilità impellenti, ma questo di più è proprio ciò che serve. Il dovere non
esclude il dono e la gratuità». Alla celebrazione erano presenti anche
i vescovi Lino Belotti, Gaetano Bonicelli, Maurizio Malvestiti, Giuseppe
Merisi, Bruno Foresti, Serafino Spreafico, l’abate di Pontida e il vicario
generale. In cattedrale numerose autorità.
12 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
In preghiera dall’Isola
alla Valle Imagna
Mille in cammino:
«Grazie per il Creato»
Di notte da Sotto il Monte fino al
Santuario della Cornabusa, dove
sono stati accolti dal vescovo
Monsignor Beschi: «L’universo è un
dono di Dio, non va solo contemplato ma custodito con intelligenza e creatività»
«Donne e uomini capaci di carità».
Prende il nome della prossima lettera pastorale del vescovo Francesco
Beschi per il prossimo anno pastorale il pellegrinaggio notturno per il
santuario della Madonna della Cornabura. Circa 25 chilometri di cammino in preghiera nella notte, da Sotto il Monte al santuario della Cornabusa a Sant’Omobono, dall’Isola alla Valle Imagna, per celebrare la
decima Giornata del Creato.
Il pellegrinaggio notturno diocesano, voluto dal vescovo Francesco Beschi, ha visto la partecipazione di un migliaio di persone in marcia per
quasi otto ore. Preghiere, letture di brani dell’Enciclica «Laudato sì» e
momenti di silenzio hanno caratterizzato i passi del gruppo, accompagnato da don Cristiano Re e da don Gianluca Salvi, direttori degli Uffici
diocesani per la pastorale sociale e dei pellegrinaggi, che hanno curato
la preparazione e lo svolgimento dell’iniziativa.
Ad aprire il lungo corteo la grande croce di legno, consegnata nella notte di sabato dal vicario generale monsignor Davide Pelucchi e portata
sulle spalle da piccoli gruppi che si sono alternati sul percorso.
Lungo la Valle Imagna in molti si sono uniti al già numeroso gruppo iniziale e in centinaia, già dalle prime ore del mattino, erano nel santuario
in preghiera in attesa dei pellegrini.
L’ingresso della croce sul sagrato è stato sottolineato da un applauso. Il
vescovo dall’altare ha accolto e salutato con profonda riconoscenza i fe-
CHIESA DIOCESANA
Quei due colpi contro don
Sandro prete dei poveri
Nel 1991 il sacerdote di Gromo
San Marino veniva ucciso dai guerriglieri
A dicembre sarà beato
deli che hanno gremito il santuario ricavato nella roccia, in molti hanno
occupato anche il sagrato.
Affettuose le prime parole di monsignor Beschi davanti alla stanchezza
di chi aveva trascorso la notte in cammino. «Cari pellegrini, riposate
pure, copritevi bene e anche se vi addormentate in piedi sarà una bella
preghiera che il Signore gradirà ugualmente».
Nell’omelia è entrato nella profondità del significato di un’esperienza
corale vissuta in modo così intenso. «Avete visto la bellezza della notte
e la meraviglia dell’alba, avete ripercorso le orme di Papa Giovanni per
giungere in un santuario creato dalla natura».
Il vescovo ne ha evidenziato il valore di testimonianza preziosa. «Siamo
testimoni di un amore che fa dell’universo un dono. Ciò che di meraviglioso ci circonda, il mondo, la natura e l’ambiente, è dono di Dio».
Un richiamo quindi alla responsabilità comune: «Non sia per noi solo
un dono da contemplare, ma di coltivare e custodire anche attraverso
le doti umane dell’intelligenza e della creatività».
Le parole conclusive hanno posto l’attenzione sull’uomo «che non può
essere separato dalla creazione, di cui non solo ne è parte, ma di cui è
l’espressione più alta». «Il creato non è la mia casa, ma la nostra casa - ha
proseguito a voce più alta -. Non possiamo pensare di sfruttare solo per
noi quello che è stato creato per essere di tutti.
Noi in Occidente abbiamo una responsabilità maggiore in questo senso.
La casa della creazione è casa di tutti e insieme la vogliamo abitare e custodire». Più volte ha richiamato lo parole di Papa Francesco riguardo
alla cura dell’uomo e dell’ambiente, per «un’ecologia integrale».
«Spesso le conseguenze del degrado dell’ambiente hanno alimentato alcune condizioni di povertà e là dove vi è poca considerazione
la dignità della persona umana si perde anche il valore del creato».
Essere pellegrini nella Giornata del Creato acquista un senso profondo. «Nel cammino testimoniate la capacità di gustare i doni della
natura e di esercitare la responsabilità verso quella casa di tutti che
siamo chiamati ad abitare senza che nessuno sia escluso».
Al termine don Salvi ha ringraziato i pellegrini e ha dato l’appuntamento al prossimo anno ancora alla Cornabusa.
Il vescovo ha aggiunto, prima della benedizione, l’invito a continuare
il pellegrinaggio della vita con gli stessi sentimenti che hanno attraversato l’esperienza della scorsa notte. Don Cristiano Re, a pellegrinaggio concluso, sottolinea alcuni tratti importanti dell’esperienza:
«Camminare vicini crea relazione anche attraverso la preghiera. Si è
creato un clima di pace di grande condivisione.
Abbiamo celebrato e ringraziato per il Creato abitandolo in maniera forte, nella notte e nell’alba, sotto le stelle e sotto il sale.
Ci abbiamo camminato dentro, abbiamo attraversato le bellezze
della natura e soprattutto l’abbiamo vissuto insieme».
Ero arrivato in Perù per salutare padre Giovanni Bigoni, missionario monfortano di Ardesio e amico d’infanzia. Improvvisamente arrivò una telefonata e la notizia esplose come una bomba tra le mura di quell’austero
edificio. «Hanno ucciso don Sandro».
Si sapeva ancora poco, ma quello che era certo era che un commando di
Sendero Luminoso aveva sequestrato e ucciso don Sandro Dordi, parroco di Santa, uno dei tanti paesi della costa peruviana affidati alle cure dei
missionari italiani.
Avevo noleggiato un auto .. Arrivammo a Santa che era già buio e ci recammo subito nella chiesa del paese, dove era stato portato il corpo di
don Santo. Una folla immensa si era già radunata per salutarlo. La bara era
vegliata da quattro giovani e la gente attorno pregava, portava fiori. Era il
pomeriggio del 25 agosto 1991.
Don Sandro con una Toyota gialla si stava recando nella solita frazione di
Vinzos, dove era atteso per la S. Messa. Dietro una curva , due terroristi
balzarono fuori dai cespugli. Erano armati. Victor Tolentino era uno dei
catechisti che erano con lui.
Era ancora sotto choc, ma riuscì a raccontarmi: L’intenzione era quella di
far salire padre Sandro sul retro della macchina. Probabilmente volevano
ucciderlo da qualche altra parte.
Il Padre non volle però muoversi. Si limitò ad alzare le braccia ripetendo la
frase: «No, per favore». Poi l’assalitore, alzò la pistola ed esplose due colpi,
alla testa e al cuore. Tolentino faceva fatica a parlare. Per quasi vent’anni,
la lotta dei rivoluzionari di Sendero Luminoso era stata l’incubo del Perù.
Si era creato anche un nefasto intreccio tra l’attività di Sendero Luminoso
e il narco traffico e la popolazione sottoposta a soprusi. Pochi mesi prima
dell’uccisione di don Sandro Dordi, nella stessa diocesi di Chimbote, erano
stati uccisi due frati francescani polacchi.
A distanza di 24 anni, Papa Francesco si appresta a proclamare beati i tre
martiri. La data del 25 agosto 1991, il giorno del martirio di padre Dordi, è
entrata ormai nel calendario religioso della parrocchia di Santa.
Per i poveri campesinos della valle di Chimbote, quella è la notte del dolore, del ricordo incancellabile di «Padre Dordi» il prete buono, il sacerdote
di Gromo san Marino (Gandellino). Aiutava i poveri, cancellava i nostri
peccati. «È l’Alba di un nuovo giorno, cosa faremo senza di te? Ma il tuo
popolo continua ad avere speranza e fede, perché il tuo ricordo resterà
sempre vivo nei nostri cuori».
Segnaliamo l’uscita in libreria del volume «Sandali che profumano di Vangelo – Alessandro Dordi, martirio di un prete
missionario» di Arturo Bellini.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 13
RIFLETTIAMO
a cura di
don VALENTINO SALVOLDI
ALBERT EINSTEIN
«LA LUCE, OMBRA DI DIO…»
«Sia fatta la luce!»: questa la prima parola del Creatore. Parola – “dabar”
in ebraico – non è solo espressione verbale, ma evento, fatto, realizzazione. «Sia fatta la luce» per dissipare le tenebre, per dare un colore alle
cose, per rallegrare il cuore dei viventi e del Creatore: «E Dio vide che la luce
era bella e buona» (Gen 1,4).
Tutta la Bibbia è percorsa da questa luce che narra qualcosa di Dio stesso e nel contempo annulla le tenebre, simbolo della morte. La prima
luce del giorno, l’alba, sigilla il trionfo della vita, al punto d’essere salutata
come il sorriso del Creatore. La luce è Dio stesso.
«Dio è luce e in lui non c’è tenebra». Questa professione di fede dell’apostolo San Giovanni trova una corrispondenza in Albert Einstein, allorché, scrivendo un trattato di fisica,
mentre parla della luce fa uno splendido inciso: «La luce, ombra di Dio…». E una volta,
discutendo con Gustavo Adolfo Rol, alza la mano, la frappone fra la lampada e il tavolo
e gli dice: «Vedi? Quando la materia si manifesta, proietta un'ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito e dunque quando si materializza non può manifestarsi se non
attraverso la luce. La luce non è altro se non l'ombra di Dio».
Basterebbe questa testimonianza per illustrare la sua fede e l’armonia – anzi l’intrinseca
unità – tra la sua fede e la sua ragione.
ALBERT EINSTEIN. Nasce a Ulma nel 1879 e muore a Princeton nel 1955. Fisico e
filosofo tedesco naturalizzato svizzero e statunitense. Premio Nobel per la fisica. Contribuisce in modo determinante alla fisica teorica. Muta in maniera radicale il paradigma di
interpretazione del mondo fisico.
Fin da ragazzo approfondisce le varie scienze e s’impegna nella ricerca del bene e del
male. È noto a molti l’incontro con un professore ateo dell’università di Berlino. Questi
sfida gli studenti: «Dio ha creato tutto quello che esiste?». Uno di essi risponde: «Sì,
14 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
certo!». Il professore continua: «Se Dio ha
creato tutto, allora Dio ha creato il male,
poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che
produciamo, allora Dio è il Male».
Lo studente lo interrompe: «Posso farle
una domanda, professore?». «Naturalmente!», risponde il docente. «Professore, il freddo esiste?». «Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste!
Hai mai avuto freddo?». Gli studenti sghignazzano.
Il giovane replica: «No, signore, il freddo
non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò
che noi consideriamo freddo è, in realtà,
assenza di calore». Lo studente continua
con una serie di esempi, per dimostrare
che l’oscurità è mancanza di luce, il male
è assenza di bene. Dio non ha creato il
male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di
Dio presente nel proprio cuore. Tutti si
alzano in piedi ad applaudire il giovane. Il
professore, scuotendo la testa, rimane in
silenzio, poi si rivolge al giovane studente
e gli domanda: «Qual è il tuo nome?». «Mi
chiamo Albert Einstein, signore».
Chi non crede in Dio giudica questo racconto un aneddoto ricco di esempi non
dimostrabili e quanti sono atei cercano di
trarre Einstein dalla loro parte, giungendo
al punto di proporlo come “Presidente
onorario dell’Unione degli Atei e degli
Agnostici Razionalisti”. Ad essi, sorridendo, il grande scienziato ribadirebbe: «Solo
due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Riguardo all'universo ho ancora dei dubbi».
Fede e ragione. Mentre è un luogo comune che uno scienziato debba essere ateo,
ecco quanto afferma Einstein: «La scienza
contrariamente ad un'opinione diffusa,
non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguire finalità teologiche, poiché
deve proporsi non solo di sapere com'è la
natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un'altra maniera, con
l'intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il
RIFLETTIAMO
mondo» (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens,
Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91).
In altre parole, nel rapporto tra fede e ragione, Einstein afferma
che la scienza intuisce la presenza del Mistero. Non è suo compito dimostrare se Dio esista o no. Anzi, non può dimostrare la
non esistenza. Ma è aperta al divino, come stimolante pungolo per
continuare la ricerca della verità.
Il vero scienziato è affascinato dall’armonia del creato e dalla bellezza del tutto.
Non può non percepire una Presenza. Se non è incatenato da pregiudizi, ammetterà che Dio esiste, quale necessità di dare un senso
al tutto: «Gli atei fanatici – scrive Walter Isaacson nella biografia
Einstein: His Life and Univers – sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga
lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni
tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la
musica delle sfere». Ecco che volto dà Einstein alla sua fede: la
forza che gli fa percepire la musica delle sfere.
Musica e mistero. E la musica richiama alla bellezza, al miracolo, al
Mistero, da non intendersi come oscurità, bensì come pienezza di
luce. Luce che abbaglia e crea quel senso di meraviglia espresso,
etimologicamente, proprio dalla parola “mistero”: mettere la mani
alla bocca, a causa di un’esperienza indicibile.
Riferendosi a questo concetto, così Einstein scrive a Maurice Solovine: «Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del
mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto
sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto
inafferrabile da parte del pensiero. (… Invece) compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo
della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e
degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di
avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino
di averlo privato dei miracoli».
Nella lettera del 3 gennaio 1954, indirizzata al filosofo Erik Gutkind,
a Princeton, scrive: «La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela
in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio,
possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò
questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto,
sono solo dettagli».
Anche se il grande scienziato non riconosce l’idea trascendente
del Dio dei cristiani, parla della necessità di postulare un Creatore
immanente come spiegazione ultima della realtà. Einstein, pur non
riuscendo a credere che Cristo sia figlio di Dio, lo ammira moltissimo. Lo percepisce – alla stessa stregua di Gandhi – come un uomo
perfetto, che ha cambiato la storia del genere umano.
Francesco Severi – matematico, amico di Einstein – nel suo libro
Dalla scienza alla fede parla di una confessione fatta dal grande
scienziato poco prima di morire: «Chi non ammette l’insondabile
mistero non può essere neanche uno scienziato».
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 15
RIFLETTIAMO
a cura di
PIERLUIGI BILLI
CERCHIAMO DI DARCI
UNA CALMATA
Certe volte sembra, e non a me soltanto, che Dio sia morto nella
coscienza e nella vita dei popoli, addirittura siamo in un’era nella
quale non c’è più posto per il divino.
L’uomo moderno chiede alla scienza la soluzione di ogni suo
problema: assurdo, la scienza non può risolvere tutto. Egli è
diventato l’autosufficiente, il solo arbitro del proprio destino,
vuole solo godersi questa sua terra che gli è stata donata. Si
edificano altari al dio soldo ed al sesso.
Furti, violenze, sequestri di persona, soppressione di persone
innocenti, gente che va fuori di testa e commette azioni ignobili contro ogni logica.
Il dovere scompare e subentra il puro piacere.
Navighiamo nel paradosso, un sostantivo questo che significa
avere un atteggiamento incredibile, in netto contrasto con la
comune opinione. È in poche parole un’assurdità.
Se fossi diventato prete, avrei tuonato dal pulpito tutte le domeniche.
Tutti sbandierano il mito della libertà senza gli argini della
legge e del dovere, senza i limiti imposti dalla morale, senza
16 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
rispetto dell’ordine costituito.
Una libertà senza amore ha fatto scaturire la violenza e il terrore. Esiste la guerra dell’odio, dell’egoismo, dell’invidia, della
gelosia, delle disonestà, delle ribellioni tra popoli e partiti, tra
docenti e alunni, tra famiglie e famiglie, persone e persone.
Mai come oggi ci sentiamo indifesi ed avvertiamo la minaccia
di un avvenire malfido per i nostri figli e nipoti.
Non sono pessimista perché ho fede in Gesù Cristo che ha
visto Satana cadere dal cielo, giù negli inferi, però quanto
male dovremo vedere prima che Cristo vinca la sua ultima
battaglia?
Dobbiamo attendere con fiducia, tutti abbiamo paura: i ricchi
dei poveri che li minacciano con la violenza e il sequestro di
persona. È la verità: abbiamo paura ad uscire di casa.
Sembrano questi gli ultimi giorni predetti dall’Apostolo Paolo,
quando nella lettera a Timoteo osserva che negli ultimi giorni
RIFLETTIAMO
ci saranno tempi difficilissimi «…allora gli uomini saranno egoisti, avidi d’oro e d’argento, superbi, blasfemi, ribelli ai genitori, ingrati, empi, disonesti, sleali, calunniatori,
intemperanti, crudeli, disumani, traditori, protervi, temerari, amanti più del piacere
che di Dio, aventi apparenze della pietà ma privi di quanto ne forma l’essenza».
Ci sono stati sempre nel mondo, anche al tempo di San Paolo, grandi disordini
morali, ma almeno li chiamavano ancora peccati, oggi è quasi tutto scusato e crollato, abbiamo perduto la capacità di discernimento tra il bene e il male e quindi la
coscienza del peccato.
Mai come oggi l’uomo affoga nel piacere e nel benessere economico, ma è altret-
tanto vero che mai come oggi egli avverte dentro di sé un vuoto spaventoso
che lo riempie di paura e di tristezza.
Ecco le musiche orgiastiche delle discoteche che rovinano, le fughe dalla realtà
attraverso alcol e droga.
Cerchiamo di stordirci per dimenticare
la realtà, anzi pratichiamo magie ed una
vera devozione a Satana. Noi però non
ci dobbiamo lasciar sopraffare e disperare: la verità, che è Cristo, trionferà.
Egli è il grande respinto, il non desiderato, ma è l’unica nostra speranza.
Non dobbiamo temere, non ci lascerà
soli, anche se in certi momenti il nostro
cuore è a pezzi.
Rimaniamo uniti a Lui nella fede, specialmente nei momenti in cui sembra
lontano. Sarà tutto a posto, nonostante
i nostri dolori e paure.
Grazie Gesù.
Comincio questa pagina con la consapevolezza che sto infrangendo una promessa, di quelle
solenni, che ho fatto a don Franco al suo ritorno
in parrocchia lo scorso mese di Giugno.
60° DI SACERDOZIO
DON FRANCO
LO ZINGARO DI DIO
Gli avevo proposto: durante l’estate compi gli anni e ricordi il 60° di
ordinazione sacerdotale; ti va di festeggiarli in comunità? La risposta
è stata - come sempre - molto cortese, ma decisa: no! E così è stato:
nessuna Messa speciale, nessuna festa. Solo una cena tra preti in
casa parrocchiale giusto una settimana prima che tornasse in Svizzera (e dovevo considerarlo già un’eccezione...). Ma non posso far
passare sotto silenzio l’occasione: spero che la punizione che dovrò
subire sia almeno leggera.
Io sono certo la persona meno adatta a parlare di don Franco, sono
- tra voi - quello che lo conosce da meno tempo. Sono anche consapevole che il mio ruolo m’impone questo compito, e lo assolvo più
che volentieri. Certo posso parlare solo di don Franco per come
lo sto conoscendo, i ricordi della sua vita sono custoditi nei vostri
cuori più che nel mio!
Il nostro primo incontro è stato faticoso. Nelle settimane che seguirono la pubblicazione della mia nomina a parroco di Sarnico, don
Franco cercò più volte di contattarmi telefonicamente, e io di contattare lui. Ma non riuscivamo a trovarci: quando ero libero io, non
lo era lui; e viceversa. Alla fine siamo riusciti a sentirci, a dirci il primo
«ciao»: ma per incontrarci di persona ho dovuto aspettare lo scorso
mese di Novembre. Una domenica pomeriggio suonano alla porta:
don Franco aveva preannunciato il suo arrivo e io corro ad aprirgli.
Non mi trovo di fronte un uomo fragile o appesantito dall’età, ma
una persona vigorosa che mi stringe subito in un abbraccio forte, mi
bacia, e mi dice «ciao!» con un sorriso disteso e aperto.
Abbiamo chiacchierato per un bel po’: mi ha raccontato di sé, gli
ho raccontato di me. Alla fine la mia impressione è stata questa:
quest’uomo è davvero prete, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli. Ti senti rasserenato quando incontri persone come lui. Capisci
che la serenità abita il suo cuore e lo dispone ad essere strumento
della provvidenza di Dio. Mi ha raccontato senza imbarazzi e senza
false modestie i suoi successi e i suoi insuccessi: le sue fatiche e le
sue gioie, e capisci che tutto in Lui è illuminato dall’amore di Dio. Da
allora ho cominciato a chiamarlo “fratello maggiore”. Ogni volta che
lo faccio sorride, mi regala ancora il suo bel sorriso, e mi dice “ciao,
fratellino” e mi da un bacio, sulla guancia, come facevano gli apostoli
tra loro in segno di vera fraternità.
Ho imparato anch’io ad essere aperto e sereno con lui. Non devi
girare attorno alle cose, con don Franco, è meglio se vai diritto
alla questione. Comunque sai che troverai sempre orecchi attenti
nell’ascolto e occhi aperti per guardarti. Le parole che poi ti regala
non possono che essere buone.
A Marzo dello scorso anno, il Centro Studi Valle Imagna ha realizzato delle interviste ai sacerdoti bergamaschi che hanno operato
all’estero. Naturalmente anche don Franco ha raccontato la sua
esperienza. Alla fine dell’intervista il giornalista “cede la penna” a
don Franco che riassume così la sua vita:
«Al termine di questa carrellata un po’ sconquassata di pensieri, desidero riassumere così la mia idea di prete vissuta in emigrazione: “Sia
la Chiesa una manciata di semi. Sii, tu prete, tutto orecchie. Sii, tu, un
viandante nel tumulto della strada”. Non un prete che troneggia al di
sopra del suo popolo, ma che sta in mezzo alla gente. È uno come gli
altri, è lì per gli altri. Essere prete è una Missione. Essere prete significa soprattutto lasciarsi prendere e afferrare dal popolo, per il popolo.
L’essenza del prete si riassume in una parola: servizio. Volontà di cooperare, mediante il servizio, alla felicità del prossimo. Deve, il prete, fare
sue le angosce, le agonie, le gioie della gente. Non deve assumere pose
da uomo infallibile; deve invece essere capace di attenzione e ascolto,
senza annientare con argomenti perentori le idee e le proposte degli
altri. Ciò che si vuole da lui è che sia un uomo sacerdotale ed un sacerdote umano. Occorre che abbia tanto coraggio da essere un Cristiano
come gli altri, solidale nei dubbi, incerto nei problemi, ed osi assumersi le
conseguenze di decisioni rispettose della responsabilità della coscienza
umana. In fondo è lo stesso concetto espresso da Paolo nella Lettera ai
Corinti: Non siamo dittatori della vostra fede, ma cooperiamo con voi
alla vostra felicità (2: I, 24)».
Anche per questo: Grazie don Franco! Auguri! Il Signore ti conservi nel
suo amore e faccia sempre di te uno strumento della sua grazia.
A presto! donvittorio
COMUNITÀ
18 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
a cura di
DON VITTORIO ROTA
OTTOBRE 2015
GIO 1 ore 16.00 Santa Messa a Fosio
ore 18.30 Santo Rosario
ore 19.00Santa Messa a Fosio e Processione
VEN 2 ore 21.00 Sorella Acqua: Vergine Madre di Lucilla Giagnoni - Cine Junior
SAB 3 ore 19.30 Vespri con "Transito" di San Francesco
DOM4 ore 9.30 Presentazione gruppo della Cresima e family day
ore 18.00 S. Messa e processione Madonna Rosario
MER 7 ore 20.45 Riunione genitori di 3°- 4° elementare
GIO 8 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": don L. Flori, "Maschio e femmina li creò" Villongo S.F.
SAB 10 ore 21.00 Sorella Acqua: Note d'acqua orchestra musici di Parma - Cine Junior
DOM11 ore 14.30 Castagnata in Oratorio
MER 14 ore 20.45 Riunione genitori 5° elem e 1° medi
NUMERI UTILI
UFFICI COMUNALE
tel. 035 924111 - fax 035 924165
GIO 15 Percorso "Siamo Speciali": don M. Della Giovanna, L'anima e il corpo al maschile e al femminile a Villongo S.F.
VEN16ore 20.45 Riunione gruppi caritativi
DOM18
GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
MER 21 ore 16.45 Riunione Redazione de "il Porto"
GIO 22 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": Alice Pezzetti, l'anima e il corpo al maschile e al
femminile a Villongo S.F.
VEN 23 ore 20.45 Riunione catechisti
DOM25 ore 9.30 Presentazione gruppo Prima Comunione e family day
MAR 27 ore 21.00 Sorella Acqua - Tempo di rinascita: Lisa Cremaschi - San Paolo
GIO 29 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": M. Gandolfini, Insegnare nella differenza - Cine Junior
PROTEZIONE CIVILE
Sede operativa: tel. 035 911893
Responsabile operativo: tel. 338 5467160
e.mail: [email protected]
Uffici Amministrativi (anagrafe)
tel. 035 924126
da lunedì a venerdì 9.00 -12.30
lunedì martedì giovedì 17.30 -18.30
Ufficio Tecnico Comunale
Urbanistica/Edilizia Privata tel. 035 924145
Lavori Pubblici/manutenzione tel. 035 924148
Polizia municipale tel. 035924 114 - 335 5454846
da lunedì a venerdì 9.00-12.30 /15.00 - 18.00
Ufficio assistente sociale tel. 035 924152
lunedì 17.30-18.30 mercoledì/giovedì 9.00 12.30
Ufficio tributi tel. 035 924112
lunedì mercoledì venerdì 9.00 -12.30 giovedì 17.30-18.30
EMERGENZA
Ambulanza - Carabinieri - Vigili del fuoco - Polizia: tel. 112
Caserma Carbinieri: tel. 035 910031
Guardia medica: tel. 035 914553
Ospedale: 035 3062111
Farmacia: 035 910152
orari 8.30-12.30 / 15.30-19.30
BIBLIOTECA COMUNALE
tel. 035 912134
Lunedì chiuso
Martedì 14.30-19.00 Mercoledì 15.00-19.00
Giovedì 09.00-12.30 /15.00 -19.00 Venerdì 15.00 -19.00
Sabato 09.00 -12.30 / 15.00
- 17.00 SETTEMBRE 2015 - 19
IL PORTO
Foto San Marco
COMUNITÀ
a cura di
LEONARDO LUCARELLI
UNA GITA IN
MONTAGNA
PADRI IN
VACANZA
CON I FIGLI
i nostri figli riescono
sempre a stupirci
Portare i bambini a fare una gita in
montagna: spesso rinunciamo perché pensiamo che i nostri figli siano
troppo piccoli e non possano farcela, che il sentiero sia troppo lungo
o troppo in salita…beh, anch'io la
pensavo così e invece mio figlio di 7
anni e un suo amichetto mi hanno
proprio stupito!
Bastano alcuni semplici accorgimenti: mettete il vostro bambino in un giusto contesto
di avventura, affiancategli un giusto compagno di viaggio, affidategli la responsabilità del suo zaino, lasciategli scoprire tutto
quello per cui trova interesse lungo la via e
soprattutto non abbiate fretta di arrivare…
la vera meta è infatti il viaggio stesso!
Così è iniziata l’avventura mia e di un altro
papà: il caldo del mese di luglio ci ha fatto
venire voglia di organizzare una bella escursione in montagna tra papà e figli.
La cornice di queste due giornate è stata la
bellissima montagna dell’Adamello: partenza dal Put del Guat in località Saviore, con
méta rifugio Tonolini. Durata della camminata 4 ore circa rese più leggere da fragoline di bosco e lamponi a bordo sentiero,
da qualche pausa con spongada e quadretti
di cioccolato per recuperare le forze, da
qualche masso da scalare qua e là e dall’incontro inaspettato di un altro piccolo compagno di viaggio.
Una volta raggiunto il rifugio il pomeriggio
è trascorso tra un po’ di meritato riposo ed
un po’ di gioco al laghetto vicino, con lancio
20 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
di sassi e costruzione di piccole dighe. I nostri figli si sono subito adeguati alla vita del rifugio
lanciandosi con entusiasmo alla scoperta della camerata dove avremmo dormito con gli altri
escursionisti. Hanno imparato in fretta sulla loro pelle il concetto dell’essenzialità, hanno
capito l’importanza di non sprecare nulla (soprattutto l’acqua tanto preziosa in un rifugio) e
che si può stare bene e divertirsi veramente con poco, facendo semplici giochi dopo cena (gli
shangai hanno avuto il loro momento di gloria!) lontano da cartoni animati e giochi elettronici.
Il mattino dopo sveglia alle 7.00: non ho mai visto mio figlio alzarsi con tanto entusiasmo a
quell’ora! Colazione alla velocità della luce e senza storie su quello che c’era in tavola, zaino
in spalla e partenza alle 8.00 verso il Passo del Cristallo.
Il percorso è veramente impegnativo, con un tratto di scalata di circa 30 minuti fatto in sicurezza grazie all’esperienza ed all’attrezzatura di papà Filippo. I bambini dimostrano grande
responsabilità e massima concentrazione nella salita fino all’ultimo passo che ci porta sulla
cima, raggiunta la quale ricevono in dono il loro “primo moschettone”, oggetto di fascino
estremo per i bambini di questa età.
Una volta scalato il canalone ci si apre l’altra parte della vallata. Chi è abituato ad andare in
montagna può capire la sensazione di grandezza e di meraviglia che si prova di fronte al creato quando il paesaggio si apre davanti a noi. Nel nostro caso si è aggiunta la magica sensazione
di essere arrivati lassù con i nostri figli di soli 7 anni! Io e Filippo non ci siamo detti nulla, ma nei
nostri occhi si leggeva l’orgoglio per i nostri figli e la sensazione che fossero dei “piccoli eroi”.
Dopo aver mangiato un panino ripartiamo subito per il rifugio Gnutti, e, dopo una piccola
pausa, affrontiamo le scale del Miller per tornare all’auto. In totale abbiamo camminato ben
11 ore: 4 il primo giorno e 7 il secondo.
Risultato finale? La sera i papà sono morti stecchiti e i figli sono ancora carichi di energie e
propongono di finire in bellezza con una pizza insieme a casa coinvolgendo anche le mamme
e i fratelli più piccoli. Inutile dire che hanno continuato a giocare e saltare anche dopo cena
e che si sono lamentati al nostro invito ad andare a dormire! Grande fatica, costanza, collaborazione e spirito di aiuto tra tutti noi: questo è ciò che ha caratterizzato questi due giorni
insieme.
Consiglio a tutti una bella gita in montagna in compagnia: fa bene a noi ed ai nostri figli, ci
insegna che non sempre tutto è facile e agevole, ci aiuta a capire quali sono i nostri limiti e
che a volte, con un po’ di impegno e sacrificio, possiamo superarli e che la meraviglia e la
soddisfazione che si prova ripaga alla grande ogni fatica!
a cura di
SUOR GIOVANNA GIUPPONI
MISSIONARI
SUOR GIOVANNA
DALLO ZIMBABWE
Lunedì 14 settembre 2015
Carissimi amici di Sarnico,
dopo un mese e dieci giorni dal mio rientro in Chinhoyi-Zimbabwe vi mando i miei più sinceri saluti.
Ringrazio di cuore tutti coloro che con me sono stati buoni e
generosi.
Rientrando ho trovato tutti i nostri bambini pronti per ricominciare l'ultimo trimestre, e alcuni di loro sono alle prese con gli
esami finali. Speriamo in bene. Noi suore condividiamo le gioie
e le sofferenze di tante famiglie in difficoltà e cerchiamo di aiutare nel miglior modo possibile.
la gioia del mio ritorno.
A voi tutti un augurio, di gioia e pace, mentre chiedo il vostro
ricordo nella preghiera.
Sr, Giovanna Giupponi Missionaria
Lo Zimbabwe, ufficialmente Repubblica dello Zimbabwe, è uno Stato
dell'Africa orientale, situato tra il fiume Zambesi e il fiume Limpopo; non
ha sbocchi sul mare e confina a nord con lo Zambia, a est col Mozambico,
a sud con il Sudafrica e a ovest con il Botswana. In passato era noto come
Rhodesia Meridionale o più semplicemente Rhodesia. La sua popolazione è di 12.576.742 abitanti (2003), e ha una superficie di 390.757
Cantiamo il nostro “Laudato sii, mio Signore”, dove ci troviamo chilometri quadrati; la capitale è Harare, nota fino al 1980 col nome
e in Lui avremo la forza e la pace di continuare nel suo servizio. di Salisbury. La lingua ufficiale è l'inglese, ma la grande maggioranza
La Mia vecchietta Ambuya Chibage di cui vi mando la foto è ve- della popolazione parla correntemente lingue bantu, soprattutto shona
nuta oggi a trovarmi e cantando e ballando ha espresso a Gesù e ndebele.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 21
EVENTI
a cura della
REDAZIONE
MUSIGIOCANDO
Imparare la musica da piccolissimi, con i pesciolini colorati come
note e le onde del lago come pentagramma?
A Sarnico è nata una scuola di musica pensata per i bambini, dove
A Sarnico la musica si im- le note si imparano giocando sulle suggestioni del lago. L'iniziativa
para da piccoli con i co- è della Scuola musicale “Remo Pedemonti” di Foresto Sparso e
del Coro Effatà di Sarnico ed è finalizzata ad avvicinare in modo
lori e i pesci del lago
ludico i più piccoli al mondo delle sette note. È stata presentata
venerdì 11 settembre presso la sede del Coro Effatà negli spazi
dell'Oratorio in un open day aperto a tutti i bambini. La giornata
ha permesso di conoscere le attività della scuola: il “Progetto Musigiocando”, dedicato ai piccoli dai quattro ai sei anni, un percorso
di conoscenza delle note musicali e di sensibilizzazione alla musica ispirato all'ambiente marino con esercizi di vocalizzazione e di
propedeutica strumentale a suon di tamburelli, cembali, maracas e
campanelli; e le lezioni di pianoforte, per i bambini dai sei anni in su.
Per avere maggiori informazioni e per fissare una prova gratuita
contattare:
Coro Effatà cell. 3480624708 - [email protected] oppure Scuola musicale Remo Pedemonti cell. 348/0480663
22 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
COMUNITÀ
da L'Eco di Bergamo
MARIO DOMETTI
CENTO CANDELINE PER NONNA ELENA
Gli astrologi spiegano che il segno del “Leone” è simbolo di potere, volontà e determinazione, unite a gentilezza e ad uno spiccato senso dell’umorismo, con un carattere espansivo che
procura parecchie simpatie. Beh, a detta di chi la conosce, con la neo centenaria di Sarnico
Elena Belussi ci hanno azzeccato. L’attore Alessio Boni, suo nipote, la definisce «una scintillante
meravigliosa centenaria colma di energia e simpatia contagiosa e di raro e solare sorriso».
Nonna Elena ha compiuto 100 anni, un numero che inquieterebbe chiunque, non lei. È nata
nel 1915 nell’Italia agricola, nella sua Sarnico a quei tempi un po’ periferica, proprio mentre
la febbre della prima Guerra Mondiale stava per travolgere il nostro Paese e il resto d’Europa. Anche se la memoria non è più quella di una volta, è lucida ed attenta a tutto quello
che avviene attorno a lei e non di rado sfodera quella propensione al comando che non le
è mai mancata. «È sempre stata una donna molto determinata - dicono la figlie Carmelita e
Rosiliana - in grado di intrattenere rapporti efficaci con la propria famiglia, con gli amici e con i
vicini. Estroversa per natura, è riuscita a crearsi relazioni positive, investendo energie nell’ascoltare
e nel prestare attenzione».
La sua allegria si attenua però quando si parla di colui che ha condiviso con lei una bellissima
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 24
storia d’amore e il lavoro alla “Manifattura Sebina”: l'amato marito Mario Bellini
morto nel 2000 ed allora, sul suo viso
sorridente, compare un velo di malinconia
e rimpianto. Come allo stesso modo si intristisce ricordando Giovanni, il suo primo
moroso: tutto era pronto per le nozze ma
la guerra se l’è portato via.
Molto attenta alla carriera del nipote Alessio Boni che per la zia nutre un particolare
affetto e tramite la nipote Roberta (mamma di Alessio) si tiene sempre aggiornata
sulle performance artistiche dell’attore e
neo regista, che per il secolo di zia Elena le
ha dedicato un pensiero: «A mia zia Elena,
100 anni fa hai scorto il mondo per la prima
volta con il tuo sguardo, oggi le tue iridi colme
di storia ci avvolgono ancora e ci rendono orgogliosi, buon compleanno di cuore, Alessio».
Martedì 18 agosto a spegnere le cento
candeline era presente il parroco don Vittorio Rota e gli assessori Plebani e Bellini. «Crediamo - concludono le figlie - che
sia stato l’affetto offerto da nostra madre,
nell’arco della sua esistenza, alla sua famiglia
e alla comunità, a porre le basi per una buona vecchiaia. Gli siamo sempre vicini perché
l’anziano sta bene quando si sente amato e
riconosciuto “persona” e può trovare in sé
la forza di affrontare lo scorrere del tempo,
i cambiamenti del proprio corpo, le ineluttabili malattie e fargli gustare la vita giorno
per giorno nella pienezza dell'amore fino a
quando Dio vorrà».
LABORATORIO
FAMIGLIE SOLIDALI
a cura di
CARLA CASATI
COMUNITÀ
Il LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI è lieto di informarvi che da martedì 6 ottobre 2015 si riapriranno le porte dello Spazio Adulto - Bambino con
tantissime novità seguendo il solito calendario:
MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 9,30 alle 11,30
MERCOLEDÌ e GIOVEDÌ dalle 16,00 alle 18,00
Quindi i bambini da 0 a 6 anni accompagnati da un
adulto (mamma/papà, nonno/nonna, zia/zio o babysitter) potranno accedere allo spazio liberamente,
previa iscrizione.
Siamo sempre in via Libertà presso l’Oratorio di
Sarnico. (parcheggio Chiesa).
Certe di avervi come sempre numerosi vi aspettiamo!!!!!!
LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI
Via Libertà, 11 24067 Sarnico BG
Tel 3403113005 - 3398070318
C.F. 95152920161
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 25
FOTOCRONACA
a cura della REDAZIONE
foto di Giuseppe Zanchi - Pro Loco - San Marco
Casa di Riposo: Unzione degli infermi
I "Chioccolatori" alla 60a Fiera degli uccelli"
La nostra Banda a Pennes
26 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
FOTOCRONACA
Battesimi comunitari
Castagnata Avis Sarnico - Basso Sebino
Il prof. Massimo Rossi curatore della Pinacoteca Gianni Bellini
Pro Loco Sarnico: Gita a Carzano di Monte Isola
Sorella Acqua: L'attore Marco Baliani
Festa dello Sport
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 27
ARCOBALENO
a cura della
REDAZIONE
ROBERTO GIORGI È IL NUOVO
PRESIDENTE DEL KIWANIS CLUB
DEL SEBINO: RITORNO AL PASSATO
L'avv. Marco Orefice e il dott. Roberto Giorgi
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 28
Si torna a quando si è iniziato: il dott. Roberto Giorgi primo presidente e fondatore del Kiwanis Club del Sebino, sarà di nuovo alla guida del sodalizio per l'anno sociale 2015-2016. Sostituirà Giacomino Abrami che fino al 30 settembre, con saggezza ed intelligenza
è stato al timone del club. Un programma molto interessante quello
che il neo presidente presenterà al prossimo CD che prevede, per il
mese di ottobre, la visita alla mostra "Le opere e i giorni" presso la Pinacoteca don Bellini che culminerà, al Cocca Hotel, con la conviviale
ed un approfondimento da parte del curatore prof. Massimo Rossi.
Da segnalare infine che l'avv. Marco Orefice, socio del Club del
Sebino, è stato confermato Luogotenente Governatore e guiderà la
Divisione 16 Lombardia 2. Buon lavoro a tutti e due.
Si informa infine, chi fosse interessato, che il Kiwanis del Sebino offre
la possibilità di aderire al sodalizio. Per informazioni sulle modalità di
adesione al Club telefonare in segreteria al n. 333 8145503.
NEOLAUREATI
LAUREE
il 9 luglio Mariamargherita Giacomini si è laureata in Scienze dell’educazione e della formazione discutendo una tesi sul
ciclo di vita delle emozioni che ci ha riempiti di orgoglio e dato, appunto, mille emozioni.
Tutti noi, che ti vogliamo bene, ci inchiniamo di fronte a questo tuo bellissimo risultato che hai ottenuto con tanto impegno, forte passione e grande dedizione. Brava, bravissima!
Alessandro Belometti, originario
di Sarnico dove ha vissuto fino a 14
anni per traferirsi poi a Busto Arsizio,
si sente tuttora orgogliosamente Sarnicese a tutti gli effetti.
Con impegno e determinazione si è
laureato al Politecnico di Milano in
data 27 luglio 2015 in Architettura
e Design degli interni con la tesi
dal titolo "Showroom must go on".
Complimenti al neo dottore dalla
mamma Sara e dalle zie Giovanna e
Francesca.
Era difficile scegliere fra le due foto inviate, abbiamo deciso di pubblicarle tutte
due per far contente la mamma e la
nonna.
Da parte della redazione ai due neo
laureati va il nostro augurio che questo
traguardo possa essere il primo di tanti
futuri successi e soddisfazioni.
Congratulazioni dottori!
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 29
ASSOCIAZIONI
a cura
della PRESIDENTE
ASSOCIAZIONE ANZIANI
RUBRICA DI SETTEMBRE
I nostri iscritti hanno partecipato numerosi e con en- Infiorata di Carzano
tusiasmo alle varie iniziative proposte per “l’agosto Carzano è uno degli incantevoli borghi di pescatori di Monte Isola,
ed in questa località il giorno 16 settembre abbiamo visitato la festa
insieme”.
dei fiori allestita per la ricorrenza di Santa Croce.
La visita a Montisola è stata molto apprezzata per la navigazione
sul nostro lago e per l’amenità dell’isola che abbiamo rivisitato con Corso di ginnastica
A partire da lunedì 5 ottobre 2015, fino a fine marzo 2016, si terpiacere.
Non è stato possibile effettuare la visita a Bienno per l’esiguo nu- ranno le lezioni di ginnastica.
La quota di partecipazione è di € 15,00 mensili.
mero di iscritti.
La giornata trascorsa a Boario si è svolta in un clima conviviale I giorni di frequenza sono:
e sereno, in un ambiente elegante, con una cucina apprezzata dai Lunedì dalle 16.30 alle 17.30 presso la palestra “Istituto Comprensivo Donadoni” (scuole medie)
partecipanti.
Alla cena di San Fermo numerosi sono stati i partecipanti, anche Mercoledì dalle 16.30 alle 17.30 presso la palestra “Istituto Serafino
Riva” scuole superiori.
perché è una consuetudine consolidata da parecchi anni.
L’insegnante è il professor Sergio Belussi.
Cena al Lido Nettuno
Lunedì 7 settembre abbiamo partecipato alla cena offerta dall’Am- Gruppi di cammino
L’attività dei gruppi di cammino è ripresa martedì 8 settembre.
ministrazione Comunale presso il Lido Nettuno.
La cena è stata preparata dai Volontari della Croce Blu e servita Chi volesse informazioni può richiederle alla nostra associazione.
dagli allievi della Scuola Alberghiera “Serafino Riva” di Sarnico.
30 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
FESTA DI SANTA CROCE: UNA SETTIMANA MAGICA
La quinquennale festa dell'Esaltazione della santa Croce di Carzano di Monte Isola assume, sia di giorno che alla
sera, un'atmosfera incredibile e magica.
La bellezza dei fiori si unisce alle scintillanti luci che creano qualcosa di unico!
(Foto Pro Loco - Sarnico)
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 31
LE PAGINE DEL COMUNE
pagine a cura del Sindaco
GIORGIO BERTAZZOLI - Foto San Marco
11^ EDIZIONE DELLA FESTA DELLO SPORT
DISCORSO DEL SINDACO
Buonasera a tutti, e benvenuti all’11° edizione della Festa della Sport.
È un onore per me essere qui stasera su questo palco come Primo cittadino,
per festeggiare insieme a tutti voi, i nostri atleti e le nostre associazioni.
Passione, determinazione, umiltà, lavoro individuale o di squadra: ecco che
cosa rappresenta per noi lo sport.
A qualsiasi livello agonistico.
Tre sono gli aspetti dello sport su cui la nostra Amministrazione sta portando avanti le proprie scelte.
La prima idea è che lo sport è cultura, in una doppia accezione: lo sport è
cultura dello sviluppo individuale ed è cultura della salute. E per noi la cultura
è welfare, cioè fa parte di quegli ambiti della vita che vanno protetti e offerti
alle persone come beni irrinunciabili.
Il secondo aspetto è che sport vuol dire educazione, formazione, con regole
ben precise. Quindi futuro. Perché il futuro è in quello che facciamo oggi, nei
valori che sappiamo trasmettere ai nostri giovani che praticano un'attività
agonistica.
Terza cosa, lo sport è valorizzazione del tempo libero. Non è un aspetto da
trascurare, se è vero che il tempo libero oggi è tempo di apprendimento,
di esperienza, di crescita. Nel tempo libero, spesso, realizziamo la nostra
32 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
identità quanto nel lavoro, come nello studio. Cioè nelle dimensioni identitarie più consolidate: ecco, oggi il
tempo libero è una dimensione che
amplia la nostra identità.
LE PAGINE DEL COMUNE
Per tutte queste ragioni è molto importante celebrare la
pratica sportiva come una pratica cruciale per la crescita
e come una pratica da promuovere a tutte le età.
Uno degli obiettivi che Istituzioni, enti di promozione e
associazioni si devono porre oggi, è quello di fare dello
sport un elemento costante nella vita di tutte le persone
e ad ogni età.
Quindi per noi lo sport rientra doppiamente nel "bacino"
del welfare: perché coinvolge l'educazione e la salute.
Lo sport è tutte queste cose.
Infine voglio ringraziare tutti i volontari per l’organizzazione dell’evento, il mio Assessore allo Sport Nicola Danesi che si è prodigato con competenza e bravura, la mia
Giunta, la Polisportiva, l’Avis volontari ambulanza Croce
blu Basso Sebino, tutti i Sindaci del nostro territorio, tutte
le autorità presenti, il nostro Don Vittorio e tutte le persone stasera accorse e che verranno nei prossimi giorni
qui alla festa.
Per le nostre associazioni e per i nostri sportivi, viva lo
Sport, viva Sarnico!
Il Sindaco Giorgio Bertazzoli
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 33
LE PAGINE DEL COMUNE
a cura Assessore alla Famiglia ed Istruzione
PAOLA PLEBANI
MANUTENZIONE E PULIZIA STRAORDINARIA
SCUOLE, AMPLIAMENTO CUCINE ALBERGHIERO, NUOVO
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE
EX SCUOLA ARTI E MESTIERI E BORSE DI STUDIO
Intendiamo come Amministrazione
Comunale mantenere al meglio le
strutture scolastiche affinché durino
a lungo nelle migliori condizioni.
Per questo motivo alla fine dell’anno scolastico 2014/2015
abbiamo provveduto ad effettuare la manutenzione ordinaria dell’Istituto Comprensivo “Donadoni”. A gennaio 2016,
in collaborazione con l’Assessore ai Lavori Pubblici, programmeremo un piano triennale di interventi di manutenzione straordinaria per rendere questa scuola ancora più
efficiente.
Ci siamo impegnati anche per la scuola superiore “Serafino
Riva”, pur se di competenza provinciale, perché riteniamo
sia un istituto strategico per il nostro territorio e per i nostri
ragazzi. Abbiamo perciò deciso di caricarci l’onere del costo
di ampliamento della cucina e sala (125.000 euro complessivi), costo a completo carico dell’Amministrazione Pubblica
di Sarnico. I lavori iniziati la prima decade di agosto saranno
ultimati la prima decade di ottobre 2015. L’anno prossimo
dovrebbero iniziare i lavori sullo stabile “ex Arti e Mestieri”, intervento questo possibile grazie al finanziamento
regionale.
La scuola è per noi centrale come istituzione perché, non
34 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
solo ha il compito di istruire, ma soprattutto di formare
persone e cittadini. Per questo, pur in un momento di difficoltà economica, abbiamo deciso di stanziare 9.000 euro
complessivi per le borse di studio degli alunni delle scuole
secondarie di secondo grado. Verranno assegnate 12 borse
di studio del valore di 750,00 euro cadauna, 4 per ognuno
dei tre indirizzi scolastici (Licei, Istituti Tecnici ed Istituti Professionali). Il bando è aperto dal 7 settembre sino alle ore
12.00 del 23 ottobre 2015 e si riferisce all’anno scolastico
2014/2015; le domande dovranno essere presentate presso
il Comune di Sarnico.
È necessario avere una media del 7 e frequentare una scuola
pubblica. E il massimo per l’ ISEE è di 20.000 euro.
La graduatoria verrà stilata in modo inappellabile dalla Commissione Servizi Sociali ed Istruzione del Comune di Sarnico.
È possibile ritirare la modulistica presso l’ufficio Servizi Sociali del Municipio oppure scaricarla dal sito www.comune.
sarnico.bg.it
Per ricevere informazioni ci si può rivolgere all’ufficio Servizi
Sociali anche al numero 035-924152 oppure alla email [email protected]
Il nostro impegno per le scuole continuerà con l’istituzione
di borse di studio per studenti universitari, i cui criteri dovranno essere stabiliti, e per gli studenti del terzo anno della
scuola secondaria di primo grado.
a cura del Capogruppo e Consigliere delegato all’Urbanistica
GIUSEPPE BETTERA
BREVE STORIA DEL MONUMENTO
DI PIAZZA SS. REDENTORE DEDICATO
AI CADUTI
Sono nato a Sarnico 63 anni fa. Mia nonna Ninì Zanella dei molini di Castione, vedova di Bettera Federico morto nella guerra 15/18, abitava in casa
d’affitto in piazza “Parco della Rimembranza”, già
piazza del sagrato ed ora piazza SS. Redentore.
Io ragazzino di pochi anni mi recavo da lei e poi giocavo a
cicche, a mondo o a figurine nei pressi del monumento ai
caduti con gli amici. Il parroco Monsignor Bonassi a volte
usciva dalla canonica e ci invitava, con cortese ruvidità ed in
dialetto, a spostarci da lì, da quel luogo che meritava rispetto.
Perciò andavamo davanti alla chiesetta di san Rocco.
Il monumento AI CADUTI l’ho sempre visto nero e appena
ricordo la luce accesa che lo illuminava. Ho sempre creduto
LE PAGINE DEL COMUNE
fosse costruito in ferro battuto. È stato collocato in piazza
presumibilmente nel 1924 a seguito di una circolare del 27
dicembre 1922, emessa dal Ministro della Pubblica Istruzione di quel tempo (Dario Lupi).
La circolare invitava i Provveditori agli Studi a fare in modo
che in tutte le città, paese e borgata d’Italia venisse piantato
un albero in memoria di ogni caduto nella grande guerra o
prima guerra mondiale. Successivamente con regio decreto n° 2747 del dicembre 1923 venne istituita la “Guardia
d’onore”. Due anni dopo, con legge del 2 dicembre 1925,
venne resa obbligatoria la commemorazione dei caduti della
guerra 15/18 con la istituzione dei “parchi della rimembranza”, con l’intento di sottolineare e mitizzare il sacrificio degli
eroi caduti per la patria.
Già nel 1924 erano stati inaugurati in Italia 2.217 “parchi
della rimembranza”, di questi la maggior parte in Lombardia,
Veneto e Piemonte e tra questi quello di Sarnico. Infine con
legge n°559 del 1926 i parchi della rimembranza vengono
definiti “pubblici monumenti”.
Per gentile concessione del fotografo Marini Silvano posso
mostrare la foto d’epoca in cui si vede il monumento, la
vecchia canonica, i giovani lecci con il tutore appena piantati
e la “Guardia d’onore”. Si noterà, se l’occhio è attento, che il
monumento ha sfumature diverse di bianco e nero.
Dopo la guerra del 40/45 o seconda guerra mondiale, la
stele viene modificata ed il fascio littorio viene sostituito da
una croce con la scritta “Pax”.
È presumibile che in quell’occasione venga anche dipinto di
nero, forse per mortificare i fasti del passato ventennio. Successivamente nei primi anni ‘60 viene allargata l’aiuola che lo
circonda e sostituita la ringhiera in ferro battuto. La ringhiera
verrà cambiata un’altra volta negli anni ‘80.
Alla fine del primo decennio degli anni 2000 la piazza viene
rifatta e in quell’occasione il monumento viene dipinto di
smalto bianco, il basamento (di pietra del grè) viene forato
per mettervi un faretto a led e spostato in una aiuola sita a
ridosso della costruzione a destra della chiesa.
Ora il monumento è stato mandato al restauro qualche
mese fa e, con sorpresa, si è scoperto che non è costruito solo in ferro battuto ma anche con altri materiali e visto
pulito è da considerarsi, per quel prodotto, una vera opera
d’arte, diversa da come l’abbiamo vista in tutti questi anni e
di bellezza straordinaria.
Sarà ricollocato in piazza in posto più visibile e concordato
con la sovrintendenza, a memoria dei nostri nonni e bisnonni e delle loro inenarrabili sofferenze, a monito che non si
debbano più ripetere.
La pubblica Amministrazione proporrà a breve una cerimonia di inaugurazione, dove mi auguro ci sia partecipazione di
cittadini ad apprezzamento di un’altra gemma restituita alla
nostra Sarnico.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 35
LE PAGINE DEL COMUNE
pagine a cura di
MARINA BRIGNOLI
CULTURA E SPORT
SCUOLA MUSICALE "EUTERPE"
L'accademia musicale
"Euterpe"
Numerose novità per il nuovo anno accademico 2015 – 2016 della
Scuola Musicale “EUTERPE“ sita in piazzetta Freti a Sarnico, diretta
dalla Maestra Elena Masnaghetti, i cui corsi avranno inizio a partire
dal 21 settembre 2015 e termineranno a metà giugno 2016 .
Oltre ai corsi già avviati di Pianoforte Classico e Moderno, Teoria e solfeggio,
Musica d’insieme, Armonia e Storia della musica, gli allievi potranno intraprendere anche lo studio di Tastiera, Mandolino , Clarinetto e Canto Lirico.
Ricordo inoltre che i più piccoli potranno avvicinarsi al mondo della musica
prendendo parte ai corsi già avviati di Propedeutica Musicale.
Stante l’elevata professionalità degli insegnanti (che ho avuto modo di conoscere ed ascoltare, tra l’altro, nel corso dei concerti tenutisi nella manifestazione
culturale Petali di Note) la scuola propone corsi culturali e professionali utili
alla preparazione e al superamento degli esami in Conservatorio, in particolar modo per le materie di Teoria e Solfeggio, Pianoforte Classico, Mandolino,
Clarinetto, Canto Lirico, Storia della Musica ed Armonia, nonché Master di
Perfezionamento.
Un grande in bocca al lupo ai Maestri ed agli allievi vecchi e nuovi.
SILVIA COLOMBI
Lei è Silvia Colombi nata a Sarnico, classe “82, gioca a calcio.
Mi chiede di ringraziare il Sindaco Dott. Giorgio Bertazzoli e l’Assessore allo Sport
Nicola Danesi per il riconoscimento conferitole durante l’ultima festa dello sport per
i suoi meriti sportivi.
Silvia dice di sè: ”La passione del calcio ce l’ho fin da piccola sicuramente grazie ai tanti
pomeriggi passati insieme ai miei cugini a giocare. Da piccolissima tento di iscrivermi
alla rinomata scuola calcio di Sarnico, ma le bimbe non vengono accettate e mi invitano ad andare a fare danza…. Devo quindi aspettare di aver compiuto i 12 anni per
poter giocare in una squadra vera, ma non mollo!
La mia prima esperienza è a Paratico nella squadra CSI (campionato provinciale di
36 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
Bergamo) a 7. Insieme a ragazze tutte più grandi
di me, gioco nel CSI fino al 2002, vincendo un
campionato.
Degli osservatori mi vedono e mi portano a
giocare ad Erbusco, nel CS Franciacorta Calcio
Femminile, squadra che all’epoca militava in serie
C regionale. Il salto da 7 provinciale a 11 regionale è importante e impegnativo, ma all’esordio mi
sblocco subito e segno il primo gol.
Nel Franciacorta rimango per 11 stagioni diventando la veterana e negli ultimi due anche la più
vecchia del gruppo.
Vinciamo due campionati, salendo in serie B e
facendo poi la A2, girando quindi mezza Italia.
Diventiamo una squadra semiprofessionistica
giocando comunque sempre e solo per la grande
passione per questo sport (mai preso un soldo
né come stipendio né come rimborso spese).
L’anno scorso per impegni lavorativi lascio il calcio a 11 e torno all’origine. Ora gioco a Gandosso nel campionato del CSI. L’anno scorso siamo
arrivate a metà classifica, ho segnato 36 gol e mi
sono divertita ancora tanto, come quando giocavo da piccola coi miei cugini.”
Grazie Silvia, la tua famiglia e tua zia sono orgogliose di te.
a cura Assessore alla Famiglia ed Istruzione
PAOLA PLEBANI - Foto San Marco
LE PAGINE DEL COMUNE
CREARE UN SENSO
DI COMUNITÀ
MOSTRA PERMANENTE PRESSO
LE SCUOLE ELEMENTARI
Circa un anno fa alcuni genitori della scuola primaria mi chiesero se era
possibile abbellire e rendere più colorato il locale mensa. Da questa richiesta è nata l’idea di installare una mostra permanente di disegni realizzati
con varie tecniche dai ragazzi della Cooperativa Sociale “Il Battello”. Le
opere dei ragazzi resteranno appese durante tutto l’anno scolastico, al termine del quale sarà possibile acquistarle. Il ricavato andrà al Battello. Nelle
intenzioni questa mostra si andrà a rinnovare ogni anno.
La cerimonia di inaugurazione, tenutasi il 9 settembre, ha visto la presenza
non solo dei giovani artisti e dei loro genitori, ma anche di Sindaci del Basso
Sebino e di rappresentanti di varie Associazioni di Sarnico, oltre al Dirigente del ”Serafino Riva” e del Presidente della Scuola Materna.
Il Sindaco Giorgio Bertazzoli ha voluto ringraziare la Presidente del Battello, professoressa Carmen Vigani, per l’impegno svolto e ribadire la vicinanza della nostra Amministrazione a questa importante Associazione. Un
ringraziamento particolare va alla signora Pierluisa, insegnante volontaria
di arte ai ragazzi del Battello.
Credo che sia molto positivo ed innovativo coinvolgere i ragazzi del Battello in questa attività artistica e metterli a contatto con il mondo della scuola
ed il pubblico, creando così un rapporto più intenso con altre persone
ed istituzioni. Tutto questo aiuta a creare un senso di comunità, a sentirsi
cittadini, cittadini equali.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 37
EVENTI
a cura della
COOPERATIVA
“IL BATTELLO”
RIPARTE!
È stata un’estate entusiasmante e piena
di impegni per gli utenti disabili della cooperativa "Il Battello".
Ad aprire la stagione ci ha pensato come di consueto la 6a edizione
della manifestazione di nuoto non competitiva contro ogni barriera
e pregiudizio “La grande sfida … tutti in acqua”, il 2 giugno presso
l’Olimpic Sport Village di Villongo. La giornata ha visto in azione sia i
nostri atleti che quelli di altre associazioni del territorio. Durante la
mattinata i nuotatori, suddivisi in batterie, si sono cimentati su diverse distanze di fronte a familiari e spettatori assiepati a bordo vasca a
fare il tifo. Alla fine delle gare premiazioni per tutti, ballo collettivo,
vendita delle torte ed estrazione della sottoscrizione a premi. Tutto
ciò grazie alla disponibilità e all'impegno dei titolari e collaboratori
delle piscine Olimpic e all’aiuto dei volontari dell’associazione “La
Bussola” di Adrara S. Martino.
Si è proseguito sabato 13 giugno con la giornata finale della Cop-
pa del Sole, torneo di calcio per persone diversamente abili, dove
le squadre di calcetto di 9 cooperative si sono affrontate alla fine
di un torneo durato 5 mesi. In quel di Castelcovati la squadra del
Battello ha giocato vincendo la finale per il 5/6 posto. La giornata è
proseguita con la cena presso l’oratorio di Castelcovati e la musica
dal vivo. Cogliamo l’occasione per ringraziare sponsors, sostenitori,
e soprattutto i vari atleti che hanno saputo farci vivere delle grandissime emozioni. L'appuntamento è ovviamente per il prossimo
campionato !!!
Domenica 28 giugno alcuni nostri utenti hanno partecipato alle premiazioni del “15° Trofeo Coop. Il Battello" organizzato dalla Bocciofila Tagliabue di Sarnico, che ormai è diventato un appuntamento
fisso nel calendario delle manifestazioni della cooperativa. Alla fine
delle gare i ragazzi del Battello hanno premiato i vincitori con delle
opere in vetro realizzate dai volontari nella “Bottega del lavoro”. Anche in questo caso un grazie ai partecipanti, al Comitato FIB Franciacorta, agli sponsor, agli amici e soci della Bocciofila e del Circolo
“La famiglia” per l’ospitalità e la consueta donazione a favore della
Cooperativa.
Mercoledì 15 luglio si è continuato con la giornata “Camminaorobie” ai Colli di San Fermo. Si tratta di una giornata organizzata dal
CAI di Bergamo in collaborazione con la Fondazione “Angelo Custode” durante la quale tante persone disabili appartenenti a vari
servizi della provincia di Bergamo, si trovano per passare una giornata in montagna con passeggiata, pranzo tutti insieme e tanta, tanta
allegria. Un grazie di cuore agli amici alpini, ai volontari e alle tante
persone presenti.
Ed è ancora impossibile dimenticare le emozioni e gli applausi suscitati dallo spettacolo messo in scena dai ragazzi del Battello durante
il “Festival degli artisti di strada”, tenutosi a Sarnico dal 30 luglio al
2 agosto. Per il quarto anno i ragazzi hanno portato in scena una
rappresentazione preparata nei mesi precedenti durante un laboratorio tenuto da 2 artisti di strada presso i locali della Cooperativa.
Tantissimo il pubblico presente e immancabili le risate e lo stupore suscitati da questi straordinari artisti. Un grazie alla Pro-loco di
Sarnico per aver appoggiato e sostenuto questa nostra importante
iniziativa.
LA BOTTEGA DEL LAVORO
DE "IL BATTELLO"
Si realizzano oggetti artistici in vetro su ordinazione per:
- bomboniere per matrimoni, cresime, comunioni...
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- specchi, cornici, orologi, svuotatasche, posacenere
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vostra fantasia.
PASSATE A TROVARCI!
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 38
a cura di
GIANFRANCO GASPARI - Foto San Marco
COMUNITÀ
L'ULTIMA FATICA DI MARIO DOMETTI
Sì, ultima fatica di Mario Dometti con l’uscita del suo
ultimo libro: ”Con la doppietta…in spalla”, col supporto della Sezione Cacciatori di Sarnico.
Non posso lasciarmi sfuggire l’occasione per dire qualcosa su questo testo, gentilmente offertomi dall’Autore stesso.
Anzitutto come si presenta, “Con la doppietta.. in spalla”, edito
dalla Grafostampa di Capriolo: una veste decisamente signorile,
con un complesso tipografico di prim’ordine e con ricordi fotografici indimenticabili.
Il testo decisamente interessante per i momenti più alti, vissuti sia
dalla Sezione Cacciatori di Sarnico durante i suoi 83 anni di vita, sia
dai suoi rappresentanti, direi carismatici, nella sua storia autentica
sempre rivolta a migliorie di uomini e d’azione.
Un quadro storico, quello proposto da Dometti, chiaro, completo
ed espresso in modo comprensibile e concreto, che ne fa un vissuto vero e semplice allo stesso tempo.
“Con la doppietta… in spalla” Dometti aggiunge un altro tassello
importante alla storia di Sarnico; scritto con scorrevolezza, che va
ad impreziosire ulteriormente la sua attività di scrittore e, vorrei
dire, di “storico” a cui Sarnico deve rispetto, riconoscenza e gratitudine.
Grazie, Mario, dal tuo “amico” Gianfranco Gaspari.
LA NUOVA FATICA DI GIANFRANCO GASPARI
Sì, la nuova fatica di Gianfranco Gaspari: fare il ...bisnonno ai suoi nipotini.
Anch'io non posso lasciarmi sfuggire l’occasione per dire qualcosa dell'amico Gianfranco, un amico con il quale continuo ad
usare l'allocutivo “lei” proprio per il rispetto e la devozione che
nutro per questa persona che a 94 anni, compiuti il 24 agosto
scorso, continua a darmi lezioni di vita. «La vecchiaia è la sede
della sapienza della vita - ha detto papa Francesco - è un tempo
di grazia, nel quale il Signore rinnova la sua chiamata a custodire
e trasmettere la fede, a pregare, e specialmente a intercedere».
Sua Santità ci fa riflettere sugli aspetti positivi dell’anzianità. Gli
anziani, più di qualunque altro, hanno una capacità di capire le
situazioni più difficili. E quando pregano per queste situazioni,
la loro preghiera è forte, è potente.
Per la comunità il signor Gaspari continua ad essere un dono e
perciò siamo grati al Signore di avercelo dato. Dalle pagine de
"il Porto" gli offriamo i nostri auguri attraverso una foto che lo
ritrae insieme ai bisnipoti.
Grazie Commendator Gaspari! dal suo “amico” Mario Dometti.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 39
SALUTE
a cura di
FRANCESCA PESENTI
L’INFERMIERE OGGI TRA COMUNICAZIONE,
PROFESSIONALITÀ E FORMAZIONE
L’infermiere, oggi, è un professionista in
continua evoluzione che gioca un ruolo
fondamentale e positivo nella moderna
sanità; è un professionista che svolge
con competenza e passione il suo lavoro, che si pone come punto di riferimento per i pazienti e i familiari.
L’infermiere professionale deve avere la capacità di gestire
la relazione e relazionarsi in ogni situazione, bella o brutta
che possa essere.
Saper comunicare con il paziente molte volte rappresenta la sfida più difficile ma al contempo rispecchia anche il
presupposto migliore per approcciare positivamente ad
una rapporto di fiducia che inizia prima della cura vera e
propria e che procede nella competenza reciproca fra infermiere/ammalato.
L’infermiere garantisce informazioni e risposte di vario
tipo, deve avviare la raccolta dei bisogni del paziente e dei
loro familiari, ascoltando con attenzione ogni aspetto della
40 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
vita e della patologia in una realtà che si dimostra sempre
più complessa e difficile.
È un tramite importante tra il medico e il paziente con il
preciso compito di incrementare la conoscenza delle informazioni che servono allo staff sanitario per prendere la
decisione più opportuna.
I continui cambiamenti della società e le numerose innovazioni tecnologiche obbligano l’infermiere ad un continuo
aggiornamento: la medicina contemporanea evolve in fretta e la gestione delle conoscenze sanitarie deve essere di
continuo rivisitata per un tempestivo approccio alla persona malata, garantendo sempre il miglior livello assistenziale
possibile, avvalendosi anche di continui corsi, letture su riviste specializzate e formazione sul campo offerti non solo
dalla propria azienda ospedaliera ma anche da enti specializzati alla formazione professionale.
Un buon infermiere è un professionista in possesso di una
serie di capacità operative e tecniche, con un saper fare
che si materializza in una molteplicità di pratiche quotidiane, agevolate dalla capacità di entrare in relazione con le
persone in stato di sofferenza e in una condizione partico-
SALUTE
lare di fragilità che si estendono al contesto familiare.
All’interno del mondo sanitario il tempo è una variabile importante e spesso sottovalutata; affinché il lavoro di infermiere possa essere eseguito correttamente sono necessari
tempi sufficienti: anche la cortesia e la gentilezza sono elementi fondamentali per rinforzare la capacità relazionale
ma il tempo limitato spesso è penalizzante la qualità complessiva della prestazione. «Talvolta - sottolinea Roberta
Longaretti, infermiera Coordinatrice del Poliambulatorio
di Habilita Sarnico - con tempi assistenziali molto brevi, come
ad esempio durante una visita ambulatoriale o una prestazione domiciliare, dove in pochi minuti ci si trova obbligati ad offrire assistenza al massimo livello, sacrificando alcune attenzioni
generali che soddisfano la percezione del paziente in quanto
essere umano.
L’infermiere oltre a gestire l’aspetto puramente assistenziale
è anche impegnato a svolgere mansioni amministrativo/burocratiche che, molto spesso, rappresentano una larga parte
del processo di cura sottraendo tempo prezioso alla cura del
paziente.
Noi infermieri ci sentiamo comunque e sempre parte attiva della scena sanitaria, vivendo quotidianamente a diretto
contatto con la realtà della sofferenza e del
bisogno della popolazione più fragile ed in
difficoltà, riceviamo comunque un notevole
ritorno di emozioni e gratitudine che ricompensano i nostri sacrifici.
Non sempre però i sentimenti principali sono
positivi la gioia e la soddisfazione di aver aiutato qualcuno a guarire, o una donna a partorire, a volte anche noi in quanto umani
proviamo sentimenti di dolore e la
frustrazione nel dover constatare
di non aver fatto abbastanza e
nel voler estendere la nostra
azione ad un maggior
numero di persone possibili, a volte sentiamo
anche noi il bisogno di
fermarci a riflettere, a
pensare, ricaricando la
motivazione e le energie
per continuare a svolgere al meglio il lavoro più bello del mondo».
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 41
STORIA
a cura di
GIUSI DOSSI
GARIBALDI E LA RELIGIONE NEL CORSO
DEI “FATTI DI SARNICO”
Due mesi prima dei Fatti di Sarnico (maggio 1862),
ma pure qualche giorno dopo, emerge da una ricerca
storica un ritratto quasi inedito di Giuseppe Garibaldi.
A dispetto del vecchio cliché del mangiapreti e sprezzante nei confronti della religione cattolica come vuole
una certa tradizione, l’eroe “lancia un vibrato proclama ai sacerdoti italiani! perché scindano la loro solidarietà dal potere temporale vaticanesco” (12 marzo). A
ricordarlo nelle sue "Memorie” è Ermete Carlino.
SSi tratta di un aspetto, quello del rapporto tra il Generale e la
religione, molto controverso e mai sufficientemente approfondito. Per questo è interessante l'appello lanciato in quel momento
particolare quando si rende conto che per intraprendere un'azione armata per liberare Trento e Venezia in terre profondamente
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 42
cattoliche come quelle di Bergamo e di Brescia, ha bisogno della
solidarietà di tutti i ceti sociali, clero e contadini in particolare. Cioè
proprio coloro che due anni prima nella spedizione dei Mille erano
mancati.
Ma è soprattutto dopo i Fatti di Sarnico, il 28 maggio, ricorda il colonnello dei carabinieri Ulderico Barengo, che il comandante della
luogotenenza di Castiglione delle Stiviere "veniva a cognizione che
dal Partito d'Azione era stata diramata una circolare al clero allo
scopo di conoscere quali fossero i buoni preti pronti ad obbedire
ai capi della Nazione”. Costoro, aggiunge il Barengo, dovevano redigere un'apposita dichiarazione e dopo averla firmata, inviarla "al
signor Bellazzi che si ritiene autore dello scritto".
Vale la pena conoscere il testo integrale perché si tratta di un documento quasi sconosciuto e comunque ignorato dagli studiosi.
1
Al popolo è necessario il sentimento religioso E nel nostro popolo è profondamente radicato il sentimento cattolico. In conseguenza l'attentare al sentimento cattolico del popolo italiano è cosa vana e pericolosa:
vana perché male se riuscirebbe a svellere dalle masse quei sentimenti e quelle tradizioni che formano in esse un elemento della vita
morale; pericolosa perché non si creerebbero che scissure e divisioni,
le quali sono sempre causa di rovina e di indebolimento degli Stati. È
necessario pertanto rispettare il sentimento cattolico delle popolazioni.
2
Ma bisogna bene guardare che di questo sentimento religioso non si
faccia abuso a danno della patria; l’abuso che di esso può farsi si è di
adoperarlo come arma per difendere il potere temporale e la causa dei
nemici d’Italia e dell'assolutismo.
È necessario di raccomandare alle popolazioni di sceverare i principi
politici dai religiosi, di cui vien fatta confusione per fini indegni.
3
Essendo le popolazioni avvezze a giudicare i principi religiosi dietro
l’insegnamento del clero questo può esercitare un'ottima o pessima
influenza sulle masse secondo il tenore dei suoi esempi e dei suoi discorsi. È necessario mettere in onore presso le popolazioni quella parte
di clero che professa principi politici liberali.
4
L'esperienza dimostra che moltissimi del basso clero sono affezionati
alla causa dell’unità e libertà, ma sono trattenuti dal manifestare liberamente l loro sentimenti:
1) dall'essere fatti segno alle ire ed alle persecuzioni dei superiori ecclesiastici da cui ricevono il pane per sé e talvolta pei loro parenti;
2) dall'essere abbandonati dalle autorità civili che finora si mostrarono
ligie e servili ai vescovi, e talora anche dal popolo non ben diretto dai
suoi capi, che esposero alle di lui ire i buoni ed i mali preti. È necessario
STORIA
prestare un attivo appoggio ai preti patrioti e non lasciarli cadere ad
uno ad uno sotto il peso del dispotismo curialesco.
5
Siccome nella schiera dei preti patrioti entrano e si cacciano innanzi
taluni che cercano soltanto col manto del patriottismo di coprire la propria immoralità e la propria ignoranza, cosi giova dichiarare che preti
veramente patrioti sono quei soli che all'amore della patria congiungono l'amore della scienza e l'amore della virtù; per tal modo i preti
patrioti formeranno una valanga compatta, invulnerabile ed imponente
agli occhi di chicchessia. È necessario poi distinguere i preti liberali dai
preti libertini.
6.
L'opera dei preti liberali può e deve essere quella solo di adoperarsi a far conoscere lo strano abuso che viene fatto della religione
nella questione del potere temporale: a dimostrare come la voce
del Papa e dei Vescovi nelle cose politiche non abbia maggior valore di quella di qualsiasi principe secolare a persuadere i popoli che
l'amore di patria è giusto e santo; e ad eccitarli all'obbedienza delle
leggi, alla concordia ed alla fratellanza.
È necessario finalmente riconoscere il concorso del buon clero
entro i limiti soltanto della loro competenza e del loro ministero.
In breve:
Quando i buoni preti patrioti siano persuasi da una parte che nulla si tenta contro il sentimento cattolico e dall'altra che loro non
manca l'appoggio dei capi della nazione, essi saranno lieti di poter
cooperare al bene dell'unità e della libertà d'Italia.
Questo concorso di una gran parte del clero minore, che è il più
influente sul popolo, sarà giovevolissimo il mantenere l'ordine non
meno che l'entusiasmo nelle masse popolari.
Il generale Garibaldi più che ogni altro potrebbe giovare assai sviluppando questa forza nascosta, ma potente, del basso clero usufruendola a pro d'Italia.
L'esempio di Garibaldi sarà tosto imitato dagli uomini del suo partito e dalle popolazioni e la conciliazione del popolo con il clero
segnerà l'epoca della riconciliazione di tutti i patrioti e dell'unione
morale di tutti gli Italiani di ogni classe.
L'opera è grande ed eminentemente patriottica e l'animo generoso di Garibaldi, facendo il contrario di quanto fecero fino ad ora
gli uomini del ministero, che vollero con massime immorali ed impolitiche rendere impotente il clero ed avvilirlo, potrebbe giovare
all'Italia nella pace, come le ha già tanto giovato nella guerra.
Ma perché la circolare viene inviata dopo e non prima dei Fatti
di Sarnico?
Il Barengo sostiene che "pochi giorni dopo il ministero avvertiva
di nuovo che il progetto d'invasione nel Tirolo doveva considerarsi soltanto aggiornato, poiché il partito d'azione attendeva, per
attuarlo, che si effettuasse qualche grosso mercato in provincia di
Brescia o di Bergamo o di Sondrio, allo scopo di farvi affluire, senza
dar nell'occhio, i volontari, disseminati in vari punti, e quindi avviarli
di nascosto verso la frontiera".
Al termine di questo ritratto di Garibaldi fra storia e aneddotica,
ricordo quel che mi disse un'attenta conoscitrice dell'eroe dei due
mondi, la scrittrice sarda (ma bergamasca d'adozione) Anna Tola,
a margine della presentazione di un suo volume nel 2003 quando
le chiesero di approfondire il rapporto complesso di Garibaldi verso la religione cristiana. “Mi viene in mente un aneddoto” - è stata
la risposta della Tola -.
Un giorno un'ammiratrice inglese, Carolina Philipson, gli scrisse
che era personalmente felice di apprendere che lui non credeva in
Dio. "Voi, bellissima amica – le rispose Garibaldi - non dovete dar
retta ai calunniatori". E precisò che al congresso ginevrino della
Lega per la Pace e per la Libertà (quasi un'antesignana dell'odierna Onu) lui aveva proposto di adottare nello Statuto "la religione
universale di Dio, che ha per base la santa morale: fate agli altri ciò
che vorreste per voi. E se ciò vuol dire non credere in Dio - così
Garibaldi concludeva la sua replica - me lo direte nella prossima
lettera”.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 43
EVENTI
a cura
dell'ADDETTO STAMPA DELL'AVIS
AVIS: CASTAGNE ARROSTO ...DA RECORD
Ce l’hanno fatta anche quest’anno, i volontari dell’AVIS Sarnico - Basso Sebino,
sono stati i primi in provincia e forse non solo, a reperire in Piemonte, ma anche in
zone a noi vicine, la quantità sufficiente di “marroni” per l’edizione 2015 di “Castagna in Festa” che si è svolta da venerdì 18 a domenica 20 settembre in piazza
XX settembre.
Portavoce è come sempre l’attivo (e non solo sul fronte AVIS) presidente Vittorio Marconi.
«All’inizio dell’autunno la castagnata rappresenta un momento irrinunciabile di festa, di condivisione in cui
riscoprire insieme i sapori di un tempo. Molti anziani non mancano mai all’appuntamento, qualcuno si fa
accompagnare dai figli ormai grandi, mentre altri portano con sé i nipotini cui raccontano storie infinite sugli
anni in cui gustare le castagne dolci era una concessione alle ristrettezze.
Quello della castagnata AVIS è diventato ormai, per il Basso Sebino, un appuntamento atteso a tal punto
che il mio vice, Serafino Falconi, lo anticiperebbe a ferragosto e sicuramente riuscirebbe a trovare le castagne
necessarie per la festa. Fortunatamente per lui, molti suoi collaboratori in quel periodo sono in ferie e l’evento
non è fattibile, altrimenti si sarebbe trovato le doppiette di tutti i cacciatori sarnicesi puntate addosso.
Vorrei alle fine di queste tre intense giornate, passate volgendo spesso la testa all’insù per le previste piogge
del fine settimana, ringraziare i miei volontari avisini per il tempo dedicato a questa festa e alla nostra
associazione.
La domanda che spesso le nuove generazioni, ma non solo, pongono a chi chiede loro un impegno gratuito a
favore del prossimo è quasi sempre la stessa: “Perché dovrei dedicare del tempo, rinunciare al divertimento
in quei pochi momenti liberi che ho, per un’attività che non offre alcun vantaggio economico?”.
Difficile rispondere, per farlo dovremmo scomodare concetti “importanti” quali il rispetto del prossimo, il
valore di gratuità e solidarietà, l’attenzione alle persone in difficoltà e l'amore per il prossimo, valori questi
in netta contrapposizione ai modelli culturali di oggi che propongono l’accumulo di denaro, la prepotenza, il
disinteresse sociale come risposta ai mali che, invece, sono loro stessi a causare.
Il volontario non è un eroe, è una persona normale che fa cose eccezionali, ma è anche una persona eccezionale che fa cose normali. Chiunque lo può fare, purché sia un cittadino responsabile».
Tre giornate splendide anche dal punto di vista meteorologico (più che una castagnata sembrava la
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 44
sagra del pesce svoltasi tre mesi fa)
dove la temperatura ha superato i
30°.
Tutti soddisfatti per il successo, in
particolare i volontari che si sono
alternati, chi al bar, chi ad arrostire
castagne, friggere patate, grigliare
salamelle e cuocere le staordinarie sardine di Monte Isola. Come
dimenticare poi chi ha venduto i
fiori con un simpatico gioco con i
numeri e soprattutto chi ha fatto il
lavoro oscuro di pulizia.
Non sappiamo il riscontro economico che andrà, ovviamente, a
favore dei progetti a sostegno di
questa associazione che sicuramente è una delle più amate del
paese e non solo, ma si parla già
anche in questa occasione di un
nuovo record.
Se chi legge pensa che tutto sia
finito e che i volontari avisini si
prenderanno qualche settimana
di vacanza, sbagliano. Vittorio Marconi ed il vice presidente Serafino
Falconi sono "martelli pneumatici",
tempo di smontare le attrezzature
e si ricomincia a lavorare per l'AVIS: c'è la visita all'EXPO, la festa
degli auguri da preparare e poi l'intervento nelle scuole, la presenza
alle donazioni e tantissime altre
mansioni per lo più sconosciute
alla gente. Ecco perché occorre
far conoscere a tutti l’impegno dei
volontari dell’Avis che prestano la
loro opera in forma gratuita per
divulgare l’importanza e la sicurezza della donazione del sangue: un
gesto di grande generosità che fa
comprendere quanto i donatori
siano di fatto una fonte per la salvaguardia della salute e della vita di
ognuno di noi e che ognuno di noi
può rappresentare la stessa fonte
di vita per gli altri.
a cura di
EVENTI
MARIO BRAVI - Foto San Marco
SESSANTA E NON SENTIRLI
…GRAZIE SARNICO!
Sono passati ben sessant’anni da
quel lontano 1955 quando un gruppo di cacciatori e di componenti
della “Pro-Sarnico” ( attuale “Proloco”) decisero di dar vita alla 1^
edizione di quella che attualmente
è una delle fiere venatorie più longeve e importanti della Lombardia.
lo resterà ancora a lungo. Perché la Fiera
non è solo la “Fiera dei Cacciatori di Sarnico” ma è la Fiera di tutta Sarnico e questo
è dimostrato dall’apprezzamento che ne
hanno i cittadini, i visitatori e le Istituzioni.
Quindi grazie, grazie per queste sessanta
edizioni a tutti voi, che ci spronate a fare
sempre meglio, grazie a Sarnico e alla sua
storia di cui (piaccia o non piaccia) facciamo
e faremo sempre parte con i tratti che ci
distinguono : “…. camina tat e parla poc
…” convinti che la nostra passione sia fra le
più belle del mondo.
Vi aspettiamo il prossimo 15 Agosto … è
l’inizio di una nuova “decade” e i lavori per
rendere la nostra Fiera ancora più bella
sono già iniziati!
Ricordo che per chi fosse interessato, presso il fiorista “Morotti” di via Libertà è possibile avere, a fronte di un’offerta, il libro
“Con la doppietta … in spalla” scritto da
Mario Dometti per celebrare la sessantesima edizione della Fiera. Un libro che non
parla solo di caccia, ma come è inevitabile
che sia, di Sarnico e delle sue genti. Il ricavato delle offerte (di cui vi daremo “conto”
dalle pagine del Porto) sarà devoluto, nel
corso del 2016, a realtà locali che operano
nel sociale.
Quella passione, a distanza di sessant’anni,
è ancora presente in tutte quelle persone
che si impegnano per la realizzazione della Fiera … tramandata di “generazione in
generazione” .
La Fiera della Caccia … la NOSTRA Fiera, a distanza di sessant’anni è ancora qui.
Rispetto al 1955 è oggi più grande, con i
suoi quasi 300 uccelli in gara, i suoi 50 cani
Quei giovani “anni 50” erano animati da partecipanti alla mostra di bellezza, i suoi
una grande passione: quella di dar vita ad cinquantacinque espositori specializzati, le Mario Bravi
un’iniziativa che unendo tradizione e folclo- sue varie attrazioni e i suoi quasi 4.000 vi- Segretario Sezione Comunale Cacciatori
re potesse “abbellire” la propria cittadina. sitatori. Presente e più “viva” che mai … e Sarnico
Un momento della presentazione del libro. A destra dell'autore, Mario Bravi
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 45
EVENTI
a cura del
PRO-LOCO
DALLA PRO LOCO-SARNICO
Nello scorso mese di aprile i soci dell’associazione Pro Loco hanno eletto il
nuovo presidente ed il nuovo consiglio di amministrazione.
Essendo la stagione estiva alle porte, immediatamente ci siamo attivati per poterla animare
nel migliore dei modi e conseguentemente non abbiamo avuto modo di presentarci né ai
soci né alla comunità come avremmo voluto.
Lo facciamo ora, giunti quasi al termine di questa nostra prima stagione.
Anche quest’anno il calendario, che per ragioni di tempo era già stato in buona parte stilato
da coloro che ci hanno preceduto, è stato ricco di eventi culturali e di svariati momenti
d’intrattenimento e grazie allo sforzo di tutti i membri del consiglio, che volontariamente
s’impegnano per la buona riuscita degli eventi, possiamo ritenerci più che soddisfatti
dell’andamento della stagione. Il Sarnico Busker Festival, l’evento più significativo del
programma “Estate a Sarnico”, ha visto l’arrivo nella nostra cittadina di almeno 40.000
Busker Festival
46 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
visitatori che, confidiamo, torneranno
ancora in altre occasioni o semplicemente
per passare una bella giornata in un
ambiente gradevole.
Organizzare un calendario così fitto di
eventi è senza dubbio oneroso e per
poterlo sostenere economicamente
ci avvaliamo delle quote versate ogni
anno dagli associati e dei finanziamenti
provenienti sia dagli enti pubblici, secondo
le varie convenzioni stipulate, sia da
contributi privati. L’insieme di queste
risorse, complementari tra di loro,
consente di mantenere e di sviluppare il
programma delle attività.
Il 2015 è sicuramente un anno di grandi
cambiamenti per la nostra associazione:
dal mese di marzo, infatti, ci siamo
trasferiti in una nuova sede, da Via Lantieri
in Via Tresanda. La Pro Loco, oltre ad
organizzare i numerosi eventi finalizzati
alla promozione del nostro territorio,
gestisce anche la struttura d’informazione
turistica I.A.T. Basso Sebino, riconosciuta
dalla Provincia di Bergamo con nullaosta
come previsto dalla normativa regionale
e competenza territoriale nell’area del
Basso Sebino e Valcalepio (14 comuni). A
questo proposito stiamo preparando una
guida per illustrare ai visitatori di Sarnico
cosa possono fare e vedere durante il loro
soggiorno.
L’attuale collocazione della sede, più
centrale e visibile, adiacente alla piazza
principale della nostra cittadina, ha fatto
registrare un notevole incremento
dell’afflusso di turisti, sia italiani che
stranieri, con punte di circa 150 persone
al giorno durante i mesi di luglio e di
agosto, che hanno usufruito del nostro
punto d’informazioni e di accoglienza
egregiamente gestito, da anni, da
Manuela Frattini e Silvia Grena. L’ufficio
funziona anche da Sportello al pubblico
per l’Autorità di Bacino Lacuale e svolge
funzioni amministrative sovra-comunali
in materie di Pubblici Registri Nautici,
demandate dalle Province di Bergamo e di
EVENTI
Selezione di Miss Italia
Busker Festival: il mimo karcocha
Brescia all’Autorità di Bacino Lacuale.
L’organizzazione degli eventi e, soprattutto,
la gestione dell’Ufficio Informazioni
Turistiche è svolta in continua e costante
collaborazione con l’Amministrazione
Comunale, in particolare con l’Assessorato
al Turismo. Gestione dell’Ufficio
Informazioni Turistiche a parte, la Pro Loco
è un’associazione senza scopo di lucro
che si avvale delle prestazioni personali,
volontarie e gratuite dei propri aderenti,
cui sono invitati ad aderire tutti coloro che
lo desiderino e che vogliano contribuire
a rendere sempre più attrattivo –
con le conseguenti ricadute a favore
dell’economia locale – e piacevolmente Pubblico al concerto di Maurizio Vandelli
vivibile il territorio in cui risiediamo.
Michele Brescianini – Presidente
Raffaele Rizzardi – Vice Presidente
PRO-LOCO SARNICO
Ufficio I.A.T. Basso Sebino
Ufficio Pubblici Registri Nautici Laghi
d’Iseo, Endine e Moro
Sportello al pubblico Autorità di Bacino
Lacuale Laghi d'Iseo, Endine e Moro
Sovrintendenza UNPLI Lombardia per la
Provincia di Bergamo
Via Tresanda, 1 - 24067 SARNICO (Bg)
Tel 035.910.900 - Fax 035.42.61.334
www.prolocosarnico.it
www.comune.sarnico.bg.it
Sebino Summer Festival
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 47
ASSOCIAZIONI
a cura di
GIOVANNI CADEI
ATTIVITÀ DELL’ A.S.D.
JUDO SARNICO
Ragazzi, sveglia!!
Si riparte!!
Questo è il richiamo che il nostro tecnico Mario Galimberti ha lanciato ai nostri atleti qualche settimana fa. Terminata la pausa estiva infatti, come di
consuetudine, il mese di Settembre ha visto la
ripresa delle attività sportive.
Anche la nostra Associazione ha avuto, come primo impegno per il nuovo anno sportivo, la partecipazione alla Festa dello Sport, organizzata nei
primi giorni di Settembre dalla Polisportiva in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.
In due occasioni gli Judokas hanno mostrato al
Lido Nettuno, la bellezza del nostro Sport. Nelle
seguitissime dimostrazioni i ragazzi hanno illustrato come si svolge un allenamento tipico e si
sono esibiti in alcune delle tecniche più spettacolari.
La speranza è sempre quella di insinuare negli
spettatori un po’ di curiosità e, possibilmente, anche la voglia di provare a praticare il Judo.
A questo proposito rinnovo a tutti l’invito di venirci a trovare nella palestra comunale per saggiare sia la completezza del Judo dal punto di vista
sportivo, sia per cogliere i principi etici che sono
alla base della sua filosofia. Durante il mese di
settembre ci sarà la possibilità per tutti di provare gratuitamente.
Le iscrizioni si raccolgono esclusivamente presso
la palestra comunale durante gli orari di attività.
Concludiamo questo intervento ricordando un
impegno sportivo molto importante: nella settimana tra il 21 ed il 24 settembre si svolgeranno
ad Amsterdam i “World Veterans Judo Championships 2015”, i campionati mondiali della categoria Masters. Per questo appuntamento, con
nostra grande soddisfazione, è stato convocato
anche Andrea Aloisi.
Nonostante una spalla non in perfette condizioni, Andrea ha continuato a prepararsi durante
l’estate per questo impegno e per il corso di Allenatore a cui sta partecipando.
Vi racconteremo nel prossimo numero dell’esito
di questa sfida.
48 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
ASSOCIAZIONI
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 49
COME ERAVAMO
a cura della
REDAZIONE
BEPO ROLLI
Bepo, GIUSEPPE ROLLI, classe 1903, nella casa di via Libertà che non abbandonò mai neppure quando la Manifattura Sebina offrì appartamenti ai suoi
capi reparto (il suo settore era la tessitura). Intelligente ed appassionato del
suo lavoro, addestrò i suoi assistenti alle riparazioni ed all'efficienza. Assemblando i pezzi che venivano sostituiti per rimodernare l'azienda, allestì nel
suo solaio un mini laboratorio, dove, la sera, addestrava le aspiranti operaie
a tessere, in modo che fossero produttive per l'azienda già dal primo giorno
dell'assunzione. Dal sig. Ravasio era molto stimato per la sua professionalità ed
il suo impegno, che talora andava oltre l'orario. Coi suoi personali esperimenti
a casa, ideò la spugna a 2 riccioli, che la rendeva più assorbente e morbida,
tanto che lievitarono le vendite anche nel settore Sport e Mare, fino ad essere
richiesta da grandi firme (es. Ungaro), anche estere. Nel poco tempo libero
amava la compagnia della famiglia e insieme a quelle dei colleghi di lavoro (Barcella, Raines, Selogni e Ripamonti) organizzava gare di resistenza nel ballo, nella sala dell' Albergo Moderno di via Roma ("i Terù") o cene in famiglia a base
degli uccelli da lui stesso cacciati e cucinati dalla moglie Elisa. Ottimo autista,
prima che esistessero le Autoscuole insegnò pazientemente a tantissimi sarnicesi a guidare sia l'auto sia le barche a motore. In Africa, durante la II guerra
mondiale, riparava le camionette militari e si appassionò pure ai motori aerei
tanto da essere aviatore civile. Altra passione le opere liriche, per assistere
alle quali raggiungeva Palazzolo o Bergamo in bici. Godette a lungo la sua pensione tranquillamente nella sua amata Sarnico. Nella foto è con Rosi Belotti.
rio, le cose si ricordano benissimo di noi.
In questa istantanea è raffigurata
la famiglia Rolli:
In alto da sinistra: Bepo, Lina, Romano (futuro padre Romano),
Maria, Riccardo.
In basso: Caroly, la mamma Teresa Moretti, Luisa, il papà Emilio
e Rosa.
FAMIGLIA ROLLI
Foto di un tempo, capitata in mano quasi per caso. Un sacco di gente: il gruppo centrale, costituito da
mamma-babbo e poi i loro otto figli. Una folla composita, quasi ammassata all'esterno della casa, i capelli
delle bimbe raccolti in nastri colorati ai quali la foto in bianco e nero non dà certo onore.
Sino ad alcuni anni fa, tenere in mano una fotografia regalava un’emozione che sappiamo ricordare appena.
Oggi dimentichiamo in fretta, non abbiamo più memoria, non ricordiamo più le cose mentre, al contra50 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
La foto era un semplice dono,
mai vanitoso, di una posa naturale in uno dei momenti del
trascorrere della vita, come altrettante pose sono oggi intrappolate nella memoria dei nostri
smartphone o nelle cartelle gialle dimenticate negli Hard Disk
dei nostri computer.
OL CISO GERVASÙ
Ciso Gervasoni (Tarcisio all’anagrafe) apparteneva alla grande famiglia Gervasoni che a fine ‘800 abitava in Contrada, in una casa di ringhiera con accesso da un buio porticato senza serramento, che dava
su un cortile interno sul quale si affacciavano alcuni appartamenti,
con un bagno esterno in comune per tutti i coreografici inquilini
che vi abitavano.
Nato nel 1892, era l’ultimo di sei fratelli: Giuseppe (Magnà), Leone
il musicista, Carlo, commesso del farmacista Giorgetti, Luigi il macellaio e Valento, che con la moglie Isolina gestiva l’edicola-tabaccheria
in piazza. Il padre, Pietro, era arrivato a Sarnico da un orfanotrofio in
Val Brembana e aveva costruito una famiglia con il piccolo stipendio
di aiutante del sagrestano, che integrava con il ricavato di piccoli
lavoretti manuali di riparazione; i figli quindi non ebbero i mezzi per
studiare ma ereditarono soltanto la voglia di lavorare e tanta, tanta
inventiva. Faceva l’elettricista, riparava e costruiva impianti, fra cui
quello della Villa Surre dei Faccanoni e a Natale e nelle feste principali montava, di traverso alla via Roma, la "stella”, intelaiatura in
legno con questa forma cui erano fissate decine di lampadine: primo
esempio di luminarie a Sarnico!
La perdita della figlia Cati a soli 17 anni, la poliomielite del figlio
Luigino (Gino) a 3 anni, il Parkinson e la morte della moglie Virginia
lo toccarono profondamente, ma mai spezzarono la sua cordialità
e la sua voglia di vivere e lavorare tanto che, andato in pensione e
smessa quindi l’attività di elettricista, si improvvisò ombrellaio e tutti
i giovedì apriva il suo banchetto davanti alla vecchia casa di via Roma,
intrattenendosi con tutti quelli che scesi a Sarnico per il mercato gli
portavano ombrelle e ombrellini da cucire o per cambiare bacchette e (assai raramente) i manici.
Molti lo ricordano anche girare per Sarnico trainando il carrettino
su cui trasportava le sue mercanzie o i giocattoli dei nipoti.
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 51
RICORDI
a cura di
TITTA ROLLI
GIANSACELLA
Con piacere pubblichiamo uno scritto di Luigina (Titta) tiques di moda, gestite prevalentemente dalla moglie, trasferendosi a
Rolli che per tanti anni ha collaborato nella redazione de Rapallo con la famiglia. Là contribuì poi alla costruzione di condomini.
Ed ecco la grande occasione: fondare la società per la realizzazione
"il Porto".
del Porto di Rapallo con l'ing. Carlo Riva ed il cognato Luigi Vigani
Questo mese torna a scrivere (poche righe ma di buon auspicio) (suo amico dai tempi del collegio).
proponendo la pubblicazione di alcune poesie di Gianni Sacella che Il complesso portuale fu completato con negozi e bar. All'attività
contribuì alla fondazione de "il Porto", anzi fu proprio lui a dare il lavorativa, per hobby, unì sempre quella di compositore di poesie. Di
nome alla rivista parrocchiale sulla quale scrisse per molti anni. (la recente la moglie ne ha trovata una dedicata a Camogli e l'ha inviata
al Sindaco, che ha ringraziato entusiasta.
Redazione).
In occasione del Natale 1973 dedicò ad amici e parenti una raccolta
Gianni Sacella, nato a Sarnico da Piero e Paola Rolli l'8/12/1929, stu- speciale di poesie locali dal titolo "Sapore di terra amica", illustrate
diò da geometra in collegio, secondo le abitudini del tempo. Amante dall'artista Bruno D'Arcevia (in arte Bruno Bruni), stampate da Padella letteratura, in un primo tempo scelse di dedicarsi al giornalismo, sinelli. Trovò anche ispirazione e tempo per il romanzo "Paesetto di
alle dipendenze del giornale bergamasco "Il Campanone", dove strin- provincia", sempre illustrato dallo stesso artista e da regalare agli amici
se amicizia col collega dello sport, Osvaldo Prandoni, (poi divenuto a Natale. Le feste di compleanno sue e dell'onomastico della moglie
Anna, ricche di sorprese logistiche e di cadeaux, restano inimitabili ed
cronista TV) condividendone molte passioni.
Fu poi cronista per "La Notte". Alla morte del papà, dipendente del indimenticabili.
Cantiere dei fratelli Cadei a Paratico, s'interessò di lavorazione e ven- Un pensiero che vorrei riportato a conclusione è: «In ogni ricorrenza
dita di marmi fino a rilevare personalmente il Cantiere, che ribattezzò familiare la condivisione con parenti ed amici e le "ospitate" nel bell'appartamento dominante la baia di Rapallo, erano la prerogativa impreI"Industria del marmo".
Amando molto la Liguria, non perse l'occasione di rilevare due bou- scindibile».
ELEGIE SEBINE
di Gianni Sacella - illustrazione di Bruno Bruni
Acqua amica
verde d'ulivi
riflessi
quasi il proseguire
d'erte colline
incombenti.
Rive
fluttuanti di giunchi
che l'"Ora"
accarezza
e muove
con l'onda lieve.
Macchie di muri calcinati
case arrampate
embrici
scuriti dal tempo
fiori solitari
in campi senza fine
La sera irrompe
con festa di scintille
artefizi di luci
a ridestar la notte
L'elegia nasce come componimento poetico. Questa parola indica
una malinconia affettuosa, di ricordo e forse, anche di nostalgia.
Il sentimento elegiaco è quello che fa parlare sottovoce e dir cose
bellissime.
52 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
NELLA CASA DEL PADRE
a cura della
SEGRETERIA
ANAGRAFE
43 VOLPI GIULIA
44 SANGALLI DARIO
45 BELOTTI ANGELINA
di anni 93
deceduta il 05/08/2015
Di anni 87
deceduto 06/08/2015
47 PARIGI ELVIRA
di anni 86
deceduta 10/08/2015
48 BELLINI ELISA
di anni 76
deceduta il 10/08/2015
49 BIAVA LILIANA
di anni 65
deceduta il 14/08/2015
50 MARCHETTI GIOVANNI
di anni 85
deceduto 16/08/2015
51 PAUZZI GIOVANNI
di anni 79
deceduto il 22/08/2015
52 VIGANI ADRIANA
di anni 92
deceduta il 23/08/2015
53 MARNIGA MARIA
di anni 86
deceduta il 23/08/2015
BUELLI MARIA
Anniversario
deceduta il 28/09/2012
In ricordo di una persona
retta, saggia e buona che
sapeva infondere in tutti
serenità e sicurezza e che è
sempre viva nel cuore di chi
le ha voluto bene.
di anni 71
deceduta il 04/08/2015
di anni 62
deceduto il 05/08/2015
46 MARCHESI RICCARDO
Gabriella Giorgi Beretta
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 53
ANAGRAFE
SPOSI ALL'ATARE
Stefano e Paola
Enea - Alessandra
13 CALVI MASSIMILIANO
da Zurich
con PEVALOVÀ LUCIA da Zurich
data del matrimonio 25 luglio 2015
Testimoni: Calvi Alessandro e
Pevalovà Michaela
14 SPECCHIA LUIGI
da Villongo
con SIRBU CARMEN
da Villongo
Data del matrimonio 1 agosto 2015
15 PUCCI GIORGIO da Orzinuovi
con COLOMBO PATRIZIA
da Rudiano
data del matrimonio 22 agosto 2015
testimoni: Gentili Emanuele Enrico,
Iora Paolo, Colombo Chiara e
Colombo Valeria.
16 BOSIO STEFANO
da Palazzolo s/o
con PAGLIUSO PAOLA da Sarnico
data del matrimonio 29 agosto 2015
Testimoni: Bosio Francesco e
Sturmann Roberto
17 MARTINELLI ENEA da Paratico
con BELUSSI ALESSANDRA
da Paratico
Data del matrimonio 4 settembre 2015
Testimoni: Martinelli Carolina, Corna
Marco, Belussi Sara e Mangili Anna
6 MAVARO FRANCESCO da Sarnico
con BOIOCCHI MICHELA da Sarnico
Data del matrimonio 6 giugno 2015
Testimoni: Mavaro Filippo, Conti
Cosimo, Cominelli Damiano
e Belometti Andrea
MARINI MICHELE da Sarnico
con PAGANI ELVIRA da Cividino
data del matrimonio 24 luglio 2015
Chiesa parrocchiale di Cividino
testimoni: Marini Virginia e
Pagani Veronica
Con piacere continueremo a pubblicare fotografie di matrimoni e battesimi celebrati fuori parrocchia. Chiediamo però che, oltre alle fotografie,
ci vengano inviati i dati completi, in
particolare: la chiesa dove è stata celebrata la funzione, i testimoni in caso
di matrimonio e i padrini o le madrine in caso di battesimo. Grazie per la
collaborazione.
La redazione
54 - IL PORTO SETTEMBRE 2015
Francesco e Michela
Michele ed Elvira
ANAGRAFE
RINATI ALLA VITA
DELLA GRAZIA
25 BELLINI MARIA BEATRICE
di Paolo e Cadei Chiara
Nata a Brescia il 18/12/2014
Battezzata il 02/08/2015
Madrina: Suardi Francesca
26 BELUSSI MARTA
di Andrea e Boglioni Vera
Nata a Brescia il 17/04/2015
Battezzata il 30/08/2015
Madrina: Boglioni Elisa
27 DI MAURO BEATRICE
di Gerardo e Bellini Francesca
Nata a Segrate il 09/01/2015
Battezzata il 30/08/2015
Padrino: Di Mauro Antonio
Madrina: Bellini Silvia
28 PIGA DANIELE
di Matteo e Buelli Lara
Nato a Iseo il 10/02/2015
Battezzato il 30/08/2015
Padrino: Piga Claudio
Madrina: Buelli Francesca Elisabetta
IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 55
Anni '20: Matrimonio tra Gina Ravagni e Romano Volpi