Settembre - Parrocchia di Sarnico Bergamo
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Settembre - Parrocchia di Sarnico Bergamo
LO SPORT COME ESPERIENZA EDUCATIVA (Papa Francesco) ORARIO SANTE MESSE SOMMARIO Sabato o Vigilia di Festa 1 Copertina: Festa dello Sport - Foto San Marco 2 Sommario - Orario Sante Messe - Numeri telefonici 3 Anniversari ...particolari 4 Donne e uomini capaci di città 6 La Liturgia edifica la comunità a gloria di Dio solo 7 Festa di Santa Teresina di Lisieux - Comunicazione 8 Una benedizione silenziosa 10 Chiesa Universale e Chiesa Diocesana 14 Albert Einstein: La luce, ombra di Dio 16 Cerchiamo di darci una calmata 18 60° di sacerdozio: Don Franco, lo zingaro di Dio 19 Calendario e numeri utili 20 Una gita in montagna: padri in vacanza con i figli 21 Suor Giovanna dallo Zimbabwe 22 Sorella Acqua - Musigiocando 23 Siamo speciali: Incontri formativi sulla sessualità e l'identità 24 Cento candeline per nonna Elena 25 Laboratorio famiglie solidali 26Fotocronaca 28Arcobaleno 29Neolaureati 30 Associazione Anziani e Pensionati 31 Festa di Santa Croce: Una settimana magica 32 Le pagine del Comune 38 "Il Battello" riparte 39 L'ultima fatica di M. Dometti - La nuova fatica di G. Gaspari 40 L'infermiere oggi tra comunicazione, professionalità e formazione 42 Garibaldi e la religione nel corso dei "Fatti di Sarnico" 44 AVIS: Castagne arrosto ...da record 45 Sessanta e non sentirli ...Grazie Sarnico 46 Dalla Pro Loco - Sarnico 48 Attività del ASD Judo Sarnico 49 Il Teatro Piroscafo è pronto a salpare 50 Come eravamo 52Giansacella 53 Anagrafe parrocchiale 56 Foto storica anni '20: Marimonio Volpi - Ravagni ore 8.00 - 16.00 (alla casa di riposo) -18.00 e 20.00 Festivo ore 8.00 - 9.00 (in Ospedale) 9.30 - 11.00 18.00 e 20.00 Feriale ore 8.00 - 16.00 e 20.00 Confessioni Giovedì dalle ore 8.40 alle 10.40 Sabato dalle 19.00 alle 20.00 e nei giorni feriali, su richiesta, prima o dopo la celebrazione delle Messe Segreteria parrocchiale Lun. - mer. - ven. dalle 9.00 alle 12.00 Mar. dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00 Giov. dalle 17.00 alle 19.00 Il prossimo numero de “il Porto” sarà in distribuzione da venerdì 30 ottobre 2015. Si raccomanda l'invio degli articoli in word e delle immagini in Jpeg ad alta risoluzione, entro e non oltre lunedì 19 ottobre 2015, a redazioneporto@parrocchiasarnico. it o la consegna presso la casa parrocchiale. Il materiale pervenuto oltre il limite stabilito potrà essere pubblicato solo nel mese successivo. SETTEMBRE 2015 Direttore responsabile: Giuseppe Valli - Amministrazione: don Vittorio Rota - Casa parrocchiale Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 1 del 14.01.1971 Stampa e inserzioni pubblicitarie: Tipografia Sebina Sarnico - Tel. 035 910 292 Redazione: don V. Rota, don L. Fumagalli, don G. Fiorentini, M. Dometti (Civis), R. Gusmini e S. Marini. Collaboratori: don V. Salvoldi, A. Arcangeli, P.L. Billi, G.Cadei, C. Casati, G. Dossi, E. Frattini, G. F. Gaspari, M. Gaspari, P. Gusmini. Progetto grafico: Studio Példy Ufficio abbonamenti: Segreteria Casa parrocchiale : Tel. 035 4262490 NUMERI TELEFONICI ED E-MAIL Parrocchia 035 4262490 don Vittorio 328 7066575 Oratorio 035 938827 don Loris 328 3932361 don Giuseppe 347 2659420 Sacrista 339 2087660 Centro pr. ascolto 035 910916 Sala Giochi (Meulì) 035 912107 Cine Junior 035 910916 Centro Quader 035 912420 Centro Famiglia 035 911252 Sito web: www.parrocchiasarnico.it E-mail sito: [email protected] Sito C.SI.: www.csioratoriosarnico.it C.S.I.: [email protected] ilPorto: [email protected] parroco: [email protected] don Loris: [email protected] don Giuseppe: [email protected] sacrista: [email protected] c/c postale Parrocchia: 49089303 Sito web Oratorio: http://oratorio.parrocchiasarnico.it segreteria: [email protected] Foto San Marco Anniversari ...particolari EDITORIALE a cura del Parroco don VITTORIO ROTA "DONNE E UOMINI CAPACI DI CARITÀ" «Cari fratelli e sorelle, La Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere, come ci ha testimoniato la vita della beata Madre Teresa di Calcutta, di cui ieri abbiamo ricordato l’anniversario della morte. Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano 4 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi». (PAPA FRANCESCO: ANGELUS DEL 06.09.2015) Ho voluto cominciare questo articolo, il primo del nuovo anno pastorale, citando alla lettera le parole di Papa Francesco che stanno suscitando tante discussioni. Egli suggerisce, in prossimità dell’anno Giubilare della Misericordia, un gesto forte e significativo: ospitare una famiglia di profughi. Rispetto a come i giornali hanno riportato la notizia, tutti potete constatare una leggera differenza: Francesco parla di profughi, non di rifugiati1. Lo sguardo del pontefice non è solo per chi cerca un “luogo sicuro, un rifugio”, ma per tutti coloro che sono fuggiaschi, esuli e fuoriusciti dal proprio paese. E questa “sottile differenza” è stata da sola sufficiente a generare molte EDITORIALE discussioni anche tra noi cristiani. Alcuni si sono schierati per un “no!” deciso e fermo; altri hanno cominciato a porre distinzioni “Rifugiati sì - Profughi no”; altri ancora si sono dichiarati disponibili ad accogliere solo dei nuclei familiari, non solo uomini o solo donne. Ma la misericordia che Papa Francesco invita ad esercitare non conosce argini, è la misericordia di Dio che non può che raggiungere tutti gli uomini. Ho provato a condividere la proposta di Papa Francesco con alcuni collaboratori, così a livello informale: “per tastare il terreno”. La primissima reazione è stata il silenzio, forse non si aspettavano che io introducessi repentinamente un discorso così serio. Tutti hanno avvertito l’improvviso cambio di registro, lo "scarto" che ha portato il discorso su un altro tono. Si sono presi il tempo per riflettere: bene! Le prime parole di risposta arrivano quando è evidente che la mente di ciascuno ancora sta riflettendo: emergono per prime le preoccupazioni «logistiche»: dove? come? chi? quando? Nessuno chiede «perché?»: credo sia segno di una disponibilità. Cerco quindi di riportare il discorso sulla scelta di fondo: infatti non siamo chiamati a decidere adesso (la complessa macchina burocratica che si è messa in moto avrà bisogno dei suoi tempi), nel frattempo ci dichiariamo disponibili o no? Si arriva così al cuore del problema: ciascuno dice la sua e gli interventi convergono su una preoccupazione: «Siamo abbastanza forti per farlo?». Cioè abbiamo le capacità “umane” per accogliere queste persone? Abbiamo forza e coerenza sufficienti per portare avanti questa iniziativa nonostante le (inevitabili) critiche? Negli occhi dei miei collaboratori ora si accende la luce della “sfida”: è come se mi dicessero: «non abbiamo mai fatto una cosa così, ma non possiamo tirarci indietro in nome dei valori cristiani che condividiamo». Avvertono le paure e le fatiche che ci aspettano, ma non si può rimanere muti di fronte alle parole di Papa Francesco, non si può volgere lo sguardo altrove. Troppe volte ci hanno detto che il fenomeno dei migranti era solo un’emergenza di alcuni mesi l’anno, quando il mare è transitabile per le condizioni climatiche. Troppe volte la politica non ha saputo andare oltre la gestione dell’urgenza, anche se con risultati a volte lodevoli. Nessuno in Europa ci ha aiutati a comprendere che il fenomeno non è più occasionale o limitato, ma segna una svolta storica importante. Ora possiamo riempirci la bocca con tutte le “dietrologie” che vogliamo, andando a cercare colpevoli e responsabili, (se siamo onesti, alla fine di questa ricerca dovremmo scrivere anche il nostro nome...), possiamo anche spulciare tra le contraddizioni delle leggi che anche il nostro Stato ha emanato in materia. Potremmo anche costruire graduatorie di “urgenza” stabilendo chi deve essere aiutato pri- ma o dopo... Ma alla fine dovremmo sempre trovare il coraggio di guardare negli occhi un fratello sofferente e dirgli “non ti voglio!”. Intendo dire che finché il fenomeno dei migranti - pur riempiendo pagine di giornali e notiziari tv - è girato al largo dal nostro paese, è stato facile prendere delle posizioni, anche drastiche e nette. Credo invece che, se potessimo guardare negli occhi queste persone, ascoltarne i drammi e coglierne le speranze, sentiremmo che il Signore ci chiama proprio a farci carico di loro. È arrivato il tempo di un agire nuovo, di mostrare un volto umano, di manifestare senza vergogna che vogliamo seguire il Vangelo! Spendo le ultime righe di questa editoriale per sgombrare il campo da due sospetti che spesso avvolgono l’argomento. Il primo: come agisce la Chiesa? cosa fa? Il Vescovo Francesco, presentando ai sacerdoti la sua nuova lettera pastorale “Donne e Uomini capaci di Carità”, ha ricordato a tutti i presenti che alla data dell’08 Settembre scorso nella nostra provincia erano presenti 1195 persone straniere richiedenti asilo; tutte ospitate in strutture ecclesiali (871 nei centri gestiti dalla Caritas, 125 in quelli gestiti dall’associazione Ruah, e 199 ospiti nella cooperativa del Rinnovamento dello Spirito). Il secondo: ma allora la Chiesa aiuta solo gli extra comunitari? I dati che riporto sono quelli del nostro centro di ascolto in cui più del 50% degli aiuti erogati (sotto varie forme) sono destinati ad italiani. I miei collaboratori, alla fine, hanno parole di speranza che mi invitano a condividere con tutti: “Ricordalo, Don: quando mettiamo il cestone per la raccolta viveri in fondo alla Chiesa, la nostra gente lo riempie con generosità perché sa che ne facciamo buon uso. Sa che con quello aiuteremo extra comunitari e anche tanti italiani. La generosità della nostra gente non verrà meno se ospiteremo qualche profugo!”. E rubandomi un po’ le parole di bocca, una collaboratrice chiude la discussione così: “Non dobbiamo aver paura: siamo chiamati ad essere lievito nella pasta”. Ha ragione: se operiamo nella carità e nella misericordia, il buon pane non mancherà sulla tavola di nessuno. donvittorio 1 Titoli presi dalle versioni on-line: L’Eco di Bergamo: «Papa Francesco, appello all’Europa. Ogni parrocchia accolga i rifugiati». La Repubblica: «Tutte le parrocchie ospitino rifugiati». IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 5 LITURGIA di ENZO BIANCHI LA LITURGIA EDIFICA LA COMUNITÀ A GLORIA DI DIO SOLO Un'autorevole voce del nostro tempo descrive la comunità liturgica monastica. La sua riflessione, tuttavia, crediamo che abbia molto da dire anche alle nostre assemblee liturgiche, e al nostro modo di parteciparvi, come singoli e come fratelli convocati insieme. Per leggere in verità la vita di una comunità monastica bisogna innanzitutto guardare all’assemblea liturgica. Essa costituisce la verità di una comunità, il luogo di espressione della sua identità, il sito in cui appare ciò che essa è e ciò che tende a essere. Nella liturgia la comunità si pone davanti a Dio, perché si è sentita chiamata da Dio. Ognuno è chiamato in assemblea, ognuno ha sentito dentro di sé la voce di Dio che lo convocava personalmente, ognuno sente di fare parte di una comunità radunata da Dio in un luogo preciso e in un tempo preciso, “oggi” (Sal 95,7). L’assemblea liturgica presenta fratelli e sorelle tutti vestiti in abito bianco. Il volto di ciascuno è unico, è la sua identità, ma tutti insieme si forma un corpo, una koinonía (comunione) di membri tutti uguali in dignità, tutti in rapporto con il Signore, ma ciascuno con il suo volto. L’abito comune è decisivo per comprendere l’assemblea monastica: tutti, nessuno escluso, sono davanti a Dio, fratelli e sorelle, e Dio vede il volto unico e diverso di ciascuno. Con l’abito il monaco rinuncia a quell’individualismo che può apparire evidente 6 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 proprio nel modo di vestirsi; rinuncia alla singolarità perché esiste per gli altri, anche visibilmente, innanzitutto in un insieme, in una koinonía (comunione). Nessun anonimato, perché il volto di ogni persona è irriducibile e scoperto, ma l’abito manifesta la comunione nell’uguaglianza della vocazione e della qualità di figli e figlie di Dio, dunque fratelli e sorelle. Quando il monaco, per entrare nell’assemblea liturgica, indossa la cocolla, egli ricorda la sua identità più profonda e così si prepara a mettersi davanti al Signore. Il primo atto nell’entrare in assemblea è l’inchino profondo, l’adorazione convinta e consapevole del Signore di fronte al quale si sta (cf. 1Re 17,1; 18,15, ecc.): ecco tutti davanti a Dio, il Signore! Tra di essi c’è un “primo” (Mc 10,44; Mt 20,27), il servo di tutti, che tiene il primo posto nell’assemblea e può portare un segno del suo servizio, la croce. Ma egli pure è davanti a Dio, con la stessa dignità di tutti gli altri: di loro però, di ciascuno di loro, deve “rendere conto a Dio” (cf. RB2,34.37.38; 3,11; 31,9; 63,2; 64,7; 65,22; RBo 30), e questo non lo può dimenticare, soprattutto quando presiede l’assemblea liturgica. L’assemblea liturgica nelle chiese cristiane è sempre pubblica, non si celebra come quella delle sette… È sempre un’assemblea che può essere vista, perché non solo non ha nulla da nascondere, ma è chiamata a manifestare, ad annunciare il mistero cristiano, cioè Cristo presente come Kýrios (Signore) nella sua chiesa. Questa qualità pubblica è molto importante, e chi partecipa all’assemblea liturgica deve esserne consapevole: meglio altrimenti non parteciparvi. Non basta “essere là”, occorre essere vigilanti, anche quando tentati dal sonno o dall’intontimento, occorre “partecipare” a ciò che è detto LITURGIA e fatto da tutta l’assemblea. Una passività nella partecipazione menoma la vita del corpo, lo indebolisce e crea in esso una divisione. Non cantare, non rispondere nel dialogo liturgico, vagare con la mente altrove, lasciare che la tiepidezza invada il cuore è una contraddizione grave nei confronti del Signore ma anche nei confronti della comunione. Nella sua Regola Benedetto, come già Pacomio e Cassiano, appare molto severo sulle mancanze di attenzione e di partecipazione alla liturgia (cf. RB 45), perché errori e inadempienze feriscono l’assemblea. Per questo occorre che ciascuno partecipi all’assemblea liturgica nella sua verità e nelle sue capacità, e se non ha capacità per certi interventi in assemblea, una volta verificata con pazienza la sua inadeguatezza, sappia chiedere di essere esonerato dal servizio, riconoscendo con umiltà le proprie capacità o incapacità. Tutti devono partecipare alla liturgia, ma i modi sono diversi, a seconda dei gradi dell’ordo ecclesiae (l'organizzazione della Chiesa) e dei doni ricevuti. Proprio il carattere pubblico della liturgia dice che essa è luogo di oggettività, in cui appare ciò che uno è, ciò che la comunità è, nelle sue debolezze e nelle sue forze. La verità a volte è faticosa da sostenere, ma senza la verità facilmente si attesta la simulazione, e la simulazione porta all’ipocrisia, cioè alla menzogna organizzata per apparire, per far vedere, per sembrare ciò che non si è. Dunque, nessun tentativo di forzare la realtà oggettiva dei doni di ciascuno e dei doni della comunità. Infine, occorre ricordare che la liturgia ha una sua oggettività che non deve essere contraddetta da sentimenti, emozioni, affetti. Deve leggere chi legge bene e si fa capire, non chi non sa leggere ma piace personalmente a qualcuno. Deve cantare da solista chi sa cantare bene e non chi vuole cantare o chi, se canta, procura piacere a qualcuno. Anche su questo Benedetto è chiaro: “Non ardisca (praesumat) cantare o leggere se non chi può compiere questo ufficio edificando quelli che ascoltano” (RB 47,3). C’è un’oggettività del rito che deve essere rispettata, e l’ars celebrandi (l'arte di celebrare) esige competenza e stile. Qui sta l’adorazione del Signore: nel riconoscere la sua gloria, il suo peso, capace di determinare la nostra liturgia, che è a sua gloria ma anche a edificazione della comunità. FESTA DI S.TERESINA DI LISIEUX Contrada di Fosio Parrocchia di Sarnico MERCOLEDI’ 30 SETTEMBRE Ore 19.00 CENA COMUNITARIA presso Agriturismo Cascina Oglio (Prezzo fisso e prenotazione obbligatoria entro il 27.09) GIOVEDI’ 1 OTTOBRE SOLENNITA’ S. TERESA DI LISIEUX Ore 16.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA presso la Chiesa di Fosio Ore 18.30 recita del S. ROSARIO presso la Chiesa di Fosio Ore 19.00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA con PROCESSIONE nella frazione COMUNICAZIONE Per gli amici di don Sergio Gamberoni che volessero mettersi in contatto con lui, il nuovo indirizzo è il seguente: Padre Sergio Gamberoni Seminario San Luis Calle Eufronio Viscarra 1137 Casilla postale 6484 COCHABAMBA – Bolivia IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 7 COMUNITÀ a cura di CIVIS Foto San Marco Sette coppie di sposi in fila sul sagrato della nostra chiesa parrocchiale con le spose in bianco e gli sposi in abito da cerimonia, non è una cosa diciamo ...comune, che si vede tutti i giorni, ma se avvicinandoci ci accorgiamo che sono ...cinesi la cosa comincia a stupire maggiormente. La Cina è il paese più ateo al mondo: quasi la metà degli abitanti non crede in alcun Dio. In questo paese dove il governo è ufficialmente ateo, i cattolici sono circa 33 milioni su 1,3 miliardi di persone. È un martedì mattina di settembre, c'è poca gente in giro, ma il fatto singolare è che dopo un po' entrano in chiesa, un ottimo organista intona la marcia nuziale di Mendelssohn e il Parroco don Vittorio li attende sorridente in cima ai gradini del presbiterio. «Ghè argòt che quadra mia», dice qualcuno stupito. Gli sposi infatti non salgono all’altare ma si fermano nella prime file di banchi opportunamente ornate. Questo parroco mi ha già più volte stupito, non mi sorprenderei sentirlo anche parlare in cinese. Se ci fosse stato don Luciano sicuramente qualche termine in bergamasco l’avrebbe detto anche ai cinesi. Invece no, comincia a parlare italiano, scandisce piano le parole fermandosi al termine della frase per dare tempo all’interprete di tradurre. Vi propongo quasi integralmente il suo discorso e poi chiariremo l’enigma. «Buongiorno e benvenuti. Vi trovate in una casa… i cristiani, sin dall’i8 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 UNA BENEDIZIONE... SILENZIOSA nizio pregano in una casa. All’inizio era la casa di un amico di Gesù, di un discepolo, una casa semplice, umile che col passare dei secoli è diventata un edificio costruito vicino alle case degli uomini. La casa che vi accoglie oggi e che si chiama chiesa, è stata costruita trecentocinquant’anni fa con uno stile artistico che a quel tempo in Europa era dominante: il Barocco. Ogni stile artistico è l’espressione di una spiritualità, di un modo di vivere la propria fede. Il Barocco nasce in Francia alla fine del 1600 quando l’Europa dopo 100 anni di guerra aveva ritrovato un po’ di pace per cui le chiese vengono costruite in uno stile, quello Barocco, che deve esprimere gioia, felicità. […] Lo stile Barocco ha un’idea fondamentale: quella della leggerezza, questa chiesa è molto imponente ma chi entra deve sperimentare invece un senso di leggerezza dove il soffitto non si deve vedere, c’è …ma non si deve vedere, deve essere i cielo che è sceso vicino a noi e se il soffitto non c’è è perché Dio (Shàngdì in cinese) è vicino e se Dio è vicino avremo pace, prosperità, benessere e salute. Sul soffitto di questa chiesa vedete molti dipinti che raffigurano la storia di Gesù e dei Santi, in particolare di quelli importanti per questa comunità, ebbene ogni dipinto è come una finestra aperta sul cielo. […] L’altra caratteristica dello stile Barocco è l’uso dell’oro che è il metallo di Dio, quando Dio è vicino tutto brilla come l’oro. Inoltre riflette molto bene la luce aumentando la luminosità dell’ambiente. I cristiani che hanno costruito questa chiesa erano convinti che Dio è vicino, que- sta è la casa di Dio ed è vicina alle nostre case. Dio è con noi. Questo esprime gioia. […] Nel 1700 sono state costruite tante chiese in stile Barocco, la chiesa di San Pietro a Roma è in stile Barocco e ci racconta un’altra caratteristica di questo stile ed è l’idea delle proporzioni. Se prendiamo le misure di questa chiesa scopriamo che è molto più grande di quel che sembra. La regola delle proporzioni però fa sembrare tutto adatto a noi che l’abitiamo. Le chiese barocche sono a misura d’uomo. Nelle chiese gotiche l’uomo si sente piccolo rispetto all’ambiente, in quelle barocche si sente a suo agio al centro con Dio vicino a lui. I due princìpi della fede cristiana. Dal 1700 questa chiesa si è arricchita di decorazioni, dipinti e affreschi, ci si è però dimenticati che Dio è qui ed è rimasto al centro solo l’uomo. Oggi entrando in una chiesa Barocca ci si guarda attorno ammirando le cose belle che ci sono e solo alla fine ci si ricorda che Dio è presente. […] a noi oggi rimane un tesoro di bellezza che deve aiutarci a ricordare che Dio è qui, Dio è la bellezza più grande». di Gesù. Diventato ragazzo di 14, 15 anni tornerà in questa chiesa per ricevere il sacramento della Cresima con il quale riceve la forza dell’amore di Dio: lo Spirito Santo perché diventi capace, con l’amore di Dio, di fare le scelte importanti della propria vita. Diventato uomo troverà una fidanzata e assieme a lei verrà in chiesa per il matrimonio che per noi è un sacramento e vuol dire che Dio agisce nella decisione di un uomo di prendere una donna come moglie e quella di una donna di prendere un uomo come marito. Per noi il matrimonio non è l’amore tra due persone ma fra tre: Dio, il marito e la moglie. L’amore umano può spegnersi, ma non l’amore di Dio che rende vivo l’amore fra gli sposi. Ogni domenica, in questa chiesa, viene celebrata la Santa Messa. Ci troviamo insieme nella gioia facendo alcuni canti, ascoltiamo il Vangelo, la parola di Dio, del Signore Gesù, presentiamo sull’altare pane e vino, chiediamo a Dio di cambiare quel pane e quel vino nel corpo e nel sangue di Gesù e poi mangiamo quel pane e beviamo quel vino. Dio diventa cibo per la nostra vita e l’amore di Dio la nutre. Questo è il momento più altro della fede cristiana, è l’appuntamento che i cristiani Sono meravigliato della semplicità e dell’efficacia di quanto sta non possono mancare. Quello che celebriamo qui ogni domenica, deve spiegando anche se rimango dubbioso su cosa effettivamente aiutarci a vivere come ha vissuto Gesù, nella nostra comunità, tutti i comprenderanno delle parole di don Vittorio che, dopo aver il- giorni della settimana. Ogni domenica facciamo memoria dell’amore lustrato le opere d’arte presenti nella chiesa, si sofferma poi sulla che Dio ha per noi, per impegnarci ad amare anche gli altri. Qui ricespiegazione del Tabernacolo, “la piccola casetta” di Dio dove cu- viamo il perdono di Gesù e così possiamo perdonare anche gli altri, qui stodiamo l‘Eucarestia. Ed è qui, ed è l’unica volta che lo fa, che ascoltiamo la parola buona di Gesù, così possiamo dare una parola l’interprete chiede: «Può spiegare meglio prego?» buona anche a tutti gli altri. La vita cristiana è molto semplice, ma «Nel tabernacolo, noi custodiamo il corpo di Gesù. Questo altare pesa richiede ogni giorno un po’ d’impegno. Uscire dal nostro egoismo, per tanto, ma sembra leggero perché è ricco di fiori e dice che Dio è la roc- amarci gli uni e gli altri». cia sulla quale dobbiamo costruire la nostra vita e se ci appoggiamo a lui la nostra vita fiorisce. […] Essere cristiani per noi significa confron- Terminata la cerimonia don Vittorio impartisce la benedizione. tarci con Gesù che è qui presente. Gesù è figlio di Dio che è diventato Una benedizione silenziosa, per rispetto nei confronti dei non creuomo come noi ed è morto per noi sulla croce ed è tornato in vita e denti o dei credenti di altre religioni, nel silenzio, a ciascuno di loro, con questa offerta di sé ha salvato l’umanità. Questo è il fondamento rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di della nostra fede». loro è figlio di Dio. Dopo le foto di rito lo raggiungo in Sacrestia. Più sento parlare don Vittorio, più comincio a capire il senso dell’evento a cui sto assistendo, chiedo lumi ad una gentile signora con «L’occasione della visita dell’imprenditore cinese ai cantieri Riva è digli occhi a mandorla che parla uno stentato italiano e mi spiega che ventata l’opportunità perché alcuni suoi collaboratori esprimessero il le coppie festeggiano l’anniversario di matrimonio, ma la difficoltà desiderio non solo di visitare le cose artistiche del territorio, ma di cononel parlare la nostra lingua le impedisce di farmi capire perché scere qualcosa della fede cristiana. I cinesi conoscono la fede cristiana siano in questo luogo. Mi conferma però che non sono cristiani. molto poco ma hanno molta curiosità. L’occasione quindi è stata quella degli anniversari celebrati da queste sette coppie. Loro hanno già re«Ogni anno, a Pasqua, noi celebriamo questo mistero per ricordare gistrato il matrimonio civile in Cina però volevano conoscere la fede quanto è grande l’amore che Dio ha per noi. Egli non vuole che nes- cristiana e cos’è il matrimonio per la fede cristiana. La benedizione è suno si perda a causa del male, ma che tutti raggiungano il paradiso sempre possibile, sono figli di Dio. Il Vescovo l’ha pienamente autorizdove ci sarà una felicità eterna. Per fare questo ascoltiamo tutti i giorni zata e naturalmente è stato informato di questa opportunità e anzi il Vangelo, il racconto della vita di Gesù e cerchiamo di conformare la so che anche lui questa mattina probabilmente avrà ricordato questa nostra vista alla Sua: essere buoni e come lui essere capaci di amare e cosa un po’ particolare che forse segna anche… l’inizio di una cosa di perdonare. Gesù ci ha detto che l’amore di Dio non si spegne mai e che potrebbe essere anche un po’ più duratura. Perché, ripeto, gli interanche quando sbaglio Dio mi vuol bene. Ma noi non amiamo Gesù per preti cinesi che ho incontrato in queste settimane mi hanno più volte paura dell’inferno, ma perché lui ci ama per primo. manifestato davvero molta curiosità nei confronti della fede cristiana, Quando un uomo e una donna hanno un bambino, lo portano subito un po’ perché la vedono anche nei film americani che li raggiungono e in chiesa perché riceva il sacramento del Battesimo entrando così a far un po’ perché il lavoro dei missionari in Cina è molto significativo e non parte della comunità dei cristiani. I genitori cominciano a raccontargli ha raggiunto, credo, capillarmente i villaggi, ma ha dato però ai cinesi qualcosa di Gesù. All’età di 8 o 9 anni, può accostarsi a ricevere per l’opportunità di conoscere l’aspetto della civiltà cattolica». la prima volta il pane e il vino che sono il vero corpo e il vero sangue IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 9 CHIESA UNIVERSALE da AVVENIRE «La difesa del creato inizia da noi stessi» Il Papa ha presieduto la Liturgia della Parola Cantalamessa: necessario un cambiamento È stata una liturgia sobria e intensa quella con cui in San Pietro si è celebrata la prima Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Una liturgia della Parola presieduta da Papa Francesco che ha istituito la Giornata sulla scia della Chiesa Ortodossa che già da tempo dedica il 1° settembre a questa intenzione speciale di preghiera. E la celebrazione ha avuto anche una forte impronta ecumenica testimoniata dalla nutrita rappresentanza delle Chiese e comunità cristiane che ha preso posto nelle prime file della Basilica Vaticana. Rappresentanti che il Pontefice ha significativamente voluto salutare di persona, uno ad uno, alla fine della cerimonia. Papa Francesco ha letto l’orazione iniziale (corrispondente alla Preghiera cristiana per il creato proposta in chiusura della sua enciclica “Laudato si’”) e quella conclusiva, prima della benedizione finale. L’Omelia, ricca di spunti, è stata tenuta dal predicatore della Casa Pontificia, il cappuccino Padre Raniero Cantalamessa. Il religioso ha ricordato «come Dio è il dominus dell’uomo, così l’uomo deve essere il dominus del resto del creato, cioè responsabile di esso e suo custode». E ha ribadito che «accanto alla grande affermazione che uomini e cose provengono da un unico principio», il racconto biblico mette in luce «una gerarchia di importanza che è la gerarchia stessa della vita e che vediamo inscritta in tutta la natura». Così «il minerale serve al vegetale che di esso si nutre, il vegetale serve all’animale, e tutte tre servono alla creatura razionale che è l’uomo». Una gerarchia, questa, che «è per la vita, non contro di essa». Padre Cantalamessa ha poi insistito che «nessuno può servire seriamente la causa della salvaguardia del Creato se non ha il coraggio di puntare il dito contro l’accumulo di ricchezze esagerate nelle mani di pochi contro il denaro che ne è la misura». E ha osservato che la salvaguardia del creato, come la pace, si fa «”artigianalmente”, cominciando subito da se stessi». E concludendo ha immaginato che se venisse oggi il santo di Assisi aggiungerebbe un’altra strofa ancora al suo celebre Cantico delle Creature. E cioè: «Laudato sii, mi Signore, per tutti quelli che lavorano per proteggere nostra sorella madre Terra, scienziati, politici, capi di tutte le religioni e uomini di buona volontà. Laudato sii, mi Signore per colui che, insieme con il mio nome, ha preso anche il mio messaggio e lo sta portando oggi a tutto il mondo». 10 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 Il Papa: Teologi non separate dottrina e pastorale Teologo è del popolo, credente, profeta - Memoria. Studio e preghiera intrecciati alla concretezza della vita, dell’annuncio di Cristo. È la sfida che Papa Francesco ha ribadito ai tanti teologi riuniti per il Congresso internazionale a Buenos Aires. Il teologo è principalmente figlio del suo popolo – ha spiegato – che “incontra le persone, le storie”, conosce “la tradizione”. “È l’uomo che impara ad apprezzare quello che ha ricevuto come un segno della presenza di Dio”. Il teologo “è un credente” – ha proseguito – “ che ha esperienza di Gesù Cristo e ha scoperto che senza di Lui non può vivere”. Il teologo è un profeta perché riflettendo “la tradizione che ha ricevuto dalla Chiesa”, mantiene viva la consapevolezza del passato” creando l’invito al futuro in cui Gesù sconfigge l’autoreferenzialità e la mancanza di “speranza”. Centrale è la preghiera, via e realtà “tra passato e presente e il futuro”. La memoria della Tradizione - Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di recuperare “la memoria del passaggio di Dio” nella “vita della Chiesa” per sconfiggere le divisioni e tentazioni. Ha tracciato il legame tra tradizione e presente, tra studio e testimonianza in un “Cattolicesimo” che abbraccia tutto il tempo per poter essere “vero” e “autentico”. Centrale è la tradizione della Chiesa definita “fiume vivo” che risale alle origini e si proietta verso il futuro, che “irriga” terre diverse e “alimenta” varie aree del mondo. Relativismo e dignità della persona - In questo senso il compito del teologo è “di discernere”, “riflettere” su cosa significhi essere cristiano oggi. Perché – spiega il Papa – il cristiano di oggi in Argentina non è so stesso di 100 anni fa e non lo è allo stesso modo “in India, in Canada, a Roma”. Ha ribadito la via del Vangelo, che “continua ad essere presente per placare la sete” “del popolo” e che permette di allontanare due grandi “tentazioni”: quello che condanna ogni cosa rifugiandosi “nel conservatorismo o nel fondamentalismo” e quello che consacra tutte le novità, tutto ciò cha ha un “nuovo gusto”, relativizzando “la saggezza”. Dottrina e pastorale - In questo contesto – ha proseguito – lo studio della teologia acquista un valore di “primaria importanza”, ma ha chiarito che non può esistere il concetto di mera “dottrina” “staccata dalla pastorale” e indicando i padri della Chiesa come “Ireneo, Agostino, Basilio, Ambrogio” ha rimarcato che sono stati grandi teologi perché erano grandi pastori”. Quindi è tornato a ribadire la necessità dell’incontro, con le famiglie, i poveri, gli afflitti, le periferie, vie per una “migliore comprensione della fede”. CHIESA UNIVERSALE Mai rassegnarsi alla guerra: la pace è sempre possibile A Tirana l’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio Papa Francesco: negli Stati Uniti vicino alla gente «Siamo tutti creati per l’amicizia sociale» Potervi incontrare mi riempie di speranza. Prego per voi, per tutto il popolo americano, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie. Così Papa Francesco ha salutato i cattolici statunitensi in vista del prossimo viaggio che dal 22 al 27 settembre lo porterà a Washington, New York e Filadelfia. Il Pontefice lo ha fatto in conclusione della videoconferenza trasmessa la sera quando in Italia era già notte, dalla rete televisiva Abc. «Per me- ha sottolineato il Pontefice parlando del viaggio – è molto importante perché incontrerò voi, cittadini degli Stati Uniti che avete la vostra storia, le vostre virtù. Gioie e tristezze, i vostri problemi come tutti». «Io – ha spiegato – sono al servizio di tutte le Chiese e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Per me c’è una cosa che è molto importante, ed è la vicinanza. Per me è difficile non stare vicino alla gente. Invece, quando mi avvicino alla gente, come farò con voi, mi risulta più facile capirla e aiutarla nel cammino della vita. Perciò è molto importante questo viaggio, per stare vicino al vostro cammino e alla vostra storia». Queste parole il Papa le ha pronunciate in collegamento via satellite, insieme al conduttore David Miur di World neus tonight, con Los Angeles dov’erano riunite persone che vivono in diverse strutture di accoglienza per poveri e senzatetto. In novanta minuti di trasmissione il vescovo di Roma, parlando in spagnolo con qualche battuta in inglese, ha interloquito anche con altri due diversi gruppi. Con gli studenti del collegio Gesuita Cristo Re, nel centro storico di Chicago, che si dedica alla formazione di giovani poveri ed emarginati. E con fedeli della parrocchia del Sacro Cuore di McAllen, in Texas. Il Papa ha confidato che dai giovani si attende che «non camminino soli nella vita» che lo facciano «ben accompagnati», «tenuti per mano da Gesù» e dalla Vergine. E «che camminino con coraggio». «Non abbiate paura delle difficoltà». Collegandosi poi con il Texas il Pontefice ha risposto a Riccardo, immigrato a 4 anni. «Il mondo – ha detto – deve prendere più coscienza che lo sfruttamento l’uno dell’altro non è un cammino. Siamo tutti creati per l’amicizia sociale».Verso la fine della trasmissione Papa Francesco ha voluto «ringraziare le religiose degli Stati Uniti» per il lavoro grandioso che svolgono. «Siate coraggiose – ha aggiunto – Andate avanti sempre in prima linea. E vi dico un’altra cosa – sta male che lo dica il Papa? Non lo so – vi voglio molto bene». Se lo dicono, lo ripetono, insistono, se non nascondono la loro preoccupazione, non può non essere vero. Perché le loro sono antenne sensibili, disseminate ovunque nel mondo. «Non rassegniamoci!» esclama Papa Francesco nel suo messaggio. In perfetta sintonia con lui si ritrova Andrea Riccardi: «Oggi qualcosa ci preoccupa, e molto: la diffusa rassegnazione a subire la storia di violenza, terrorismo, guerra. Come fenomeni inarrestabili. Come la pace fosse un’utopia perduta nel secolo passato». Le prime due giornate dell’Incontro internazionale, organizzato a Tirana dalla Comunità di Sant’Egidio con le Chiese cattolica e ortodossa d’Albania, sono state la ripetizione instancabile del titolo: “La pace è sempre possibile”. Lo ripetono con le parole, un singolare coro di voci cristiane – cattoliche, protestanti, ortodosse – musulmane, ebree, indù, scintoiste e buddiste. E lo dimostrano con i fatti, attraverso le testimonianze di pace conquistate. È il caso, del panel condotto dal sottosegretario Mario Giro tra governo e il Fronte di liberazione islamico Moro ha richiesto la bellezza di 17 anni di trattative: la pace è possibile purché si abbiano infinita pazienza e gigantesca tenacia. Dopo 50 mila morti e un milione di profughi «pensavamo che la pace non fosse possibile», e invece siamo passati «dalla guerra senza quartiere alla fiducia senza quartiere». “La pace è sempre possibile” suona come «protesta contro la guerra e la rassegnazione». Papa Francesco nel suo messaggio: «Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra! E non possiamo restare indifferenti di fronte a chi soffre per la guerra e la violenza». Ed era singolare che una terza voce autorevole si aggiungesse, quella del presidente italiano Sergio Mattarella: «la risposta delle nazioni democratiche non può essere la chiusura e l’arroccamento». La pace è possibile ma richiede costruttori infaticabili capaci di mai rassegnarsi. Non è un caso che Sant’Egidio abbia convocato tutti qui in Albania, dove fino a 25 anni fa la speranza di cambiare appariva assurda. Credenti mai rassegnati, e tutti con la stessa preoccupazione ne confronti dell’egocentrismo, che per l’Arcivescovo Anastasios, primate d’Albania, è il pericolo numero uno: «Il contrario della pace non è la guerra ma l’egocentrismo: individuale, collettivo, etnico, razziale. L’egocentrismo muove le varie forme di violenza che uccidono in diversi modi la pace». L’antidoto? «Il rafforzamento dell’amore». IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 11 CHIESA DIOCESANA da L'ECO DI BERGAMO Festa di Sant’Alessandro «Abbracciamo chi arriva e bussa alla nostra porta» Il vescovo ha ricordato i martiri cristiani e i migranti «Oggi la gratitudine è una merce rara» Ai vicini e ai lontani, chi dalla nostra terra è partito e a chi per la fede ha subito il martirio. Il pensiero del vescovo Francesco Beschi, durante il Pontificale celebrato in cattedrale, prende la forma di un grande abbraccio che supera i confini della nostra diocesi, perché la festa di Sant’Alessandro possa dare significato alla vita di tutti coloro che in modi diversi hanno un legame con la nostra città. Monsignor Beschi ha presieduto la solenne celebrazione e intense sono state le sue parole all’omelia. Il primo pensiero è andato ai martiri cristiani contemporanei. Mancano pochi giorni alla beatificazione di un martire bergamasco, don Sandro Dordi, che il vescovo ha voluto ancora una volta ricordare. «È un nostro sacerdote che è cresciuto nelle nostre famiglie e nelle nostre parrocchie, nel Seminario e nella comunità del Paradiso, che ha percorso le strade della Svizzera e del Perù dove il Signore lo ha chiamato ad offrire la suprema testimonianza». Monsignor Beschi ha accennato al suo recente viaggio in Bolivia e Brasile.«Ogni volta che torno da questi viaggi porto in cuore una ricchezza di fede alimentata dalla loro generosità». Monsignor Beschi non dimentica «tutte le persone che da altri Paesi del mondo sono venute e stanno arrivando nella nostra terra. Non sono nati qui, ma hanno bussato e bussano alla porta della nostra ospitalità». L’omelia ha posto poi in evidenza il tema della gratitudine, che è stato la traccia condivisa nelle iniziative religiose e civili della festa patronale di quest’anno. Davanti alle autorità civili, militari, giudiziarie, e ai rappresentanti della cultura e delle istituzioni bergamasche, presenti in Duomo monsignor Beschi lancia una provocazione più alta. «Guardando al mondo dei rappresentanti sociali, politici, economici e istituzionali, chiedo: è possibile vivere la gratitudine nell’ambito della costruzione della città?» «Non è facile trovare spazio per la gratitudine, non è facile praticarla quando viene tentata dalla visione in cui tutto si compra e si vende, si rivendica e si pretende, in cui gli spazi dei diritti individuali si allargano a dismisura. La gratitudine diventa così merce rara». «Come alimentarla allora? Tre sono le azioni che monsignor Beschi suggerisce: ricordare, riconoscere e ridonare ». L’invito finale a praticare la gratitudine nella semplicità delle azioni quotidiane e nella complessità delle relazioni che si sviluppano in una città. «Pensiamo sia un di più, rispetto ai bisogni e alle responsabilità impellenti, ma questo di più è proprio ciò che serve. Il dovere non esclude il dono e la gratuità». Alla celebrazione erano presenti anche i vescovi Lino Belotti, Gaetano Bonicelli, Maurizio Malvestiti, Giuseppe Merisi, Bruno Foresti, Serafino Spreafico, l’abate di Pontida e il vicario generale. In cattedrale numerose autorità. 12 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 In preghiera dall’Isola alla Valle Imagna Mille in cammino: «Grazie per il Creato» Di notte da Sotto il Monte fino al Santuario della Cornabusa, dove sono stati accolti dal vescovo Monsignor Beschi: «L’universo è un dono di Dio, non va solo contemplato ma custodito con intelligenza e creatività» «Donne e uomini capaci di carità». Prende il nome della prossima lettera pastorale del vescovo Francesco Beschi per il prossimo anno pastorale il pellegrinaggio notturno per il santuario della Madonna della Cornabura. Circa 25 chilometri di cammino in preghiera nella notte, da Sotto il Monte al santuario della Cornabusa a Sant’Omobono, dall’Isola alla Valle Imagna, per celebrare la decima Giornata del Creato. Il pellegrinaggio notturno diocesano, voluto dal vescovo Francesco Beschi, ha visto la partecipazione di un migliaio di persone in marcia per quasi otto ore. Preghiere, letture di brani dell’Enciclica «Laudato sì» e momenti di silenzio hanno caratterizzato i passi del gruppo, accompagnato da don Cristiano Re e da don Gianluca Salvi, direttori degli Uffici diocesani per la pastorale sociale e dei pellegrinaggi, che hanno curato la preparazione e lo svolgimento dell’iniziativa. Ad aprire il lungo corteo la grande croce di legno, consegnata nella notte di sabato dal vicario generale monsignor Davide Pelucchi e portata sulle spalle da piccoli gruppi che si sono alternati sul percorso. Lungo la Valle Imagna in molti si sono uniti al già numeroso gruppo iniziale e in centinaia, già dalle prime ore del mattino, erano nel santuario in preghiera in attesa dei pellegrini. L’ingresso della croce sul sagrato è stato sottolineato da un applauso. Il vescovo dall’altare ha accolto e salutato con profonda riconoscenza i fe- CHIESA DIOCESANA Quei due colpi contro don Sandro prete dei poveri Nel 1991 il sacerdote di Gromo San Marino veniva ucciso dai guerriglieri A dicembre sarà beato deli che hanno gremito il santuario ricavato nella roccia, in molti hanno occupato anche il sagrato. Affettuose le prime parole di monsignor Beschi davanti alla stanchezza di chi aveva trascorso la notte in cammino. «Cari pellegrini, riposate pure, copritevi bene e anche se vi addormentate in piedi sarà una bella preghiera che il Signore gradirà ugualmente». Nell’omelia è entrato nella profondità del significato di un’esperienza corale vissuta in modo così intenso. «Avete visto la bellezza della notte e la meraviglia dell’alba, avete ripercorso le orme di Papa Giovanni per giungere in un santuario creato dalla natura». Il vescovo ne ha evidenziato il valore di testimonianza preziosa. «Siamo testimoni di un amore che fa dell’universo un dono. Ciò che di meraviglioso ci circonda, il mondo, la natura e l’ambiente, è dono di Dio». Un richiamo quindi alla responsabilità comune: «Non sia per noi solo un dono da contemplare, ma di coltivare e custodire anche attraverso le doti umane dell’intelligenza e della creatività». Le parole conclusive hanno posto l’attenzione sull’uomo «che non può essere separato dalla creazione, di cui non solo ne è parte, ma di cui è l’espressione più alta». «Il creato non è la mia casa, ma la nostra casa - ha proseguito a voce più alta -. Non possiamo pensare di sfruttare solo per noi quello che è stato creato per essere di tutti. Noi in Occidente abbiamo una responsabilità maggiore in questo senso. La casa della creazione è casa di tutti e insieme la vogliamo abitare e custodire». Più volte ha richiamato lo parole di Papa Francesco riguardo alla cura dell’uomo e dell’ambiente, per «un’ecologia integrale». «Spesso le conseguenze del degrado dell’ambiente hanno alimentato alcune condizioni di povertà e là dove vi è poca considerazione la dignità della persona umana si perde anche il valore del creato». Essere pellegrini nella Giornata del Creato acquista un senso profondo. «Nel cammino testimoniate la capacità di gustare i doni della natura e di esercitare la responsabilità verso quella casa di tutti che siamo chiamati ad abitare senza che nessuno sia escluso». Al termine don Salvi ha ringraziato i pellegrini e ha dato l’appuntamento al prossimo anno ancora alla Cornabusa. Il vescovo ha aggiunto, prima della benedizione, l’invito a continuare il pellegrinaggio della vita con gli stessi sentimenti che hanno attraversato l’esperienza della scorsa notte. Don Cristiano Re, a pellegrinaggio concluso, sottolinea alcuni tratti importanti dell’esperienza: «Camminare vicini crea relazione anche attraverso la preghiera. Si è creato un clima di pace di grande condivisione. Abbiamo celebrato e ringraziato per il Creato abitandolo in maniera forte, nella notte e nell’alba, sotto le stelle e sotto il sale. Ci abbiamo camminato dentro, abbiamo attraversato le bellezze della natura e soprattutto l’abbiamo vissuto insieme». Ero arrivato in Perù per salutare padre Giovanni Bigoni, missionario monfortano di Ardesio e amico d’infanzia. Improvvisamente arrivò una telefonata e la notizia esplose come una bomba tra le mura di quell’austero edificio. «Hanno ucciso don Sandro». Si sapeva ancora poco, ma quello che era certo era che un commando di Sendero Luminoso aveva sequestrato e ucciso don Sandro Dordi, parroco di Santa, uno dei tanti paesi della costa peruviana affidati alle cure dei missionari italiani. Avevo noleggiato un auto .. Arrivammo a Santa che era già buio e ci recammo subito nella chiesa del paese, dove era stato portato il corpo di don Santo. Una folla immensa si era già radunata per salutarlo. La bara era vegliata da quattro giovani e la gente attorno pregava, portava fiori. Era il pomeriggio del 25 agosto 1991. Don Sandro con una Toyota gialla si stava recando nella solita frazione di Vinzos, dove era atteso per la S. Messa. Dietro una curva , due terroristi balzarono fuori dai cespugli. Erano armati. Victor Tolentino era uno dei catechisti che erano con lui. Era ancora sotto choc, ma riuscì a raccontarmi: L’intenzione era quella di far salire padre Sandro sul retro della macchina. Probabilmente volevano ucciderlo da qualche altra parte. Il Padre non volle però muoversi. Si limitò ad alzare le braccia ripetendo la frase: «No, per favore». Poi l’assalitore, alzò la pistola ed esplose due colpi, alla testa e al cuore. Tolentino faceva fatica a parlare. Per quasi vent’anni, la lotta dei rivoluzionari di Sendero Luminoso era stata l’incubo del Perù. Si era creato anche un nefasto intreccio tra l’attività di Sendero Luminoso e il narco traffico e la popolazione sottoposta a soprusi. Pochi mesi prima dell’uccisione di don Sandro Dordi, nella stessa diocesi di Chimbote, erano stati uccisi due frati francescani polacchi. A distanza di 24 anni, Papa Francesco si appresta a proclamare beati i tre martiri. La data del 25 agosto 1991, il giorno del martirio di padre Dordi, è entrata ormai nel calendario religioso della parrocchia di Santa. Per i poveri campesinos della valle di Chimbote, quella è la notte del dolore, del ricordo incancellabile di «Padre Dordi» il prete buono, il sacerdote di Gromo san Marino (Gandellino). Aiutava i poveri, cancellava i nostri peccati. «È l’Alba di un nuovo giorno, cosa faremo senza di te? Ma il tuo popolo continua ad avere speranza e fede, perché il tuo ricordo resterà sempre vivo nei nostri cuori». Segnaliamo l’uscita in libreria del volume «Sandali che profumano di Vangelo – Alessandro Dordi, martirio di un prete missionario» di Arturo Bellini. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 13 RIFLETTIAMO a cura di don VALENTINO SALVOLDI ALBERT EINSTEIN «LA LUCE, OMBRA DI DIO…» «Sia fatta la luce!»: questa la prima parola del Creatore. Parola – “dabar” in ebraico – non è solo espressione verbale, ma evento, fatto, realizzazione. «Sia fatta la luce» per dissipare le tenebre, per dare un colore alle cose, per rallegrare il cuore dei viventi e del Creatore: «E Dio vide che la luce era bella e buona» (Gen 1,4). Tutta la Bibbia è percorsa da questa luce che narra qualcosa di Dio stesso e nel contempo annulla le tenebre, simbolo della morte. La prima luce del giorno, l’alba, sigilla il trionfo della vita, al punto d’essere salutata come il sorriso del Creatore. La luce è Dio stesso. «Dio è luce e in lui non c’è tenebra». Questa professione di fede dell’apostolo San Giovanni trova una corrispondenza in Albert Einstein, allorché, scrivendo un trattato di fisica, mentre parla della luce fa uno splendido inciso: «La luce, ombra di Dio…». E una volta, discutendo con Gustavo Adolfo Rol, alza la mano, la frappone fra la lampada e il tavolo e gli dice: «Vedi? Quando la materia si manifesta, proietta un'ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito e dunque quando si materializza non può manifestarsi se non attraverso la luce. La luce non è altro se non l'ombra di Dio». Basterebbe questa testimonianza per illustrare la sua fede e l’armonia – anzi l’intrinseca unità – tra la sua fede e la sua ragione. ALBERT EINSTEIN. Nasce a Ulma nel 1879 e muore a Princeton nel 1955. Fisico e filosofo tedesco naturalizzato svizzero e statunitense. Premio Nobel per la fisica. Contribuisce in modo determinante alla fisica teorica. Muta in maniera radicale il paradigma di interpretazione del mondo fisico. Fin da ragazzo approfondisce le varie scienze e s’impegna nella ricerca del bene e del male. È noto a molti l’incontro con un professore ateo dell’università di Berlino. Questi sfida gli studenti: «Dio ha creato tutto quello che esiste?». Uno di essi risponde: «Sì, 14 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 certo!». Il professore continua: «Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male». Lo studente lo interrompe: «Posso farle una domanda, professore?». «Naturalmente!», risponde il docente. «Professore, il freddo esiste?». «Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?». Gli studenti sghignazzano. Il giovane replica: «No, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è, in realtà, assenza di calore». Lo studente continua con una serie di esempi, per dimostrare che l’oscurità è mancanza di luce, il male è assenza di bene. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore. Tutti si alzano in piedi ad applaudire il giovane. Il professore, scuotendo la testa, rimane in silenzio, poi si rivolge al giovane studente e gli domanda: «Qual è il tuo nome?». «Mi chiamo Albert Einstein, signore». Chi non crede in Dio giudica questo racconto un aneddoto ricco di esempi non dimostrabili e quanti sono atei cercano di trarre Einstein dalla loro parte, giungendo al punto di proporlo come “Presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti”. Ad essi, sorridendo, il grande scienziato ribadirebbe: «Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Riguardo all'universo ho ancora dei dubbi». Fede e ragione. Mentre è un luogo comune che uno scienziato debba essere ateo, ecco quanto afferma Einstein: «La scienza contrariamente ad un'opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguire finalità teologiche, poiché deve proporsi non solo di sapere com'è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un'altra maniera, con l'intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il RIFLETTIAMO mondo» (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens, Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91). In altre parole, nel rapporto tra fede e ragione, Einstein afferma che la scienza intuisce la presenza del Mistero. Non è suo compito dimostrare se Dio esista o no. Anzi, non può dimostrare la non esistenza. Ma è aperta al divino, come stimolante pungolo per continuare la ricerca della verità. Il vero scienziato è affascinato dall’armonia del creato e dalla bellezza del tutto. Non può non percepire una Presenza. Se non è incatenato da pregiudizi, ammetterà che Dio esiste, quale necessità di dare un senso al tutto: «Gli atei fanatici – scrive Walter Isaacson nella biografia Einstein: His Life and Univers – sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la musica delle sfere». Ecco che volto dà Einstein alla sua fede: la forza che gli fa percepire la musica delle sfere. Musica e mistero. E la musica richiama alla bellezza, al miracolo, al Mistero, da non intendersi come oscurità, bensì come pienezza di luce. Luce che abbaglia e crea quel senso di meraviglia espresso, etimologicamente, proprio dalla parola “mistero”: mettere la mani alla bocca, a causa di un’esperienza indicibile. Riferendosi a questo concetto, così Einstein scrive a Maurice Solovine: «Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. (… Invece) compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli». Nella lettera del 3 gennaio 1954, indirizzata al filosofo Erik Gutkind, a Princeton, scrive: «La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli». Anche se il grande scienziato non riconosce l’idea trascendente del Dio dei cristiani, parla della necessità di postulare un Creatore immanente come spiegazione ultima della realtà. Einstein, pur non riuscendo a credere che Cristo sia figlio di Dio, lo ammira moltissimo. Lo percepisce – alla stessa stregua di Gandhi – come un uomo perfetto, che ha cambiato la storia del genere umano. Francesco Severi – matematico, amico di Einstein – nel suo libro Dalla scienza alla fede parla di una confessione fatta dal grande scienziato poco prima di morire: «Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato». IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 15 RIFLETTIAMO a cura di PIERLUIGI BILLI CERCHIAMO DI DARCI UNA CALMATA Certe volte sembra, e non a me soltanto, che Dio sia morto nella coscienza e nella vita dei popoli, addirittura siamo in un’era nella quale non c’è più posto per il divino. L’uomo moderno chiede alla scienza la soluzione di ogni suo problema: assurdo, la scienza non può risolvere tutto. Egli è diventato l’autosufficiente, il solo arbitro del proprio destino, vuole solo godersi questa sua terra che gli è stata donata. Si edificano altari al dio soldo ed al sesso. Furti, violenze, sequestri di persona, soppressione di persone innocenti, gente che va fuori di testa e commette azioni ignobili contro ogni logica. Il dovere scompare e subentra il puro piacere. Navighiamo nel paradosso, un sostantivo questo che significa avere un atteggiamento incredibile, in netto contrasto con la comune opinione. È in poche parole un’assurdità. Se fossi diventato prete, avrei tuonato dal pulpito tutte le domeniche. Tutti sbandierano il mito della libertà senza gli argini della legge e del dovere, senza i limiti imposti dalla morale, senza 16 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 rispetto dell’ordine costituito. Una libertà senza amore ha fatto scaturire la violenza e il terrore. Esiste la guerra dell’odio, dell’egoismo, dell’invidia, della gelosia, delle disonestà, delle ribellioni tra popoli e partiti, tra docenti e alunni, tra famiglie e famiglie, persone e persone. Mai come oggi ci sentiamo indifesi ed avvertiamo la minaccia di un avvenire malfido per i nostri figli e nipoti. Non sono pessimista perché ho fede in Gesù Cristo che ha visto Satana cadere dal cielo, giù negli inferi, però quanto male dovremo vedere prima che Cristo vinca la sua ultima battaglia? Dobbiamo attendere con fiducia, tutti abbiamo paura: i ricchi dei poveri che li minacciano con la violenza e il sequestro di persona. È la verità: abbiamo paura ad uscire di casa. Sembrano questi gli ultimi giorni predetti dall’Apostolo Paolo, quando nella lettera a Timoteo osserva che negli ultimi giorni RIFLETTIAMO ci saranno tempi difficilissimi «…allora gli uomini saranno egoisti, avidi d’oro e d’argento, superbi, blasfemi, ribelli ai genitori, ingrati, empi, disonesti, sleali, calunniatori, intemperanti, crudeli, disumani, traditori, protervi, temerari, amanti più del piacere che di Dio, aventi apparenze della pietà ma privi di quanto ne forma l’essenza». Ci sono stati sempre nel mondo, anche al tempo di San Paolo, grandi disordini morali, ma almeno li chiamavano ancora peccati, oggi è quasi tutto scusato e crollato, abbiamo perduto la capacità di discernimento tra il bene e il male e quindi la coscienza del peccato. Mai come oggi l’uomo affoga nel piacere e nel benessere economico, ma è altret- tanto vero che mai come oggi egli avverte dentro di sé un vuoto spaventoso che lo riempie di paura e di tristezza. Ecco le musiche orgiastiche delle discoteche che rovinano, le fughe dalla realtà attraverso alcol e droga. Cerchiamo di stordirci per dimenticare la realtà, anzi pratichiamo magie ed una vera devozione a Satana. Noi però non ci dobbiamo lasciar sopraffare e disperare: la verità, che è Cristo, trionferà. Egli è il grande respinto, il non desiderato, ma è l’unica nostra speranza. Non dobbiamo temere, non ci lascerà soli, anche se in certi momenti il nostro cuore è a pezzi. Rimaniamo uniti a Lui nella fede, specialmente nei momenti in cui sembra lontano. Sarà tutto a posto, nonostante i nostri dolori e paure. Grazie Gesù. Comincio questa pagina con la consapevolezza che sto infrangendo una promessa, di quelle solenni, che ho fatto a don Franco al suo ritorno in parrocchia lo scorso mese di Giugno. 60° DI SACERDOZIO DON FRANCO LO ZINGARO DI DIO Gli avevo proposto: durante l’estate compi gli anni e ricordi il 60° di ordinazione sacerdotale; ti va di festeggiarli in comunità? La risposta è stata - come sempre - molto cortese, ma decisa: no! E così è stato: nessuna Messa speciale, nessuna festa. Solo una cena tra preti in casa parrocchiale giusto una settimana prima che tornasse in Svizzera (e dovevo considerarlo già un’eccezione...). Ma non posso far passare sotto silenzio l’occasione: spero che la punizione che dovrò subire sia almeno leggera. Io sono certo la persona meno adatta a parlare di don Franco, sono - tra voi - quello che lo conosce da meno tempo. Sono anche consapevole che il mio ruolo m’impone questo compito, e lo assolvo più che volentieri. Certo posso parlare solo di don Franco per come lo sto conoscendo, i ricordi della sua vita sono custoditi nei vostri cuori più che nel mio! Il nostro primo incontro è stato faticoso. Nelle settimane che seguirono la pubblicazione della mia nomina a parroco di Sarnico, don Franco cercò più volte di contattarmi telefonicamente, e io di contattare lui. Ma non riuscivamo a trovarci: quando ero libero io, non lo era lui; e viceversa. Alla fine siamo riusciti a sentirci, a dirci il primo «ciao»: ma per incontrarci di persona ho dovuto aspettare lo scorso mese di Novembre. Una domenica pomeriggio suonano alla porta: don Franco aveva preannunciato il suo arrivo e io corro ad aprirgli. Non mi trovo di fronte un uomo fragile o appesantito dall’età, ma una persona vigorosa che mi stringe subito in un abbraccio forte, mi bacia, e mi dice «ciao!» con un sorriso disteso e aperto. Abbiamo chiacchierato per un bel po’: mi ha raccontato di sé, gli ho raccontato di me. Alla fine la mia impressione è stata questa: quest’uomo è davvero prete, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli. Ti senti rasserenato quando incontri persone come lui. Capisci che la serenità abita il suo cuore e lo dispone ad essere strumento della provvidenza di Dio. Mi ha raccontato senza imbarazzi e senza false modestie i suoi successi e i suoi insuccessi: le sue fatiche e le sue gioie, e capisci che tutto in Lui è illuminato dall’amore di Dio. Da allora ho cominciato a chiamarlo “fratello maggiore”. Ogni volta che lo faccio sorride, mi regala ancora il suo bel sorriso, e mi dice “ciao, fratellino” e mi da un bacio, sulla guancia, come facevano gli apostoli tra loro in segno di vera fraternità. Ho imparato anch’io ad essere aperto e sereno con lui. Non devi girare attorno alle cose, con don Franco, è meglio se vai diritto alla questione. Comunque sai che troverai sempre orecchi attenti nell’ascolto e occhi aperti per guardarti. Le parole che poi ti regala non possono che essere buone. A Marzo dello scorso anno, il Centro Studi Valle Imagna ha realizzato delle interviste ai sacerdoti bergamaschi che hanno operato all’estero. Naturalmente anche don Franco ha raccontato la sua esperienza. Alla fine dell’intervista il giornalista “cede la penna” a don Franco che riassume così la sua vita: «Al termine di questa carrellata un po’ sconquassata di pensieri, desidero riassumere così la mia idea di prete vissuta in emigrazione: “Sia la Chiesa una manciata di semi. Sii, tu prete, tutto orecchie. Sii, tu, un viandante nel tumulto della strada”. Non un prete che troneggia al di sopra del suo popolo, ma che sta in mezzo alla gente. È uno come gli altri, è lì per gli altri. Essere prete è una Missione. Essere prete significa soprattutto lasciarsi prendere e afferrare dal popolo, per il popolo. L’essenza del prete si riassume in una parola: servizio. Volontà di cooperare, mediante il servizio, alla felicità del prossimo. Deve, il prete, fare sue le angosce, le agonie, le gioie della gente. Non deve assumere pose da uomo infallibile; deve invece essere capace di attenzione e ascolto, senza annientare con argomenti perentori le idee e le proposte degli altri. Ciò che si vuole da lui è che sia un uomo sacerdotale ed un sacerdote umano. Occorre che abbia tanto coraggio da essere un Cristiano come gli altri, solidale nei dubbi, incerto nei problemi, ed osi assumersi le conseguenze di decisioni rispettose della responsabilità della coscienza umana. In fondo è lo stesso concetto espresso da Paolo nella Lettera ai Corinti: Non siamo dittatori della vostra fede, ma cooperiamo con voi alla vostra felicità (2: I, 24)». Anche per questo: Grazie don Franco! Auguri! Il Signore ti conservi nel suo amore e faccia sempre di te uno strumento della sua grazia. A presto! donvittorio COMUNITÀ 18 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 a cura di DON VITTORIO ROTA OTTOBRE 2015 GIO 1 ore 16.00 Santa Messa a Fosio ore 18.30 Santo Rosario ore 19.00Santa Messa a Fosio e Processione VEN 2 ore 21.00 Sorella Acqua: Vergine Madre di Lucilla Giagnoni - Cine Junior SAB 3 ore 19.30 Vespri con "Transito" di San Francesco DOM4 ore 9.30 Presentazione gruppo della Cresima e family day ore 18.00 S. Messa e processione Madonna Rosario MER 7 ore 20.45 Riunione genitori di 3°- 4° elementare GIO 8 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": don L. Flori, "Maschio e femmina li creò" Villongo S.F. SAB 10 ore 21.00 Sorella Acqua: Note d'acqua orchestra musici di Parma - Cine Junior DOM11 ore 14.30 Castagnata in Oratorio MER 14 ore 20.45 Riunione genitori 5° elem e 1° medi NUMERI UTILI UFFICI COMUNALE tel. 035 924111 - fax 035 924165 GIO 15 Percorso "Siamo Speciali": don M. Della Giovanna, L'anima e il corpo al maschile e al femminile a Villongo S.F. VEN16ore 20.45 Riunione gruppi caritativi DOM18 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE MER 21 ore 16.45 Riunione Redazione de "il Porto" GIO 22 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": Alice Pezzetti, l'anima e il corpo al maschile e al femminile a Villongo S.F. VEN 23 ore 20.45 Riunione catechisti DOM25 ore 9.30 Presentazione gruppo Prima Comunione e family day MAR 27 ore 21.00 Sorella Acqua - Tempo di rinascita: Lisa Cremaschi - San Paolo GIO 29 ore 20.45 Percorso "Siamo Speciali": M. Gandolfini, Insegnare nella differenza - Cine Junior PROTEZIONE CIVILE Sede operativa: tel. 035 911893 Responsabile operativo: tel. 338 5467160 e.mail: [email protected] Uffici Amministrativi (anagrafe) tel. 035 924126 da lunedì a venerdì 9.00 -12.30 lunedì martedì giovedì 17.30 -18.30 Ufficio Tecnico Comunale Urbanistica/Edilizia Privata tel. 035 924145 Lavori Pubblici/manutenzione tel. 035 924148 Polizia municipale tel. 035924 114 - 335 5454846 da lunedì a venerdì 9.00-12.30 /15.00 - 18.00 Ufficio assistente sociale tel. 035 924152 lunedì 17.30-18.30 mercoledì/giovedì 9.00 12.30 Ufficio tributi tel. 035 924112 lunedì mercoledì venerdì 9.00 -12.30 giovedì 17.30-18.30 EMERGENZA Ambulanza - Carabinieri - Vigili del fuoco - Polizia: tel. 112 Caserma Carbinieri: tel. 035 910031 Guardia medica: tel. 035 914553 Ospedale: 035 3062111 Farmacia: 035 910152 orari 8.30-12.30 / 15.30-19.30 BIBLIOTECA COMUNALE tel. 035 912134 Lunedì chiuso Martedì 14.30-19.00 Mercoledì 15.00-19.00 Giovedì 09.00-12.30 /15.00 -19.00 Venerdì 15.00 -19.00 Sabato 09.00 -12.30 / 15.00 - 17.00 SETTEMBRE 2015 - 19 IL PORTO Foto San Marco COMUNITÀ a cura di LEONARDO LUCARELLI UNA GITA IN MONTAGNA PADRI IN VACANZA CON I FIGLI i nostri figli riescono sempre a stupirci Portare i bambini a fare una gita in montagna: spesso rinunciamo perché pensiamo che i nostri figli siano troppo piccoli e non possano farcela, che il sentiero sia troppo lungo o troppo in salita…beh, anch'io la pensavo così e invece mio figlio di 7 anni e un suo amichetto mi hanno proprio stupito! Bastano alcuni semplici accorgimenti: mettete il vostro bambino in un giusto contesto di avventura, affiancategli un giusto compagno di viaggio, affidategli la responsabilità del suo zaino, lasciategli scoprire tutto quello per cui trova interesse lungo la via e soprattutto non abbiate fretta di arrivare… la vera meta è infatti il viaggio stesso! Così è iniziata l’avventura mia e di un altro papà: il caldo del mese di luglio ci ha fatto venire voglia di organizzare una bella escursione in montagna tra papà e figli. La cornice di queste due giornate è stata la bellissima montagna dell’Adamello: partenza dal Put del Guat in località Saviore, con méta rifugio Tonolini. Durata della camminata 4 ore circa rese più leggere da fragoline di bosco e lamponi a bordo sentiero, da qualche pausa con spongada e quadretti di cioccolato per recuperare le forze, da qualche masso da scalare qua e là e dall’incontro inaspettato di un altro piccolo compagno di viaggio. Una volta raggiunto il rifugio il pomeriggio è trascorso tra un po’ di meritato riposo ed un po’ di gioco al laghetto vicino, con lancio 20 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 di sassi e costruzione di piccole dighe. I nostri figli si sono subito adeguati alla vita del rifugio lanciandosi con entusiasmo alla scoperta della camerata dove avremmo dormito con gli altri escursionisti. Hanno imparato in fretta sulla loro pelle il concetto dell’essenzialità, hanno capito l’importanza di non sprecare nulla (soprattutto l’acqua tanto preziosa in un rifugio) e che si può stare bene e divertirsi veramente con poco, facendo semplici giochi dopo cena (gli shangai hanno avuto il loro momento di gloria!) lontano da cartoni animati e giochi elettronici. Il mattino dopo sveglia alle 7.00: non ho mai visto mio figlio alzarsi con tanto entusiasmo a quell’ora! Colazione alla velocità della luce e senza storie su quello che c’era in tavola, zaino in spalla e partenza alle 8.00 verso il Passo del Cristallo. Il percorso è veramente impegnativo, con un tratto di scalata di circa 30 minuti fatto in sicurezza grazie all’esperienza ed all’attrezzatura di papà Filippo. I bambini dimostrano grande responsabilità e massima concentrazione nella salita fino all’ultimo passo che ci porta sulla cima, raggiunta la quale ricevono in dono il loro “primo moschettone”, oggetto di fascino estremo per i bambini di questa età. Una volta scalato il canalone ci si apre l’altra parte della vallata. Chi è abituato ad andare in montagna può capire la sensazione di grandezza e di meraviglia che si prova di fronte al creato quando il paesaggio si apre davanti a noi. Nel nostro caso si è aggiunta la magica sensazione di essere arrivati lassù con i nostri figli di soli 7 anni! Io e Filippo non ci siamo detti nulla, ma nei nostri occhi si leggeva l’orgoglio per i nostri figli e la sensazione che fossero dei “piccoli eroi”. Dopo aver mangiato un panino ripartiamo subito per il rifugio Gnutti, e, dopo una piccola pausa, affrontiamo le scale del Miller per tornare all’auto. In totale abbiamo camminato ben 11 ore: 4 il primo giorno e 7 il secondo. Risultato finale? La sera i papà sono morti stecchiti e i figli sono ancora carichi di energie e propongono di finire in bellezza con una pizza insieme a casa coinvolgendo anche le mamme e i fratelli più piccoli. Inutile dire che hanno continuato a giocare e saltare anche dopo cena e che si sono lamentati al nostro invito ad andare a dormire! Grande fatica, costanza, collaborazione e spirito di aiuto tra tutti noi: questo è ciò che ha caratterizzato questi due giorni insieme. Consiglio a tutti una bella gita in montagna in compagnia: fa bene a noi ed ai nostri figli, ci insegna che non sempre tutto è facile e agevole, ci aiuta a capire quali sono i nostri limiti e che a volte, con un po’ di impegno e sacrificio, possiamo superarli e che la meraviglia e la soddisfazione che si prova ripaga alla grande ogni fatica! a cura di SUOR GIOVANNA GIUPPONI MISSIONARI SUOR GIOVANNA DALLO ZIMBABWE Lunedì 14 settembre 2015 Carissimi amici di Sarnico, dopo un mese e dieci giorni dal mio rientro in Chinhoyi-Zimbabwe vi mando i miei più sinceri saluti. Ringrazio di cuore tutti coloro che con me sono stati buoni e generosi. Rientrando ho trovato tutti i nostri bambini pronti per ricominciare l'ultimo trimestre, e alcuni di loro sono alle prese con gli esami finali. Speriamo in bene. Noi suore condividiamo le gioie e le sofferenze di tante famiglie in difficoltà e cerchiamo di aiutare nel miglior modo possibile. la gioia del mio ritorno. A voi tutti un augurio, di gioia e pace, mentre chiedo il vostro ricordo nella preghiera. Sr, Giovanna Giupponi Missionaria Lo Zimbabwe, ufficialmente Repubblica dello Zimbabwe, è uno Stato dell'Africa orientale, situato tra il fiume Zambesi e il fiume Limpopo; non ha sbocchi sul mare e confina a nord con lo Zambia, a est col Mozambico, a sud con il Sudafrica e a ovest con il Botswana. In passato era noto come Rhodesia Meridionale o più semplicemente Rhodesia. La sua popolazione è di 12.576.742 abitanti (2003), e ha una superficie di 390.757 Cantiamo il nostro “Laudato sii, mio Signore”, dove ci troviamo chilometri quadrati; la capitale è Harare, nota fino al 1980 col nome e in Lui avremo la forza e la pace di continuare nel suo servizio. di Salisbury. La lingua ufficiale è l'inglese, ma la grande maggioranza La Mia vecchietta Ambuya Chibage di cui vi mando la foto è ve- della popolazione parla correntemente lingue bantu, soprattutto shona nuta oggi a trovarmi e cantando e ballando ha espresso a Gesù e ndebele. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 21 EVENTI a cura della REDAZIONE MUSIGIOCANDO Imparare la musica da piccolissimi, con i pesciolini colorati come note e le onde del lago come pentagramma? A Sarnico è nata una scuola di musica pensata per i bambini, dove A Sarnico la musica si im- le note si imparano giocando sulle suggestioni del lago. L'iniziativa para da piccoli con i co- è della Scuola musicale “Remo Pedemonti” di Foresto Sparso e del Coro Effatà di Sarnico ed è finalizzata ad avvicinare in modo lori e i pesci del lago ludico i più piccoli al mondo delle sette note. È stata presentata venerdì 11 settembre presso la sede del Coro Effatà negli spazi dell'Oratorio in un open day aperto a tutti i bambini. La giornata ha permesso di conoscere le attività della scuola: il “Progetto Musigiocando”, dedicato ai piccoli dai quattro ai sei anni, un percorso di conoscenza delle note musicali e di sensibilizzazione alla musica ispirato all'ambiente marino con esercizi di vocalizzazione e di propedeutica strumentale a suon di tamburelli, cembali, maracas e campanelli; e le lezioni di pianoforte, per i bambini dai sei anni in su. Per avere maggiori informazioni e per fissare una prova gratuita contattare: Coro Effatà cell. 3480624708 - [email protected] oppure Scuola musicale Remo Pedemonti cell. 348/0480663 22 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 COMUNITÀ da L'Eco di Bergamo MARIO DOMETTI CENTO CANDELINE PER NONNA ELENA Gli astrologi spiegano che il segno del “Leone” è simbolo di potere, volontà e determinazione, unite a gentilezza e ad uno spiccato senso dell’umorismo, con un carattere espansivo che procura parecchie simpatie. Beh, a detta di chi la conosce, con la neo centenaria di Sarnico Elena Belussi ci hanno azzeccato. L’attore Alessio Boni, suo nipote, la definisce «una scintillante meravigliosa centenaria colma di energia e simpatia contagiosa e di raro e solare sorriso». Nonna Elena ha compiuto 100 anni, un numero che inquieterebbe chiunque, non lei. È nata nel 1915 nell’Italia agricola, nella sua Sarnico a quei tempi un po’ periferica, proprio mentre la febbre della prima Guerra Mondiale stava per travolgere il nostro Paese e il resto d’Europa. Anche se la memoria non è più quella di una volta, è lucida ed attenta a tutto quello che avviene attorno a lei e non di rado sfodera quella propensione al comando che non le è mai mancata. «È sempre stata una donna molto determinata - dicono la figlie Carmelita e Rosiliana - in grado di intrattenere rapporti efficaci con la propria famiglia, con gli amici e con i vicini. Estroversa per natura, è riuscita a crearsi relazioni positive, investendo energie nell’ascoltare e nel prestare attenzione». La sua allegria si attenua però quando si parla di colui che ha condiviso con lei una bellissima IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 24 storia d’amore e il lavoro alla “Manifattura Sebina”: l'amato marito Mario Bellini morto nel 2000 ed allora, sul suo viso sorridente, compare un velo di malinconia e rimpianto. Come allo stesso modo si intristisce ricordando Giovanni, il suo primo moroso: tutto era pronto per le nozze ma la guerra se l’è portato via. Molto attenta alla carriera del nipote Alessio Boni che per la zia nutre un particolare affetto e tramite la nipote Roberta (mamma di Alessio) si tiene sempre aggiornata sulle performance artistiche dell’attore e neo regista, che per il secolo di zia Elena le ha dedicato un pensiero: «A mia zia Elena, 100 anni fa hai scorto il mondo per la prima volta con il tuo sguardo, oggi le tue iridi colme di storia ci avvolgono ancora e ci rendono orgogliosi, buon compleanno di cuore, Alessio». Martedì 18 agosto a spegnere le cento candeline era presente il parroco don Vittorio Rota e gli assessori Plebani e Bellini. «Crediamo - concludono le figlie - che sia stato l’affetto offerto da nostra madre, nell’arco della sua esistenza, alla sua famiglia e alla comunità, a porre le basi per una buona vecchiaia. Gli siamo sempre vicini perché l’anziano sta bene quando si sente amato e riconosciuto “persona” e può trovare in sé la forza di affrontare lo scorrere del tempo, i cambiamenti del proprio corpo, le ineluttabili malattie e fargli gustare la vita giorno per giorno nella pienezza dell'amore fino a quando Dio vorrà». LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI a cura di CARLA CASATI COMUNITÀ Il LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI è lieto di informarvi che da martedì 6 ottobre 2015 si riapriranno le porte dello Spazio Adulto - Bambino con tantissime novità seguendo il solito calendario: MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 9,30 alle 11,30 MERCOLEDÌ e GIOVEDÌ dalle 16,00 alle 18,00 Quindi i bambini da 0 a 6 anni accompagnati da un adulto (mamma/papà, nonno/nonna, zia/zio o babysitter) potranno accedere allo spazio liberamente, previa iscrizione. Siamo sempre in via Libertà presso l’Oratorio di Sarnico. (parcheggio Chiesa). Certe di avervi come sempre numerosi vi aspettiamo!!!!!! LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI Via Libertà, 11 24067 Sarnico BG Tel 3403113005 - 3398070318 C.F. 95152920161 IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 25 FOTOCRONACA a cura della REDAZIONE foto di Giuseppe Zanchi - Pro Loco - San Marco Casa di Riposo: Unzione degli infermi I "Chioccolatori" alla 60a Fiera degli uccelli" La nostra Banda a Pennes 26 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 FOTOCRONACA Battesimi comunitari Castagnata Avis Sarnico - Basso Sebino Il prof. Massimo Rossi curatore della Pinacoteca Gianni Bellini Pro Loco Sarnico: Gita a Carzano di Monte Isola Sorella Acqua: L'attore Marco Baliani Festa dello Sport IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 27 ARCOBALENO a cura della REDAZIONE ROBERTO GIORGI È IL NUOVO PRESIDENTE DEL KIWANIS CLUB DEL SEBINO: RITORNO AL PASSATO L'avv. Marco Orefice e il dott. Roberto Giorgi IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 28 Si torna a quando si è iniziato: il dott. Roberto Giorgi primo presidente e fondatore del Kiwanis Club del Sebino, sarà di nuovo alla guida del sodalizio per l'anno sociale 2015-2016. Sostituirà Giacomino Abrami che fino al 30 settembre, con saggezza ed intelligenza è stato al timone del club. Un programma molto interessante quello che il neo presidente presenterà al prossimo CD che prevede, per il mese di ottobre, la visita alla mostra "Le opere e i giorni" presso la Pinacoteca don Bellini che culminerà, al Cocca Hotel, con la conviviale ed un approfondimento da parte del curatore prof. Massimo Rossi. Da segnalare infine che l'avv. Marco Orefice, socio del Club del Sebino, è stato confermato Luogotenente Governatore e guiderà la Divisione 16 Lombardia 2. Buon lavoro a tutti e due. Si informa infine, chi fosse interessato, che il Kiwanis del Sebino offre la possibilità di aderire al sodalizio. Per informazioni sulle modalità di adesione al Club telefonare in segreteria al n. 333 8145503. NEOLAUREATI LAUREE il 9 luglio Mariamargherita Giacomini si è laureata in Scienze dell’educazione e della formazione discutendo una tesi sul ciclo di vita delle emozioni che ci ha riempiti di orgoglio e dato, appunto, mille emozioni. Tutti noi, che ti vogliamo bene, ci inchiniamo di fronte a questo tuo bellissimo risultato che hai ottenuto con tanto impegno, forte passione e grande dedizione. Brava, bravissima! Alessandro Belometti, originario di Sarnico dove ha vissuto fino a 14 anni per traferirsi poi a Busto Arsizio, si sente tuttora orgogliosamente Sarnicese a tutti gli effetti. Con impegno e determinazione si è laureato al Politecnico di Milano in data 27 luglio 2015 in Architettura e Design degli interni con la tesi dal titolo "Showroom must go on". Complimenti al neo dottore dalla mamma Sara e dalle zie Giovanna e Francesca. Era difficile scegliere fra le due foto inviate, abbiamo deciso di pubblicarle tutte due per far contente la mamma e la nonna. Da parte della redazione ai due neo laureati va il nostro augurio che questo traguardo possa essere il primo di tanti futuri successi e soddisfazioni. Congratulazioni dottori! IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 29 ASSOCIAZIONI a cura della PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ANZIANI RUBRICA DI SETTEMBRE I nostri iscritti hanno partecipato numerosi e con en- Infiorata di Carzano tusiasmo alle varie iniziative proposte per “l’agosto Carzano è uno degli incantevoli borghi di pescatori di Monte Isola, ed in questa località il giorno 16 settembre abbiamo visitato la festa insieme”. dei fiori allestita per la ricorrenza di Santa Croce. La visita a Montisola è stata molto apprezzata per la navigazione sul nostro lago e per l’amenità dell’isola che abbiamo rivisitato con Corso di ginnastica A partire da lunedì 5 ottobre 2015, fino a fine marzo 2016, si terpiacere. Non è stato possibile effettuare la visita a Bienno per l’esiguo nu- ranno le lezioni di ginnastica. La quota di partecipazione è di € 15,00 mensili. mero di iscritti. La giornata trascorsa a Boario si è svolta in un clima conviviale I giorni di frequenza sono: e sereno, in un ambiente elegante, con una cucina apprezzata dai Lunedì dalle 16.30 alle 17.30 presso la palestra “Istituto Comprensivo Donadoni” (scuole medie) partecipanti. Alla cena di San Fermo numerosi sono stati i partecipanti, anche Mercoledì dalle 16.30 alle 17.30 presso la palestra “Istituto Serafino Riva” scuole superiori. perché è una consuetudine consolidata da parecchi anni. L’insegnante è il professor Sergio Belussi. Cena al Lido Nettuno Lunedì 7 settembre abbiamo partecipato alla cena offerta dall’Am- Gruppi di cammino L’attività dei gruppi di cammino è ripresa martedì 8 settembre. ministrazione Comunale presso il Lido Nettuno. La cena è stata preparata dai Volontari della Croce Blu e servita Chi volesse informazioni può richiederle alla nostra associazione. dagli allievi della Scuola Alberghiera “Serafino Riva” di Sarnico. 30 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 FESTA DI SANTA CROCE: UNA SETTIMANA MAGICA La quinquennale festa dell'Esaltazione della santa Croce di Carzano di Monte Isola assume, sia di giorno che alla sera, un'atmosfera incredibile e magica. La bellezza dei fiori si unisce alle scintillanti luci che creano qualcosa di unico! (Foto Pro Loco - Sarnico) IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 31 LE PAGINE DEL COMUNE pagine a cura del Sindaco GIORGIO BERTAZZOLI - Foto San Marco 11^ EDIZIONE DELLA FESTA DELLO SPORT DISCORSO DEL SINDACO Buonasera a tutti, e benvenuti all’11° edizione della Festa della Sport. È un onore per me essere qui stasera su questo palco come Primo cittadino, per festeggiare insieme a tutti voi, i nostri atleti e le nostre associazioni. Passione, determinazione, umiltà, lavoro individuale o di squadra: ecco che cosa rappresenta per noi lo sport. A qualsiasi livello agonistico. Tre sono gli aspetti dello sport su cui la nostra Amministrazione sta portando avanti le proprie scelte. La prima idea è che lo sport è cultura, in una doppia accezione: lo sport è cultura dello sviluppo individuale ed è cultura della salute. E per noi la cultura è welfare, cioè fa parte di quegli ambiti della vita che vanno protetti e offerti alle persone come beni irrinunciabili. Il secondo aspetto è che sport vuol dire educazione, formazione, con regole ben precise. Quindi futuro. Perché il futuro è in quello che facciamo oggi, nei valori che sappiamo trasmettere ai nostri giovani che praticano un'attività agonistica. Terza cosa, lo sport è valorizzazione del tempo libero. Non è un aspetto da trascurare, se è vero che il tempo libero oggi è tempo di apprendimento, di esperienza, di crescita. Nel tempo libero, spesso, realizziamo la nostra 32 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 identità quanto nel lavoro, come nello studio. Cioè nelle dimensioni identitarie più consolidate: ecco, oggi il tempo libero è una dimensione che amplia la nostra identità. LE PAGINE DEL COMUNE Per tutte queste ragioni è molto importante celebrare la pratica sportiva come una pratica cruciale per la crescita e come una pratica da promuovere a tutte le età. Uno degli obiettivi che Istituzioni, enti di promozione e associazioni si devono porre oggi, è quello di fare dello sport un elemento costante nella vita di tutte le persone e ad ogni età. Quindi per noi lo sport rientra doppiamente nel "bacino" del welfare: perché coinvolge l'educazione e la salute. Lo sport è tutte queste cose. Infine voglio ringraziare tutti i volontari per l’organizzazione dell’evento, il mio Assessore allo Sport Nicola Danesi che si è prodigato con competenza e bravura, la mia Giunta, la Polisportiva, l’Avis volontari ambulanza Croce blu Basso Sebino, tutti i Sindaci del nostro territorio, tutte le autorità presenti, il nostro Don Vittorio e tutte le persone stasera accorse e che verranno nei prossimi giorni qui alla festa. Per le nostre associazioni e per i nostri sportivi, viva lo Sport, viva Sarnico! Il Sindaco Giorgio Bertazzoli IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 33 LE PAGINE DEL COMUNE a cura Assessore alla Famiglia ed Istruzione PAOLA PLEBANI MANUTENZIONE E PULIZIA STRAORDINARIA SCUOLE, AMPLIAMENTO CUCINE ALBERGHIERO, NUOVO PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE EX SCUOLA ARTI E MESTIERI E BORSE DI STUDIO Intendiamo come Amministrazione Comunale mantenere al meglio le strutture scolastiche affinché durino a lungo nelle migliori condizioni. Per questo motivo alla fine dell’anno scolastico 2014/2015 abbiamo provveduto ad effettuare la manutenzione ordinaria dell’Istituto Comprensivo “Donadoni”. A gennaio 2016, in collaborazione con l’Assessore ai Lavori Pubblici, programmeremo un piano triennale di interventi di manutenzione straordinaria per rendere questa scuola ancora più efficiente. Ci siamo impegnati anche per la scuola superiore “Serafino Riva”, pur se di competenza provinciale, perché riteniamo sia un istituto strategico per il nostro territorio e per i nostri ragazzi. Abbiamo perciò deciso di caricarci l’onere del costo di ampliamento della cucina e sala (125.000 euro complessivi), costo a completo carico dell’Amministrazione Pubblica di Sarnico. I lavori iniziati la prima decade di agosto saranno ultimati la prima decade di ottobre 2015. L’anno prossimo dovrebbero iniziare i lavori sullo stabile “ex Arti e Mestieri”, intervento questo possibile grazie al finanziamento regionale. La scuola è per noi centrale come istituzione perché, non 34 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 solo ha il compito di istruire, ma soprattutto di formare persone e cittadini. Per questo, pur in un momento di difficoltà economica, abbiamo deciso di stanziare 9.000 euro complessivi per le borse di studio degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado. Verranno assegnate 12 borse di studio del valore di 750,00 euro cadauna, 4 per ognuno dei tre indirizzi scolastici (Licei, Istituti Tecnici ed Istituti Professionali). Il bando è aperto dal 7 settembre sino alle ore 12.00 del 23 ottobre 2015 e si riferisce all’anno scolastico 2014/2015; le domande dovranno essere presentate presso il Comune di Sarnico. È necessario avere una media del 7 e frequentare una scuola pubblica. E il massimo per l’ ISEE è di 20.000 euro. La graduatoria verrà stilata in modo inappellabile dalla Commissione Servizi Sociali ed Istruzione del Comune di Sarnico. È possibile ritirare la modulistica presso l’ufficio Servizi Sociali del Municipio oppure scaricarla dal sito www.comune. sarnico.bg.it Per ricevere informazioni ci si può rivolgere all’ufficio Servizi Sociali anche al numero 035-924152 oppure alla email [email protected] Il nostro impegno per le scuole continuerà con l’istituzione di borse di studio per studenti universitari, i cui criteri dovranno essere stabiliti, e per gli studenti del terzo anno della scuola secondaria di primo grado. a cura del Capogruppo e Consigliere delegato all’Urbanistica GIUSEPPE BETTERA BREVE STORIA DEL MONUMENTO DI PIAZZA SS. REDENTORE DEDICATO AI CADUTI Sono nato a Sarnico 63 anni fa. Mia nonna Ninì Zanella dei molini di Castione, vedova di Bettera Federico morto nella guerra 15/18, abitava in casa d’affitto in piazza “Parco della Rimembranza”, già piazza del sagrato ed ora piazza SS. Redentore. Io ragazzino di pochi anni mi recavo da lei e poi giocavo a cicche, a mondo o a figurine nei pressi del monumento ai caduti con gli amici. Il parroco Monsignor Bonassi a volte usciva dalla canonica e ci invitava, con cortese ruvidità ed in dialetto, a spostarci da lì, da quel luogo che meritava rispetto. Perciò andavamo davanti alla chiesetta di san Rocco. Il monumento AI CADUTI l’ho sempre visto nero e appena ricordo la luce accesa che lo illuminava. Ho sempre creduto LE PAGINE DEL COMUNE fosse costruito in ferro battuto. È stato collocato in piazza presumibilmente nel 1924 a seguito di una circolare del 27 dicembre 1922, emessa dal Ministro della Pubblica Istruzione di quel tempo (Dario Lupi). La circolare invitava i Provveditori agli Studi a fare in modo che in tutte le città, paese e borgata d’Italia venisse piantato un albero in memoria di ogni caduto nella grande guerra o prima guerra mondiale. Successivamente con regio decreto n° 2747 del dicembre 1923 venne istituita la “Guardia d’onore”. Due anni dopo, con legge del 2 dicembre 1925, venne resa obbligatoria la commemorazione dei caduti della guerra 15/18 con la istituzione dei “parchi della rimembranza”, con l’intento di sottolineare e mitizzare il sacrificio degli eroi caduti per la patria. Già nel 1924 erano stati inaugurati in Italia 2.217 “parchi della rimembranza”, di questi la maggior parte in Lombardia, Veneto e Piemonte e tra questi quello di Sarnico. Infine con legge n°559 del 1926 i parchi della rimembranza vengono definiti “pubblici monumenti”. Per gentile concessione del fotografo Marini Silvano posso mostrare la foto d’epoca in cui si vede il monumento, la vecchia canonica, i giovani lecci con il tutore appena piantati e la “Guardia d’onore”. Si noterà, se l’occhio è attento, che il monumento ha sfumature diverse di bianco e nero. Dopo la guerra del 40/45 o seconda guerra mondiale, la stele viene modificata ed il fascio littorio viene sostituito da una croce con la scritta “Pax”. È presumibile che in quell’occasione venga anche dipinto di nero, forse per mortificare i fasti del passato ventennio. Successivamente nei primi anni ‘60 viene allargata l’aiuola che lo circonda e sostituita la ringhiera in ferro battuto. La ringhiera verrà cambiata un’altra volta negli anni ‘80. Alla fine del primo decennio degli anni 2000 la piazza viene rifatta e in quell’occasione il monumento viene dipinto di smalto bianco, il basamento (di pietra del grè) viene forato per mettervi un faretto a led e spostato in una aiuola sita a ridosso della costruzione a destra della chiesa. Ora il monumento è stato mandato al restauro qualche mese fa e, con sorpresa, si è scoperto che non è costruito solo in ferro battuto ma anche con altri materiali e visto pulito è da considerarsi, per quel prodotto, una vera opera d’arte, diversa da come l’abbiamo vista in tutti questi anni e di bellezza straordinaria. Sarà ricollocato in piazza in posto più visibile e concordato con la sovrintendenza, a memoria dei nostri nonni e bisnonni e delle loro inenarrabili sofferenze, a monito che non si debbano più ripetere. La pubblica Amministrazione proporrà a breve una cerimonia di inaugurazione, dove mi auguro ci sia partecipazione di cittadini ad apprezzamento di un’altra gemma restituita alla nostra Sarnico. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 35 LE PAGINE DEL COMUNE pagine a cura di MARINA BRIGNOLI CULTURA E SPORT SCUOLA MUSICALE "EUTERPE" L'accademia musicale "Euterpe" Numerose novità per il nuovo anno accademico 2015 – 2016 della Scuola Musicale “EUTERPE“ sita in piazzetta Freti a Sarnico, diretta dalla Maestra Elena Masnaghetti, i cui corsi avranno inizio a partire dal 21 settembre 2015 e termineranno a metà giugno 2016 . Oltre ai corsi già avviati di Pianoforte Classico e Moderno, Teoria e solfeggio, Musica d’insieme, Armonia e Storia della musica, gli allievi potranno intraprendere anche lo studio di Tastiera, Mandolino , Clarinetto e Canto Lirico. Ricordo inoltre che i più piccoli potranno avvicinarsi al mondo della musica prendendo parte ai corsi già avviati di Propedeutica Musicale. Stante l’elevata professionalità degli insegnanti (che ho avuto modo di conoscere ed ascoltare, tra l’altro, nel corso dei concerti tenutisi nella manifestazione culturale Petali di Note) la scuola propone corsi culturali e professionali utili alla preparazione e al superamento degli esami in Conservatorio, in particolar modo per le materie di Teoria e Solfeggio, Pianoforte Classico, Mandolino, Clarinetto, Canto Lirico, Storia della Musica ed Armonia, nonché Master di Perfezionamento. Un grande in bocca al lupo ai Maestri ed agli allievi vecchi e nuovi. SILVIA COLOMBI Lei è Silvia Colombi nata a Sarnico, classe “82, gioca a calcio. Mi chiede di ringraziare il Sindaco Dott. Giorgio Bertazzoli e l’Assessore allo Sport Nicola Danesi per il riconoscimento conferitole durante l’ultima festa dello sport per i suoi meriti sportivi. Silvia dice di sè: ”La passione del calcio ce l’ho fin da piccola sicuramente grazie ai tanti pomeriggi passati insieme ai miei cugini a giocare. Da piccolissima tento di iscrivermi alla rinomata scuola calcio di Sarnico, ma le bimbe non vengono accettate e mi invitano ad andare a fare danza…. Devo quindi aspettare di aver compiuto i 12 anni per poter giocare in una squadra vera, ma non mollo! La mia prima esperienza è a Paratico nella squadra CSI (campionato provinciale di 36 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 Bergamo) a 7. Insieme a ragazze tutte più grandi di me, gioco nel CSI fino al 2002, vincendo un campionato. Degli osservatori mi vedono e mi portano a giocare ad Erbusco, nel CS Franciacorta Calcio Femminile, squadra che all’epoca militava in serie C regionale. Il salto da 7 provinciale a 11 regionale è importante e impegnativo, ma all’esordio mi sblocco subito e segno il primo gol. Nel Franciacorta rimango per 11 stagioni diventando la veterana e negli ultimi due anche la più vecchia del gruppo. Vinciamo due campionati, salendo in serie B e facendo poi la A2, girando quindi mezza Italia. Diventiamo una squadra semiprofessionistica giocando comunque sempre e solo per la grande passione per questo sport (mai preso un soldo né come stipendio né come rimborso spese). L’anno scorso per impegni lavorativi lascio il calcio a 11 e torno all’origine. Ora gioco a Gandosso nel campionato del CSI. L’anno scorso siamo arrivate a metà classifica, ho segnato 36 gol e mi sono divertita ancora tanto, come quando giocavo da piccola coi miei cugini.” Grazie Silvia, la tua famiglia e tua zia sono orgogliose di te. a cura Assessore alla Famiglia ed Istruzione PAOLA PLEBANI - Foto San Marco LE PAGINE DEL COMUNE CREARE UN SENSO DI COMUNITÀ MOSTRA PERMANENTE PRESSO LE SCUOLE ELEMENTARI Circa un anno fa alcuni genitori della scuola primaria mi chiesero se era possibile abbellire e rendere più colorato il locale mensa. Da questa richiesta è nata l’idea di installare una mostra permanente di disegni realizzati con varie tecniche dai ragazzi della Cooperativa Sociale “Il Battello”. Le opere dei ragazzi resteranno appese durante tutto l’anno scolastico, al termine del quale sarà possibile acquistarle. Il ricavato andrà al Battello. Nelle intenzioni questa mostra si andrà a rinnovare ogni anno. La cerimonia di inaugurazione, tenutasi il 9 settembre, ha visto la presenza non solo dei giovani artisti e dei loro genitori, ma anche di Sindaci del Basso Sebino e di rappresentanti di varie Associazioni di Sarnico, oltre al Dirigente del ”Serafino Riva” e del Presidente della Scuola Materna. Il Sindaco Giorgio Bertazzoli ha voluto ringraziare la Presidente del Battello, professoressa Carmen Vigani, per l’impegno svolto e ribadire la vicinanza della nostra Amministrazione a questa importante Associazione. Un ringraziamento particolare va alla signora Pierluisa, insegnante volontaria di arte ai ragazzi del Battello. Credo che sia molto positivo ed innovativo coinvolgere i ragazzi del Battello in questa attività artistica e metterli a contatto con il mondo della scuola ed il pubblico, creando così un rapporto più intenso con altre persone ed istituzioni. Tutto questo aiuta a creare un senso di comunità, a sentirsi cittadini, cittadini equali. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 37 EVENTI a cura della COOPERATIVA “IL BATTELLO” RIPARTE! È stata un’estate entusiasmante e piena di impegni per gli utenti disabili della cooperativa "Il Battello". Ad aprire la stagione ci ha pensato come di consueto la 6a edizione della manifestazione di nuoto non competitiva contro ogni barriera e pregiudizio “La grande sfida … tutti in acqua”, il 2 giugno presso l’Olimpic Sport Village di Villongo. La giornata ha visto in azione sia i nostri atleti che quelli di altre associazioni del territorio. Durante la mattinata i nuotatori, suddivisi in batterie, si sono cimentati su diverse distanze di fronte a familiari e spettatori assiepati a bordo vasca a fare il tifo. Alla fine delle gare premiazioni per tutti, ballo collettivo, vendita delle torte ed estrazione della sottoscrizione a premi. Tutto ciò grazie alla disponibilità e all'impegno dei titolari e collaboratori delle piscine Olimpic e all’aiuto dei volontari dell’associazione “La Bussola” di Adrara S. Martino. Si è proseguito sabato 13 giugno con la giornata finale della Cop- pa del Sole, torneo di calcio per persone diversamente abili, dove le squadre di calcetto di 9 cooperative si sono affrontate alla fine di un torneo durato 5 mesi. In quel di Castelcovati la squadra del Battello ha giocato vincendo la finale per il 5/6 posto. La giornata è proseguita con la cena presso l’oratorio di Castelcovati e la musica dal vivo. Cogliamo l’occasione per ringraziare sponsors, sostenitori, e soprattutto i vari atleti che hanno saputo farci vivere delle grandissime emozioni. L'appuntamento è ovviamente per il prossimo campionato !!! Domenica 28 giugno alcuni nostri utenti hanno partecipato alle premiazioni del “15° Trofeo Coop. Il Battello" organizzato dalla Bocciofila Tagliabue di Sarnico, che ormai è diventato un appuntamento fisso nel calendario delle manifestazioni della cooperativa. Alla fine delle gare i ragazzi del Battello hanno premiato i vincitori con delle opere in vetro realizzate dai volontari nella “Bottega del lavoro”. Anche in questo caso un grazie ai partecipanti, al Comitato FIB Franciacorta, agli sponsor, agli amici e soci della Bocciofila e del Circolo “La famiglia” per l’ospitalità e la consueta donazione a favore della Cooperativa. Mercoledì 15 luglio si è continuato con la giornata “Camminaorobie” ai Colli di San Fermo. Si tratta di una giornata organizzata dal CAI di Bergamo in collaborazione con la Fondazione “Angelo Custode” durante la quale tante persone disabili appartenenti a vari servizi della provincia di Bergamo, si trovano per passare una giornata in montagna con passeggiata, pranzo tutti insieme e tanta, tanta allegria. Un grazie di cuore agli amici alpini, ai volontari e alle tante persone presenti. Ed è ancora impossibile dimenticare le emozioni e gli applausi suscitati dallo spettacolo messo in scena dai ragazzi del Battello durante il “Festival degli artisti di strada”, tenutosi a Sarnico dal 30 luglio al 2 agosto. Per il quarto anno i ragazzi hanno portato in scena una rappresentazione preparata nei mesi precedenti durante un laboratorio tenuto da 2 artisti di strada presso i locali della Cooperativa. Tantissimo il pubblico presente e immancabili le risate e lo stupore suscitati da questi straordinari artisti. Un grazie alla Pro-loco di Sarnico per aver appoggiato e sostenuto questa nostra importante iniziativa. LA BOTTEGA DEL LAVORO DE "IL BATTELLO" Si realizzano oggetti artistici in vetro su ordinazione per: - bomboniere per matrimoni, cresime, comunioni... - gadgets aziendali - oggettistica negozi - regali personalizzati - specchi, cornici, orologi, svuotatasche, posacenere - crocefissi, bijoux ed anche oggetti che soddisfano la vostra fantasia. PASSATE A TROVARCI! IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 38 a cura di GIANFRANCO GASPARI - Foto San Marco COMUNITÀ L'ULTIMA FATICA DI MARIO DOMETTI Sì, ultima fatica di Mario Dometti con l’uscita del suo ultimo libro: ”Con la doppietta…in spalla”, col supporto della Sezione Cacciatori di Sarnico. Non posso lasciarmi sfuggire l’occasione per dire qualcosa su questo testo, gentilmente offertomi dall’Autore stesso. Anzitutto come si presenta, “Con la doppietta.. in spalla”, edito dalla Grafostampa di Capriolo: una veste decisamente signorile, con un complesso tipografico di prim’ordine e con ricordi fotografici indimenticabili. Il testo decisamente interessante per i momenti più alti, vissuti sia dalla Sezione Cacciatori di Sarnico durante i suoi 83 anni di vita, sia dai suoi rappresentanti, direi carismatici, nella sua storia autentica sempre rivolta a migliorie di uomini e d’azione. Un quadro storico, quello proposto da Dometti, chiaro, completo ed espresso in modo comprensibile e concreto, che ne fa un vissuto vero e semplice allo stesso tempo. “Con la doppietta… in spalla” Dometti aggiunge un altro tassello importante alla storia di Sarnico; scritto con scorrevolezza, che va ad impreziosire ulteriormente la sua attività di scrittore e, vorrei dire, di “storico” a cui Sarnico deve rispetto, riconoscenza e gratitudine. Grazie, Mario, dal tuo “amico” Gianfranco Gaspari. LA NUOVA FATICA DI GIANFRANCO GASPARI Sì, la nuova fatica di Gianfranco Gaspari: fare il ...bisnonno ai suoi nipotini. Anch'io non posso lasciarmi sfuggire l’occasione per dire qualcosa dell'amico Gianfranco, un amico con il quale continuo ad usare l'allocutivo “lei” proprio per il rispetto e la devozione che nutro per questa persona che a 94 anni, compiuti il 24 agosto scorso, continua a darmi lezioni di vita. «La vecchiaia è la sede della sapienza della vita - ha detto papa Francesco - è un tempo di grazia, nel quale il Signore rinnova la sua chiamata a custodire e trasmettere la fede, a pregare, e specialmente a intercedere». Sua Santità ci fa riflettere sugli aspetti positivi dell’anzianità. Gli anziani, più di qualunque altro, hanno una capacità di capire le situazioni più difficili. E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente. Per la comunità il signor Gaspari continua ad essere un dono e perciò siamo grati al Signore di avercelo dato. Dalle pagine de "il Porto" gli offriamo i nostri auguri attraverso una foto che lo ritrae insieme ai bisnipoti. Grazie Commendator Gaspari! dal suo “amico” Mario Dometti. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 39 SALUTE a cura di FRANCESCA PESENTI L’INFERMIERE OGGI TRA COMUNICAZIONE, PROFESSIONALITÀ E FORMAZIONE L’infermiere, oggi, è un professionista in continua evoluzione che gioca un ruolo fondamentale e positivo nella moderna sanità; è un professionista che svolge con competenza e passione il suo lavoro, che si pone come punto di riferimento per i pazienti e i familiari. L’infermiere professionale deve avere la capacità di gestire la relazione e relazionarsi in ogni situazione, bella o brutta che possa essere. Saper comunicare con il paziente molte volte rappresenta la sfida più difficile ma al contempo rispecchia anche il presupposto migliore per approcciare positivamente ad una rapporto di fiducia che inizia prima della cura vera e propria e che procede nella competenza reciproca fra infermiere/ammalato. L’infermiere garantisce informazioni e risposte di vario tipo, deve avviare la raccolta dei bisogni del paziente e dei loro familiari, ascoltando con attenzione ogni aspetto della 40 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 vita e della patologia in una realtà che si dimostra sempre più complessa e difficile. È un tramite importante tra il medico e il paziente con il preciso compito di incrementare la conoscenza delle informazioni che servono allo staff sanitario per prendere la decisione più opportuna. I continui cambiamenti della società e le numerose innovazioni tecnologiche obbligano l’infermiere ad un continuo aggiornamento: la medicina contemporanea evolve in fretta e la gestione delle conoscenze sanitarie deve essere di continuo rivisitata per un tempestivo approccio alla persona malata, garantendo sempre il miglior livello assistenziale possibile, avvalendosi anche di continui corsi, letture su riviste specializzate e formazione sul campo offerti non solo dalla propria azienda ospedaliera ma anche da enti specializzati alla formazione professionale. Un buon infermiere è un professionista in possesso di una serie di capacità operative e tecniche, con un saper fare che si materializza in una molteplicità di pratiche quotidiane, agevolate dalla capacità di entrare in relazione con le persone in stato di sofferenza e in una condizione partico- SALUTE lare di fragilità che si estendono al contesto familiare. All’interno del mondo sanitario il tempo è una variabile importante e spesso sottovalutata; affinché il lavoro di infermiere possa essere eseguito correttamente sono necessari tempi sufficienti: anche la cortesia e la gentilezza sono elementi fondamentali per rinforzare la capacità relazionale ma il tempo limitato spesso è penalizzante la qualità complessiva della prestazione. «Talvolta - sottolinea Roberta Longaretti, infermiera Coordinatrice del Poliambulatorio di Habilita Sarnico - con tempi assistenziali molto brevi, come ad esempio durante una visita ambulatoriale o una prestazione domiciliare, dove in pochi minuti ci si trova obbligati ad offrire assistenza al massimo livello, sacrificando alcune attenzioni generali che soddisfano la percezione del paziente in quanto essere umano. L’infermiere oltre a gestire l’aspetto puramente assistenziale è anche impegnato a svolgere mansioni amministrativo/burocratiche che, molto spesso, rappresentano una larga parte del processo di cura sottraendo tempo prezioso alla cura del paziente. Noi infermieri ci sentiamo comunque e sempre parte attiva della scena sanitaria, vivendo quotidianamente a diretto contatto con la realtà della sofferenza e del bisogno della popolazione più fragile ed in difficoltà, riceviamo comunque un notevole ritorno di emozioni e gratitudine che ricompensano i nostri sacrifici. Non sempre però i sentimenti principali sono positivi la gioia e la soddisfazione di aver aiutato qualcuno a guarire, o una donna a partorire, a volte anche noi in quanto umani proviamo sentimenti di dolore e la frustrazione nel dover constatare di non aver fatto abbastanza e nel voler estendere la nostra azione ad un maggior numero di persone possibili, a volte sentiamo anche noi il bisogno di fermarci a riflettere, a pensare, ricaricando la motivazione e le energie per continuare a svolgere al meglio il lavoro più bello del mondo». IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 41 STORIA a cura di GIUSI DOSSI GARIBALDI E LA RELIGIONE NEL CORSO DEI “FATTI DI SARNICO” Due mesi prima dei Fatti di Sarnico (maggio 1862), ma pure qualche giorno dopo, emerge da una ricerca storica un ritratto quasi inedito di Giuseppe Garibaldi. A dispetto del vecchio cliché del mangiapreti e sprezzante nei confronti della religione cattolica come vuole una certa tradizione, l’eroe “lancia un vibrato proclama ai sacerdoti italiani! perché scindano la loro solidarietà dal potere temporale vaticanesco” (12 marzo). A ricordarlo nelle sue "Memorie” è Ermete Carlino. SSi tratta di un aspetto, quello del rapporto tra il Generale e la religione, molto controverso e mai sufficientemente approfondito. Per questo è interessante l'appello lanciato in quel momento particolare quando si rende conto che per intraprendere un'azione armata per liberare Trento e Venezia in terre profondamente IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 42 cattoliche come quelle di Bergamo e di Brescia, ha bisogno della solidarietà di tutti i ceti sociali, clero e contadini in particolare. Cioè proprio coloro che due anni prima nella spedizione dei Mille erano mancati. Ma è soprattutto dopo i Fatti di Sarnico, il 28 maggio, ricorda il colonnello dei carabinieri Ulderico Barengo, che il comandante della luogotenenza di Castiglione delle Stiviere "veniva a cognizione che dal Partito d'Azione era stata diramata una circolare al clero allo scopo di conoscere quali fossero i buoni preti pronti ad obbedire ai capi della Nazione”. Costoro, aggiunge il Barengo, dovevano redigere un'apposita dichiarazione e dopo averla firmata, inviarla "al signor Bellazzi che si ritiene autore dello scritto". Vale la pena conoscere il testo integrale perché si tratta di un documento quasi sconosciuto e comunque ignorato dagli studiosi. 1 Al popolo è necessario il sentimento religioso E nel nostro popolo è profondamente radicato il sentimento cattolico. In conseguenza l'attentare al sentimento cattolico del popolo italiano è cosa vana e pericolosa: vana perché male se riuscirebbe a svellere dalle masse quei sentimenti e quelle tradizioni che formano in esse un elemento della vita morale; pericolosa perché non si creerebbero che scissure e divisioni, le quali sono sempre causa di rovina e di indebolimento degli Stati. È necessario pertanto rispettare il sentimento cattolico delle popolazioni. 2 Ma bisogna bene guardare che di questo sentimento religioso non si faccia abuso a danno della patria; l’abuso che di esso può farsi si è di adoperarlo come arma per difendere il potere temporale e la causa dei nemici d’Italia e dell'assolutismo. È necessario di raccomandare alle popolazioni di sceverare i principi politici dai religiosi, di cui vien fatta confusione per fini indegni. 3 Essendo le popolazioni avvezze a giudicare i principi religiosi dietro l’insegnamento del clero questo può esercitare un'ottima o pessima influenza sulle masse secondo il tenore dei suoi esempi e dei suoi discorsi. È necessario mettere in onore presso le popolazioni quella parte di clero che professa principi politici liberali. 4 L'esperienza dimostra che moltissimi del basso clero sono affezionati alla causa dell’unità e libertà, ma sono trattenuti dal manifestare liberamente l loro sentimenti: 1) dall'essere fatti segno alle ire ed alle persecuzioni dei superiori ecclesiastici da cui ricevono il pane per sé e talvolta pei loro parenti; 2) dall'essere abbandonati dalle autorità civili che finora si mostrarono ligie e servili ai vescovi, e talora anche dal popolo non ben diretto dai suoi capi, che esposero alle di lui ire i buoni ed i mali preti. È necessario STORIA prestare un attivo appoggio ai preti patrioti e non lasciarli cadere ad uno ad uno sotto il peso del dispotismo curialesco. 5 Siccome nella schiera dei preti patrioti entrano e si cacciano innanzi taluni che cercano soltanto col manto del patriottismo di coprire la propria immoralità e la propria ignoranza, cosi giova dichiarare che preti veramente patrioti sono quei soli che all'amore della patria congiungono l'amore della scienza e l'amore della virtù; per tal modo i preti patrioti formeranno una valanga compatta, invulnerabile ed imponente agli occhi di chicchessia. È necessario poi distinguere i preti liberali dai preti libertini. 6. L'opera dei preti liberali può e deve essere quella solo di adoperarsi a far conoscere lo strano abuso che viene fatto della religione nella questione del potere temporale: a dimostrare come la voce del Papa e dei Vescovi nelle cose politiche non abbia maggior valore di quella di qualsiasi principe secolare a persuadere i popoli che l'amore di patria è giusto e santo; e ad eccitarli all'obbedienza delle leggi, alla concordia ed alla fratellanza. È necessario finalmente riconoscere il concorso del buon clero entro i limiti soltanto della loro competenza e del loro ministero. In breve: Quando i buoni preti patrioti siano persuasi da una parte che nulla si tenta contro il sentimento cattolico e dall'altra che loro non manca l'appoggio dei capi della nazione, essi saranno lieti di poter cooperare al bene dell'unità e della libertà d'Italia. Questo concorso di una gran parte del clero minore, che è il più influente sul popolo, sarà giovevolissimo il mantenere l'ordine non meno che l'entusiasmo nelle masse popolari. Il generale Garibaldi più che ogni altro potrebbe giovare assai sviluppando questa forza nascosta, ma potente, del basso clero usufruendola a pro d'Italia. L'esempio di Garibaldi sarà tosto imitato dagli uomini del suo partito e dalle popolazioni e la conciliazione del popolo con il clero segnerà l'epoca della riconciliazione di tutti i patrioti e dell'unione morale di tutti gli Italiani di ogni classe. L'opera è grande ed eminentemente patriottica e l'animo generoso di Garibaldi, facendo il contrario di quanto fecero fino ad ora gli uomini del ministero, che vollero con massime immorali ed impolitiche rendere impotente il clero ed avvilirlo, potrebbe giovare all'Italia nella pace, come le ha già tanto giovato nella guerra. Ma perché la circolare viene inviata dopo e non prima dei Fatti di Sarnico? Il Barengo sostiene che "pochi giorni dopo il ministero avvertiva di nuovo che il progetto d'invasione nel Tirolo doveva considerarsi soltanto aggiornato, poiché il partito d'azione attendeva, per attuarlo, che si effettuasse qualche grosso mercato in provincia di Brescia o di Bergamo o di Sondrio, allo scopo di farvi affluire, senza dar nell'occhio, i volontari, disseminati in vari punti, e quindi avviarli di nascosto verso la frontiera". Al termine di questo ritratto di Garibaldi fra storia e aneddotica, ricordo quel che mi disse un'attenta conoscitrice dell'eroe dei due mondi, la scrittrice sarda (ma bergamasca d'adozione) Anna Tola, a margine della presentazione di un suo volume nel 2003 quando le chiesero di approfondire il rapporto complesso di Garibaldi verso la religione cristiana. “Mi viene in mente un aneddoto” - è stata la risposta della Tola -. Un giorno un'ammiratrice inglese, Carolina Philipson, gli scrisse che era personalmente felice di apprendere che lui non credeva in Dio. "Voi, bellissima amica – le rispose Garibaldi - non dovete dar retta ai calunniatori". E precisò che al congresso ginevrino della Lega per la Pace e per la Libertà (quasi un'antesignana dell'odierna Onu) lui aveva proposto di adottare nello Statuto "la religione universale di Dio, che ha per base la santa morale: fate agli altri ciò che vorreste per voi. E se ciò vuol dire non credere in Dio - così Garibaldi concludeva la sua replica - me lo direte nella prossima lettera”. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 43 EVENTI a cura dell'ADDETTO STAMPA DELL'AVIS AVIS: CASTAGNE ARROSTO ...DA RECORD Ce l’hanno fatta anche quest’anno, i volontari dell’AVIS Sarnico - Basso Sebino, sono stati i primi in provincia e forse non solo, a reperire in Piemonte, ma anche in zone a noi vicine, la quantità sufficiente di “marroni” per l’edizione 2015 di “Castagna in Festa” che si è svolta da venerdì 18 a domenica 20 settembre in piazza XX settembre. Portavoce è come sempre l’attivo (e non solo sul fronte AVIS) presidente Vittorio Marconi. «All’inizio dell’autunno la castagnata rappresenta un momento irrinunciabile di festa, di condivisione in cui riscoprire insieme i sapori di un tempo. Molti anziani non mancano mai all’appuntamento, qualcuno si fa accompagnare dai figli ormai grandi, mentre altri portano con sé i nipotini cui raccontano storie infinite sugli anni in cui gustare le castagne dolci era una concessione alle ristrettezze. Quello della castagnata AVIS è diventato ormai, per il Basso Sebino, un appuntamento atteso a tal punto che il mio vice, Serafino Falconi, lo anticiperebbe a ferragosto e sicuramente riuscirebbe a trovare le castagne necessarie per la festa. Fortunatamente per lui, molti suoi collaboratori in quel periodo sono in ferie e l’evento non è fattibile, altrimenti si sarebbe trovato le doppiette di tutti i cacciatori sarnicesi puntate addosso. Vorrei alle fine di queste tre intense giornate, passate volgendo spesso la testa all’insù per le previste piogge del fine settimana, ringraziare i miei volontari avisini per il tempo dedicato a questa festa e alla nostra associazione. La domanda che spesso le nuove generazioni, ma non solo, pongono a chi chiede loro un impegno gratuito a favore del prossimo è quasi sempre la stessa: “Perché dovrei dedicare del tempo, rinunciare al divertimento in quei pochi momenti liberi che ho, per un’attività che non offre alcun vantaggio economico?”. Difficile rispondere, per farlo dovremmo scomodare concetti “importanti” quali il rispetto del prossimo, il valore di gratuità e solidarietà, l’attenzione alle persone in difficoltà e l'amore per il prossimo, valori questi in netta contrapposizione ai modelli culturali di oggi che propongono l’accumulo di denaro, la prepotenza, il disinteresse sociale come risposta ai mali che, invece, sono loro stessi a causare. Il volontario non è un eroe, è una persona normale che fa cose eccezionali, ma è anche una persona eccezionale che fa cose normali. Chiunque lo può fare, purché sia un cittadino responsabile». Tre giornate splendide anche dal punto di vista meteorologico (più che una castagnata sembrava la IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 44 sagra del pesce svoltasi tre mesi fa) dove la temperatura ha superato i 30°. Tutti soddisfatti per il successo, in particolare i volontari che si sono alternati, chi al bar, chi ad arrostire castagne, friggere patate, grigliare salamelle e cuocere le staordinarie sardine di Monte Isola. Come dimenticare poi chi ha venduto i fiori con un simpatico gioco con i numeri e soprattutto chi ha fatto il lavoro oscuro di pulizia. Non sappiamo il riscontro economico che andrà, ovviamente, a favore dei progetti a sostegno di questa associazione che sicuramente è una delle più amate del paese e non solo, ma si parla già anche in questa occasione di un nuovo record. Se chi legge pensa che tutto sia finito e che i volontari avisini si prenderanno qualche settimana di vacanza, sbagliano. Vittorio Marconi ed il vice presidente Serafino Falconi sono "martelli pneumatici", tempo di smontare le attrezzature e si ricomincia a lavorare per l'AVIS: c'è la visita all'EXPO, la festa degli auguri da preparare e poi l'intervento nelle scuole, la presenza alle donazioni e tantissime altre mansioni per lo più sconosciute alla gente. Ecco perché occorre far conoscere a tutti l’impegno dei volontari dell’Avis che prestano la loro opera in forma gratuita per divulgare l’importanza e la sicurezza della donazione del sangue: un gesto di grande generosità che fa comprendere quanto i donatori siano di fatto una fonte per la salvaguardia della salute e della vita di ognuno di noi e che ognuno di noi può rappresentare la stessa fonte di vita per gli altri. a cura di EVENTI MARIO BRAVI - Foto San Marco SESSANTA E NON SENTIRLI …GRAZIE SARNICO! Sono passati ben sessant’anni da quel lontano 1955 quando un gruppo di cacciatori e di componenti della “Pro-Sarnico” ( attuale “Proloco”) decisero di dar vita alla 1^ edizione di quella che attualmente è una delle fiere venatorie più longeve e importanti della Lombardia. lo resterà ancora a lungo. Perché la Fiera non è solo la “Fiera dei Cacciatori di Sarnico” ma è la Fiera di tutta Sarnico e questo è dimostrato dall’apprezzamento che ne hanno i cittadini, i visitatori e le Istituzioni. Quindi grazie, grazie per queste sessanta edizioni a tutti voi, che ci spronate a fare sempre meglio, grazie a Sarnico e alla sua storia di cui (piaccia o non piaccia) facciamo e faremo sempre parte con i tratti che ci distinguono : “…. camina tat e parla poc …” convinti che la nostra passione sia fra le più belle del mondo. Vi aspettiamo il prossimo 15 Agosto … è l’inizio di una nuova “decade” e i lavori per rendere la nostra Fiera ancora più bella sono già iniziati! Ricordo che per chi fosse interessato, presso il fiorista “Morotti” di via Libertà è possibile avere, a fronte di un’offerta, il libro “Con la doppietta … in spalla” scritto da Mario Dometti per celebrare la sessantesima edizione della Fiera. Un libro che non parla solo di caccia, ma come è inevitabile che sia, di Sarnico e delle sue genti. Il ricavato delle offerte (di cui vi daremo “conto” dalle pagine del Porto) sarà devoluto, nel corso del 2016, a realtà locali che operano nel sociale. Quella passione, a distanza di sessant’anni, è ancora presente in tutte quelle persone che si impegnano per la realizzazione della Fiera … tramandata di “generazione in generazione” . La Fiera della Caccia … la NOSTRA Fiera, a distanza di sessant’anni è ancora qui. Rispetto al 1955 è oggi più grande, con i suoi quasi 300 uccelli in gara, i suoi 50 cani Quei giovani “anni 50” erano animati da partecipanti alla mostra di bellezza, i suoi una grande passione: quella di dar vita ad cinquantacinque espositori specializzati, le Mario Bravi un’iniziativa che unendo tradizione e folclo- sue varie attrazioni e i suoi quasi 4.000 vi- Segretario Sezione Comunale Cacciatori re potesse “abbellire” la propria cittadina. sitatori. Presente e più “viva” che mai … e Sarnico Un momento della presentazione del libro. A destra dell'autore, Mario Bravi IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 45 EVENTI a cura del PRO-LOCO DALLA PRO LOCO-SARNICO Nello scorso mese di aprile i soci dell’associazione Pro Loco hanno eletto il nuovo presidente ed il nuovo consiglio di amministrazione. Essendo la stagione estiva alle porte, immediatamente ci siamo attivati per poterla animare nel migliore dei modi e conseguentemente non abbiamo avuto modo di presentarci né ai soci né alla comunità come avremmo voluto. Lo facciamo ora, giunti quasi al termine di questa nostra prima stagione. Anche quest’anno il calendario, che per ragioni di tempo era già stato in buona parte stilato da coloro che ci hanno preceduto, è stato ricco di eventi culturali e di svariati momenti d’intrattenimento e grazie allo sforzo di tutti i membri del consiglio, che volontariamente s’impegnano per la buona riuscita degli eventi, possiamo ritenerci più che soddisfatti dell’andamento della stagione. Il Sarnico Busker Festival, l’evento più significativo del programma “Estate a Sarnico”, ha visto l’arrivo nella nostra cittadina di almeno 40.000 Busker Festival 46 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 visitatori che, confidiamo, torneranno ancora in altre occasioni o semplicemente per passare una bella giornata in un ambiente gradevole. Organizzare un calendario così fitto di eventi è senza dubbio oneroso e per poterlo sostenere economicamente ci avvaliamo delle quote versate ogni anno dagli associati e dei finanziamenti provenienti sia dagli enti pubblici, secondo le varie convenzioni stipulate, sia da contributi privati. L’insieme di queste risorse, complementari tra di loro, consente di mantenere e di sviluppare il programma delle attività. Il 2015 è sicuramente un anno di grandi cambiamenti per la nostra associazione: dal mese di marzo, infatti, ci siamo trasferiti in una nuova sede, da Via Lantieri in Via Tresanda. La Pro Loco, oltre ad organizzare i numerosi eventi finalizzati alla promozione del nostro territorio, gestisce anche la struttura d’informazione turistica I.A.T. Basso Sebino, riconosciuta dalla Provincia di Bergamo con nullaosta come previsto dalla normativa regionale e competenza territoriale nell’area del Basso Sebino e Valcalepio (14 comuni). A questo proposito stiamo preparando una guida per illustrare ai visitatori di Sarnico cosa possono fare e vedere durante il loro soggiorno. L’attuale collocazione della sede, più centrale e visibile, adiacente alla piazza principale della nostra cittadina, ha fatto registrare un notevole incremento dell’afflusso di turisti, sia italiani che stranieri, con punte di circa 150 persone al giorno durante i mesi di luglio e di agosto, che hanno usufruito del nostro punto d’informazioni e di accoglienza egregiamente gestito, da anni, da Manuela Frattini e Silvia Grena. L’ufficio funziona anche da Sportello al pubblico per l’Autorità di Bacino Lacuale e svolge funzioni amministrative sovra-comunali in materie di Pubblici Registri Nautici, demandate dalle Province di Bergamo e di EVENTI Selezione di Miss Italia Busker Festival: il mimo karcocha Brescia all’Autorità di Bacino Lacuale. L’organizzazione degli eventi e, soprattutto, la gestione dell’Ufficio Informazioni Turistiche è svolta in continua e costante collaborazione con l’Amministrazione Comunale, in particolare con l’Assessorato al Turismo. Gestione dell’Ufficio Informazioni Turistiche a parte, la Pro Loco è un’associazione senza scopo di lucro che si avvale delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti, cui sono invitati ad aderire tutti coloro che lo desiderino e che vogliano contribuire a rendere sempre più attrattivo – con le conseguenti ricadute a favore dell’economia locale – e piacevolmente Pubblico al concerto di Maurizio Vandelli vivibile il territorio in cui risiediamo. Michele Brescianini – Presidente Raffaele Rizzardi – Vice Presidente PRO-LOCO SARNICO Ufficio I.A.T. Basso Sebino Ufficio Pubblici Registri Nautici Laghi d’Iseo, Endine e Moro Sportello al pubblico Autorità di Bacino Lacuale Laghi d'Iseo, Endine e Moro Sovrintendenza UNPLI Lombardia per la Provincia di Bergamo Via Tresanda, 1 - 24067 SARNICO (Bg) Tel 035.910.900 - Fax 035.42.61.334 www.prolocosarnico.it www.comune.sarnico.bg.it Sebino Summer Festival IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 47 ASSOCIAZIONI a cura di GIOVANNI CADEI ATTIVITÀ DELL’ A.S.D. JUDO SARNICO Ragazzi, sveglia!! Si riparte!! Questo è il richiamo che il nostro tecnico Mario Galimberti ha lanciato ai nostri atleti qualche settimana fa. Terminata la pausa estiva infatti, come di consuetudine, il mese di Settembre ha visto la ripresa delle attività sportive. Anche la nostra Associazione ha avuto, come primo impegno per il nuovo anno sportivo, la partecipazione alla Festa dello Sport, organizzata nei primi giorni di Settembre dalla Polisportiva in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. In due occasioni gli Judokas hanno mostrato al Lido Nettuno, la bellezza del nostro Sport. Nelle seguitissime dimostrazioni i ragazzi hanno illustrato come si svolge un allenamento tipico e si sono esibiti in alcune delle tecniche più spettacolari. La speranza è sempre quella di insinuare negli spettatori un po’ di curiosità e, possibilmente, anche la voglia di provare a praticare il Judo. A questo proposito rinnovo a tutti l’invito di venirci a trovare nella palestra comunale per saggiare sia la completezza del Judo dal punto di vista sportivo, sia per cogliere i principi etici che sono alla base della sua filosofia. Durante il mese di settembre ci sarà la possibilità per tutti di provare gratuitamente. Le iscrizioni si raccolgono esclusivamente presso la palestra comunale durante gli orari di attività. Concludiamo questo intervento ricordando un impegno sportivo molto importante: nella settimana tra il 21 ed il 24 settembre si svolgeranno ad Amsterdam i “World Veterans Judo Championships 2015”, i campionati mondiali della categoria Masters. Per questo appuntamento, con nostra grande soddisfazione, è stato convocato anche Andrea Aloisi. Nonostante una spalla non in perfette condizioni, Andrea ha continuato a prepararsi durante l’estate per questo impegno e per il corso di Allenatore a cui sta partecipando. Vi racconteremo nel prossimo numero dell’esito di questa sfida. 48 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 ASSOCIAZIONI IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 49 COME ERAVAMO a cura della REDAZIONE BEPO ROLLI Bepo, GIUSEPPE ROLLI, classe 1903, nella casa di via Libertà che non abbandonò mai neppure quando la Manifattura Sebina offrì appartamenti ai suoi capi reparto (il suo settore era la tessitura). Intelligente ed appassionato del suo lavoro, addestrò i suoi assistenti alle riparazioni ed all'efficienza. Assemblando i pezzi che venivano sostituiti per rimodernare l'azienda, allestì nel suo solaio un mini laboratorio, dove, la sera, addestrava le aspiranti operaie a tessere, in modo che fossero produttive per l'azienda già dal primo giorno dell'assunzione. Dal sig. Ravasio era molto stimato per la sua professionalità ed il suo impegno, che talora andava oltre l'orario. Coi suoi personali esperimenti a casa, ideò la spugna a 2 riccioli, che la rendeva più assorbente e morbida, tanto che lievitarono le vendite anche nel settore Sport e Mare, fino ad essere richiesta da grandi firme (es. Ungaro), anche estere. Nel poco tempo libero amava la compagnia della famiglia e insieme a quelle dei colleghi di lavoro (Barcella, Raines, Selogni e Ripamonti) organizzava gare di resistenza nel ballo, nella sala dell' Albergo Moderno di via Roma ("i Terù") o cene in famiglia a base degli uccelli da lui stesso cacciati e cucinati dalla moglie Elisa. Ottimo autista, prima che esistessero le Autoscuole insegnò pazientemente a tantissimi sarnicesi a guidare sia l'auto sia le barche a motore. In Africa, durante la II guerra mondiale, riparava le camionette militari e si appassionò pure ai motori aerei tanto da essere aviatore civile. Altra passione le opere liriche, per assistere alle quali raggiungeva Palazzolo o Bergamo in bici. Godette a lungo la sua pensione tranquillamente nella sua amata Sarnico. Nella foto è con Rosi Belotti. rio, le cose si ricordano benissimo di noi. In questa istantanea è raffigurata la famiglia Rolli: In alto da sinistra: Bepo, Lina, Romano (futuro padre Romano), Maria, Riccardo. In basso: Caroly, la mamma Teresa Moretti, Luisa, il papà Emilio e Rosa. FAMIGLIA ROLLI Foto di un tempo, capitata in mano quasi per caso. Un sacco di gente: il gruppo centrale, costituito da mamma-babbo e poi i loro otto figli. Una folla composita, quasi ammassata all'esterno della casa, i capelli delle bimbe raccolti in nastri colorati ai quali la foto in bianco e nero non dà certo onore. Sino ad alcuni anni fa, tenere in mano una fotografia regalava un’emozione che sappiamo ricordare appena. Oggi dimentichiamo in fretta, non abbiamo più memoria, non ricordiamo più le cose mentre, al contra50 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 La foto era un semplice dono, mai vanitoso, di una posa naturale in uno dei momenti del trascorrere della vita, come altrettante pose sono oggi intrappolate nella memoria dei nostri smartphone o nelle cartelle gialle dimenticate negli Hard Disk dei nostri computer. OL CISO GERVASÙ Ciso Gervasoni (Tarcisio all’anagrafe) apparteneva alla grande famiglia Gervasoni che a fine ‘800 abitava in Contrada, in una casa di ringhiera con accesso da un buio porticato senza serramento, che dava su un cortile interno sul quale si affacciavano alcuni appartamenti, con un bagno esterno in comune per tutti i coreografici inquilini che vi abitavano. Nato nel 1892, era l’ultimo di sei fratelli: Giuseppe (Magnà), Leone il musicista, Carlo, commesso del farmacista Giorgetti, Luigi il macellaio e Valento, che con la moglie Isolina gestiva l’edicola-tabaccheria in piazza. Il padre, Pietro, era arrivato a Sarnico da un orfanotrofio in Val Brembana e aveva costruito una famiglia con il piccolo stipendio di aiutante del sagrestano, che integrava con il ricavato di piccoli lavoretti manuali di riparazione; i figli quindi non ebbero i mezzi per studiare ma ereditarono soltanto la voglia di lavorare e tanta, tanta inventiva. Faceva l’elettricista, riparava e costruiva impianti, fra cui quello della Villa Surre dei Faccanoni e a Natale e nelle feste principali montava, di traverso alla via Roma, la "stella”, intelaiatura in legno con questa forma cui erano fissate decine di lampadine: primo esempio di luminarie a Sarnico! La perdita della figlia Cati a soli 17 anni, la poliomielite del figlio Luigino (Gino) a 3 anni, il Parkinson e la morte della moglie Virginia lo toccarono profondamente, ma mai spezzarono la sua cordialità e la sua voglia di vivere e lavorare tanto che, andato in pensione e smessa quindi l’attività di elettricista, si improvvisò ombrellaio e tutti i giovedì apriva il suo banchetto davanti alla vecchia casa di via Roma, intrattenendosi con tutti quelli che scesi a Sarnico per il mercato gli portavano ombrelle e ombrellini da cucire o per cambiare bacchette e (assai raramente) i manici. Molti lo ricordano anche girare per Sarnico trainando il carrettino su cui trasportava le sue mercanzie o i giocattoli dei nipoti. IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 51 RICORDI a cura di TITTA ROLLI GIANSACELLA Con piacere pubblichiamo uno scritto di Luigina (Titta) tiques di moda, gestite prevalentemente dalla moglie, trasferendosi a Rolli che per tanti anni ha collaborato nella redazione de Rapallo con la famiglia. Là contribuì poi alla costruzione di condomini. Ed ecco la grande occasione: fondare la società per la realizzazione "il Porto". del Porto di Rapallo con l'ing. Carlo Riva ed il cognato Luigi Vigani Questo mese torna a scrivere (poche righe ma di buon auspicio) (suo amico dai tempi del collegio). proponendo la pubblicazione di alcune poesie di Gianni Sacella che Il complesso portuale fu completato con negozi e bar. All'attività contribuì alla fondazione de "il Porto", anzi fu proprio lui a dare il lavorativa, per hobby, unì sempre quella di compositore di poesie. Di nome alla rivista parrocchiale sulla quale scrisse per molti anni. (la recente la moglie ne ha trovata una dedicata a Camogli e l'ha inviata al Sindaco, che ha ringraziato entusiasta. Redazione). In occasione del Natale 1973 dedicò ad amici e parenti una raccolta Gianni Sacella, nato a Sarnico da Piero e Paola Rolli l'8/12/1929, stu- speciale di poesie locali dal titolo "Sapore di terra amica", illustrate diò da geometra in collegio, secondo le abitudini del tempo. Amante dall'artista Bruno D'Arcevia (in arte Bruno Bruni), stampate da Padella letteratura, in un primo tempo scelse di dedicarsi al giornalismo, sinelli. Trovò anche ispirazione e tempo per il romanzo "Paesetto di alle dipendenze del giornale bergamasco "Il Campanone", dove strin- provincia", sempre illustrato dallo stesso artista e da regalare agli amici se amicizia col collega dello sport, Osvaldo Prandoni, (poi divenuto a Natale. Le feste di compleanno sue e dell'onomastico della moglie Anna, ricche di sorprese logistiche e di cadeaux, restano inimitabili ed cronista TV) condividendone molte passioni. Fu poi cronista per "La Notte". Alla morte del papà, dipendente del indimenticabili. Cantiere dei fratelli Cadei a Paratico, s'interessò di lavorazione e ven- Un pensiero che vorrei riportato a conclusione è: «In ogni ricorrenza dita di marmi fino a rilevare personalmente il Cantiere, che ribattezzò familiare la condivisione con parenti ed amici e le "ospitate" nel bell'appartamento dominante la baia di Rapallo, erano la prerogativa impreI"Industria del marmo". Amando molto la Liguria, non perse l'occasione di rilevare due bou- scindibile». ELEGIE SEBINE di Gianni Sacella - illustrazione di Bruno Bruni Acqua amica verde d'ulivi riflessi quasi il proseguire d'erte colline incombenti. Rive fluttuanti di giunchi che l'"Ora" accarezza e muove con l'onda lieve. Macchie di muri calcinati case arrampate embrici scuriti dal tempo fiori solitari in campi senza fine La sera irrompe con festa di scintille artefizi di luci a ridestar la notte L'elegia nasce come componimento poetico. Questa parola indica una malinconia affettuosa, di ricordo e forse, anche di nostalgia. Il sentimento elegiaco è quello che fa parlare sottovoce e dir cose bellissime. 52 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 NELLA CASA DEL PADRE a cura della SEGRETERIA ANAGRAFE 43 VOLPI GIULIA 44 SANGALLI DARIO 45 BELOTTI ANGELINA di anni 93 deceduta il 05/08/2015 Di anni 87 deceduto 06/08/2015 47 PARIGI ELVIRA di anni 86 deceduta 10/08/2015 48 BELLINI ELISA di anni 76 deceduta il 10/08/2015 49 BIAVA LILIANA di anni 65 deceduta il 14/08/2015 50 MARCHETTI GIOVANNI di anni 85 deceduto 16/08/2015 51 PAUZZI GIOVANNI di anni 79 deceduto il 22/08/2015 52 VIGANI ADRIANA di anni 92 deceduta il 23/08/2015 53 MARNIGA MARIA di anni 86 deceduta il 23/08/2015 BUELLI MARIA Anniversario deceduta il 28/09/2012 In ricordo di una persona retta, saggia e buona che sapeva infondere in tutti serenità e sicurezza e che è sempre viva nel cuore di chi le ha voluto bene. di anni 71 deceduta il 04/08/2015 di anni 62 deceduto il 05/08/2015 46 MARCHESI RICCARDO Gabriella Giorgi Beretta IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 53 ANAGRAFE SPOSI ALL'ATARE Stefano e Paola Enea - Alessandra 13 CALVI MASSIMILIANO da Zurich con PEVALOVÀ LUCIA da Zurich data del matrimonio 25 luglio 2015 Testimoni: Calvi Alessandro e Pevalovà Michaela 14 SPECCHIA LUIGI da Villongo con SIRBU CARMEN da Villongo Data del matrimonio 1 agosto 2015 15 PUCCI GIORGIO da Orzinuovi con COLOMBO PATRIZIA da Rudiano data del matrimonio 22 agosto 2015 testimoni: Gentili Emanuele Enrico, Iora Paolo, Colombo Chiara e Colombo Valeria. 16 BOSIO STEFANO da Palazzolo s/o con PAGLIUSO PAOLA da Sarnico data del matrimonio 29 agosto 2015 Testimoni: Bosio Francesco e Sturmann Roberto 17 MARTINELLI ENEA da Paratico con BELUSSI ALESSANDRA da Paratico Data del matrimonio 4 settembre 2015 Testimoni: Martinelli Carolina, Corna Marco, Belussi Sara e Mangili Anna 6 MAVARO FRANCESCO da Sarnico con BOIOCCHI MICHELA da Sarnico Data del matrimonio 6 giugno 2015 Testimoni: Mavaro Filippo, Conti Cosimo, Cominelli Damiano e Belometti Andrea MARINI MICHELE da Sarnico con PAGANI ELVIRA da Cividino data del matrimonio 24 luglio 2015 Chiesa parrocchiale di Cividino testimoni: Marini Virginia e Pagani Veronica Con piacere continueremo a pubblicare fotografie di matrimoni e battesimi celebrati fuori parrocchia. Chiediamo però che, oltre alle fotografie, ci vengano inviati i dati completi, in particolare: la chiesa dove è stata celebrata la funzione, i testimoni in caso di matrimonio e i padrini o le madrine in caso di battesimo. Grazie per la collaborazione. La redazione 54 - IL PORTO SETTEMBRE 2015 Francesco e Michela Michele ed Elvira ANAGRAFE RINATI ALLA VITA DELLA GRAZIA 25 BELLINI MARIA BEATRICE di Paolo e Cadei Chiara Nata a Brescia il 18/12/2014 Battezzata il 02/08/2015 Madrina: Suardi Francesca 26 BELUSSI MARTA di Andrea e Boglioni Vera Nata a Brescia il 17/04/2015 Battezzata il 30/08/2015 Madrina: Boglioni Elisa 27 DI MAURO BEATRICE di Gerardo e Bellini Francesca Nata a Segrate il 09/01/2015 Battezzata il 30/08/2015 Padrino: Di Mauro Antonio Madrina: Bellini Silvia 28 PIGA DANIELE di Matteo e Buelli Lara Nato a Iseo il 10/02/2015 Battezzato il 30/08/2015 Padrino: Piga Claudio Madrina: Buelli Francesca Elisabetta IL PORTO SETTEMBRE 2015 - 55 Anni '20: Matrimonio tra Gina Ravagni e Romano Volpi