La Verità - Il Bazar di Mari

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La Verità - Il Bazar di Mari
FANFICTION su SLAM DUNK
LA VERITA’
13 capitoli (conclusa)
Note: NC-18 – Dark – Yaoi - Lemon
Autrice: Nanna
ATTENZIONE: questa fanfiction tratta argomenti riservati ad un pubblico adulto. Se continui a
leggere, ti prendi la responsabilità di dichiararti con più di 18 anni.
- I personaggi di questa fanfiction sono tutti maggiorenni, e in ogni modo si tratta di un’opera di
finzione che non trova alcun riscontro nella realtà. –
Capitolo 1
Era un pomeriggio come tanti, il sole stava lentamente dirigendosi verso la sua morte.
La giornata finiva inesorabile come sempre.
Sulla spiaggia un ragazzo dai corti capelli rossi, in piedi, osservava quel bellissimo fenomeno
atmosferico che era il tramonto.
Quei riflessi arancioni e rossi che si specchiavano sul mare e davano al cielo un colore
decisamente particolare.
E mentre il sole si dirigeva lentamente verso ovest Hanamichi Sakuragi rifletteva sugli ultimi
tre mesi della sua vita. Sua madre si era suicidata e lui entrando in casa l’aveva trovata riversa
per terra in una pozza di sangue…il suo sangue…si era tagliata le vene.
Sua madre era un’investigatrice e data la posizione rilevante che stava ricoprendo in
un’indagine sulla Miyamazu, la polizia, dopo il ritrovamento del corpo, aveva ritenuto
opportuno eseguire un’autopsia e da questa era risultato che aveva subito una violenza sessuale
poco prima di tagliarsi le vene.
Ripensando a questo Hana strinse i pugni mentre una certezza si faceva strada nella sua mente:
sua madre non si era tolta la vita. Non l’avrebbe mai fatto e soprattutto non in quel modo…non
mettendo il figlio sedicenne nella condizione di rivivere esattamente la stessa scena che lo
aveva fatto precipitare in un periodo di depressione da cui era uscito solo all’inizio del liceo.
In prima media infatti, tornando da scuola, aveva trovato suo padre riverso a terra nella stessa
posizione della madre, ma con un piccola differenza: suo padre era morto d’infarto, sua madre
era stata uccisa.
Dopo la sua morte Hana aveva lasciato la scuola, il basket e gli amici senza dire una parola. Era
letteralmente scomparso e nessuno sapeva dove fosse, nessuno sapeva che sua madre era morta
e che lui si era trasferito a Tokio dai nonni in quei tre mesi, troppo sconvolto per affrontare il
suo dolore e qualsiasi altra persona.
Ed ora era tornato, le valige appoggiate sulla sabbia, le mani nelle tasche, deciso più che mai a
rimettere piede in quella casa e a scoprire la verità.
Ma in quei tre mesi la sua scomparsa non era di certo passata inosservata.
La sua armata e l’intera squadra di basket, compreso Rukawa, aveva mosso mari e monti per
trovarlo. Se si fossero mobilitati il primo giorno, appena notata la sua assenza, probabilmente
avrebbero scoperto l’accaduto.
Ma i primi tre giorni la sua assenza non era sembrata strana, dato che da sempre il rossino
spariva qualche giorno da scuola per poi tornare come se nulla fosse. Nessuno sapeva il perché,
tuttavia per forza di abitudine nessuno lo rimprovera e gli chiedeva più nulla, di conseguenza il
fatto che il rossino mancasse da tre giorni e non rispondesse al telefono non aveva impensierito
gli amici. Tuttavia il quarto giorno la preoccupazione li assalì e decisero di andare a casa sua,
ma un’amara sorpresa li attendeva…
Quei tre giorni erano stati più che sufficienti per la polizia per svolgere tutte le indagini e
archiviare il caso come suicidio.
Al loro arrivo l’abitazione era disabitata e Hanamichi sparito nel nulla.
Fu in quel momento che i ragazzi capirono che non avrebbero visto il rossino per molto tempo,
forse per sempre.
Rukawa quel pomeriggio stava tornado a casa dopo i soliti allenamenti con un misto di rabbia e
preoccupazione che da tre mesi avevano preso il controllo del suo corpo. Passò mezzo
addormentato sul viale che costeggiava la spiaggia e nonostante lo stato di semi narcolessia in
cui si trovava scorse una testa rossa sulla spiaggia. Frenò di colpo rischiando di essere
catapultato contro un albero del viale, abbandonò la bicicletta e corse sulla spiaggia per
scoprire se quella figura fosse solo un miraggio dovuto al desiderio di vederlo e sapere che
stava bene oppure se fosse la realtà.
Man mano che si avvicinava quella figura divenne sempre più reale. Si fermò a pochi passi da
lui.
“Eravamo preoccupati” affermò provocando un brivido lungo il corpo di Hana che non si era
accorto del suo arrivo e sentire quella voce così vicino a lui l’aveva fatto trasalire.
Lentamente si voltò specchiandosi negli occhi blu di Rukawa.
Non avendo ottenuto alcuna risposta quest’ultimo decise di parlare nuovamente.
“Cos’è successo?”
“E’ una storia lunga…”
“Ho tempo…” affermò il moro sedendosi sulla sabbia imitato poco dopo da Hana che aveva
letto negli occhi dell’altro la stessa determinazione che vi regnava durante una partita.
“Sono stato a Tokio dai miei nonni in questi tre mesi…”esordì laconicamente Hana dopo alcuni
minuti di silenzio prendendo il discorso alla lontana.
“Perché?” chiese Kaede vedendo che il rossino aveva difficoltà a trovare le parole e soprattutto
a dare un ordine ai suoi pensieri.
“…il giorno prima che partissi…mia madre…” Hana non riusciva a continuare…era la prima
volta che raccontava a qualcuno cosa fosse successo, i suoi nonni ne erano a conoscenza e non
lo avevano mai costretto a parlarne, ma ora sentiva di doverlo fare soprattutto per se stesso.
Kaede attese pazientemente che il compagno continuasse. Non aveva alcuna intenzione di
mettergli fretta e se una persona normalmente loquace come lui trovava difficoltà a far uso
delle parole evidentemente c’era un motivo serio.
“E’ morta…” aggiunse Hana laconicamente dopo un buon quarto d’ora di silenzio.
Una lacrima scivolò sul suo viso…la prima dopo due mesi.
Rukawa istintivamente lo abbracciò e cullò il suo pianto mentre il rossino si aggrappava alla
sua maglietta piangendo come non aveva fatto nemmeno subito dopo la morte della madre,
complice probabilmente quel gesto d’affetto da parte di quello che avrebbe dovuto essere il suo
nemico giurato.
Quando smise di piangere si allontanò dal petto del compagno.
“Scusa…non dovevo lasciarmi andare…”
“Non vedo cosa ci sia da vergognarsi…” rispose risoluto
“Quando sono tornato a casa l’ho ritrovata in una pozza di sangue…le vene tagliate…l’hanno
archiviato come suicidio…”
“Non credi che lo sia?” chiese Kaede comprendendo il senso del discorso
“No…non l’avrebbe mai fatto…mia madre era un’investigatrice, stava lavorando al caso della
Miyamazu…”
“La famiglia che controlla buona parte della prostituzione e della pedofilia qui a Kanagawa?”
“Si ma non solo…sembra ci siano una serie di truffe assicurative e i soliti reati da ‘colletti
bianchi’…”
“Credi che il caso a cui stava lavorando centri qualcosa?”
“Si…dall’autopsia è risultato che prima di tagliarsi le vene fosse stata violentata…”
“Questo spiegherebbe il suicidio…”
“No invece…quando ero in prima media mio padre morì d’infarto, quando tornai a casa lo
trovai sdraiato nell’ingresso. Dopo la sua morte caddi in depressione. Mia madre non si sarebbe
mai tolta la vita in quel modo…magari in un altro…ma non ricreando la stessa scena di quattro
anni prima…”
“Forse…ma come puoi esserne certo?”
“Lo so e basta…” disse puntando gli occhi risoluti in quelli di Rukawa “Aveva appena
concluso le indagini. Di lì a poco avrebbe presentato le prove in tribunale provocando l’arresto
dell’intera organizzazione…”
“Questo ha un senso…tu credi che abbiano simulato il suicidio e si siano liberati delle
prove…”
“Esatto…ma mia madre non era una sprovveduta, sapeva bene di essere in pericolo…da quello
che so, in casa, non sono state ritrovate prove di nessun tipo, per questo sono tornato…sono
sicuro che ci sia una copia di quelle prove. Non so dove ma sono sicuro che c’è…”
“E se avessero fatto sparire anche quelle?”
“Ragiona…tu cosa avresti fatto al posto di mia madre?”
“Avrei fatto almeno una copia di ogni prova e le avrei nascoste molto bene…” rispose
sospirando il moro.
“E il mio obiettivo è trovarle…”
“Anche se le trovassi non potresti dimostrare che la sua morte è collegata a loro…”
“Lo so…”disse tristemente Hana “ma è sempre meglio che saperli a piede libero…”
“Nh…”
Hana si alzò e prese le valige “Ora devo andare…” Kaede si alzò di scatto a quelle parole.
“Non credo…prima di tutto vieni con me…”
“Dove?”
“Yohei è preoccupato…non sapevo più come consolarlo…” Hana sbatté le palpebre stupito.
“Tu hai consolato Yohei?”
“Stava male…e per la cronaca è una delle poche persone che ammiro…”
Il rossino non aggiunse nemmeno una parola limitandosi ad incamminarsi con il compagno a
casa di Yohei.
Una volta arrivati Hana suonò il campanello un po’ titubante e preoccupato per la reazione che
avrebbe avuto il suo amico.
Ma l’unica cosa che ottenne fu un pianto di felicità da parte del ragazzo che gli si gettò al collo.
Entrati in casa Hana si limitò a parlare del suicidio della madre, nessuna parola in più. Una
volta usciti il rossino si avviò verso casa seguito da Kaede.
“Perché non gli hai detto nulla?”
“Non me la sentivo….ma tu perché mi segui? Casa tua non è dall’altro lato?”
“Vengo da te…” il rossino si fermò voltandosi verso di lui
“Perché?”
“Non ti lascio solo…” rispose Kaede capendo che probabilmente Hana non aveva pensato
minimamente all’impatto che avrebbe avuto entrando in casa.
Il rossino dal canto suo non aveva voglia di discutere, per cui proseguì verso casa.
Una volta arrivati Hana infilò la chiave nella toppa spalancando la porta. Si irrigidì all’istante
iniziando a tremate.
Kaede al suo fianco lo prese per mano.
“Stai tranquillo…rilassati…” tentò di infondergli un po’ della sua sicurezza e del suo calore.
Rimasero sulla porta per un po’…poi quando Kaede vide l’amico calmarsi decise che era il
momento di entrare.
Continuando a tenerlo per mano fece un passo e poi un altro seguito da Hana chiudendo la
porta.
“Tutto ok?” chiese guardandolo negli occhi
“Si…” rispose Hana iniziando a muoversi per la casa come aveva sempre fatto. Si avvicinò alla
credenza e la aprì estraendone alcuni barattoli e riponendoli sul tavolo.
“Merda…”
“Che c’è?”chiese Kaede che lo osservava curioso.
“E’ tutto scaduto…” affermò eseguendo la stessa operazione con il frigorifero.
“Andiamo a fare la spesa…” risolse semplicemente l’altro
“Come andiamo?” chiese Hana perplesso…
“Rimarrò qui per un po’ ”
“No…no no no…decisamente no…ma che ti prende di colpo? Hai sbattuto la testa? Cos’è tutta
sta gentilezza? Ti faccio pena?” Kaede lo guardò perplesso…
“Do’hao…punto uno sono sicuro che lo avresti fatto anche tu con me…punto due non mi fai
pena, sono solo preoccupato….punto tre ficcati bene in testa che non mi muovo da qui…”
“Ma perché?”
“Amicizia forse?!” chiese come se fosse ovvio
“Noi siamo amici?”
“Do’hao…”
“Va bene ho capito…ci rinuncio” rispose Hana sollevato che Kaede avesse deciso di rimanere
lì.
Capitolo 2
Una settimana dopo Hana era sdraiato nel letto a due piazze della madre accanto al ragazzo che
ormai si era stabilito a casa sua e non aveva accennato minimamente a volersene andare.
Non che la cosa lo infastidisse, ma decisamente non riusciva a capire il suo comportamento.
Hanamichi non aveva ancora dato inizio alle sue ricerche, limitandosi a trascorrere le giornate
che gli rimanevano prima dell’inizio della scuola, a pulire la casa evitando accuratamente lo
studio della madre…nonostante ciò che aveva detto non era poi così sicuro di voler scoprire la
verità.
E Kaede era rimasto senza chiedere il perché del suo strano comportamento…
Non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe ritrovato a dover ringraziare Rukawa
per qualcosa…già perché stava facendo qualcosa di veramente grande per lui, almeno dal suo
punto di vista.
Quando era partito da Tokio era convinto che da quel giorno in avanti sarebbe stato solo in
quella casa, in balia di una marea di ricordi sulla vita passata con i genitori. E invece non era
solo.
Ogni volta che usciva ritrovava la volpe in casa sua e questo riusciva ad infondergli una grande
sicurezza.
Era impossibile per lui capire come mai la sua vicinanza gli infondesse tanta forza…proprio
non capiva…ma in fondo non doveva essere meravigliato poi più di tanto data la capacità che
Rukawa aveva sempre avuto di farlo reagire nei momenti più difficili.
Suo malgrado doveva ammettere che averlo al suo fianco lo aiutava molto, non a parole
chiaramente.
In quella settimana le conversazioni erano ridotte al minimo indispensabile per due motivi:
primo perché Kaede non era mai stato contraddistinto da una grande loquacità, secondo anche
Hanamichi non era più il ragazzo chiacchierone di un tempo.
E stranamente i silenzi del suo attuale coinquilino non erano così insopportabili per lui…si
sentiva a suo agio.
Pensava a tutto questo Hana mentre osservava Kaede addormentato al suo fianco, e un sorriso
si fece largo sul suo volto mentre la sua mente tornava ad una settimana prima…
“Tornerai a scuola?” aveva chiesto Kaede durante la prima cena
“Si…i miei nonni hanno parlato con il preside…ricomincerò lunedì…anche con gli
allenamenti..”
“Non devi per forza giocare…” gli aveva risposto tranquillamente l’altro.
Ed Hana a quell’affermazione si era sentito ribollire il sangue nelle vene…
“Cos’è speravi di esserti liberato di me?? Non mi reputi abbastanza bravo per giocare in
squadra?” aveva urlato contro all’altro senza che ci fosse una reale motivazione per farlo.
Rukawa, che si era appena alzato da tavola per riporre il piatto nel lavandino, si era girato di
scatto…nei suoi occhi uno sguardo che Hana non aveva mai visto…non sapeva cosa leggervi
…
“Idiota…” e il rossino si era sentito gelare sul posto, non sapeva cosa rispondere mentre
osservava l’altro avvicinarsi alla porta ed infilarsi il cappotto.
“E ora dove vai?” chiese poi più calmo
“A farmi un giro…” aveva risposto seccato l’altro uscendo.
Hana era rimasto senza parole…sapeva di aver detto qualcosa di sbagliato ma questa volta non
sapeva veramente cosa fosse…non era di certo la prima volta che rispondeva in quel modo,
eppure Kaede non aveva mai reagito così…sembrava ferito…
Dopo alcuni minuti si alzò dal tavolo ed uscì a cercarlo…doveva scusarsi con lui…anche
perché la sua reazione oltre ad essere esagerata era dettata dalla sua naturale insicurezza.
Le parole del moro lo avevano ferito…però se Kaede aveva reagito in quel modo forse aveva
tratto conclusioni affrettate…
Girò a vuoto per un paio d’ore non sapendo più dove cercarlo…in quel momento si rese conto
di non aver controllato il posto più ovvio…dove cercare Kaede Rukawa se non in un campo da
basket?...e così corse verso il campetto più vicino a casa sua, quello in riva al mare dove si era
allenato con Haruko nei tiri ravvicinati.
Ed infatti Kaede era lì…seduto in mezzo al campo con le gambe raccolte al petto e leggermente
divaricate, le braccia appoggiate alle ginocchia.
Hana entrò nel campetto osservando il moro che gli dava le spalle.
“Mi dispiace…”
“Per cosa..” rispose l’altro senza voltarsi
“Non lo so…ma evidentemente ti ho fatto arrabbiare…”
“Nh…”
Trascorsero parecchi minuti di silenzio prima che Rukawa decidesse a spiegargli il perché della
sua reazione.
“Non te l’ho detto perché non voglio che torni in squadra…”
“….”
“Mi reputi davvero così meschino da cercare di liberarmi di te in questa situazione?”
“No…”
“….”
“Allora perché l’hai detto?”
“Perché magari visto come vanno le cose non è il massimo per te correre dietro ad uno stupido
pallone…”
Kaede, sempre di schiena, non riuscì a vedere il sorriso del rossino.
“Sai…quello stupido pallone, come l’hai appena chiamato tu, è diventato fondamentale per
me…io non posso stare senza il basket…in questi tre mesi ho passato le mie giornate ad
allenarmi fino allo stremo…io amo davvero questo sport, ora più che mai…” detto questo si
voltò e tornò a casa lasciando Kaede perso nei suoi pensieri.
Era stupito…Hanamichi era entrato nella squadra solo per far colpo su Haruko e nonostante
l’impegno che ci aveva messo negli ultimi mesi non credeva che fosse diventato davvero
importante…
E sorrideva…sorrideva pensando che in fondo il basket riusciva a compiere dei miracoli sulle
persone, persino su di lui che non si era interessato mai a nulla…poi aveva iniziato a giocare ed
era scoccata la scintilla…
E quella passione che lui sentiva dentro di sé ogni volta che giocava, ora la sentiva anche
Hana…quella forza che lo spingeva a cercare la palla e a volare verso il canestro concentrando
tutta la forza in uno slam dunk...
Si alzò in piedi…
Quello sport era passione…fuoco allo stato puro che scorreva nelle vene e bruciava anche le
ossa…
E mentre si dirigeva verso casa del rossino Kaede si chiedeva se fosse poi così normale
bruciare in quel modo solo per una palla a spicchi…se non esistesse qualcos’altro, oltre quello,
a potergli fare provare le stesse sensazioni, magari più forti…più scottanti…più travolgenti…
Poi cambiò strada dirigendosi a casa sua per spiegare la situazione ai genitori e prendere un po’
della sue cose.
Dopo un’ora suonò il campanello di Hana e quest’ultimo aprì la porta.
“Pensavo non tornassi…” disse facendolo entrare
“Hn…non è così facile…”
Hana lo guardò per cercare una spiegazione, ma non arrivò. Quindi rassegnato all’incapacità
del compagno di comunicare chiaramente i suoi pensieri, lo condusse nella stanza di sua madre
dicendogli che sarebbe stata la sua camera e poi si recò nella sua.
Al contrario della madre lui dormiva sul futon che tuttavia non era steso come sempre sul
pavimento…cercò per mezzora nell’armadio ma del futon nessuna traccia…
Con la coda tra le gambe entrò nella stanza di Rukawa che, sdraiato sotto le coperte, osservava
il soffitto.
“Ehm…” Kaede si voltò verso il rosso
“Nh?”
“Non trovo il futon…” il moro lo guardò perplesso
“E allora?”
“Bhe…s-si insomma…” continuava ormai rosso come un peperone. Il suo imbarazzo fu
evidente anche a Kaede, che colse al volo il motivo della sua esitazione e con tranquillità
risolse il problema senza il bisogno di pronunciare nemmeno una parola.
Scostò il piumone dal lato del letto libero e si girò dall’altra parte per dormire.
Hana ancora piuttosto imbarazzato si diresse verso il letto e si coprì.
“Buonanotte…” disse rivolto al compagno, ma non arrivò nessuna risposta. Probabilmente si
era già addormentato.
Poco dopo si addormentò anche lui.
Hana guardò la sveglia…6.55…cinque minuti e sarebbe suonata.
Sorrise ripensando a come ogni mattina la staccasse nonostante il fatto che non fosse lui a
dover andare a scuola.
Questo perchè Kaede non dava alcun segno di sentirla e così, seppur di malavoglia, la spegneva
e svegliava il compagno.
La prima mattina si era dimenticato della reazione che avrebbe provocato nel moro, e il
risultato era stato un bel pugno in faccia.
Il giorno successivo aveva capito che era meglio tenersi a debita distanza dopo averlo
chiamato.
Bip Bip…
Il rossino staccò la sveglia. Da quel giorno anche lui sarebbe tornato a scuola….
Si alzò dal letto e come ogni mattina si diresse alla porta urlando:
“KAEDE!!!”
Vedendolo spalancare gli occhi corse al bagno per farsi una doccia ed evitare di essere
ucciso…
Mezzora dopo i due ragazzi, finita la colazione, uscirono di casa.
Il moro camminava per le strade in stato di semi incoscienza e Hana lo osservava chiedendosi
come facesse a dormire sempre e comunque.
Senza nemmeno rendersene conto aumentò il passo lasciando indietro un Kaede che dormiva in
piedi…
Il rossino si chiedeva come lo avrebbero accolto i suoi compagni dopo tre mesi di assenza.
Non sarebbe comunque stata una sorpresa dato che Yohei li aveva avvisati del suo ritorno e di
quello che era successo, anche se ovviamente nessuno sapeva che Kaede viveva con lui da una
settimana.
Tutto sommato si era pentito di essere partito. Era convinto che se fosse rimasto sarebbe stato
tutto più semplice, avrebbe avuto qualcuno su cui poter contare e un buon diversivo ai suoi
tristi pensieri.
Appena varcò i cancelli della scuola Haruko corse tra le sue braccia in lacrime. Ma non fu
questo a stupirlo, bensì la presenza dei suoi compagni che si avvicinavano
sorridendogli…compresi Mitsui, Kogure e Akagi che ormai non frequentavano più il liceo.
Non mosse un muscolo per abbracciare a sua volta Haruko, che dopo poco si allontanò da
lui…e guardò i ragazzi negli occhi uno per uno.
Si creò un’atmosfera irreale che solo Mitsui ebbe il coraggio di rompere per mettere fine a quel
silenzio così inconsueto per i giocatori di basket dello Shohoku.
“Ehilà Tensai! Allora hai deciso di onorarci nuovamente della tua presenza?”
Hana si limitò a sorridere e l’intera squadra si avvicinò a lui evitando di chiedergli come stesse
e comportandosi come erano soliti fare ogni giorno.
Rimasero fuori da quella rimpatriata solo due persone.
Kaede, che si stava dirigendo a scuola a passo spedito dopo aver sbattuto una craniata ad un
palo della luce ed essersi svegliato definitivamente, e Akagi, che invece se ne stava in disparte.
Solo quando i ragazzi della squadra si allontanarono da Sakuragi l’ex-capitano si avvicinò.
Si guardarono negli occhi alcuni minuti…quello che più di tutto preoccupava il rossino era
proprio la sua reazione…non l’aveva mai ammesso ma teneva molto al giudizio del
‘gorilla’…oltre ad essere stato il suo mentore per lui era come un fratello maggiore…
Il pugno di Akagi lo colpì in testa suscitando l’ilarità generale e un sorriso da parte di Kaede
appena arrivato.
“Ahia gori!!! Sono appena tornato e già mi prendi a pugni??” si lamentò il rossino tenendosi la
testa teatralmente.
“Guai a te se osi sparire un’altra volta senza avvisarmi!!! Chiaro???” disse Akagi con un tono
talmente serio da far sentire in colpa Hanamichi.
“Mi dispiace…” disse quest’ultimo seriamente.
“Non importa…cosa potevo aspettarmi da un’idiota come te…” rispose scherzosamente
scompigliandogli i capelli…
“Io non sono un’idiota!!! Sono il tensai…” rispose baldanzoso provocando il solito siparietto.
Kaede, che stava osservando la scena poco lontano, si avviò verso l’ingresso con un sorriso
sulle labbra…come immaginava la squadra era riuscita a riportargli parte del suo
buonumore…e lui ne era felice…l’Hanamichi che aveva avuto di fronte in quei giorni era
molto distante dal ragazzo che conosceva…certo non si illudeva che tornasse quello di tre mesi
prima, ma sicuramente averli intorno lo avrebbe aiutato…soprattutto alla luce di quello che
avrebbe potuto scoprire…
Il pomeriggio agli allenamenti Hana lasciò allibita l’intera squadra.
Correva da una parte all’altra del campo come una furia, con una resistenza ancora maggiore
rispetto a quella che aveva sempre avuto.
Nessuno riusciva a contrastarlo in potenza…prendere un rimbalzo quando c’era lui sotto
canestro era un’utopia…riusciva a tagliare fuori con il corpo qualsiasi avversario, persino
Rukawa…
L’unico modo per oltrepassarlo erano le finte di Ryota e Rukawa, ma nel corpo a corpo Hana
era diventato imbattibile, forse nemmeno Akagi sarebbe riuscito ad oltrepassarlo.
Kaede alla fine degli allenamenti rimase in palestra per i soliti tiri supplementari.
Hana era migliorato in maniera impressionate, per la seconda volta in tre mesi aveva fatto dei
progressi miracolosi…l’unica cosa che ormai gli mancava era l’esperienza.
E Kaede si chiedeva cosa avesse fatto in quei tre mesi…evidentemente aveva trovato qualcuno
con cui allenarsi. Eppure sembrava assurdo che si fosse preoccupato di quello con il dolore che
aveva dovuto affrontare.
Forte…questo fu l’unico aggettivo che Kaede riuscì ad accostare al rossino. Probabilmente al
posto suo sarebbe crollato, l’altro invece era ancora in piedi. Certo non illeso ma ancora vivo e
con una grande voglia di riscatto. Forse era solo questo che l’aveva tenuto in piedi in quei mesi.
Arrivato a casa buttò il borsone nell’ingresso togliendosi le scarpe. Stranamente in casa
regnava il silenzio più totale, Hana non era nel salotto a guardare la tv, né in cucina a preparare
la cena e Kaede capì…
Si recò nello studio della madre del rossino e lo trovò seduto per terra con la schiena
appoggiata alla parete intento ad aprire vari schedari sbuffando.
“Trovato qualcosa?” gli chiese entrando nella stanza e sedendosi davanti al computer
accendendolo.
“Macchè…uff…perché accendi il computer?”
“Dubito di trovarci qualcosa ma non si sa mai…”
“Meno male che lo sai usare almeno tu…” disse alzandosi e riponendo lo schedario al suo
posto. “Dubito che ci sia qualcosa qui dentro…” poi la sua attenzione venne calamitata da un
blocco di fogli sulla libreria. Strano a dirsi ma Hana non ci arrivava, per cui si arrampicò su di
essa sotto lo sguardo perplesso di Kaede.
Mise male un piede e scivolò a terra come una pera cotta, pochi secondi dopo aver preso in
mano i fogli che si sparpagliarono a terra.
“Do’hao…ti sei fatto male?” chiese il moro alzandosi fissando un punto preciso del pavimento
accanto ad Hana.
“Secondo te??” rispose ironico l’altro seguendo lo sguardo della volpe.
Infatti la caduta di Hana aveva causato lo spostamento di una delle assi del parquet,
evidentemente non ben fissata.
Ma quello che aveva attirato l’attenzione di Kaede e subito dopo di Hana non era l’asse
spostata, bensì un diario riposto sotto di essa.
La volpe accovacciandosi lo prese in mano e lo passò all’altro, che si spostò appoggiandosi ad
una parete permettendo a Kaede di risistemare l’asse ed essere sicuro che al loro passaggio non
si sarebbe spostata nuovamente.
Poco dopo si sedette a fianco al rosso che osservava il diario senza capire perché fosse nascosto
lì sotto.
Lo aprì ed iniziò a leggere ad alta voce…
01/04/19XX
Oggi ho stretto tra le braccia per la prima volta il mio piccolo…Hanamichi...
Il mio bambino…non ho mai provato tanta felicità in tutta la mia vita…
E pensare che non volevo tenerlo, se non fosse stato per Takeshi avrei abortito.
Hana si fermò un attimo deglutendo a vuoto…cercava di assorbire la notizia….
Il giorno in cui scoprii di essere incinta mi sentii morire...non volevo che quel bambino mi
ricordasse costantemente la violenza subita da quell’uomo…
Solo Takeshi, mio marito, al corrente della situazione cercò di farmi riflettere...
Mi disse che avevo ancora tempo e di non prendere decisioni affrettate...
E così feci…aspettai un po’ di tempo e sentii qualcosa crescere dentro di me…istinto materno
forse…ma mi resi conto che non sarei stata in grado di abortire…al di là di ogni cosa quel
bambino che stava crescendo dentro di me era mio figlio e io volevo farlo nascere e vederlo
crescere, accanto ad un marito che mi amava e che mai, nemmeno per un momento, ha pensato
che quel bambino fosse un errore... era pronto a crescerlo come fosse suo figlio insieme a
me…
Oggi più di allora sono convinta di aver fatto la scelta giusta.
Kaede si voltò preoccupato osservando Hana che fissava un punto fisso di fronte a sé…
Si alzò sfilandogli il diario dalle mani e poggiandolo sulla scrivania…per quel giorno aveva già
scoperto troppo.
Si inginocchiò di fronte a lui per contenere qualsiasi crisi nervosa …tuttavia questa fu diversa
da quella che si aspettava…
“Due volte…l’hanno violentata due volte…Sono…un errore…” sussurrò lasciando Kaede
stupito…
“Cosa?” chiese il moro sperando di aver capito male. Si maledisse quando vide le lacrime sul
volto di Hana e sentì le sue urla…
“SONO UN ERRORE…SONO IL FIGLIO DI UN FOTTUTISSIMO MANIACO CHE HA
VIOLENTATO MIA MADRE…IO SONO UN MOSTRO!!! IO…” non riuscì a terminare i
suoi vaneggiamenti…uno schiaffo partì autonomamente da Kaede, il quale ne aveva
abbastanza di sentire quelle urla isteriche…
Hana lo osservava confuso, seppur ancora il lacrime.
“Ora ascoltami bene perché non lo ripeterò un’altra volta…” disse il moro fissandolo negli
occhi…
“Non ti voglio mai più sentir dire una cosa del genere…tu non sei un errore e non sei un
mostro…sei un ragazzo stupendo, forse esibizionista e megalomane, ma con un gran
cuore…tutti quelli che ti conosco non possono far altro che volerti bene…ti sei mai chiesto
perché?? Bene, te lo dico io…perché sei un uragano esuberante e pieno di vita, riesci a portare
allegria solo con la tua presenza…gli allenamenti senza di te erano un mortorio e non perché
sei un buffone, ma perché sei la nostra forza…solo tu puoi portare allegria nelle giornate più
nere…la tua risata è contagiosa e in qualche modo riesci a spronare tutti a dare il meglio…tu
sei speciale e nemmeno te ne rendi conto…non sei un errore, nemmeno tua madre lo
pensava…l’ha scritto anche lei…non poteva fare una scelta migliore…”
E a quelle parole Hanamichi iniziò a singhiozzare violentemente…era sconvolto per quello che
aveva letto, ma quelle parole, a maggior ragione perché pronunciate da Rukawa, ebbero la
capacità di farlo sentire meglio…
Kaede lo abbracciò accarezzandogli la schiena per farlo calmare e Hana gli gettò le braccia al
collo.
Quando si calmò il moro si alzò e gli tese una mano, che il rosso afferrò lasciandosi guidare da
lui…
Giunti in camera…
“Ora riposati…” disse Kaede e Hana lasciandogli la mano si sdraiò sotto le coperte
addormentandosi quasi subito.
Quando se ne accorse Rukawa si avvicinò ad Hana e gli accarezzò una guancia asciugandogli
le lacrime…
“Non sei un errore…” sussurrò e si diresse in cucina a preparare la cena.
Vedendo che il rosso non si svegliava decise di mangiare e subito dopo si sdraiò sul divano
guardando la tv.
Due ore dopo Hana scese le scale e vide Kaede dormire sul divano con la tv accesa. Sorrise
spegnendo l’elettrodomestico e coprendo il moro con una coperta.
“Grazie…” sussurrò vicino al suo volto dandogli un bacio sulla fronte “Cosa farei senza di te?”
chiese più a se stesso che all’altro.
Si recò in cucina e trovò la tavola apparecchiata per lui. Mangiò e tornò nello studio della
madre…
Lesse qualche pagina del diario in cui la donna parlava entusiasta della sua crescita, fino ad
arrivare al primo giorno della sesta elementare…giorno in cui, tornando a casa, si era definito
per la prima volta un Tensai…
Ricordava bene quel giorno…
Nella scuola avevano organizzato una gara di corsa in velocità tra le sezioni dello stesso anno e
lui aveva vinto…
Sorrise ripensando che da quel giorno in poi continuò ad autoproclamarsi Tensai anche senza
un motivo…
Attraverso gli occhi della madre rivisse parte della sua vita e della serenità che aveva provato
accanto ai suoi genitori…già…entrambi erano suoi genitori, perché Hana nemmeno per un
istante aveva pensato di considerare l’uomo che l’aveva cresciuto con tanto affetto come un
estraneo…e in fondo poteva capirli se avevano deciso di non dirgli la verità…
Ma quello ora non era importante…leggendo quel diario aveva capito una cosa
fondamentale…Kaede aveva ragione dicendo che non era un errore…aveva difficoltà a
considerare se stesso come il ragazzo che l’amico gli aveva descritto, però almeno su quel
punto aveva ragione.
Ripose il diario sulla scrivania e tornò a dormire un po’ più sereno.
Capitolo 3
La mattina seguente il primo a svegliarsi fu Kaede, che si lavò e preparò la colazione per sé e
per il rossino.
Poco dopo Hanamichi lo raggiunse in cucina ed entrambi iniziarono a mangiare in uno strano
silenzio.
Così Kaede, immaginando che l’altro si sentisse imbarazzato per gli avvenimenti della sera
precedente, decise di facilitargli la situazione parlando un po’…
“Do’hao..?”
Hana alzò la testa.
“Dove hai imparato a marcare in quel modo?”
“Sai quando ti dicevo che mi sono allenato? Bhe, la prima settimana a Tokio l’ho praticamente
trascorsa chiuso in casa, poi ho capito che dovevo far qualcosa per non pensare e così ho
cercato un campo da basket…ho chiesto ai ragazzi che giocavano lì se potevo allenarmi ed
hanno accettato a patto che battessi uno di loro. E ovviamente ho perso…”
“Ovviamente?” lo interruppe perplesso il moro
“Credevi che pensassi davvero di essere un genio? Conosco i miei limiti e avendoli visti
giocare sapevo bene che avrei perso…comunque nonostante tutto i ragazzi accettarono di farmi
giocare perché avevo comunque tenuto testa al mio avversario…sai il loro gioco non era
propriamente pulito, commettevano falli molto pesanti e spesso mi infortunavo…”
“E hai giocato lo stesso?”
“Probabilmente in un’altra situazione dopo aver subito tutti quei falli avrei smesso di allenarmi
con loro, ma in quel momento non mi interessava…avevo un bisogno disperato di sfogarmi, e
farmi male era l’ultimo dei miei pensieri…così a forza di giocare con loro mi sono abituato alle
marcature pesanti…”
“….”
“Bhe, ti hanno mangiato la lingua?”
“Do’hao…” rispose alzandosi “…è ora di andare…”
La giornata trascorse fra le solite lezioni noiose per Kaede, mentre Hana era perso nei suoi
pensieri.
Continuava infatti a ripensare ai tre mesi di duri allenamenti…ma più di tutto ripensava a
Tsubuki, uno dei ragazzi con cui si era allenato.
Lui era sicuramente quello che più di tutti lo aveva aiutato in quel periodo, a dire la verità
l’unico che si fosse sforzato di capire cosa nascondesse la tristezza del rossino.
Tsubuki infatti aveva proposto ad Hana delle sessioni straordinarie di allenamento, non tanto
per farlo migliorare ma per scoprire qualcosa di più…e la tattica era perfettamente riuscita.
Dopo un mese Hana gli aveva raccontato della morte della madre e della sua partenza per
Tokio.
Dopo un po’ di tempo però il comportamento di Tsubuki era cambiato. Infatti ricercava
maggiormente le attenzioni di Hana, che dal canto suo si sentiva attratto dal ragazzo.
Una settimana prima della partenza di Hana il ragazzo lo baciò, stupendosi non poco del fatto
che il rosso non lo avesse preso a pugni ma che anzi avesse ricambiato il bacio.
Così, incoraggiato dal suo comportamento, gli confessò di amarlo. Hana a quella rivelazione
non ebbe il coraggio di mentirgli e gli disse la verità: era attratto da lui, lo considerava una
bella persona ma nulla di più.
Il giorno seguente decise di salutare i ragazzi con cui si era allenato e di tornare a casa.
Alla partenza Tsubuki si presentò all’aeroporto…
“Hana!!!” il rossino sentendosi chiamare si voltò verso di lui
“Vai via per colpa mia?” Hana sorrise
“No, voglio tornare a casa…ricominciare la mia vita e tornare dai miei amici.” Rispose tacendo
parte della sua motivazione. Poi continuò “Senti mi dispiace per quel che è successo…”
“Non importa Hana…sei stato sincero e io sono contento così. E’ vero fa male, ma se non altro
non mi hai mentito. Posso chiederti solo un favore?”
“Cosa?”
“Un bacio” Il rossino sorrise accostandosi al suo volto e lo baciò.
A quel punto l’altoparlante chiamò il volo di Hanamichi.
Si allontanò dal ragazzo sussurrando un: “Addio e grazie di tutto”.
E quel grazie non era stato solo una parola di circostanza, nè tanto meno riferito solo al fatto
che Tsubuki gli fosse stato accanto in un momento difficile. Infatti quel ragazzo gli aveva fatto
comprendere qualcosa di molto importante...aveva capito solo grazie a lui di essere gay,
probabilmente senza il suo aiuto avrebbe continuato a correre dietro le ragazze per ancora
molto tempo.
Ma questo a Rukawa aveva preferito non dirlo. Sapeva che l’altro non aveva pregiudizi di
questo genere, ma lui desiderava più di ogni cosa che Kaede considerasse lui e i suoi
comportamenti per ciò che erano. Non voleva che alcune situazioni potessero essere fraintese
alla luce della sua sessualità.
Al suono della campanella, che decretò la fine delle lezioni, Hana si riscosse dai suoi pensieri e
si avviò in palestra come ogni pomeriggio, ma dopo i normali allenamenti decise di fermarsi
ancora un po’ con Rukawa.
“Come mai ancora qui?” gli chiese Kaede vedendo tirare a canestro.
“Ti do fastidio?” chiese preoccupato il rosso
“Do’hao…” rispose semplicemente il moro avendo sentito una nota preoccupata nel tono di
voce dell’altro.
Ognuno proseguì il proprio allenamento nel silenzio, fino a quando Kaede lasciò scivolare il
pallone nella cesta decretando che era ora di tornare.
Entrambi entrarono nelle docce e Kaede si scoprì ad osservare Hanamichi che lento si
insaponava e si risciacquava.
Rimase incantato a guardalo fino a quando il rosso non uscì dalla doccia per vestirsi e lui si
riscosse chiedendosi che cosa stava facendo.
Per un attimo aveva desiderato essere lui ad insaponarlo…le sue mani sul corpo di Hana.
Scosse la testa per riprendersi e finire di lavarsi. Di essere gay lo sapeva già da tempo ma
l’attrazione per Hana era una novità. Pensò che probabilmente questa era la conseguenza di
vivere a contatto con lui. Ma subito dopo averlo pensato scartò l’ipotesi.
In fondo cosa aveva fatto ogni giorno dopo che Hana era partito? Aveva continuato a pensare a
lui, al suo sorriso, alla sua allegria, al suo corpo…no, non era una novità…per quanto in
quell’anno e mezzo avesse cercato di negarlo, Hanamichi gli era entrato nell’anima.
“Ohi volpe ti sei addormentato?” la voce del rossino ebbe la capacità di ridestarlo, così
velocemente uscì dalla doccia e si avvicinò al borsone per prendere il ricambio sotto lo sguardo
a metà fra lo sconvolto e l’estasiato di Hana, che in quel momento avrebbe voluto prendersi a
pugni solo per aver indugiato così tanto nell’osservare il corpo dell’altro…le minuscole
goccioline d’acqua che scorrevano delicatamente sul suo petto, sulla sua schiena.
Scosse bruscamente la testa per riprendersi dall’incanto e uscì dallo spogliatoio dicendo
all’altro che lo aspettava fuori.
Entrambi molto confusi per ciò che avevano provato, bollarono l’accaduto come semplice
attrazione fisica, ma nessuno dei due si era fermato a porsi le domande giuste, quelle che li
avrebbero portati ad una sola verità che forse, inconsapevolmente, cercavano di allontanare.
La serata nonostante tutto passò tranquillamente e dopo cena Kaede si mise a leggere un libro
sul divano mentre Hana lo osservava perplesso.
“Cosa leggi?” chiese dopo un po’. Il moro alzò leggermente il libro per permettergli di leggere
il titolo: ‘L’interpretazione dei sogni’
Hana arcuò un sopracciglio “Da quando leggi Freud?”
“Perché così sconvolto? Andrò anche male a scuola ma ho i miei interessi…”
“Bha…certo che sei proprio strano…almeno è interessante?”
“Tu che dici?? Se lo leggo…”
“Va bene, va bene ho capito…”detto ciò si alzò e si diresse nello studio della madre da dove
prese il diario per poi tornare sul divano ed iniziare a leggere.
Kaede in realtà lo osservò tutto il tempo e vide tutti i suoi mutamenti d’espressione…
Lesse in quel volto ogni stato d’animo che si succedeva nel rossino mentre riportava a galla i
propri ricordi.
Un sorriso, seppur malinconico lo accompagnò durante buona parte della lettura, almeno fino a
quando non lesse della morte del padre e la sua espressione si incupì.
La disperazione della madre per la morte dell’uomo che amava e la preoccupazione per un
figlio che si attribuiva la colpa della morte del padre e che sembrava essere sprofondato
nell’apatia.
Hana chiuse il diario sospirando. Kaede lo imitò e chiuse il libro.
“Inizio a credere che non troverò nulla…”
Kaede non rispose, si alzò e si diresse in cucina per preparare del thé.
Sapeva che Hana parlava più con se stesso che con lui e vedendo lo sguardo che aveva assunto
in quel momento, preferì dargli il tempo di riprendersi un attimo.
Tornò dopo poco porgendo una tazza al compagno.
“Grazie…” sussurrò l’altro “Forse sto perdendo tempo” aggiunse.
“Per ora è l’unico indizio che hai, dovresti continuare a leggere secondo me, anche se fa
male...”
Hana sorrise debolmente, Kaede aveva centrato il punto…quel diario riportava alla luce troppi
ricordi…
“Magari dovrei cercare meglio nello studio…”
“L’hai detto anche tu che in quei raccoglitori non avresti trovato nulla…e mi pare ovvio, anche
se ci fosse stata qualche prova avranno pensato bene di farla sparire…”
“Già…” sospirò Hana riprendendo in mano il diario. “…mancano parecchi giorni….”
”Che intendi?”
“Che mia madre è passata dalla morte di mio padre al secondo giorno di liceo…immagino non
abbia avuto molto tempo di scrivere…”
“Perché?” chiese Kaede curioso
“Ero…come dire…depresso…mi incolpavo per la morte di mio padre perché avevo fatto a
botte con dei teppisti e non ero riuscito a salvarlo…in quel periodo mia madre si è occupata
solo di me, spesso chiedeva anche dei permessi da lavoro…”
“….”
Hana riprese la lettura del diario ad alta voce…
Oggi è stato il secondo giorno di liceo di Hanamichi. Lentamente si è ripreso e oggi sembra
tornato il solito ragazzo di sempre, anche se forse più insicuro e attaccabrighe.
Stasera mi ha comunicato che si iscriverà al club di basket... sostiene di aver battuto il
capitano della squadra e non so se crederci...
“Neanche lei ti credeva…” disse Kaede con un ghigno divertito.
“Ridi, ridi…intanto l’ho battuto davvero”
“In maniera poco ortodossa…”
“Grrrr…”
“Leggi Do’hao..”
&#anche se devo dire che è sempre stato sincero…però non hai mai preso in mano un pallone
da basket quindi mi suona strana una sua vittoria. Evidentemente l’avrà battuto a suon di
testate…
“Pfuf…” il rossino si girò verso l’altro che stava cercando miseramente di mantenere un po’ di
controllo per non scoppiare a ridere.
“Non ci credo…ridi di me??”
E a quel punto Kaede scoppiò davvero a ridere…
“Persino tua madre sapeva delle tue testate…ah ah ah…e ha persino pensato che grazie a
quello avessi battuto il capitano…ah ah ah…”
“Ohi, ma la prima volta che ti vedo ridere deve essere proprio sulle mie spalle??”
Kaede si ricompose e come se nulla fosse successo disse:
“Continua…”
Hana era visibilmente perplesso per come il moro avesse cambiato velocemente espressione,
ma decise di non farglielo notare e di continuare nella lettura.
Comunque sono contenta che si dedichi a qualcosa, credo gli farà bene praticare uno sport e
spero ardentemente che diventi importante per lui, ha bisogno di ritrovare un obiettivo e forse
questa è la volta buona…anche se devo dire che i presupposti non sono dei migliori.
Ha deciso di entrare in squadra perché sostiene di essere innamorato di una ragazza che ha
appena conosciuto. Non è una novità, ma io inizio ad essere preoccupata di questo suo
eccessivo bisogno di dimostrare amore e dell’ossessione di riceverlo. Non sa ancora cosa sia
l’amore, ma so bene che lo ricerca disperatamente. Seppure non abbia mai davvero amato
qualcuno, sta davvero male quando qualche ragazza lo rifiuta e io ogni volta raccolgo i cocci
del suo cuore.
Il suo dolore è reale ma non per il motivo che pensa lui, semplicemente sente disperatamente il
bisogno di qualcuno accanto da amare e che lo ami per ciò che è…anche se ancora non
capisco perché senta questo bisogno…
Kaede rimase senza parole mentre Hana si limitò a sospirare. Nonostante si rendesse conto di
quello che stava rivelando al ragazzo al suo fianco non aveva pensato nemmeno per un
momento di fermarsi…in fondo era la verità e non lo infastidiva che Kaede lo sapesse.
“Mia madre aveva ragione…” disse dopo un po’.
“…perché me lo dici?” chiese l’altro serio
“Non lo so…ma so di potermi fidare di te…”
“Grazie…” sussurrò Kaede realmente contento
“…e poi ormai ti considero un amico…davvero grazie di tutto.”
“Non ho fatto niente…” si schernì Kaede
Hana si limitò a sorridere…era tipico della volpe comportarsi in quel modo...ma lui gli doveva
molto e voleva che lo sapesse.
Voltò pagina e si accorse che mancavano altri giorni…
“…c’è un altro vuoto…ma questa volta so con certezza perché…” esordì
“Cioè?”
“E’ il periodo in cui le è stata affidata l’indagine…i premi tempi non era quasi mai a casa…”
Kaede si fece attento.
Ultimamente non ho scritto molto ma sono stata molto impegnata con una nuova indagine.
Mi dispiace lasciare questo vuoto perché a questo punto credo che un giorno Hana leggerai
questo diario, anche se non so quando, e saprai la verità…
Il rossino si fermò a quelle parole. Non se lo aspettava…
Quindi a questo punto credo che parlerò rivolta direttamente a te.
Vedo con gioia che ti stai appassionando davvero al basket e che sta diventando una parte
importante di te…e noto che sei anche un buon giocatore, se solo la smettessi di fare lo
sbruffone e decantare la tua genialità forse eviteresti di venire alla mani con il numero 11.
E’ vero ti insulta ma ti sei chiesto il perché? Io credo che cerchi di spronarti a dare di
più...ogni volta che sei in difficoltà riesce in qualche modo a farti reagire durante le partite.
Credo che un giorno diventerete buoni amici, mi correggo…lo siete già e sono convinta che nel
momento del bisogno ve ne accorgerete…
Hana si voltò verso Kaede…
“…e aveva ragione di nuovo su tutto…” chiarì il moro
“…già…”
Tornando a noi Hana…sai perché ho deciso di consegnarti questo diario quando sarai più
grande?
In fondo è sciocco dirti tutto questo, dato che per allora probabilmente quest’uomo sarà già in
galera…
Comunque nelle indagini che sto svolgendo ho scoperto chi è il tuo vero padre: Ito Iromi.
Più di questo non posso dire, è meglio che tu non sappia nient’altro.
La pagina del diario era finita e solo allora i due si guardarono negli occhi smettendo di
trattenere in fiato…
Capitolo 4
Hanamichi poco dopo distolse lo sguardo mentre Kaede continuava ad osservalo.
Intorno a loro solo silenzio.
Improvvisamente Hana si alzò e salì in camera da letto, dove si cambio e si infilò sotto le
coperte.
Rannicchiandosi su un fianco iniziò a riflettere.
A parte il nome di suo padre non aveva nessun indizio e in ogni caso non avrebbe potuto
dimostrare la prima violenza subita da sua madre.
Per la prima volta considerò l’accaduto da una prospettiva diversa: se quell’uomo non avesse
violentato sua madre lui non sarebbe nato.
Da un lato non poteva che soffrire e odiare suo padre per averla violentata, ma dall’altro si
ripeteva che non avrebbe avuto una vita, non avrebbe sperimentato l’amore di due genitori e
legami come l’amicizia.
Tutto sommato anche se la vita spesso si rivelava complicata, la sua in particolare, valeva la
pena viverla.
Sospirò e chiuse gli occhi.
In quel momento Kaede entrò in camera e gli si avvicinò pensando ad un qualunque gesto che
potesse far capire al rossino che gli era vicino.
Allungò una mano e gli scompigliò affettuosamente i capelli per poi allontanarsi e infilarsi
sotto le coperte.
La mattina seguente Hana staccò la sveglia che continuava come al solito a suonare senza che
Kaede muovesse un muscolo e come ogni mattina lo svegliò urlando il suo nome e correndo
giù per le scale.
Il rossino mentre aspettava che Rukawa finisse di prepararsi prese in mano il diario e si sedette
sul divano.
Quando scorse con la coda dell’occhio il moro parlò.
“Senti questa…mia madre dice che il mio vero padre è morto e che sa di essere in pericolo…”
Kaede si voltò piuttosto irritato verso di lui, anche se dal viso non traspariva nulla.
“Hana ti rendi conto che vivi solo per quel diario? Dovresti smetterla di dannarti in questo
modo…”
“E cosa dovrei fare? Continuare la mia vita come se niente fosse? Lo sai perché lo faccio…”
“Non dico di fingere che non sia successo nulla, né di non leggere quel diario…ma non puoi
costruire la tua vita solo intorno a quello…”
“Ha parlato quello che vive solo per il basket..” si alterò Hana guadagnandosi un’occhiataccia
da parte del moro.
“Lo sai che non è vero, altrimenti non sarei qua…e comunque se non altro io ho un obiettivo
per il mio futuro…tu invece non fai nient’altro…sembra che abbia perso ogni interesse, non
apri un libro di scuola nemmeno se ti minacciano con una pistola e non esci con i tuoi
amici…andando avanti così sarai talmente nervoso che non combinerai nulla nemmeno il
campo…finirai per avere un esaurimento nervoso se ti fai condizionare l’esistenza da questa
storia…”
“Non dire stronzate…io sto benissimo e non mi sembra che il mio rendimento nel basket ne
abbia risentito…”
“Vedremo…” concluse il moro uscendo di casa lasciando Hana sul divano a rimuginare.
Possibile che Kaede non capisse che per lui era importante scoprire cosa era davvero successo?
Si alzò e si diresse a scuola.
Per tutta la mattina Hana evitò Rukawa per non doversi subire quelle che dal suo punto di vista
potevano essere considerate paternali.
Gli allenamenti però andarono come previsto dal moro.
Il rossino era deconcentrato e perso nei suoi pensieri e il risultato fu disastroso. Passaggi
sbagliati, tiri non riusciti, rimbalzi mancati…
Tutta la squadra capì che qualcosa non andava, ma preferirono non farglielo notare visto che
l’umore di Hana peggiorava ad ogni errore.
Quando Kaede tornò a casa dopo l’allenamento supplementare trovò il rossino seduto sul
divano intento a fissare il pavimento con un’espressione triste.
“Che hai?” chiese lasciando il borsone nell’ingresso e sedendosi al suo fianco.
“Avevi ragione…” rispose fissandosi le scarpe.
“Su cosa in particolare?”
“Su tutto…non riesco più a combinare nulla nemmeno nel basket, sono una frana…”
Kaede portò una mano al mento dell’altro e lo costrinse a guardarlo negli occhi
“Non è vero…sei solo un po’ sotto pressione…” Hana distolse lo sguardo imbarazzato.
“Ehi…” disse il moro poggiando la fronte su quella dell’altro incatenando il loro sguardi “Devi
solo distrarti un po’…”
Quella vicinanza riportò a galla l’attrazione che provavano portandoli a muovere istintivamente
il viso verso quello dell’altro nello stesso istante.
Le loro bocche si incontrarono in un bacio casto che si trasformò immediatamente in
passionale.
Hana portò le braccia al collo della volpe che lo strinse a sé cingendogli i fianchi per avere un
maggiore contatto.
La passione, che entrambi avevano trattenuto, esplose travolgendoli senza che nessuno dei due
potesse fare nulla per contenerla.
Kaede spinse il rossino a sdraiarsi sul divano senza staccarsi dalle sue labbra, mentre le sue
mani correvano frenetiche sotto la maglia di Hana sfiorando il petto.
Quest’ultimo iniziò ad accarezzare la schiena di Rukawa per poi afferrare il maglione e
sfilarglielo.
Poco dopo Kaede tolse la maglia al rosso iniziando a tracciare una scia di baci sul torace, subito
sostituiti dalla sua lingua che assaporava più pelle possibile soffermandosi sui capezzoli
dell’altro e provocando in lui numerosi gemiti.
Un movimento di Hana portò le loro erezioni a contatto provocando un brivido di piacere il
entrambi.
Ben presto rimasero nudi ed eccitati uno sopra l’altro guardandosi negli occhi e poi
ricominciando a baciarsi febbrilmente.
Nessuno dei due si fermò un secondo a pensare al perché e alle conseguenze di quel gesto.
In quel momento erano consapevoli solo del piacere che provavano e non desideravano altro.
Kaede si allontanò dalle labbra del compagno tracciando con la lingua un immaginario
percorso che cominciava sul collo di Hana per poi scendere fino all’inguine.
Senza pensarci un secondo di più prese il membro turgido del compagno in bocca iniziando un
lavoro di suzione che fece urlare in rosso di piacere. Nel frattempo Hana prese una mano del
compagno iniziando a passare la lingua sulle sue dita, quando furono sufficientemente bagnate
la mano di Kaede scese lentamente fino a posizionare un dito sull’apertura del compagno per
prepararlo.
Solo quando le dita di Kaede diventarono due Hana sentì un leggero dolore pervaderlo, ma il
moro era attento ad ogni sua piccola reazione per questo si fermò e aspettò che l’altro si
abituasse prima di ricominciare a muovere le dita.
Si allontanò dal membro del compagno suscitando un gemito di insoddisfazione subito placato
dalla bocca della volpe che nel frattempo sfilò le dita dall’apertura.
Si scostò dal viso del rosso e si posizionò tra le sue gambe.
“Sei sicuro?” chiese soltanto
“Si…” rispose l’altro
Kaede lentamente iniziò a penetrare Hana che cercò di non urlare dal dolore artigliando le sue
spalle.
Il moro si fermò per dare modo all’altro di abituarsi alla sua presenza.
Dopo alcuni minuti Kaede era dentro di lui e assestava la prima spinta.
Quando il dolore del rosso scomparve, la volpe iniziò ad accarezzare il membro dell’altro
cercando di dargli più piacere possibile.
Chiusi in quel guscio di piacere dimenticarono ogni cosa intorno a loro, erano importanti solo
loro due e quelle sensazioni che insieme stavano provando.
Dopo l’ennesima spinta Kaede riversò il suo piacere dentro al compagno, che a sua volta
raggiunse l’orgasmo.
Il moro uscì dal corpo del rosso sdraiandosi al suo fianco.
Hana allungò le braccia verso la coperta vicino alla sua testa e coprì entrambi.
Solo in quel momento, uno affianco all’altro, sfiniti e ancora ansimanti si chiesero che cosa
avevano fatto….
La mattina seguente Hana fu il primo ad alzarsi, era ancora presto e quindi decise di non
svegliare l’amico.
Amico…il rossino si chiese se ora poteva ancora definirlo amico...cos’erano ora loro due?
Erano passati dall’odio all’amicizia…e ora, dopo quello che era accaduto, come potevano
definirsi?
A questo pensava il rossino sotto il getto della doccia.
Non era pentito di aver fatto sesso con Kaede, se fosse tornato indietro avrebbe fatto
esattamente la stessa cosa.
Si era sentito davvero bene fra le sue braccia, il quella bolla di piacere che entrambi avevano
creato, ma ora era confuso…e si chiedeva se fosse ancora il caso di vivere insieme…
Quando Hana uscì dal bagno Kaede era già sveglio, si guardarono negli occhi ma nessuno disse
nulla.
Il moro fu il primo a riscuotersi e salì al piano superiore per farsi una doccia.
Le sue condizioni non erano migliori di quelle di Hana.
Anche lui era confuso…aveva come la sensazione che ciò che era successo quella notte non
fosse solo sesso. Tuttavia non riusciva nemmeno a credere che fosse amore…decisamente
pensava che quella fosse una parola troppo grossa.
In ogni caso riteneva che fosse il caso di allontanarsi un po’ da lui, gli avrebbe parlato e
avrebbe spiegato le sue ragioni. In fondo anche Hanamichi sembrava parecchio confuso per
l’accaduto e in più forse, si era lasciato andare solo perché stava passando un momento
difficile.
Kaede si sentiva davvero attratto da Hana e probabilmente avrebbe prima o poi desiderato
ripetere l’esperienza, ma non voleva approfittare di quel momento di debolezza…
Forse un giorno ne avrebbero riparlato dopo aver capito meglio se stessi…ma ora era
necessario allontanarsi per un po’.
Entrambi finirono di prepararsi e fecero colazione in cucina nel silenzio assoluto…uno più teso
dell’altro. Fu Kaede a rompere il silenzio.
“Senti…credo che dovremmo allontanarci un po’…penso che tu sia confuso quanto me…”
“Già…” rispose Hana alzandosi per lavare le scodelle, poi si voltò verso Kaede. “Comunque
non sono pentito…se tornassi indietro lo rifarei…”
“Vale anche per me…” chiarì il moro.
Poco dopo si recarono a scuola.
Al termine degli allenamenti Kaede tornò a casa con Hana, prese la sua roba e tornò a casa sua.
Dopo un paio d’ore Hana si sentì solo per la prima volta da quando era tornato, confuso per gli
ultimi avvenimenti e triste per tutte le scoperte fatte.
Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno…così senza pensarci troppo chiamò il suo migliore
amico.
Mezzora dopo erano seduti sul divano di casa del rossino.
“Non sono stato completamente sincero con te quando sono tornato…” esordì Hana
Yohei sospirò “Lo so…sei troppo trasparente…aspettavo solo che decidessi di parlarmi…”
Così Hana un po’ rincuorato che l’amico non fosse arrabbiato gli spiegò tutto quello che era
successo…la morte della madre, la partenza per Tokio, la scoperta di essere gay, perché era
tornato e la convivenza con Rukawa.
“E ora dov’è?” chiese poi Yohei
“Abbiamo deciso di allontanarci per un po’…” rispose Hana imbarazzato
“Perché?”
“Vedi…ieri sera abbiamo…” il rossino deglutì a vuoto non riuscendo a proseguire
“Hana cosa avete fatto? Lo sai che non ti giudico…”
“Sesso…” sussurrò abbassando la testa.
“Tutto qui?” chiese Yohei sorridendo
“Come tutto qui? Non ti sconvolge nemmeno un po’?”
“Bhe non che mi lasci totalmente indifferente, ma non sono sconvolto…non ci trovo nulla di
strano se non il fatto che prima di andartene dicevi di odiarlo…”
“Lo so…mi sono accorto di essere attratto da lui qualche giorno fa…non l’ho mai odiato e
quando sono tornato averlo così vicino mi ha aiutato molto, si è rivelato un buon amico…”
“Capisco…quindi vi siete allontanati perché siete confusi giusto?”
“Già…” disse Hana incupendosi.
“Provi qualcosa per lui?”
“Non lo so…sai stavo bene con lui in questi giorni, così come stavo bene ieri sera…”
“Tranquillo Hana…lo capirai con il tempo…non arrovellarti troppo il cervello…”
“Forse hai ragione…” Yohei sorrise.
“Senti…che ne dici se andiamo a fare un giro con gli altri? Un po’ di relax ti farebbe bene…”
Hana era restio ad accettare, ma le parole di Kaede gli ritornarono alla mente e così dopo
qualche minuto annuì.
Capitolo 5
I primi giorni dopo il ritorno di Kaede a casa, Hana non sentiva particolarmente la sua
mancanza…certo non era facile trovarsi di nuovo solo, ma sentiva il bisogno di stargli lontano
dopo ciò che era accaduto, pertanto continuava a trascorrere le sue giornate normalmente…
Si alzava, andava a scuola e prendeva parte agli allenamenti….dopo le sessioni normali si
fermava con Kaede per scambiare due chiacchiere nonostante l’inevitabile imbarazzo iniziale e
lentamente il loro rapporto tornò più o meno normale…
Quando tornava a casa Hana mangiava, guardava la tv e ogni tanto studiava. Aveva persino
abbandonato qualsiasi ricerca, compresa la lettura del diario della madre e un paio di volte era
anche uscito con i suoi amici.
Ma dopo una settimana la situazione cambiò radicalmente.
Il rossino infatti iniziò a sentire un vuoto dentro di sé…quella sensazione di solitudine che lo
attanagliava ogni volta che rientrava in casa.
Non aveva nessuno con cui chiacchierare, con cui svagarsi cercando di non pensare troppo alla
sua situazione e la tv e lo studio non riuscivano a colmare quel vuoto.
Così Hana concluse la lettura del diario della madre senza trovare alcuna informazione.
In preda alla frustrazione iniziò a mettere a soqquadro l’intera casa, svuotando armadi e
controllando persino che non ci fossero cassaforti dietro ai quadri, botole nel pavimento o assi
del parquet dello studio della madre che si spostassero rivelando qualche informazione, ma
tutto fu vano.
A quel punto il nervosismo del rossino era arrivato alle stelle, sembrava un folle…
Aveva ricominciato a fumare e non perdeva occasione di fare a botte da solo con gli sventurati
che si mettevano sulla sua strada.
A scuola rispondeva male a compagni e professori e in palestra il suo silenzio risultava più
inquietante di una sfuriata…tutti erano preoccupati anche perché gli errori durante le partite di
allenamento erano aumentati drasticamente e nessuno aveva il coraggio di farglielo notare per
paura di diventare il capro espiatorio sul quale il loro compagno avrebbe riversato tutta la sua
furia…
Quelli più preoccupati erano chiaramente Yohei, che aveva cercato più volte di farlo uscire con
i suoi amici ma senza risultato e Kaede, che non riusciva più nemmeno a rivolgergli la parola.
Infatti dopo i primi giorni il rossino non si fermava più con lui al termine degli allenamenti ed
ogni volta che cercava di parlargli Hanamichi andava via ricorrendo a qualche scusa.
Era chiaro a tutti che un giorno o l’altro sarebbe esploso…
Un pomeriggio, durante gli allenamenti, Hana correva da un lato del campo all’altro come una
furia, ma non riusciva a mettere a segno nemmeno un canestro…
Dopo l’ennesimo tentativo la palla lanciata dal rossino toccò il ferro…
“Hey mezza sega…ritirati…sei un incapace…” urlò un ragazzo che assisteva agli allenamenti
dagli spalti.
L’intera palestra ammutolì, ma Hana non disse nulla limitandosi a prendere il mano il pallone
per ricominciare ad allenarsi.
Altro tentato tiro di Hana, altro canestro mancato…
“Ma a che cazzo pensava tua madre quando ti ha concepito?” sbraitò lo stesso ragazzo.
E a quel punto a nulla valse lo scatto di Kaede per fermare il rosso, che ormai era già sugli
spalti ed aveva iniziato a malmenare il ragazzo sotto gli occhi dell’intera squadra e
dell’allenatore.
Rukawa lo afferrò per le spalle e lo allontanò dal ragazzo frapponendosi tra loro due.
“Si può sapere che cazzo stai facendo??” gli urlò contro
A quelle parole Hana, che aveva continuato a guardare la sua vittima con disgusto, alzò lo
sguardo sul moro con occhi di ghiaccio.
“E tu che cazzo vuoi?” chiese con un sibilo gelido ed uno sguardo che nemmeno Kaede aveva
mai avuto.
Quest’ultimo rimase gelato sul posto senza riuscire a dire nemmeno una parola, chiedendosi
che cosa fosse successo all’Hanamichi che conosceva.
Poco dopo anche Anzai li raggiunse sugli spalti.
“Hanamichi…” il rossino si voltò verso l’allenatore stranamente serio “Sei fuori dalla
squadra…”
Un silenzio di tomba cadde sulla palestra.
Non credevano a ciò che avevano sentito…Hana era fuori dalla squadra, a testimonianza che la
promessa fatta ad Anzai un anno prima era ancora valida.
Hana non mosse un solo muscolo, né pronunciò parola…non riusciva ancora a rendersi conto
di ciò che le parole del coach significavano…niente più basket…
Mentre il rosso rimaneva fermo con lo sguardo perso nel vuoto, Anzai ordinò ad alcuni
giocatori di portare in infermeria il ragazzo ferito.
Kaede passava lo sguardo da Hana al coach…cercò di parlare con quest’ultimo ma l’allenatore
scosse la testa.
Mezzora dopo Hana era di fronte alla porta dell’ufficio del preside, mentre Anzai parlava con
quest’ultimo di ciò che era avvenuto in palestra.
Poco dopo l’allenatore uscì fermandosi davanti al ragazzo.
“Capisco cosa provi…so cosa significa perdere una persona cara, ma questo non ti da il diritto
di far del male agli altri…” Hana alzò lo sguardo
“Gli ho detto che hai delle buone ragioni per aver agito così, ma non ho spiegato
nulla…deciderà lui se e quando farti tornare in squadra…”
Con quelle parole Anzai tornò in palestra e il rossino entrò in presidenza.
Un uomo alto con i capelli castani guardava dalla finestra che dava sul cortile. Kyo Ritsui, il
preside dello Shohoku. Era un uomo d’aspetto distinto ed elegante, di buon carattere ma
essenzialmente severo. Tuttavia generalmente tendeva ad andare incontro ai problemi dei
ragazzi e a spiegare le motivazioni per le sue scelte…
Quando lo sentì entrare gli fece cenno di sedersi e lo imitò.
“Hanamichi Sakuragi giusto?”
“Si…” rispose in un sussurro con la testa bassa
“Ultimamente mi sono arrivate molte lamentale dai tuoi professori, non sei certo un elemento
che passa inosservato. Non è la prima volta che prendi parte alle risse, ma dopo aver iniziato a
frequentare il club di basket mi sembrava che la situazione fosse migliorata…allora…vuoi
dirmi cosa sta succedendo?”
“Io…io…” balbettò Hana alzando lo sguardo con le lacrime agli occhi “La prego…ho bisogno
di giocare a basket….mia madre è morta e mio padre l’ho perso anni fa…mi rimane solo
questo…la prego…lo so che ho sbagliato ma non posso smettere di giocare…”
Hanamichi intramezzò la sua supplica con singhiozzi e lunghe pause, tanto che il preside di
alzò e gli posò una mano sulla spalla.
“Senti…io non posso passare sopra a quello che è successo…gli hai quasi rotto il naso e non
sarebbe giusto nei suoi confronti. E’ vero, lui non si è comportato meglio di te e senza volerlo
ha toccato un tasto dolente, tuttavia io sono costretto a prendere provvedimenti…”
A quelle parole Hana chiuse gli occhi e strinse i pugni in attesa della sua condanna.
“Ricomincerai gli allenamenti lunedì prossimo…” disse il preside sedendosi e provocando un
gran sospiro di sollievo nel rossino che alzò lo sguardo e lo fissò con gratitudine.
“Ma…” continuò il preside “d’ora in avanti svolgerai fino alla fine dell’anno le mansioni che
spetterebbero ai tuoi compagni di classe…quindi compilerai i registri, terrai in ordine la classe
senza lasciare cartacce in giro, cambierai l’acqua ai vasi e via dicendo…e ti impegnerai nello
studio. Alla prima lamentela dei professori e alla prima insufficienza sarai definitivamente
fuori dalla squadra…chiaro?”
“Si “ rispose Hanamichi risoluto… “Grazie…” sussurrò poi con un filo di voce.
E il preside per la prima volta in quel colloquio sorrise. “Ora vai…”
Il rosso si avviò verso la palestra decisamente sollevato.
Sette giorni senza allenarsi non erano molti e per quella settimana avrebbe potuto
tranquillamente fare due tiri vicino casa e impegnarsi un po’ nelle studio.
Si rendeva conto da solo che il preside era stato fin troppo clemente, avrebbe potuto
sospenderlo e buttarlo fuori dalla squadra e invece non lo aveva fatto.
Ripensò a quanto accaduto maledicendo se stesso. Aveva rischiato di mandare all’aria ogni
cosa, se non fosse intervenuto Kaede probabilmente avrebbe mandato il ragazzo in
ospedale…già Kaede…si sentiva una merda per come lo aveva trattato negli ultimi giorni e in
particolare dopo quel litigio.
Una certezza si faceva strada nella sua mente…se Kaede non fosse andato via probabilmente
non sarebbe arrivato a quel punto. Gli tornarono in mente le parole che una sera aveva
sussurrato al ragazzo che dormiva sul divano: Cosa farei senza di te?
E in effetti quella lontananza iniziava ad avere effetti deleteri per lui…non aveva più un
appoggio e con Yohei non era la stessa cosa.
Kaede aveva vissuto con lui, gli aveva dato il suo appoggio, aveva cercato di fargli capire che
non serviva a nulla costruire la sua vita intorno alle indagini…
Ma non era solo questo, le cose che gli mancavano di più erano quelle più piccole e più
banali…
Distrarsi guardando una partita insieme, le battute con le quali si punzecchiavano, alzarsi la
mattina e urlare per svegliarlo…
Si sentiva terribilmente solo…
Interrupe i suoi pensieri una volta oltrepassata la soglia della palestra…gli allenamenti erano
terminati e solo il coach era rimasto in palestra seduto su una panchina.
“Ti aspettavo…” gli disse quando fu davanti a lui.
“Signor Anzai…mi dispiace davvero…” disse guardandolo negli occhi
“Cosa ha deciso il preside?”
“Lunedì potrò riprendere gli allenamenti …” Anzai sorrise alzandosi e dandogli un’affettuosa
pacca sulla spalla.
“Ne sono felice…”
“Immagino di doverla ringraziare…”
“Per cosa?”
“Perché probabilmente se non avesse parlato con lui a quest’ora sarei fuori dalla squadra…e
dalla scuola…”
“Può essere…sai che non tollero questi comportamenti…è un discorso che vi ho fatto l’anno
scorso dopo la rissa in palestra…”
“Lo so…”
“Tuttavia data la situazione non ritengo necessario escluderti dalla squadra…ma non giocherai
la prossima partita…”
Hanamichi annuì, si aspettava che il coach prendesse una decisione simile.
“Comunque ragazzo, è l’ultima possibilità che ti do…non farmene pentire…”
“Non accadrà…”
“Bene…ora prendi la tua roba e torna a casa a riposarti…”
Un’ora dopo Hana era arrivato a casa e dopo una doccia si buttò nel letto esausto dalla giornata
appena trascorsa.
I giorni seguenti Hanamichi era relativamente più tranquillo, gli scatti d’ira con i compagni non
erano scomparsi, ma in compenso non faceva più a botte con nessuno.
Aveva pensato più volte di parlare con Kaede, ma non se la sentiva di chiamarlo e i compiti e la
disciplina ai quali era costretto gli impedivano di incontrarlo sia prima che dopo le lezioni, dato
che la mattina Rukawa era costantemente in ritardo (cosa che lui non poteva permettersi) e il
pomeriggio usciva dagli allenamenti prima che Hana terminasse le sue mansioni.
Il venerdì di quella lunghissima settimana il rossino sembrava di nuovo sul piede di guerra e un
ragazzo inavvertitamente, camminando nei corridoi, urtò la sua spalla.
Hana si voltò verso di lui con sguardo furente “Cazzo guarda dove vai quando cammini!!!” gli
sbraitò contro.
Yohei, che era con lui, fece cenno con una mano al ragazzo di sparire e poi condusse il rosso
sulla terrazza.
“Si può sapere che stai combinando?” gli chiese quando furono seduti contro la ringhiera.
“Non lo so…” rispose l’altro fissando il pavimento
“Cazzo Hana…hai rischiato di ammazzare uno e il preside ti ha graziato, sembri tranquillizzarti
e ora ricominci?”
“…….”
“Chiama Rukawa…” Hana alzò la testa stupito “Andiamo…e ovvio che il problema sia questo,
fino a quando viveva con te non hai avuto queste esplosioni di rabbia…in qualche modo ti dava
sicurezza e riusciva a contenerti….”
“Lo sai che non posso…non dopo quello che è successo e dopo la rissa in palestra…”
“Non è stupido…capirà…non sai quante volte l’ho quasi preso a pugni quando sei sparito…”
“Cosa? Tu?” chiese incredulo il rosso
“Già io…ho avuto una reazione simile alla tua attuale quando sei partito per Tokio senza
lasciare notizie…ero facilmente irritabile e spesso me la prendevo con lui che era sempre nei
paraggi quando stavo per pestare qualcuno…poi mi ha rivelato che era preoccupato e ogni
tanto mi pedinava…”
Hana scoppiò a ridere immaginandosi la volpe in versione detective che si nascondeva dietro ai
pali della luce e agli alberi.
“Comunque quando mi sono calmato siamo approdati ad un rapporto di semi-amicizia…non ho
capito perché si comportava così fino a quando non mi hai detto che abitava con te…”
“Cioè?”
“Per te…perché sono tuo amico…che tu ci creda o no quando sei partito era preoccupato anche
lui, certo non lo manifestava come noi ma lo era…e oltretutto era evidente già l’anno scorso
che ricoprissi un particolare ruolo nella sua vita…eri l’unico con cui interagiva…”
“Si a calci e pugni…” rispose ironico l’altro
“Non ho detto che era la maniera giusta…però rimane il fatto che eri e sei l’unico con cui si
comporti così…hai dubbi sul fatto che tenga a te?”
“No…”
“Hana…chiamalo…” concluse alzandosi in piedi e tornando a casa
Durante il pomeriggio il rossino continuò a pensare alle parole di Yohei, ma non sapeva se
chiamarlo fosse la cosa giusta da fare…sicuramente era quella più egoista.
Mentre compilava i registri la porta della sua classe si aprì e lui si voltò scorgendo il volto del
preside.
“Salve…” lo salutò Hana mettendo a posto le ultime cose.
“I professori non si lamentano e io sto tenendo costantemente sotto controllo i tuoi
voti…sembra che tu ti sia calmato...”
“Bhe si…” rispose il rossino titubante.
“Bene…allora mi spieghi il perché di quella reazione in corridoio?”
Hanamichi impallidì.
“Smettila di prendertela con gli altri, piuttosto quando sei in crisi vieni a parlare con me…”
“Davvero posso farlo?”
“Certo…è vero che sono il garante della disciplina ma è anche vero che dovrei essere un
educatore, aiutarvi e venirvi incontro quando ne avete bisogno…quindi quando vuoi la mia
porta è sempre aperta…”
“La ringrazio…” il preside sorrise
“Forza…ora finisci e vai a casa…”
Un’ora dopo Hana era seduto sul divano e pensava al preside…il fondo si stava rivelando quasi
come un padre ed era sollevato di poter contare anche su di lui...tuttavia non poteva
raccontargli la verità e in ogni caso non sarebbe mai stato come avere Kaede al suo fianco…
A questo pensiero prese in mano in cellulare e chiamò il moro con il numero privato…voleva
solo sentire la sua voce…aveva bisogno della sicurezza che una sola parola di Kaede sapeva
dargli…
“Pronto?” Sentendo la sua voce sussultò…era come sempre calda, profonda e confortante…
“…..”
“Hana…” lo aveva riconosciuto non aveva più senso fingere, continuare quell’assurda farsa in
cui lui fingeva di stare bene senza averlo accanto…
“Ho bisogno di te…” sussurrò.
Dall’altro lato sentiva solo il segnale di linea libera…Kaede aveva staccato la
conversazione…ora non gli restava che aspettare e sperare con tutto se stesso che l’altro
andasse da lui almeno per qualche ora.
Kaede una volta staccato il cellulare non sapeva come comportarsi.
Continuava a pensare che dopo quella notte la cosa migliore fosse stare lontani, ma a che
prezzo?
Non poteva stargli accanto come avrebbe voluto e poi gli mancava…
Si alzò in piedi prese un borsone e vi buttò dentro alla rinfusa tutto ciò che avrebbe potuto
servirgli, il resto sarebbe andato a recuperarlo successivamente…
Hana aveva bisogno di lui? E allora lui sarebbe ritornato lì e ci sarebbe rimasto tutto in tempo
necessario…
Fanculo i dubbi, fanculo tutto quello che era successo quella notte…se non era solo sesso da
parte sua, come spesso si era ritrovato a pensare, lo avrebbe capito prima o poi…
Tutto questo passava in secondo piano…voleva stargli accanto, non gli interessava
nient’altro…
Velocemente avvertì i genitori e corse verso casa di Hana.
Hana sul divano stava quasi per addormentarsi quando sentì il campanello di casa suonare…
Si alzò e aprì la porta…Kaede di fronte a lui…un borsone in mano.
Hana fece un passo indietro e Kaede entrò chiudendosi la porta alla spalle e lasciando cadere il
bagaglio sul pavimento…
I loro sguardi incatenati…
Il rossino si avvicinò a lui appoggiando la testa sulla spalla di Kaede…
“Mi dispiace…” disse abbracciandolo…due semplici parole per scusarsi del suo
comportamento…due parole che Kaede non avrebbe voluto nemmeno sentire…non era li per le
sue scuse, ma solo per lui…
“Non importa…” mormorò stringendolo a sé “Ora sono qui e ci rimarrò…”
Un’imposizione simile alla prima volta che il moro lo aveva informato che non si sarebbe
mosso da casa sua…
E Hana sorrise…
Durante il sabato e la domenica i due ragazzi trascorsero le giornate immersi nello studio e nel
basket, cercando di recuperare quel rapporto che si era improvvisamente spezzato in quel
periodo…e Hana spiegò a Kaede il perché del suo nervosismo tralasciando il senso di
malessere che la sua mancanza gli aveva provocato.
Il giorno seguente il rossino riprese con suo enorme sollievo gli allenamenti.
Aprì l’armadietto per cambiarsi e vi trovò dentro un biglietto che lo lasciò piuttosto perplesso.
Kaede si accorse del suo turbamento e si avvicinò
“Cosa succede?” gli chiese
Il rossino si limitò a porgergli il biglietto…
“So chi sei e cosa ti tormenta…forse ho la soluzione…”
Capitolo 6
Kaede si rigirava tra le mani il biglietto senza capire e dopo un po’ lo porse ad Hana, il quale lo
infilò nella borsa e si diresse a passo spedito verso la palestra seguito da Rukawa…
Al termine degli allenamenti Kaede continuò a tirare a canestro i suoi soliti tiri supplementari
osservato dal rossino che gli si avvicinò…
“Tu che ne pensi di quel biglietto?” chiese all’improvviso
“Che forse è meglio non fasciarsi la testa prima del dovuto…”
“In effetti trovandosi nell’armadietto dello spogliatoio potrebbe essere opera di uno dei ragazzi
della squadra dato che solo noi abbiamo le chiavi…oppure di qualche deficiente che si è
infiltrato qui durante gli allenamenti…”
“Appunto..”disse Kaede tirando e centrando come al solito il canestro “One on one?” chiese
voltandosi verso Hana lanciandogli la palla…
“Ai venti” rispose mettendosi in posizione.
La partita durò un’oretta circa e la vittoria non fu per nulla scontata.
15 a 20 per Kaede.
Esausti, si lasciarono cadere sul parquet distendendosi.
“Migliori a vista d’occhio…” esordì il moro dopo alcuni minuti di silenzio.
“Però intanto continui a battermi…”
“Perché sei un Do’hao…”
“Baka kitsune…inizio a credere che non vincerò mai contro di te…”
Kaede si voltò verso di lui perplesso.
“Ti arrendi già? Ti facevo più combattivo.”
Hana sbuffò alzandosi in piedi.
“Dove vai?”
“Se per caso non lo ricordassi ho una punizione da scontare…” rispose voltandosi verso gli
spogliatoi.
“Comunque ce la farai Do’hao...” sussurrò il moro
Hana non rispose né si voltò, ma un sorriso si aprì sul suo volto…era felice di sapere che
l’amico confidasse nelle sue capacità…
Mentre Hana si lavava e si cambiava per tornare in classe Kaede rifletteva sul futuro sportivo
del rossino…tempo un anno e sarebbero stati sullo stesso livello, e a quel punto non ci sarebbe
stata per lui sfida più entusiasmante di quella contro Hana.
Non sarebbe esistito più nessun Sendo, nessun Maki o Mitsui…solo Hana con il suo istinto e il
suo immenso talento...
Aveva sempre saputo che con un po’ di impegno il rossino sarebbe diventato un ottimo
giocatore e non gli avrebbe permesso di arrendersi…non lo aveva mai detto ma aspettava solo
il giorno di potersi battere alla pari con lui…Sendo in quei due anni era stato un semplice
palliativo…
Il giorno seguente la giornata procedette tranquilla tra scuola e allenamenti, al termine dei
quali, il rossino corse subito in aula per evitare di finire tardi come la sera precedente e
trascinarsi fino a casa come uno zombie.
Negli armadietti di scuola non aveva trovato nulla, quindi archiviò il biglietto ricevuto il giorno
precedente come uno scherzo, anche se di divertente non aveva proprio nulla. Infatti Hana
faticava a trovare un senso ad uno ‘scherzo’ del genere…
Mentre era perso nei suoi pensieri il preside entrò nell’aula salutandolo con il sorriso sulle
labbra.
“Salve…” rispose il rossino
“Ti vedo molto più disteso, merito del tuo ritorno agli allenamenti immagino…”
“Non solo…”
“Cioè?”
“Anche di un buon amico…” rispose Hana sorridendo…
“Bhe ne sono felice…allora domani ci sarà la partita contro il Miuradai…”
“Già…ma io non giocherò…” disse tranquillamente il rosso
“Pensavo che saresti stato più teso per questo motivo…”
“Certo mi dispiace, ma non sarà una partita difficile, abbiamo delle buone matricole…ce la
faranno tranquillamente da soli…” disse pacificamente.
“Cavolo…il tuo amico fa miracoli…”
Hana sorrise mettendo a posto le ultime cose…Kaede effettivamente aveva un effetto calmante
su suoi nervi, cosa paradossale se ripensava all’effetto inverso che aveva su di lui prima di
andare a Tokio….
“Credi che quest’anno ce la farete a vincere i campionati?” lo riscosse il preside.
“Non lo so…ma ce la metteremo tutta…”
“Ne sono sicuro…cerca solo di stare tranquillo…” concluse voltandosi e salutandolo con una
mano.
Poco più tardi Hana varcò la soglia di casa e si diresse in salotto dove Kaede dormiva
pacificamente…un odore di bruciato lo fece trasalire e correre in cucina dove qualcosa stava
bruciando nel forno…iniziò a imprecare e a tirar giù tutti i santi che conosceva aprendo la
finestra e spegnendo il forno.
Qualche istante dopo tornò in salotto dove il moro continuava a dormire per nulla disturbato
dai suoi improperi.
Quest’ultimo lo guardò un attimo imbestialito e poi si avvicinò all’orecchio urlandogli:
“KAEDEEEEEEEEEEEE!!!!”
Rukawa scattò come una molla allarmato dall’urlo…quando mise a fuoco il volto di Hana
rispose urlando, cosa strana per lui che manteneva sempre e comunque la calma…
“Ma ti ha dato di volta il cervello??? Ti sembra il caso di perforarmi un timpano e farmi venire
un infarto???”
“Chiedi a me se mi ha dato di volta il cervello?? E a te??? Vuoi mandarmi a fuoco la casa??”
A quelle parole la volpe capì cos’era successo…
“Cazzo il forno…”
“Già…fammi un favore…se non ci sono io in casa evita di metterti ai fornelli e di rischiare di
ammazzarti…” disse più calmo Hana vedendo uno sguardo costernato sul volto di Kaede…
“Forse hai ragione…”
“Kitsune hai la febbre?? E’ grave che tu mi dia ragione…”
“Nh…Do’hao…”
“Ok così va meglio…ora…ce la fai ad andare al take away qui vicino senza addormentarti per
strada o ci devo andare io…?”
“Ti stai allargando troppo…” rispose gelandolo con lo sguardo…
“Oh ben tornata Kitsune…”
Kaede nemmeno rispose e uscì di casa per comprare la cena…
Hana nel frattempo riordinò la cucina e poi si ricordò di andare a controllare la cassetta della
posta…
Quando il moro tornò in casa con la loro cena trovò Hana seduto sul divano con quello che
sembrava un articolo di giornale tra le mani…
Posò i sacchetti sul tavolino di fronte al divano e poi si accomodò accanto al rosso.
“Cosa leggi?”
“L’articolo sulla morte di mia madre…l’ho trovato nella buca delle lettere…” disse voltandosi
verso di lui.
“Ma scusa…tutti noi della squadra non lo sapevamo, com’è possibile che nessuno di noi abbia
letto il giornale??” chiese perplesso il moro
“Infatti sicuramente qualcuno di voi l’avrà letto…solo che era praticamente impossibile
ricollegarlo a me…”
“Spiegati meglio…”
Hana sospirò ed iniziò la sua spiegazione.
“Quando mia madre morì, i miei nonni assunsero un avvocato…era ovvio che la stampa
avrebbe pubblicato un articolo e i miei nonni, come me del resto, volevano che avessi una vita
normale senza giornalisti in mezzo ai piedi a farmi domande e a ricordarmi costantemente
quello che era accaduto…così con l’aiuto di questo avvocato riuscirono a non far trapelare i
nomi delle persone coinvolte…”
“Quindi aspetta…questo significa che chi ha messo l’articolo nella buca è al corrente
dell’identità tua e di tua madre…”
“Appunto…e io ne ho parlato solo con te e Yohei…e con un ragazzo che ho conosciuto a
Tokio…ma non avrebbe senso che uno di voi mi mandasse questo articolo…”
“Cosa hai detto a quel ragazzo?”
“Nulla…solo che mia madre era morta…”
“Quindi non potrebbe nemmeno aver ricollegato la cosa a te…”
“Uff che casino…” disse Hana buttando l’articolo sul tavolino “Non ci capisco più niente…”
Kaede a quel punto lo prese per un braccio costringendolo ad alzarsi, raccattando la loro cena e
portandoselo in cucina.
Mentre il rossino metteva in ordine dopo cena, Kaede si diresse verso il telefono e tornò dopo
alcuni minuti.
“Tra mezzora Yohei è qui…preparati…” disse lapidario rivolto al rossino
“Cosa? E perché?”
“L’ho chiamato io…devi svagarti se non vuoi finire come l’altra volta…”
“Ah fai pure…decidi al posto mio…”
“Do’hao..muoviti…”aggiunse perentorio il moro.
“Baka Kitsune sei impossibile…vado solo se ci vieni anche tu…”
“No”
“Eh dai…che ti costa scusa?”
“Ma mi ci vedi in giro con i tuoi amici?”
“Bhe no…però per una volta potresti anche evitare di fare l’asociale…”
“Ho detto di no…”
“E dai!!!…per favore…sono simpatici ti troverai subito a tuo agio…ti prego ti prego ti
pregooooo!!!” Hana continuò con la sua supplica per un buon quarto d’ora, ovvero fino a
quando Kaede, che si era sdraiato sul divano e aveva acceso la tv per non sentire la voce di
Hana, non ne poté più…
“Oh cazzo…Do’hao smettila vengo…”
“Evvai!” esclamò Hana andando in camera a prepararsi seguito poco dopo da un esasperato
Kaede…
Venti minuti dopo erano in giro per la città senza una metà precisa…
Si limitavano a camminare e farsi due risate entrando e uscendo dalle sale giochi e dai pub…
Tutto sommato per Kaede non era stato così traumatico uscire con gli amici di Hana…non che
prendesse la parola molto spesso, però li trovava simpatici e oltretutto vedere l’espressione
serena del rosso era una sensazione impagabile…
Dopo il suo ritorno Hana sembrava stare meglio, aveva ricominciato a chiamarlo kitsune,
sorrideva più spesso e ogni tanto si lasciava anche andare al sarcasmo…
Decisamente iniziava a tornare se stesso e Kaede ne era contento.
Ora che lo guardava in mezzo ai suoi amici era convinto di aver fatto bene a chiamare Yohei e
tutto sommato anche ad essere andato con loro.
Ed una cosa lo rendeva davvero felice…in parte era anche merito suo se Hana si stava
riprendendo.
Per un motivo solo avrebbe preferito rimanere a casa…stava letteralmente strisciando per la
strada ed pomeriggio successivo avrebbe dovuto giocare contro il Miuradai…
Era stanco morto, non abituato ad uscire di sera con allenamenti regolamentari e supplementari
alle spalle e sonnellini arretrati….e ancora meno era abituato alla confusione…
Yohei lo distolse dai suoi pensieri…
“Ti vedo a terra…”
“Nh…” Yohei ridacchiò
“Toglimi una curiosità…come ha fatto Hana a convincerti?”
“Uff…mi ha perforato i timpani per un quarto d’ora supplicandomi di venire con lui…”
“E tu hai ceduto…”
“Già…”
Yohei continuò a camminare al fianco di Rukawa osservando il suo migliore amico.
“Sai…da quando sei tornato a casa sua sta molto meglio…”
“Nh…” rispose Kaede quasi in catalessi
“Grazie per quello che stai facendo per lui…”
“Pfu…” sbuffò parecchio imbarazzato il numero 11 dello Shohuku
“Ho capito non dirò più niente…”
A mezzanotte Kaede aprì la porta di casa buttandosi di peso sul divano…
Hana chiuse la porta…
“Ohi kitsune non vorrai mica dormire lì…ti spaccherai la schiena…”
“Non sono io ad aver avuto un infortunio alla schiena…” rispose nel dormiveglia.
“Si ho capito…ma potresti anche fare uno sforzo in più e andare a dormire nel letto…”
“Nh…ho sonno”
“Sai che novità…” rispose il rossino avvicinandosi al divano “Non hai proprio il fisico…”
“…”
“Ehi sei sveglio?”
“Come faccio a dormire se continui a blaterare…”
“Almeno ti sei divertito?” chiese facendo finta di non aver sentito la frase di Kaede.
“Si…”
“Bene…allora ti lascio dormire…” prese una coperta e coprì l’amico.
“Notte Kae…”
“Notte Hana…”
Il pomeriggio successivo dopo le ore di lezione Hana e Kaede non tornarono nemmeno a casa,
dato che il rossino doveva svolgere le sue solite mansioni e il moro era troppo assonnato per
fare un solo passo…
Di conseguenza mentre Hana lavorava come un dannato per finire il prima possibile, Kaede
dormiva su un banco di quella classe.
Una volta finito, il rossino si avvicinò all’amico per svegliarlo non sapendo bene come fare.
Il solito urlo mattutino era fuori discussione dato che a quell’ora nella scuola c’era ancora
parecchia gente impegnata nelle attività dei vari club, e ovviamente era presente anche il
preside…
Quindi l’urlo era da scartare anche per evitare che Kyo Ritsui fraintendesse…
Scuotere in qualche modo Kaede per svegliarlo avrebbe significato invece una rissa sicura e lui
voleva evitare di trovarsi nei casini…e se doveva essere completamente sincero preferiva
evitare di tornare agli scontri dei primi tempi…non voleva fargli male né tanto meno dare
motivo all’altro di fare altrettanto…
Si fermò un attimo ad osservarlo dormire…la testa appoggiata sulle braccia, il viso
completamente disteso…bello come un dio…non sembrava nemmeno reale…
D’istinto allungò una mano verso i suoi capelli ed iniziò ad accarezzarli…forse poteva andare
come metodo per svegliarlo, ci avrebbe impiegato il doppio del tempo ma poteva funzionare…
“Kitsune…ehi svegliati…”
La volpe in questione, completamente avvolta dalle maglie del sonno, sentì uno strano calore
dentro di sé…un senso di affetto e protezione che poche volte aveva provato…
Inconsciamente cercò di cogliere la fonte di quel calore e nel dormiveglia percepì chiaramente
una mano che gli accarezzava i capelli dolcemente….poi udì una voce…
“Kaede…devi svegliarti tra mezzora dobbiamo essere al palazzetto…”
Aprì gli occhi sollevando lentamente la testa….Hana era davanti a lui e stava allontanando
quella mano che lui avrebbe voluto continuare a sentire tra i suoi capelli…
“Buongiorno bell’addormentato…allora andiamo?”
Kaede si alzò e si diresse alla porta seguito dal rossino che rimase silenzioso durante tutto il
tragitto, completamente perso nelle sensazioni appena provate…
Un’ora dopo il Miuradai e lo Shohoku erano vicino alle rispettive panchine per le ultime
raccomandazioni degli allenatori…
Hana osservò a lungo i compagni di squadra…le tre matricole che avrebbero dovuto giocare
erano parecchio tese per la loro prima partita, Miyaghi per quanto solitamente deciso e sicuro
di se stesso sembrava preoccupato vista l’agitazione degli altri…per quanto brave le matricole
erano troppo tese per combinare qualcosa di buono e a quel punto sapeva benissimo che l’esito
della partita dipendeva solo da lui e da Rukawa…ed erano decisamente pochi per sperare di
farcela…
Tra i cinque l’unico tranquillo come sempre era proprio Kaede…la solita sicurezza e la solita
grinta che Hana si augurava con tutto il cuore riuscisse a trasmettere ai compagni…
Palla a due…e fischio d’inizio…
La palla venne facilmente conquistata dal Miuradai che, dopo aver superato le matricole dello
Shohoku, aveva infilato il primo canestro.
La partita non era cominciata nel modo migliore e proseguì allo stesso modo, mentre Hana in
panchina si malediva per non poterli aiutare…
Il Miuradai era in vantaggio di dieci punti a pochi minuti dalla fine del primo tempo…
I canestri dello Shohoku erano per lo più merito di Miyaghi e Rukawa…stavano praticamente
giocando in due ed erano stravolti…
Il primo tempo terminò con 15 punti di distacco…
Nella panchina dello Shohoku l’umore era sotto terra…mentre Anzai cercava inutilmente di
dargli coraggio, persino Rukawa ormai era convinto che sarebbero stati buttati fuori dal torneo
in quella prima partita…
A bordo campo, entrando da una porta laterale fecero il loro ingresso Mitsui, Kogure e
Akagi…
“Che diamine state combinando??” gridò l’ex capitano dello Shohoku “Volete farvi battere da
quella squadretta?? Voi siete forti!!! Dovete convincervene prima di tutto voi…”
E a quel ‘Voi siete forti’ tre persone sembrarono ridestarsi….
Hanamichi, Kaede e Ryota guardavano il loro ex capitano che aveva appena urlato a squarcia
gola il grido di battaglia dell’anno precedente…
“Noi siamo forti…” ripeté a bassa voce il nuovo capitano dello Shohoku…
“Signor Anzai…perché Hanamichi non gioca?” chiese pacatamente Kogure dando voce alle
perplessità loro e delle altre squadre che assistevano alla partita…
Hana strinse i pugni…
“Oh oh oh…ma ora entrerà…” disse voltandosi verso l’interessato…
“Cosa?”
“Preparati stai per entrare…non ho intenzione di perdere la partita per una stupida
punizione…sia chiaro, non esiterei a farlo se non ti fossi pentito, ma dato che so che sei
realmente dispiaciuto per quanto accaduto puoi entrare in campo…giocherai come centro
ovviamente…”
Hana si alzò in piedi all’istante scaldandosi un po’…
A pochi minuti dall’iniziò il rossino si avvicino agli altri quattro giocatori e distese una mano di
fronte a sé…gli altri, che avevano intuito cosa volesse fare, lo imitarono poggiando una mano
sopra la sua…
“NOI SIAMO FORTI!!!” Urlò con quanto fiato aveva in corpo imitato dagli altri…
E la squadra entrò in campo con nuova forza…
Certo il capitano era Miyaghi e il suo vice Rukawa, ma il vero trascinatore della squadra era
Hanamichi, con la sua forza e la sua convinzione di potercela fare…
“Ehi testa rossa…” lo richiamo Akagi…Hana si voltò…
“Dimostragli quello che sai fare…”
“Contaci…vinceremo…” disse sorridendo e posizionandosi per la palla a due…
Fischio d’inizio e la palla fu subito recuperata da Hana che la passò a Miyaghi, il quale scattò
subito in avanti seguito a ruota da Rukawa…
Una serie di finte e la palla passò nelle mani di Kaede, ostacolato immediatamente da un
giocatore avversario…finse il tiro, poi saltò dietro la linea dei tre punti e tirò…canestro…
E fu lì che cominciò il recupero…
Le matricole finalmente iniziarono davvero a dimostrare la loro bravura riuscendo a far tirare il
fiato a Kaede e Ryota, che fino a quel momento avevano praticamente giocato da soli.
Quello che fu davvero sensazionale agli occhi di chi lo conosceva furono i miglioramenti di
Hana…
I rimbalzi erano tutti suoi e in difesa era diventato un osso duro da superare…anche la sua
velocità era aumentata….
Nel giro di poco la squadra riuscì a portarsi in parità…
E fu in quel momento che Hana e Kaede iniziarono a passarsi la palla…
“Non ci credo giocano insieme?? E’ un miracolo…”esclamò Mitsui seduto accanto al coach…
“No Mitsui…avevano solo bisogno di una motivazione per sotterrare l’ascia di guerra e a
quanto pare l’hanno trovata…ho idea che la ripresa di Hanamichi dipenda dalla vicinanza di
Rukawa…” commentò soddisfatto Anza,i osservando i suoi due giocatori più promettenti…
La partita terminò con la vittoria dello Shohoku e venti punti di distacco…
Un’ora più tardi, la formazione titolare dell’anno precedente più Kogure e Ayako,
approfittando delle presenza di tutti era seduta in un pub a chiacchierare…
Parlarono un po’ di tutto e in particolare dei miglioramenti del rossino che si sentiva perfino
imbarazzato da quella valanga di complimenti, fino a quando una voce stridula non li
interruppe…
“Rukawa!!!!” l’interpellato si voltò seccato…davanti a lui una ragazza alta con i capelli lunghi
e neri…Emi Turota…
In quel momento Kaede riuscì a formulare solo un pensiero: Oddio no…che diamine ci fa qui?
Cercò di fulminarla con lo sguardo ma non servì a nulla…nel giro di dieci secondi gli si era
appiccicata addosso senza che lui riuscisse a scollarsela…
E per quanto buona parte delle persone potessero pensare che Kaede Rukawa non avesse un
cuore e sarebbe stato in grado di prendere a pugni anche una ragazza se si prendeva certe
libertà, non riuscì a trovare la forza di urlarle dietro e dirle di sparire…
Dopo dieci minuti in cui il rossino cercava inutilmente di sbollire la rabbia che quella ragazza
stava provocando in lui, chiese una sigaretta a Mitsui ed uscì fuori dal locale seguito da
quest’ultimo…
“Ma da dove è uscita quella???” esclamò appena fuori dal locale accendendosi la sigaretta e
passando l’accendino all’ex compagno di squadra…
“Geloso?”
“Non dire puttanate…”
“Sicuro?”
“Oh e va bene…forse un pochino lo sono…” rispose esasperato.
“Mi chiedevo a cosa è dovuto il tuo avvicinamento a Rukawa…” chiese con tranquillità Mitsui.
“E’ stato un buon amico…” rispose voltandosi verso l’interno del locale e osservando Kaede.
“Perché non glielo dici?”
“Cosa?” chiese voltandosi verso l’amico
“Lo sai…”
“Ma cosa dovrei dirgli?? Insomma si è rivelato un buon amico, poi siamo finiti a letto insieme
e di comune accordo abbiamo deciso di allontanarci un po’ perché eravamo confusi…e ora
tutto è tornato come prima di quella notte…non so nemmeno io cosa provo come faccio a
spiegarlo a lui…”
“Siete finiti a letto insieme??” chiese allibito l’altro con la mascella che toccava per terra…poi
maliziosamente aggiunse “Seme o uke?”
“Mitsui!!!!!” sbraitò l’altro diventando più rosso dei suoi capelli…
“Mmm…quindi uke…” concluse
“Smettila!!!”
Mitsui tornando serio spense la sigaretta e si voltò per rientrare nel locale…
“Comunque ti conviene cercare di capirlo in fretta prima che qualcuno te lo soffi da sotto il
naso…”
Insieme tornarono dagli amici…
Un’ora dopo Hana e Kaede tornarono a casa in completo silenzio…
Una volta entrati il rossino stava per chiedere all’amico chi fosse quella ragazza quando si
ricordò di non aver controllato la posta…quindi uscì di casa e rientrò con una busta gialla
sedendosi sul divano dove Kaede si era già sdraiato…
“Cos’è stavolta?” chiese il moro vedendolo aprire la busta ed estrarne qualcosa…
“Foto…”
Il moro si tirò su e le guardò mentre il rossino le faceva scorrere tra le sue mani.
Erano cinque foto una delle quali numerata sul retro.
“E io che me ne faccio di cinque foto che ritraggono persone che non conosco mentre si
passano qualcosa tra le mani?”
“Queste foto ritraggono alcuni poliziotti corrotti…” disse Rukawa facendo voltare Hana.
“Baka Kitsune che cazzo dici?”
Kaede gli sventolò davanti un foglio scritto al computer che aveva trovato all’interno della
busta prima di riprendere la lettura.
“Nella foto numerata sul retro ci sono due uomini…quello a destra è il poliziotto che ha
avvertito la Miyamazu delle indagini di tua madre. Come ben saprai, salvo il commissario e lei
nessun altro sapeva di questa indagine, ma continuando ad entrare ed uscire dall’ufficio del suo
capo tua madre a lungo andare ha attirato l’attenzione degli infiltrati della Miyamazu presenti
nel dipartimento.
Così il poliziotto ritratto nella foto ha facilmente scoperto a quale caso stesse lavorando e ha
iniziato a fare una copia di ogni prova trovata negli archivi.
In questo modo hanno tenuto sotto controllo il suo lavoro…le prove iniziali non erano
particolarmente pericolose per cui hanno continuato a lasciarla indagare.
Ad un certo punto non hanno più trovato il materiale, forse perché tua madre aveva trovato
qualche informazione che li avrebbe di sicuro incastrati e per non correre rischi aveva nascosto
il tutto in un altro luogo, che nel caso specifico era casa vostra.
Sembrerà strano ma anche la Miyamazu se può evita di uccidere chiunque si metta sulla sua
strada andando in giro a seppellire cadaveri…questo chiaramente non per bontà, ma
semplicemente perché è comunque un grosso rischio per loro.
A quel punto, non sapendo più cosa tua madre avesse scoperto, hanno iniziato a pedinarla
cercando di scoprire i suoi orari e chi ci fosse in casa o meno e a quale ora.
Quando hanno avuto la certezza di trovarla sola sono entrati in casa e hanno simulato il suicidio
e recuperate le prove le hanno bruciate.
Ora, io non ho alcuna prova materiale per ciò che ti sto rivelando, tuttavia ne sto raccogliendo
di nuove per poter incastrare la Miyamazu, prove che come ho fatto con queste foto recapiterò
a te per tenerle al sicuro.
Sono convinto che tu voglia vederli sbattuti in prigione e che non abbia creduto nemmeno per
un momento che tua madre si sia tolta la vita, per questo le lascio a te.
Tu chiaramente non lo sai ma da quando sei tornato ti ho seguito e so che al momento vivi con
un ragazzo, Kaede Rukawa…non so cosa lui sappia e saprà di tutto questo, ma sappi che suo
padre è un ex poliziotto, pertanto ritengo che tu debba cercare di capire se puoi fidarti di
quell’uomo e se conosce qualcuno a cui recapitare queste prove senza che cadano nelle mani
sbagliate.
Quando reputerò di aver raccolto il materiale necessario ti avviserò e allora potrai decidere cosa
farne, chiaramente ti consiglio di utilizzarle e soprattutto di aspettare fino alla fine in modo che
nessuno sospetti nulla.
“Tuo padre è un poliziotto? Cosa aspettavi a dirmelo?” chiese irritato il rosso.
“Ex Do’hao…” lo corresse Kaede “E comunque non potevo di sicuro andare da mio padre e
dirgli: sai papà la Miyamazu probabilmente ha ucciso la madre di un mio amico e noi stiamo
cercando le prove per incastrarli…come minimo mi avrebbe preso a schiaffi…a questo punto
se non te lo avesse rivelato questa lettera te lo avrei comunque detto io…”
“Cosa fa ora?” chiese più tranquillo Hana.
“Detective…ma si occupa solo di casi stupidi come ad esempio pedinare per conto di una
donna, che crede di essere stata tradita, il marito…”
“Bel salto di qualità…”
“Già ma preferisce così…negli ultimi tempi non sapeva più di chi fidarsi…comunque ha un
paio di amici al distretto di cui si fida ciecamente che potrebbero tornarci utili...”
“Io non capisco…perché questa specie di informatore non porta lui stesso le prove alla
polizia?”
“Forse per qualche motivo non vuole essere invischiato in questa faccenda…”
“Uff…forse dovevo rimanere a Tokio…” concluse il rossino sdraiandosi sul divano.
“Io preferisco che tu sia qui…” sussurrò il moro.
“Cosa?”
“Almeno so che stai bene…”
Lo squillo del telefono interruppe il discorso carico di significati che sarebbe probabilmente
nato dalla frase di Kaede.
Così Hana si alzò per rispondere e il moro ne approfittò per correre sotto la doccia e non dover
dare nessuna spiegazione.
Nel frattempo il rossino parlava al telefono con i suoi nonni rassicurandoli che tutto andava
bene e che non c’era bisogno che si trasferissero anche loro a Kanagawa. Per tranquillizzarli
ulteriormente disse ciò che fino a quel momento nelle altre chiamate non aveva detto, ovvero
che un amico viveva con lui…
I nonni accolsero con favore quella notizia e gli assicurarono che sarebbero comunque passati
per salutarlo e a questo punto anche per conoscere il suo amico.
Quando chiuse la chiamata Hana andò in camera da letto per concludere la conversazione con
Kaede, ma al suo arrivo quest’ultimo era già addormentato.
Si rassegnò quindi a lasciare anche quel discorso in sospeso e dopo una doccia si coricò a
anche lui.
Il giorno seguente, agli allenamenti, mentre Kaede parlava con Ayako e gli altri si allenavano
fece il suo ingresso in palestra Emi Turota, che prese subito ad urlare con la sua voce stridula
che si era trasferita in quella scuola…
Kaede si voltò verso di lei esasperato, mentre il fan club di Rukawa fumava di rabbia e lanciava
occhiatine gelide all’indirizzo di Emi…
Ma la persona sicuramente più irritata era Hana, che per una volta meditò seriamente di allearsi
con le oche del Rukawa Shintenai e sgozzare quella ragazza…
Improvvisamente la suddetta ragazza iniziò a correre verso Kaede per gettargli le braccia al
collo, ma inciampò su una palla che era ‘casualmente’ scivolata ai suoi piedi…
Kaede si voltò verso la direzione da cui era arrivata e incrociò lo sguardo di Hana…
“Ops…mi è scivolata di mano…” disse serafico
Il moro trattenne un ghigno divertito pensando che Hana probabilmente avesse notato il
fastidio che Emi gli procurava e che avesse deciso di aiutarlo…
Inutile dire che in realtà il comportamento del rossino era dettato da tutt’altra motivazione e lui
stesso iniziava lentamente a rendersene conto…
Capitolo 7
Dopo la pessima figura, Ayako corse da Emi per assicurarsi che stesse bene dato che Kaede
non aveva mosso un solo dito ed era tornato ad allenarsi nei tiri…
“Tutto bene?” le chiese Ayako
“Si tutto a posto…” rispose alzandosi “sono incidenti che capitano” disse gongolante
osservando Rukawa.
L’intera palestra era ammutolita…ma quanto poteva essere stupida per non capire che Hana
aveva lanciato il pallone volontariamente?
Evidentemente non brillava per intelligenza…
Kaede non era troppo stupito dalla risposta di Emi…la conosceva abbastanza per sapere che era
tanto bella quanto stupida…
Accantonò il pensiero iniziando a tirare a canestro vicino ad Hana, tornando con la mente alla
conversazione che aveva avuto poco prima con Ayako.
Nella squadra mancava un tiratore da tre punti. Probabilmente questa mancanza nelle prima
partite non sarebbe stata fonte di problemi ma a lungo andare si sarebbe fatta sentire e Ayako
era convinta che spettasse a lui sopperire a tale mancanza…
In effetti non aveva tutti i torti…Miyaghi in quanto playmaker aveva già un bel da fare a
costruire le azioni e a decidere gli schemi; le due matricole; che giocavano come titolari nei
ruoli di ala grande e guardia; erano già abbastanza occupate a recuperare le piccole lacune
accumulate nella scuola media, sobbarcarle anche di quel peso avrebbe aumentato solo
ulteriormente la loro tensione…e poi bhe c’era Hana…ma in quanto centro nessuno si
aspettava che tirasse a canestro da lunghe distanze…e non si poteva certo dire che i canestri
dalla linea dei tiri liberi fossero il suo forte…quindi rimaneva lui…tutto sommato non sarebbe
stata una grande impresa considerando la media di canestri riusciti...non era Mitsui ma
comunque con un po’ dall’allenamento avrebbe potuto migliorare senza problemi…
Hana lo distolse da suoi pensieri…
“Kitsune…smetti di tirare un attimo…” il moro lo guardò incerto ma annuì per vedere cosa si
era inventato questa volta…
Il rossino prese la rincorsa palleggiando verso il canestro…solo qualche passo e saltò.
Kaede era un po’ dubbioso…non gli sembrava una grande novità che il rossino si cimentasse in
uno slam dunk…
In quel momento Hana, che sorreggeva la palla con una sola mano l’afferrò anche con l’altra e
compì un mezzo giro schiacciandola nel canestro ora dietro di lui e appendendosi al ferro con
entrambe le mani…nulla di particolare se non fosse che Hana aveva il corpo rivolto verso il
campo e non verso l’anello…
L’intera squadra era a bocca aperta….
E questa dove l’ha imparata?? si chiese Kaede avvicinandosi al rosso che era appena atterrato.
“Do’hao…da quando schiacci all’indietro?” Hana sorrise
“Da adesso kitsune…”
“Che?”
“Ero lì che mi stavo allenando nei tiri e mi è venuta in mente questa schiacciata vista in qualche
partita dell’NBA…e mi sono detto: perché non provare?!”
“Do’hao…potevi spaccarti la schiena…”
“Ma figurati…sono o non sono un Tensai? Ah ah ah ah ah…”
Kaede lo guardò sbalordito…da quanto non si definiva un genio e non rideva in quel modo?
Da tanto, troppo tempo e Rukawa si rese conto solo in quel momento di quanto gli fosse
mancata la sua risata megalomane. Si voltò verso Miyaghi, Anzai e Ayako che
sorridevano…forse anche loro più tranquilli…
Certo che Hana era una continua sorpresa…un talento nato…e lo aveva appena dimostrato con
quella schiacciata…
Kaede si ritrovò ad amare ancora di più il basket perché era soprattutto grazie a quello che il
rossino stava tornando se stesso.
La gioia che leggeva nei suoi occhi era la stessa di un bambino che impara a fare
qualcosa…nonostante le difficoltà continuava a mantenere l’animo limpido e l’ingenuità di un
bambino…e in particolare l’amore per la vita…
Kaede lì fermo ad osservarlo si chiedeva come facesse…e sentiva dentro di sé una sensazione
di calore…una sensazione nuova, qualcosa che non aveva mai sperimentato ma che lo faceva
sentire bene…
Purtroppo a volte certe sensazioni per quanto belle spaventano…
E lui per l’appunto spaventato, strinse la palla tra le mani e ricominciò a tirare a canestro con
foga…
Al termine degli allenamenti Hana corse come ogni giorno in classe mentre Kaede di tratteneva
per qualche tiro in più soprattutto in vista del suo nuovo obiettivo.
Stranamente però non aveva tutta questa voglia di rimanere chiuso in palestra quindi si fece
una doccia e decise di andare in classe con Hana…
Stava per entrare nell’istituto quando una voce ben conosciuta lo chiamò.
“Rukawa!!!” si voltò trovandosi davanti Emi
“Che vuoi?” chiese infastidito
“Ma che modo è di trattarmi?? Prima vieni con a letto con me per mesi e poi nemmeno mi
guardi in faccia…”
“Se non ricordo male ti ho anche mollato però…”
“Oh si!!! Ricordo molto bene…mi pare sia successo dopo che hai fatto cilecca…” rispose
compiaciuta Emi
“Fottiti!”
“A me piacerebbe farmi fottere da te…” rispose l’altra con una volgarità tale da ricordare a
Rukawa perché lo irritasse tanto…stupida e anche poco fine…ma che gli faceva alle ragazze??
Diventavano un concentrato di volgarità ed ormoni…come Ru, Ka e Wa che sbraitavano
slogan tipo: io sono la galleria e tu sei il treno in corsa…decisamente non era normale…
“Ma si può sapere che vuoi?! Le possibilità di certo non ti mancano”
“Vero…ma io voglio te non un altro…” disse gettandogli le braccia al collo e buttandosi sulle
sue labbra.
Si era aspettata che Kaede la allontanasse in malo modo viste le parole che le aveva rivolto e
invece con suo stupore non lo fece.
Certo non rispondeva al bacio, ma non si stava nemmeno sottraendo.
Si allontanò da lui…
“Non mi sembri poi così convinto di quello che dici…bene allora ci vediamo…” disse
soddisfatta voltandosi e andando verso casa.
Kaede entrò nell’edificio tirando un pugno al primo muro che si era trovato davanti…
“Che cazzo sto facendo?” si chiese andando verso la classe di Hana.
Nel frattempo il rossino, che era rimasto incollato alla finestra alla vista di quello spettacolo,
cercava di darsi una calmata…
Si chiedeva perché tutto quello lo sconvolgesse tanto e soprattutto perché avrebbe voluto
prendere a pugni Kaede…tra loro non c’era nulla, che diritto aveva di prendersela con lui?
In quel momento l’oggetto dei suoi pensieri entrò nell’aula e si sedette su una sedia con le
gambe sul banco…
“Quanto ti manca?” gli chiese
“Non ti ho chiesto io di aspettarmi…” rispose il rossino piuttosto alterato lasciando Kaede
visibilmente perplesso.
“Non sfogare la tua frustrazione su di me…”
“Scusa...sono solo un po’ nervoso per le indagini…” mentì.
Rukawa non aveva bevuto quella balla, tuttavia non disse nulla limitandosi ad annuire…e tutto
sommato in quel momento non gli interessava nemmeno sapere cosa avesse Hana.
Era già troppo confuso per i fatti suoi…
Hana però non riuscì completamente a fare finta di nulla e cercando di mantenere un tono il più
calmo possibile chiese:
“Allora come bacia la tua amica?”
“Cosa?” chiese Kaede che si era perso nei suoi pensieri e credeva di non aver capito bene...
“Chiedevo come bacia la Turota…vi ho visti dalla finestra…”
“Sai quanto me ne frega…” rispose secco Rukawa
“Bhe non mi pare che tu l’abbia allontanata…” Kaede trasalì…ecco cosa lo rendeva ancora più
confuso…non l’aveva allontanata...stava forse rientrando nel circolo vizioso dell’anno prima?
“Per quello che mi importa…non so se hai notato ma sono gay…” rispose senza mettere al
corrente Hana di cosa gli passasse davvero per la testa…
Il rossino non poté fare altro che arrossire e voltarsi…era la prima volta dalla mattina in cui
Kaede era tornato a casa sua che parlavano di quello che era successo tra loro.
Tuttavia non riuscì a non sentirsi sollevato a quella risposta…
Una volta arrivati a casa Hana controllò la buca delle lettere e non vi trovò nulla…cosa
abbastanza ovvia pensò il rosso…non ci andavano di sicuro cinque minuti a trovare delle prove
per incastrare un’organizzazione come la Miyamazu.
Dopo cena Hana chiamò Yohei per uscire…
“Kitsune io esco con gli altri vieni?” chiese al moro seduto sul divano
“No…” rispose secco
“Perché?” chiese il rossino titubante
“Il fatto che sia uscito con voi una volta non significa che debba seguirvi sempre…”
Hana ci rimase male, non tanto per le parole ma per il tono…perché improvvisamente era
tornato così freddo? Sembrava che la sua presenza lo infastidisse…
Non disse nulla, semplicemente si voltò e uscì…
Erano passate un paio di ore da quando si era seduto nel pub con la sua armata ma non riusciva
proprio a divertirsi…
Kaede era strano e lui non capiva perché…ma non era solo questo…ne sentiva la mancanza ed
era assurdo dato che erano passate un paio di ore…
Alla fine disse ai suoi amici che tornava a casa perché era stanco e Yohei si offri di
accompagnarlo…
“Hana…cos’hai?” chiese il moro mentre andavano a casa
“Te l’ho detto sono stanco…”
“Se non vuoi parlarne mi sta bene ma non mentire…l’abbiamo notato tutti che c’è qualcosa che
non va…”
“Già…”
“E’ per Rukawa?”
Brevemente Hana gli raccontò ciò che era accaduto nelle ultime ore…
“Sei un po’ troppo dipendente da lui…” disse Yohei
“Non sono dipendente…”
“E invece si…non è normale sentirsi così dopo qualche ora…e la stessa cosa è successa quando
è tornato a casa sua…”
“Io non capisco cosa provo…è normale…”
“Questo non centra nulla con quello che provi o pensi di provare per lui…hai un attaccamento
morboso…e potresti averlo anche con me se fossi stato io a trasferirmi da te…capisco che ti
abbia aiutato, ma non è un bene per te…il giorno che le indagini finiranno e lui deciderà di
tornare a casa che farai? Prenderai a pugni tutti quelli che passano? Hana devi essere un po’ più
indipendente…”
“Forse hai ragione…” concluse il rossino parecchio sconsolato…
Una volta a casa si cambiò e si infilò sotto le coperte osservando Kaede che già dormiva…
Chissà perché si comportava così…si rattristò pensando che in fondo non sapeva proprio nulla
di lui…
Allungò una mano per accarezzargli i capelli ma si fermò…
“Notte Kae…”
Notte Hana…rispose il moro nella sua mente.
Era consapevole di aver trattato male Hana, ci aveva riflettuto tutta la sera, eppure non poteva
fare altro…credeva di essere pronto ad affrontare qualsiasi cosa ma non lo era…soprattutto
quando erano in ballo i suoi sentimenti…
Era andato a letto con l’intenzione di dormire ma non ci era riuscito e così quando il rossino era
entrato nella stanza aveva finto di dormire per non affrontarlo.
I giorni successivi la situazione non migliorò.
Kaede era sempre più freddo e il peggioramento del rapporto con Hana andava di pari passo
con il miglioramento di quello con Emi Turota…
Il rossino spesso li vedeva andare via insieme dopo gli allenamenti e Kaede tornava a casa solo
per cena…
Le loro conversazioni erano ridotte al minimo indispensabile e chiaramente il rossino ne
risentiva, solo che invece che prendere a pugni chiunque gli capitasse davanti si era
notevolmente intristito, cosa che non passò inosservata a nessuno, soprattutto a Kaede, che in
fondo sapeva di essere la causa di tutto.
Per quanto si sforzasse non riusciva a comportarsi come prima con lui…aveva una dannata
paura di quello che provava e di conseguenza tendeva ad allontanarsi.
Un giorno in palestra più per trovare qualcosa con cui impegnare la mente che per altro, disse
all’allenatore che voleva diventare un asso nei tiri da tre punti.
“Perché?” gli chiese Ayako che stava seguendo la conversazione insieme ai compagni…
“Bhe non abbiamo più Mitsui…qualcuno dovrà pur farlo…”
“Ma nessuno si aspetta che un centro tiri da tre…” constatò Miyaghi
“Appunto…io voglio sfatare questo pregiudizio…” disse sorridente e sicuro di se stesso..
“Bhe ma veramente…” disse Ayako che voleva metterlo al corrente che quel compito era stato
affidato a Rukawa.
Fu proprio lui a fermarla scuotendo la testa…per Hana era importante il basket e al momento
era l’unica cosa che gli regalasse ancora qualche sorriso...per questo Kaede preferiva lasciare a
lui quel compito…
“Veramente cosa?” chiese Hana
“Oh nulla…” disse Ayako “Solo non sarà troppo pesante dato che devi svolgere anche le
mansioni in classe?”
“Bhe posso sempre venire prima e uscire più tardi…”
“Ma non sarà un po’ troppo pesante?” ribadì Ryota
“Ma va figurati…io sono un Tensai no…ah ah ah ah…”
Quella risata fece rabbrividire Kaede, Ryota, Ayako e l’allenatore…era diversa da quella di
qualche tempo prima…era palesemente forzata….
“Va bene Sakuragi…ti insegnerò quei tiri…iniziamo la prossima settimana…” disse il coach
preoccupato. Se Hanamichi aveva bisogno del basket lui lo avrebbe aiutato e in questo modo lo
avrebbe anche tenuto d’occhio.
Qualche giorno dopo si disputò la partita contro lo Shoyo, che orfana di tre dei suoi migliori
componenti, fu battuta senza troppa difficoltà dallo Shohoku.
Mitsui che era andato a vedere la partita si complimentò con la squadra e propose ad Hana,
Ryota, Kaede e Ayako di andare a bere qualcosa insieme…l’invito fu accettato e a loro si
unirono gli amici di Hana e con grande dispiacere di tutti anche Emi Turota.
Passarono parecchio tempo nel pub e Mitsui ebbe il tempo di notare che il rapporto tra Hana e
Kaede non andava molto bene.
In compenso notò con disappunto che Rukawa dava parecchia corda alla Turota…
Quando uscirono dal locale Hana propose a tutti di andare a dormire da lui per evitare di
rimanere da solo con Kaede.
In generale quella sera avevano ecceduto un po’ tutti con l’alcol, cosa che li rendeva più
casinisti e purtroppo anche più disinibiti.
Mentre erano seduti chi sul divano, chi sul tappeto, la Turota, che era stata incollata a Rukawa
per l’intera serata, si allungò verso di lui e posò un bacio sulle sue labbra trasportandolo in un
bacio appassionato sotto gli occhi allibiti di tutti…
Hana si sentì trafitto da un pugnale…avrebbe preferito farsi ammazzare di botte piuttosto che
assistere a quella scena…e Kaede stava ricambiando quel bacio…prese una bottiglia di birra e
si staccò dal gruppo…
Poco dopo Rukawa si lasciò trasportare in camera da Emi….
Il giorno successivo erano tutti piuttosto provati…tutti tranne Mitsui, che fu il primo a
svegliarsi.
Notò distrattamente l’assenza di tre persone…Emi, Kaede e Hana…
Sospirò e si diresse verso il giardino dove la sera prima il rossino si era rifugiato…lui e Mito
avevano più volte provato a parlargli ma era stato tutto inutile…
Si era limitato a scolare una bottiglia di birra dietro l’altra e a vaneggiare cose senza senso…
Una volta in giardino Mitsui si accorse che Hana era sveglio seduto contro un muro.
“Ehi…” lo richiamò
“Ciao…”
“Ma hai dormito qua fuori?” chiese preoccupato.
“No…non ho dormito…”
“E la sbronza come va?” chiese sorridendo comprensivo.
“Ho un male cane alla testa…”
“Così la prossima volta ti fai furbo…”
“Senti da che pulpito viene la predica…”
“Appunto…te lo dico per esperienza…ed ora forza alzati e fila sotto la doccia…”
Entrambi si diressero verso il bagno al piano superiore ma si gelarono vedendo uscire Emi
Turota dalla stanza con il solo lenzuolo addosso e i vestiti in mano.
“Io mi faccio la doccia se non ti dispiace…” disse passando accanto ad Hana che non ebbe
nemmeno la forza di rispondere…
Mitsui si voltò ad osservarlo…non aveva nessuna espressione sul viso…fece per chiedergli
qualcosa ma il rossino si voltò e corse giù per le scale…
Bene...si disse Mitsui E’ ora di capire… e così dicendo si avviò verso la stanza dove
sicuramente si trovava ancora Rukawa.
Nel frattempo quest’ultimo, sdraiato nel letto, continuava a darsi dello stupido…si stava
esattamente comportando come la prima volta…
Si alzò ed iniziò a vestirsi…
“Che cazzo combini?” chiese Mitsui appoggiato allo stipite della porta…
“Eh?” rispose Kaede che continuava a vestirsi.
“Da quando bevi e te ne vai a letto con la prima che passa?” chiarì l’altro.
“Non sono cazzi tuoi…” rispose lapidario finendo di abbottonarsi la camicia e sedendosi sul
letto senza nemmeno guardare il suo interlocutore.
“Va bene…come vuoi…continua pure a fare cose di cui ti pentirai il giorno successivo…”
disse Mitsui voltandosi per andare via…
E Kaede in quel momento prese la sua decisione…aveva bisogno di parlare e di sicuro non
poteva farlo con Yohei.
Mitsui in quel momento sembrava l’unico disposto a tendergli una mano, e forse era anche
l’unico a poterlo fare data l’affinità caratteriale che avevano.
“Non è la prima che passa” sussurrò
Mitsui in quel momento di schiena si lasciò scappare un ghigno per poi voltarsi, chiudersi la
porta alla spalle e sedersi accanto all’amico.
“E allora chi è?”
“La mia ex…”
“Non l’avrei mai detto…” disse l’altro per smorzare un po’ la tensione.
“Va al diavolo…”
“Quanto sei permaloso…quante altre ne hai tenute nascoste?” Kaede lo gelò con lo
sguardo…va bene che era osannato dalla popolazione femminile e che era un normale
sedicenne, ma puttaniere no…
“Solo lei”
“Vai avanti o ti o ti devo cavare le parole di bocca?” chiese Mitsui spazientito.
“Hai una pazienza infinita eh?”
“Si moltissima…” rispose serafico “Vai avanti…”
“L’ho conosciuta un anno fa, ero confuso…”
“Fammi indovinare…crisi di identità sessuale?” Kaede lo guardò male…
“Prima ti lamenti e ora mi interrompi?!”
“Scusa…scusa…non ti interrompo più…”
“Nh…sei vuoi chiamarla crisi di identità sessuale fai pure…comunque siamo stati insieme un
paio di mesi e sono andato a letto con lei lucido una sola volta…mi è bastata per capire che ero
gay e l’ho mollata…” concluse Rukawa.
“E la confusione e la propensione all’alcol hanno una causa che si chiama Hanamichi
Sakuragi?”
“Nh…”
“Finalmente ti riconosco…”
“Fottiti.”
“Magari un’altra volta…comunque…a cosa la dobbiamo la scopata di questa notte?” chiese
Mitsui probabilmente intuendo il senso del comportamento dell’amico.
“Viva la volgarità…”
“Sono un ex teppista cosa ti aspetti…e poi mi è parso di capire che non fosse nulla più di
questo…”
“Nh…sono andato a letto con Hana.”
“Ma va?!” rispose Mitsui senza la minima traccia di stupore e intenzione di mentire…
“Tu lo sapevi…” constatò Kaede
“Ma figurati…” concluse Hisashi senza tuttavia cancellare un sorriso dalla sua faccia,
guadagnandosi uno sguardo gelido dalla volpe…
“Ma che ti frega se lo sapevo o no…cerca di risolverti la confusione senza bere e scoparti
chiunque piuttosto…cazzo Ru se proprio devi farlo trovatene una un po’ più furba…” disse
alzandosi e dirigendosi verso la porta…
“…o a questo punto meglio uno…” aggiunse malizioso guadagnandosi una cucinata di Kaede
che tuttavia riuscì ad evitare.
“Comunque sul serio…” disse voltandosi verso di lui “poniti questa domanda: cosa hai provato
quella notte con Hana?”
Dopo alcuni secondi aprì la porta e poco prima di chiuderla dietro di sé aggiunse:
“E soprattutto smettila di scappare…”
E Kaede rimase da solo con i suoi pensieri…
Capitolo 8
Durante la conversazione tra Mitsui e Kaede, Hana si era rifugiato nello studio della madre per
calmarsi…
Faceva male…dannatamente male pensare a quello che quasi certamente era avvenuto in quella
stanza tra la Turota e Kaede…
Aveva solo voglia di prenderli e pestarli a sangue…senza un motivo…una spiegazione…
Non capiva più nulla ormai…iniziava a rinunciarci…
Dare un nome a tutto quello che Kaede gli faceva provare era difficile, non riusciva a credere
che fosse amore…non lo credeva affatto…aveva bisogno di lui, questo ormai lo aveva capito,
ma da qui a parlare di amarlo c’era un abisso…o forse no?
La verità è che non aveva la minima idea di cosa significasse amare…dopo aver trascorso parte
della sua vita dietro alle ragazze sbandierando il suo presunto amore per loro, ancora non aveva
la minima idea di ciò che quel sentimento comportasse, di cosa significasse realmente.
Rannicchiato per terra contro una parete dello studio della madre, in quel momento desiderava
soltanto che qualcuno desse una risposta a quel groviglio di pensieri e sentimenti che
provava…avrebbe voluto di nuovo accanto sua madre…l’unica che forse avrebbe davvero
saputo aiutarlo.
A quel pensiero una lacrima scese sul suo viso, ma Hana la cancello subito impedendosi di
piangere…non doveva farlo…non più…
Sua madre era morta, inutile sperare in un suo aiuto…gli mancava terribilmente.
Dopo il suo ritorno da Tokio Kaede era stato davvero fondamentale per non fargli sentire
quella mancanza…ma così come aveva la capacità di farlo sentire bene, aveva anche quella di
distruggerlo con una sola parola…
Kaede…Kaede che andava a letto con lui, gli assicurava di essere gay e poi si scopava
un’altra…
Un sorriso ironico comparve sul suo viso…e di nuovo la stessa fitta nel petto al solo
pensiero…e quella a cosa poteva ricondurla? Gelosia forse?
Forse si, si rispose…forse semplicemente si era abituato ad averlo accanto, ad avere il suo
sostegno tutto per sé…ad essere l’unico ad avere la capacità di farlo parlare…aveva sviluppato
una sorta di monopolio di Kaede…e ora come un bambino che si vede privato del suo
giocattolo dalla madre, allo stesso modo lui stava male nel vedere che Rukawa non era di sua
proprietà e che poteva essergli portato via in ogni momento…e Kaede glielo aveva appena
dimostrato…
Con il suo comportamento scostante dei giorni precedenti e con quella notte…
Queste furono le sole risposte che Hana seppe darsi…risposte che per lui erano realtà…
Si alzò dal pavimento ancora con un sorriso ironico stampato in volto e tornò dagli altri.
Quando entrò nel salotto vide che erano tutti pronti ad andarsene…chi a casa, chi a scuola, chi
all’università…salutò tutti e ascoltò le raccomandazioni di Miyaghi sul lasciar tornare Rukawa
a casa senza pestarlo…
Il suo capitano non sapeva quanto effettivamente rischioso fosse in quel momento lasciarli da
soli…bastava poco, una parola sbagliata ed Hana non sapeva come avrebbe reagito…forse
davvero a pugni…
Chiuse la porta…sentendo il rumore dell’acqua nel bagno ne approfittò per andare in camera a
cambiarsi velocemente così da non trovarsi da solo con il moro.
Scese in cucina e si diresse verso il frigo alla ricerca di qualcosa con cui fare colazione.
Poco dopo uscì di casa diretto alla buca delle lettere…sospirò…era incredibile come quelle
indagini stessero passando in secondo piano negli ultimi tempi…forse doveva davvero lasciar
perdere e vivere la sua vita...andare avanti…
Ma alla fine dei conti l’informatore avrebbe continuato a spedirgli le prove, quindi perché non
approfittarne?
Aprì la buca delle lettere e vi trovò una cassettina piccola, di quelle da registratore
tascabile…la prese in mano e la girò tra le dita tornando in casa…
Non era stata spedita…niente busta con indirizzo e francobollo…questo significava che
l’informatore continuava a seguirlo?
Si diede del paranoico e concluse semplicemente che probabilmente era andato a casa sua solo
per consegnare quel nastro ed evitare che per disgrazia si perdesse o peggio ancora che finisse
nelle mani sbagliate con tanto di mittente…in quel caso chiunque stesse svolgendo quelle
indagini sarebbe stato in serio pericolo.
Infilò il nastro nella borsa e tornò in cucina per mettere in ordine…diede un’occhiata
all’orologio…le sette…era persino presto per andare a scuola a svolgere le sue mansioni…
Mentre si spostava in salotto per rimediare al casino che i suoi amici avevano fatto si rese conto
di non avere un registratore per ascoltare quel nastro…sospirò…avrebbe allungato la strada del
ritorno e sarebbe andato a comprarne uno.
Nel frattempo Kaede, chiuso in bagno, pensava alle parole di Mitsui…stava scappando?
Decisamente si…lui che sempre affrontava le sfide di petto ora stava scappando come un
moccioso dai suoi sentimenti…e poi a che pro?
Assolutamente nessuno…si sentiva una schifo dopo quella notte…
Da quando si era reso conto di provare attrazione per Hanamichi l’anno prima, non aveva fatto
altro che accampare scuse e cercare di dimostrare a se stesso prima che non era gay, e poi che
non provava nulla per lui…
Ma tutto questo non aveva un senso…scappando i suoi sentimenti non cambiavano, la
confusione aumentava e a questo si aggiungeva un senso di malessere per il suo
comportamento.
Si faceva abbastanza schifo…era ora di smetterla e prima di tutto chiudere la storia con la
Turota definitivamente.
Convinto della sua decisione scese in cucina dove trovò Hana intento a sbattere qualsiasi
mobile aprisse e qualsiasi cosa prendesse in mano…che cazzo aveva ora?
“Hai finito di sbattere qualsiasi cosa?”
Hana trasalì…primo perché non si era accorto dell’arrivo di Kaede, secondo perché sono in
quel momento si era accorto del casino che stava facendo…
Si voltò verso di lui comunque deciso a non dargliela vinta…
“Perché non pensi ai cazzi tuoi e a scoparti la tua troietta invece di rompermi le palle? E meno
male che eri gay…”
Kaede rimase gelato nel sentire quella risposta…non tanto per le parole ma per il tono di voce
freddo e tagliente che Hana aveva utilizzato…
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che il rossino era già uscito di casa sbattendo la
porta.
Kaede rimase seduto in cucina…era presto per andare a scuola…
E in quel momento si chiese che cosa aveva fatto…quello non era l’Hana che conosceva lui…il
tono, lo sguardo freddo…nemmeno lui arrivava ad essere così…e lui voleva indietro quel
ragazzo, il ragazzo dolce, gentile e solare che aveva imparato ad apprezzare.
E lo avrebbe riavuto ad ogni costo…
Ripensò a ciò che il rossino aveva detto…e si accorse di un particolare a cui subito non aveva
pensato…Hana sapeva…sapeva della notte con la Turota…doveva a questo quelle parole
gelide e taglienti? Forse si…probabilmente credeva che lo avesse preso in giro…
Ma Kaede sapeva bene che non era solo questo…in quei giorni l’aveva evitato e trattato
male…
Doveva trovare una soluzione e recuperare quel rapporto che grazie a lui si stava spezzando.
Guardò l’ora un’altra volta, si alzò e si diresse a scuola.
Agli allenamenti pomeridiani come ogni giorno era presente anche Emi.
Kaede attese che tutti fosse andati via e poi si voltò verso la ragazza seduta in panchina
avvicinandosi…lei si alzò e avvicinò il volto a quello del moro per baciarlo.
Kaede la scostò.
“Che ti prende?” chiese esasperata dagli atteggiamenti ambigui del ragazzo.
“E’ finita…” rispose secco.
“Cosa?” chiese Emi senza capire
“Non mi interessi…è stato un errore questa notte e l’anno scorso…tutto…”
Emi lo osservò un attimo…per la prima volta da quando lo aveva conosciuto lo vedeva
determinato davvero nel lasciarla…tutte le altre volte ci aveva provato ma non ne sembrava
convinto.
Ora era diverso, leggeva nei suoi occhi una determinazione che non vi aveva mai visto se non
in quelle poche partite a cui aveva assistito.
“Sei innamorato di un’altra?” chiese per la prima volta mostrando un briciolo di intuizione ed
intelligenza…
Kaede non rispose subito…ripensò alla domanda…era innamorato?
A quella domanda se ne aggiunse un’altra, quella a cui quella mattina non aveva pensato…la
domanda che Mitsui gli aveva posto: cosa hai provato quella notte con Hana?
E allora capì…tutti i pezzi del puzzle iniziarono a combaciare…
L’attrazione verso di lui, la necessità di stargli accanto, di vederlo ridere…di avere di nuovo di
fronte la persona che aveva conosciuto tempo fa…tutte quelle sensazioni che Hana era stato in
grado di fargli provare in un anno e mezzo e…durante quella notte…quella notte che non
avrebbe potuto dimenticare nemmeno volendo…quel desiderio di essere parte di quel ragazzo
dai capelli rossi, di essere tutto il mondo per lui…
E ripensò alla chiamata di Hana …era tornato a vivere da lui senza nemmeno pensare che il
rossino non intendeva necessariamente di aver bisogno di lui 24 su 24…
Avrebbe potuto stargli accanto senza tornare a casa sua e invece non lo aveva fatto, era stato
automatico fare le valige e tornare…e Kaede trovò la risposta a tutte le sue preoccupazioni e i
suoi sentimenti…aveva bisogno di Hana…lo voleva accanto…sempre…
E la risposta che poté dare ad Emi fu solo una...
“Si…”
“Ok…allora finisce qui…ci si vede…” rispose Emi voltandosi ed uscendo dalla palestra…
Kaede si lasciò cadere sul parquet della palestra per poi sdraiarsi sospirando.
Lo amava…amava Hana…era così semplice…
Chiuse gli occhi sorridendo…un po’ più sereno e sicuramente più determinato…ora che aveva
capito avrebbe agito di conseguenza…
Quando Kaede arrivò a casa Hana non c’era ancora. Arrivò solo dopo un’ora…
Mentre erano a tavola a nulla valsero i tentativi di conversazione di Kaede…
Il rossino o rispondeva malamente o proprio non lo faceva…dopo un po’ si alzò da tavola e si
chiuse nelle studio della madre…
Kaede, rimasto solo, sparecchiò e decise di andare a dormire…si sentiva molto abbattuto, ma in
infondo se l’era cercata…
Quando Hana non gli aveva risposto un paio di volte aveva avuto la tentazione di prenderlo a
schiaffi…e si chiese se era così che si sentivano tutte le persone che lo conoscevano quando
tentavano di parlare con lui…se anche Hana si era sentito allo stesso modo in quei giorni e
l’anno prima…sospirò stanco di pensare e si infilò sotto le coperte…
Hana invece era chiuso nello studio della madre e riascoltava a ripetizione il nastro che gli era
stato spedito…ancora non riusciva a credere a quello che sentiva…
Dopo averlo ascoltato a sufficienza decise che era ora di andare a letto…ripose il registratore in
un cassetto della scrivania della madre e si diresse in camera…
Sulla soglia si fermò ad osservare Kaede addormentato…
E si chiese come mai quella sera aveva tutta quella voglia di conversare…doveva essere affetto
da qualche malattia evidentemente…
Proprio non capiva…dopo giorni trascorsi ad ignorarlo completamente ora tentava di
chiacchierare…che cos’era cambiato dal giorno prima?
Sospirò deciso a lasciare perdere quei pensieri…troppe domande e nessuna risposta…si cambiò
ed andò a dormire.
Il giorno seguente le lezioni proseguirono tra un’interrogazione scampata e spiegazioni
noiose…
Una volta arrivati in palestra per gli allenamenti i ragazzi della squadra si resero conto che
mancava qualcuno…
“Dov’è Aya?” chiese il playmaker al coach seduto in panchina...
“Vedete ragazzi…questa mattina la vostra manager ha avuto un incidente” rispose Anzai.
“Che incidente??” chiese allarmato il capitano
“Mentre veniva a scuola alcune ragazze della scuola coperte da passamontagna l’hanno
aggredita…a quanto mi hanno detto sta bene comunque…”
“Non sa nulla di più preciso?” chiese Hana preoccupato.
“No, mi dispiace ragazzi…comunque se volete andare ad accertarvi delle sue condizioni per
oggi potete saltare gli allenamenti…questo vale anche per te Rukawa…” poi rivolgendosi agli
altri ragazzi aggiunse “per quanto riguarda voi invece preferirei che rimaneste in palestra ma
non vi obbligo a farlo…anche se vorrei evitare che affolliate casa di Ayako…”
Il resto della squadra capì e decise di non seguire i tre compagni…
Dieci minuti dopo Kaede, Hana e Miyaghi erano di fronte alla casa della manager…
Una volta entrati e accompagnati in camera di Ayako la videro sdraiata con numerosi ematomi
sul viso ed una gamba ingessata…
“Ma cosa è successo?” chiese il capitano.
Ayako sorrise della sua preoccupazione, poi si voltò verso Kaede e parlò prevalentemente
rivolta a lui…
“Credo sia stata Emi Turota con alcune sue amiche…” Kaede sbiancò…
“Almeno la voce mi sembrava la sua…”
“E’ stata lei…” concluse Kaede per evitare di stare lì a porsi interrogativi inutili…
Ne era certo…come era certo di chiamarsi Kaede Rukawa…e ora capiva anche perché la
Turota non avesse detto né fatto nulla quando l’aveva lasciata…aveva già in mente il suo piano
bello e preparato…
Probabilmente vedendo che lui parlava solo con Ayako aveva pensato che fosse innamorato di
lei…stupida…
“Mi dispiace…” disse soltanto
“Non è colpa tua…” lo rassicurò Ayako…e Kaede si voltò e tornò agli allenamenti.
Kaede non aveva più aperto bocca da quel pomeriggio.
Ora lui e Hana erano a casa e il moro continuava ad avere l’aria del colpevole…cosa che Hana
non riusciva più a tollerare…
Una volta arrivato in camera da letto dove Rukawa si era seduto sul letto parlò…
“Oh e smettila di fare il vittimista…tranquillo la TUA ragazza ti assicurerà di non essere stata
lei…comunque dovresti tornare a casa tua.” disse con acidità rimarcando sull’aggettivo
‘tua’…ma in quel momento non era quello a cui Kaede dava importanza…Hana gli aveva
appena detto di andarsene…
“No” rispose lapidario alzandosi in piedi e mettendosi di fronte a lui.
“Come no? Non era una domanda…tu devi tornare a casa tua…”
“No” ripeté di nuovo…
E Hana non trovò altra soluzione se non far partire un pugno che Kaede evitò
facilmente…forse perché nemmeno il rossino era davvero sicuro di volerlo colpire…
Il moro bloccò i suoi polsi e lo spinse fino al muro imprigionandolo tra il suo corpo e la parete.
“Mollami subito…”
“No…ora mi devi ascoltare…la Turota non è la mia ragazza e io sono gay.” disse fissandolo
negli occhi…
“Si certo…infatti si è visto l’altra notte…” rispose con ironia voltando la testa verso destra…
“Sono un’idiota…ero ubriaco come tutte le altre volte che è successo l’anno scorso…tranne
una…quando come dice lei ho fatto ‘cilecca’…e l’ho lasciata…” Hana si voltò verso di lui e lo
guardò negli occhi…e scorse la verità…non stava mentendo…era sciocco anche solo
pensarlo…
Si rilassò in quella stretta e si fermò a riflettere sulle sue parole…
“Cilecca??” chiese quasi sul punto di scoppiare a ridere…Kaede gli aveva appena confessato di
non essere riuscito a concludere…
“Si e non ridere…te l’ho detto sono gay…” disse il moro sciogliendo la presa sui suoi polsi e
sdraiandosi sul letto…ora aspettava soltanto una qualsiasi parola per capire se gli credeva…
“Perché credi che sia stata lei?” chiese Hana curioso…tutta la rabbia scemata grazie a poche
parole dell’altro…certo faceva male, ma ora sapeva che non gli aveva mentito…
Rukawa dentro di sé gioì per quella domanda e gli rispose…
“Perché ieri mattina le ho detto che era stato tutto un errore…credevo che avesse
capito…invece ha probabilmente pensato, dato che Ayako è l’unica ragazza con cui parlo, che
l’avessi scaricata per lei…”
“Certo che ‘sta ragazza è un pozzo di intelligenza…”rispose ironico Hana “Anche fosse stato
davvero così di sicuro dopo una cosa del genere non saresti tornato correndo da lei…”
“Abbiamo già constatato più volte che non è il massimo dell’intelligenza…”rispose Kaede con
un lieve sorriso…era contento di quella conversazione con Hana…erano giorni che non
parlavano così…
“Già…” rispose il rossino staccandosi finalmente dal muro e sdraiandosi al fianco di Kaede…
“Perchè proprio lei?” aggiunse poi.
“Perché è una bella ragazza…e l’anno scorso, quando ho iniziato a frequentarla, volevo solo
dimostrare a me stesso di non essere gay…e lei andava bene per quanto stupida…”
Kaede sospirò…”E ora Ayako ne fa le spese…dio ma perché non sono un cesso…”
“Di che ti lamenti…non tutti hanno la tua fortuna…io per esempio…”
Il moro si voltò a guardarlo “Eh?” chiese convinto di non aver capito bene…
“Io non sono bello…” si limitò a dire Hana portandosi le mani dietro la testa
“Hana…non è vero…” cercò di convincerlo il moro…come poteva pensare di essere brutto?
Ma si era mai guardato bene allo specchio?
“Grazie ma non è necessario…” disse il rosso convinto che Kaede volesse solo rincuorarlo
“No dico sul serio…magari non lo sei nel senso comune del termine, ma a modo tuo lo
sei…più di quanto credi…”
Hana voltò la testa verso Kaede giusto in tempo per sentire le sue labbra sulle sue…
Era stato l’istinto a guidare il moro…non aveva pensato alle conseguenze e aveva unito le loro
labbra in un bacio casto e dolce…senza alcuna pretesa…
Quando il moro si scostò si guardarono negli occhi e Hana dopo tutti quei giorni di distacco
sentì il bisogno di sentirlo vicino a sé…dentro di sé…un bisogno che si espresse con una sola
frase appena sussurrata…
“Kae…fai l’amore con me…”
E Kaede si fermò a osservarlo senza capire…Hana comprese e si spiegò…
“Io non so cosa provo…non me lo chiedere…so solo che ho un bisogno folle di te…”
E Rukawa capì…a cosa serviva cercare una spiegazione a quello che Hana gli aveva appena
chiesto? Assolutamente a nulla…non era importante quando entrambi desideravano la stessa
cosa…forse per motivazioni diverse ma lo desideravano entrambi…
Kaede decise di spegnere il cervello e di agire solo d’istinto…
Posò un altro bacio sulle labbra di Hana tirandolo verso di sé…un bacio che in breve tempo
divenne una necessità quasi vitale mentre il fuoco si impadroniva di entrambi…
Le lori mani cercavano il corpo dell’altro…le loro bocche si divoravano…
Si spogliarono a vicenda con meno fretta della volta precedente, con più delicatezza…
Una volta nudi Kaede si portò a cavalcioni sul rossino ed iniziò a baciare il suo petto
lentamente, mentre gemiti di eccitazione venivano rilasciati dalla bocca di Hana che
accarezzava la schiena del moro…
Kaede si portò due dita a bocca e lentamente iniziò a preparare il suo compagno…provocando
in lui brividi di piacere sempre maggiori…continuava a baciargli il petto accarezzandolo
ovunque tranne che sul membro…fermandosi sempre nell’interno coscia…
“Kaede…ti prego…” e il moro sorrise sollevandosi verso di lui e baciandolo nello stesso
momento in cui la sua mano scendeva sul membro del compagno per soddisfare la sua
richiesta…
Quando finì di prepararlo si allontanò da lui sistemandosi tra le sue gambe…
Questa volta non chiese se era sicuro…lo leggeva nei suoi occhi…occhi carichi di
desiderio…desiderio di lui…
Ed iniziò a penetrarlo lentamente, asciugando con un mano ogni lacrima che il dolore
provocava in Hana…
E poi fu solo piacere, spinte e gemiti di due ragazzi che in qualche modo si stavano
trovando…che forse con un po’ di fortuna un giorno sarebbero riusciti a dire di amarsi…
Dopo l’amplesso erano sdraiati nel letto…la testa di Hana sul petto di Kaede…abbracciati…
“Adesso te ne andrai di nuovo?” chiese Hana preoccupato alzando il viso per guardare Kaede
negli occhi…
“No, se non sarai tu a volerlo…” rispose il moro posandogli un bacio leggero sulle labbra.
Hana poggiò nuovamente la testa sul suo petto finalmente più tranquillo…in fondo andava
bene anche così…andava bene anche senza sesso e senza i baci…gli bastava averlo accanto…
Poco dopo nel dormiveglia si ricordò del nastro…scese dal letto dimenticandosi di essere nudo
e arrossi all’istante…
“Come se non ti avessi mai visto nudo…” poi si voltò e prese in mano un paio di boxer
lanciandoglieli…”Dove vai?” aggiunse mentre il rossino li infilava ancora imbarazzato…era un
mistero comprendere che ragionamenti facesse quel ragazzo…
“A prendere una cosa…torno subito…” rispose l’altro uscendo dalla stanza e tornandovi
qualche minuto dopo con un registratore in mano…
“Questo l’ho trovato ieri mattina nella buca…”disse Hana sdraiandosi accanto a lui…
“Il registratore?” chiese Kaede perplesso.
“No baka…il nastro…il registratore l’ho comprato io…”
“Do’hao e spiegati bene…”
“Va bhe...lasciamo stare…ascolta…” disse Hana accendendo il registratore….
Capitolo 9
(Rumore di una porta che viene aperta)
- Salve Miyamazu... < Allora Kenji…come stanno le nostre ragazze? >
- Oh stupendamente… < E i guadagni? >
- Alti…-(Risata) – E’ stata davvero un’ottima idea quella di dare loro vitto e alloggio. –
< Bhe considerando le condizioni in cui vivono non ci costano nulla e tutto ciò che
guadagnano finisce nelle nostre tasche. >
(Risata) – Vivono quasi a pane e acqua… < Basta e avanza. L’importante è che siano in forma per battere. >
- Oh lo sono...e i clienti sono molto soddisfatti... < Bene…allora continuate così…a proposito…dove le avete sistemate? >
- Ha presente il vecchio palazzo abbandonato vicino al locale ‘Miroyuki’? –
< Si ma non mi sembra molto sicuro…se qualcuno nota il via vai continuo potrebbe informare
la polizia… >
- Così offende la mia intelligenza…entriamo dal retro…e comunque facciamo uso delle cantine
non del palazzo, che peraltro dista almeno un isolato dalla prima abitazione… < Ma non è comunque un posto sicuro…se una delle ragazze dovesse urlare attirerebbe
l’attenzione… >
- Oh ma se è questo il problema non urlano…non appena arrivate gli iniettiamo dosi di
sonnifero che potrebbero stendere un elefante…quando si svegliano sono talmente esauste che
a mala pena riusciamo a farle mangiare… < Mmm...faccia come meglio crede, ma ricordi che se succedesse qualcosa sarò io stesso a
presentarmi a casa sua…e non certo per una visita di cortesia… >
(Attimo di silenzio)
- Non ce ne sarà bisogno… < Lo spero…e ora vada…>
Hana seduto al fianco di Kaede sul letto spense il registratore. Poi si voltò verso di lui…
“Che ne pensi?” chiese osservando il moro che non aveva minimamente perso la sua
espressione indifferente…
“Penso che se continuano ad inviarti prove di questo tipo la Miyamazu ha ancora poco tempo
per fare i suoi porci comodi…”
“Come fai a rimanere sempre così tranquillo?”
“Nh…” fu la semplice risposta di Kaede, che in effetti nonostante l’apparenza non era per nulla
tranquillo…se per caso qualcuno avesse intercettato quel passaggio di prove erano morti.
Ma questo ad Hana preferì non dirlo per evitare allarmismi e lui, ingenuo quale era,
probabilmente nemmeno ci aveva pensato…
“Comunque mi sembra chiaro che l’informatore faccia parte dell’organizzazione…” disse Hana
distogliendolo dai suoi pensieri “E deve essere anche piuttosto vicino al capo se riesce ad
entrare nel suo studio e ad infilare registratori come se nulla fosse…”
“Nh…allora non sei idiota come credevo…” disse ironicamente Kaede passandogli un braccio
dietro alla schiena e attirandolo verso il proprio petto...
“Io sono un Tensai, baka kitsune…” disse imbronciato ma ricambiando l’abbraccio…
Il giorno seguente, venerdì per la precisione, tutto era tornato come prima….anzi meglio di
prima…
In palestra, con grande sollievo di tutti, Hana e Kaede avevano smesso di evitarsi e il clima teso
che aveva caratterizzato quegli ultimi giorni, era stato sostituito dalle solite frecciatine e
battibecchi che avevano sempre caratterizzato il loro rapporto….
Al termine degli allenamenti Kaede si lavò e si vestì velocemente per cercare la Turota e
chiudere quella faccenda prima che degenerasse ulteriormente…
La trovò in cortile con alcune sue amiche…si fermò di fronte a loro e poi disse che doveva
parlarle…
Si allontanarono abbastanza da non essere sentiti da nessuno ed Emi parlò…
“Allora?” chiese spazientita…
“Lo sai perché sono qui…” rispose l’altro con tono volutamente gelido.
“Non direi…”
“Smettila di giocare con me…”
“Te la prendi tanto solo perché ho leggermente pestato il tuo amore?”chiese con astio.
“Non sto con lei e tanto meno ne sono innamorato…”
“Si si come no…” disse la Turota per liquidare il discorso.
“Stupida…” sibilò Kaede con rabbia mal celata.
“Cosa?” si infervorò l’altra.
“Stupida…”
“Ma come ti permetti??”
“Sono gay…” risposta che suscitò l’ilarità di Emi…semplicemente non era possibile…era
andato a letto con lei…come poteva essere gay?
“A chi vuoi darla a bere con tutte le volte che sei venuto a letto con me?” rispose infatti.
“Si ma da ubriaco…” puntualizzò Kaede “Bastano le attenzioni giuste e focalizzare nella
propria mente la persona giusta…” spiegò il moro…
Ed Emi rimase letteralmente senza parole…il discorso aveva molto senso…
Approfittando di quel raro attimo di smarrimento della sua ex, Kaede continuò nella sua
spiegazione.
“A quanto ricordo non hai dimenticato l’unica volta in cui sono venuto a letto con te da
lucido…fai due più due, se la tua limitata intelligenza te lo permette, e vedrai che avrai tutto
chiaro…” disse sarcasticamente.
Emi nemmeno si accorse dell’offesa…la sua mente in quel momento era focalizzata solo su
una domanda che ben presto espresse…
“Vorresti dire che sei venuto a letto con me solo perché eri ubriaco?”
“Esatto…”
“Quindi tu sei innamorato di un…” e si bloccò senza riuscire ancora a capacitarsene…
“Dio!! Ma quanto sei scema? In che lingua te lo devo dire…sono gay…” rispose un ormai
esasperato Kaede…non era un concetto difficile da capire…
Lasciando Emi, che ancora cercava di connettere le informazioni ricevute, si voltò per
andarsene…poi si fermò…
“Ah…dimenticavo…” aggiunse con noncuranza “Tocca ancora una volta Ayako o un qualsiasi
membro del club di basket e giuro che non mi limiterò a parlare la prossima volta…”
“Non mi metteresti mai le mani addosso…”
Ed aveva pienamente ragione ma perché non farglielo credere?
Kaede si voltò verso di lei puntandole i suoi zaffiri blu dritto nell’anima…
“Tu dici?” chiese glaciale “Fossi in te non cercherei di scoprirlo…”
Poi si voltò e si diresse verso casa convinto che la Turota non avrebbe più fatto nulla, ma non
sapeva quanto si sbagliasse…
Hana, che aveva seguito Kaede anche se con molto ritardo, si allontanò appena in tempo per
non essere visto e si diresse in classe…
Non aveva sentito l’intero discorso ma era arrivato giusto in tempo per sentire il moro insultare
la Turota e la sua minaccia.
E quest’ultima cosa l’aveva reso dannatamente felice, perché per la prima volta Kaede aveva in
qualche modo ammesso che la squadra per lui era importante, e non solo per raggiungere il suo
obiettivo di diventare il migliore giocatore del Giappone, ma soprattutto perché li riteneva suoi
amici…in quella minaccia non aveva parlato solo di Ayako, ma si era premurato di far
riferimento a tutti, segno evidente che nonostante la freddezza e l’indifferenza che dimostrava
verso buona parte del club in qualche modo li reputava amici e per lui erano importanti…
Contento di questa nuova scoperta iniziò a lavorare di buona lena per poi tornare a casa…
Dopo cena Kaede si sdraiò sul divano, subito raggiunto dal rossino che si stese al suo fianco e
lo abbracciò lasciando piuttosto perplesso il moro.
“A che cosa devo questo slancio d’affetto?” gli chiese giocando con le ciocche corte dei capelli
del rosso.
“Ho sentito cosa hai detto alla Turota…” rispose l’altro facendo sussultare Kaede…
“Che cosa hai sentito?”
“Nulla…perché ti agiti?” chiese guardandolo negli occhi.
“…”
“Non ti devi vergognare se la squadra per te è importante…”
Kaede si rilassò a quelle parole stringendolo di più a sé…
“…alla fine non sei poi così indifferente come tutti credono…”
Il discorso venne interrotto dallo squillo del telefono e Hana seppur di malavoglia si alzò per
rispondere…
Poco dopo tornò in salotto sorridendo…
“Domani conoscerai i miei nonni…”
“Perché?”
“Vengono a trovarci…ripartiranno domenica mattina…”
“Nh…”
“Mi rimangio quello che ho detto…” rispose il rossino sdraiandosi di nuovo accanto a lui “Sei
una volpe glaciale…”
“Ah si?” rispose sorridendo maliziosamente e avventandosi sulle labbra del rosso
trasportandolo in un bacio che lo lasciò senza fiato…
“Allora chi sarebbe glaciale…”
“Tu…” rispose Hana sorridendo.
“Forse devo spiegartelo meglio…” aggiunse Kaede sedendosi a cavalcioni su di lui e
ricominciando a baciarlo dapprima dolcemente poi sempre più appassionatamente…
“Credo di aver capito…” disse Hana quando si staccarono per riprendere fiato…
Così Kaede ritornò nella posizione iniziale stringendo l’ ‘amico’ al proprio petto…
E quella notte si addormentarono su quel divano, uno accanto all’altro paghi del solo piacere di
poter stare tra le braccia dell’altro…
La mattina arrivò forse troppo velocemente e a svegliarli fu il suono del campanello…
Hana scattò in piedi e corse ad aprire prima che Kaede perdesse le staffe…
Una volta aperta la porta il rosso fu travolto dall’abbraccio della nonna…
“Ehi sono contento anche io di vederti ma mi stai soffocando…”
“Oh scusa tesoro…” disse allontanandosi e osservandolo...capelli spettinati, vestiti
stropicciati…insomma segni evidenti che il suo adorato nipotino si era appena svegliato e che
per di più aveva dormito vestito…
“Ti sei dato alla pazza gioia ieri sera?” chiese suo nonno poco più indietro…
Hana arrossì vistosamente…non che non fosse contento per la serata appena trascorsa, ma di
sicuro non si era dato alla pazza gioia…non come intendeva suo nonno almeno…
“Ciao nonno!!!” si limitò a dire stampandosi in viso il più bel sorriso che avesse per
mascherare l’imbarazzo… “Avete intenzione di stare qui sulla porta oppure entrate?”
E così dicendo li condusse in salotto, dove con estrema sorpresa dei nonni e esasperazione da
parte di Hana, Kaede dormiva ancora pacificamente…
“E’ il tuo amico?” chiese suo nonno perplesso.
“Ehm si…e conviene anche non svegliarlo bruscamente…”
“Perché?” chiese la donna.
“Di solito elargisce pugni…è un po’ suscettibile…comunque…ora copritevi le orecchie, io
scapperò per una ventina di minuti, tempo durante il quale avrete tempo per conoscerlo e io di
salvarmi la vita chiudendomi in bagno…”
I nonni, seppur perplessi, fecero come il nipote suggeriva e Hana svegliò Kaede con il solito
urlo dandosi poi alla fuga…
Il moro scattò a sedere guardandosi intorno freneticamente alla ricerca del suo amato
deficiente, che a quanto pareva aveva deciso di tornare agli urli per svegliarlo…
Mentre spostava lo sguardo da una parte all’altra del salotto si accorse di due figure
sconosciute che ridevano e capì anche perché il rossino l’avesse svegliato così bruscamente…
Si alzò e cercando di darsi una sistemata si avvicinò a loro per presentarsi…
“Kaede Rukawa…” disse porgendo una mano all’uomo, il quale si affrettò a stringerla.
“Ketami Sakuragi…”
“E io sono Ruriko…ma evitiamo queste formalità. Vieni che ti preparo la colazione…a
proposito avete dormito sul divano?” chiese la donna seguita dal marito e da Kaede che non
perse la sua inespressività nonostante la domanda..
“Si…eravamo stanchi e ci siamo addormentati sul divano…”
Poco dopo ricomparve Hana perfettamente sveglio e pulito…
“E a me la colazione non la prepari???” chiese imbronciato alla nonna.
“No…ti sembra il modo di svegliare una persona?”
“Ma nonna…non è colpa mia se prende a pugni chiunque osa ‘disturbare il suo sonno’…”
“Do’hao…” disse Kaede sorseggiando il suo caffè.
“Baka kistune…”
Il battibecco si protrasse per molto sotto gli sguardi inizialmente allibiti e poi divertiti dei nonni
di Hana che, dopo i primi scambi di battute, avevano capito che evidentemente quello era in
loro modo per rapportarsi.
Dopo la colazione anche Kaede si fece una doccia.
Qualche ora più tardi Hana si era chiuso in camera per studiare mentre Kaede era rimasto in
salotto con Ruriko e Ketami che riuscivano con difficoltà a farlo parlare.
“Credo che torneremo a casa più tranquilli…” disse Ruriko dopo un po’…il ragazzo si voltò
verso di lei…
“Vedi…” spiegò Ketami… “Siamo venuti qui per capire come stesse davvero ed
eventualmente riportarlo con noi…ma vedo che si è perfettamente ripreso…”
“Già…” rispose semplicemente Kaede.
“Eppure sono sorpresa…quando viveva con noi non ha mai parlato di te…o almeno non in
termini di amico…” disse la donna.
“Ed infatti non lo eravamo prima che tornasse…non nel senso comune del termine…”
“Comunque la tua vicinanza gli ha fatto davvero bene…” aggiunse Ketami “Non ti nascondo
che quando ha deciso di tornare eravamo piuttosto scettici all’idea…a quanto pare ci siamo
preoccupati inutilmente…”
“Non è merito mio…non solo almeno…qui ha tutti i suoi amici e il basket…” spiegò Kaede
prima che Hana li interrompesse con il suo arrivo.
“Bhe siete riusciti a far parlare il pronipote della mummia?” chiese seriamente guadagnandosi
un’occhiataccia parte di Kaede e le risate dei nonni.
La giornata trascorse serenamente e la sera calò inesorabile…
Dopo cena Hana spiegò come sistemarsi per la notte…
“Allora voi due dormirete in camera da letto e io Kaede nel divano-letto in salotto…”
Il moro si voltò verso l’amico un po’ perplesso, ma non disse nulla aspettando di infilarsi sotto
le coperte con Hana dopo che i nonni si erano congedati per la notte.
Una volta a letto abbracciò il rossino.
“Cosa aspettavi a dirmi che questo era un divano-letto?”
“Non ne ho avuto occasione…” rispose Hana stringendosi a lui.
“Ah no? E quando abbiamo fatto l’amore e ieri sera?”
“E va bene Kae…mi ero dimenticato…” ripose arrossendo.
“Sei proprio un Do’hao…” disse con tono dolce e divertito baciandolo dolcemente.
Hana si allontanò guardando verso le scale…
“Kae…e se i nonni scendono…” lo riprese scostandosi da lui…Kaede sbuffò esasperato
ammettendo che non aveva comunque tutti i torti.
Quindi si risolse ad allungare una mano e prendere quella del rossino intrecciando le loro dita.
“Notte Hana…”
“Notte Kae…”
E quelle mani si cercarono inconsciamente per tutta la notte, così che la mattina le trovò ancora
unite sopra al copriletto, forse un po’ troppo in bella vista…
E a Ruriko, scesa di buon ora per preparare la colazione, quel particolare non sfuggì.
Si fermò ad osservarli…addormentati voltati l’uno verso l’altro e uniti dal quel semplice gesto,
che rivelava un grande affetto…e da donna intuitiva quale era riuscì anche a leggere tra le righe
qualcosa di più profondo.
Ma anche fosse stato realmente così, e ne era certa, chi era lei per giudicarli?
La risposta era evidente…nessuno…
Di fronte a quella scena assunse anche un senso la mattina precedente e il fatto che si fossero
addormentati sul divano completamente vestiti…
Sorrise e si avvicinò loro scostando il copriletto e coprendo quelle mani…in fondo non sapeva
come il marito avrebbe preso una cosa del genere, e lei era una strenua sostenitrice della teoria:
meglio prevenire che curare.
E inoltre non voleva che Hanamichi, dopo aver appena ritrovato il sorriso e buona parte del suo
carattere solare, li perdesse nuovamente solo per colpa loro…perché era chiaro come il sole
anche a lei quel ragazzo taciturno e scontroso fosse il solo responsabile della sua ripresa…
Sicuramente non poteva dire di essere contenta della situazione, avrebbe desiderato suo nipote
sposato con dei figli…ma sapeva che quello era solo egoismo e da brava nonna quale era
voleva solo la felicità di Hanamichi, che a quanto poteva intuire l’aveva trovata in quel ragazzo
così diverso da essere la sua antitesi.
Così Ruriko si diresse in cucina per preparare la colazione facendo un po’ più rumore del
necessario per far sì che fossero i ragazzi a svegliarsi da soli.
E quando notò il movimento di Hana tornò in camera per lasciarli un po’ da soli…
Il rossino aprì gli occhi giusto in tempo per vedere sua nonna salire le scale.
Si voltò verso Kaede osservandolo nel sonno e stringendo maggiormente la presa sulla sua
mano…
E rifletteva Hana…rifletteva sul calore che quella semplice stretta generava all’altezza del
cuore…calore che nasceva da un sentimento più profondo della semplice amicizia a cui non
sapeva o forse ancora non voleva dare un nome…quel sentimento che nonostante tutto lo
faceva sentire completo e felice come non credeva di poter più essere…
Sorrise e accarezzò dolcemente i capelli del moro per svegliarlo…
E Kaede lentamente emerse dalle maglie del sonno aprendo i suoi grandi occhi blu per
specchiarsi in polle castane talmente chiare da sembrare dorate…
“Giorno Kae…”
“Giorno Hana” sussurrò il moro avvicinandosi al suo volto e depositando un lieve bacio sulle
labbra del rossino…rimasero lì sdraiati nel letto senza una sola parola guardandosi negli occhi,
beandosi di quella semplice vicinanza fino a quando la nonna di Hana scese le scale e li
costrinse ad alzarsi…
Qualche ora dopo i nonni di Hana partirono…
Il tempo rimanente di quella giornata lo passarono sui libri di scuola in vista di un compito in
classe del giorno dopo…non che ne avessero particolare voglia, ma Hana non poteva prendere
insufficienze e Kaede aveva preferito approfittare della situazione per studiare qualcosa,
soprattutto perché riteneva che sarebbe stato poco gentile, nei confronti del rosso, andare ad
allenarsi al campetto quando lui era costretto in casa…cosa sicuramente strana dato l’egoismo
che aveva sempre caratterizzato il moro, ma Kaede ormai aveva capito una cosa: quando c’era
in ballo Hana era capace di fare qualsiasi cosa, forse persino trovare un metodo per portargli la
luna nel caso in cui l’avesse chiesta…e in quel momento Kaede si chiese per quanto avrebbe
resistito senza dirgli che lo amava…ma forse davvero bastava stargli accanto…tutto ciò che
aveva fatto fino a quel momento era dettato per buona parte dall’egoismo, forse era il momento
di cambiare…e in fondo sapeva che Hana non stava giocando, altrimenti tutte quelle attenzioni
che gli riservava non avrebbero avuto alcun senso, né ne avrebbe avuta la mezza scenata di
gelosia a causa della Turota…forse doveva davvero armarsi di tutta la pazienza che non
possedeva e aspettare che Hana capisse quello a cui lui era già arrivato…
E poi si sa che Kaede Rukawa non era tipo da seghe mentali…avevano tempo e per ora andava
bene così…e se un giorno avesse dovuto diventare una situazione insostenibile si sarebbe posto
il problema…
Ora si accontentava di quel rapporto non ben definito…non erano amici e non stavano
insieme…ma perché poi questa fissa degli umani di dare un nome alle cose?
Kaede, ormai stanco di pensare, liquidò il tutto con una semplice scrollata di spalle…non aveva
alcuna fretta…
E il giorno seguente arrivò…Hana si svegliò molto presto per incontrare Anzai in palestra in
vista degli allenamenti supplementari nei tiri da tre…
Si preparò, programmò la sveglia per Kaede, sperando che non la spaccasse in un eccesso di
rabbia, ed uscì di casa.
Alle sei in punto era in palestra con Anzai.
“Allora Hanamichi…tu tecnicamente sai come realizzare i tiri liberi…ora però la situazione è
diversa…tu devi diventare un cecchino come lo era Mitsui, magari non proprio al suo livello,
ma comunque devi raggiungere un’alta percentuale di tiri riusciti…”
Hana annuì.
“Bene…la mia idea è questa: in questa settimana farai 100 tiri al giorno …ovviamente nelle
due ore di allenamento supplementare a cui ti sei volontariamente sottoposto…sei sicuro di
volerlo fare?”
“Si non mi importa della stanchezza che sentirò…ho preso una decisione e non mollerò…”
“Ok…allora in quest’ora devi fare 50 tiri. Io terrò il conto come ha fatto Haruko l’anno
scorso…”
E così ebbero inizio gli allenamenti…
Capitolo 10
E gli allenamenti procedettero tra un canestro e un tiro sbagliato, ma Hana non si perdeva mai
d’animo.
Anzai lo osservava segnando su un notes i canestri riusciti e quelli falliti, nonostante i tiri liberi
non fossero il suo forte manteneva una buona media.
E ciò che rendeva orgoglioso l’allenatore era proprio la sua voglia di imparare, perché sapeva
benissimo che Sakuragi conosceva i suoi limiti nonostante le sue proclamazioni, e lo
testimoniava il fatto che quando c’era da allenarsi anche il doppio degli altri non si tirava mai
indietro.
Quel ragazzo era una forza della natura e possedeva un grande talento seppure ancora da
sviluppare.
Anzai seguiva Hanamichi ormai da un anno, i suoi progressi avevano del miracoloso e
sicuramente la sua testardaggine gli avrebbe permesso di diventare entro la fine del liceo un
giocatore completo.
A cinque minuti dalla fine dell’ora a loro disposizione il mister dichiarò conclusi gli
allenamenti mattutini. Poi osservò la tabella…35 tiri riusciti su 50.
Bhe non male come inizio…sorrise e lo disse ad Hana che tuttavia sembrava abbastanza
contrariato.
“Anche se non ti sembra è un buon risultato…”si affrettò a chiarire il coach.
“A me non sembra”Anzai sorrise.
“Oh oh oh…calma ragazzo calma…fidati di me, entro la fine della settimana li centrerai tutti.”
“Certo, sono un genio!” si gasò Hanamichi.
“Comunque per quanto vorrei non posso seguirti anche il pomeriggio, il mio medico è stato
chiaro. Non posso fare troppi sforzi…”
“Ma non posso continuarli da solo…”
“No, infatti.” sorrise con aria sorniona il coach.
“E allora?” chiese sempre più confuso Hana.
“Oh oh oh…vedrai oggi pomeriggio…chiudi tu la palestra.” e si voltò andando via.
Il rossino rimase in mezzo al campo piuttosto perplesso.
Ogni tanto gli veniva il dubbio che l’allenatore non avesse tutte le rotelle a posto.
Bha…glissò sull’argomento e dopo una doccia corse in aula per le solite mansioni.
Durante la prima ora di lezione era quasi sul punto di addormentarsi.
No, pensò…non aveva avuto per niente una buona idea. Cosa gli era saltato in mente di
prendersi quell’onere?
Non era stata una grande idea considerando tutto il resto.
Si alzava un’ora prima del necessario per allenarsi in palestra, correre in classe e poi le lezioni,
durante le quali non poteva assolutamente addormentarsi.
Era il primo giorno ma la stanchezza si faceva già sentire e la giornata non era ancora finita…
E chissà per quanto avrebbe dovuto sostenere quel ritmo…
Sospirò sbirciando con un occhio la lavagna piena di numeri e parentesi, insomma come
leggere l’arabo….
Copiò qualcosa sul suo quaderno pensando di chiedere poi aiuto a Kaede.
Almeno lui qualcosina in quella dannata materia lo capiva.
Sospirò frustrato…quella mattina non aveva avuto tempo di scambiarci nemmeno due parole e
con buona probabilità non l’avrebbe visto fino al pomeriggio.
La mattinata fu più estenuante del previsto. Oltre all’andirivieni di insegnanti e materie che si
succedevano con il passare delle ore, ad ogni cambio d’ora i suoi compagni esplodevano in
commenti e pettegolezzi sul presidente del consiglio studentesco.
Non che Hana normalmente prestasse attenzione ai pettegolezzi, ma gli sembrava quantomeno
strano che proprio Hito Moroi creasse tutto quello scompiglio.
Insomma era un ragazzo del terzo anno, con una buonissima media scolastica e una condotta
ancor più impeccabile e ora addirittura si vociferava che fosse coinvolto in un giro di droga…e
l’assenza dell’oggetto di quei pettegolezzi non faceva che aumentare la sua curiosità.
La risposta a tutti i quesiti gli arrivò all’ora di pranzo quando, salito in terrazza per sfuggire a
tutte le chiacchiere e le ipotesi più o meno probabili su Hito Moroi, incontrò il suo migliore
amico seduto con la schiena appoggiata alla rete di recinzione e giornale alla mano.
Si sedette al suo fianco salutandolo.
“Hai sentito di Hito Moroi?” chiese Yohei.
“Bhe a dire la verità non è che ci abbia capito molto…”
Yohei si limitò a porgergli il giornale in un muto invito a leggere.
Assassinato studente dello Shohoku
Hito Moroi, 17 anni, presidente del consiglio studentesco del liceo Shohoku,
è stato trovato morto in un vicolo del quartiere nei pressi della sua abitazione.
Il suo assassinio risulta tuttora immotivato.
Il ragazzo non aveva né precedenti penali, né problemi con il gruppo da lui frequentato.
Gli investigatori hanno interrogato a lungo parenti e amici senza tuttavia poter trovare un
movente.
L’unica cosa certa e sottolineata da tutti gli interrogati, è che da circa una settimana il
ragazzo sembrava comportarsi in maniera strana.
Parlava poco, non usciva e si chiudeva in camera non appena tornato da scuola.
“Sembrava spaventato da qualcosa,” dice un suo amico “si guardava sempre intorno, come se
temesse che qualcuno lo stesse seguendo”.
In realtà, seppur condivisa dagli investigatori, questa ipotesi non ha trovato alcun riscontro
reale.
Il caso sarà probabilmente chiuso lasciando irrisolto un grande giallo.
Hanamichi alzò gli occhi dal giornale con uno strano senso d’inquietudine.
“Mi sembra strano che qualcuno volesse la sua morte…”disse Yohei.
“Già…”
Ma il rossino non continuò il discorso, quell’argomento lo stava decisamente preoccupando e
aveva come l’impressione che in qualche modo centrasse la Miyamazu.
Ma poi si disse che stava diventando paranoico…
Guardò l’orologio e quasi gli venne un colpo…si alzò imprecando e correndo in palestra per gli
allenamenti.
Di fronte alla palestra tuttavia andò a sbattere contro qualcuno.
Risultato: una bella zuccata e conseguente caduta a terra dovuta all’urto.
“Ma porca puttana…” sbraitò Hana tenendosi la testa con una mano…miseria se faceva
male…e lui di testate era abituato a darne… “guarda dove vai razza di…” continuò alzando lo
sguardo e lasciando la frase a metà.
“Do’hao…” bhe si, era sicuramente in quel modo che avrebbe concluso la frase, peccato che
era stato lui a prendersi dell’idiota.
Kaede seduto di fronte a lui, con una mano sulla fronte dolorante, lo guardò un attimo e poi si
alzò in piedi tendendogli una mano.
Hana l’afferrò e si tirò su con un sorriso dolcissimo…
“Ciao kitsune…”
Rukawa non rispose…rimasero a fissarsi negli occhi dimentichi di tutto quello che li
circondava.
I loro visi che si avvicinavano inesorabilmente...
“Rukawa! Hanamichi! Cos’è l’armistizio è già finito?” intervenne Miyaghi mettendosi in
mezzo ai due.
Li aveva visti da lontano avvicinarsi e aveva temuto che ricominciassero a picchiarsi come loro
solito.
Kaede e Hana si accorsero solo in quel momento di quello che stavano per fare…bel casino se
qualcuno li avesse visti.
Oddio…Kaede era convinto che almeno la squadra non avrebbe avuto nulla da ridire, ma non
amava comunque sbandierare ai quattro venti la propria vita privata…quindi…
Comunque il tutto si risolse con una scrollata di spalle e l’inizio degli allenamenti.
Quando Hana vide Kaede uscire dagli spogliatoi per tornare a casa sbuffò sonoramente.
Non una parola in quella giornata…salvo il Do’hao dopo la caduta…
Rimase da solo in palestra, seduto su una panchina, aspettando chi l’avrebbe allenato nei tiri da
tre…
“Ehi mezza sega!”
Il rossino si voltò verso l’ingresso della palestra trovandosi di fronte niente meno che Hisashi
Mitsui.
“Che ci fai qui?” gli chiese.
“Sbaglio o hai degli allenamenti da portare a termine?”
Ed Hana capì il perché della presenza dell’ex numero quattordici dello Shohoku.
Bisognava dire che Anzai quando organizzava qualcosa lo faceva per bene.
Essere allenato dal numero uno dei tiri da tre…
“Bhe allora ti muovi?” chiese Hisashi vicino alla linea dei tre punti dopo essersi cambiato le
scarpe.
Hana lo raggiunse prendendo la palla che l’amico gli lanciava ed iniziando i suoi tiri, seguito
passo dopo passo da Mitsui che gli spiegava dove sbagliava quando non centrava il canestro.
E tra un tiro ed un altro i due iniziarono a chiacchierare.
“Come va l’università?” gli chiese Hana.
“Bha, meglio non parlarne…è un mezzo come un altro per giocare, il resto non mi importa”
“Eh già…sai che novità…”
“Perché questa idea dei tiri da tre?” chiese ad un certo punto Hisashi.
“In realtà all’inizio per tenere la mente occupata…io e Kaede praticamente non parlavamo più
o litigavamo…poi c’è stato quel casino con la Turota…” concluse Hana con stizza sbagliando
clamorosamente un tiro.
“Mezza sega fai attenzione alle braccia…” lo redarguì Mitsui.
Hana annuì e ricominciò a tirare.
“Come vanno adesso le cose con lui?”
Il rossino sorrise senza rispondere e la cosa bastò per far capire a Mitsui che andava tutto bene,
anche se non sapeva in che termini.
“Hai capito cosa provi per lui?” continuò Hisashi.
“Bhe no…cioè non lo so…è complicato, sto bene con lui ma non riesco a dare un nome a tutto
questo…e poi viviamo insieme…”
Mitsui lo fissò sbigottito e intervenne.
“Cosa e da quando?”
Ops… Hana si morse la lingua, aveva parlato troppo come al solito, tuttavia seppur
imbarazzato rispose.
“Da quando sono tornato…”
“Ah ecco. Tranquillo lo terrò per me. Comunque adesso si spiega il vostro avvicinamento…e
pensare che fino all’anno scorso se vi lasciavamo soli in una stanza correvamo il rischio di
ritrovarvi morti.”
“Le persone cambiano…” disse Hana lanciando l’ennesimo tiro che entrò senza un rumore
nella retina. “E io dopo la morte di mia madre sono maturato…è normale no? Infondo è
successo anche a te e anche Kaede non è più il solito ghiacciolo…”
“Già e il merito è soprattutto vostro, ma Rukawa non è mai stato un ghiacciolo, almeno non
con te…”
La palla colpì il ferro con un tonfo…
In fondo Mitsui non aveva tutti i torti…
“Lo so, altrimenti non giocherebbe come gioca…”
“Ecco, adesso proprio non ti riconosco…”
“Andiamo non sono cieco, ho sempre saputo che Kaede era più bravo di me, solo non volevo
ammetterlo…e poi merda con sta storia dei tiri liberi oggi non sono ancora riuscito a parlare
con lui…”
Hisashi sorrise…
“Tanto vivete insieme no?! Lo vedrai stasera e ora smettila di fare i complimenti al tuo peggior
nemico…”
Hana sorrise prendendo la palla e girandosela tra le mani…
Il suo peggior nemico eh?
Mai definizione fu più sbagliata di quella.
Mezzora dopo tra una chiacchiera ed un’altra l’allenamento terminò…risultato: 37 tiri su 50.
Quasi come la mattina.
Va bhe, in quel momento non gli interessava molto.
Salutò Mitsui e si lavò velocemente correndo in classe per finire il prima possibile…
Si…decisamente una pessima idea la sua…sarebbe morto entro la fine della settimana…
Ma il rossino non sapeva che mentre lui strisciava da una parte all’altra dell’aula per mettere in
ordine, il signor Anzai stava parlando con il preside proprio della sua punizione.
“Crede che sia necessario continuare a fargliela scontare?” chiese il mister della squadra dopo
avergli spiegato la situazione.
“In teoria si. Se concedo sconti a lui dovrò farlo anche con gli altri…” rispose il preside.
“Però…”aggiunse subito dopo “…ufficialmente potrei modificare la punizione diciamo con un
allenamento intensivo di basket e la pulizia della palestra…” Anzai sorrise.
“…che sono convinto continuerà ad essere effettuata dalla squadra come è sempre stato…”
sorrise anche Kyo Ritsui “Ne parlerò con lui tra qualche giorno…prima voglio vedere se
davvero è troppo faticoso, poi deciderò…”
Nel frattempo Hanamichi stava correndo verso casa.
Con che forza raggiunse il cancello di casa sua fu un mistero, ma ci riuscì probabilmente
guidato dal desiderio di trascorrere un po’ di tempo con Kaede dopo quella giornata estenuante.
E quando aprì il cancello trovandosi davanti il moro con un sacco di immondizia in mano si
fermò a guardarlo…poi fece pochi passi raggiungendolo…
Una volta di fronte a lui gli passo le braccia intorno al collo e poggiò le labbra sulle sue…
Kaede sgranò gli occhi stupito, non si aspettava di certo quel comportamento, ma dopo un
attimo di esitazione lasciò cadere a terra il sacco dell’immondizia e lo abbracciò
approfondendo il bacio.
Dopo alcuni istanti si allontanarono leggermente rimanendo abbracciati…
“Kitsune…fanculo agli allenamenti…un’altra giornata come questa e mi ammazzo…”
“Sentito la mia mancanza Do’hao?” chiese ironicamente Kaede…ma la risposta che gli arrivò
non fu di certo quella che si aspettava…
“Si…” disse il rosso affondando il volto nell’incavo del collo del compagno.
Kaede sorrise internamente e lo strinse maggiormente a sé.
Una volta dentro casa cenarono parlando di Hito Moroi e poi si stesero sul divano.
Kaede sdraiato, appoggiato su un bracciolo e Hana di schiena sul petto del moro.
Rimasero in silenzio per un po’, crogiolandosi nel calore dell’altro.
Rukawa non era tipo da esprimere a parole ciò che provava, ma i suoi gesti significavano più di
mille parole, almeno per Hana.
Anche a Kaede era pesata la situazione venuta a crearsi quel giorno, il rossino gli era mancato
davvero e in quel momento non vedeva altro modo per farglielo capire che stare lì a coccolarlo,
passandogli una mano tra e capelli e stringendolo a sé con l’altro braccio.
“Come sono andati gli allenamenti?” chiese dopo un po’ il moro sottovoce per non spezzare
l’equilibrio che si era creato in quei minuti.
“35 tiri su 50 stamattina e 37 oggi pomeriggio…” rispose il rosso altrettanto sottovoce
continuando a tenere gli occhi chiusi per godersi meglio le carezze del compagno.
“Nh…non è male…”
“Anzai il pomeriggio non può seguirmi e sai chi mi allena?”
“Mitsui?” Hana si voltò verso di lui alquanto perplesso.
“Bhe mi sembra ovvio…” continuò il moro “…e comunque tu non molli proprio nulla…”
“Ma Kae…”
“Niente ma. Ti sei preso un impegno e lo porterai a termine…”
“E’stancante…e in più non riesco a vederti per l’intera giornata…”
Kaede si avvicinò alle sue labbra e lo baciò dolcemente.
“Mi fermerò a scuola con te…”
“Davvero?”
“Si…”
E si avvicinò di nuovo alle labbra di Hana che non aveva fatto altro che sognare durante
l’intera giornata…
La mattina seguente Hana si svegliò tra le braccia di Kaede…
Si fermò ad osservare il suo volto così vicino al suo e lo baciò svegliandolo.
Un’ora dopo erano in palestra, e mentre Hana eseguiva i suoi tiri insieme ad Anzai, Kaede
svolgeva un allenamento in più che non gli sarebbe servito.
Ma era un modo come un altro per averlo accanto, almeno in questo modo riuscivano a parlare
un po’…
Al termine dell’allenamento mattutino Hana aveva fatto 40 canestri, Anzai si disse soddisfatto
e poi aggiunse che se entro la fine della settimana fosse riuscito a farli tutti e 50, dalla
settimana successiva avrebbero aggiunto una marcatura.
“Come una marcatura?” chiese il rossino perplesso
“Bhe in partita non crederai di avere la vita così facile, devi imparare a centrare il canestro
anche se ostacolato…” rispose l’allenatore e Hana sembrò illuminarsi.
“E può farlo Kaede?” chiese facendo voltare l’interessato che stava seguendo il discorso
tirando a canestro.
“Oh oh oh…certo se lui è d’accordo…”
Il rossino si voltò per chiamare Kaede e se lo ritrovò al suo fianco…
“Lo farò…” disse semplicemente dirigendosi poi verso gli spogliatoi…
In fondo ci aveva pensato anche lui…perché non unire l’utile al dilettevole?
Quella fu una giornata abbastanza tranquilla…solite sei ore di lezione, qualche interrogazione e
gli scleri dei professori…insomma una giornata come tante.
Almeno fino agli allenamenti pomeridiani…
Della serie la calma prima della tempesta.
Quel giorno era tornata in palestra anche Ayako, seppur costretta ad usare le stampelle…e il
suo umore non era comunque dei migliori…
Il dolore alla gamba doveva essere abbastanza forte, perché non appena qualcuno faceva un
errore iniziava a sbraitargli dietro sotto lo sguardo allibito di Hana, Kaede e Ryota…
Ma quella era davvero Ayako?
Va bene che non era mai stato tanto tenera, però nemmeno così rigida…
Il risultato alle sue sfuriate fu un’insolita calma da parte dell’intera squadra soprattutto delle
matricole, che se di solito facevano bordello, quel giorno avevano capito che era meglio stare
tranquilli.
Ayako se ne stava seduta in panchina con un diavolo per capello, aspettando di poter sfogare la
frustrazione su qualcuno, quando si accorse di chi era appena entrato in palestra…
Emi Turota se ne stava appoggiata allo stipite della porta con un ghigno che non prometteva
nulla di buono.
Ayako si stava alzando, pronta a tirargli in testa le stampelle, quando anche gli altri si accorsero
della sua presenza.
“Che diavolo ci fai tu qui?” chiese Ryota con rabbia mal celata.
“Perché così arrabbiato bonsai? Dovresti essermi grata, sono qui per darti un’informazione
importante.”
“Ma va? Pensavo fossi qui per pestare qualcun altro…” gli rispose Hana con astio.
La Turota sorrise malignamente senza rispondere alla provocazione.
Kaede non la voleva? E lei l’avrebbe rovinato…
“Sapete che loro due vivono insieme?” chiese con falsa indifferenza indicando il rossino e
Kaede, che inarcò un sopracciglio perplesso.
Come faceva a saperlo? E soprattutto dove voleva andare a parare?
Lanciò un’occhiata ad Hana che stringeva i pugni preoccupato…
“E perché dovremmo crederti visto quello che hai fatto?” chiese il playmaker.
“Perché è la verità…li ho visti baciarsi di fronte a casa di Sakuragi…”
Hana chiuse gli occhi ormai completamente in balia degli eventi…lo avrebbero buttato fuori
dalla squadra, ne era sicuro, e cosa ancor peggiore avrebbe attirato su di sé gli sguardi schifati
dei suoi compagni.
“Cosa?” chiese Ryota allibito voltandosi verso Hana “E’ vero? State insieme?”
Il rossino aprì gli occhi.
“Bhe non è che stiamo proprio insieme…” rispose con imbarazzo e fierezza allo stesso tempo.
La Turota sorrise maligna gioendo dello sguardo furioso del capitano della squadra di basket.
Ce l’aveva fatta…aveva pedinato Kaede per giorni fino a casa del rosso e considerando quello
che le aveva detto il moro aveva impiegato poco per capire che c’era qualcosa tra i due.
Quindi si era limitata ad aspettare che facessero un passo falso…e questo era accaduto il giorno
prima, quando incuranti di tutto si erano baciati nel giardino di casa…
Kaede la osservò un attimo e sorrise interiormente…stupida come sempre…
“E che diavolo aspettavate a dircelo?” chiese Ryota ad Hana…ma non sembrava schifato,
semplicemente deluso per non averlo saputo…
Il rossino non rispose…
“Siamo amici o no? Perché non me l’hai detto?” continuò ed allora Hana alzò lo sguardo su di
lui più rilassato…
La Turota dal canto suo era completamente spiazzata…gli occhi sgranati ad osservare il
capitano della squadra che, dopo aver cazziato per bene l’amico, aveva iniziato a sghignazzare
insieme ad Hana.
Ayako si alzò e passandole di fianco la guardò ferocemente per poi allontanarsi e andare anche
lei a congratularsi con il rossino…
Kaede, che era rimasto impassibile ad osservare l’intera scena, le si avvicinò.
“Cosa credevi di fare?” le chiese glaciale.
“Io…”
“Sparisci…” terminò il discorso Kaede con un sibilo gelido che attirò lo sguardo dei suoi
compagni di squadra…
E la Turota corse fuori dalla palestra per l’ultima volta…
Kaede si voltò incrociando lo sguardo felice di Hana…
Bhe, tutto sommato quella stupida aveva fatto qualcosa di buono, ora almeno non avrebbero
più dovuto nascondersi e anche il rossino sembrava più rilassato.
Qualche ora più tardi Hana era in palestra con Mitsui e mentre centrava un canestro dietro
l’altro gli raccontò l’accaduto…
“Ah ah ah…credeva davvero di rovinarvi raccontando quello che aveva visto?!”
“A quanto pare…in realtà lo credevo anche io…” rispose il rossino infilando l’ultimo canestro
della giornata…
50…ne aveva centrati 50…
Assurdo…
Anche Mitsui era stupito…
“Bhe che ti è preso di colpo?” chiese all’amico riferendosi ai canestri effettuati.
“Che ne so...sarà che Anzai mi ha detto che se entro la fine della settimana li avessi centrati
tutti avrebbe aggiunto una marcatura…”
“E fammi indovinare…la marcatura è Rukawa?” chiese malizioso
Hana si limitò ad arrossire…
“Ah bhe…a te basta solo la motivazione giusta eh?” continuò imperterrito…
“Oh va al diavolo Mitsui…” rispose il rosso fiondandosi nelle docce per evitare domande
piccanti che sapeva sarebbero arrivate di lì a poco…
“Che gli hai detto?” chiese Kaede, rimasto il palestra come promesso, avvicinandosi a Mitsui.
“Io? Nulla…è lui che si imbarazza senza motivo…” rispose angelico.
Kaede gli schioccò un’occhiataccia dirigendosi verso gli spogliatoi, poi si fermò.
“Comunque grazie…” sussurrò riprendendo a camminare.
Hisashi rimase mezzo sconvolto in mezzo al campo con la mascella che toccava terra.
Kaede Rukawa l’aveva ringraziato?
Impossibile…
Bhe in fondo era vero che stava cambiando anche lui…Hana lo stava cambiando.
Fino all’anno prima non si sarebbe mai sognato di ringraziare qualcuno, né tanto meno di
parlare delle sue preoccupazioni…con lui poi…
Hisashi si riprese dallo stupore e sorrise…
“Di nulla amico…” mormorò uscendo dalla palestra.
Kaede aspettò che Hana terminasse le sue mansioni ed insieme si diressero verso casa.
Quando arrivarono il rossino aprì la buca delle lettere ed estrasse un nastro…
Lo strinse tra le mani tremanti, come se in qualche modo sapesse già di cosa si trattava…
Kaede lo prese per mano e lo condusse in casa.
Dopo cena Hana era seduto sul divano con il registratore in mano…
Aveva tentato di smorzare un po’ la tensione parlando della Turota e dei suoi allenamenti, ma a
nulla era valso il suo tentativo.
Kaede lo raggiunse sedendosi al suo fianco.
Gli sfilò il registratore di mano e premette il play.
< Hai scoperto qualcosa su quel ragazzo? >
- Si. Si chiama Hito Moroi, ha diciassette anni e frequenta il terzo anno al liceo Shohoku. Abita
in XXX –
< Bene, fallo eliminare. >
- Ma è proprio necessario? –
< Si, ci ha visti in faccia mentre compivamo un omicidio. E’ pericoloso, troppo. >
- Bene, me ne occupo io. A proposito è poi riuscito a farsi pagare la droga dall’uomo che ha
ucciso? < (Risata) Certo. Gli ho promesso la libertà in cambio del denaro che mi doveva e lui ha
pagato, ma non solo con i soldi…(risata) >
- Capisco. Bene ora con il suo permesso vado a risolvere la questione. Kaede spense il registratore e guardò Hana preoccupato.
Tutta quella situazione stava diventando pesante e ad ogni prova più pericolosa, ed ora era
certo che anche il rossino se ne fosse reso conto…
“Hana…” lo chiamò dolcemente prendendogli una mano tra le sue.
Sakuragi si alzò di scatto.
“Basta! Ora basta…non ne posso più…non voglio più sapere nulla…” urlò in preda al panico..
Kaede si alzò e tentò di abbracciarlo per calmarlo ma il rossino si divincolò…
“Ti rendi conto di quello che fanno? Dio! Io non voglio finire come Hito Moroi…se
l’informatore fa’ un solo errore siamo morti cazzo…te ne rendi conto??”
Kaede sospirò e si avvicinò nuovamente a lui, poggiando la fronte sulla sua…
“Hana guardami…” gli disse prendendo il suo viso tra le mani… “Non succederà nulla ok? Chi
sta facendo tutto questo non è uno sprovveduto e sicuramente non rischierà la sua vita
inutilmente…”
“Io sono stanco Kaede…” rispose Hana calmandosi e poggiando la testa sulla sua
spalla…Kaede lo abbracciò dolcemente… “Credevo di voler scoprire ciò che è successo
davvero a mia madre e lo voglio ancora, ma non a costo della mia vita…della tua…e poi tutto
questo nemmeno riguarda mia madre…”
“Che tu lo voglia o meno, queste prove continueranno ad arrivare…” disse accarezzandogli la
testa. “Sei libero di farle sparire tutte mano a mano, ma la situazione non cambierà e il rischio
di essere scoperti rimarrà…”
“Mi hanno incastrato…” disse afflitto il rossino.
“In un certo senso si…ma fidati Hana, per questa persona è fondamentale che tu rimanga in
vita, altrimenti dovrebbe scoprirsi per fare arrestare la Miyamazu…”
“Forse hai ragione…”
“Io ho sempre ragione Do’hao…”
“Baka…” rispose Hana con un sorriso che tranquillizzò Kaede…
Due giorni più tardi Hana dopo aver svolto i suoi allenamenti mattutini in compagnia di Kaede,
stava per dirigersi in classe, quando il preside lo fermò nel cortile della scuola…
“Buongiorno..” lo salutò Kyo Ritsui.
“Salve…deve parlarmi?” chiese Hana cortesemente.
“Si…volevo sapere come procedono gli allenamenti con i tiri liberi…”
Hana sorrise “Benissimo…riesco a centrarli tutti ormai…”
“Ne sono felice…ma non sei stanco?” chiese preoccupato.
“Si un po’…non è facile stare dietro a tutto, ma non mollerò gli allenamenti per un po’ di
stanchezza…” rispose sicuro.
“Sai, credo che potresti lasciar perdere le mansioni…”
“Ma…” rispose il rossino stupito…
“Diciamo che al posto di quelle farai degli allenamenti extra con il mister e pulirai la palestra,
ma ovviamente non lo farai se non quando sarà il tuo turno…” disse sorridendo il preside.
Hana sgranò gli occhi tra il perplesso e l’incredulo. “Davvero?”
Kyo Ritsui annuì e il rossino gli gettò le braccia intorno al collo ringraziandolo, troppo felice
per notizia.
Tutto quello avrebbe significato alzarsi più tardi e aver più tempo libero da passare
possibilmente con Kaede…era al settimo cielo, ma quando si rese conto di ciò che stava
facendo si allontanò dal preside scusandosi…
“Oh non importa ragazzo…comunque considera conclusa la punizione già da ora, ma attento ai
voti…” Concluse voltandosi e tornado nell’edificio scolastico.
Quel ragazzo gli era simpatico e in fondo uno strappo alle regole poteva anche farlo no?
Hana invece tornò in palestra dove aveva lasciato Kaede ad allenarsi e gli spiegò la situazione,
mentre il moro apparentemente indifferente a tutto continuava a tirare a canestro…
“Kitsune mi hai sentito?” urlò il rossino esasperato non ottenendo l’attenzione che avrebbe
sperato di ricevere.
“Non urlare Do’hao…ti ho sentito…” rispose voltandosi verso di lui.
“Bhe vedo che la cosa ti lascia totalmente indifferente…” disse il rosso voltandosi infastidito.
“Do’hao…” sussurrò Rukawa afferrandolo per il polso.
Lo costrinse a girarsi e poi continuò il suo discorso.
“Stavo solo pensando a come passare il tempo in più che avremo a disposizione…” gli disse
con sguardo malizioso avvicinandosi alla sue labbra…
Hana sorrise… “Mh…e quali idee avresti?” chiese allacciandogli le braccia al collo.
Kaede sorrise e lo strinse a sé poggiando le labbra sulle sue…
Decisamente non male come idea, pensava Hana lasciandosi andare alle sensazioni che quel
bacio gli stava provocando…
Stava bene con Kaede, ogni secondo passato con lui si sentiva rinascere…
Era il solo capace di tranquillizzarlo con la sua sola presenza…
E con lui, tutto quello che stava accadendo e lo preoccupava andava piano piano sfumando…
Certo la situazione non cambiava, ma averlo accanto spesso gli faceva dimenticare
momentaneamente tutto, come se esistessero solo loro…Hana e Kaede…
Capitolo 11
Qualche giorno dopo, Hanamichi e Kaede, dopo aver vinto l’ennesima partita del campionato
prefetturale, trovarono un nuovo nastro nella buca delle lettere.
Dopo aver cenato e con la tensione che ormai caratterizzava quei momenti si sedettero sul
divano in salotto e avviarono la registrazione…
- Signor Miyamazu… < Ah Kenji…dimmi… >
- Hito Moroi non è più un problema. –
< Spero abbiate fatto attenzione a non lasciare indizi… >
- Non c’è nulla che possa ricondurre la polizia a noi. –
< Bene. Ma anche se vi fosse sfuggito qualcosa penseranno i nostri infiltrati a farle sparire. >
- Oppure abbiamo sempre in pugno il giudice Kazuki Meiko. < Ah ah ah... >
Hana spense il registratore e si voltò verso Kaede. Vedendolo pensieroso e preoccupato gli
chiese se stesse bene…
“Il giudice di cui parlano è un caro amico di mio padre…”
“…mi dispiace…”
“Non è questo Hana…”
“Allora cosa?”
“Mi pare ovvio che lo stiano ricattando e probabilmente lo stanno facendo anche con altri
giudici…senza contare quelli che fanno parte dell’organizzazione.”
“E a che scopo?”
Kaede si voltò a guardarlo visibilmente perplesso…
Ma era stupido o solo molto ingenuo?
Il moretto optò per la seconda opzione, anche se ancora si chiedeva come potesse mantenere la
sua ingenuità dopo tutto quello che aveva scoperto e trascorso negli ultimi mesi…
“Hana segui il mio discorso. Mettiamo caso che non riescano a nascondere qualche prova degli
omicidi che compiono e dei loro traffici illeciti…cosa fare se non corrompere o ricattare
qualche giudice per non essere condannati?”
“Ah…”
Kaede nonostante la situazione stava per scoppiare a ridere...possibile che si fosse innamorato
di un ragazzo del genere? O forse era proprio quello che amava tanto…mha…
“Comunque potremmo parlargli…” aggiunse Kaede dopo un po’.
“E con che scusa?”
“Bhe sai…” Rukawa si fermò un attimo prima di confessare per la prima volta a qualcuno che
non fossero i suoi genitori, un interesse che aveva maturato negli anni, forse anche a causa del
lavoro di suo padre.
“…all’università vorrei studiare legge…”
Hana spalancò gli occhi e lo guardò come se fosse un marziano.
La volpe a studiare legge?
Ma in quale strano universo parallelo poteva accadere una cosa del genere?
“Hai finito di fissarmi con quella faccia da ebete?” chiese Kaede notevolmente infastidito.
“Scusa è che…mi ha spiazzato. Non ti ci vedo a fare l’avvocato, è un mestiere che implica un
grande sforzo per le corde vocali…nel tuo caso poi…”
“Io infatti non ho parlato di fare l’avvocato. E comunque voglio giocare a basket nella mia vita,
ma nel caso in cui qualcosa non andasse vorrei fare il giudice.”
Hana lo osservò alcuni secondi.
Kaede Rukawa, il ragazzo più sicuro di sé che avesse mai conosciuto.
Una grande passione per il basket e il sogno di giocare in America come professionista.
Un sogno forse troppo grande, ma da cui si poteva comprendere la determinazione di quel
ragazzo.
E ora scopriva addirittura che aveva pensato ad un’alternativa, un ripiego certo, ma comunque
qualcosa che gli piaceva.
E lui invece? Cosa avrebbe fatto in futuro?
In realtà non ci aveva mai pensato. Prima era troppo preso dalla sua vita di strada e ora…bhe
ora erano cambiate tante cose, aveva scoperto una grande amore per uno sport iniziato a
praticare per far colpo su una ragazzina, e con il tempo diventato qualcosa di indispensabile…
Se ne era accorto per la prima volta durante la partita con il Sannoh, quando, costretto a bordo
campo in seguito all’infortunio alla schiena, aveva rivissuto gli ultimi quattro mesi della sua
vita.
Quelli che nella sua mente, sdraiato sul parquet, non aveva esitato a definire come un sogno.
E lo erano stati davvero…
Per la prima volta nella sua vita aveva scoperto di amare qualcosa.
Dopo anni di ricerca folle di qualcosa per cui valesse la pena svegliarsi la mattina, aveva
trovato il basket.
Come aveva detto ad Haruko, il giorno della partita contro il Sannoh prima di rientrare in
campo, il basket gli piaceva da impazzire.
E proprio quello, unito alla provocazione di Rukawa, lo aveva spinto a tornare a giocare
nonostante il dolore e a sopportare la lunga riabilitazione a cui era stato sottoposto.
Ma ora, complice la solita insicurezza, si chiedeva se fosse davvero quello il suo futuro…
“Hana a che pensi?” gli chiese Kaede vedendolo assorto nei suoi pensieri.
“Sai un po’ ti invidio…” gli rispose sospirando “Tu sei sempre così sicuro delle tue scelte...Lo
hai dimostrato fin dal primo giorno che ti ho conosciuto. Sei sempre andato avanti a testa alta,
nonostante le mie provocazioni, nonostante le distrazioni, la rissa in palestra…sempre
determinato a raggiungere il tuo scopo…sicuro di quello che volevi.”
“Ti sbagli…prima dei campionati nazionali dell’anno scorso io avevo solo un desiderio vago in
testa, ed era quello di giocare. E stupidamente mi sono anche convinto di essere pronto per
andare negli Stati Uniti. Lo desideravo è vero…ma senza una vera motivazione, forse solo per
dimostrare di potercela fare da solo…non lo so…”
“Volevi partire già allora?” chiese Hana stupito.
“Si e lo avrei fatto se Anzai mi avesse dato il suo benestare. Ma non fu così. Mi disse che non
ero pronto e che non ero ancora al livello di Sendo. Solo quando sarei diventato il migliore
giocatore del Giappone avrei potuto partire…”
“Ah ora ho capito di cosa parlavate tu e il nonno quando vi ho incontrato nei corridoi…”
“Già…comunque questo era per dirti che nemmeno io avevo un obiettivo preciso prima di quel
giorno. E’ stato l’allenatore a darmelo e tu hai ancora un anno e mezzo per decidere…”
“Oh…” esclamò Hana come colto da un’improvvisa illuminazione.
“Cosa?”
“Ho finalmente capito il perché della tua furia durante gli allenamenti che seguirono…è
cambiato il tuo gioco da quel giorno sai? Sembrava che non potesse fermarti più nessuno.”
“Nh…”
“Kaede io…non so se è davvero il basket il mio futuro e non so nemmeno cosa fare in
alternativa…”
“Io credo che lo sia…”
“Non lo so…ho paura che sia solo la mia ancora…come lo sono state molte altre cose. Inizio a
dubitare sul fatto di amare davvero questo sport…”
“Prima non era così?”
“No. Durante la partita con il Sannoh ho capito che mi piaceva davvero…solo che ora
considerando tutto quello che è successo, il mio attaccarmi ad esso ogni volta che mi sento
perso, così come lo era stato i primi tempi…” e lasciò sospesa la frase.
“E ‘normale aggrapparsi all’unica cosa che si ama quando si sta male…ed è proprio per questo
che lo fai, perché è l’unica sicurezza che hai…ti piace da impazzire Hana, non crearti problemi
dove non ci sono…”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Non saresti rientrato in campo. Se davvero era solo un’ancora, quale persona sana di mente
sarebbe rientrata rischiando di spaccarsi la schiena?”
Hana rifletté sulle parole del compagno…bhe non aveva tutti i torti…
“Già, dimenticavo che tu non sei una persona sana di mente…” concluse Kaede per smorzare il
tono del discorso…
“Ehi!!!” si lamentò Hana avventandosi su di lui per tirargli un pugno; ma il moretto,
aspettandosi quella reazione, gli bloccò i polsi facendolo distendere sul divano e sdraiandosi a
sua volta su di lui…
“Guarda che non sono un cuscino kitsune…”
“Però sei comodo…” rispose l’altro lasciandogli i polsi e stringendo dolcemente i suoi fianchi.
Hana ricambiò la stretta e poi parlò…
“Comunque tornando al discorso di prima…come parliamo con il giudice?”
“Semplice. Dirò a mio padre che vorrei sapere qualcosa di più sul corso e che vorrei parlare
con Meiko…e poi si vedrà…”
“Bella idea volpe…anche se non so come affrontare il discorso…”
“Un modo lo troveremo…”
Già… Un modo lo troveremo…
Chissà perché quando era con Kaede sembrava tutto così semplice…
Aveva la capacità di infondergli sicurezza e di fargli sembrare piccola qualsiasi cosa.
Anche nel discorso precendente era bastata qualche parola del moretto per cancellare la sua
insicurezza, forse perché lui stesso sapeva che in realtà era proprio il basket il suo futuro, ma
rimaneva il fatto che Kaede con poche parole lo avesse convinto dissipando ogni dubbio…e
questo non gli era mai capitato con nessuno se non con lui...nemmeno con Yohei.
Hana sorrise.
Era Kaede…solo Kaede quello di cui aveva bisogno.
Se una certezza aveva, era proprio quella…
Il giorno seguente, di ritorno dagli allenamenti supplementari di Hana, Kaede chiamò i suoi
genitori spiegandogli la sua idea.
I genitori furono contenti di questa sua decisione, e soprattutto del fatto che dopo tre giorni
Kaede si fosse fatto finalmente vivo.
In effetti entrambi si rendevano conto che il ragazzo era cambiato…già era parso loro strano
che decidesse di trasferirsi da un amico per sostenerlo dopo la morte della madre, ma che poi
stesse così tanto tempo via da casa era addirittura shockante.
Non che la cosa li infastidisse, anzi erano contenti che esistesse una persona a cui Kaede teneva
così tanto, però dovevano ammettere che un po’ ne sentivano la mancanza.
Vero che il loro taciturno figlio non era mai stata una presenza di compagnia, però c’era
differenza tra l’incrociarlo per casa e il non sentirlo per giorni e vederlo ancora meno…ovvero
quando Kaede, a corto di abbigliamento, faceva un salto a casa a recuperare qualcosa…
Un paio di giorni dopo, a sera tarda Kaede e Hana erano seduti sul divano a guardare la tv.
Lo squillo del telefono costrinse il rossino ad alzarsi.
“Pronto…” rispose infastidito dall’aver dovuto interrompere la visione della partita. Oltretutto
quale persona sana di mente chiamava alle undici di sera?
“Nella buca c’è un fascicolo…prendilo…”
Hana, dimentico di tutto, realizzò che stava parlando con l’informatore.
“Chi sei?” chiese tanto bruscamente da far voltare persino Kaede.
“Non ha importanza…” era chiaramente una voce maschile, seppur saggiamente distorta.
“Si che ne ha. Perché stai facendo tutto questo?”
“Ho un conto in sospeso con loro…”
E detto questo la comunicazione venne interrotta.
“Chi era?” chiese Kaede avvicinandosi a lui.
“L’informatore…” rispose distrattamente uscendo di casa nella speranza di trovare quella
persona nei pressi di casa sua.
Il fatto che lo avesse chiamato significava che voleva che quel fascicolo fosse subito al sicuro,
motivo per cui probabilmente era appena stato portato…
Una volta fuori Hana si guardò intorno ma non trovò nessuno.
Poi si avvicinò alla buca e prese il fascicolo.
Era talmente spesso da non entrare nemmeno nella buca…
Su per giù duecento pagine, stimò Hana rientrando in casa con Kaede.
“Che ti ha detto?”
“Nulla. Che ha un conto in sospeso con la Miyamazu e di prendere questo fascicolo…”
Rispose dandolo in mano al moretto.
Rukawa lo sfogliò per alcuni minuti seguito attentamente dal rossino.
Quel fascicolo conteneva delle schede su ogni membro della Miyamazu.
Su ognuno vi era scritto nome, cognome, età, data d’ingresso nell’organizzazione,
professione…
Insomma tutti i dati personali…e ad essi erano aggiunte tutte le attività illegali svolte per conto
della Miyamazu, compresi eventuali riferimenti a morti sospette, luoghi in cui erano stati
seppelliti possibili cadaveri…
Sfogliandolo Hana e Kaede si resero conto che portare alla luce tutta quella storia avrebbe
significato creare uno scandalo a livello nazionale, e non solo per la gravità dei fatti commessi,
ma soprattutto perché erano coinvolti medici, avvocati, giudici, politici…
Senza poi contare la quantità di persone che si ritrovavano a fare il cosiddetto ‘lavoro sporco’
per conto dei più potenti che, da quello che avevano potuto leggere, di solito si limitavano a
truffe assicurative o comunque azioni che non comportassero l’omicidio per mano loro, anche
se poi risultavano i mandanti.
“Dio santo…” esclamò Hana senza altre parole.
“Già…” rispose Kaede allibito quanto lui.
“Quanto avrà impiegato a raccogliere questa roba?”
“Bhe, di sicuro non l’ha fatto in questi giorni…sembra il lavoro di una vita. Tutto questo basta,
con le dovute retate, per mandarli in galera del primo all’ultimo…”
“Appena mi dà l’ok le portiamo a tuo padre?”
“Direi di si. Sempre che tu voglia questo.”
“Rischio di venire coinvolto?”
“Non credo. Basterà parlare con mio padre e lui potrà tranquillamente fingere di aver trovato
quelle prove sotto casa.”
“Allora va bene…” rispose Hana poggiando la testa sulla spalla di Rukawa.
Qualche giorno dopo la madre di Kaede lo richiamò sul cellulare informandolo che il giudice
Meiko aveva accettato di chiarire tutti i suoi dubbi, e vista l’opportunità aveva elaborato un
piano per trascorrere un po’ di tempo con suo figlio.
Bhe, piano era un parolone…ma comunque aveva trovato una scusa, sicura che, il loro ormai
disperso figlio, non sarebbe tornato a casa per più del tempo della conversazione con il giudice.
Quindi, approfittando della situazione aveva invitato a cena l’amico Kazuki, Kaede e Hana…
Insomma tre piccioni con una fava…avrebbe finalmente trascorso un po’ di tempo con suo
figlio, che avrebbe comunque potuto fare le sue domande a Meiko e non meno importante
avrebbe finalmente conosciuto chi era la persona a cui Kaede teneva tanto…
E così una sera si ritrovarono tutti a cena a casa Rukawa.
Hana e Miyu, madre del volpino, confabulavano contro un Kaede al quanto esasperato dalle
loro battute e sotto sotto pure un po’ infastidito per la complicità che i due avevano sviluppato
in appena un paio d’ore…
E Ryo, padre di Kaede, se la rideva sotto i baffi.
Questo almeno fino a quando Miyu non iniziò a prendere di mira anche lui facendo notare le
poche, ma chiarissime similarità nel carattere di padre e figlio.
Senza dimenticare qualche espressione facciale, come quella imbronciata che entrambi
mostravano in quel momento a causa delle prese in giro.
La cena proseguì abbastanza bene e con scioltezza anche da parte di Hana, che già temeva di
sentirsi un estraneo in mezzo a quelle persone.
L’occasione per parlare con Kazuki Meiko arrivò verso il termine della cena, quando Miyu
propose a tutti di spostarsi in salotto per il dolce e il caffè.
Miyu e Ryo rimasero in cucina a sistemare mentre i due ragazzi insieme al giudice parlavano
del corso di legge.
Fu Kaede ad introdurre l’argomento che davvero gli interessava.
“Capita spesso che un giudice venga ricattato?” chiese con la solita freddezza.
Hana si voltò perplesso verso il compagno.
Alla faccia della schiettezza…avrebbe almeno potuto sforzarsi di girare intorno all’argomento.
Come previsto Meiko si irrigidì ma rispose quasi subito.
“Purtroppo succede anche questo…”
“E lei ne sa qualcosa vero?”
“Kaede basta…” si intromise il rossino.
Non era il modo migliore per parlarne ed era chiaro che anche per Meiko non fosse facile.
“Senta…sappiamo che la Miyamazu l’ha ricattata…” chiarì Hana più gentilmente.
“Non so di cosa stiate parlando.” Proseguì sicuro il giudice.
“Non la sto giudicando. Voglio solo sapere una cosa…se qualcuno riuscisse ad incastrarli, lei
testimonierebbe contro di loro?”
Meiko non sapeva più cosa dire. Era inutile mentire, ma nello stesso tempo non voleva mettere
in pericolo la sua famiglia, come già accadeva ogni volta che un processo in cui la Miyamazu
era coinvolta veniva affidato a lui.
E in quelle occasioni con un figlio e una moglie in ostaggio non poteva fare altro che assolverli.
Però di una cosa era certo, ed era la risposta alla domanda di Sakuragi.
“Se mi trovassi in quella situazione si, testimonierei contro di loro.”
Hanamichi avrebbe voluto approfondire il discorso, ma poco dopo rientrarono in cucina anche i
genitori di Kaede e la serata si concluse allegramente, seppur con la perplessità del giudice
dovuta al discorso intrapreso con i due ragazzi.
Non poté evitare di chiedersi cosa avessero loro a che fare con la Miyamazu, ma soprattutto era
preoccupato…
Conosceva il padre di Kaede sin dal liceo e il figlio era quasi come un nipote per lui…
Voleva informarsi e capire, magari parlare con Ryo, ma questo avrebbe significato scoprirsi e a
quel punto sarebbero stati tutti in pericolo…la sua famiglia e anche Kaede che voleva
proteggere.
Aveva le mani legate per quanto odiasse ammetterlo.
Negli ultimi tempi aveva la netta sensazione di essere impotente di fronte a tutto, in primo
luogo di fronte a dei criminali che avrebbe voluto condannare ma che lo tenevano in pugno.
Sulla strada di casa pensò che in fondo Kaede non era tipo da azioni avventate, però l’altro
ragazzo…non sapeva perché ma parlando con lui quella sera aveva avuto l’impressione che
non avesse lo stesso sangue freddo dell’amico, e sembrava quello più coinvolto…
Scosse la testa per scacciare quel pensiero…
Da quello che Ryo gli aveva raccontato Kaede viveva con lui da qualche mese, e quello gli
dava la sicurezza che anche Sakuragi fosse al sicuro…forse…
Poco più tardi, ormai a casa, Kaede chiese a Sakuragi il perché della domanda fatta a Meiko.
“Volevo solo capire se avevamo un alleato…tutto qui.”
“Comunque speravo di scoprire qualcosa di più…” affermò Kaede.
“Tipo come riescono a manovrarlo?” Chiese Hana un po’ infastidito “Non sei stanco di sentire
certe porcherie? Io personalmente non ne posso più…non ho il tuo sangue freddo. Sembra che
non ti tocchi mai nulla cavolo…”
Kaede osservo il rossino sdraiarsi sotto le coperte e capì di essere stato insensibile.
Hana non aveva tutti i torti, in fondo cosa importava il come?
E soprattutto perché non pensava dieci volte prima di parlare?
Era normale che Hana fosse più coinvolto, e lui in quel momento aveva dimostrato il tatto di un
elefante, così come con Meiko qualche ora prima.
Si sdraiò al suo fianco e lo abbracciò da dietro facendo combaciare il suo petto alla schiena di
Hana.
“Scusa…” gli mormorò nell’orecchio posandogli un bacio sulla tempia.
Hana strinse le mani di Kaede.
“Non importa…”
E così si addormentarono…
Una settimana dopo Hanamichi, di ritorno da un’uscita con Yohei, che aveva voluto sapere per
filo e per segno come procedevano le indagini e il rapporto con Kaede, iniziava seriamente a
chiedersi se il fascicolo inviatogli fosse l’ultima prova.
Inutile dire che davvero non ne poteva più. A lungo andare quella situazione si era rivelata
fonte di tensione, e lui tutto sommato iniziava anche ad essere sereno.
Forse per Kaede, forse perché era passato del tempo dalla morte della madre, ma finalmente
poteva dire di stare bene; se non fosse che quelle dannate prove lo rigettavano bruscamente
nella realtà.
Voleva bene a sua madre, e davvero avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, ma ora, di fronte ad
una serie di prove che non la riguardavano nemmeno e gli ricordavano costantemente quanto
avvenuto, desiderava soltanto che tutto finisse.
Egoismo forse.
Può essere…ma tutto sommato normale.
Non si dice che gli uomini sono per natura egoisti?
Bhe, in fin dei conti è la verità, ma forse tacciare Sakuragi di egoismo è davvero troppo…
Voleva dimenticare, sotterrare quello che era successo e ricordare solo i bei momenti, quelli per
cui in fondo valeva la pena andare avanti.
E soprattutto voleva ricominciare da capo, con Kaede al suo fianco e un sogno nel cassetto da
realizzare…
Perso nei suoi pensieri il rossino raggiunse il cancello di casa.
Un riflesso bianco proveniente dall’interno della buca delle lettere attirò la sua attenzione.
Fosse stato giorno nemmeno se ne sarebbe accorto, ma il lampione lì vicino illuminava una
porzione di foglio che sporgeva dalla cassetta delle lettere.
Sakuragi si avvicinò ed estrasse due fogli pinzati e piegati in due parti, dicendosi che allora non
era paranoico come credeva.
Il suo informatore lo pedinava davvero se riusciva a fare in modo che fosse sempre lui ad aprire
per primo la buca.
Inoltre era convintissimo che, di ritorno dagli allenamenti la buca fosse vuota.
Sospirò ed entrò in casa sperando che fosse davvero la fine di tutto.
Facendo meno rumore possibile, conscio che Kaede stesse dormendo data l’ora, si sedette sul
divano e iniziò a leggere.
Ciao Hanamichi.
Credo ormai di aver portato a termine il mio compito.
Non mentivo quando ho detto di non avere le prove per incastrare chi ha ucciso tua madre,
tuttavia conosco la sua identità.
Sono certo che non farai nulla di avventato, per cui allego l’ultima parte del fascicolo.
Ho impiegato anni a recuperare queste informazioni, e nei nastri che ti ho mandato sono
registrati gli ultimi avvenimenti.
Spero saprai farne buon uso.
Ma non sentirti obbligato a portarle alla polizia.
Mi rendo conto che hai 16 anni, e che io nell’ultimo periodo ti ho coinvolto in qualcosa in cui
forse non volevi essere invischiato, anche perché in fondo ti riguarda fino ad un certo punto.
Quindi nel caso in cui tu decida di usarle e non di farle sparire, ti ringrazio per quello che
(indirettamente) farai per me.
Non sono nella posizione per dirti cosa fare, ma spero davvero che tu abbia intenzione di
mettere la parola fine a questa storia.
Lo so che quell’uomo non pagherà per quello che ha fatto a te e tua madre, tuttavia credo che
sia meglio che permettergli di nuocere ad altri.
E questo riguarda anche gli altri membri della Miyamazu.
Spero in futuro di poterti incontrare un po’ più sereno, finalmente padrone della tua vita, come
io spero di esserlo della mia.
Ci rivedremo un giorno...e questa è una promessa.
Hana rimase fermo per alcuni secondi cercando di immagazzinare tutte le informazioni, ma
nella sua mente riusciva solo a ripetersi che alzando quella breve lettera avrebbe scoperto
l’identità dall’assassino della madre.
Come paralizzato sul divano continuava a fissare il foglio senza vederlo realmente…
Aveva desiderato per mesi di sapere chi avesse ucciso sua madre, e ora che poteva scoprirlo
non aveva il coraggio di voltare quella pagina.
Dopo alcuni minuti appoggiò la lettera sul tavolino e si alzò.
Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di rilassarsi.
Andò nella sua camera da letto, che non usava dalla morte della madre, e prese un
cambio…uscì dalla stanza e si immerse sotto la doccia, lasciando che l’acqua calda cancellasse
almeno una parte delle sue preoccupazioni.
Appoggiò le mani alle piastrelle sul muro tenendo il capo basso.
L’informatore lo conosceva…ed erano anche piuttosto in confidenza se lo chiamava per nome
e si premurava di sottolineare che in futuro si sarebbero rivisti.
Ma chi diavolo era?
Più ci pensava, più non riusciva a venirne a capo.
Vero che forse non era così importante saperlo, ma provava una strana sensazione di familiarità
dal giorno della telefonata, sensazione accentuatasi dopo la lettura di quella lettera…
Davvero non ne aveva idea…e oltretutto sapere che probabilmente un suo amico o comunque
conoscente, facesse parte della Miyamazu lo rendeva inquieto.
E se fosse stata solo una trappola?
Se l’organizzazione avesse scoperto che stava cercando di indagare sulla morte della madre e
stesse tendando di incastrarlo?
Scosse la testa dandosi dello stupido…se fosse stato realmente così si sarebbero limitati a farlo
sparire, così come avevano fatto con Hito Moroi.
Uscì dalla doccia solo quando iniziò a sentire freddo.
Tornò in salotto e guardando l’orologio si accorse di essere stato in bagno per più di un’ora…
Forse cercava solo di rimandare il momento della verità il più possibile.
Ma ora basta, si disse.
Non aveva alcun senso quel comportamento.
O trovava il coraggio di leggere quel nome, oppure dava fuoco ad ogni prova…
Si sedette sul divano e riprese in mano la lettera.
Con un profondo sospiro voltò la pagina e chiuse gli occhi con il cuore che gli scoppiava nel
petto e il suo furioso martellare nelle orecchie.
Tentò di calmarsi per qualche secondo e poi li riaprì.
Un nome…
Un nome con tutti i crimini commessi negli anni fatta eccezione per l’omicidio della madre.
Il nome di una persona che aveva avuto davanti agli occhi praticamente ogni giorno in quegli
ultimi mesi.
E, al contrario di quello che Hanamichi aveva sempre creduto di poter provare alla scoperta
dell’assassino di sua madre, era perfettamente lucido.
Follemente lucido.
Lo sguardo fiero e sicuro come non lo era mai stato.
Non che non provasse rabbia, rancore o sete di vendetta…semplicemente non si faceva
controllare da quei sentimenti.
Ed era proprio quello che spaventava di lui…
Troppo lucido per aver appena fatto una scoperta di quel calibro.
E se qualcuno che lo conosceva lo avesse visto in quel momento, avrebbe capito che qualcosa
non andava in lui, anche senza sapere tutto il resto.
Perché Hanamichi quello sguardo non lo aveva mai avuto.
Di solito così limpido, ora era impossibile leggere cosa celava al di sotto di esso.
Hana si alzò dal divano e pose la lettera sopra al fascicolo con le altre prove che si trovavano
nello studio della madre.
Ormai era troppo tardi, o troppo presto, per andare a dormire.
Erano le cinque…e lui doveva fare una cosa.
Dopo essersi cambiato si fermò sulla soglia della stanza dove Kaede dormiva ignaro di tutto.
Per un solo attimo vacillò nei suoi propositi…
Vedere quel ragazzo moro addormentato, quel ragazzo che da solo era riuscito a farlo stare
bene…
Che cosa farei senza di te?
Di nuovo quella domanda che si ripresentava ad interavalli regolari nella sua mente.
Sarebbe davvero riuscito ad andare avanti dopo tutto quello che aveva vissuto nella sua vita
senza di lui?
Sentì il suo cuore aumentare i battiti…
Kaede…
Non poteva perderlo.
E prese per la prima volta coscienza di ciò che provava per quel ragazzo taciturno,
all’apparenza freddo e insensibile…
Si avvicinò a lui con passo felpato e gli accarezzò il viso.
“Ora che lo so tornerò…”
Si voltò ed uscì dalla stanza.
Prese il registratore ed uscì di casa.
Si diresse in uno dei supermarket aperti 24 su 24 e comprò una cassetta vuota.
Mentre camminava verso la sua metà infilò il nastro nel registratore.
Era difficile dire cose pensasse in quel momento.
Gli tornavano alla mente tanti eventi di quei due anni, degli ultimi mesi…
Soprattutto quelli in cui era presente anche Kaede.
Forse era stato davvero stupido a non capirlo prima…
Ma, quando alle 6.30 si trovò davanti alla porta dietro la quale si trovava l’assassino di sua
madre, dimenticò tutto.
Accese il registratore nascosto nella tasca interna del cappotto e bussò.
Non c’erano le prove che quell’uomo avesse ucciso sua madre e lui le avrebbe create, sperando
con un po’ di fortuna di poterle aggiungere alle altre…
Ma forse Sakuragi non aveva pensato a qualche piccolo dettaglio, troppo preso dalla
situazione…
Era chiaro che non avesse nessuna garanzia di tornare indietro, anzi la probabilità era quasi
nulla vista la sua intenzione di far confessare tutto all’assassino di sua madre, compresa la
violenza alla quale era stata sottoposta.
“Avanti…” la voce all’interno dell’ufficio lo riscosse dai suoi pensieri.
Aprì la porta e venne accolto da un sorriso.
Un sorriso falso come tutti gli altri rivolti a lui…
“Ah Sakuragi…tutto bene? E successo qualcosa?” chiese preoccupato l’uomo vedendo il suo
sguardo.
Di fronte a sé Hanamichi vide la falsa preoccupazione del preside della sua scuola, falsa perché
quell’uomo era un assassino, falsa perché sapeva benissimo chi lui fosse e nonostante tutto
aveva finto di essergli amico, di potergli essere di appoggio.
E fu in quel momento che la sua rabbia esplose.
“BASTARDO! HAI UCCISO MIA MADRE!” Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo
scagliandosi contro il preside.
Kyo Ritsui, che non si era aspettato una simile reazione, cadde a terra in seguito al pugno di
Hanamichi che lo aveva colpito in pieno volto.
Il rossino si avventò su di lui e iniziò a tempestarlo di pugni, dimenticando il motivo della sua
presenza in quell’ufficio…
Unico desiderio quello di ucciderlo…
Poi, come prendendo coscienza di quello che stava facendo si fermò…un pugno a mezz’aria.
E quel momento fu più che sufficiente per Kyo Ritsui per allungare le mani, che fino a quel
momento avevano tentato di difendersi dalla furia del rossino, e spingerlo via.
Hana cadde seduto a terra ancora frastornato.
Le mani appoggiate al pavimento.
Stava davvero per ucciderlo?
Un agghiacciante click gli fece alzare il volto con la consapevolezza di quello che stava
accadendo.
Davanti a lui Kyo Ritsui…
Un labbro spaccato, numerosi lividi sul volto…
Un braccio teso verso di lui.
E una pistola nella sua mano.
Il click che aveva sentito era semplicemente quello della sicura che veniva tolta…
Hana lo fissò e si disse che era stato uno stupido ad andare lì, doveva accontentarsi della prove
fornite dall’informatore…
Ma ormai era tardi per piangersi addosso…
Era finita…questa volta davvero…
Non tornerò Kaede…perdonami…
Sospirò pesantemente e chiuse gli occhi attendendo quell’unico colpo che lo avrebbe ucciso.
Capitolo 12
Si dice che quando stai per morire, tutta la vita ti passi davanti agli occhi come un lungo
flashback.
E Hana, lì con gli occhi chiusi di fronte all’assassino di sua madre e a breve anche il suo, si
ritrovò a pensare che dovesse essere dannatamente vero.
Perché, inerme di fronte a quello che inevitabilmente sarebbe successo, aveva appena rivissuto
gli eventi salienti della sua vita…tutti i fatti importanti e soprattutto le persone…in testa a tutte
Kaede e i suoi occhi…
E in quei pochi secondi di ricordi aspettava quel solo colpo che avrebbe posto fine alla sua
esistenza.
Quel colpo che tuttavia non arrivò…
“Non so come tu l’abbia scoperto, ma davvero pensavi di venire qui e uccidermi?”
Hana aprì gli occhi, confuso, chiedendosi cosa aspettasse quell’uomo a sparare…
Ormai era finita no?
Perché questo sadico gusto nel torturarlo?
Perché permettere ancora che la speranza di salvarsi ruggisse nelle sue vene?
“Sei proprio un ingenuo…però devo ammettere di aver visto giusto. Saresti un ottimo membro
della Miyamazu…”
Hana assottigliò lo sguardo…
Solo rabbia si poteva leggere in quegli occhi…
“Neanche morto.” Rispose gelidamente.
“Che peccato…saresti stato un killer perfetto con un po’ d’impegno. Se non avessi fatto questo
piccolo passo falso ti avrei convinto…”
Il rossino lo guardava sorpreso.
“Cosa?”
“Perché credi che mi sia interessato tanto a te?! Sapevo chi eri e quando hai pestato quel
ragazzo ho pensato che fossi adatto…per questo non ti ho espulso…e se la tua rabbia cresceva
sarebbe stato più facile convincerti…”
Hana era allibito…lui era ingenuo è vero, ma come poteva quell’uomo pensare solo
lontanamente di poterlo reclutare dopo tutto quello che la Miyamazu aveva fatto a sua madre e
a tutti gli altri?
Provava solo ribrezzo verso l’organizzazione e tanto odio verso Kyo Ritsui.
Colui che gli aveva fatto credere di essere un amico e che lui aveva persino paragonato ad un
padre.
Come aveva anche solo potuto pensarlo?
Forse aveva ragione Kaede chiamandolo Do’hao…
In fondo non sapeva nulla di quell’uomo.
E Hana pensò con orrore che, in assenza di Kaede nella sua vita, avrebbe davvero potuto
appoggiarsi al preside e rivelargli ogni cosa…
Kyo Ritsui lo distolse dai suoi pensieri.
“Tua madre era una gran bella donna sai?”
E a quella frase la rabbia tornò a prendere il posto di tutti quei sentimenti contrastanti che, in
pochi minuti aveva sperimentato…
Se non fosse stata una situazione tragica avrebbe anche potuto ridere…in pochi istanti aveva
provato tutto il caleidoscopio delle emozioni umane, persino felicità ripensando a Kaede…
Ma ora quella frase aveva cancellato ogni cosa, ricordandogli che quell’uomo oltre ad uccidere
sua madre l’aveva anche violentata…
E ripensando a questo strinse i pugni e si morse rabbiosamente un labbro.
Si malediva per essersi fermato quando lo aveva avuto in pugno.
Avrebbe dovuto ammazzarlo, era quello che meritava…e lui stupido si era sentito in colpa
avendolo anche solo pensato.
“Su…è inutile che ringhi…il coltello dalla parte del manico ce l’ho io…o meglio la pistola…”
“Sei un bastardo…”
Solo questo poteva permettersi…prendere tempo…ma a che scopo?
Nessuno sapeva che era lì, nemmeno Kaede.
Già, probabilmente stava ancora dormendo a quell’ora…
Pensare al viso del moro addormentato gli regalò un attimo di serenità, subito cancellata dalle
parole del preside…
“Sei un po’ ripetitivo. Comunque ho conosciuto tua madre quando ancora viveva a Tokio
insieme a tuo padre…era così bella, e poi quello sguardo…in un certo senso me la ricordi…hai
lo stesso sguardo fiero che aveva lei in quelle due occasioni, nonostante sia sempre io ad avere
in pugno la vostra vita…”
“Due occasioni?”
Hana pose quella domanda quasi con indifferenza…non capiva cosa intendesse il suo
interlocutore, e innegabilmente voleva saperlo…
Ma c’era una cosa più importante che aveva attirato la sua attenzione…
Ricordò tutti i crimini in cui l’uomo era stato coinvolto e pensò che Kyo Ritsui non dovesse
essere un killer professionista, idea rafforzata dal lieve tremore che stava scuotendo il braccio
destro del preside, quello che impugnava la pistola.
Quel braccio che l’uomo stava tenendo disteso in avanti da quanto?
Dieci minuti? Un quarto d’ora?
Comunque troppo tempo per uno non abituato ad impugnare un arma per così tanto. Era logico
che i suoi nervi ne risentissero.
Ed in quel momento pensò che forse una speranza di salvarsi l’aveva ancora…
Quindi decise di prendere tempo e aspettare il momento giusto…
Magari non sarebbe servito a nulla e lui sarebbe morto, ma non poteva arrendersi…
Non senza aver almeno provato a tornare a casa…
E poi aveva ancora una cosa da fare prima di morire…
“Ah già…dimenticavo di dirti che già a Tokio avevamo avuto un incontro come dire…
ravvicinato… non puoi immaginare quanto fosse eccitante sentirla urlare mentre la
violentavo…”
Quelle parole si insinuarono lentamente nei pensieri di Hana…
E lui rabbrividì…
“Co-cosa?”
“Si…poi a causa di una serie di problemi ho inscenato il suicidio, aiutato dall’organizzazione, e
cambiato identità trasferendomi qui…non sai che sorpresa quando ho scoperto di dover
uccidere tua madre. Quando l’ ho avuta davanti mi sono momentaneamente dimenticato del
mio compito, era troppo bella…e poi bhe…è risaputo cosa è successo…”
In quel momento l’informatore nella sua stanza d’albergo stava velocemente facendo i bagagli.
Era sicuro infatti che Hanamichi avrebbe portato quelle prove alla polizia, e lui doveva
sparire…
Non era sicuro che gli altri membri della Miyamazu avrebbero taciuto sulla sua esistenza, per
questo aveva deciso di lasciare Kanagawa…
Non poteva crederci…
Era una vita che aspettava quel momento, il momento in cui l’avrebbe fatta pagare a tutta
l’organizzazione…
E finalmente era arrivato.
Aveva impiegato anni a racimolare le informazioni necessarie, e quando aveva scoperto che la
madre di Hanamichi era l’investigatrice a cui era stato affidato il caso, aveva finalmente visto
una speranza.
Era un vigliacco, lo sapeva…ma non voleva passare il resto della sua vita in galera…
In fondo, pensò con rammarico, anche lui si era macchiato di diversi crimini…anche se
obbligato dalle circostanze…
Scosse la testa diradando quei pensieri.
Non era il momento di pensarci, aveva fatto la cosa giusta…
Per un attimo si chiese se davvero avesse fatto bene a svelare ad Hanamichi il nome
dell’assassino di sua madre…
In quella lettera aveva affermato di sapere che Sakuragi non avrebbe commesso nessuna
pazzia…
Ma lo conosceva davvero così bene?
Tre mesi, in cui peraltro quel ragazzo doveva essere parecchio cambiato a causa della morte
della madre, erano sufficienti per essere sicuro di quale sarebbe stata la reazione di Hana?
Colto da un terribile dubbio lasciò perdere le valige e alzò la cornetta della stanza
dell’albergo…
Solo per sicurezza…
Un po’ più distante da quell’albergo, mentre l’informatore rifletteva, Kaede si era appena
svegliato…
Dov’è Hana?
Poggiò una mano sul lato del letto libero…
Non aveva dormito lì…era evidente…le lenzuola e il copriletto non erano stati nemmeno
sfiorati…
Scese in salotto convinto di trovarlo sul divano…
Ma nulla…
Preso da un’insolita inquietudine fece il giro delle stanze…
Dove cazzo è?
Iniziava a preoccuparsi…non era da Hana sparire senza nemmeno preoccuparsi di lasciare un
biglietto o di fare una telefonata…
In suono del telefono lo riscosse dai suoi pensieri…
Alzò la cornetta con foga sperando che fosse lui.
“Pronto?”
“C’è Hanamichi?”
E questo chi era? Sembrava la voce di un ragazzo della sua età, forse di un paio di anni più
grande.
“No…” rispose per non perdere tempo…
“Merda…”
Ok…
Ora Kaede era in preda al panico…perché quell’esclamazione?
“Ma chi diavolo sei?” chiese preoccupato e spazientito…
“Prendi tutte le prove e chiama tuo padre…subito! È il preside…Hana è a scuola…”
“Cosa?” rispose stupefatto…ma dall’altra parte sentiva solo il segnale della linea libera…
Vuoto…
Era rimasto fermo senza quasi pensare per alcuni secondi, quelli che gli erano serviti per
comprendere davvero le parole di quello, che sicuramente, era l’informatore…
“Prendi tutte le prove e chiama tuo padre…subito! È il preside…Hana è a scuola…”
E quella frase iniziò a tamburellargli nel cervello…
Hana...
A quel punto si riscosse…
Prese il telefono e compose velocemente il numero del cellulare del padre…
Raccontò brevemente quello che era accaduto, senza un filo logico né coerenza, troppo
preoccupato, per pensare a cosa diceva…
Ma quelle parole confuse, dette con insolita foga, furono più che sufficienti per Ryo Rukawa...
Staccò il telefono e corse a prendere la macchina chiamando i suoi amici al dipartimento.
Rukawa intanto si era velocemente vestito aspettando il padre, che sarebbe arrivato nel giro di
cinque minuti, e aveva preso in mano tutte le prove raccolte in quei mesi…
Vide la lettera…
La lesse…
E il sangue gli si gelò nelle vene…
In un momento di rabbia si chiese quale persona sana di mente avesse potuto pensare di dare
una notizia del genere in quel modo…
Come si aspettava che reagisse Hana?
Mettendosi a ballare o magari a ridere?
E perché Hana non l’aveva svegliato?
Perché lui si era addormentato maledizione?
E mentre Kaede entrava nella macchina del padre con tutti questi pensieri, l’informatore
correva come non aveva mai fatto verso lo Shohoku, che per fortuna non era distante
dall’albergo in cui alloggiava…
Ma sarebbe arrivato in tempo?
Come aveva potuto essere tanto stupido?
Hana era completamente gelato.
Non era possibile…
Quell’uomo non poteva essere…
“Tu sei...mio padre…” affermò balbettando.
“Cosa?”
E Hana cercò con tutte le sue forze di convincersi che non lo fosse, che non fosse davvero stato
lui a dare inizio alla sua vita…
E allora fece un ultimo tentativo, sperando di essersi sbagliato, sperando a questo punto che la
madre fosse stata violentata una terza volta…
Ed era disgustoso sperare in una cosa del genere…ma non poteva accettarlo.
Pronunciò solo un nome, quello che avrebbe fugato ogni dubbio…
“Ito Iromi…”
“E tu come lo sai?”
Risposta diretta, veloce…risposta che si conficcò nel petto di Hana come un coltello gelido…
Era vero…
Kyo Ritsui era davvero suo padre…
Dio.
In quel momento si odiò per aver cercato di scoprire il nome dell’assassino di sua madre, odiò
l’informatore che l’aveva costretto a scoprire verità che sarebbe stato meglio ignorare, e odiò se
stesso per aver sperato che sua madre fosse stata violentata una terza volta…
Che schifo…
Il preside intanto lo osservava stupito, ma sicuramente non felice di avere un figlio…
Indifferente a tutto questo si chiedeva solo come quel ragazzo avesse scoperto la sua vecchia
identità…
E con uno sguardo fece capire al rossino di vuotare il sacco…
“Mia madre ha tenuto un diario sin dalla mia nascita, e mentre svolgeva delle indagini ha
scoperto il tuo nome…ma risultavi morto…”
Restò sul vago volontariamente, perché se avesse detto che le indagini erano quelle sulla
Miyamazu sarebbero andati fino a casa sua a sequestrare il diario...e in quella casa c’era
Kaede…
L’idea che potesse morire gli aveva permesso di essere più cauto, in un momento in cui non lo
si poteva definire nemmeno vagamente lucido…
Aveva scoperto troppe cose in quei mesi, più di quelle necessarie…
“Vedi, buon sangue non mente. Dato che sei mio figlio ti do un’ultima possibilità:o vieni con
me o puoi dire addio alla tua vita… ma decidi in fretta, devo tornare nei panni del preside
modello…”
Il cuore di Hana iniziò a battere all’impazzata…
Con la testa bassa si portò una mano al petto…
Era il momento di agire.
Non poteva dire al preside di essere d’accordo…
Non era in grado di mentire e lo sapeva bene.
Kyo Ritsui se ne sarebbe accorto, e allora si che sarebbe stata la fine.
In un attimo di follia pensò che non riusciva a considerarlo suo padre nemmeno nella sua
mente.
Lui aveva avuto un solo padre, ed era quello che lo aveva cresciuto…non Kyo Ritsui.
Portandosi la mano al petto sentì una forma squadrata all’interno della sua giacca e allora
ricordò…
Il registratore…
Era andato lì per farlo confessare e in qualche modo ci era riuscito…era tutto registrato…
Un motivo in più per provarci…
Ormai non aveva più nulla da perdere, nella peggiore delle ipotesi sarebbe morto…
E in quel momento il viso di Kaede si delineò nella sua mente fugando ogni tentennamento.
Doveva tornare ad ogni costo…
Per lui, per dirgli cosa provava.
E allora decise…
Kaede in macchina con il padre non riusciva nemmeno più a muoversi…
“Voi siete pazzi…dovevi avvertirmi subito…ti rendi conto del pericolo che avete corso?”
chiese Ryo con rabbia e tanta preoccupazione.
“Non facciamola più tragica di quello che è.” Rispose Kaede infastidito.
“Come più tragica?!!! Lo sai che rischiavi la vita?!”
Dio! Ma suo padre si rendeva conto di quello che diceva?
Non era il momento delle paternali cazzo.
In un altro momento avrebbe potuto dirgli tutto ciò che voleva, in fondo sapeva che aveva
ragione…
Ma ora no…ora nella sua mente non faceva altro che pensare ad Hana…
Un sentimento si insinuò per la prima volta nel suo animo…
Paura…
Provò per la prima volta paura…paura di non arrivare in tempo, paura che Hana morisse…
No, no, no…
E allora rispose a suo padre…
“Si cazzo lo so! E non me ne frega niente…quindi ora lasciami in pace!”
Dio come aveva potuto essere tanto stupido?
Non doveva permettergli di indagare…sapeva quanto Hana fosse impulsivo, e lui l’aveva
addirittura spinto a continuare quando sembrava che il rossino avesse ceduto…
“E comunque non doveva andare così.” Aggiunse rivolto al padre…era vero…
Se solo l’informatore avesse tenuto per sé quel particolare, lui e Hana sarebbero stati nel letto
come ogni mattina…
E come ogni giorno delle ultime settimane il rossino l’avrebbe svegliato con un bacio e con un
sorriso…
Dio il suo sorriso…ti prego Hana…ti prego…
“Non c’è mai nulla di scontato in queste cose…” rispose più tranquillo il padre.
In fondo lo capiva…
Rischiava di perdere un amico e da insensibile si era preoccupato di fargli la paternale…
E non era così stupido da convincersi che lui in quella situazione si sarebbe comportato
diversamente…
C’erano ancora tante cose da capire, cose che non gli erano del tutto chiare…ma avrebbe avuto
tempo di pensarci.
Ora l’imperativo era salvare quel ragazzo…e forse anche suo figlio, pensò guardandolo con la
coda dell’occhio…
E pensando questo intravide la scuola…
In quello stesso istante l’informatore metteva piede sul terzo piano del liceo Shohoku, il piano
dell’ufficio del preside…
Con uno scatto Hana si gettò sull’uomo, o meglio sul braccio che impugnava l’arma…
Con una forza smisurata, probabilmente dettata dalla disperazione, afferrò l’arto dell’uomo
spingendolo verso l’alto…
E a nulla valse il tentativo di Kyo Ritsui di allontanarlo…
Era stato colto di sorpresa, non si aspettava di certo una simile reazione…
Quel ragazzo aveva una forza fuori dal comune, questo l’aveva già verificato durante la breve
scazzottata in cui era stato coinvolto poco prima…ma in quel momento sembrava che fosse
addirittura raddoppiata…
Un unico colpo partì dalla pistola prima che cadesse a terra vicino alla porta…
L’informatore sentendo quel colpo corse verso l’ufficio e spalancò la porta…
Di fronte a lui Hana, a cavalcioni su Kyo Ritsui, teneva fermo la sua preda…
Quando la pistola era caduta a terra sparando un colpo a vuoto, Hana ormai più sicuro, aveva
spinto il preside a terra e dopo numerosi pugni l’aveva immobilizzato con il suo corpo
bloccandogli i polsi…
Hana e Kyo Ritsui sentendo la porta aprirsi si voltarono contemporaneamente…
“Tsubuki presto…prendi la pistola…” la voce del preside riscosse il rossino dal suo stupore…
Quello che aveva davanti era un amico…quello che l’aveva sostenuto durante la sua
permanenza a Tokio…
Ti prego non anche lui...
“Non è possibile…” sussurrò completamente allibito lasciando leggermente la presa sui polsi
dell’uomo…
Kyo Ritsui approfittò della sua momentanea distrazione per attingere alle poche forze
rimastegli e spintonare via Sakuragi.
Tsubuki prese in mano la pistola…
“Spara…adesso!!!” gridò il preside.
Ed Hana, seduto a terra, chiuse gli occhi ormai sicuro che fosse la fine…
Un colpo risuonò nell’ufficio e nell’edificio scolastico…
Ed un urlo…quello del preside
Il rossino allora aprì gli occhi…
Cosa diamine era successo?
“Hana stai bene?” chiese Tsubuki avvicinandosi all’amico, continuando a tenere sotto tiro il
preside che si teneva con le mani la gamba ferita.
“Si ma…tu sei…” chiese improvvisamente consapevole di come stavano le cose…davanti a lui
si trovava l’informatore…
“Si…”
Hana si alzò in piedi accostandosi a lui.
“Dovevo immaginarlo che avresti fatto una cosa del genere prima o poi. L’ho detto e ripetuto a
Miyamazu, ma lui non ne voleva sapere…però ora come pensi di uscirne?” intervenne il
preside sicuro di sé nonostante gli avvenimenti.
“In che senso?” chiese Tsubuki.
“Bhe, hai una pistola in mano…hai sparato al preside di una scuola…pensi davvero che
crederanno alle tue illazioni?”
E allora il ragazzo sorrise…
Chiedeva se gli avrebbero creduto?
“Oh si…mi crederanno…” rispose con un sorrisino ironico.
“E poi sai…io ho comunque questo…” aggiunse Hana tirando fuori dalla tasca il registratore.
Kyo Ritsui, con la bocca spalancata, vide il rossino premere lo stop e poi riavvolgere un po’ di
nastro…
All’accensione Kaede e suo padre apparsero alle spalle di Hana e Tsubuki…
- Si…poi a causa di una serie di problemi ho inscenato il suicidio, aiutato dall’organizzazione,
e cambiato identità trasferendomi qui…non sai che sorpresa quando ho scoperto di dover
uccidere tua madre. Quando l’ ho avuta davanti mi sono momentaneamente dimenticato del
mio compito, era troppo bella…e poi bhe…è risaputo cosa è successo… Quando Hana staccò il registratore Ryo Rukawa entrò nella stanza…
“Lei è in arresto…” annunciò ammanettando l’ormai ex-preside dello Shohoku…
Hana si voltò verso la porta sentendo quella voce conosciuta…
“Ha il diritto di non parlare…”
E mentre Ryo pronunciava quelle poche frasi di rito Hana incrociò lo sguardo di Kaede…
Dio è vivo…
Ma la felicità e il sollievo che il moretto provava in quel momento vennero sostituite da una
buona dose di rabbia…
Non voleva stare lì...
Hana era vivo e gli bastava…
Ora aveva bisogno di stare da solo e smaltire tutta quella preoccupazione…
Infilò quindi le mani in tasca e si voltò uscendo dall’ufficio…
Capitolo 13
Kaede Rukawa uscendo dalla scuola con il solito passo indolente e trascinato, guardò
l’orologio...le sette…
In teoria avrebbe avuto il tempo per andare a casa, cambiarsi e tornare a scuola…ma non aveva
intenzione di farlo…
Quindi si diresse verso casa sua…
Il tempo di prendere il pallone da basket con la sua sacca, che ormai non usava più da mesi, ed
era di nuovo fuori...meta: campetto all’aperto…
Cercò di coprire i suoi pensieri concentrandosi sul rumore prodotto dalla palla che rimbalzava,
quella palla che da sempre era stata in grado di farlo estraniare dal resto del mondo…
E che in quel momento non ci riusciva…
Non lo sentiva nemmeno quel suono…coperto dal vorticare dei suoi pensieri…
Bloccò la palla con entrambe le mani e la fissò…
Hana...
La strinse e poi la gettò con forza contro il tabellone…
“Maledizione!!” urlò lasciandosi cadere seduto a terra…
Si sdraiò e chiuse gli occhi…
Quel pazzo aveva rischiato di farsi ammazzare…
Non aveva mai conosciuto persona più impulsiva…e più stupida…
Ed in un certo senso si sentiva anche in colpa…
Se solo l’avesse aspettato sveglio…se solo si fosse svegliato…
Se…se…se…
C’erano tanti, troppi se…
Ma Hana si era reso conto di cosa stava facendo? O era talmente folle da rischiare così la sua
vita?
Magari non aveva nulla da perdere pensò…
Strinse i pugni…
E io?
Si sarà fermato cinque secondi a pensare a cosa avrei fatto io se fosse morto?
Si sentiva mancare al solo pensiero…
Quel pazzo esaltato…
Sorrise…
Si, pazzo esaltato…ma lo amava…
E solo quella mattina si era accorto davvero quanto fosse profondo quello che provava…
Eh si…lo aveva già capito, ma rischiare di perderlo era stata una specie di folgorazione…
Si può dire che solo ora avesse preso consapevolezza di ciò che davvero significava amare…
Se Hana fosse morto…probabilmente sarebbe morto con lui…
Si alzò e, messo il pallone nella sacca, iniziò a vagare per la città senza una meta…
Sakuragi aveva guardato Kaede uscire dalla porta…
Ma il tempo di chiedersi cosa gli fosse preso fu davvero questione di istanti, perché poco dopo
entrarono nell’ufficio gli agenti di polizia, che per questione di sicurezza ammanettarono anche
lui…
Bhe, fra tutte le esperienze che avrebbe pensato di poter fare quella non era certo
contemplata…
Comunque fu questione di un mezz’oretta…
Tsubuki e Hana furono condotti nell’ufficio investigativo di Ryo Rukawa e il preside in una
clinica privata per essere curato…clinica in cui rimasero i due amici del detective per
assicurarsi che non tentasse di scappare…
La scelta di non svolgere gli interrogatori di Hana e Tsubuki al commissariato era stata
ragionata.
Dato il numero di infiltrati al distretto non potevano correre rischi…oltretutto il padre di
Rukawa voleva fare in modo che nessuno vedesse di persona Hanamichi…almeno non per
ora…
Nessuno doveva sapere quello che stava avvenendo.
Una volta nell’ufficio, Ryo chiamò il suo ex commissario e gli chiese di raggiungerlo senza
spiegargli nulla.
Solo al suo arrivo Hana e Tsubuki vennero interrogati.
Non avevano avuto la possibilità di parlarsi poiché erano stati tenuti separati fino a quel
momento…e l’informatore una volta interrogato era stato arrestato e portato via.
Al termine degli interrogatori erano rimasti solo Ryo e Hana…
E mentre loro erano nascosti, alcuni agenti speciali preparavano le retate che avrebbero
condotto all’arresto dell’intera Miyamazu, infatti le prove di Tsubuki unite alla registrazione
del rossino erano state più che sufficienti…
Tutta l’operazione si sarebbe svolta nella segretezza, non potevano permettere che un solo
membro della Miyamazu scappasse…in quel caso Hanamichi avrebbe rischiato la vita…
Se tutto fosse andato bene allora, dopo il processo, Sakuragi sarebbe stato libero da tutto…
Il problema rimanevano i media, ma avrebbero potuto comunicare un altro nome...
Ryo comunque, preoccupato anche dal comportamento anomalo di Kaede, lo aveva cercato a
casa e sul cellulare…ricerca vana perché il figlio aveva spento il portatile e a casa non
rispondeva nessuno…
Decise quindi di lasciargli tempo e tornò a preoccuparsi di Hana…
Lo osservò un attimo…
Un ragazzo di sedici anni con esperienze alla spalle che non avrebbe dovuto nemmeno avere...
Un ragazzo che, poche ore prima, aveva rischiato la vita e nonostante tutto non sembrava
troppo provato dalla cosa…
Si chiese come fosse possibile essere tanto sconsiderati.
E suo figlio non era stato molto più intelligente…
“Non fate mai più una cosa del genere. Ho perso dieci anni di vita quando Kaede mi ha
chiamato…” esordì con il classico tono da padre apprensivo…
Hana, che fino a quel momento era rimasto perso nei suoi pensieri, alzò la testa pentito.
“Lo so…mi dispiace averlo coinvolto.” Disse pensando a Kaede e al rischio che in quei mesi
aveva fatto correre anche a lui…
E fra l’altro ora dov’era?
In quelle ore non aveva avuto molto tempo per pensarci, ma Kaede era sparito senza una
parola…
L’aveva lasciato solo…
Ma in fondo poteva anche capirlo…
Probabilmente aveva solo bisogno di riflettere…
“Oh non è colpa tua…quando si mette qualcosa in testa è difficile convincerlo a fare
diversamente.”
“Già…a proposito…dov’è?” chiese dando voce ai suoi pensieri.
“Non lo so…a casa non c’è e il cellulare è spento.”
Hana abbassò il capo e sospirò…
Aveva bisogno di lui in quel momento…
“Non voleva ferirti andando via…era veramente preoccupato…credo abbia bisogno di stare
solo.”
Aggiunse Ryo vedendolo rattristarsi per questo…strano che fosse più preoccupato per Kaede
che non da tutto quello che era accaduto…per quanto provasse a capire Ryo era al quanto
confuso…
“Lo so…”
“Ah dimenticavo…ho chiamato i tuoi nonni, saranno qui entro sera. Nel frattempo mi farai
compagnia.”
“Merda…” esclamò Hana poggiando la testa sulla scrivania…
Mi ammazzeranno...
Era preoccupato perché ora rischiava seriamente di tornare a Tokio con loro…
E lui non sapeva se l’avrebbe sopportato…
Era nato a Kanagawa, e per quanto a volte l’avesse odiata, lì aveva tutti i suoi amici…e
Kaede…
“Devo dedurre di essere noioso?” chiese scherzosamente Ryo…ma l’ironia non fu colta da
Hana, troppo preoccupato dall’imminente arrivo dei nonni…
“No, mi scusi…è che non la prenderanno molto bene.”
“Tranquillo, ho capito cosa intendevi…comunque mettiti nei loro panni, ti hanno dato fiducia
lasciandoti a vivere qui da solo e guarda cos’hai combinato…”
E Sakuragi si sentì sprofondare…
Aveva ragione Ryo…
Ma che cavolo aveva fatto?
Solo in quel momento si rese conto delle conseguenze delle sue azioni…
Era stato un pazzo…
“Dai tirati su…non l’ho presa bene nemmeno io inizialmente, ma fidati che capiranno…” cercò
di tirarlo su Ryo…
“Lo spero…la mia paura è che mi chiedano di tornare a Tokio…io ho tutto qui...”
Un paio d’ore più tardi i nonni di Hanamichi erano arrivati…
Con il maggior tatto possibile, il detective spiegò loro tutto l’accaduto…
Al termine del racconto Ruriko abbracciò il nipote sollevata che stesse bene, Ketami invece lo
osservò con sguardo critico per poi cedere anche lui e dargli una poderosa pacca sulla spalla.
Era chiaro ad entrambi i coniugi però, che Hana non fosse in grado di vivere da solo…
Dopo i recenti avvenimenti sarebbero stati degli irresponsabili a tornare a Tokio fingendo che
nulla fosse accaduto…
Ma costringerlo ad allontanarsi da quel luogo avrebbe solo portato altra sofferenza al loro
nipote…
E Ruriko in più, si preoccupava del rapporto tra Hanamichi e Kaede…
Il quesito era sempre lo stesso: chi erano loro per dividerli?
E la risposta sempre la stessa.
Decise quindi che avrebbe parlato con il marito…la cosa migliore da fare era sicuramente
trasferirsi a Kanagawa…
Non passò molto tempo dal loro arrivo alla telefonata con la quale il commissario comunicava
a Ryo Rukawa il buon esito delle operazioni…
A quel punto Hanamichi e i nonni furono liberi andare via…
“Hana…vai a riposarti...sei stanco e hai una notte in bianco alle spalle…lo cercherai dopo...”
propose la nonna del rosso, una volta a casa…
Era da un’ora circa che il nipote continuava a chiamare incessantemente qualcuno…
E a Ruriko non ci volle molto per capire di chi si trattava, anche perché l’assenza di Kaede in
quell’ufficio l’aveva lasciata abbastanza perplessa…
“Forse hai ragione…” fu costretto ad ammettere Hana…
Lo avrebbe voluto accanto a sé in quel momento, ma in parte poteva capirlo e non voleva
pressarlo…
Avrebbe aspettato…sapeva con certezza che una volta tranquillo Kaede lo avrebbe cercato.
L’assenza di Hanamichi e Kaede a scuola non era però passata inosservata…anche perché
l’ultima volta che Sakuragi era mancato, era sparito per mesi…
Yohei chiamò più volte a casa del rossino, ma non trovandovi nessuno per un po’ vi rinunciò…
In fondo il fatto che mancassero sia Hana che Rukawa lo aveva fatto riflettere su un possibile
imboscamento dei due da qualche parte…
Bhe, poteva essere plausibile come ipotesi…
Peccato che agli allenamenti pomeridiani non si presentò nessuno dei due…
E se per Hana poteva essere normale, Rukawa non avrebbe mai saltato un allenamento…
E a quel punto decise di andare direttamente a casa del rossino.
Chi anche era rimasto piuttosto perplesso era Mitsui.
Una volta arrivato in palestra per gli allenamenti supplementari aveva visto correre via Mito, e
poi notato l’assenza dei due…
C’era qualcosa che non andava…lo sentiva nell’aria…
E poi era veramente strano che Kaede avesse saltato l’allenamento…
Così decise di chiamarlo al cellulare e casa…
Ovviamente trovò il cellulare spento…
Tuttavia la madre di Kaede gli aveva detto di non preoccuparsi…
Di cosa non mi dovrei preoccupare?
Decisamente c’era qualcosa che gli sfuggiva…
Ed iniziò così la sua ricerca per i campetti da basket di Kanagawa.
Provò anche a chiamare Hanamichi…
E in quel caso gli risposero i nonni...
Che diavolo ci facevano lì i nonni del rosso?
No…non andava bene per nulla…
A quel punto comunque, era sicuro che entrambi stessero bene…il problema però era Kaede…
Il fatto che fosse sparito così lo preoccupava…insomma non era da lui…
La conclusione a cui arrivò fu che se voleva spiegazioni poteva chiederle ad una sola
persona…
Quando Hana si svegliò, intorno ad ora di cena, trovò Yohei ad aspettarlo nel salotto…
Era sparito per tutto il giorno, logico che qualcuno avesse notato la sua assenza…
Ma Mito non disse nulla, non pretese spiegazioni...aspettò che fosse Hana a parlare…
E la sua pazienza fu premiata, perché il rossino, bisognoso di sfogarsi, raccontò ogni cosa al
suo migliore amico…
Yohei si fermò a cena, ed i nonni di Hana annunciarono che la mattina seguente sarebbero
partiti per Tokio per sistemare alcune cose e prendere almeno un parte dei loro effetti
personali…
Si sarebbero trasferiti a Kanagawa…consci di non poter costringere il loro nipote ad andare a
vivere lontano dai suoi amici dopo tutto quello che era successo…
Ed Hana accolse la notizia con più entusiasmo di quanto pensassero, perché si alzò ed
abbracciò entrambi rischiando di stritolarli.
Era felice davvero…la sua paura più grande si era dissolta…
Qualche ora dopo Mitsui aveva chiamato Mito che, seppur con qualche remora gli aveva
spiegato l’accaduto…
Ok…era chiaro che Kaede fosse scosso e lui doveva assolutamente trovarlo e farlo ragionare…
Più sicuro che mai, continuando la sua ricerca, provò a chiamare nuovamente Rukawa…
Il cellulare squillava ma non rispondeva.
Bene…
Optò per un messaggio…chissà che sua altezza, in tutti i sensi, non si degnasse di rispondere…
< E’ tutto il giorno che ti cerco, vuoi darmelo un segno di vita? >
< Sono vivo ok? E ora lasciami in pace…ho altro da fare… >
Ha deciso di tornare tra i comuni mortali…
Pensò divertito.
< Sempre più simpatico eh?! Forza dimmi dove sei… >
< I cazzi tuoi mai vero? >
Che carattere di merda però…
Si chiese come potesse Hana sopportarlo tutto il giorno…
Però probabilmente con lui era un po’ meno stronzo…
Oltretutto non doveva essere un bel momento…
< Oh bhe, farò da solo…comunque il fatto che tu risponda non mi convince molto del tuo
bisogno di solitudine, anzi credo che tu abbia bisogno di parlare… >
< Cazzo centra?! La mia è solo educazione… >
< Ah bhe…se tu chiami educazione rispondere con una parolaccia ad ogni messaggio allora
non ho mai capito cosa fosse… >
< Vaffanculo Hisashi… >
< Non fosse per la tua finezza mi sentirei persino onorato… >
< Dio ma sei una piaga… >
< Ah ah…ma ora basta sto spendendo un patrimonio… >
< Oh come mi spiace…ma ti faccio presente che non te l’ho chiesto… >
< Va bhe ci rinuncio…ci vediamo Kaede… >
Prima di quanto pensi…
Se non aveva messo piede su un campo da basket tutto il giorno, come aveva constatato nelle
sue ricerche, ora doveva essere lì per forza…
Altrimenti non sarebbe stato Kaede Rukawa.
Sperò che la breve discussione per messaggi lo avesse fatto sbollire un po’, ma si sbagliava…
Dopo aver cercato in due o tre campetti nei pressi dello Shohoku lo trovò…
Non si è calmato...
Constatò guardandolo dall’ingresso del campetto…
Lo vide correre come un pazzo da una parte all’altra del campo…provare azioni, finte e tiri a
ripetizione…
E infine lanciare la palla contro il tabellone, saltare e schiacciare con forza inaudita nel
canestro…
Lasciare il tabellone tremante e poi ricadere sull’asfalto stravolto…
Lo vide appoggiare la schiena al sostegno del canestro e scivolare seduto a terra respirando a
fatica…
Gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro…
Non si poteva dire che quell’immagine esortasse Mitsui ad avvicinarsi…ma doveva farlo.
Quindi trasse un profondo respiro, sperando di tornare a casa sulle sue gambe, e mise piede nel
campetto…
“Non chiedi aiuto nemmeno sotto tortura vero?” chiese con il solito tono da menefreghista.
Kaede aprì gli occhi e li puntò sul nuovo arrivato.
“Ci mancavi solo tu…” sputò con rabbia…ma non diretta al suo interlocutore, e Mitsui lo
capì…
“Anche io sono felice di vederti!” cercò di alleggerire la tensione.
“Sei esasperante…” sbuffò spazientito l’altro vedendolo sedersi al suo fianco.
“Lo so…” sorriso a trentamila denti.
“Hai contratto il virus della Sendite?” chiese Rukawa inarcando un sopracciglio.
“Merda…sei davvero impossibile…” Rispose Hisashi quasi sul punto di arrendersi.
Ma Kaede non rispose, aspettò qualche minuto e poi domandò:
“Mi spieghi perché perdi tempo con me?”
Davvero non lo capiva…
Nonostante avesse bisogno di qualcuno con cui parlare e sapendo benissimo di poterlo fare solo
con lui, l’aveva trattato di merda durante la conversazione per messaggi.
E Hisashi l’aveva comunque cercato…
Ora non si stava comportando meglio e lui era ancora lì…
Ma quanta pazienza aveva quel ragazzo?
Al posto suo si sarebbe mandato a cagare.
“Me lo sto chiedendo anche io.”
Silenzio…
“Ho parlato con Mito…”
“…” Immaginavo...
Kaede rimase in silenzio per un po’ perso nei suo pensieri…poi parlò…
“Rischiava di farsi ammazzare.”
“E’ questo il problema?”
“In un certo senso si…”
“Guarda che non serve sparire e nascondersi in un campo da basket a sfogare la rabbia e la
preoccupazione…”
“Non sono stato tutto il giorno qui.”
“Lo so…avevo già controllato. Ma non è questo il punto…fino a quando non parlerai con lui
non cambierà nulla.”
Ma l’aveva cercato davvero tutto il giorno?
Bha…
Meglio glissare…conoscendo Mitsui erano capaci di ricominciare a sparare frecciatine a
raffica…
“Avevo bisogno di sfogarmi…”
“E ci sei riuscito?”
“No.”
“Appunto. Magari anche una bella rissa come ai vecchi tempi può andare bene, però devi
tornare da lui.”
“Nh…” sospiro…
“Sai, si sta chiedendo che fine hai fatto…e sono sicuro che vorrebbe averti accanto.”
“Non è facile…continuo a pensare che se solo mi fossi svegliato o lo avessi aspettato per
andare a dormire non avrebbe corso quel rischio. Non ci sono stato quando ne avrebbe avuto
più bisogno.”
“Kaede…da quando ti fai tutte ‘ste seghe mentali?” chiese perplesso Hisashi.
“Non lo sono.” Rispose l’altro risentito.
“No, per carità. Stai qui a porti mille interrogativi inutili…a cosa ti servono tutti questi se?
Hana sta bene ok? Quella di andare da solo è stata una sua decisione, avrebbe potuto
svegliarti…e probabilmente non l’ha fatto per non farti correre pericoli…anzi, conoscendolo
nemmeno avrà pensato alle conseguenze del suo gesto…lo sai com’è fatto. Ha fatto una
cazzata e siamo d’accordo, ma è finita bene. A questo punto hai due possibilità: o continui a
stare qui come un deficiente trincerandoti dietro i se e i ma, oppure alzi il culo e vai da
lui…adesso si che ha bisogno di te…”
“…” Kaede fu costretto ad ammettere almeno con se stesso che Hisashi non aveva tutti i torti.
Forse era davvero il caso di tornare dal Do’hao.
“Dai…lo so che in fondo queste cose le sai anche tu. Forse avevi solo bisogno di sentirtele dire.
Un giorno di isolamento è stato più che sufficiente non credi?”
“Già…”
“Oh evviva…ora…che ne dici di fare due tiri?” chiese Mitsui alzandosi in piedi.
Rukawa lo guardò qualche secondo, quasi implorante, sperando che ritirasse la sfida…
Non era assolutamente da lui tirarsi indietro, ma davvero non aveva più forze e alla fine lo
ammise…
“Hisa…non so nemmeno se riesco a reggermi in piedi…”
E il suddetto scoppiò in una fragorosa risata…
“Cos’hai da ridere?” chiese infastidito Kaede che non aveva capito il motivo di tanta ilarità…
“Bhe, in poche ore sei passato dal chiamarmi per nome al diminutivo…è sorprendente come tu
sia cambiato...e poi guardati: Kaede Rukawa costretto a rinunciare ad una sfida perché si è
sfinito per l’intera giornata a furia di seghe mentali, e appena si è seduto l’adrenalina gli è
scivolata fuori dal corpo…cavolo avrei di che ricattarti…”
“Bastardo…” rispose l’altro tirandosi a fatica in piedi…
“Certo che hai la testa dura…dai ti accompagno a casa.” Rispose avvicinandosi a lui per dargli
una mano…
Bene…ora muovo a pietà anche i teppisti…perfetto…
Arrivati di fronte a casa di Kaede, Hisashi si congedò…
“Bene, io vado…” disse voltandosi.
Rukawa lo vide fare il primo passo e si diede da solo dello stronzo…
Non poteva lasciarlo andare senza una sola parola dopo che l’aveva cercato...
“Hisa…” lo richiamò
“Hn?” Mitsui si fermò e voltò la testa.
“Grazie…”
Ghigno…
“Ehi ghiacciolo ti sciogliendo sai?!”
“Vai a cagare va’…” rispose Kaede infilando la chiave nella toppa…
Cercava di essere gentile e la gente reagiva così?
Si disse che forse era meglio tornare alle vecchie abitudini…
“Ora mi sento meglio…mi mancavano i tuoi insulti.”
“Uff…” sbuffò spazientito Rukawa aprendo la porta…
“Ehi…” si voltò
“Quando vuoi ci sono sempre…” concluse Mitsui tornando verso casa.
Kaede entrò in casa per la prima volta sicuro di avere un amico.
Nella sua vita non gli era mai capitato di desiderare di averne…
Chiariamo meglio…era convinto che per alcune persone ci sarebbe sempre stato.
Un esempio erano quelli della squadra…
Però da qui a pensare di averne bisogno lui stesso ne passava…forse perché non aveva mai
vissuto situazioni che richiedessero l’intervento di qualcuno…
Però ora, a fronte degli avvenimenti degli ultimi mesi, doveva ammettere che avere qualcuno
accanto non era poi tanto male…
Oddio…l’amicizia con Mitsui era forse un po’ strana date le frecciatine continue che si
lanciavano e quella sorta di astiosità scherzosa che animava le loro conversazioni, ma andava
bene comunque…
Due teppisti nella mia vita...
Grande Kaede, te li scegli proprio bene...
Con tutti questi pensieri riuscì a buttarsi sul letto dopo una doccia rinfrescante e aver chiesto
spiegazioni al padre, che tuttavia si era limitato a dirgli che i nonni di Hana erano tornati a
Kanagawa…
Come fosse arrivato fino alla sua stanza era un mistero…la cosa importante però, era che ormai
aveva messo la testa sul cuscino…
E si sa che Rukawa, appena poggia la testa su una superficie piana, non può far altro che
addormentarsi…
E quell’occasione non fece eccezione.
La mattina seguente si alzò ormai deciso a chiarire con Hana…
Si dice che la notte porta consiglio no?
E lui era tranquillo…
Oddio, magari non completamente…però credeva di avere abbastanza sangue freddo per
affrontare la cosa…
Errore…
Perché appena Hanamichi aprì la porta di casa lo prese per il colletto della maglia e lo sbatté
contro il muro dell’ingresso…
“CHE CAZZO CREDEVI DI FARE EH?!” gli urlò contro in balia delle stesse sensazioni del
giorno precedente…
Hana era stupito…non si aspettava una reazione simile…
Kaede stava urlando…
E non era un buon segno…
“Kae…” cercò di intervenire…
“TI RENDI CONTO CHE RISCHIAVI DI FARTI AMMAZZARE!!! PRIMA DI FARE LA
TUA CAZZATA HAI PENSATO UN ATTIMO A ME? DIO!!!”
Shock…
Kaede stava…
Hana si disse che non era possibile…
Lo guardò meglio…
Stava veramente piangendo…per lui?
“Io non…” riprovò a parlare, ma a quanto pare Kaede nemmeno se ne rendeva conto…
“LO VUOI CAPIRE CHE TI AMO RAZZA DI IDIOTA?!!!” Concluse avventandosi sulle sue
labbra conducendolo in un bacio quasi disperato…
Hana rispose al bacio senza riuscire a muoversi…
Quelle parole sarebbero state stupende anche se Kaede le avesse mormorate…
Ma ascoltarle urlate da quella voce che di solito teneva dei toni bassi e soffici era…
Non aveva parole per definire cosa provava in quel momento…
Sapeva solo che doveva spiegarsi…
Prese il viso dell’altro tra le mani e lo scostò dolcemente…
“Kaede…mi dispiace…davvero…non ho pensato alle conseguenze. Credevo di uscirne vivo
con la confessione del preside…” disse guardandolo negli occhi
“Dovevo aspettarmelo da un’idiota…”
La furia sembrava totalmente scomparsa…
La sua voce era tornata al tono normale seppur con una punta in più di dolcezza.
Probabilmente, si disse Hana, aveva solo bisogno di sfogare la tensione…
“Questa volta hai ragione…” rispose asciugandogli le lacrime…poi lo abbracciò…
“I tuoi nonni?” chiese Kaede dopo un po’ colto dal dubbio…
Non ci aveva nemmeno pensato…
“Solo ora ti viene in mente?! Comunque sono a Tokio…torneranno tra tre giorni…”rispose
l’altro prendendolo per mano e sdraiandosi sul divano…
Kaede con la schiena poggiata al bracciolo del divano e Hana tra le sue gambe, appoggiato a
lui…
E lentamente Sakuragi cominciò a raccontare tutto ciò che era successo, mentre Kaede lo
stringeva di più a sé per dargli sostegno.
E si diede dello stupido, perché mentre lui si lasciava andare a stupide riflessioni, Hana era da
solo ad affrontare la scoperta di avere un padre appartenente alla Miyamazu, un padre che
aveva cercato di ucciderlo…
E fu stupito dalla forza del rossino quando con sicurezza affermò che lui aveva avuto solo un
padre, che il legame di sangue non gli importava…che per quanto lo riguardava Kyo Ritsui
rimaneva l’ex-preside della loro scuola e un assassino…niente di più…
E poi con tutto il tatto che possedeva, Hana spiegò a Kaede chi fosse Tsubuki…ma per sua
fortuna il moro non mostrò alcun desidero omicida…
Anche se Hana era convinto che il suo ragazzo avesse un po’ di astio verso colui che lo aveva
praticamente gettato tra le braccia della morte…
“Kae …grazie per tutto quello che hai fatto in questi mesi.”
“Non ho bisogno di ringraziamenti Hana…tutto ciò che ho fatto l’ho fatto perché lo volevo, e
per te…e mi dispiace di essere andato via…”
“Lo so. Ho capito e non te ne faccio una colpa…”
Kaede un po’ rincuorato si sentì comunque in dovere di aggiungere:
“Però Hana, promettimi una cosa…d’ora in poi, qualsiasi cosa accada, prima di commettere
azioni avventate parlane con me…non voglio più provare niente di simile…”
“Te lo prometto…”
Rimasero distesi senza dire nulla per alcuni minuti, ognuno perso nei suoi pensieri…
“Ora che i miei nonni hanno deciso di trasferirsi non sarà più come prima…” disse Hana dopo
un po’…
“In che senso?” chiese Kaede non capendo.
“Non potrai vivere qui con me…”
“Hana…anche se fossero tornati a Tokio non avrei potuto comunque restare…”
“Perché?”
“Questi mesi sono stati un caso particolare e i miei genitori hanno capito, ma io sono sempre
loro figlio, non posso sparire in questo modo dalle loro vite…lo capisci?”
“Si…” rispose il rosso un po’ triste…
“E comunque non cambierà nulla tra noi, se non per il fatto che avremo qualche difficoltà in
più a consumare…” cercò di sdrammatizzare il moro.
“Kae!!!” Hana divenne rosso come sempre quando si parlava di certe cose…
Dopo tutto quello che avevano fatto ancora non riusciva a parlarne…
Kaede si chiese se fosse poi così normale…
“Quanto sei pudico…” lo prese in giro giocando con le ciocche dei capelli del suo ragazzo…
“E comunque siamo stati fortunati ad avere questi mesi tutti per noi. Normalmente non è
così…semplicemente ci ritroveremo a cercare i nostri spazi come dei normali adolescenti…”
E Hana si illuminò…
“Già, hai ragione. Abbiamo bruciato un po’ di tappe…nemmeno il primo appuntamento...ora
che ci penso dobbiamo andare al cinema…”
E Kaede iniziò a preoccuparsi vedendolo partire in quarta nell’esporre le su idee…
“Hana…” cercò di fermarlo…
“…poi camminare mano nella mano di sera sul lungo mare…”
“Ehi… “ Nulla…inutile…
“…ah già, magari una bella cenetta a lume di…”
“Do’hao!!!”
“Ops…scusa mi sono fatto trasportare…”
“Ho notato…” disse divertito il moro…
“Però Kae voglio farle davvero queste cose…magari non…”
E Rukawa gli chiuse le labbra con le sue…
In effetti era l’unico modo per farlo stare zitto…e poi non aveva bisogno di parole per
spiegarsi…
“Abbiamo tempo per tutto…” concluse allontanandosi dalle sue labbra…
Il giorno seguente Hana e Kaede decisero di andare a trovare Tsubuki in prigione per capire
perché li avesse aiutati…
“Immagino vorrete delle spiegazioni…” li accolse il ragazzo sedendosi su una delle sedie nella
stanza in cui i detenuti potevano ricevere visite…
“Nh…” rispose Kaede sedendosi.
“Hai problemi di comunicazione?” chiese un po’ perplesso Tsubuki…
“Non farci caso lui è così…” liquidò Hana…
“Bene, cosa volete sapere?”
“Perché hai fatto tutto questo?”
“Per te…” Un’occhiata raggelante di Kaede lo costrinse ad aggiungere velocemente il resto…
“…e per me…te l’ho detto, avevo un conto in sospeso con loro. Sai io e mio fratello eravamo
orfani. Lui aveva 16 anni e io 10 quando i nostri genitori morirono in un incidente stradale. Da
quel giorno fummo affidati ad una famiglia, ma scappammo dopo un mese, forse due…”
“Perché?”
“Diciamo che non era esattamente una famiglia modello…vivemmo come barboni per un paio
di settimane, rubando portafogli per sopravvivere, fino a quando un membro della Miyamazu
non ci trovò. Non so perché, forse per fortuna…ma non fummo coinvolti in nessun giro di
prostituzione o pedofilia. Credo che Miyamazu avesse visto qualcosa in mio fratello che poteva
tornargli utile…forse la rabbia…non saprei…fatto sta che da quel giorno ci prese sotto la sua
tutela e mentre io me ne stavo allegramente a casa a guardare la tv mio fratello veniva
addestrato ad uccidere…andammo avanti così per anni e lui si spegneva ogni giorno di
più…poi morì…avevo 14 anni allora... Non mi fu detto nient’altro se non che era rimasto
ucciso in una delle sue missioni. Ma io non era stupido, sapevo cosa faceva e sapevo anche che
voleva uscirne e ricominciare da zero.
Per questo da quel giorno ho fatto credere a Miyamazu di essere convinto della loro parola, e
sono diventato una specie di braccio destro per lui. Spesso mi limitavo semplicemente a
recapitare messaggi da una parte all’altra e nel frattempo raccoglievo le prove per
incastrarli...questo fino a quando non sono stato spedito a Kanagawa per controllare Kyo
Ritsui…”
“Perché?”
“Non era un grande professionista. Di cazzate ne ha fatte tante, al punto di essere costretto a
cambiare identità…e quella con tua madre è stata la più grossa…Miyamazu voleva che lo
tenessi sotto controllo e che lo avvisassi nel caso in cui avesse fatto passi falsi…”
“E l’hai fatto?”chiese preoccupato il rossino…
“No. Avevo già troppi morti sulla coscienza…comunque sei stato fortunato, ci fosse stato un
altro al posto suo non avresti avuto il tempo di pronunciare nemmeno una sillaba…altro che
chiacchierare per mezzora…”
“Se qualcuno si fosse fatto i cazzi suoi magari…” aggiunse acidamente Kaede…
“Lo so…hai ragione. Credevo di conoscerlo e invece mi sono sbagliato.”
“Cosa ci facevi a Tokio?” continuò Hana per evitare di continuare a parlare della cosa…La
volpe pareva essere un po’ troppo sensibile all’argomento…
“Do’hao…” Il rosso si voltò irritato…
“E ora che c’è?! E’ una domanda legittima baka kitsune…”
“No, è una domanda stupida…”
“Grr…”
Tsubuki li osservava a metà tra il divertito e l’invidioso…
Sapeva che stavano insieme…
Pedinarli aveva avuto come esito anche questo…e per quanto si fosse abituato all’idea non
poteva dire che non facesse male…
Poi una lampadina si illuminò…
Volpe?
“Allora lui è la volpe…cavolo dovevo immaginarlo…”
Bhe, considerando tutte le parole che Hana aveva sprecato a Tokio per parlare di quella
‘stupida volpe’, come la definiva lui, magari avrebbe potuto arrivarci…
“Cosa?” chiese il rossino perplesso…
“Niente niente…comunque ero a Tokio per i soliti lavoretti.” Si affrettò a liquidare…
“Hai detto che andavi all’università.” Affermò il rosso risentito del fatto che l’amico gli avesse
mentito…
“Ed è vero…non ho abbandonato gli studi, sono al secondo anno.”
“Sapevi già di mia madre quando ci siamo conosciuti?”
“No. L’ho saputo solo quando Miyamazu mi ha detto di tenere sotto controllo il preside della
tua scuola e mi ha spiegato tutto.”
“E poi?” indagò Kaede che non aveva molta voglia di stare lì…l’unico motivo per cui aveva
accompagnato Hana era la gelosia…
Insomma non voleva rischiare…
Meglio prevenire che curare no?
Quindi prima uscivano da lì meglio era…
“Nulla. Ho continuano a fare avanti e indietro dal mio albergo allo Shohoku. E un giorno,
mentre ero nell’ufficio del preside, ho visto Hana nel cortile della scuola…sai i capelli rossi…”
“Qualcosa contro miei capelli?” chiese Hana risentito…
“No, no…anzi a me piacciono...era per dire che ti ho riconosciuto per quello.”
E a Kaede quell’affermazione non piacque per niente…
“Vai avanti…” lo esortò…ancora un commento o lo ammazzava…
“A quel punto mi sono detto che avevo ancora una speranza, mi sono infilato negli spogliatoi
dello Shohoku e ho lasciato quel biglietto. Lo so che sono un vigliacco, ma non volevo passare
la mia vita in galera…”
“A proposito…mi pedinavi?” chiese Hana ricordandosi che le prove le aveva sempre trovate
lui nella buca…
“Bhe si…e non ero l’unico. Nell’ultimo periodo c’era anche una ragazza che vi seguiva
costantemente…”
“Avvertire no eh?!” continuò Hana.
“Do’hao…che ne sapeva lui?”
Ok, lo odiava…ma quello che era giusto era giusto...
“Vi ha dato problemi?”
“No, ha solo sbandierato alla squadra che vivevamo insieme e che ci aveva visti baciarci nel
giardino di casa…” rispose Hana passando velocemente ad uno stato di irritazione pericoloso...
“Doveva avercela proprio con voi eh?!” disse divertito Tsubuki…
“Errore…con lui…” e il rosso indicò il compagno.
“Ne avrai per molto con questa storia?” intervenne Kaede esasperato…
“Fino al prossimo sequestro…”
“Pessima battuta…”
“Ehm…ragazzi…io non ho molto tempo a disposizione.” Cercò di mettersi in mezzo
Tsubuki…oltretutto quelle scenette lo mettevano a disagio.
“Si scusa…continua…” disse Hana.
“Bhe, una volta trovato l’indirizzo di casa tua ho continuato ad inviarvi le prove fino a quella
notte.”
“Scusa ma secondo il tuo ragionamento avresti dovuto andartene…” disse Hana…
“Infatti era quello che stavo per fare…solo che mi è venuto il dubbio di aver fatto una cazzata e
così ho chiamato a casa tua…ed ha risposto lui...gli ho detto in quattro parole cosa fare e poi
sono corso a scuola. Ma te la stavi cavando più che bene…”
“Avevi qualche dubbio? Se non mi avessi distratto il preside non sarebbe riuscito a
spintonarmi…” affermò baldanzoso il rossino…
“Se non ci fossi andato non si sarebbe nemmeno posto il problema…” intervenne Kaede…
“Eh basta però…che palle…”
“Scherzavo Hana…ormai è andata.” Rispose il moro sorridendogli…
Miracolo…forse l’aveva accettato…
In quel momento il guardiano entrò avvertendo che avevano solo cinque minuti...
“Bene ragazzi…io devo andare…”
“Quanto resterai qui?” chiese Hana preoccupato.
“Lo saprò solo alla fine del processo. Comunque ho anche io le mie colpe, compresa quella di
non aver fermato in qualche modo l’assassino di Hito Moroi…in teoria sono complice, come lo
sono in tutte le cose che sapevo…ma se è questo il prezzo da pagare per vederli in prigione va
bene così…” rispose sereno Tsubuki.
Poi abbracciò Hana sotto l’attenzione vigile di Kaede e gli sussurrò all’orecchio:
“Se non funzionasse con lui io sono qui eh?!”
Hana divenne rosso e si allontanò…
“Allora ciao…” salutò Tsubuki allungando la mano verso Rukawa…
Quest’ultimo lo osservò un attimo e la strinse per educazione, non rinunciando però ad uno dei
suoi monosillabi più altezzosi…
“Tsè…”
Una volta fuori Kaede si ricordò di un particolare…
“Che cosa ti ha detto?”
“Oh nulla…solo che se non funzionasse posso andare da lui.” Rispose come se stesse parlando
del tempo…
“Lo ammazzo…”
Rukawa fece dietro front…
Hana afferrò la sua mano e gli sorrise...
“Kae…non bastano quattro parole per farmi cambiare idea…”
Mano nella mano raggiunsero la spiaggia, quella in cui Rukawa aveva incontrato Hana dopo tre
mesi…
Il moro si sedette sulla sabbia, mentre il rossino, in piedi al suo fianco, si lasciava ad un
sospiro…e poi un sorriso…
“E’finita…” mormorò soltanto, e Kaede sorrise di riflesso prendendolo per mano ed
invitandolo a sedersi tra le sue gambe.
Ed Hana, stretto nel suo abbraccio, posò la testa sulla spalla destra di Kaede voltandosi verso il
suo volto fino ad incrociarne lo sguardo.
Rimasero fermi, pochi centimetri tra le loro labbra…
Poi il rossino poggiò le mani su quelle di Kaede, che gli stringevano la vita dolcemente, e
ricordò il motivo per cui aveva combattuto fino all’ultimo nell’ufficio del preside…
“Kae...ti amo.” Sussurrò.
E Kaede sorrise colmando la distanza che li separava…impossessandosi con dolcezza delle sue
labbra, e poi sempre con più passione…
E quando arrivarono a casa, salirono lentamente le scale, senza lasciare un attimo le loro
bocche…accarezzandosi con dolcezza, più lentamente delle volte precedenti, ora consapevoli
di quello che provavano…
In piedi di fronte al letto continuavano a baciarsi…
Kaede lasciò le labbra del compagno e lentamente scese sul collo, bevendo ogni gemito di
Hana…
Le sue mani slacciarono lentamente i bottoni della camicia che il rossino indossava…
Uno per volta, senza foga…
Aperta la camicia, lo baciò di nuovo, facendo passare i palmi delle mani su tutto petto, dal
basso verso l’alto, fino ad arrivare alle spalle e finalmente far scivolare la camicia lungo le
braccia di Hana.
E il rossino sfilando la maglia del suo ragazzo, lasciò che le sue mani vagassero sulla schiena
del moro…
E l’indumento cadde a terra con un fruscio…
Hana iniziò a baciare il petto di Kaede soffermandosi sui capezzoli, strappandogli piccoli
gemiti di eccitazione, subito raggiunti dai suoi…
La mano del moro scese sul petto dell’altro, lentamente fino ad arrivare al primo bottone dei
jeans per aprirlo...
Ed Hana si inarcò sentendo la mano di Rukawa accarezzare la sua erezione...e scese verso il
basso disegnando gli addominali di Kaede con la lingua, infilandola nel suo ombelico e
sfilando contemporaneamente i pantaloni della tutta del ragazzo e i boxer…
In ginocchio davanti a lui si fermò a guardarlo…
Era bellissimo…le gote arrossate, la bocca dischiusa…incatenò i loro sguardi...
E in quel momento Kaede capì che voleva molto di più da quel ragazzo…
Nello stesso istante Hana soffiò sul membro eretto dell’altro, lo accarezzo con un dito, dalla
base alla punta, tra gli ansimi del moro…e poi di nuovo e ancora una volta…
Fino a quando Kaede non lo vide passare la lingua per tutta l’asta…
“Dio!”
Hana sorrise e ripagò quel gemito prendendo fra le labbra il membro del compagno e
pompando lentamente, accarezzando i testicoli…
E Kaede si sentì morire e rinascere…
Continuò ad ansimare pesantemente tra le sue mani, poi accarezzo i capelli dell’altro e lo fece
alzare unendo le loro labbra…
Lo condusse verso il letto fino a quando furono seduti sulla sponda, ed aiutato da Hana fece
scivolare via gli ultimi indumenti che coprivano ancora il rossino.
Iniziò a suggere il petto di Hana, mordendone i capezzoli, baciandoli…per risalire infine sul
collo e con una mano spingerlo ad appoggiare la schiena alla spalliera del letto…
E Kaede a cavalcioni sulle sue gambe mordicchiò il lobo dell’orecchio sinistro per poi
mormorare due parole…
“Hana…preparami…”
E il rossino, che stava accarezzando la schiena dell’altro, si fermò confuso, sorpreso…
“Io non…”
“Cos’è il Tensai non sa come fare?” chiese l’altro poggiando la fronte sulla sua.
“Non è questo…non voglio che tu ti senta obbligato.”
E Kaede sorrise ancora una volta dei dubbi del compagno.
E si rese conto che se qualcuno gli avesse proposto una cosa del genere non avrebbe mai
accettato, e ora invece era lui a chiederlo…e solo per Hana…
“Do’hao…” rispose depositando un bacio sulle labbra del rosso.
“…te lo chiedo perché ti amo.”
E scese lentamente di nuovo sul suo petto inframmezzando le sue parole con lunghi baci su
quel corpo che tanto amava…
“Ho rischiato di perderti per sempre, credi davvero che mi interessi qual è il mio ruolo in tutto
questo? Non è importante Hana…perché sono tuo anche quando sono io a
prenderti…”Confessò tornando a guardarlo negli occhi…
E poi scese ancora una volta affondando la lingua dell’ombelico di Hana.
“Non mi sento in obbligo, mi sei entrato nell’anima…e ora voglio sapere cosa significa sentirti
dentro di me…”
Hana arrossì a quelle parole, ma Kaede non lo vide, troppo impegnato nel donare piacere
all’altro con semplici carezze e baci…
“…e con questa scelta ti lascio veramente tutto quello che ho…me stesso…”
Un bacio…
“…e so di non sbagliare nel farlo…”
E una carezza…
“…quindi ora…” Poggiò la fronte se quella di Hana e la sua mano scese fino al membro
turgido del compagno provocandogli un ansimo…prese una delle sue mani e iniziò a suggere
un dito, in un gesto allusivo, per poi passare all’altro ed infilare la lingua tra le sue dita…
“…fammi vedere cosa sai fare…” concluse sicuro.
Ed Hana di fronte a tutta quella sicurezza non poté fare altro che acconsentire…
E mentre Kaede continuava la sua intima carezza, il rosso lasciava scendere le dita di una mano
lungo la sua spina dorsale, fino ad arrivare all’apertura dell’altro ed iniziare a penetrarlo
lentamente con un dito…
Lo strinse di più a sé, felice di ogni gemito e di quella scelta che per lui significava forse di
più…perché Kaede gli si stava donando davvero…gli stava dando fiducia…
Il moro lasciò il suo membro poggiando la testa sulla sua spalla, stravolto da sensazioni che
non avrebbe mai pensato di provare…
Sensazioni che crebbero quando Hana prese il membro fra le mani iniziando a masturbarlo,
aumentando il numero delle dita…
E poi tutto sparì…
Hana lo prese per i fianchi e lentamente iniziò a penetrarlo…fermandosi dopo poco…ma il
moro desiderava sentirlo dentro di sé subito…e con uno scatto scese verso il basso, sentendolo
finalmente dentro…
E poi si maledì per non aver aspettato…
Faceva male…poggiò la testa sulla spalla dell’altro stringendo le braccia intorno al suo collo.
“Piano…” mormorò Hana carezzandogli la testa.
E aspettarono qualche minuto, mentre il dolore di Kaede scemava velocemente.
“Kae…tutto bene?” chiese il rosso alzando il suo viso…e vide una lacrima…
“Ehi…se ti fa male possiamo smettere…” si affrettò a dire preoccupato.
Ma aveva frainteso…
“No, sto bene Hana…solo…è devastante sentirti dentro di me…” e il rossino sorrise e arrossì
nello stesso istante con quell’aria maledettamente ingenua che lo caratterizzava sempre…
Kaede allungò una mano e intrecciò le loro dita salendo verso l’altro con il bacino e poi
scendendo…
“Ti amo Kae…” sussurrò Hana prima di spingere ancora una volta…
E poi quelle spinte continuarono sempre più forti, più veloci, alla ricerca del piacere…
E i loro occhi continuarono a cercarsi tutto il tempo…senza mai abbandonarsi…
Ansimando l’uno nell’orecchio dell’altro…
Mentre i gemiti crescevano e la mano di Hana si infilava tra i loro corpi masturbando il
compagno…
E furono per la prima volta davvero uniti…
Le loro mani…
I loro sguardi…
I loro gemiti…
E loro labbra che si incontrarono frenetiche nel momento dell’orgasmo, che li colse nello stesso
istante.
Ed entrambi seppero cosa significasse davvero essere parte dell’altro…
Kaede stravolto si lasciò andare sulla spalla di Hana…
Rimase fermo nel suo abbraccio senza allontanarsi…
Hana ancora dentro di lui…
Passarono alcuni minuti così…nel silenzio…a riprendere fiato.
Poi Hana poggiando le mani sui fianchi di Kaede lo liberò della sua presenza…
Si stesero sul letto e il moro circondò i fianchi dell’altro con le braccia, poggiando la testa sul
suo petto…
Hana rispose alla stretta…
Fu Kaede il primo a parlare…
“Sai Hana…credo che non sarà l’ultima volta che ti lascerò fare…” disse con un sorriso
malizioso.
“Volpe hentai!” rispose l’altro imbarazzato tirandogli un pugno leggero sulla testa…
E’ in quella stanza, uno stretto nell’abbraccio dell’altro, dopo aver fatto per la prima volta
davvero l’amore, si sentirono felici e completi.
E se è vero che l’amore non dovrebbe essere il centro dell’universo per nessuno, se è vero che
la persona amata non dovrebbe essere ciò su cui sui basiamo ogni nostra azione e pensiero, fino
a cancellare persino i nostri bisogni, se tutto questo è vero, Hanamichi e Kaede sapevano che
difficilmente avrebbero potuto stare bene senza l’altro…
E’ vero, dire ti amerò per sempre forse è davvero troppo per due sedicenni, soprattutto per due
persone che davano ora inizio alla loro storia…
Ma Hanamichi, stringendo Kaede, si disse che forse si ama una volta sola, perché davvero non
è capace di pensare di poter amare qualcun altro in modo così assoluto e totale…
Forse la loro storia non durerà in eterno, forse si lasceranno, avranno altre storie e magari in
futuro ricominceranno da zero, ma Hana è convinto che potrà amare in quel modo solo
Kaede…
Perché di Kaede Rukawa ne esiste solo uno, ed è quello che sta stringendo tra le braccia…
E si, è sicuro Hana…lo amerà davvero sempre…al di là delle situazioni, di altre possibili storie,
sa che Kaede, il suo stupido volpino, avrà sempre un posto privilegiato…
E dopotutto sarà sempre il suo primo amore no?
E ora Hana è davvero pronto a ricominciare la sua vita da zero…
E lo farà accanto a Kaede…con il basket, gli amici e i nonni…
E sorride…
Si ricomincia…
FINE
Il Bazar di Mari
www.ilbazardimari.net
Online da: Luglio 2007