Guerra civile nello Sri Lanka

Transcript

Guerra civile nello Sri Lanka
Dos s i e r
by Roberto Romano’
la guerra civile
nello Sri Lanka
T
amil
le tigri
1
Piu’ di 3000 anni fa… era conosciuto come “Lanka”
poi “Serendib” e “Taprobane”
costretto a ritirare quei provvedimenti dopo le forti pressioni del movimento delle
Leghe Giovanili.
I presupposti
Il partito di matrice marxista, il Lanka Sama Samaja Party (LSSP), nato dalle file
delle Leghe Giovanili nel 1935, fu il primo partito a chiedere ufficialmente l’indipendenza dello Sri Lanka, i suoi deputati nel Consiglio di Stato, N.M. Perera e Philip
Gunawardena, trovarono l’appoggio di rappresentanti più moderati come Natesa
Iyer e Don Alwin Rajapaksa, collaborando insieme per chiedere la sostituzione della
lingua britannica con quelle Singalesi e Tamil come lingue nazionali.
Lo Sri Lanka è uno di quei paesi la cui antica storia si confonde con i misteri della leggenda. Per secoli l’isola fu governata da varie dinastie cingalesi
e straniere che si affrontarono in una incessante lotta per il potere, inframmezzata da congiure, attentati e vendette.
i
l primo europeo ad arrivare nello Sri Lanka in epoca moderna fu il portoghese Francisco de Almeida nel 1505, il quale trovò l’isola divisa in
sette regni in guerra fra loro ed incapace di difendersi dalle intrusioni
straniere.
I porti commerciali dell’isola erano tutti in mano straniera, prevalentemente
araba. La politica dello Sri Lanka era aperta e tollerante verso ogni religione,
le comunità di musulmani erano libere di fare i loro commerci e si amministravano autonomamente. I portoghesi, che erano in competizione coi musulmani per il controllo dell’Oceano indiano, aprirono trattative diplomatiche col re di Kotte, considerato dagli europei come un grande feudatario. Fu
così che i portoghesi costruirono un forte nel porto musulmano di Colombo
nel 1517 e gradualmente estesero il controllo su tutta la
zona costiera. Nel 1520 costruivano delle mura difensive contro la volontà del re di Kotte. Nel 1592 i Singalesi
spostarono la loro capitale verso l’interno nella città di
Kandy, più difendibile dagli invasori, ma gli scontri con
l’invasione europea durarono per tutto il XVI secolo.
Fin dagli inizi della loro dominazione i portoghesi si
impadronirono del commercio di spezie e cannella. Un
valore inestimabile. Nel 1597 detenevano il controllo
formale sull’isola. Non riuscirono tuttavia a estromettere il potente regno singalese di Kandy che, nel 1658,
si avvalse dell’aiuto degli olandesi per scacciarli. Agli
olandesi interessavano il commercio e il profitto molto
più della religione e della terra e anch’essi tentarono invano di impadronirsi del regno di Kandy. All’arrivo degli
inglesi nel 1796, gli olandesi opposero una resistenza
poco convinta ed è per questo che i britannici riuscirono
ad annientare la sovranità di Kandy. Nel 1815, divennero la prima potenza europea a governare l’intera isola.
La colonizzazione avanzava inesorabilmente con la costruzione di strade, piantagioni di caffè, tè, cannella e noci di cocco (coltivate da contadini Tamil deportati dall’India meridionale) e con l’introduzione
dell’inglese come lingua nazionale.
Nel 1919 venne fondato il Ceylon National Congress (CNC) con lo scopo di
promuovere un movimento politico che lottasse per una maggiore autonomia dai britannici. Il partito si divise quasi subito in fazioni che riflettevano
le differenze etniche e di casta. Paradossalmente nel 1930 lo stesso congresso
votò una legge che aumentava le prerogative del governo coloniale ma venne
2
Durante la Seconda guerra mondiale lo Sri Lanka funse
da base delle operazioni britannica contro i Giapponesi. A causa di una forte opposizione delle forze politiche isolane al coinvolgimento in guerra, gli esponenti
dell’LSSP vennero arrestati dalle autorità britanniche.
Il 5 aprile 1942 la Marina Giapponese bombardò Colombo ed i leader dell’LSSP riuscirono a fuggire. Molti
di loro fuggirono in India ma altri, guidati da Robert
Gunawardena, fratello di Philip, rimasero sull’isola per
continuare la loro lotta indipendentista. Il distaccamento singalese nelle isole Cocos si ammutinò, sobillato dagli esponenti dell’LSSP, tre di essi furono fucilati,
diventando gli unici soldati del contingente coloniale
britannico ad essere condannati a morte durante la Seconda guerra mondiale. Alcuni esponenti del governo,
intanto, ebbero degli incontri con i Giapponesi per trattare una alleanza con l’obiettivo di scacciare i britannici dall’isola, furono promotori di questi negoziati Junius
Richard Jayawardene e Dudley Senanayake. I singalesi di Singapore e Malesi costituirono il Reggimento Lanka dell’Esercito Nazionale Indiano.
C
Il dopoguerra
eylon, come ancora veniva chiamata l’isola, ottenne la piena indipendenza in
qualità di ‘dominion’ del Commonwealth nel 1948. Il suo primo governo adottò una politica socialista, rafforzando i servizi sociali e mantenendo un’economia forte, ma anche revocando il diritto di voto a 800.000 tamil che lavoravano
nelle piantagioni della regione collinare. Il nazionalista singalese Solomon Bandaranaike venne eletto nel 1956 e fece passare in parlamento una legge ‘esclusivamente Sinhala’ che faceva
del singalese la lingua nazionale e riservava di fatto ai singalesi i posti di lavoro e
le posizioni migliori.
In parte questo doveva servire a rimediare
allo squilibrio di potere esistente tra la
maggioranza singalese e l’élite colta, cristiana, di lingua inglese; provocò invece
Solomon & Sirimavo Bandaranaike
le ire della minoranza
3
hindu tamil, che cominciò a premere per un sistema di governo federale che desse
maggiore autonomia alle zone a maggioranza tamil del nord e dell’est.
I problemi etnici e religiosi dello Sri Lanka risalgono a questo periodo e si sono intensificati con il rallentamento dell’economia e l’aumento della competizione per la
ricchezza e per il lavoro. Bandaranaike fu assassinato da un monaco buddhista nel
1959, quando stava tentando di ricomporre il dissidio fra le due comunità. La sua
vedova, Sirimavo, prese il suo posto, diventando la prima donna primo ministro al
mondo. Portò avanti la politica socialista del marito, ma l’economia andava di male
in peggio. Una rivolta male organizzata dai Maoisti Singalesi del JVP (Janatha Vimukthi Peramuna) fece migliaia di vittime. Il 22 maggio del 1972 il paese divenne
una repubblica e prese il nome ufficiale di Sri Lanka.
Nel frattempo l’economia continuava a deteriorarsi e il disagio cresceva tra i tamil
del nord. La costituzione del 1972 attribuiva formalmente al buddhismo il primato di religione di
stato e i posti per i tamil all’università vennero ridotti. Quando il disagio civile si trasformò in stato di emergenza nelle zone a maggioranza tamil,
la polizia e l’esercito, male addestrati e prevalentemente singalesi, cominciarono a essere considerati come un nemico dai giovani tamil, che iniziarono una lotta per l’indipendenza della loro terra.
Junius Richard Jayewardene fu eletto nel 1977 e
promosse il tamil a ‘lingua nazionale’ nelle zone a
maggioranza Tamil. Attribuì anche maggiori poteri al governo locale, ma la violenza e le rappresaglie tra le forze di sicurezza e i giovani Tamil
Junius Richard Jayewardene
sfuggirono presto al controllo.
Quando i secessionisti del LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) massacrarono una pattuglia dell’esercito nel 1983, una folla singalese inferocita si scatenò in
due giorni di devastazione, uccidendo diverse migliaia di tamil e bruciando e saccheggiando le loro proprietà. Questo segnò un punto di non ritorno: molti tamil si
trasferirono al nord nelle zone a maggioranza tamil e i singalesi cominciarono ad abbandonare la
zona di Jaffna. I secessionisti tamil reclamavano
il terzo settentrionale del paese e la costa orientale; essi costituivano senza dubbio la maggioranza
al nord, però a est si trovavano tamil, singalesi e
musulmani in parti uguali. Vi fu un’escalation di
violenza da entrambe le parti, con intimidazioni e
massacri tipici di quella che oggi chiamiamo ‘pulizia etnica’.
Alla fine del 1985 circa 50.000 singalesi si trovavano in campi profughi e 100.000
tamil erano in esilio in campi nello stato indiano di Tamil Nadu. L’economia colava
a picco e il turismo diminuiva, il prezzo del tè crollava e gli altri stati minacciavano
di sospendere gli aiuti economici a causa delle violazioni dei diritti umani. Quando
le forze governative respinsero le Tigri Tamil a Jaffna nel 1987, le agitazioni Tamil
nell’India meridionale e la pressione nazionale sul governo indiano resero pericolosamente verosimile la prospettiva di un’invasione indiana. Jayewardene raggiunse un compromesso con l’allora primo ministro indiano Rajiv Gandhi: l’esercito
dello Sri Lanka si sarebbe ritirato e una forza di pace indiana (IPKF, Indian Peace
Keeping Force) avrebbe mantenuto l’ordine nel nord e disarmato le Tigri. Quella
4
che, sulla carta, aveva tutta l’aria di un’opzione sensata, si rivelò un disastro nel
momento in cui singalesi e musulmani del sud protestarono violentemente contro
la ‘occupazione’ indiana e il ‘tradimento’ dei non-tamil dell’est. Le Tigri sferrarono
attacchi contro i singalesi, l’IPKF diede addosso alle Tigri e lo Sri Lanka divenne un
pantano dal quale era impossibile uscire salvando il rispetto e l’onore.
Nel 1989, proprio quando la forza di pace indiana (IPKF
) stava riguadagnando una parvenza di autorità al nord,
scoppiò al sud e al centro una ribellione singalese, mentre i militanti del JVP (partito marxista-leninista) orchestrava una serie di scioperi e omicidi politici. Il paese
era in una situazione di stallo quando il governo dello
Sri Lanka, guidato da Ranasinghe Premadasa, tentò di
persuadere il JVP a entrare a far parte di un legittimo
schieramento politico. Ma il tentativo fallì e la risposta
di Premadasa fu quella di sguinzagliare squadre della
morte che avevano come obiettivo la soppressione di sospetti membri del JVP, gettandone poi i corpi nei fiumi. Ebbe inizio un periodo di terrore che durò tre anni
e causò un numero di morti calcolato tra 30.000 e 60.000. L’IPKF, che aveva avuto
come numero massimo 80.000 uomini, diminuì a tal punto che si ritirò dal suo
ingrato compito nel 1990. Le Tigri avevano acconsentito a cessare il fuoco, ma la
violenza avvampò quasi subito dopo, quando un gruppo di tamil dissidenti dichiarò
unilateralmente l’indipendenza della propria terra.
Da allora il governo dello Sri Lanka ha continuato a oscillare tra soluzioni politiche e offensive militari che non sono riuscite a fermare i massacri e il terrorismo.
Rajiv Gandhi venne trucidato da un suicida tamil lanciatore di bombe nel 1991 e a
Premadasa toccò la stessa sorte nel 1993. Chandrika Bandaranaike Kumaratunga
divenne primo ministro nel 1994, quando l’Alleanza Popolare sconfisse il Partito di
Unità Nazionale nelle elezioni parlamentari del mese di agosto. Nel 1995 Chandrika
fu eletta presidente, mentre sua madre, Sirimavo Bandaranaike, assunse la carica
di primo ministro per la seconda volta dal 1959.
Una tregua decisa all’inizio del 1995 è stata rotta per
decisione unilaterale delle Tigri Tamil; il governo ha risposto alla fine dello stesso anno con una massiccia operazione militare con cui si è nuovamente impadronito
della penisola di Jaffna, scacciando dalla città tanto le
Tigri quanto la popolazione tamil. Le iniziative del governo volte a calmare la popolazione tamil sono state accolte relativamente bene e le Tigri parevano sconfitte; a
questo punto lo Sri Lanka sembrava avviarsi verso una
pace duratura. Ma le Tigri si sono ricostituite e a metà
del 1996 sono state nuovamente in grado di sferrare pericolosi attacchi alle truppe governative stanziate nello Sri Lanka del nord e compiere attentati terroristici a Colombo. La rinnovata violenza ha rafforzato sacche di
singalesi nella loro opposizione alla pace con i tamil, indebolendo ulteriormente la
già fragile speranza di pace e causando disillusione nella maggioranza della popolazione, animata da un disperato desiderio di mettere fine alla violenza.
Con il nuovo millennio, le Tigri Tamil hanno mostrato l’intenzione di riappropriarsi
della Penisola di Jaffna sfruttando azioni terroristiche suicide e disseminando la
morte in tutta l’isola, soprattutto a Colombo. Nel mese di ottobre 2000 il massacro
di 26 prigionieri disarmati tamil da parte di una folla di singalesi nella cittadina di
Bandarawela ha messo in evidenza la mancanza di unità tra i combattenti, provo-
5
cando violente dimostrazioni e attacchi che hanno coinvolto nel conflitto anche la
regione centrale, fino ad allora relativamente tranquilla.
Con le elezioni del dicembre 2001, Ranil Wickramasinghe, leader del partito di opposizione United Front Party, è diventato il primo ministro ha avviato un processo
di pacificazione con la guerriglia Tamil. In un fronte comune con l’ United National
Party ha cercato di risolvere i problemi sul tappeto - grave inflazione, alto tasso
di disoccupazione, povertà di infrastrutture e, naturalmente, i 18 anni di guerra
civile. Entrambe le parti si sono preoccupate di intessere un processo di pace con
l’LTTE (Tigri per la liberazione della patria Tamil), il movimento guerrigliero dichiarato illegale nel 1998, con la mediazione della Norvegia.
Così, il 24 dicembre 2001, ha avuto inizio il cessate-il-fuoco (il primo in sette anni),
poi bilateralmente firmato all’inizio del 2002. Il governo dello Sri Lanka ha rimosso anche l’embargo economico, durato sette anni, alle zone dell’isola controllate
dall’LTTE.
A settembre, in Thailandia, il negoziatore e ideologo Tamil Anton Balasingham
ha dichiarato di ritenersi soddisfatto qualora si delineasse una soluzione basata
sull’autonomia e sull’autogoverno. La dichiarazione è stata accolta con favore dalla
delegazione del governo di Colombo ritenendo che le aspirazioni dei Tamil potessero realizzarsi all’interno di uno stato unito; con il consolidamento della pace quale
condizione principale per ottenere aiuti economici per l’assistenza alla popolazione,
lo sminamento, il ritorno dei profughi e avviare la ricostruzione.
Nel giugno 2003 il governo cingalese ha assunto l’impegno di elaborare un piano
di pace che instaurasse un’amministrazione regionale ad interim nelle zone settentrionali e orientali a maggioranza Tamil, piano che è stato appoggiato dagli
osservatori internazionali. La comunità internazionale ha stanziato 4,5 miliardi di
dollari a sostegno della pace e della ricostruzione.
La presidentessa dello Sri Lanka Chandrika Kumaratunga e i parlamentari della
formazione Tamil National Alliance hanno accettato di riprendere a discutere, a
partire da giugno 2004, sull’autonomia amministrativa richiesta dai Tamil.
Nel dicembre 2004, lo tsunami ha coinvolto e devastato quasi l’80% della linea costiera dello Sri Lanka. Più di 30.000 persone hanno perso la vita nel disastro. Circa
100.000 abitazioni sono state altresì distrutte. Anche
grazie agli aiuti internazionali, nei mesi successivi le
macerie sono state eliminate e la popolazione senzatetto
ha ricevuto un rifugio provvisorio. Nonostante le lentezze del processo di ricostruzione e la difficoltà di fornire
aiuto alle regioni settentrionali (controllate dall’LTTE),
lo Sri Lanka ha saputo risollevarsi e i turisti sono tornati a visitare le sue splendide coste.
La questione Tamil continua a essere oggetto di scontri, l’ultimo dei quali si è
verificato nel maggio 2008. Il 17 maggio 2009 è terminato il conflitto armato tra
le forze governative e l’LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) i cui principali
esponenti sono tutti stati uccisi. Un conflitto durato 30 anni e che è costato più di
700.000 morti. L’attuale fase di post conflitto presenta, comunque, ancora elementi
di incertezza, in relazione a possibili azioni terroristiche.
Oggi la gente di tutte le due parti stanno vivendo un periodo di ottimismo e pace.
La crescita economica e’ una delle migliori dell’Asia con una crescita del GDP di 8%
annuo con l’inflazione intorno al 5.6% e la disoccupazione intorno a 4 % (dati del
(liberamente tratto da vari siti internet)
2010). 
6
Sri Lanka, la guerra civile dimenticata dove
nasce un progetto di speranza
Oltre 600.000 civili uccisi, torturati, fatti sparire e più di 6.000 i bambini reclutati per combattere. L’Associazione @uxilia diffonde dati e
informazioni sulla guerra che ha devastato l’isola per decenni e sulla
situazione attuale e organizza un progetto di microcredito per le madri dei bambini soldato
Uno scontro intenso di etnie devasta lo Sri Lanka da secoli, ma la guerra civile che
ha devastato l’isola dal 1983 al 2009, in cui si sono scontrati il governo cingalese e
le Tigri di liberazione del Tamil (LTTE), ha origine nel XIX secolo. Durante la colonizzazione inglese dello Sri Lanka, 500.000 Tamil (originari dell’India meridionale)
vengono deportati nell’isola per coltivare le piantagioni britanniche, ma non sono
accolti dalla popolazione locale e, alla fine del periodo coloniale, rimangono privi
di molti diritti. Nel 1976 nasce così il movimento armato delle Tigri Tamil, che
rivendica l’indipendenza del nord-est dell’isola. Nel 1983 scoppia la guerra civile.
Un tentativo di risoluzione pacifica del conflitto è promosso nel 2002 attraverso la
mediazione norvegese. Questo “cessate il fuoco” viene però compromesso nel 2005,
con l’elezione del presidente nazionalista Mahinda Rajapaksa, e nel 2008, con la
recessione unilaterale del governo dello Sri Lanka da una risoluzione politica al
conflitto. La ripresa della guerra civile è violentissima e si conclude nel 2009 con la
riconquista governativa di tutto il nord-ovest e la sconfitta delle Tigri Tamil.
Le fosse comuni e le violenze. Tanto l’esercito nazionale, quanto le forze armate
Tigri Tamil sono responsabili di violenze estreme sulla popolazione civile. Nel ‘98
viene scoperta una fossa comune contenente circa 400 corpi di Tamil e tra il ‘96 e il
‘97 si sono perse le notizie di almeno altri 600 arrestati dalle forze di sicurezza cingalesi. La popolazione sfollata dalle zone di combattimento e stipata nella No Fire
Zone (350.000 circa) non è scampata ai violenti bombardamenti governativi che
hanno provocato almeno 20.000 morti civili. Al termine del conflitto, i sopravvissuti - quasi 300.000 - sono stati rinchiusi in massa in campi militari, suscitando proteste della comunità internazionale. Le Tigri Tamil, dal canto loro, oltre a compiere
numerosi attentati kamikaze, anche contro la popolazione civile, hanno condotto
una massiccia politica di reclutamento dei bambini soldato. Secondo l’Unicef, in due
anni sarebbero 3.516 i minori rapiti e costretti a combattere e solo 1.206 sono stati
rilasciati.
Atrocità del dopoguerra. Dalla fine della guerra il governo dello Sri Lanka ha imprigionato senza accuse oltre 250.000 persone di etnia tamil, in fuga dal conflitto.
Circa 300.000 civili feriti e malnutriti, coinvolti nel mezzo di combattimenti, senza
cibo e acqua, sono stati trattenuti in campi di internamento gestiti dal governo
nella provincia settentrionale, privi di assistenza medica, acqua potabile e impianti
igienici. Le agenzie umanitarie hanno incontrano serie restrizioni per l’accesso ai
campi le cui condizioni non rispettano in molti casi gli standard internazionali. Il
Comitato Internazionale della Croce Rossa dalla fine di luglio 2009 non è stato in
grado di visitare i principali campi situati a Nord e non è stata in grado di visitare
le persone trattenute nelle strutture di detenzione in quanto accusate di legami
con le Tigri Tamil.
Il 20% dei minori subiscono abusi. Secondo gli studi condotti su più di 1.600 bambini dal medico pediatra prof. Harendra De Silva, già presidente della National Pro-
7
tection Child Authority, in Sri Lanka il 20% dei maschi ed il 10% delle femmine sotto i cinque anni d’età è già stato abusato sessualmente. Il 25% dei maschi di classe
povera ha subito abusi sessuali in confronto al 15% dei ragazzi delle classi medie.
Nelle ragazze povere l’incidenza è del 7% comparata al 3,2% (più del doppio) delle
ragazze nelle classi sociali medie. Grazie ad un questionario anonimo consegnato a
899 studenti di livello scolastico superiore e universitario si è evidenziato che 18%
dei ragazzi e il 4,5% delle ragazze ha ammesso di essere stato abusato durante l’infanzia.
I bambini soldato. L’utilizzo dei bambini soldato in Sri Lanka è un orrore riconosciuto a livello internazionale. I principali reclutatori dei minori sono stati i ribelli
dell’LTTE ( Tigri Tamil ) e in particolare dai Karuna (una fazione separatista del
LTTE). Dal 2003 al 2009 migliaia di bambini sono stati rapiti dal gruppo ribelle
delle Tigri Tamil, che li utilizzava per il commercio illegale di droga, per fomentare
l’odio razziale con spedizioni di pulizia etnica e atti di tortura. Secondo l’Unicef, dal
2003 al 2008, il numero di bambini soldato costretti dalle Tigri Tamil a combattere ammonta a circa 6.000. Di essi il 60% circa è rappresentato da maschi la cui
età media è di 16 anni. A ottobre 2008, sempre l’Unicef, ha denunciato 1.424 casi
eccezionali di reclutamento di minori da parte delle LTTE e 133 dalle TMVP (Tamil
Makkal Viduthalai Pulikal - ex Karuna Group) Attualmente, gli ex bambini soldato
delle LTTE sono trattenuti in campi di riabilitazione con migliori condizioni a cui è
consentito l’accesso regolare dell’Unicef e di altre organizzazioni.
Il progetto @uxilia. E’ riservato alle madri dei bambini
soldato dell’isola. Un progetto triennale di microimpreditoria con sostegno di microcredito per le donne dello Sri
Lanka, madri di ex bambini soldato, è la nuova iniziativa
di @uxilia . Che entra in contatto con la realtà locale nel
dicembre del 2004, in seguito al disastro causato dallo
tsunami che provoca la morte di 31mila persone e migliaia di dispersi. In questi anni, @uxilia ha attivato un progetto di adozioni a distanza per le coppie madre-bambino
e ha costruito 4 scuole; cura anche progetti di istruzione,
formazione e pedagogici. Attualmente, presso il Vocational Training Center di @uxilia della regione di Batticaloa,
una delle aree dell’est Sri Lanka più colpite dalla guerra tra tamil e cingalesi, le donne apprendono attività per
produrre reddito grazie ai corsi attivati dall’organizzazione @uxilia. La guerra è stata un impulso all’emancipazione nella questione di genere. Le donne Tamil hanno raggiunto per necessità ruoli decisionali sia all’interno che all’esterno delle famiglie e
quindi ora risulta determinante la realizzazione di una attività di formazione e di
start-up all’impresa femminile.
Gli Obbiettivi di Svilippo del Millennio @uxilia opera in Sri Lanka nel tentativo di
raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: la promozione della parità dei
sessi e dell’autonomia delle donne, entro il 2015. “Oggi ancora 2/3 degli analfabeti
nel mondo sono donne - denuncia Massimiliano Fanni Canelles, presidente @uxilia Onlus - Ma dove alle donne è stata data la possibilità di accedere all’istruzione
e di lavorare in piccole imprese, le famiglie sono più forti, così pure l’economia del
paese. Gli Obiettivi di sviluppo del millennio, da raggiungere entro il 2015, sono
quindi il miglioramento delle condizioni di povertà e fame, miglioramento dell’alfabetizzazione in senso globale e soprattutto delle opportunità offerte alle donne e
alla loro autonomia”. 
La Repubblica 29 ottobre 2013
8