pena di morte - Liceo Classico D`Azeglio

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pena di morte - Liceo Classico D`Azeglio
Fonte: internet. Tipologia: articolo.
La Pena di Morte è un argomento che oggi in pieno secolo XXII° viene facilmente ed ardentemente dibattuto
a tutti i livelli; fra i “benpensanti”, laici e religiosi. Facilmente si sente dire che la pena di morte non è un atto
di giustizia e
che quindi va abolita. Vediamo di riflettere meglio su questo modo di pensare.
Il diritto alla vita terrena, ci pare lecito chiarirlo, lo si dispone solo quando si nasce e lo si perde solo alla
morte, a meno che si assassini qualcuno. In quell’istante lo si perde e si acquisisce il diritto/dovere della
morte, in quanto ci si assume il diritto di essere soppresso, per il fatto compiuto (assassinio) - non uccisione
involontaria, colposa, o per legittima difesa, il diritto/dovere della morte procurata e quindi il diritto alla vita
terrena scompare! Ritornando nei tempi passati della storia dell’uomo, possiamo vedere che la pena di
morte come concetto, non come sopruso, è stata sempre presente e praticata in tutte le culture di tutti i
tempi;
perché
questo?
Ma perché gli antichi non avevano preconcetti come gli attuali uomini “moderni cristiani e civilizzati” tanto
civili che stanno distruggendo la vita sulla terra, cosa che i nostri progenitori non hanno mai fatto. Anche
Madre Natura con la sua sapienza ci insegna qualche cosa in merito; possiamo osservare come ogni cosa è
regolata dalla immanente e Giusta Legge: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, non
nel medesimo istante”. Per questo se ingerite del veleno la Natura ha la sua regola: voi siete
immediatamente intossicati e se il veleno è mortale e nessuno vi può salvare, voi sapete che dovete morire
e
di
conseguenza
morite
anche
se
siete
persone
buone
e
degne
di
vivere.
La malattia se non guarita porta inevitabilmente alla morte prematura (questi sono i diritti alla morte).
NON esiste esempio di “perdono” che la Natura possa concedervi, salvo i casi in cui dite che siete “fortunati”
ovvero quando la Natura, la Manifestazione ha predisposto che non dovete pagare immediatamente lo
“scotto”, la pena, ma ottenete un “perdono temporaneo”. (…) La Natura, compie ogni sua sacra
decisione/reazione, secondo la legge detta del taglione: “occhio per occhio dente per dente”, la cui
applicazione in genere è abbastanza immediata e si riversa sulla persona che ha compiuto l’azione (…).
Ritorniamo
al
nostro
problema
(…).
La vera Giustizia deve avere sempre rapporti giusti. Essa è infatti simboleggiata da molto tempo da una
bilancia.
Cosa
significa
ciò?
Esempio:
se diamo un valore numerico alle nostre azioni da 1 (dire una bugia) a 100 (ammazzare), per fornire
giustizia vera, occorre ridare un valore identico ma di segno opposto, che ripari l’azione errata effettuata.
Quindi la società deve farsi carico di amministrare la giustizia con un bilanciamento reale dello stesso livello.
Quando uno ruba, truffa, deve in primo luogo, rendere il mal tolto. Come? Rendendo se possibile
integralmente la refurtiva ma con gli interessi, oppure pagando in denaro il danno provocato e se non ha
denaro, lavorare a tariffa regolare e rendere con il denaro guadagnato la somma del danno effettuato, più gli
interessi.
Se fa del male psico/fisico (molesta, stupra, acceca, accoltella, picchia oppure rompe le ossa del suo
prossimo, ecc.) deve essergli fatta la stessa cosa, del male fisico, in modo che possa comprendere il
significato
della
sua
azione
malvagia.
Se toglie la vita ad un altro essere, è la sua vita che va tolta, altrimenti non vi è giustizia.
Lavoro sul testo
1) individua la tesi sostenuta dall’autore dell’articolo.
2) Individua gli argomenti che l’autore porta a sostegno della propria tesi. Fai riferimento a ciascuno di
essi attraverso una frase o espressione significativa di non più di dieci parole.( Es. argomento 1: la
pena di morte dissuade i malintenzionati dal compiere crimini. Lo stesso argomento si può
anche così sintetizzare: la pena di morte è un efficace deterrente)
3) Dopo aver elencato gli argomenti utilizzati a sostegno della tesi dall’autore danne una più ampia
sintesi
1
Abbiamo strappato James al boia
Il Resto del Carlino 14 aprile 2009
La vittoria di due italiani negli Usa
Nel ’94 uccise la matrigna: aveva 19 anni. Adesso lo stop all’iniezione letale. L'impegno della famiglia
Pelliccioni: "Per difenderlo raccolti 50mila dollari. Siamo contro la pena di morte"
La notizia è arrivata il Venerdì santo, con un telefonata da Atlanta. "Non è un caso, come nulla è avvenuto
per caso in questa vicenda", sorride Vincenza Pellicioni, la donna che col marito Giancarlo, un principe del
foro americano e tanti altri che hanno contribuito alle spese legali, ha strappato dalle mani del boia un
condannato a morte. James Allyson Lee, nativo americano di nazione cherokee, il 26 maggio 1994 uccise a
colpi di pistola in Georgia una donna, Sharon, compagna di suo padre Johnny. L’omicida aveva 19 anni ed
era cresciuto in una ambiente violento e degradato. La sentenza che stabilì per lui l’iniezione letale fu rapida.
Troppo rapida, secondo il giudice David Barrett, che il 12 marzo ha accolto il ricorso del giovane dead man
walking e ha sospeso la condanna alla pena capitale.
“Mi ha chiamato l’avvocato David Wolfe — spiega Giancarlo Pellicioni — un minuto dopo che era scaduto il
termine di 30 giorni, entro il quale lo Stato della Georgia poteva opporsi alla decisione del giudice. ‘We are
the winners’, mi ha detto. È molto raro che venga accolto un appello di questo tipo. Ora il rischio
dell’esecuzione al 90% è scongiurato". L’azione di James Allyson Lee era fondata sull’habeas corpus,
istituto giuridico che nel mondo anglosassone tutela le libertà fondamentali dell’individuo. Per il giudice
Barrett, nel corso del primo processo il giovane non ha avuto un’assistenza legale adeguata; la difesa è
stata ‘inefficace’ e la condanna non ha tenuto conto di circostanze attenuanti che dovevano essere portate in
tribunale e prese in considerazione dalla giuria. Un traguardo importante è stato superato, ma la vicenda non
è chiusa.
"Ora lo Stato della Georgia deve scendere a un compromesso con l’avvocato — sottolinea Pellicioni —. Ci
sarà una sorta di patteggiamento che potrebbe tramutare la sentenza in ‘life with parole’: ergastolo con
possibilità di ottenere, dopo un certo numero di anni, la libertà condizionata sulla parola". James Lee è
detenuto nel braccio della morte del carcere di Jackson, dove i coniugi Pellicioni sono andati tante volte a
trovarlo, ma se la condanna verrà commutata sarà trasferito.
"In quelle celle — ricorda Vincenza — ci sono molti altri ragazzi nella sua stessa situazione: troppo poveri
per permettersi una vera assistenza legale. Se non avessimo trovato sponsor e sostenitori, tra cui tanti lettori
del Qn, James non avrebbe avuto speranze". Per ingaggiare il miglior avvocato di Atlanta i coniugi Pellicioni
hanno già speso 50mila dollari e per andare avanti ci vorrà altro denaro. La Cassa di Risparmio di Ferrara si
è mostrata sensibile alla storia; all’agenzia 2 in via Mazzini a Bologna è aperto un conto corrente denominato
‘Fondo di difesa per James Allyson Lee’: il codice Iban è IT09L0615502402000000000729.
I due bolognesi sono venuti a conoscenza del caso nel 2001, frequentando l’associazione cattolica
‘Comunità Santa Maria della Venenta’: una ragazza ha dato loro l’indirizzo del carcere, per avviare una
corrispondenza col giovane condannato. Quando hanno compreso la sua vicenda umana e giudiziaria
l’hanno adottato "come un figlio" e hanno iniziato la loro battaglia, sostenuti da una profonda fede. Tutte le
informazioni si trovano sul sito www.jamesallysonlee.it.
"La pena di morte non dovrebbe esistere — afferma Vincenza — perché il giudizio degli uomini non potrà
mai essere infallibile. Solo Dio può leggere nel cuore delle persone. Togliere la vita significa togliere a un
essere umano la possibilità di pentirsi, e chiedere perdono per ciò che ha fatto".
Lavoro sul testo
1) Spiega il significato delle parole e/o espressioni sottolineate nel testo.
2) Sintetizza con la massima chiarezza e completezza possibili la notizia riportata nell’articolo in non
più di trenta parole.
3) Dall’esame della vicenda giudiziaria descritta è possibile ricavare un argomento contro la pena di
morte: quale?
4) Ricerca e racconta in breve (citando la fonte) un altro caso giudiziario in cui si sia rivelato l’errore da
parte della giustizia rispetto alla condanna a morte di un imputato
2
Maximilien
Robespierre:
"DISCORSO
CONTRO
LA
PENA
DI
MORTE"
Ascoltate la voce della giustizia e della ragione; essa grida che mai il giudizio dell’uomo è tanto certo da far
sì che la società possa dare la morte a un uomo condannato da altri uomini soggetti a sbagliare. Provate a
immaginarvi il più perfetto ordinamento giudiziario; provate a trovare i giudici più onesti e più illuminati,
resterà sempre un margine di errore o di prevenzione. Perché togliervi la possibilità di ripararli? Perché
condannarvi all’impossibilità di soccorrere l’innocenza oppressa? Che importanza hanno questi rimpianti
sterili, questi rimedi illusori che concedete a un’ombra vana, a cenere insensibile: non sono altro che la triste
testimonianza della temerarietà incivile delle vostre leggi penali. Togliete all’uomo la possibilità di espiare il
suo peccato col pentimento o col compiere azioni virtuose, precludergli senza pietà il ritorno alla virtù, alla
stima di se stesso, affrettarsi a farlo, per così dire, scendere nella tomba ancora marchiato del suo crimine,
rappresenta
ai
miei
occhi
la
più
orrenda
raffinatezza
della
crudeltà.
Il primo dovere di un Legislatore è di forgiare e conservare i costumi pubblici, fonte di ogni libertà, di ogni
benessere sociale; egli commette l’errore più grossolano e funesto, per arrivare a uno scopo particolare, si
allontana da quello generale ed essenziale. Bisogna dunque che la legge rappresenti sempre per i popoli il
modello più puro della giustizia e della ragione. Se le leggi, invece di caratterizzarsi per un’efficace, calma,
moderata severità, offrono il destro alla collera e alla vendetta, se fanno scorrere sangue che dovrebbero
invece risparmiare e che comunque non hanno il diritto di spargere, se offrono allo sguardo del popolo scene
crudeli e cadaveri straziati dalle torture, allora esse confondono nella mente dei cittadini il concetto del giusto
e dell’ingiusto e fanno nascere in seno alla società feroci pregiudizi che a loro volta ne producono altri.
L’uomo non è più per l’uomo una cosa così sacra; si ha un concetto meno alto della dignità umana quando
la pubblica autorità si fa gioco della vita. L’idea dell’assassinio ispira molto meno orrore quando è la stessa
legge a darne spettacolo ed esempio; l’orrore del crimine diminuisce poiché essa lo punisce con un altro
crimine. State molto attenti a non confondere l’efficacia delle pene con l’eccesso di severità: l’una è
assolutamente l’opposto dell’altra. Tutto è fecondo nelle leggi equilibrate, tutto cospira contro leggi crudeli.
30 maggio 1791
Lavoro sul testo
1. Ricava delle sintetiche informazioni sull’autore di questo testo. Chi era? In
quale periodo scrisse?
2. Qual è la tesi sostenuta da Robespierre in questo scritto?
3. Quali sono gli argomenti che egli utilizza?
3
La pena di morte è un deterrente?
Non vi è alcun dubbio che la pena di morte sia un deterrente. Il problema sta nello stabilire se essa sia un deterrente
maggiore dell'incarcerazione. o se al contrario essa abbia un effetto antideterrente, possa cioè spingere le persone a
commettere, o a rendere più gravi, quei crimini che pretende di ridurre. La teoria della deterrenza della pena capitale si
basa su di un ragionamento molto semplice: la gente ha paura di morire e perciò non commette i reati che sono puniti
con la morte. Quindi per ridurre il crimine basta allargare l’uso della pena capitale. L’esperienza ha dimostrato che non è
vero. Molta gente non ha paura di morire e lo dimostra l'alto numero di omicidi (da un terzo alla metà) che sono seguiti
dal suicidio, tentato o attuato, dell'assassino, poi perché la deterrenza prevede che la gente sia sempre razionale (cosa
che succede piuttosto di rado) e che il potenziale assassino sappia esattamente quale omicidio è capitale e quale
non lo è. Poi è evidente che chi uccide perché travolto dalla gelosia o dall'ira, o perché ha la mente ottenebrata
dall’alcool o dalle droghe, non lo fa calcolando razionalmente i possibili effetti delle sue azioni, mentre chi prepara
accuratamente il crimine fa affidamento sul fatto di non essere scoperto. Inoltre un motivo razionale che gioca contro
la deterrenza è che le probabilità che un assassino sia catturato, condannato a morte e ‘giustiziato’ sono estremamente
basse. Secondo Thorsen Sellin infatti è molto più facile essere uccisi mentre si compie il delitto o immediatamente dopo.
(….)
Anche la rivista Time giunse, anni dopo, alle medesime conclusioni:
"Il Michigan, che abolì la pena capitale nel 1847 aveva un tasso di omicidi identico a quello degli adiacenti Ohio e
Indiana che avevano esecuzioni, Allo stesso modo Minnesota e Rhode Island, Stati senza pena di morte, avevano in
proporzione tanti omicidi quanti i loro rispettivi vicini Iowa e Massachusetts che avevano la pena capitale. Nel 1939 il Sud
Dakota adottò ed usò la pena capitale, ed il suo tasso di omicidi scese del 20% nel decennio successivo; il Nord Dakota,
che negli stessi 10 anni continuò senza pena capitale, vide il suo tasso di omicidi diminuire del 40%" (Time 24.01.1983).
Lo stesso risultato venne raggiunto dagli studi di Peterson e Bailey, di Lempert, di Archer e Gartner e le comparazioni fra
i vari stati del Canada e dell’Australia prima che la pena di morte venisse abolita completamente in entrambe le
federazioni.
Visto che non dimostra la deterrenza della pena capitale questo tipo di comparazione fra Stati confinanti è considerata
troppo grossolana, ma non lo sarebbe se desse il risultato contrario. (In compenso il solito Van Den Haag ha affermato,
non si sa su quali basi statistiche, che la pena di morte consente a Singapore e Arabia Saudita di avere unbasso tasso di
crimini). Così si sono fatti studi sempre più raffinati e complessi come quello che il professor Baldus ha compiuto nel
1975. Egli “aveva tenuto conto di numerosi fatti che notoriamente influenzano il tasso di omicidio: disoccupazione,
possibilità di arresto e condanna, popolazione fra i 15 ed i 24 anni, spesa pro capite per la polizia,ecc.” (COSTANZO
1998- 99) ma nemmeno lui trovò un effetto deterrente della pena di morte.
Tutto questo non poteva, ovviamente, soddisfare i fautori della forca; così saltò fuori,come il coniglio dal cilindro del
prestigiatore, il saggio dell'economista Isaac Erlich (“The Deterrence Effect of Capital Punishment”). In questo studio
costui non solo "dimostrava" che la pena di morte era un deterrente, ma che, cosa mai tentata prima, era addirittura
possibile calcolare che ogni esecuzione aveva evitato setto/otto omicidi. Lo studio di Erlich trovò un pubblico entusiasta
e venne abbondantemente citato dai sostenitori della pena di morte durante il dibattito che precedette la sentenza
GREGG. Sfortunatamente, per Erlich, la sua analisi faceva acqua da tutte le parti e i criminologi non vollero privarsi del
piacere di colarla a picco.
Il suo errore più clamoroso è quello di considerare sempre l’intera popolazione americana, mentre nel periodo da lui
considerato (1933 - 1969) si sono avuti Stati abolizionisti e Stati con la pena di morte, e altri che l'hanno abolita o
reintrodotta. Ma Erlich non modifica la somma degli abitanti e fa i suoi calcoli come se gli americani fossero stati tutti
sotto la minaccia dell'esecuzione. Da notare che per tutto il periodo considerato i tassi di omicidio furono più alti negli
stati con la pena di morte rispetto a quelli abolizionisti (PETERSON 1999-165). Inoltre, se si tolgono dalle sue
statistiche gli ultimissimi anni (1963 - 1969), quelli in cui vi erano state pochissime esecuzioni, tutto l'effetto deterrente
della pena di morte scompare. (Bailey/Peterson 1994 -142).
Lavoro sul testo
1. Qual è la tesi sostenuta nell’articolo e quali gli argomenti portati a sostegno?
2. Nell’articolo sono citati tre studi statistici sulla pena di morte. Sintetizza i risultati di
ciascuno di questi tre studi citandone l’autore e indicando, quale tesi ciascuno di essi vuole
supportare.
3. il terzto studio, a quanto si legge nell’articolo è stato criticato. Perché?
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