Immigrati e mercato del lavoro in Lombardia
Transcript
Immigrati e mercato del lavoro in Lombardia
ORIM OSSERVATORIO REGIONALE PER L’INTEGRAZIONE E LA MULTIETNICITA’ 2. Immigrati e mercato del lavoro in Lombardia (di F. Marcaletti) In Lombardia, il 2012 ha visto crescere i livelli di disoccupazione tra gli immigrati stranieri ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria, su valori giunti ormai a sfiorare i 15 punti percentuali (cfr. Tab. 2.1). Tra le categorie inattive nel mercato del lavoro, aumenta la quota di studenti (+0,7 punti) e cala quella degli studenti lavoratori (-0,3); cresce la quota di casalinghe (+0,5) e si contraggono le altre condizioni non professionali (-0,2). Nel complesso, se comparata rispetto ai livelli raggiunti l’anno precedente (15,4%), l’area dell’inattività risulta ora leggermente più estesa (16,4%). Tra gli individui che sono in possesso di un’occupazione, il calo più vistoso è fatto segnare dai lavoratori subordinati a tempo pieno e indeterminato (-3,0 punti, dal 35,6% del 2011 al 32,6%), categoria che dunque arriva a pesare per meno di un terzo del totale. Insieme agli inquadramenti a tempo indeterminato calano anche quelli a tempo determinato (-1,1 punti), crescono la cassa integrazione (+0,7) e di poco la mobilità (+0,1). Fanno da contraltare a questo quadro le situazioni di lavoro irregolare, tanto quelle stabili quanto quelle meno stabili, contrattesi in entrambi i casi (0,2). Nell’ambito del lavoro autonomo, cresce quello regolare (+0,4) e cala quello irregolare (-0,2). Lo scenario disegnato da questi dati consegna dunque una situazione tale per cui poco più di un terzo (66,9%) degli immigrati stranieri ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria presenti in Lombardia a metà 2012 è in possesso di un qualsiasi tipo di occupazione, svolta anche in forma irregolare; il calo subito da questa quota, sia nel raffronto con il 2011 (quando era il 70,4%), sia in quello con il periodo pre-crisi (79,3% nel 2008), è considerevole. Tabella 2.1 – Condizione occupazionale attuale dagli immigrati ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria presenti in Lombardia, anni 2011 e 2012 e confronti (valori percentuali) 2011 2012 diff. Disoccupato (in cerca di lavoro) 11,7 14,4 2,7 Studente 5,1 5,8 0,7 Studente lavoratore 2,2 1,9 -0,3 Casalinga 9,7 10,2 0,5 Occupato regolare a tempo indeterminato e con orario normale 35,6 32,6 -3,0 Occupato regolare part-time 8,5 8,6 0,1 Occupato regolare a tempo determinato 6,2 5,1 -1,1 Occupato in cassa integrazione 0,9 1,6 0,7 In mobilità 0,3 0,4 0,1 Occupato in malattia/maternità/infortunio 0,5 0,7 0,2 Occupato irregolare in modo abbastanza stabile 4,7 4,5 -0,2 Occupato irregolare in modo instabile (lavori saltuari) 4,5 4,3 -0,2 Occupato lavoro parasubordinato 1,0 1,0 0,0 Lavoratore autonomo regolare 5,0 5,4 0,4 Lavoratore autonomo non regolare 1,2 1,0 -0,2 Imprenditore 1,2 1,2 0,0 Altra condizione non professionale 0,6 0,4 -0,2 Socio lavoratore di cooperativa 1,1 0,9 -0,2 Totale 100,0 100,0 Fonte: ISMU - ORIM. La situazione in Lombardia si caratterizza dunque a partire da livelli di inattività cresciuti di poco (1 punto percentuale circa), a cui si associa una dinamica di contrazione dell’occupazione abbinata all’espansione della disoccupazione. Aggregando le categorie in analisi per meglio descrivere le condizioni di partecipazione o mancata partecipazione al mercato del lavoro, è possibile cogliere alcune tendenze che meglio specificano gli andamenti generali. I divari di genere, in particolare, risultano ancora molto marcati (Tab. 2.2). 1 L’aspetto più evidente continua a essere rappresentato dalle differenti strategie attuate in rapporto alla ricerca dell’impiego. Laddove a livello maschile si riscontra un elevato tasso di disoccupazione (18,1%), in crescita (era il 13,0% nel 2011), associato a basso livello delle condizioni di inattività (5,9%), in contrazione (erano al 7,8% nel 2011), a livello femminile troviamo situazioni di disoccupazione su cifre nettamente inferiori (11,9%), in crescita (era del 10,9%), associate a uno stato di inattività quasi cinque volte superiore a quello maschile (28,2%), anch’esso leggermente in crescita (era del 27,9%). Tabella 2.2. – Condizione occupazionale attuale dagli immigrati ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria (pfpm) presenti in Lombardia per classi di età, anno 2012 (valori percentuali) Maschio Femmina Totale Inattivo 5,9 28,2 16,8 In cerca di occupazione 18,1 11,9 15,1 Occupato regolare 55,8 47,1 51,5 Occupato irregolare 8,7 9,1 8,9 Autonomo regolare 10,1 3,1 6,7 Autonomo irregolare 1,4 0,5 1,0 Totale 100,0 100,0 100,0 Fonte: ISMU - ORIM. La condizione femminile si specifica pertanto a partire da una propensione o a rinunciare alla ricerca del lavoro, attraverso il “rifugio” nella condizione inattiva di casalinga, da un lato, o a individuare soluzioni alternative alla mancanza di lavoro nelle occupazioni di tipo irregolare. Se a livello maschile queste ultime hanno infatti visto ridursi la loro incidenza (10,1% contro 11,8% del 2011), a livello femminile si è assistito a un leggero incremento (9,6% contro 9,0%). Per i primi, dunque, nell’ultimo anno è calata l’occupazione, sia regolare sia irregolare, e il tasso di disoccupazione è cresciuto accompagnato da un calo dei livelli di inattività. Per le seconde, è diminuita l’occupazione regolare ma è al contempo cresciuta quella irregolare, così come a incrementarsi sono stati sia il tasso di disoccupazione sia quello di inattività. Un approfondimento specifico, svolto attraverso l’indagine più recente, si è concentrato sul tema dell’invecchiamento della popolazione immigrata presente in Lombardia [cf. Focus 2.1: età, anzianità di presenza e dimensioni di integrazione socio-economica]. Focus 2.1: Età, anzianità di presenza e dimensioni di integrazione socio-economica L’indagine dell’area di lavoro dell’Orim svolta nel corso del 2012 ha approfondito il tema della relazione tra età, anzianità di presenza e integrazione socio-economica della popolazione immigrata presente in Lombardia. Lo studio in merito a questa relazione è stato sviluppato e approfondito soffermandosi in particolar modo su quelli che sono i diversi ruoli giocati da queste due variabili (età anagrafica e anzianità migratoria) in ordine ai processi di integrazione dei migranti. L’esplorazione dei dati Orim riferiti agli stranieri ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria presenti in Lombardia nel 2012 permette di rilevare l’esistenza di relazione statisticamente significativa tra queste due variabili secondo la quale, per ogni incremento unitario dei valori della variabile “età anagrafica” assunta come indipendente, si determina un incremento dei valori della variabile “anzianità migratoria in Italia” pari a .242 punti, seppure non tutta la variabilità dell’anzianità di presenza è spiegata dall’età anagrafica. In tal senso, la correlazione presente tra queste due variabili mostra come esse esercitino una differente forza predittiva nello spiegare i fattori di integrazione economico-sociale. La costruzione di un modello capace di esplicitare la relazione presente tra età anagrafica degli immigrati e anzianità di presenza in Italia ha comportato alcune scelte metodologiche di fondo riguardanti in prima istanza la definizione della popolazione immigrata sotto il profilo dell’anzianità anagrafica e, in secondo luogo, l’identificazione di categorie di anzianità migratoria significative ai fini degli obiettivi dell’analisi. Nel primo caso, si è scelto di operare una suddivisione della popolazione immigrata secondo tre fasce d’età: under 30 (15-29 anni), 30-44enni e infine, over 45. Quest’ultima soglia d’età ha permesso di identificare una categoria di lavoratori non ancora ascrivibili a pieno titolo tra gli older workers ma comunque afferenti alla popolazione immigrata a rischio di obsolescenza nel mercato del lavoro. In merito all’anzianità di presenza, invece, legando quest’ultima con l’età anagrafica è stato costruito un indicatore di anzianità di presenza che assume tre modalità distinte: bassa (migranti la cui anzianità di presenza nel nostro paese copre fino a un quarto della loro età anagrafica), media (migranti la cui anzianità di presenza varia tra un quarto e la metà della loro esistenza) e infine alta ( migranti che hanno trascorso almeno metà della loro vita in Italia). 2 In questa prospettiva, approfondire le specificità e le caratteristiche delle forme di impiego dei lavoratori immigrati di età più elevata, ma che allo stesso tempo mostrano l’anzianità migratoria di più lungo corso, rappresenta una lente di osservazione particolarmente efficace per interpretare da un lato gli effettivi percorsi di integrazione, e dall’altro quanto invece il fattore età rappresenti un vettore importante per declinare le chance di maggiore o minore integrazione degli stranieri presenti sul territorio. Sul fronte della partecipazione al mercato del lavoro, nel 2012 il 66,9% degli immigrati ultraquattordicenni provenienti da paesi a forte pressione migratoria presenti in Lombardia è occupato (anche in forma irregolare). Tale percentuale è in notevole calo sia rispetto al 2011 (70,4%) sia rispetto al periodo pre-crisi (79,3% nel 2008). È proprio all’interno di questo scenario che età anagrafica e anzianità migratoria giocano un ruolo differente: se al crescere dell’età si registra un calo della condizione di inattività secondo una relazione lineare inversa, l’anzianità di presenza influisce invece sull’essere inattivi o meno, in maniera differente all’interno delle diverse classi di età. Tra gli under 30, infatti, la condizione di inattività cresce al crescere dell’anzianità di presenza (dal 24,8% degli immigrati giunti da breve tempo in Italia al 42,3% di quelli giunti da più tempo), mentre nella fascia d’età 30-44 anni e per gli over 45 avviene esattamente il contrario: 16,4% di inattivi presenti da breve tempo contro il 10,1% tra chi mostra lunga anzianità migratoria per la fascia d’età 30-44 anni, e 7,5% degli immigrati di breve corso contro il 3,1% di lungo corso per gli over 45. Anche i livelli di disoccupazione diminuiscono all’aumentare dell’età anagrafica (dal 19,0% degli under 30 al 12,9% degli over 45), laddove combinando questo dato con l’anzianità migratoria, si registra invece un andamento rappresentabile attraverso una curva a U per gli under 30 e 30-44enni (tasso più elevato tra coloro che hanno una breve anzianità migratoria, calo tra coloro che hanno un’anzianità di presenza di medio periodo, risalita dei valori tra chi ha una lunga anzianità), mentre tra gli over 45 si conferma invece il legame inverso. Tale dato registrato tra gli immigrati over 45 si riflette in particolare nel calo, al crescere dell’anzianità migratoria, della quota di occupati in impieghi di tipo subordinato (sia regolare sia irregolare) e in una corrispettiva ascesa delle occupazioni autonome di tipo regolare, nonché una crescita delle professioni di tipo scientifico e intellettuale, così come delle professioni impiegatizie. Permangono tuttavia elevate quote percentuali (quasi il 30%) di immigrati di età più elevata e a maggiore anzianità migratoria intrappolati nelle professioni di tipo non qualificato. Infine, per tutti gli altri indicatori di integrazione utilizzati quali variabili dipendenti (carico famigliare, redditi del nucleo familiare, redditi netti individuali da lavoro, spese familiari), l’anzianità migratoria in Italia mostra una correlazione positiva più stretta rispetto all’età anagrafica, a eccezione dell’ammontare dei risparmi medi mensili. L’indagine ha permesso di mettere in evidenza come l’età anagrafica, seppur importante, non sia sufficiente a spiegare in maniera esaustiva l’esperienza migratoria, laddove se letta in modo combinato all’anzianità di presenza permette di approfondire in maniera più articolata e di mettere maggiormente a fuoco caratteristiche e percorsi dei migranti presenti sul nostro territorio. Tale lettura ha permesso altresì di individuare, a partire dall’appartenenza a una medesima classe d’età anagrafica, componenti molto differenti tra la popolazione immigrata. In particolare tra la fascia d’età inferiore e quella più elevata. Tra gli under 30, emerge la situazione di coloro che vantano una lunga anzianità di presenza, presumibilmente figlia della prima generazione di immigrati e ascrivibile a quella che potremmo definire immigrazione accolta nel nostro paese. Tra gli over 45, invece, emergono due differenti situazioni: da un lato coloro che registrano una breve anzianità di presenza, descrivibili come immigrazione necessaria e portatori di tutte quelle caratteristiche associabili all’esperienza migratoria per ragioni economiche, e dall’altro coloro che sono presenti da lungo tempo sul nostro territorio, migranti di prima generazione e che si configurano come immigrazione integrata. 3