Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco
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Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco
Citazioni dalle Memorie DOMENICA di Arato in Plutarco * PAOLA ORSI RESUMEN II lavoro analizza citazioni delle Memorie di arato presenti nelle Vite plutarchee di Arato, di Agide e di Cleomene e si propone due scopi: innanzitutto comprendere il modo in cui Plutarco lavorava sulla fonte prescelta, la sua posizione di adesione o di rifiuto rispetto ad essa, la sua credibilitá nel riferire quanto leggeva nelle Memorie; in secondo luogo, ricostruire, l’aiuto di Plutarco, temi e orientamenti di un’opera perduta quale, appunto, le Memorie di Arato. 1. Le Memorie di Arato sono andate perdute; si sono salvatí pochissimi frammenti, appena sei ne registra Felix Jacoby (FGrHist 231). Essi sono presenti in tre Vite plutarchee: di Arato, di Agide, di Cleomene. Le Memorze giungevano fino alía conclusione della guerra cleomeníca. Polibio le ha utilizzate nel secondo libro delle suc Storie —appunto per narrare la guerra cleomenica’— e poi, affermando di riprendere la narrazione lá dove Arato si era interrotto2, passa ad illustrare gli eventi del 221 che provocarono lo scoppio della «guerra degli alleati» (220-217 a.Cj. Nonostante i frammenti sicuramente attribuibili alíe Memorie siano appena sei, essi sembrano suggerire che l’opera si caratterizzava per un forte tono autoapologetico~: * Selezione bibliografica. T. W. Mrica, Phylarchus ami íhe Spartan Revolution, Berkeley and Los Angeles, 1961; M. Daubíes, Un chassé-croisé diplo,natique dans le Péloponnése au ¡IP siécle avant J.-C., «L’Antíquité Classique», 42, 1973, Pp. 123-154; A. Fuks, Social Conjlict in Anciení Greece, Leiden, 1984; E. Gabba, Studi su Filarco. Le biografie plutarchee di Agide e di Cleomene, «Athenacum», 35, 1957, Pp. 3-55 e 193-239; C. F. O. Goltz, Quibus Fontibus Plutarchus in Vitis Arati, Agidis, Cleomenis enarrandis usus sil, lnsterburg¡, 1883; E. S. Gruen, Aratus and the Achaean Alliance with Macedon, «Historia», 21, 1972, Pp. 609-625; M. Haug, Die Quellen Plurarchs in den Lebens beschreibungen der Griechen, Tilbingen, 1854; A. J. Koster, Plutarchi Vila Arad, Leiden, 1937; 0. Marasco, Commento alíe biograj¡e plutarchee di Agide e di Cleonsene, 1-II, Roma, 1981; P. Olíva, Sparra and ha Social P,-oblems, Praguc, 1971; W. H. Porter, Plutarch’s L(fe of Aratus, Cork, 1937; F. F. Sehulz, Quibus exfontibnsjluxerint Agidis Cleomenis .4rati Vitae Plutarcheae, Berolíni, 1886; B. Shimron, Late Sparta. The Spartan Revolution 243-146 B. C., BuíTalo, 1972; R. Urban, Wach.stum und ¡<rise des ,4ch5ischen Bundes, Wiesbaden, 1979; E. W. Walbank, Aratos of Sic yon, Cambridge, 1933. Altra bibliografia nelle note. Polibio, II, 45-71, y. in partícolare 40,4 e 56,1-2. 2 Polibio, 1, 3,2; IV, 2,1. Ecco alcuni giudizí espressí sulle Memorie di Mato: «Aratos’ real object in writing was neither the truth, nor the glorifica(tion) of the Achacan League, but the whítewashing of Aratos» (W. W. Taen, Antigonos Gonalas, Oxford, 1913, p. 414); «Wc have reason enough, then, to suspect that the Memoirs were tainted with suppressio ven and suggesíiofalsi» (Porter, p. XVII); «Les Mémoires du stratége achéen sont un plaidoyer pro domo, car leur teinture apologétique est indubitable» (Daubies, p. 143). Genión, 5. 1987. Editorial de la Universidad Complutense de Madrid. 58 Domenica Fao/a Orsi scriveva un protagonista, esposto alíe accuse degli avversari, dalle qualí accuse proprio nelle Meinorie Arato si difendeva, accusando a sua volta4. Nella Vita di ¡hato Plutarco nomina le Memorie a 3,3 ed esprime sull’opera un giudizio estetico: sono poco eleganti, perché scritte in fretta e con le prime parole che capitavano. Segnala al lettore di citare dalle Memorie a 32,5; 33,3; 38,6 e II. Con l’aiuto della 1/ita di Agide e della Vito di Cleomene si possono isolare frammenti delle Memorie ad ¡hato, 31,1-2 e 41,5-7. Nonostante la presenza delle Memorie possa sembrare cosi scarsa, é opinione comune5 che esse siano state la fonte principale di Plutarco nella Vito di Arato fino al capitolo 46 (fine della guerra cleomenica)6. Induce a ritenerlo la dislocazione dei frammenti, u tono della narrazione (filoarateo) e la conoscenza di minutissimi dettagli —quali potevano essere noti al protagonista— per gli episodi della liberazione di Sicione e di Corinto (.4 rato, 5-9 e 18-23) e per la rivolta di Corinto del 225 (cap. 40). Proprio perché le Memorie sono state la sua fonte principale, Plutarco le cita, di preferenza, lá dove le integrí (Arato, 32,3 e 5) o qualora non ne condivida l’opinione (AnUo, 33,4 e 38,11). Citazioni dalle Memorie figurano nella 1/ita di Agide e nella Vita di Cleoinene, dove, peró, esse non sono state la fonte principale di Plutarco. Qui l’autore ha utilizzato prevalentemente le Swrie di Filarco7 ma, in alcune occasioni, ha ritenuto opportuno integrarle, ricorrendo alíe Memorie. Le Storie di Filarco, anch’esse perdute (FGrHist 81), giungevano alía conclusione della guerra cleomenica 8; Filarco era un contemporaneo9 di Arato e un ammiratore di Cleomene. Plutarco lo mette in rilievo: «Filarco si lascía trascinare dall’entusiasmo per partigianeria quando paría di Cleomene e, trasformando la narrazione siorica in un processo, non fa altro che accusare Arato e difendere Cleomene» (Arato, 38,12). Tale giudizio troya rispondenza soprattutto nella Vita di Cleomene, dove l’intonazione del racconto é, appunto, filocleomenica e antiaratea. Nel presente lavoro non ci occuperemo di tutte’0 le citazioni dalle Memorie presenti nelle Vite plutarchee, ma solo di quelle per le qualí esiste un luogo parallelo” o che sollevino particolari problemi’2. ~ Cf. Plutarco, Agide, 15,4; Arato, 29,7; 33,3-4; 38,11 e, in generale, i capp. 38 e 45. Cf Haug, pp. 77-84; Goltz, pp. 1-48; Schulz, pp. 7-57; Walbank, pp. 3-19; Koster, pp. XIVXVII; XXV-XXVI; Poder, pp. XV-XX; Marasco, 1, pp. 24-42. 6 A partíre dal capitolo 47, dove sí narra lo scoppio della «guerra degli aíleati», e fino al capitolo 53 (morte di Arato) ¡bate princípale di Plutarco sono síate le Storie di Polibio: oltre la bibiografia elencata nella nota precedente, cf D. P. Orsi, Osservazioni std capilolif¿nali della ¡tira di Anuo pluiarchea, «Annali della Facoltá di Lettere e Filosofía dell’ Universítá di Bari», 25-26, 1982-1983, pp. 179-187. Y. la bibliografía elencata alía n. 5. La Suda (s. e. Phylarchos) informa che glí ultimi eventí narratí nelle Siorie di Fílarco erano la morte di Tolomeo III Evergete (222 a.C.>, di Berenice (220 a.C.) e di Cleomene (219 a.CÚ, il quale, dopo csscre stato sconfitto a Sellasia, sí era rifugiato in Egitto. Cf. Polibio, II, ¡O ‘‘ ¡2 56,1. Non saranno esaminati ¡ seguentí passi: Arelo, 32,5; 33,3; 38,11; Cleomene, 17,4. Agide, l5,4=Ara¡o, 31,1-2; Cleomene, 16,4=Araro, 38,6; Cleomene, l6,5=Araro, 33,5-6. Cleomene, 16,7 e 19,4-5. Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco 59 2. Neil’estate del 241 a.C. gli Etoli si accingono ad invadere il Peloponneso. Achei e Spartani convengono suil’Istmo per fermarli. Gli Spartani sono guidatí da Agide1 che ha avviato il suo programma di riforme ma é costretto ad allontanarsi da Sparta per far fronte al pericolo etolico. Arato, lo stratego degli Achei, preferisce sciogliere l’esercito e ritirarsi’4, Agide torna in patria. L’episodio é narrato da Plutarco nella Vito di .4gide e nella Vito di Arato. Ecco quanto Plutarco scrive nella Vito di Agide. ~, «Agide, congiuntosi a Corinto con Arato, che stava ancora decidendo in merito alía battaglia e alío schieramento contro i nemici, riveló sia molto entusiasmo sia audacia né giovanile né irriflessiva. Dísse, infaltí, che a lui sembrava opportuno combattere e non permetíere alía guerra di entrare in casa, abbandonando le porte del Peloponneso; comunque, avrebbe fatto cié che sembrava opportuno ad Arato: era, infatti, piñ anzíano e lo stratego degli Achei ed egli (Agide) era venuto non per comandarli né per guidarli, ma per marcare insieme con loro e per portare aiuto. Batone di Sinope dice che proprio Agide non volle combattere, nonostante glí ordini di Arato, ma non si é imbattuto in cié che Arato ha scritto in merito; Arato si difende, dicendo di ayer ritenuto preferibile lasciar entrare i nemici, piuttosto che rischiare tutto in batíaglia, dal momento che gli agricoltori avevano giá raccolto quasi tutti 1 prodotti» (Agide, 15,1-4). Plutarco cita con precisione due fonti —Ratone’5 e Arato— e cié permette al lettore di individuare i confmi delle due citazioni: Ratone é smentito con l’aiuto delle Metnorie di Arato. Ecco come I’episodio é narrato nella Vito di Arato: «Arato si acquistó fama anche per le imprese etoliche. Oh Achei si erano mossi per scontrarsi con gli Etoli davanti alía Megaride, 11 re degíl Spartani Agide era giunto con l’esercito cd incitava gil Achei alía battaglia. Arato si oppose e, resistendo alía canzonatura, a moiti rimproveri e molte facezie sulla sua debolezza e viltá, non rinunció ad un calcolato vantaggso per causa di cio che appariva turpe, ma permise ai nemici di valicare i monti Gerani e di entrare nel Peloponneso senza combattere» (¡hato, 31,1-2). ‘~ Agide IV, salito al trono nel 244, é noto par ayer tentato di realizzare ríforme sociaíi cd economiche: abolizione dei debiti, ridistribuzione della tena, ampliamento del corpo sociale. Sulle riforme di Agide esiste un’ampía bibliografia: si veda, da ultimo, Olíva, Pp. 213-229; Shimron, Pp. 14-27; Fuks, Pp. 230-255. 14 Agide giunge a Corinto con un esercito formato prevalentemente da poyen, u quale, da un lato. suscita ammírazione e riporta alía memoria i tempí di Leonida, Lisandro e Agesilao, dallaltro preoccupa i ricchi che temono ¡n~ KIWJIA« ¡<ni ¡rapd&:yp«roiq ,ravtayóos Migo¡q yAVfltW (Plutarco, Agide, 14). La decisione di non combattere e di rinviare glí Spartani potrebbe essere stata presa da Arato soprattutto par il timore di un contagio rivoluzionanio (ma y. in proposito rilieví di Porter, p. LI e di Urban, pp. 55-56). “ Ratone di Sinope, stonico di cui poco é noto e di cui si sono salvatí solo Otto frammenti (FOrHist 268), visse forse nella seconda metá del III secolo a.C.; fu autore di opere sulla Persia, sai tíranní di Efeso, su Teronimo di Siracusa, sulla Tessagíia; pare che abbia scritto anche Storie Attiche. Domenica Paola Orsi 60 Nel passo dell’Arato non sono citate le Memorie e cié si spiega: essendo le Memorie fonte principale di Plutarco per la Vita di Arato, esse sono citate raramente e, per lo pió, quando l’autore si troya in disaccordo con quelle’6. Si nota coincidenza con la notizia, tratta dalle Memorie, che si legge nella Vito di Agide: la decisione, presa da Arato, di lasciar passare i nemicí attraverso l’Istmo. Cié che colpisce nel confronto fra i due brani é la diversa presentazione di Agide. Nell’Arato Plutarco informa che lo stratego acheo incontró una forte opposizione e dové imporre la sua decisione di non combattere: é chiaro che ci fu uno scontro acceso nel consiglio di guerra e che la posizione di Arato era opposta a quella di Agide. Arato si oppose e resisté a molti insulti; Plutarco non chiarisce un particolare: da chi Arato fu attaccato e insultato, se da Agide —si noti il participio presente: Agide auvc~opp5~vrog ~ni r4v pc¿xnv roO; ‘A~c<zoóq, tvavruo8sig (Arato) ¡cnt— o dagli Achei, esortati al combattimento da Agide (che il re di Sparta fosse desideroso di combattere risulta anche dal luogo parallelo della Vita di Agide). Nell’Aroto rimane una certa ambiguitá e siamo lontani dal ritratto del nobile Agide, lealmente disposto ad ubbidire ad Arato, perché piú anziano e perché é lo stratego degli Achei, quale Plutarco delinea nella Vito di Agide. Piú che pensare ad un Plutarco che muta opinione sul re di Sparta, sembra piú verisimile immaginare che nelle due Vite egíl abbia seguito fedelmente la fonte prescelta: l’ostilitá contro l’avversario e la celebrazione di Arato ben si addicono all’impostazione apologetica e autoelogiativa delle Memorie; la presentazione positiva di Agide ben si addice all’orientamento filospartano di Filarco’7. 3 Nel capitolo 16 della Vita di Cleomene figurano due citazioní dalle Memorie: .. rovrovi ¿5’ w5záv ‘Avr(yovov siptpcdg Icw<& pupíce &‘ dv &,roAsÁo¡irgv óiropvtwchwv. Kcdro¡ iroflá ita6av ¡<cd rrctpafict2éuOca qn~o-iv ce6róg r5n¿p ‘A6~vcekov, ónwg ¿ itóÁzg &~rceÁAceyeI~ <opovp&g ¡<cd MWCS¿ÓVOIV (16,4-5: soggetto é Arato). Cominciamo dalia seconda frase: Arato alTermava (~aív, seil. nelle Memorie) di ayer soiferto molto e di ayer rischiato per Atene. L’affermazione troya piena rispondenza nella Vita di .4rato: nei capitoli 33 e 34 Plutarco descrive i tentativi fatti da Arato per liberare Atene dal controllo delle guarnigioni macedoni. Arato —scrive Plutarco— non due né tre volte, come gli innamorati infelici, assali il Pireo; una volta, mentre fuggiva attraverso la pianura triasia, si ruppe una gamba; súbi molte operazioni e, per lungo tempo, partecipé alíe spedizioni trasportato in lettiga (33,5-6). Esaminiamo ora la prima frase: nelle Memorie Arato aveva detto molto male proprio di questo Antigono, cioé di Antigono Dosone. II Dosone é il sovrano macedone cui si rivolse per aiuto Arato, quando si rese conto che la Lega achea non era in grado di resistere a Cleomene. II re giunse sull’Istmo ~ Cf. Arato, 33,3-5; 38,11. “ V. Supra par. 1. Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco 61 nel 224, assunse la direzione della guerra e sconfisse Cleomene a Sellasia’8. Puó sembrare strano che Arato abbia parlato male proprio del sovrano che, con il suo intervento, salvó la Lega dalia dissoluzione. Nell’Arato non si rivolgono critiche all’operato di Antigono, anzi Plutarco scrive che il re si comportó con umanitá e con giustizia nei confronti.di Arato (46,1). Antigono fu ospite di Arato e dei suoi concittadini e furono istituiti in suo onore sacrifici, processioni e agoni 19 Nel capitolo 43 dell’Arato si narra il primo incontro fra Arato e Antigono. II re é giunto con l’esercito a Pege, Arato si reca ad incontrarlo; 6 preoccupato perché sa di ayer costruito la sua potenza sulle sconfitte inflitte ai Macedoni, ma i timori svaniscono: Antigono lo accoglie con cordialitá, dimostra subito di apprezzarlo e lo preferisce, persino, ai Macedoni del suo seguito (43,1-5). Ancora: nel capitolo 38 dellt4roto Plutarco scrive: (i Macedoni) oíiC aóz¿g... ~v 8~ rok ó,ropviipcea¡ ¿ozbopdw ¿IEZt¿EI (38,6). Che Arato nelle Memorie parlasse male dei Macedoni 6 comprensibile: dal 243 (anno della liberazione di Corinto) al 229 (anno della liberazione di Atene) non aveva fatto altro che combatterli. Ecco perché la menzione di Antigono Dosone in Cleomene, 16,4 ¿ sembrata una svista: Plutarco avrebbe confuso il Dosone con il Gonata20. Ma non é neppure da escludere che Plutarco possa ayer conservato un dato esatto21. II giudizio negativo, espresso da Arato sul Dosone, potrebbe essere parte della sua apologia. Arato si difendeva dall’accusa di ayer riportato i Macedoni nel Peloponneso adducendo la necessitá22 e, nella Vito di Mato, Plutarco scrive che, ancora nell’inverno 225/4, pur assediato da Cleomene a Sicione, Arato era macerato e incerto di fronte alía prospettiva di chiamare Antigono (41,7). Polibio fornisce una informazione interessante. Facendo riferimento ai rapporti acheo-macedoni nel periodo della guerra cleomenica, scrive che Arato era costretto a dire e a fare in pubblico cose contrarie alía sua opinione e che nelle Memorie non parlava di talune suc iniziative: in altre parole, egli aveva avviato in segreto trattative con la Macedonia, ma respingeva ufficialmente questa ipotesi di soluzione del conflitto in 23~ Potrebbe darsi, allora, che, come in pubblico si dichiarava contrario ad una alleanza con la Macedonia —e questa posizione Cf. Polibio, II, 47-70; Plutarco, Cleomene, 16-30; Arato, 38-46. Cf. Plutarco, Arato, 45,3. Le feste in onore di Antigono si chiamavano Antigoneza (Plutarco, Cleomene, 16,7), erano ancora celebrate nel 166/5 a.C. (Polibio, XXVIII, 19,3 e XXX, 29,3; y. anche L. Moretti, Iscrizioní agonistiche greche, Roma, 1953, nr. 45, pp. 117-121). Non furono solo i Sicioni a tributare grandí onorí ad Antigono; dopo la battaglia di Sellasia I’esempio fu seguito dalia Lega Achea e dalle singole cittá (Polibio, II, 70,5). Antigono fu proclamato euer geles e soter (Polibio, V, 9,10; IX, 36,5, cf. 16 V, 1,1122; V, 2,299); un’ara in suo onore fu innalzata ad Epidauro (cf. L. Moretti, Iscrizioni storiche ellenistiche, 1, Firenze, 1967, 46); ad Olimpia Pausanía vide un gruppo marmoreo cosi composto: l’Ellade incoronava con una mano Antigono Dosone, con l’altra Filippo (VI, 16,3). 1 giudízi superstiti su Antigono sono tutti positiví: oltre í passi giá segnalatí y. Polibio, II, 47,5 e 70,7; IV, 34,9; Livio, XXXII, 21,25; Giustino, XXVIII, 4, 12-14 20 Si veda, par esempio, la díscussione in Schulz, pp. 16-17 e Porter, p. 74. ~ Cf. Gruen, p. 620 e n. 43; Urban, p. 157 e n. 241. 18 ‘~ 22 23 Cf. Plutarco, Arato, 38,11. Cf. Políbio, II, 47-50, in particolare 47,10-II. Domen ica Paola Orsí 62 mantenne quando scrisse le Memorie—, cosi Arato si sforzava di apparire fedele fino in fondo alía sua linea politica24. antimacedone, male con neile Ancora nel parlando 224, quando Memorie «proprio di questo Antigono» demiurghi andó ad incontrare Antigono giunto sulí’ Istmo, Arato «non faceva assegnamento su .Antigono né aveva fiducia nei Macedoni... Pure, andava incontro al pericolo, vedendo che inesorabile incalzava la necessitá»2t Ma il re accolse Arato con calore e gli dimostró la sua stima. E’ forse da questo punto che nelle Memorie cambia il giudizio di Arato su Antigono. 4. Sempre nel capitolo 16 della Vito di Cleomene Plutarco scrive: «... e la cosa piú terribile di cul Arato accusava Cleomene, 1’abolizione della ricchezza e u risanamento della povertá» (¡<cii zo óczv&razov dw ¡<rrqyópe¡ KAcopévovg, &vcdpsu¡v ¡r¿oó-rou ¡<cxi ,revíceq hrcivópOwaiv: 16,7). Quando ci si ponga la domanda, come Plutarco conoscesse l’accusa che Arato rivolgeva a Cleomene, sembra persino ovvio rispondere che Plutarco la leggeva nelle Meniorie, citate poche righe innanzi nel medesimo capitolo, ai paragrafx 4 e 5. Ma si cercherebbe invano il riscontro della frase nei capitoli 35,6-42 della Viro di Aroto, dedicati. alía guerra cleomenica. Qui Plutarco non paría dégli aspetti. sociali ed economici delle riforme cleomeniche; solo a 38,4 accenna rapidamente al coipo di stato: «avendo ucciso gliefori, ridistribuita la terra, inserito moltí dei meteci nel corpo cívico; Cléomene ebbe un potere incontrollato» (roCg ¿qúipoug. <XltOICrEÍVtlg ¡<Cli TIJV xWp0V &vCl6ClGcXpgvOg ¡<CII ltOZÁoU. rdv peroí¿cwv 44lcúójv dc n~v nohrdctv ~axcv ia~áv &vvrrEóOvvov). La frase descrive l’ascesa al potere di un tiranno: anypeuthynos26 é aggettivo che qualifica la tijannide e. le azioni,. attribuite. a Cleomene; sono quelle che compie il tiranno, quando si’ impadronisce del potere:. violenza contro le. istituzioni; ridistribuzione della terra,. ampliamento del’ corpo civico. L’accusa¡ piú- grave4to deinototon)’che Arato avrebbe: rivolto a: Cléomene sarebbe stata di. ayer abolito la ricchezza e risanato la povertá; ad essa dovrebbe corrispondere, nel passo trattodalla Vita di Arato (38,4), la frase tén chóran anadasomenos, perchéla4errafutolt~ai pochi ricchi~simi e distribuita ai moltissimi: poveri 27 Ma la frase tén chóran anadasamenbs 6 legata sintatticamente ad altre due. (tous ephorous:apokreinas.e pollous tñn meroikón 24 Polibio, invece, afTermache giá nel 227 Arato provava stima per:íl re macedone (II, 4745). “ Arato, 43;l-2~ 26 Neldiscorso che pronuncíaa favore della democrazia contro latírannide Otane índica, fra i pregi~dellademocrazia,. u falto che i magistrati siano s 9ltopostiarendiconto (Erodoto,.IlI, 80,3 e 6; cf.’AriMotele, Política, IV, 1295 a.20). Questa era un~ garanz¡ain vigore nei regimí légali (democrazie e oligarchie). Ad Atene imagistrati erano sottopostiad unvoto di fiducia (o sfiducia)í alI’ini2iodi ciascuna pritanía (cf. Aristotele;Costituzione degli Atentesi, 43,4e 61,2; y. anche:íl 22-523e AncheCornrneníary a Pende toccó di Arístotelian essere. punitocon una commento a; due passi segnalatí di P.682-683). J. Rhodes,.A on tite Athenaion multa: Tucidide, II, 59 Politeia,cf.Oxford, 1981, pp.e S65. ASparta persino i re dovevanorendere contodelle loro aDon’. Dopo la sconfitta subita dagli Spartani ad Aliarto (395 nC.), jI re Pausania fú sottoposto a giudízio e condannato a morte (Senofonte, Elleniche, III: 5,25). ~‘ Sulla situazione sociale a Sparta cf Oliva, pp. 230-268; Shimron; pp. 9-52;. Fuks, pp. 230-255. Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco 63 ktlj; le tre azioni, per quanto gravissime, sono sullo stesso piano; il provvedimento di ridistribuzione della terra non appare né pió grave degli altri né il piú grave: non appare to deinotaton. L’uccisione degli efori, la ridistribuzione della tena, l’estensione della cittadinanza ai meteci rappresentano le tappe attraverso le quali Cleomene si procura un potere assoluto. La formulazione adottata da Plutarco nell’Arato (rammentando il fatto che nell’Arato Plutarco segue come fonte le Meniorie) indurrebbe a concludere che la cosa pió terribile di cui Arato accusava Cleomene era di essere un tiranno. Ad ¡hoto 38,7 Plutarco scrive: se Cleomene fu —si dica, infatti, cosi— paranomos e tyrannikos, pure furono gli Eraclidi i suoi antenati e Sparta la sua patria. II passo cade all’interno di una lunga e aspra polemíca28, sviluppata da Plutarco a favore di Cleomene e contro Arato. Plutarco ammette che Cleomene era stato paranomos e tyrannikos: questa era, evidentemente, l’accusa che gli avversari (e chi altri, se non Arato, contro cuí sta polemizzando Plutarco) rivolgevano al re di Sparta; cerca di vanifícarla, yantando la nobiltá di nascita di Cleomene che discende da Eracle29. Ma se Plutarco, nel lungo brano in cui attacca Arato e difende Cleomene, decide di smontare questa accusa, anzi che quella relativa all’abolizione della rícchezza, ció forse significa che questo gli sembra to deinototon, la cosa piú terribile di cui Arato accusava Cleomene. La definizione del re spartano come tíranno, scrive F. W. Walbank, «was the traditional Achaean view of Cleomenes. It was affirmed by Aratus (e Walbank rinvia, appunto, ad Arato, 38,7) and appears later in Pausanias, whose source is Achaean»30. Pausania, lá dove accenna a Cleomene, scrive che il re trasformé la costituzione da una monarchia in una tirannide, perché non gradiva le leggi vigenti (II 9,1; VIII 27,16). Anche Polibio che, quando racconta lo svolgersi della guerra cleomenica, riserva poche parole al re, non fa cenno delle sue riforme ma scrive che Cleomene aboli l’ordinamento politico avito e trasformé la legale monarchia in tirannide (II 47,3). Polibio afferma di ayer usato le Memorie di Arato come fonte per la narrazione della guerra cleomenica 31 Polibio, Pausania e Plutarco (che hanno usato le Memorie) concordano nell’ignorare (o nel non dar gran peso: cf. Arato, 38,4) 28 La polemíca si inizia con le parole: &b ¡<cd pá¡upovv«: rñv Ap«rov, «ecco parché biasímano Arato» (Arato, 38,5), sdil. taluni suoi avversari, di cuí Plutarco non dá il nome (é presumibíle si trattí di Filarco, essendo il capitolo 38 dell’4raro speculare rispetto ai capitolí 15-16 del Cleomene), ma alía cul opinione mostra di aderire. 29 ~ giudízio risale probabilmente a Filarco: Cleomene con il suo comportamento offriva un «esempio di saggezza» e, osservando il suo modo di vívere, coloro che lo incontravano riconoscevano che «egli solo discendeva da Eracle» (Plutarco, Cleomene, 13,3). Filarco, forse, riprende un tema della propaganda cleomenica: Frade figura su monete spartane che sembrano appartenere al regno di Cleomene (cf. B. V. Mead, Historia Numornm, Oxford, 19112, pp. 434435). Su questo y. anche Gabba, Pp. 29 e 51-52; 0. Marasco, Storia e propaganda durante la guerra cleomenica. Un episodio del ¡II sec. a.C., «Rivista Storica Italiana», 92, 1980, Pp. 7-23. 30 F. W. Walbank, Tite Spartan Ancestral Constitution in Polybius, in AncleN Sociery ami ¡nstiturions, Studiespresented to Victor Ehrenberg, Oxford, 1966, p. 305. “ Y. supra par. 1 e n. 1. 64 Domenica Paola Orsi alíe riforme cleomeniche e nel porre in rilievo l’illegalitá del potere esercitato da Cleomene, un tiranno32: questa ¿ l’accusa che gli rivolgono. Ció probabilmente significa che nelle Memorie Arato insisteva moito su questo aspetto, trascurava o taceva del tutto sulle riforme. Secondo Felix Jacoby la frase in Cleomene, 16,7 sarebbe un frammento delle Memorie di Arato33: Plutarco l’avrebbe letta nelle Memorie e inserita in un contesto fliarcheo. L’ipotesi va incontro ad una obiezione di natura formale: in casi analoghi Plutarco avverte jI lettore; proprio al capitolo 16 egli informa di citare dalle Memorie (16,4) e, a distanza di appena cinque parole, ripete l’informazione (16,5). Pertanto, la frase a 16,7 sarebbe —per quel che ne risulta— l’unica citazione testuale dalle Memorie inserita in un contesto filarcheo e non segnalata da Plutarco. Ma rileggiamo la frase: ¡<cii zó c5szvozcizov ¿iv ¡cciniyópa K2coptvovg, &vcdpcuzv iúoúrou ¡<cii ~‘rcvicig t’ravóp- Owozv. Manca un qnjci (Arato dice che) o un ytypa9e (Arato ha scritto che), manca la menzione delie Memorie, manca cioé l’elemento che dia la certezza che si tratti di una citazione, che si tratti del giudizio espresso da Arato nelle Memorie. Plutarco non dice che Arato affermava che l’abolizione della ricchezza era la cosa piú terribile del programma politico di Cleomene; dice, Invece, che fra le accuse (¿iv ¡ccaqyópc) che Arato rivolgeva a Cleomene, quella relativa ail’aboiizione della ricchezza era (a giudizio di qualcuno, ma non necessariamente di Arato) la piú terribile. II giudizio potrebbe essere stato espresso da Plutarco o da Filarco. Se la prima ipotesi fosse esatta, bisognerebbe riconoscere che Plutarco avrebbe mutato opinione: nelí’ .4roto34 dá rilievo solo all’accusa rivolta a Cleomene di essere un tiranno (probabilmente influenzato dalí’ impostazione ideologica che percorre le Memorie35), nel Cleomene riconoscerebbe la preminenza del motivo economico nella polemica che oppose Arato a Cleomene. Ralf Urban ha messo in dubbio che la frase in Cleomene, 16,7 sia un frammento delie Memorie; osserva che, se di frammento si trattasse, bisognerebbe supporre che Filarco (al quale, probabilmente, risale il materiale adoperato da Plutarco nel capitolo 16 del Cleomene) leggeva le Memorie di Arato, «wofiir es keine Sicherheit gibt»36. Si potrebbe formulare un’altra ipotesi. La frase potrebbe essere un frammento delle Storie di Filarco e conservare il giudizio che Filarco esprimeva non su quanto Arato aveva scritto nelle Memorie ma su quanto Arato aveva affermato nel corso della guerra. Filarco era un contemporaneo e, probabilmente, fu a Sparta con Cleomene37. Egli, proprio perché presente nel Peloponneso in quegli anni, 32 Cf. D. P. Orst II tema antitirannico nella ¡‘ita di ¿4rato plutarchea, «Storía della Storíografia» Qn corso di stampa). “ Lo indica il carattere usato: FGrHist 231 F 48; cf. Gabba, p. 21. ~ E’ probabile che la ¡‘ita di Arazo sia stata scritta prima della ¡‘ita di Cleomene, cf. Marasco, 1, Pp. 2 1-23. “ Y. supra n. 32. 36 Urban, p. 163, n. 270. “ Cf. Africa, Pp. 4 e 16. Citazioni dalle Memorie di Mato in Plutarco 65 poteva conoscere i temi della propaganda anticleomenica di parte achea e ritenere che quella relativa all’abolizione della ricchezza fosse l’accusa piú terribile che Arato rivolgeva a Cleomene. Questa accusa potrebbe averío colpito piú di altre, perché egli era interessato alíe riforme realizzate da Cleomene a Sparta, riforme che noi conosciamo nei dettagli grazie alíe informazioni da lui fornite a Plutarco38. L’accusa, agitando lo spettro della rivoluzione, si proponeva di intimorire i ceti piú abbienti, che tradizionalmente si riconoscevano nell’assetto politico della Lega achea39, e di allontanarli da Cleomene. Forse non é un caso che Plutarco nella Vito di Cleomene metta in nuevo l’isolamento di Arato all’interno della Lega, dovuto al suo accanimento contro Cleomene: non solo il demo —egli scrive— ma anche notabili achei erano favorevoli al re di Sparta40. Questo potrebbe essere il modo indiretto con cui Filarco smontava l’accusa piñ terribile nivolta da Arato a Cleomene, dimostrando come essa non fosse ritenuta credibile proprio da coloro per i quali era stata costruita. 5. Al capitolo 19 della Vito di Cleomene, dopo ayer raccontato la defezione di Corinto dagli Achei, Plutarco scrive: UOV & Kopzv6knv &pz22wpévwv cfg “pyo~ irp¿g z¿v KAeopév~ qn~aiv ¿ “,ocaog roOg íiritovg iz~vrag ~ciy~vci¡,z¿v ¿¿ K2soptv~ pépq,ea8w zot5¡ Kopzv6Iov~, p4 av,Ucifióvrceq w3róv, &ÁA’ L¿aavzceg 8iciq,uyáv o,5 p4v & 1U& ¡<cxi npñg ci~zóv tWev Mcyzazóvouv roo K2eopévou~, &opávov ircepa2afiriv róv vcpo¡<ópzvOov —dxc y&p ~opovp&v~Axazdw—¡<cxi iro¿2& xptrnra <Síñóvrocy &no¡cp(vaafiw 6’ CIDZÓV, (O~ oi3¡< ~n r& irpc¿ypcerce, g&flov <5’ ~,ró zdjv irpctypciunv ai~zóq f~ertxí. zcxtirce pb 6 ‘Apctrog yEypl9Sv (19,4-5). La lunga citazione ha confini precisi: qn¡aiv ó “A pcerog la introduce, z&bzce p~v ¿ “Apctrot yéypci9ev la conclude; all’interno solo proposizioni infiitive rette da 9fl6¡V. Vi si possono distinguere due argomenti: a. l’esito della rivolta di Corinto; b. le trattative fra Arato e Megistono. II primo argomento si compone di due affermazioni: la prima —che Corinzi fecero scoppiare tutti i cavalli per la fretta di raggiungere Argo— non troya riscontro nella parallela narrazione dell’Arato (cap. 40), ma questo non é significativo, perché Plutarco potrebbe ayer omesso di riferire il particolare. La seconda affermazione —il rimprovero di Cleomene ai Corinzi per ayer fatto fuggire Arato— troya riscontro in .4roío, 40,6. Plutarco non usa le stesse parole ma ricorda il disappunto del re, appresa la fuga del nemico: (Cleomene) oi~cSáv ofopáwp 2cxpflc~vcív ncip’ ci~u5v roaoiYrov, óaou ¿u>pcíprov &q¿vzcc z¿v “A pcxrov (40,6). Quando si passi a cercare nell’Arato il riscontro per il secondo argomento ‘~ Cf. Plutarco, Cleomene, 8-13. Cf. J. V. A. Fine, Tite Backgrouná of tite Social War of 220-217 B.C., «American Journal of Philology», 61, 1940, p. 146; E. Bíkerman, Notes sur Polybe. 11. Les négociations entre Aratos et “ Antigonos Doson, «Revue des Etudes Grecques», 56, 1943, p. 3~; J. A. O. Lamen, Greek Federal States, Oxford, 1968, p. 232; Daubies, p. 144. ~ Plutarco, Cleomene, 16,3 e 17,5. e 66 Domenica Fao/a Orsi trattato nella citazione —le trattative Ira Arato e Megistono seguite alía defezione di Corinto— ci si imbatte in una situazione piuttosto confusa. Nella ¡rita di Mato Plutarco scrive che Cleomene, dopo la defezione di Corinto e dopo ayer preso possesso della cittá: «Invió ad Arato in forma privata Tripilo e, di nuovo, il patrigno Megistono, promettendo fra le molte altre cose anche un contributo annuo di dodici talentí, il doppio rispetto a Tolomeo, che inviava ogni anno ad Arato sei talenti. Cleomene chiedeva di essere designato egemone degli Achei e di difendere insieme con loro l’Acrocorinto. Arato rispose di non controllare la situazione, piuttosto di esserne controllato» (Arato, 41,5-7). Scopriamo che Cleomene invió ad Arato due rappresentanti e Megistono per secondo. Considerando la formulazione plutarchea, si ha l’impressione che le richieste siano state presentate ad Arato da Megistono, menzionato per ultimo. Quando si venga a confrontare il passo dell’Arato che si é dato in traduzione (41,5-7) con la citazione tratta dalle Memorie (che Plutarco ha inserito nel capitolo 19 del Cleomene), si nota che coincide la risposta di Mato e (in forma molto generica) l’offerta in danaro. Non coincide la cosa piú importante, la richiesta di Cleomene; nel Cleomene jI re di Sparta chiede che gii venga consegnato l’Acrocorinto, nell’Arato chiede che gli venga riconosciuto il titolo di egemone della Lega e propone che l’Acrocorinto sia difeso insieme da Achei e Spartani. Non coincide nemmeno il momento: nel Cleoniene Megistono 6 inviato presso Arato prima che u re prenda possesso di Corinto, nell’Arato sia Tripilo sia Megistono si recano presso Arato dopo che Cleomene ha fatto il suo ingresso in Corinto. La situazione si complica ulteriormente perché nel Cleoniene Plutarco racconta di un secondo tentativo fatto da Cleomene presso Arato: «Cleomene invió di nuovo (scil. dopo Megistono) presso Arato u messenio Tritimallo, chiedendo che l’Acrocorinto fosse dífeso insieme dagli Achei e dai Lacedemoni, promettendo privatamente ad Arato un contributo doppío rispetto a quello che riceveva dal re Tolomeo. Arato non accettó» (Cleomene, 19,8). II negoziatore si chiama qui Tritimallo, nellt4rato Tripilo: si tratta, probabilmente, della stessa persona, il cui nome ¿ conservato in forma diversa nelle due Vite4t. Si nota corrispondenza con il passo dell’Arato (41,5-7) che si é dato in traduzione: l’offerta di un sussidio doppio rispetto a quello egiziano, la proposta di difendere insieme, Achei e Spartani, 1’ Acrocorinto, il rifiuto di Arato. Anche il momento corrisponde: dopo che Cleomene ha preso possesso di Corinto. In generale si puó osservareche il racconto nel Cleomene ¿ piú ordinato e piú dettagliato. Si potrebbe avanzare l’ipotesi che, se Plutarco nellt4rato ~‘ Cf. Koster, pp. XLVII e LXXXII; Porter, p. e 78; Marasco, II, pp. 501-502. Citazioni dalle Memorie di Arato in Plutarco 67 scrive: «Tripilo e di nuovo Megistono», in realtá vada invertito l’ordine dei nomi e si debba, piuttosto, intendere «Megistono e di nuovo Tripilo»: la descrizione che segue riguarderebbe, allora, l’opera di mediazione svolta da Tripilo/Tritimallo (e non da Megistono) e maggiore sarebbe la corrispondenza con il luogo parallelo del Cleomene. Se questa ipotesi fosse esatta, la citazione, tratta dalle Memorie e inserita nel capitolo 19 del Cleomene, non troverebbe riscontro nella narrazione dell’Arato ma la integrerebbe. Per quanto si cerchi di conciliare i due passi del Cleomene e dell’A rato, c’é un punto su cui la divergenza rimane, una divergenza significativa. Cleomene chiede che gli venga riconosciuta l’egemonia: questa richiesta ¿ presente nella Vita di Arato, assente in quella di Cleomene. E’ una richiesta politica che, congiunta con l’offerta di passare ad Mato un contributo annuo di dodici talenti (il doppio di quanto Arato riceveva da Tolomeo III), chiarisce qual 6 il fine cui Cleomene tende: sostituirsi a Tolomeo III nel ruolo di egemone della Lega achea. Fin dal 250 a.C. (subito dopo la liberazione di Sicione, avvenuta l’anno precedente), Arato si era rivolto per aiuti a Tolomeo II ed era stato accontentato42. Egli, cioé, aveva scelto di appoggiarsi all’Egitto contro la Macedonia. Dopo la liberazione di Corinto nel 243, Tolomeo III (succeduto, nel frattempo, al padre) era stato proclamato egemone della Lega achea, col comando supremo della guerra per mare e per terra43. Nel 226, dopo ayer subito una gravissima sconfltta all’Ecatombeo, gli Achei avviarono trattative di pace con Cleomene: il re si dichiarava disposto a consegnare i prigionieri e le localitá conquistate, ma chiedeva il riconoscimento dell’egemonia. Le trattative fallirono e segui il collasso della Lega: passarono dalIa parte di Cleomene molte cittá, fra cui Argo e Corinto. Cleomene tenté nuovamente di raggiungere un accordo con Arato, per scongiurare il pericolo di un intervento macedone nel Peloponnesot Si ¿ detto: la richiesta dell’egemonia ¿ presente nel capitolo 41 dell’.Arato, assente nel capitolo 19 del Cleomene. Come spiegarlo. Plutarco potrebbe ayer trascurato di registrarla nel Cleomene, pur leggendola in Filarco; oppure Filarco potrebbe averne deliberatamente taciuto; oppure Arato, nelle Memorie, potrebbe ayer mentito. Non lo sappiamo. Tuttavia si deve notare che la sua presenza nell’Arato e la sua assenza nel Cleomene sono straordinariamente coerenti con l’orientamento narrativo delle due Vite. Plutarco osserva: Filarco non fa altro che parlar male di Arato e difendere Cleomene45. La narrazione nella ¡“ita di Cleomene procede in modo da dimostrare che l’unico responsabile del ritorno dei Macedoni nel Peloponneso ¿ stato Arato, ostinato nel rifiutare qualunque forma di accordo con Cleomene. Egli fa in modo che falliscano le trattative fra gli Achei ed il re di Sparta agli inizi 42 cf. Plutarco, “ Ib., 39-41; Cleomene, 14-19. ~‘ Arato, 38,12. Arato, 12-13. 68 Domen ica Paola 0,-si dell’estate 225, rifiuta l’accordo anche dopo la caduta di Corinto, nonostante le richieste di Cleomene siano mitissime; il re, che inizialmente aveva chiesto la consegna dell’Acrocorinto, si accontenta di partecipare alía sua difesa insieme con gli Achei. Arato rifiuta, perché ha giá deciso di accordarsi con Macedoni. Di orientamento opposto 6 la narrazione nella Vila di Arato, influenzata dalle Memorie. Qui Arato si difendeva dall’accusa di ayer r~portato Macedoni nel Peloponneso e adduceva a sua discolpa la necessita 6 Essa si coglie nella narrazione dei capitoli 39-42 della Vita di Anuo: le trattative fra gli Achei e Cleomene falliscono per colpa di Cleomene47; le seconde trattative, seguite alía defezione di Corinto, falliscono perché Cleomene non rinuncia alía sua richiesta di egemonia. E’ una richiesta politica e il suo accoglimento avrebbe sancho la supremazia di Sparta sulla Lega, riportando il. Peloponneso alí’ assetto precedente la sconfitta spartana a Leuttra. Cleomene avrebbe sostituito Tolomeo III come egemone, ma, a differenza del re egiziano, avrebbe potuto esercitare concretamente l’egemonia, essendo presente nel Peloponneso. Arato rifiuta e si rivolge ad Antigono. Al Dosone gli Achei riconosceranno il titolo di egemone della Lega achea48. ~ Cf. D. P. Orsi, II tema antitirannico nella ¡‘ita di Arato plutarchea, «Storia della Storiografia» (lii corso di stampa). 48 Cf. Plutarco, Arato, 38,9.