La letteratura francese e provenzale

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La letteratura francese e provenzale
LE PRIME FORME DI LETTERATURA IN FRANCIA
Le prime espressioni letterarie europee si ebbero in Francia a partire dall’XI secolo circa.
Esse si presentarono nel Nord della Francia, la cui letteratura, dalla particella affermativa
oil (che si sarebbe poi modificata nell’odierno oui) viene detta Letteratura d’oil o oitanica,
e nel Sud della Francia, in Provenza, dove la letteratura è definita Lirica provenzale o, dalla
particella affermativa oc, Letteratura d’oc o occitanica. Queste prime espressioni letterarie
sono particolarmente importanti, perché da esse prenderà spunto la Letteratura italiana.
LA LETTERATURA IN LINGUA D’OIL
Due filoni si affermeranno nella Francia del Nord tra l’XI e il XIII secolo: la letteratura
cavalleresca e il romanzo cortese.
La Letteratura Cavalleresca
In Francia, dall’XI al XIII secolo, si ha una produzione di opere, prima in versi, poi in prosa di
contenuto cavalleresco. È un'insieme di narrazioni e di poemi che trattano tematiche
inerenti le gesta dei cavalieri medievali.
La figura del cavaliere
Nel Medioevo il cavaliere è il membro per eccellenza della aristocrazia, è colui che pratica
l’arte della guerra; nasce così quel concetto di cavaliere, uomo forte e valoroso che,
incurante dei pericoli e dei rischi, è pronto a mettere a repentaglio la propria vita pur di
fare del bene. In questo periodo la guerra è un valore della società feudale aristocratica e
pertanto il cavaliere si batte per vari motivi:
per difendere la fede religiosa,
per fedeltà al proprio sovrano,
in difesa dei deboli,
per conquistare o difendere la donna,
per affermare la sua individualità e il suo eroismo
Nell’ambito di questa produzione letteraria spiccano due generi:
Il romanzo cortese
La chanson de geste
La chanson de geste
Le "chansons de geste“ sono lunghi poemi epici scritti in versi decasillabi a rima baciata o
più spesso ad assonanza. Si tratta di un genere diffuso in tutta l’Europa medievale e nato
per celebrare le tradizioni militari e culturali delle maggiori nazioni. Ebbero origine presso i
grandi centri religiosi e i personaggi vengono rappresentati come paladini. Ebbero grande
fortuna e si diffusero anche oralmente lungo le vie di pellegrinaggio, soprattutto nell'età
delle Crociate da giullari itineranti. Sono poemi epico - cavallereschi medievali che narrano
le imprese eroiche di un popolo o di una stirpe o di un singolo personaggio. In essi si
esaltano i valori propri della cavalleria, dell’onore, della lealtà, della difesa delle donne e
dei deboli, della guerra in difesa della cristianità.
Appunti di italiano - Classe 3^ - A cura della Prof. ssa Anna Schettino
Tra le "chansons de geste“ più famose ed importanti vi è la Chanson de Roland,
scritta nell’ XI sec. e tratta delle eroiche imprese di Orlando, paladino di Carlo Magno. Sulla
scia di questo poema nacque una fioritura di opere che esaltavano le gesta e le virtù di vari
personaggi. Si tratta del ciclo carolingio in lingua d’oil.
Questi testi hanno intrecci ricchi di colpi di scena, gusto per l’avventura e la
galanteria, elementi che assicurarono il successo e la larga diffusione del genere, che si
arricchì gradualmente di elementi estranei alla forma originaria. Infatti le tematiche
amorose e fantastiche si aggiunsero a quelle tradizionali: eventi magici, personaggi dotati
di poteri meravigliosi, travolgenti passioni d’amore.
In questa forma il genere ebbe larga diffusione anche presso le corti feudali dell’
Italia settentrionale. Fra il ‘400 e il ‘500 divenne il genere più amato alla corte dei Signori
d’Este a Ferrara, dove si amavano i valori cortesi e cavallereschi. Il filone delle gesta del
paladino Orlando fu ripreso da Matteo Maria Boiardo che scrisse l’Orlando innamorato.
In questo poema si mescolano due materie: quella amorosa e sentimentale del ciclo
bretone e quella cavalleresco-religiosa del ciclo carolingio. Ma è con l’Orlando Furioso di
Ludovico Ariosto, che il poema epico cavalleresco raggiungerà in pieno Rinascimento,
sempre a Ferrara, la sua massima espressione.
Il romanzo cortese
Tra il XII e il XIII secolo nel nord della Francia, presso le corti feudali anglonormanne, nasce
il romanzo cortese o romanzo cavalleresco.
La parola romanzo deriva dal termine francese antico romanz o roman, che è una
abbreviazione della locuzione latina romanice loqui, cioè "parlare in lingua romanza", vale
a dire in lingua di origine latina.
Nel XII secolo il termine romanzo fu utilizzato per le opere scritte in volgare che
raccontavano
storie avventurose di cavalieri, mescolando realtà e fantasia. Si tratta di opere narrative sia
in versi che in prosa. I romanzi in versi sono in ottosillabi, versi brevi a rima baciata. Sul
piano dei contenuti il genere privilegia:
Tagli biografici delle vicende narrate;
Vicende d’amore e d’avventura;
Sfondo storicamente non determinato;
Ambientazioni magiche e fiabesche
In questi romanzi vengono trattate più le vicende dei singoli personaggi che le imprese
militari collettive, pertanto vi è un maggiore rilievo della psicologia e dei sentimenti dei
personaggi.
Motivi ricorrenti e centrali sono:
La donna, ispiratrice di amore e di poesia;
L’ideale cavalleresco del torneo;
La protezione dei deboli e della donna;
L’avventura;
La prova e la ricerca per trovare la propria identità;
La dimensione del sovrannaturale attraverso elementi del fantastico e del magico.
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Sul piano della struttura il genere si basa su un intreccio narrativo, affascinante
concatenarsi di avventure di uno o più personaggi, ricchezza di particolari descrittivi sia
riguardo i personaggi, sia riguardo le ambientazioni fantastiche o realistiche.
Particolarmente importante è l’intreccio narrativo, che prende il nome di
entrelacement, una tecnica che consiste nell’alternare le storie dei singoli personaggi,
parlando ora dell’uno, ora dell’altro. Per i moderni è una tecnica largamente usata,
soprattutto nel cinema con il cosiddetto montaggio alternato, ma nel Medioevo fu una
novità assoluta e richiedeva all’autore che ogni volta spiegasse il passaggio da una linea
d’intreccio ad un’altra. Forza ispiratrice e nello stesso tempo protagonista assoluta di
questi romanzi è la cultura cortese.
La cultura cortese è strettamente legata a quella cavalleresca in quanto i cavalieri
vivevano spesso a corte, a spese del signore, anteponevano i valori della "gentilezza“ e
della "cortesia" a quelli della gerarchia. I cavalieri forniscono, dunque, l'ideologia con cui
l'aristocrazia feudale riuscirà ad imporre la propria superiorità sociale e culturale,
fondandola sull'opposizione "cortesia"-"villania".
La protagonista della vita cortese è la
corte che tende ad attenuare le differenze tra grande e piccola nobiltà, tra nobiltà d'animo
e nobiltà di sangue. Nella società cortese la donna viene riconsiderata positivamente;
d'altra parte, a causa delle crociate e delle guerre, le donne dei signori rimangono a lungo
sole nelle corti e così iniziano a esercitare il potere.
L’amore cortese vede nel corteggiamento un‘attribuzione suprema delle virtù più nobili
alla donna.
Il filone del romanzo medievale che meglio esprime questi elementi, prende forma
dall’insieme delle leggende e dal folklore delle regioni celtiche. Si tratta di avvenimenti che
hanno come scenario l’area bretone, cioè la regione che copre quasi tutto il territorio delle
Isole Britanniche e la Bretagna, posta a nord- ovest della Francia. In quest’area sono
collocate le avventurose imprese di re Artù e dei Cavalieri della Tavola rotonda, storie
relative al mondo di Camelot, un mondo magico, popolato di cavalieri e dame.
LA LETTERATURA IN LINGUA D’OC O LIRICA PROVENZALE
Alla fine del sec.XI, nella Francia meridionale, nella regione della Provenza, nasce la
letteratura in lingua d’oc o occitanica, detta anche lirica provenzale.
Si tratta di una produzione in versi sviluppatasi presso le corti dei castelli feudali.
I feudatari, infatti, amavano gareggiare fra di loro non solo militarmente, ma anche
culturalmente, favorendo la produzione di poesie che esaltavano nuovi ideali:
La liberalità
La magnanimità
La cortesia
L’amore
I protagonisti sono sempre i cavalieri, ma i valori per cui si battono non sono più religiosi,
ma laici.
I poeti che compongono queste liriche sono chiamati Trovatori (provenzale trobadores, da
trobar “comporre versi”). Si tratta:
di chierici che hanno abbandonato gli studi religiosi;
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di artisti che girano di corte in corte per divertire i cortigiani i quali fanno della
loro abilità nel comporre versi il proprio lavoro;
di nobili o funzionari di corte che si dedicano per svago all’arte del poetare
I testi composti sono sempre accompagnati dalla musica e presentano tematiche diverse:
L’amore;
La donna;
La guerra;
La politica.
Alla donna, o meglio, la dama, la castellana, la signora, sono dirette tutte le lodi e gli
omaggi. Essa diventa il simbolo ideale della corte feudale. Per questo la tematica amorosa
è quella più largamente diffusa ed amata nella corti.
Al centro della concezione amorosa è il cosiddetto “servizio d’amore”. In esso l’amore
dell’innamorato verso la donna amata è espresso secondo i canoni del feudalesimo: come
il cavaliere feudale è al servizio del proprio signore, è il suo vassallo e gli deve fedeltà e
dedizione assoluta, così l’innamorato è al servizio della sua donna, è il suo vassallo, il suo
servitore, e le sarà fedele per tutta la vita.
Questa concezione dell’amore va sotto il nome di “amor cortese”. Esso è un sentimento
che solo gli uomini nobili possono provare e che solo le donne di rango elevato possono
suscitare. Attraverso quest’amore l’uomo si perfeziona, migliora se stesso, anche perché
ogni desiderio rimane sempre inappagato; la donna amata, come posta su un piedistallo, è
irraggiungibile, o perché non corrisponde l’amore, o perché è distante o perché legata ad
un altro.
La lirica d’oc non deve essere considerata espressione di storie, situazioni
realistiche, nè di sentimenti spontanei e sinceri. Si tratta di una finzione poetica, un
“esercizio di penna”, una tecnica dell’arte dello scrivere d’amore.
Il metro principalmente usato è la canzone, i versi più frequenti il settenario e il
decasillabo; altri schemi metrici utilizzati sono:
la pastorella (dialogo amoroso tra un poeta nobile e una pastorella)
l’alba (separazione degli amanti all’alba)
la ballata (serie di strofe con un ritornello)
Elemento caratterizzante la lirica provenzale è la metafora. Il modo di utilizzarla comporta
due diversi stili:
Il trobar clus con metafore difficili da interpretare e
Il trobar leu con metafore semplici e chiare
I trovatori inventeranno tutte le metafore entrate poi nell’uso comune riguardanti la
casistica dell’amore:
L’amore come lotta (assalto, frecce, catene, prigionia)
L’amore come fuoco (ardore, fiamma, scintilla)
L’amore come sottomissione (fedeltà, omaggio).
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