Maometto, il Corano e la sua interpretazione.

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Maometto, il Corano e la sua interpretazione.
Maometto, il Corano e la sua interpretazione.
MAOMETTO ( la sua vita in breve)
Maometto nacque in Arabia nella città di La Mecca nell’anno 570 circa. Suo padre morì
prima della sua nascita e sua madre quando egli aveva 18 mesi. Fu affidato al nonno il quale a sua
volta morì quando aveva 7 anni. Continuò quindi a vivere con lo zio che lo protesse e lo incoraggiò
nella sua fede pur rimanendo personalmente pagano fino alla sua morte.
All’età di 12 anni, Maometto cominciò a lavorare nelle carovane. L’Arabia viveva un
momento di prosperità perché i due grandi stati di allora, quello Bizantino e quello Persiano, da 30
anni si facevano la guerra il che rendeva le loro strade impraticabili e obbligava i commercianti a
far passare le loro carovane per l’Arabia del sud.
Maometto come la quasi totalità dei carovanieri era analfabeta. Durante le soste negli
accampamenti ciascuno di loro, pagani, ebrei o cristiani, raccontava le proprie storie. Fu così che
Maometto venne a conoscenza anche se in un modo superficiale, della religione ebraica e
cristiana. Quando Maometto aveva 19 anni una ricca vedova di nome Khadija che aveva 16 anni
più di lui, lo assunse come capo della sua carovana e due anni dopo i due si sposarono. Maometto
iniziò quindi a vivere una vita agiata alla Mecca e da sua moglie ebbe quattro figlie.
Verso i 40 anni una profonda crisi spirituale lo spinse a rifiutare la religione degli dei della
Ka’ba della Mecca. Da tempo, influenzati dalle religioni monoteiste ebraica e cristiana, si era
formato un gruppo sempre più consistente di arabi monoteisti chiamati Hanif. Costoro pur non
avendo una religione organizzata rifiutavano il paganesimo imperante e si incontravano per
recitare poesie e canti all’Unico Dio, cioè Allah. Aspettavano inoltre un profeta che portasse loro
un libro in arabo come quello che avevano gli Ebrei e i Cristiani. Maometto durante le sue
meditazioni si convinse fermamente di essere lui il profeta atteso e avvalendosi del forte carisma
che emanava la sua personalità, indirizzò la sua predicazione innanzitutto a costoro.
Il messaggio iniziale di Maometto, tenuto anche conto del contesto di tribù primitive e
guerriere in cui viveva, fu caratterizzato da una profonda spiritualità ed umanità: le cose
importanti per lui erano quelle di credere in un solo Dio e nel giorno del suo Giudizio in cui
ciascuno sarebbe stato giudicato a partire dalle proprie azioni e destinato all’Inferno o al
Paradiso. Egli ingiungeva inoltre di implorare il perdono dei propri peccati, di fare le preghiere
prescritte, tenersi lontano dall’adulterio e rifiutare la consuetudine araba di seppellire vive le
neonate non desiderate. Invitava inoltre a trattare bene i settori deboli della società e cioè gli
schiavi, le vedove, gli orfani e gli stranieri oltre al distacco dalle ricchezze. Ammetteva la poligamia
ma essenzialmente nell'intento di dare una protezione alle tante vedove che altrimenti avrebbero
dovuto battere la strada per mantenersi e poter far crescere i propri figli. Teniamo conto che a
quell'epoca il matrimonio era considerato come un puro e semplice contratto. Lui, orfano, di
madre vedova, in tenera età, costretto a guadagnarsi il pane viaggiando attraverso paesi e
popolazioni straniere, avendo sperimentato sulla propria pelle la sofferenza dell’ emarginazione
non poteva che sentirsi particolarmente vicino agli esclusi.
Le grandi famiglie della Mecca si opposero al suo messaggio perché la loro prosperità era
connessa alla presenza della Ka’aba come santuario pagano che attirava molti pellegrini. La Kaaba
tuttora presente nel cortile della Moschea di La Mecca ( !0 metri X 11 metri) è la ricostruzione di
una antichissima simile costruzione che sarebbe stata costruita su ordine divino dallo stesso
Abramo con l'aiuto di Ismaele. Essendo stata distrutta dal diluvio universale, una pietra di essa fu
ricuperata da Mosè. Ritrovata nascosta su una montagna ed incastonata in una nuova costruzione
era diventata il centro cultuale in cui le tribù Arabe veneravano le proprie divinità. Maometto
dopo aver baciato questa "pietra nera" probabilmente di origine meteoritico, della grandezza di un
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pallone fece restaurare la costruzione sbarazzandola dalla presenza di tutti gli idoli che vi
venivano venerati. Tutti i pellegrini oggi giorno professano la propria fede baciando la pietra nera
come fece Maometto, calca permettendo.
Alla Mecca vigeva anche la regola che nessuno potesse uccidere un altro uomo in quel
territorio. Questo faceva sì che alla Mecca si trovassero al sicuro non solo i commercianti ma
anche i loro magazzini.
La crescente opposizione dei suoi concittadini lo costrinse a dover fuggire prima in Etiopia
ed in seguito a Medina, città situata a 350 chilometri dalla Mecca, nella notte tra il 15 ed il 16
luglio dell’anno 622 dopo Cristo, la data che segnò l’inizio del calendario Musulmano che segue il
ciclo lunare. (Egira: emigrazione)
Maometto arrivato a Medina con un pugno di seguaci cercò innanzitutto di dialogare con
le tribù ebraiche che erano le più ricche. Per questo orientò la preghiera verso Gerusalemme
imponendo il digiuno nel giorno del Kippur come facevano gli ebrei. Egli non assunse questo
atteggiamento solo per opportunismo ma anche perché vedeva negli Ebrei dei fratelli nella fede
nell'unico Dio osservanti inoltre di una Bibbia che come del resto il Vangelo erano stati stralciati
dallo stesso Libro Increato che dimorava nei cieli presso Dio dall'eternità e che rivelato nella sua
integralità a Maometto aveva assunto le forme del Corano che significa recitazione della
rivelazione di Dio. Ma gli Ebrei si rifiutarono risolutamente che si presentasse come il messia che
pretendeva fermamente di essere. Dopo circa un anno e mezzo di tentativi di dialogo Maometto
decise di cambiare rotta: il suo progetto si rivolse ad accattivarsi gli arabi pagani e per questo
orientò la preghiera verso La Mecca ed il digiuno fu esteso ad un mese intero scelto tra i mesi sacri
del calendario lunare arabo..
Quando Maometto si sentì abbastanza forte in seguito a patti stabiliti con diverse tribù
pagane alcuni dei quali stipulati in seguito a vittoriose battaglie seguite da vere e proprie razzie
ed imposizioni di tributi, attaccò una dopo l’altra le tre tribù di Ebrei di Medina espellendoli fuori
dalla città e confiscando i loro beni.
Maometto si era ormai convinto che la sua identità profetica di cui si reputava con
fermezza investito direttamente da Dio stesso non poteva che essere proposta che con la forza
Dopo una vittoriosa battaglia vinta in pieno deserto contro gli abitanti di La Mecca, nel
630 Maometto riuscì ad entrare nella sua città natale senza spargimento di sangue dato che gli
abitanti gli riconobbero la supremazia militare. Si comportò con generosità con i suoi ex
concittadini ma esigette la distruzione di tutti gli idoli. A questo punto quasi tutta la penisola
arabica si convertì all’Islam dato che la sottomissione politica e militare comportava
automaticamente il riconoscimento dell’unico Dio e del suo profeta.
Nel marzo del 632, anno 10° dell’egira, Maometto intraprese il suo primo pellegrinaggio a
La Mecca divenuta musulmana, detto il “pellegrinaggio dell’Addio”. Morirà qualche mese più tardi.
Composizione e storicità delle fonti. (Il Corano)
Nella tradizione ebraico-cristiana la Rivelazione è concepita come una entità storica che di
conseguenza si evolve e va verso un compimento, una pienezza. Ogni passo delle Scritture va
quindi interpretato e compreso a partire dal contesto storico in cui è stato scritto.
Nella rivelazione cristiana, inoltre il redattore del testo sacro è nello stesso tempo coautore con Dio e scrive sotto l’influsso dello Spirito Santo. Si parla quindi per la Bibbia di
“ispirazione”. Quando un cristiano apre il Vangelo legge: “Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo,
secondo Marco etc”…Questo “secondo” è essenziale e lo stile dell’uno o dell’altro evangelista è
ben riconoscibile.
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Nell’Islam le cose non stanno così. Il Corano che in arabo significa “recitazione della
rivelazione di Dio ” non è considerato solo un testo ispirato bensì “disceso”, "dettato" a
Maometto. Il testo sarebbe semplicemente la trascrizione letterale del "Sacro Libro increato” che
si trovava da sempre in cielo e dal quale sono stati tratti in passato il Vecchio Testamento, il Nuovo
e i Salmi di Davide e che è finalmente disceso per essere rivelato nella sua integralità a Maometto
attraverso l'angelo Gabriele per prendere gradatamente la forma del Corano. Appoggiandosi su
alcuni versetti del Corano stesso, la tradizione musulmana ritiene che questa “discesa”, sia
avvenuta in blocco nel momento della chiamata profetica di Maometto, “ la notte del destino”
all'interno di una caverna. In seguito lo ha comunicato ai suoi fedeli “a pezzi” di mano in mano che
le circostanze lo richiedevano. Maometto sarebbe quindi semplicemente il ri-trasmettitore
materiale di un testo che gli venne dettato da Dio non direttamente ma tramite l’angelo Gabriele.
Maometto ha rivelato il Corano a partire dall’anno 610 fino all’anno 632. Nel primo periodo
della Mecca essenzialmente come capo religioso e nel secondo periodo a Medina anche in qualità
di stratega politico e militare, si trovò a risolvere tutta una serie di problemi religiosi, sociali,
economici, familiari, matrimoniali, di rapporti con gli schiavi, con gli ebrei, con i cristiani…Ogni
volta che gli veniva sottoposto un problema egli, magari dopo qualche giorno, dava una risposta
sotto forma di rivelazione, nel senso che la risposta veniva presentata come discesa da Dio su di
Lui.
La tradizione mussulmana con l'intenzione chiara di difenderne la purezza e l'integrità
narra che quando gli affiorava una rivelazione, Maometto la recitasse subito in una assemblea di
uomini fedeli, poi in una assemblea di donne. Chiamava quindi uno scriba per dettargli il testo
rivelato. Infine chiedeva ai suoi fedeli di imparare i testi a memoria per la necessità del culto. In
tal modo la memoria veniva aiutata e corretta dal testo scritto e al tempo stesso, eventuali errori
dei copisti venivano corretti da coloro che avevano appreso il testo a memoria.
Come si è giunti ad una redazione finale del Corano.
Quale fosse lo stato del Corano alla morte di Maometto non ci è dato di saperlo con
esattezza. Un elemento è tuttavia sicuro e apertamente riconosciuto dalla tradizione: non c’era in
giro una stesura della rivelazione redatta in forma finale e definitiva perché durante la sua vita
nuove rivelazioni venivano incessantemente ad aggiungersi alle precedenti e questo fino alla sua
morte.
Più realisticamente gli studiosi ci asseriscono che nel primo periodo della missione di
Maometto, i suoi discorsi si fissavano nella memoria dei suoi ascoltatori a forza di essere
ripetutamente ascoltati. Probabilmente vi era anche una certa ritrosia da parte di Maometto e
dei suoi seguaci nel mettere per iscritto il Libro Divino che dall'eternità era scritto nei Cieli. Ad un
certo punto, probabilmente anche su invito dello stesso profeta, i discepoli sentirono il dovere
oltre che di apprenderle a memoria, di metterle per iscritto e si servirono di tutti quei mezzi che
erano a loro disposizione: ossa di pecore, costole di cammello, foglie di palme, pietre
levigate…Sembra quindi probabile che già durante la vita di Maometto si siano fatte piccole
raccolte di capitoli, raggruppati in ordine di lunghezza.
Con il califfo Abu Bakr, primo successore di Maometto, 632-634, abbiamo una prima bozza
completa del testo del Corano. Il giovane medinese Zaid, che era stato scriba di Maometto,
venne incaricato di riunire tutto il materiale esistente e di scriverlo su pergamene. Non doveva
fidarsi solo della memoria dei testimoni ed in particolare di quelle otto persone, sette uomini ed
una donna che erano state riconosciute come le memorizzatici fedeli (hofez) dei detti di
Maometto, ma ogni testimonianza doveva essere convalidata da almeno due copie di frammenti
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la cui esattezza doveva essere stata autentificata dal fatto che erano stati letti a suo tempo
davanti al profeta stesso. Nonostante questo altre recensioni continuavano a circolare.
Una seconda recensione più raffinata porta il nome del terzo califfo, Uthman 644-655.
Nell’anno 650 egli decise di dare una recensione unica al testo sacro. La stesura di Zaid fu
completata con altre raccolte da una commissione di 4 membri. Il Corano venne così suddiviso in
modo definitivo in 114 capitoli (sure) e in versetti. I capitoli più lunghi che, senza averne una
certezza assoluta e non trova difatti l'accordo di tutti i critici, furono gli ultimi ad essere rivelati,
vennero posti all’inizio del libro, mentre i più brevi, che presumibilmente sono i più antichi, si
trovano alla fine. Tutte le altre memorie scritte, per ordine del califfo, furono distrutte.
Nel 700 d.C. abbiamo una terza definitiva recensione del Corano ad opera del califfo Abd
al-Malik.
Questa, pur basandosi sulla recensione precedente considerata come definitiva, ebbe il
pregio di curare la corretta lettura attraverso dei puntini o segni diacritici, in primo luogo delle
consonanti alcune delle quali si scrivono nello stesso modo. Ed in secondo luogo delle vocali,
tenendo conto che queste nella lingua araba non sono scritte ma sottintese. Senza questi
accorgimenti si erano create differenti letture dello stesso testo. E’ questo il Corano che oggi
maneggiamo e che è accettato dalla totalità dei musulmani.
La questione della interpretazione del Corano
Per i musulmani il Corano è la parola stessa di Dio, perciò leggerlo ed ascoltarlo è per loro
incontrare Dio che educa i credenti all’ascolto e all’obbedienza. L'assoluta perfezione del
linguaggio Coranico e la sua autenticità sono un dato di fatto inoppugnabile per tutti i musulmani,
un dogma. C'è anche da dire che la lingua araba in cui il Corano viene letto o cantato dal moezin
conferisce ad esso un profondo ed avvincente afflato mistico. Alcuni brani sono particolarmente
suggestivi, brevi, vivaci e di intenso contenuto spirituale ed umano. Questi corrispondono
generalmente alle rivelazioni pronunciate nel primo periodo nella città di La Mecca quando
Maometto e i suoi seguaci non avevano ancora preso il sopravvento sulle tribù arabe e sono poste
generalmente alla fine del Corano.
Una delle Sure più belle è senz'altro la 112 o "Sura della fede pura". Molto bella è anche la
"Fatiha", prologo, che introduce tutte le Sure. " Nel nome di Dio, ricco di clemenza abbondante in
misericordia. Lode al Dio Signore dell'universo ricco in clemenza e abbondante in misericordia,
sovrano assoluto del giorno del giudizio. Davanti a te e a te solo ci prostriamo in adorazione, da te,
da te solo imploriamo aiuto. Guida i nostri passi sul sentiero sicuro, sul sentiero di coloro a cui hai
elargito benefici in abbondanza, sentiero ben diverso di coloro coi quali ti sei adirato,ben diverso
da quello di coloro che errando si sono smarriti."
Di questo primo gruppo fanno parte dei versetti concilianti che incitano al rispetto delle
differenti religioni e ad una convivenza pacifica:
"Chiunque uccide un uomo che non abbia ucciso a sua volta e che non abbia sparso
corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno sarà
come se avesse salvato l'umanità intera"(5,32)
"Non vi sia costrizione alcuna nella religione" (2,257)
"Non puoi prendere per il collo la gente perché creda".(10,99)
"Coloro che credono, i Giudei, i Sabei, i Nazareni, e chiunque crede in Allah e nell'ultimo
giorno e compia il bene non avranno niente da temere e non saranno afflitti" (5,69)
Accanto a questi brani vi sono però Sure e versetti alquanto noiosi, lunghi testi a sfondo
rituale, normativo e legislativo che non hanno la benché minima ispirazione poetica o spirituale e
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che generalmente sono posti all'inizio del Corano e conterrebbero perlopiù rivelazioni manifestate
nel periodo in cui Maometto visse a Medina e si stava via via trasformando in stratega militare e
politico oltre che religioso. Conducendo un'analisi laica, si può ipotizzare che in linea di massima il
Corano fu confezionato in modo da dare la preminenza alla rivelazione Medinese, perché il
contesto sociale in cui fu eseguita la redazione finale imponeva che si fosse più attenti al lato
politico e legislativo del carisma del profeta. Le rivelazioni pronunciate a Medina in definitiva
corrispondevano meglio alle esigenze di un potere che aveva bisogno di dare uno stabile ed
autorevole fondamento ai nuovi ordinamenti sociali e politici che la comunità Islamica aveva
adottato.
Si aggiunga anche che ogni lettore del Corano occidentale in modo particolare rimane
immediatamente sconcertato e presto scoraggiato dall’apparente disordine di una buona parte
del testo coranico. Non si dipana in maniera lineare, come sviluppo progressivo di uno o più temi.
I soggetti nel Corano si mescolano: un tema appena accennato è presto interrotto, per riapparire
casomai in seguito e alcuni incisi introducono talvolta un argomento completamente estraneo al
contesto. Il lettore ha presto l’impressione di un’incoerenza totale e viene trascinato suo malgrado
in una lettura atomistica, discontinua, di frammenti indipendenti gli uni dagli altri. Questa
frammentazione del testo è senza dubbio, insieme alla sopra ricordata concezione che i
mussulmani hanno della rivelazione, la ragione per la quale anche tutti gli studiosi classici
commentano il Corano versetto per versetto, al di fuori di qualsiasi considerazione del contesto
letterario e storico in cui è inserito. Essi si lasciano guidare solamente in caso di dubbio dai famosi
“detti” (hadith) di Maometto che costituiscono la" Sunna" o tradizione Islamica per cui se
qualcosa è stato veramente detto o deciso o fatto dal profeta, cosa tra l'altro difficile da
determinare con certezza, (ve ne sono infatti varie raccolte e non tutte concordanti), questo fa
parte della fede islamica. (Molte cose essenziali dell’Islam non si trovano nel Corano, come per
esempio non vi sta scritto che i musulmani devono pregare 5 volte al giorno, è un hadith. E' pure
un hadith e anche questo un hadith di una delle varie e a volte discordanti raccolte, la pena di
morte che gli Iraniani e i Sauditi riservano non solo agli omicidi, ai blasfemi, agli apostati e agli
adulteri come sostiene il Corano stesso ma anche agli omosessuali. Questo ci fa comprendere
come l'Islam non sia solo una religione ma come tutte le religioni sia costituito anche da una
cultura plurisecolare.
Fanno parte di queste Sure e di questi versetti alcuni che si contrappongono decisamente a
quelli concilianti del primo gruppo ed incitano chiaramente al combattimento ed alla
discriminazione.
"O voi che credete non sceglietevi per alleati cristiani ed Ebrei. Chi li accoglie come alleati è
uno di loro" (5,51)
"Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello
che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono
la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. (Sura IX, 29)
"Combatteteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah" (VIII,39)
"Quando incontrate gli infedeli uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete
forte le catene dei prigionieri" (47,4)
Come uscirne trovandosi di fronte a versetti tanto contraddittori? Il credente mussulmano
come si può regolare?
Ci vorrebbe un'autorità unanimamente riconosciuta da tutti i mussulmani che prenda una
decisione su quali sono i versetti più autorevoli ma in realtà è tale la venerazione nei confronti
dell'intero Corano che mai nessuna riguardevole autorità Islamica ha mai avuto il coraggio di
ritenere che un solo versetto del Corano possa essere abrogato e quindi non più valido. E' questa
l'ambiguità in cui vive l'Islam dalla sua nascita fino ad oggi: la violenza ne fa parte ma ne fa parte
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anche la tolleranza. Per cui quando i terroristi uccidono in nome dell'Islam autentico nessuno può
dire loro: "voi non siete mussulmani". Al massimo possono dire che "la vostra lettura dell'Islam
non è la nostra". La scelta della jihad concepita come lotta armata in nome di Dio costituisce una
scelta autentica anche se non è esclusiva.
I riformatori
Nonostante tutto questo nel corso della storia numerosi sono stati coloro che si sono
proposti di interpretare il Corano in modo critico e contestuale ma non sono mai riusciti ad
imporsi nella comunità musulmana la quale nel suo insieme, partendo dal presupposto che il
Corano è stato rivelato direttamente da Dio sostiene che vada accolto in modo letterale ed
integrale come valido per tutti i luoghi e tutti i tempi.
Il più famoso di questi fu Averroè che ha vissuto nella Spagna musulmana nel XII secolo.
Affermava:" l'uomo ha non solo il diritto ma il dovere di interpretare il Corano e non solo di
commentarlo per cogliere il significato autentico riferito al tempo in cui vive." Fu sconfessato, i suoi
libri vennero bruciati in una pubblica piazza e fu esiliato.
Anche in epoca moderna alcuni musulmani hanno fatto questo tentativo ed in modo
particolare da parte di quei mussulmani detti "riformatori" che operarono dopo la campagna di
Napoleone Bonaparte il quale portò con sè in Egitto uno stuolo di ingegneri e di tecnici che
introdussero in quel paese il progresso tecnico e scientifico dell'Occidente. Dopo la partenza di
Napoleone il governatore Muhammad Alì, ritenuto il fondatore dell'Egitto moderno mandò in
Europa uomini di cultura Egiziani perché si specializzassero in varie discipline e contribuissero così
alla modernizzazione del paese. Furono queste le premesse di quello che verrà chiamato
"rinascimento arabo-musulmano" che cominciò nella seconda metà del XIX secolo e si prolungò
fino alla fine della prima guerra mondiale avente per fulcro l'Egitto. Oltre alla realizzazione di
grandi opere come la prima linea ferroviaria, la prima università organizzata secondo canoni
moderni, la prima "opera" costruita ad Cairo, vari musulmani riformisti teorizzarono la possibilità
di assimilare la cultura e la civiltà occidentali conciliandole ed integrandole con la tradizione
islamica. Tra questi ricordiamo in particolare l'egiziano Gamail Afghani, l'algerino Ibn Badis,
l'egiziano Mohammad Abduh, il siriano Abd Rahman, l'indiano Muhammad Iqhal.
I Contro-riformatri: I Fratelli Mussulmani
Ma gli anni che seguirono la prima guerra mondiale rappresentarono un punto di rottura di
questo processo. 1) Cade l'impero ottomano, l'ultima grande dominazione Islamica della storia il
cui territorio viene suddiviso con arbitrarietà e superficialità e badando solo ai propri interessi
politici ed economici in parte tra Francesi ed Inglesi ed in parte da Stati indipendenti succubi
dell'Occidente. 2) Nasce inoltre nel 1924 una Turchia repubblicana su base laiche, fatto scandaloso
nella concezione classica musulmana che con Ataturk giunge a dissolvere il Califfato musulmano.
3) Aggiungiamo anche che l'incontro del mondo arabo-musulmano con l'Occidente moderno se da
un lato era stato affascinante dall'altro era stato traumatizzante. E questo perché non solo il
mondo musulmano non era preparato a far fronte di punto in bianco ad una modernità che
l'occidente aveva maturato progressivamente ma anche perché questa gli mostrava con
sconcertante evidenza che la sua gloria passata non costituiva ormai che un ricordo.
Questi motivi in particolare spinsero alcuni contro-riformatori a voler creare un nuovo
mondo mussulmano libero da qualunque influsso dell'Occidente. Ricordiamo in primo luogo
l'egiziano Rashid Rida discepolo del già citato Abduh che stravolge il pensiero del maestro e si
pone su una linea integralista. Nel 1928 uno dei suoi discepoli Hassan Al Banrii fonda in Egitto il
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movimento dei fratelli mussulmani al quale si ispireranno tutti i movimenti radicali compresi Al
Qaida ed Isis. Ecco in sintesi il suo messaggio: "non potremo mai battere l'Occidente se cerchiamo
di imitarlo, dobbiamo creare un progetto musulmano tornando ad una interpretazione
rigorosamente letterale del Corano. Il Corano è la nostra sciabola ed il martirio è il nostro
desiderio. L'Islam è fede e culto, religione e Stato, Libro e spada. In quanto religione universale,
l'Islam è religione confacente ad ogni popolo e ad ogni epoca della storia umana." Il motto dei
fratelli musulmani fino ad oggi è: "l'Islam è la soluzione".
Il suo principale discepolo è Sayd Qurb che opera un salto di qualità: "visto che la società in
cui viviamo è violenta e non si può islamizzarla in maniera pacifica è lecito ricorrere alla violenza."
Il suo soggiorno di due anni in America, 1948-1950 lo convince ancora di più che solo l'islam
autentico può salvare l'umanità dal materialismo e dal paganesimo. Giunge ad affermare che
come Maometto aveva combattuto contro le tribù pagane con la jihad, incoraggia a fare la stessa
cosa contro i regimi che hanno tradito la causa islamica.
Egli completa la visione del maestro affermando: " L'islam è chiamato per necessità al
combattimento se vuole assumere il comando e la guida del genere umano. Essere mussulmano
significa essere un guerriero, una comunità di credenti perennemente in armi. I combattenti che
cadono in battaglia sono martiri della fede perchè hanno messo in pratica la Legge di Dio. Il
combattimento per Dio non ha altro scopo che Dio stesso, imporre l'ordine divino sul mondo
terreno. Perciò i martiri della fede non muoiono veramente, continuano a vivere , cambiando solo
forma di vita come Gesù figlio di Maria che non è morto definitivamente sulla croce." Per questo
motivo i capi del movimento vengono sistematicamente perseguiti ed eliminati dai governi dei
paesi musulmani.
I fondamentalisti islamici fondano le loro idee contro-riformatrici sullo stesso Corano
riportandosi in modo particolare al versetto 106 della sura 2 in cui Dio afferma: "Non abroghiamo
un versetto né te lo facciamo dimenticare senza dartene uno migliore o uguale". Questo versetto
è stato presentato dai giuristi musulmani più conservatori, come il fondamento scritturistico della
loro teoria dell’abrogazione, secondo la quale certi versetti del Corano ne abrogano altri. In base a
questo versetto si ritiene dunque che i versetti più recenti abroghino i più antichi. Non sembra
però essere così facile determinare con esattezza quali siano i brani o i versetti più recenti e quali i
più antichi. Infatti perfino nella medesima Sura si possono trovare riuniti versetti pronunciati in
epoche diverse ed è difficile trovare un accordo tra gli stessi critici mussulmani.
A questo punto gli integralisti e i terroristi islamici tagliano la testa al toro e portando
l'acqua al proprio mulino sentenziano a priori che i versetti più duri e più restrittivi debbano essere
i più recenti e che questi abroghino quelli precedenti, più miti o tolleranti. Fedeli alla logica
dell’abrogazione così come la comprendono o meglio come hanno deciso di comprendere, essi
considerano di conseguenza la sura 9 come l’ultima rivelata avente quindi diritto di abrogare in
modo particolare i versetti più “aperti” e tolleranti della sura 5, che dall'analisi testuale risulta
chiaramente trattarsi di un testo-testamento che concluderebbe la rivelazione.
Tornando comunque al versetto citato, Michel Cuipers, grande studioso contemporaneo
Belga dell'Islam ritorna oggi con convinzione sull'importanza che avrebbe per gli stessi mussulmani
giungere a leggere il Corano in maniera critica, contestuale e storica. Se si ricolloca per esempio il
versetto dell'abrogazione nel suo contesto letterario e storico si vede che il senso è assolutamente
diverso: è una risposta ad alcuni ebrei che protestavano contro Maometto perché aveva incluso,
nella sua proclamazione del Corano, dei versetti della Torah, modificandoli. A questa accusa di
“falsificazione” Dio risponde che egli è libero d’abrogare una rivelazione precedente sostituendola
con una nuova, migliore. Si tratta dunque dell’abrogazione della Torah da parte del Corano e non
di versetti del Corano al suo interno. Malgrado parecchi studiosi musulmani, nel corso del XX
secolo e ancora recentemente in modo particolare l’islamologa francese Geneviève Gobillot,
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abbiano denunciato con forza questo palese errore d’interpretazione, esso continua ad avere
largamente corso tra i fondamentalisti.
Alcuni intellettuali musulmani continuano ad auspicare uno studio scientifico del testo.
Come del resto è stato compiuto dai cristiani che si sono cimentati da decenni e con grande
soddisfacimento in una interpretazione contestuale e storica della Bibbia. Il cammino è
evidentemente molto lungo e laborioso e i risultati sono imprevedibili: da qui forse il timore che
questo tentativo suscita. Da parte musulmana la ricerca in questo senso non è che ai primi passi, a
parte qualche eccezione, mentre gli orientalisti occidentali già da un secolo e mezzo hanno fornito
una quantità enorme di dati che si possono trovare specialmente nell ’"Enciclopedia dell’islam" e
nella recentissima "Encyclopaedia of the Qur'ân". I grandi centri della teologia musulmana, come
l’università Al-Azhar del Cairo, rimangono finora molto diffidenti nei confronti di queste
metodologie moderne. Il pensatore francese d’origine algerina Muhammad Arkoun ha affermato
con ragione che il modo più efficace di lottare contro la violenza e il terrorismo degli estremisti
islamici sarebbe quello d’imporre, nell’educazione dei giovani, la lettura dell’ "Enciclopedia del
Corano", frutto di questo tipo d’approccio scientifico e critico al Libro. La grande difficoltà è che in
Medio Oriente l’educazione si fonda essenzialmente sulla tradizione e la memorizzazione e non
sulla riflessione e lo spirito critico. È un fenomeno culturale, che rende problematico il progresso
scientifico in generale e l’evoluzione dell’esegesi in particolare. Un fenomeno culturale
strettamente legato alla loro concezione di un Dio assoluto e della rivelazione come un puro
dettato da parte di Dio e quindi da essere accettata nella sua integralità senza ombra di dubbio e
senza bisogno di interpretazioni.
Ricordiamo anche che la rivoluzione di Khomeny e l'instaurazione della repubblica
Islamica in Iran ha rappresentato per le tendenze fondamentaliste un esempio da seguire e la
dimostrazione concreta della possibilità di giungere ad una società fondata su basi mussulmane e
quindi avente la Sharia come costituzione. La Sharia consiste nella legislazione Islamica che si
fonda direttamente sul Corano o sulla Sunna che contiene gli hadith o detti di Maometto. Ora dato
che vi sono varie compilazioni dei detti di Maometto non è possibile giungere ad una Sharia
univoca per tutti i mussulmani.
Oggi possiamo suddividere i mussulmani in 3 correnti diverse:
1) La corrente dei fondamentalisti, fortemente minoritaria che rappresenta l'Islam più
radicale e si spinge fino ad affermare che la "sharia" va imposta ovunque anche facendo ricorso
alla violenza. A tale scopo vengono addestrati militanti in vari paesi che contribuiscono a
diffondere queste teorie rivoluzionarie. (Al Qaida, Isis).
2) Una seconda corrente che costituisce la maggioranza dei paesi e dei singoli mussulmani
sostiene che si debba mettere il Corano alla base della società musulmana ma in maniera
moderata e senza rigorismi.
3) Vi è poi una corrente altrettanto minoritaria di liberali per lo più intellettuali, che
propongono una lettura ed una interpretazione contestualizzate non avulse dal tempo e dal luogo
in cui il Corano è nato e quindi sostengono la necessità di un lavoro di adattamento della lettera
alla storia, all'attualità e quindi anche alla modernità. Una modernità beninteso che non diventi
sinonimo di ateismo e di immoralità, di sopruso e di negazione della dimensione religiosa della vita
come avviene spesso in Occidente.
Sta quì a mio parere la grande responsabilità che noi occidentali abbiamo. Nella misura
in cui l'Occidente farà passare la modernità come sinonimo di ateismo e di immoralità oltre che di
oppressione a livello economico, militare, finanziario, politico, e culturale, sarà difficile che le
posizioni liberali e moderate possano prevalere nei paesi Islamici.
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Esempio della Tunisia: Se noi lasciamo in pace questi paesi come lasciamo in pace la
Tunisia probabilmente anche perché non ha petrolio che faccia gola e non interveniamo con
intrighi politici economici o militari, essi hanno la possibilità di evolversi... Magari in un paese si
può anche instaurare per qualche anno un regime mussulmano rigido ma se questi come in genere
tutti i governi rigidi non saprà fare girare bene l'economia del paese oltre a privarlo delle libertà
fondamentali, questi gli volteranno le spalle, come molti mussulmani anche Sunniti in Iraq stanno
fuggendo dall'Isis secondo la testimonianza di Adel Jabbar. Altro esempio sono i Fratelli
mussulmani in Egitto che hanno perso molto del loro consenso per aver causato nel giro di pochi
anni un rovinoso tracollo economico.
Gli avvenimenti incresciosi di Parigi nella loro assurdità possono essere per tutti noi anche
una opportunità che può favorire nel campo della comprensione e del dialogo un processo di
crescita. A condizione naturalmente che oltre ad aiutarci prendere coscienza della situazione, ci
spronino ad agire.
Cosa fare concretamente?
1) Come affermo nel libro, "Rilanciamo la speranza", scritto a partire dalla mia esperienza
di 10 anni in Iran, senza il perseguimento di una maggiore giustizia a livello economico,
finanziario e politico a livello internazionale, a mio parere sarà difficile per non dire impossibile
contrastare il radicalismo Islamico ed intavolare un vero dialogo.
Vengono oggi al pettine grossi errori fatti dall’Occidente: spartizione a tavolino e
guardando solo ai propri interessi dei paesi ex ottomani da parte dei Francesi e degli Inglesi dopo
la prima guerra mondiale. Ai Curdi era stato promesso uno stato indipendente ma poi non se ne è
fatto più niente ed ora essi rimangono come una mina vagante in Medioriente. L’abbattimento
repentino del regime di Saddam fragile ed ingiusto si ma che riusciva a controllare i diversi
equilibri del paese lasciandone ora il vuoto o meglio un groviglio di clan in lotta fra di loro. La lunga
permanenza degli Americani in Iraq che è stata come benzina sul fuoco dell’integralismo Islamico.
La pretesa di portare in quei paesi "la nostra democrazia." La irrisolta questione Palestinese. L’
accanimento non del tutto disinteressato contro il regime di Assad da parte degli Stati Uniti in
modo particolare che ha aperto il cammino al Sis in Siria. Sis inizialmente tollerato dagli stessi
Americani se non aiutato, in quanto combatteva contro il nemico comune di Damasco alleato con
la Russia e che lo stesso Assad inizialmente astutamente non ha combattuto considerandolo in
grado di frantumare le opposizioni e di incutere paura negli Americani per il loro integralismo
violento. ..Vignette!!!! Bombardamenti a Hamadan e Karmanshah.
2) Penso sia importante per tutti noi oggi anche attingere ad una maggiore informazione
o meglio ancora formazione per quanto riguarda innanzitutto i fondamenti della la nostra
religione e poi per quanto riguarda la religione mussulmana. Questo per non cadere sia nella
tentazione della chiusura e del rifiuto, sia in quella opposta di una apertura buonista e superficiale
ma non vera e alla lunga controproducente. Ogni vero dialogo deve essere portato avanti nel
pieno rispetto della identità propria oltre che della identità dell'altro.
3) E' molto importante che di fronte ad ogni atto di violenza da qualunque parte venga, ci
ritroviamo tutti insieme cristiani e mussulmani per condannarlo energicamente.
4) Vi è a mio parere un ulteriore problema reale che può essere capito bene da chi ha
vissuto un periodo in terra mussulmana. Per gli immigrati che vengono in Europa l'impatto
culturale non può che essere traumatico. Sarebbe come immettere improvvisamente i nostri
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nonni che hanno vissuto 80 anni fa, nella nostra cultura post-moderna...Essi non sono per niente
preparati a cogliere insieme agli inevitabili e sempre più appariscenti aspetti negativi, gli aspetti
positivi, i valori propri di una società secolarizzata, democratica, rispettosa della persona singola,
fiera della propria libertà, rispettosa del diverso, egualitaria per rapporto al genere, fondata sul
diritto e sulla libertà di espressione ed in cui il potere politico e il potere religioso non si
identifichino dando in tal modo adito a fondamentalismi e a teocrazie.. E' dunque importante a
mio avviso che, sopratutto a livello delle nostre istituzioni e dei nostri servizi di accoglienza, non ci
limitiamo ad aiutarli solo nella risoluzione dei loro problemi concreti come la casa ed il lavoro ma
cerchiamo anche di dare loro strumenti non solo linguistici ma anche culturali che li mettano in
grado di rimanere se stessi senza forzatamente rigettare il diverso. Questo eviterebbe una cattiva
propaganda nei confronti dell'Occidente da parte degli stessi e anche reazioni di rigetto dei giovani
di seconda o terza generazione come si sono verificati in Francia...
Riguardo a questo il Cardinal Martini affermava:
" Un punto che mi è sembrato finora poco atteso e cioè la necessità di insistere su un
processo di "integrazione" che è ben diverso da una semplice accoglienza e da una qualunque
sistemazione. Integrazione vuol dire anche l'educazione dei nuovi venuti a inserirsi
armonicamente nel tessuto della nazione ospitante, ad accettare le leggi e gli usi fondamentali, a
non esigere dal punto di vista legislativo trattamenti privilegiati che tenderebbero di fatto a
ghettizzarli e a farne potenziali focolai di tensioni e violenze.
Sembra corretto auspicare ed aiutarli affinché il trapasso necessario all' assunzione delle
agevolazioni tecniche che vengono dall'occidente sia accompagnato da uno sforzo serio di
riflessione storico-critica sulle proprie fonti religiose e teologiche cercando armonia tra la visione
filosofica del mondo (la ragione) e la legge rivelata. (Passare dal: "solo il religioso è ragionevole" a
"il religioso deve anche essere ragionevole"
Quindi:
No ad un atteggiamento di non cura e di ignoranza del problema, da cui si scivola poi
facilmente verso atteggiamenti di rifiuto, di disagio o di intolleranza.
No ad uno zelo disinformato... Si propugna l'uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle
nella loro specificità.
Sì ad uno sforzo serio di conoscenza e alla ricerca di strumenti che mirino ad una vera
integrazione lasciandosi aiutare da persone competenti.
(Martini: discorso alla città 6 dicembre 1990.)
5) Importantissimi sono i nostri rapporti quotidiani con i Mussulmani. Con loro non
dobbiamo avventurarci da subito in sterili disquisizioni teologiche e dogmatiche ma puntare verso
una conoscenza reciproca acquisita nel far fronte insieme ai problemi vitali di ogni giorno (fino a a
giungere a mangiare e a pregare insieme qualche volta,) che ci porti a scoprirci tutti impastati
della medesima umanità e a renderci conto che la differenza è ricchezza e non minaccia. Solo così
cadranno tanti pregiudizi e sarà poi possibile un confronto sereno anche a livello religioso. (Esempi
dall'Iran: Vetraio)
6) In questo cammino ci può sostenere la conoscenza dei grandi mistici delle due religioni
che sorprendentemente si ritrovano a parlare la stessa lingua. Loro che hanno avuto la capacità di
puntare direttamente al cuore di Dio ci testimoniano che il cammino del dialogo benché arduo è
possibile oltre ad essere sempre più necessario e se portato avanti con serietà costituirà un
arricchimento per tutti.
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L' ISIS
Per capire l’ISIS come si presenta nel momento attuale serve anzitutto introdurre tre
personaggi molto noti: Osama bin Laden, uomo di origine saudita che per lungo tempo è stato a
capo di al Qaida ispirandosi ai Fratelli musulmani ; il secondo è un medico egiziano, Ayman alZawahiri, che ha preso il posto di bin Laden dopo la sua uccisione. Il terzo è Abu Musab al-Zarqawi
un giordano che nelle fila di Al Qaida aveva combattuto contro i Russi in Afghanistan. Nel 2000
decise di fondare un suo proprio gruppo con obiettivi diversi da quelli di al Qaida “tradizionale”. Al
Qaida era nata sull’idea di sviluppare una specie di legione straniera sunnita, che avrebbe dovuto
difendere i territori abitati dai musulmani dall’occupazione occidentale e di destabilizzare
l'occidente attraverso attentati. L’obiettivo di Zarqawi, era invece quello di creare un califfato
islamico esclusivamente sunnita che servisse come base, come punto di partenza per una
diffusione progressiva dell'Islam Integrale in tutto il mondo. Per farlo voleva sfruttare la
complicata situazione religiosa dell’Iraq, paese a maggioranza sciita ma con una minoranza sunnita
che dopo aver detenuto il potere per decenni con Saddam Hussein si ritrovava ad essere
completamente desautorata ed emarginata. Dopo l' uccisione di Zrqawi gli successe l'Iracheno
Abu Omar al-Baghdadi che dopo aver organizzato le proprie milizie in Siria nel tentativo di far
cadere lo Sciita Assad, con l'appoggio delle tribù Sunnite del Nord Iraq, invade anche la parte
settentrionale del paese instaurando un nuovo stato Islamico di cui si autoproclama Califfo.
Sprona così le sue milizie guidate da vari ex generali sunniti di Saddam e appoggiate dalle tribù
sunnite del Nord Iraq assetate di rivincita contro il nuovo governo sciita che li aveva emarginati,
verso una chirurgica e violenta repressione, eliminazione e messa in fuga di tutti coloro, Cristiani,
Yazidi, Sciiti che non gli si assoggettano convertendosi alla fede Sunnita o accettando di pagarne il
tributo.
Responsabilità:
Dell'Arabia Saudita Sunnita che teme l'Iran Sciita ed ha appoggiato finanziariamente l'Isis
che lotta contro il presidente Siriano che è sciita e contro il governo Iracheno pure sciita.
Degli americani e dei loro alleati. Hanno sovvenzionato l'Isis agli inizi che combattevano
contro Assad pedina della Russia. Come avevano sovvenzionato Al Qaida che combatteva contro i
Russi. Si sono sbarazzati troppo facilmente di Saddam lasciando in Iraq uno spaventoso vuoto di
potere.
Degli Inglesi e francesi che dopo la prima guerra mondiale hanno suddiviso a tavolino e
badando solo ai loro interessi il Medioriente dimenticando i Curdi che rimangono una autentica
mina vagante.
Dei Turchi che temono i Curdi e la loro sete di indipendenza più che l'Isis.
04/02/2015
Giuseppe Morotti
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