Diabete Gestazionale
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Diabete Gestazionale
Dicembre 2015 Spedizione in A.P. - 70% DCB/DC Pescara Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila Diabete Gestazionale Pag. sommario Editoriale 3 Che Fare per il futuro A cura di: Ing. Cesidio Aratari Medicina e Salute 4 L’allergia al veleno di imenotteri A cura di: Dott. Francesco Murzilli 6 Diabete gestazionale A cura di: Dott.ssa Alessandra Fazi Notizie Flash 8 Frutta e ortaggi nei 5 colori o i colori del benessere A cura di: Dott.ssa Federica De Sanctis Quadrimestrale di informazione Dicembre 2015 a cura dell’Associazione Diabetici Marsicana 2° Quadrimestre 2015 Registrazione Tribunale di Avezzano (AQ) n.2 anno 12 n. 169 del 23 Aprile 2003 Chiuso il 20 Novembre 2015 Il periodico Associazione Diabetici Marsicana INFORMA è stampato in n. 2000 copie, distribuito a: Soci, Regione, Provincia, Comuni, Ospedali, Medici di famiglia, Istituti scolastici, Banche, Associazioni di Volontariato. A.D.M. Associazione Diabetici Marsicana ONLUS, iscritta all’Albo del Volontariato della Regione Abruzzo n. 395 del 02/08/99. Direttore Responsabile Mario Sbardella Direttore Editoriale Cesidio Aratari Comitato di Redazione Francesco Congionti, Antonino Crea, Giovanni Fallocco Direzione e Redazione Associazione Diabetici Marsicana Ospedale Civile di Avezzano Piano 1° Stanza 15 tel. e fax 0863 499311 e-mail [email protected] www.associazionediabeticimarsicana.it Progetto grafico, A.D. e impaginazione www.mercurydesign.it Prevenzione e Salute 10 L’allergia si vince A cura di: Dott. Francesco Cucinelli 12 Energy drinks A cura di: Prof. Amleto D’Amicis 15 Integrale è meglio A cura di: ADM 16 Le allergie all lattice (seconda parte) a cura di: Inf.ri Prof. U.O. S.D. di Allergologia P.O. Avezzano Un Impegno Costante Speciale ricette 19 Acciughe a raggiera Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila Sede Centrale dell’Aquila - via Saragat (zona Campo di Pile) c/o Casa del Volontariato tel. 0862.318637 - e-mail: [email protected] Servizi di base presso gli sportelli: utilizzo di fax, telefono, fotocopiatrice, computer, scanner e stampante; recapiti postali, telefonici ed e-mail. Ospitalità nei limiti della disponibilità di spazi delle sedi. Servizio di contatto tra chi vuole inserirsi nel mondo del volontariato e le associazioni che necessitano di volontari. Formazione • Promozione • Documentazione Consulenza • Ricerca • Informazione e Comunicazione Il CSV inoltre pubblica la newsletter “CSVAQ informa” per l’approfondimento di aspetti fiscali e legali che interessano le associazioni. RECAPITI Sportello periferico di Avezzano Via Cassinelli, 2 tel e fax. 0863.455977 e-mail: [email protected] Fonte testi e immagini (parte) riviste di settore, Google. La presente pubblicazione ha scopo prettamente divulgativo, senza alcuna finalità di lucro. Sportello periferico di Castel di Sangro Via Costa Calda, 1 tel e fax. 0864.847344 e-mail: [email protected] Sportello periferico di Sulmona Corso Ovidio, 191 tel. 0864.212230 - e-mail: [email protected] Editoriale Che fare per il futuro D opo circa 30 anni di presenza operativa sul territorio della marsica, viene quasi spontaneo porsi alcune domande, per esempio: - come seguitare a portare avanti la propria azione di proposta (e quando serve di protesta) per arrivare a far nascere una migliore assistenza ai pazienti diabetici? - Come seguitare a promuovere la presenza operativa dell’ADM sul territorio? Le risposte a queste domande, ritengo, si possono dare solo se si seguita ad offrire il proprio impegno rinnovando la gratuita partecipazione al lavoro di gruppo. La difficoltà che vive oggi la maggior parte delle associazioni di volontariato è il ricambio generazionale che stenta ad attivarsi e la presenza di nuovi volti comincia ad essere oramai più che necessario. Rivolgo, per questi motivi, un accorato appello a tutti i lettori di “ADM Informa”, a te socio, diabetico o non, a te sostenitore, simpatizzante o semplice lettore, per invitarti ad una partecipazione più attiva e vicina alla vita dell’ADM. Per relizzare il nostro lavoro annuale, che va dalle giornate di screening nelle varie piazze della Marsica, alla giornata mondiale del diabete, all’attivazione di convegni, di progetti sul controllo della patologia tiroidea, alla organizzazione di gite sociali, agli incontri con i vertici delle ASL per perorare le nostre richieste, alla collaborazione con staff medici, ai rapporti con le varie Amministrazioni pubbliche e private, ed altro ancora, serve anche la Tua presenza. Ci vuole poco per rendere operativo il tuo contributo, carissima lettrice e carissimo lettore di ADM Informa; ci puoi contattare ed incontrare in qualsiasi momento. Grazie a quanti vorranno partecipare e rendere operativamente concreto il proprio contributo. Il Presidente ADM Ing. Cesidio Aratari ADM Associazione Diabetici Marsicana ADM c/o Ospedale Civile SS. Filippo e Nicola di Avezzano (AQ) Piano1° Stanza 15 tel. e fax 0863 499311 e-mail [email protected] www.associazionediabeticimarsicana.it C.F. 90004340668 Associazione Diabetici Marsicana 3 L’Allergia al Veleno di Imenotteri Prima parte continua nel prossimo numero G li Imenotteri sono un gruppo molto vasto e ben definito di insetti sociali , organizzati in colonie con la presenza di sistemi difensivi nei confronti dei predatori, che comprendono meccanismi di difesa passiva e attiva, come la scelta di particolari luoghi per nidificare, le caratteristiche architettoniche del nido e la produzione di secrezioni repellenti. Gli imenotteri di interesse allergologico sono aculeati, cioè forniti di aculeo (pungiglione) che deriva dalla trasformazione dell’apparato ovopositore in un aculeo. Questo è in grado di penetrare nella pelle di animali di piccola e grossa taglia, uomo compreso, e viene utilizzato per la cattura delle prede o per la difesa della prole. a ura di: Dott. F. MURZILLI Dirigente Medico Responsabile U.O. S.D. di Allergologia P.O. di Avezzano (AQ) SS. Filippo e Nicola 4 Associazione Diabetici Marsicana La pericolosità delle reazioni che possono verificarsi in seguito alla puntura di un imenottero è nota fin dall’antichità. Un geroglifico ritrovato nella tomba del faraone Menes descrive la sua morte avvenuta nel 2621 a. C. subito dopo la puntura di un calabrone. La puntura di un imenottero è un evento imprevedibile in grado di provocare una sintomatologia estremamente variabile, da una lieve reazione locale ad una sistemica, fino allo shock anafilattico. Per secoli i soggetti sensibili hanno utilizzato vari espedienti per cercare di prevenire le punture di imenotteri e rimedi per trattarne le conseguenze. La dimostrazione, relativamente recente, dell’eccellente efficacia dell’ immunoterapia specifica (vaccino) con veleno purificato ha cambiato radicalmente la qualità della vita di quanti oggi scelgono di sottoporsi a tale trattamento. Le reazioni successive alla puntura degli imenotteri riconoscono due meccanismi fondamentali: nella maggior parte dei casi sono dovute ad una reazione allergica, che può essere adeguatamente trattata con il vaccino; in altri casi sono legate ad un’azione tossica o irritante del veleno, che si verifica prevalentemente a seguito di un numero più o meno elevato e contemporaneo di punture. Queste manifestazioni sono meno immediate di quelle allergiche, e regrediscono più lentamente. Nell’area del mediterraneo gli imenotteri responsabili di reazioni allergiche sono le api (Apis mellifera) e le vespe (che rappresentano specie diverse come la Vespula, la Dolichovespula, la Vespa Crabro o Calabrone e il Polistes). Avere a disposizione degli elementi che possono portare alla identificazione dell’insetto pungitore e conoscerne le abitudini comportamentali è utile al medico per formulare una corretta diagnosi e al paziente per evitare la puntura. CONSIDERAZIONI EPIDEMIOLOGICHE La prevalenza (numero di casi in un anno) di reazioni locali estese varia dal 2,4% al 26,4% nella popolazione generale e può raggiungere il 38% tra gli apicoltori. Nei bambini sono stati riscontrati valori che vanno da 0,34% a 11,5% o addirittura al 19% in soggetti particolarmente esposti alle punture. La prevalenza di reazioni sistemiche più o meno gravi viene valutata tra 0,36% e 8,9% della popolazione. In età pediatrica si registrano valori compresi tra 0,15% e 0,8%. Nel determinare la gravità delle reazioni assume rilevanza l’intervallo tra le punture. Si è visto infatti che dopo una puntura recente con reazione sistemica lieve si rischia una reazione più grave della precedente nel 14-79% dei casi negli adulti e nel 18% nei bambini. Sulla gravità della manifestazione influiscono anche il numero delle punture e la loro sede (quelle al capo e al collo provocano le reazioni più gravi), il tipo di insetto, la quantità di veleno inoculata, l’età e le condizioni cliniche generali del soggetto. Sono più a rischio i soggetti affetti da rinite e asma su base allergica, i pazienti affetti mastocitosi sistemica e da patologie cardiovascolari, soprattutto se utilizzano β-bloccanti o ACE-inibitori. Gli apicoltori professionisti sviluppano una buona tolleranza e raramente presentano reazioni generalizzate, in quanto vanno incontro ad una desensibilizzazione spontanea per la maggiore frequenza e regolarità delle punture ricevute, mentre i loro familiari e gli apicoltori dilettanti risultano meno tolleranti per l’incostanza degli incontri con gli aculei. I dati sulla mortalità per punture di imenotteri sono di difficile interpretazione. Se ci atteniamo a quelli ufficiali, reperibili dai moduli delle cause di morte, dovremmo calcolare da 1 a 5 decessi ogni 10 milioni di abitanti/anno, con reazioni fatali estremamente rare nei bambini. Secondo i dati ISTAT in Italia sono state registrate 13 reazioni fatali dal 1980 al 1990 e 94 dal 1994 al 2003. Tuttavia uno studio, che ha raccolto i dati di alcuni P.S. distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale con un bacino d’utenza di circa 3 milioni di abitanti, ha registrato 2 decessi nel solo mese di settembre 1999. Questo dato rapportato all’intera popolazione italiana farebbe ipotizzare un numero di morti per puntura di Imenotteri più elevato. Uno studio australiano ha evidenziato che su sette pazienti morti in seguito alla puntura di un vespide, ben cinque, pur essendo a conoscenza della propria allergia, non avevano mai iniziato un trattamento desensibilizzante, né erano forniti di farmaci per fronteggiare un eventuale emergenza. A conferma di quanto tale fenomeno sia diffuso, uno studio del 2005, che ha visto coinvolti 15 Dipartimenti di Emergenza degli USA e del Canada ha evidenziato che su 617 pazienti trattati per Anafilassi da veleno di Imenotteri il 77% sapeva di essere allergico, ma solo il 20% si era rivolto ad un allergologo e solo al 27% era stata prescritta l’Adrenalina Autoiniettabile. MANIFESTAZIONI CLINICHE La puntura di un Imenottero può provocare una reazione su base immunologica, che può essere IgE mediata o non IgE mediata, o anche una reazione non immunologica. Le reazioni sono generalmente classificate in locali, locali estese, sistemiche tossiche, sistemiche anafilattiche e reazioni insolite. La reazione più comune è quella che viene definita locale estesa, caratterizzata da un edema intorno alla sede di puntura di almeno 10 cm di diametro, che persiste per più di 24 ore. Le reazioni sistemiche immunologiche, che generalmente insorgono entro 5-60 minuti dalla puntura, oltre alla cute possono coinvolgere l’apparato digerente, respiratorio e cardiovascolare con una gravità variabile che può portare anche a morte in pochi minuti. In alcuni casi la Medicina e Salute reazione anafilattica può avere un andamento protratto o iniziare a distanza di ore dalla puntura. Una forma di anafilassi particolarmente temibile è quella bifasica, nella quale, dopo un apparente risoluzione, a distanza di 4 – 24 ore può aversi una ricomparsa della manifestazione; per tale motivo si raccomanda un osservazione clinica dei pazienti per almeno 24 ore dopo un episodio di anafilassi. Nel 1966 Mueller ha proposto una classificazione dell’anafilassi in quattro gradi di gravità: • Reazione di I Grado: presenza di orticaria generalizzata, prurito,malessere generale, ansia. • Reazione di II Grado: presenta i sintomi precedenti associati ad almeno due tra: angioedema, vertigini, costrizione toracica, nausea,vomito, diarrea, dolori addominali. • Reazione di III Grado: oltre ai sintomi precedenti presenta almeno due dei seguenti: dispnea, stridore laringeo, secchezza delle fauci, disfagia, disartria, obnubilamento del sensorio, angoscia con senso di morte imminente. • Reazione di IV Grado: in aggiunta ai sintomi precedenti si associano almeno due tra: cianosi, ipotensione arteriosa, collasso, perdita di coscienza, incontinenza sfinterica. In rari casi una puntura di imenotteri può provocare reazioni insolite, non determinate da un meccanismo IgE mediato ed interessanti organi di solito non coinvolti nelle reazioni allergiche. Possono così verificarsi infarti cerebrali, nevriti centrali o periferiche, poliradicoliti tipo Guillain-Barrè, crisi epilettiche, artralgie, vasculiti, porpora trombocitopenica, anemia emolitica,aritmie cardiache, angina pectoris, infarto del miocardio, danni renali da glomerulonefrite o da sindrome nefrosica. In seguito a punture multiple contemporanee prodotte da uno sciame, la notevole quantità di veleno inoculata può provocare una reazione sistemica tossica, caratterizzata da collasso cardiocircolatorio e morte per insufficienza renale acuta, dovuta all’emolisi e alla necrosi tissutale estesa. Uno studio moderno, dotato di tutte le attrezzature più innovative, in grado di offrire tutti i tipi di trattamenti per la cura della bocca. 20% Sconto del per tutti i soci ADM Associazione Diabetici Marsicana 5 Diabete Gestazionale I l diabete gestazionale (DG) consiste in un’alterazione del metabolismo del glucosio che viene diagnosticata per la prima volta durante la gravidanza. Non va confuso con il diabete preesistente alla gravidanza e che nel corso dei nove mesi può complicarsi. Il DG generalmente compare nel II-III trimestre di gravidanza; in gravidanza circa 4-5 donne su 100 ne sono affette, sebbene la sua prevalenza sia in aumento, a causa di una maggiore incidenza di obesità e di cambiamenti nello stile di vita. Tuttavia una diagnosi precoce e l’adesione alla terapia consentono di portare avanti la gravidanza senza rischi per la mamma e per il nascituro. Durante i nove mesi alcuni ormoni prodotti dalla placenta ostacolano l’azione dell’insulina; infatti a fine gea cura di: Dott.ssa A. FAZI Medico Chirurgo specialista in Ginecologia ed Ostetricia P.O. di Avezzano (AQ) SS. Filippo e Nicola 6 Associazione Diabetici Marsicana stazione e a parità di calorie introdotte con l’alimentazione, una donna in gravidanza produce una quantità di insulina circa 3 volte superiore alla quantità prodotta da una donna della stessa età non in gravidanza. Tale processo è fisiologico e generalmente l’organismo riesce a farvi fronte senza alcun problema. Tuttavia in alcune donne con caratteristiche genetiche particolari, il pancreas non riesce a produrre una maggiore quantità di insulina e quindi i valori di glicemia risultano più alti: siamo in presenza del diabete gestazionale. La prevalenza del diabete gestazionale varia attraverso le popolazioni europee, con tassi più alti nel sud Europa, rispetto al nord e al centro. Esistono i seguenti fattori di rischio antecedenti alla gravidanza che ne favoriscono l’insorgenza: indice di massa corporea pregravidico > 30 kg/m2; una precedente gravidanza con diabete gestazionale o con bambino macrosomico; un parente di I° grado affetto di diabete mellito; l’appartenenza ad alcune etnie (Sud Asia, Caraibi o Medioriente). Il glucosio in eccesso passa attraverso la placenta, determina una maggiore produzione di insulina fetale la quale, essendo un fattore di crescita, promuove una crescita e uno sviluppo eccessivi del feto. La macrosomia è una patologia medica in cui il bambino raggiunge alla nascita un peso di 4,5-5 kg e ciò potrebbe determinare un parto complicato, per esempio la distocia di spalla e una maggiore morbidità correlata al parto. Altri rischi per il nascituro sono rappresentati dall’ipoglicemia alla nascita, dalla morte intrauterina, da alterazioni nella quantità del liquido amniotico (poli/oligodramnios), da distress respiratorio alla nascita. In gravidanza tutte le donne vanno sottoposte a test di screening (oral glucose tolerance test, OGTT) a seconda della categoria di rischio a cui appartengono. Il test consiste nella determinazione della glicemia a digiuno e successivamente dopo 1h e 2h dall’assunzione di una bevanda zuccherata contenete 75g di glucosio. I valori normali sono rispettivamente i seguenti: 92mg/ dl, 180mg/dl e 153mg/dl. La presenza di almeno uno dei tre valori uguale o superiore al valore di normalità definisce la condizione di diabete gestazionale. Le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità del 2011 tuttora valide prevedono una determinazione della glicemia a tutte le donne all’inizio della gravidanza per identificare quelle con diabete preesistente e misconosciuto. Si definisce diabete preesistente il riscontro di valori di glicemia 126mg/dl o di una glicemia occasionale 200mg/dl. Nelle donne con gravidanza fisiologica è raccomandato lo screening a: 16-18 settimane di gestazione con una curva OGTT se in presenza dei seguenti fattori di rischio (BMI 30; diabete gestazionale in una precedente gravidanza o il riscontro di una glicemia prima della gravidanza compresa tra 100 e 125 mg/dl); qualora il test risulti negativo, la donna essere sottoposta ad un secondo OGTT alla 28a settimana di gestazione. Se invece ci troviamo di fronte alle seguenti condizioni (BMI pregravidico > 25; macrosomia fetale in una gravidanza precedente, familiare di I grado affetto da diabete mellito, etnie caraibica, asiatica e mediorientale) il test di screening deve essere eseguito solo tra 24-28 settimane di gestazione. PREVENZIONE E CURA Alcuni fattori di rischio modificabili possono essere controllati, per esempio un’alimentazione adeguata (che includa cereali, proteine magre, pesce azzurro, verdura). L’apporto di alimenti e bevande ad alto contenuto glucidico dovrebbe essere mantenuto a livelli minimi. Una volta che il DG è stato diagnosticato con l’OGTT la prima strategia è inviare la donna ad un nutrizionista. L’attività fisica ed una corretta alimentazione sono sufficienti a controllare il DG e a prevenirne le complicanze. Qualora ciò non basti è necessario prescrivere alla gestante la terapia insulinica. La donna e gli specialisti che si occupano della sua presa in carico (ginecologo, nutrizionista, endocrinologo) devono sapere che la diagnosi di DG è associata ad un potenziale incremento degli interventi di monitoraggio e assistenziali in gravidanza e durante il parto. Il parto può avvenire per via naturale ed il ricorso al taglio cesareo è previsto solo per una stima di peso fetale superiore a 4,5 kg. Inoltre le donne che hanno sviluppato un DG hanno un rischio di sviluppare un diabete mellito tipo 2 nei primi 5 anni dopo il parto. notizie Flash Fonte: Sapere & Salute Consulenza e Servizi alle Impese Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro Igiene Industriale Tutela Ambientale Formazione Sistemi di Gestione Dott. Ettore Di Biase Organizzazione Aziendale e Management della Sicurezza mobile 346 23 98 802 Associazione Diabetici Marsicana 7 Frutta e ortaggi nei 5 colori o i colori del benessere F rutta e ortaggi sono alla base di un’alimentazione sana e varia. Il consumo di adeguate quantità di frutta e ortaggi rinforza le difese, riduce il rischio di obesità, diabete, tumori e malattie cardiovascolari, assicura un rilevante apporto di nutrienti (vitamine, minerali, acidi organici) e nello stesso tempo consente di ridurre la densità energetica della dieta, sia perché il tenore in grassi e l’apporto calorico complessivo sono limitati, sia perché il potere saziante di questi alimenti è particolarmente elevato. Inoltre le fibre in essi contenute sono un elemento essenziale nel processo digestivo poiché facilitano il transito intestinale, riducendo il tempo di permanenza nell’intestino di eventuali tossine. I prodotti ortofrutticoli sono un’ottima fonte di alcune vitamine. Le vitamine sono indispensabili per il funzionamento a cura di: Dott.ssa F. DE SANCTIS Dietista mobile: 3298737854 [email protected] 8 Associazione Diabetici Marsicana dell’organismo e il corretto sviluppo delle cellule. Ad esempio l’arancia, il pomodoro e il kiwi di vitamina C e folati, la carota, l’albicocca, gli ortaggi a foglia verde di pro-vitamina A. Sono anche una fonte importante di minerali quali selenio e zinco e in particolare gli ortaggi a foglia verde di calcio e ferro, la patata e il pomodoro di potassio. Gli effetti benefici del consumo di frutta e ortaggi dipendono dal fatto che alcuni loro componenti svolgono un’azione protettiva, prevalentemente di tipo antiossidante, che si esplica contrastando l’azione dei radicali liberi, i quali sono in grado di alterare la struttura delle membrane cellulari e del materiale genetico. Questa azione protettiva, oltre che da vitamine e minerali, è svolta anche da altri componenti, i quali, pur presenti in quantità relativamente ridotte, sono ugualmente molto attivi dal punto di vista biologico. Quindi consumando almeno cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura e scegliendo cinque prodotti di colore diverso potremo coprire i fabbisogni dell’organismo: Colore blu-viola (melanzane, radicchio, frutti di bosco, uva rossa, prugne e fichi) contengono antocianine, carotenoidi, vitamina C, potassio e magnesio. Colore verde (asparagi, basilico, broccoli, cavoli, cetrioli, spinaci, insalata, prezzemolo, bieta, rucola, zucchine, carciofi, kiwi e uva bianca) contengono clorofilla, carotenoidi, magnesio, vitamina C, acido folico e luteina. Colore Bianco (aglio, cavolfiore, cipolle, finocchi, funghi, mele, pere, porri, sedano) contengono polifenoli, flavonoidi, composti solforati nella cipolla e nell’aglio, potassio, vitamina C, selenio nei funghi. Colore giallo-arancio (zucca, carote, albicocche, peperoni, arance, limoni, mandarini, melone, pesche, pompelmi, loti, nespole) contengono flavonoidi, carotenoidi e vitamina C. Colore rosso (barbabietole, rape rosse, pomodori, arance rosse, ravanelli, anguria, ciliegie, fragole) contengono licopene e antocianine. Fonte: Modus Associazione Diabetici Marsicana 9 L’Allergia si vince L e patologie allergiche possono avere manifestazioni cliniche diverse, che vanno dalla congiuntivite , rinite, asma, dermatite , fino allo shock anafilattico da allergia a farmaci, punture di imenotteri (api, vespe,) e alimentari, con esiti a volte fatali. Nella maggior parte dei casi, le patologie allergiche sono patologie croniche, stagionali o perenni. Si calcola che il 7--40% della popolazione generale, soffra di rinite allergica, patologia questa che nel corso degli anni, può sviluppare patologie più gravi, come l’asma. Per definizione, l’allergia è caratterizzata da una condizione , per la quale alcuni individui, reagiscono in modo anomalo al contatto con sostanze definite allergeni, le quali risultano del tutto innocue alla maggioranza degli individui. Tali sostanze possono essere rappresentate da pollini, acari della polvere, peli e forfora di animali, muffe e veleni di insetti. La malattia allergica riguarda tutto l’organismo e coinvolge principalmente le prime vie aeree (rinite allergica) gli occhi (congiuntivite), i bronchi (asma) e la cute (dera cura di: Dott. F. Cucinelli Dirigente Medico Servizio di Allergologia P.O. di Avezzano (AQ) SS. Filippo e Nicola 10 Associazione Diabetici Marsicana matite). I pazienti che ne soffrono possono in misura diversa trovarsi a fronteggiare situazioni come difficoltà di concentrazione sul posto di lavoro, sullo studio, avere disturbi del sonno, irritabilità e limitazione dello svolgimento degli atti quotidiani della vita. Sebbene comunemente le persone sostengano che l’allergia sul bambino tenda a risolversi o a migliorare con la crescita, nella realtà le cose sono molto diverse. Tra le forme cliniche di più frequente riscontro, abbiamo la rinite, che spesso si associa a congiuntivite e nei casi più gravi ad asma. Secondo alcuni studi, infatti, si calcola che il 70%-80% dei casi di asma, derivino da una rinite non trattata. Rinite ed asma, rappresentano una condizione in cui oltre a peggiorare la qualità di vita del paziente allergico, aumenta il consumo dei farmaci con l’inevitabile aumento dei costi per il trattamento, rispetto ai pazienti con solo asma. Secondo alcuni studi, nonostante l’impiego dei farmaci convenzionali e immunoterapia, i casi di asma bronchiale appaiono in costante aumento, soprattutto se si tiene conto dell’elevato numero dei casi non diagnosticati. TRATTAMENTO DELLA PATOLOGIA ALLERGICA La cura delle malattie allergiche si realizza attraverso approcci differenti e spesso complementari: a) Allontanamento della fonte allergenica: tale provvedimento viene messo in atto nei casi di allergie alimentari, da farmaci, più difficile nei confronti degli allergeni inalanti (acari, muffe, peli e forfora di animali), del tutto impossibile è applicare una profilassi ambientale per quanto riguarda i pollini b) Terapia farmacologica: attualmente in commer- cio esistono diversi farmaci in grado di ridurre la sintomatologia allergica (antistaminici, cortisonici per via sistemica e/o locale, broncodilatatori, antimuscarinici, antileucotrienici) e di recente introduzione è la terapia con anticorpi monoclonali (anti IgE), utilizzata in casi particolari di pazienti con asma resistente a terapia convenzionale. Va sottolineato che tutti questi trattamenti farmacologici sono diretti a combattere l’infiammazione agendo quindi più a valle di quella che comunemente è conosciuta come “cascata allergica”, non agiscono infatti alla radice del problema, a combattere cioè la causa scatenante l’infiammazione. c) Immunoterapia specifica (ITS): è l’unica terapia diretta a combattere la causa dell’allergia , in quanto non si limita ad agire sui sintomi, ma agisce sui meccanismi che stanno alla base del processo infiammatorio scatenato dall’allergia L’immunoterapia consiste nella somministrazione di dosi gradualmente crescenti di allergene, fino ad una dose massima detta di mantenimento, che viene somministrata ad intervalli regolari nel tempo, si tratta quindi di un trattamento curativo e preventivo della patologia allergica respiratoria (rinite, asma) e nell’allergia a veleno di insetti (api, vespe), in grado di modificare la risposta dell’organismo verso l’allergene in causa. I migliori risultati si ottengono con un inizio precoce della terapia, sin dall’inizio dello svilupparsi dei sintomi allergici, prima che si instauri una infiammazione stabile e irreversibile delle vie aeree, che non sarà più possibile modificare. L’immunoterapia è prescritta da un medico specialista (allergologo, pediatra, pneumologo, otorinolaringoiatra) in grado di individuare l’allergene responsabile della patologia e monitorarne l’andamento del trattamento e l’evoluzione della patologia. La prescrizione va effettuata una volta accertata la patologia naturalmente di origine allergica, attraverso test cutanei (prick test) e/o test in vitro (dosaggio delle IgE specifiche). A volte l’immunoterapia da sola non è sufficiente, ma deve essere affiancata da una terapia farmacologica convenzionale (antistaminica, cortisonica, ) e/o da una profilassi ambientale (bonifica ambientale) nel caso di allergia da acari della polvere. A seconda della tipologia di somministrazione, possiamo distinguere una immunoterapia sub-linguale (che può essere gestita dal paziente) o iniettiva (che deve essere eseguita da personale qualificato ed in ambienti idonei). Grazie all’impiego di nuove procedure, è stato possibile elevare e documentare la qualità dei prodotti ma anche garantire l’uniformità tra lotti diversi. Per quanto riguarda l’immunoterapia sub-linguale, sta incontrando il maggior favore della classe medica e dei pazienti, grazie alla sua maneggevolezza, sicurezza, ed efficacia clinica, gli unici inconvenienti sono il costo maggiore rispetto all’iniettiva e un allontanamento tra medico-paziente, tale da impedire un adeguato controllo del monitoraggio dei sintomi e come spesso succede nei pazienti allergici, una volontaria interruzione al sopraggiungere dei primi benefici, errore questo spesso commesso e che compromette il risultato dell’immunoterapia stessa che andrebbe invece continuata per un minimo di 3 anni fino ad un massimo di 5 anni. RIMBORSABILITA’ IN ITALIA All’indiscussa efficacia ed ai vantaggi socio-economici per il paziente e la società, va altresì notato che in Italia non vi sono criteri di rimborsabilità omogenei sul territorio. Infatti, va sottolineato, come l’accesso a questo trattamento da parte dei pazienti, sia molto diverso da regione a regione; passiamo infatti dalla rimborsabilità totale, a una rimborsabilità parziale, per arrivare alle restanti regioni in cui risulta a totale carico del paziente. In questo contesto, l’immunoterapia per veleno di imenotteri, rappresenta un caso a parte , in quanto è ritenuta “un salvavita” e come tale, accessibile a chiunque ne abbia bisogno, anche se in realtà vi sono ancora regioni nelle quali non risulta inserita tra le terapie soggette a rimborso. E’ notizia recente, che per i pazienti allergici a graminacee, che necessitano e preferiscono una immunoterapia sub-linguale alla iniettiva, è reale la possibilità di usufruirne in quanto inserita nell’elenco dei farmaci appartenenti alla CLASSE A (non soggetta a tiket) e quindi dispensata presso tutte le farmacie previo prescrizione su ricetta rossa accompagnata da un piano terapeutico redatto dallo specialista In conclusione, sulla base di studi scientifici, l’immunoterapia viene attualmente considerata l’unico trattamento eziologico delle allergie respiratorie e dell’ipersensibilità allergica a veleno di imenotteri, in quanto capace di modificare la storia naturale della patologia allergica, prevenendo nuove sensibilizzazioni e riducendo il rischio di sviluppare asma. L’immunoterapia quindi, permette di ottenere una riduzione dei sintomi, riduzione del consumo dei farmaci, prevenzione dell’asma, riduzione dei costi sociali diretti e indiretti. craft&design wedding home Rosella Andreetti d e s i gn e r Hexenhaus Showroom via Vezzia 35 67051 Avezzano AQ T +39 3387268252 E [email protected] www.mercurydesign.it www.mercurydesign.eu Associazione Diabetici Marsicana 11 I principali consumatori di EDs sono giovani-adulti Energy Drinks (bevande enrgetiche) G li “energy drinks” (EDs) sono bevande, in prevalenza, ma non esclusivamente, analcoliche, contenenti sostanze stimolanti. Tali bevande vengono generalmente commercializzate con indicazioni di effetto “positivo”, ad esempio, incremento dell’energia fisica e mentale e/o miglioramento delle performances sportive e cognitive. Gli EDs non sono sports drinks, dai quali si distinguono nettamente per quanto riguarda la composizione. Infatti, gli sports drinks sono bevande analcoliche, generalmente aromatizzate con gusto fruttato, contenenti acqua, carboidrati, minerali ed elettroliti, cui si aggiungono in alcuni casi vitamine ed altri nutrienti. Gli EDs sono invece bevande contenenti carboidrati e sostanze ad azione stimolante, principalmente, ma non esclusivamente, caffeina. Altri componenti degli EDs sono: guarana, taurina, carnitina ed altri aminoacidi, glucoronolattone, vitamine a cura di: Prof. A. D’AMICIS Vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) 12 Associazione Diabetici Marsicana del gruppo B, ginseng, ginko biloba ed altri derivati vegetali. La diffusione degli EDs in Europa risale al 1987, con la commercializzazione della prima e più nota bevanda di questo tipo. Negli Stati Uniti è stata osservata una rapida diffusione di queste bevande a partire dagli anni ’90. Da allora, la popolarità degli EDs è cresciuta esponenzialmente. Dal 2002 al 2006 è stato registrato un incremento annuo medio nelle vendite di EDs negli USA pari al 55%; nel solo anno 2006 sono stati lanciati sul mercato mondiale più di 500 nuovi EDs. Nello stesso anno il volume di mercato relativo alle vendite di EDs negli USA è stato stimato in 5.4 miliardi di dollari e si stima che tale cifra possa superare i 9 miliardi di dollari con la fine dell’anno 2014. I principali consumatori di EDs sono giovani-adulti di età compresa tra 18 e 35 anni. Uno studio condotto nel 2007 tra gli studenti di un college americano ha evidenziato come il 51% degli studenti intervistati fosse solito consumare EDs più di una volta al mese; in un altro studio, una simile percentuale di studenti universitari in Turchia ha dichiarato di consumare EDs. In uno studio condotto in Argentina, è emerso che il 38% dei ragazzi intervistati aveva consumato un ED in almeno un’occasione nel mese precedente all’intervista, il 39.4% lo aveva fatto almeno 6 volte e il 10.9% in addirittura 20 o più occasioni. In Italia, uno studio effettuato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Messina, ha messo in evidenza un consumo di EDs da parte di circa il 57% degli studenti. Dall’analisi delle interviste raccolte in questi studi è emerso che gli studenti consumano EDs in situazioni quali deprivazione di sonno, studio intenso durante la preparazione degli esami o per lo svolgimento di progetti impegnativi, necessità di maggiori energie, guida di un autoveicolo per tempi prolungati. Il consumo eccessivo di EDs non è ritenuto scevro da rischi per la salute umana. Classicamente, i possibili effetti avversi di questa abitudine sono stati associati al contenuto particolarmente elevato di caffeina. Gli EDs in commercio contengono infatti un quantitativo di caffeina variabile tra i circa 50 mg di una lattina di Whoop Ass, Airforce Nutrisoda Energize e Vitamin Water e i circa 505 mg di una lattina di WiredX505, livelli che possono dare luogo ad un’assunzione molto elevata, se si considera che una tazza di caffè contiene circa 75 mg di caffeina (quindi circa 1/7 degli ED a maggiore contenuto); inoltre il contenuto in caffeina di un ED può arrivare ad essere il 150%-300% rispetto a quello di una comune Cola. La caffeina agisce a livello del sistema nervoso centrale (SNC) con effetto stimolante. Tale effetto è dovuto all’antagonismo sui recettori adenosinici A2A che a loro volta stimolano i neuroni GABAergici. Inoltre la caffeina potrebbe agire come stimolante del SNC in quanto agonista indiretto della noradrenalina. L’introito moderato di caffeina è stato associato a miglioramento di molti aspetti delle performances cognitive: livello di attenzione, tempi di reazione, memoria, reattività psicomotoria ed altre. La caffeina è presente naturalmente in alcuni cibi come il caffè, il tè e il cioccolato ed ha una lunga storia di uso sicuro come blando stimolante. L’abuso di caffeina è invece correlato all’insorgenza di sintomi e segni da intossicazione: nausea/vomito, tachicardia, ipertensione, agitazione, tremore, vertigini, toracalgie. Alcuni di questi sintomi sono stati riportati da consumatori abituali di EDs. Sono stati inoltre segnalati casi di intossicazione da caffeina da overdose di EDs con esito fatale. I dati consentono di definire una dose giornaliera accettabile (DGA) di caffeina? Una valutazione a livello europeo al momento non esiste. Nel 2011 la Food Standards Authority di Australia e Nuova Zelanda ha riconfermato la propria valutazione del 2000: pur non potendosi definire una DGA, un’assunzione di 3 mg/kg p.c. aumenta il livello di ansia nei ragazzini (sino ai 12 anni di età), corrispondente a 95 mg/giorno (2 lattine di Cola) e 210 mg/giorno (3 tazze di caffè istantaneo) nell’adulto. Tali indicazioni considerano la seguente classificazione relativa all’assunzione giornaliera di caffeina: 1. bassa assunzione: 80-250 mg/die (1.1-3.5 mg/kg in un adulto di 70 kg), 2. assunzione moderata: 300-400 mg/die (4-6 mg/kg in un adulto di 70 kg), 3. assunzione elevata: >500 mg/die (7 mg/kg in un adulto di 70 kg); e l’emivita della molecola è compresa nel range di 4.1-6.4 ore nel giovane adulto sano. Inoltre è bene sottolineare come sia importante considerare anche le modalità di consumo nell’arco della giornata: ad esempio, consumare 3 lattine di EDs di seguito potrebbe essere dannoso per la salute, mentre potrebbe non esserlo se le stesse 3 lattine vengono consumate nell’arco delle 24 ore. La valutazione dell’Authority australiana-neozelandese considera che una lattina di 250 ml di EDs contiene 80 mg di caffeina: pertanto occorrerebbe non superare il consumo di una lattina nel ragazzino e due nell’adulto, ammesso che non vi sia contemporaneo assunzione di altre fonti di caffeina. Per quanto concerne la dose giornaliera accettabile, il valore di 3 mg/kg p.c. della FSA di Australia e Nuova Zelanda sembrerebbe confermato dai dati sperimentali. Infatti un NOAEL di 151 mg/kg/die è stato derivato da uno studio su ratti a cui è stata somministrata caffeina per via orale e riportato sul dossier di registrazione disponibile presso l’ECHA. Nel 2008 il Nordic Council of Ministers, Copenhagen, ha pubblicato un dettagliato documento specificamente mirato a bambini ed adolescenti nello scenario scandinavo. In estrema sintesi, il documento, dopo aver puntualizzato le serie lacune conoscitive sulla relazione dose-risposta nonché su eventuali effetti a comparsa ritardata, sulla maturazione neuro-comportamentale, identifica tre effetti indesiderati critici per la valutazione del rischio: sviluppo di tolleranza, sintomi di astinenza, ansietà-nervosismo e disturbi del sonno. Associazione Diabetici Marsicana 13 La caffeina è una sostanza in grado di determinare dipendenza: studi condotti tanto su soggetti in età adulta quanto su adolescenti hanno evidenziato come il consumo di caffeina possa essere associato alla comparsa di una sintomatologia da dipendenza. Diretta conseguenza della dipendenza è l’osservazione della comparsa di sintomi da astinenza da caffeina. Una recente rassegna ha riassunto i risultati degli studi condotti negli ultimi 10 anni evidenziando come l’astinenza da caffeina si manifesti comunemente con cefalea, astenia, insonnia, alterazioni dell’umore, ridotte performances cognitive, depressione, irritabilità, nausea e vomito. L’assunzione di caffeina a dosi molto elevate (farmacologiche) è stata anche associata alla possibile comparsa di convulsioni. Nel modello animale, la somministrazione intraperitoneale di caffeina è risultata in grado di determinare la comparsa di convulsioni associate ad un corrispondente correlato elettroencefalografico. Nell’uomo, episodi convulsivi sono stati segnalati in seguito ad overdose o ad assunzione di preparazioni farmacologiche. Il consumo di EDs è stato associato alla comparsa di convulsioni sia in pazienti con epilessia nota, sia in pazienti senza alcuna storia precedente di epilessia; tale associazione potrebbe trovare una possibile spiegazione proprio nell’elevato contenuto in caffeina degli EDs. Un dato particolarmente importante è emerso dall’analisi delle sopraccitate ricerche condotte tra gli studenti universitari: una percentuale elevata degli intervistati è solita consumare EDs in associazione ad alcol. Nonostante le numerose segnalazioni relative alla potenziale pericolosità di tale abitudine, il consumo di EDs in associazione a bevande alcoliche è in continuo aumento e rappresenta un rilevante problema di salute pubblica. Inoltre, un’abitudine sempre più diffusa nei locali frequentati da adolescenti e giovani adulti, è quella di consumare cocktails preparati attraverso la miscela di un ED con una bevanda alcolica, generalmente un super-alcolico. L’effetto della miscela caffeina-alcol può inoltre esporre il consumatore ad un maggior rischio di eventi accidentali, comportamenti a rischio e di dipendenza da alcol. Infatti, l’effetto di mascheramento sull’intossicazione alcolica determinato dal consumo associato di caffeina può indurre il consumatore, incapace di percepire e stimare il proprio grado di intossicazione da alcol, ad incrementare ulteriormente l’introito alcolico, i cui effetti depressivi sul SNC vengono percepiti solo una volta che l’effetto stimolante della caffeina sia scemato. A questo punto la sintomatologia da intossicazione alcolica può già essere rilevante, generalmente caratterizzata dalla comparsa di vomito, cui può associarsi, nei casi più gravi, depressione della funzione respiratoria. Sulla base delle considerazioni derivate dai dati disponibili e i limiti dell’attuale legislazione, è necessario intervenire, in particolar modo rivolgendosi in maniera diretta, comprensibile e specifica al giovane consumatore sottolineando la importanza fondamentale di un consumo molto limitato di tali bevande e il grande rischio derivante dal loro contestuale consumo con le bevande alcoliche. 14 Associazione Diabetici Marsicana Integrale è meglio Scegliere i cereali dal tipico colore scuro, allunga la vita. Lo dice una ricerca statunitense. F ibre alimentari che salvano la vita. S ono davvero tanti i vantaggi delle sostanze che si scartano nella raffinazione. Finora il consumo di alimenti integrali era raccomandato dai dietologi per mantenere la regolarità dell’intestino, tenere sotto controllo il peso e prevenire disturbi cardiovascolari e alcuni tipi di tumore nell’intestino. Una ricerca condotta presso la Harvard medical school di Boston e pubblicata sul Journal of American Medical Association (Jama) ha mostrato che allungano l’aspettativa di vita: per ogni porzione da 28 grammi di cereali integrali al giorno c’è una riduzione del 5 per cento della mortalità. E la percentuale aumenta fino al 9 per cento, se si considera soltanto la mortalità da malattie cardiovascolari. S ostanze preziose che buttiamo via. Sono preziose tutte quelle parti dei cereali che la raffinazione scarta per ottenere un prodotto più soffice e delicato: delle tre componenti di un chicco di cereale, la crusca esterna, il germe e l’endosperma, le prime due sono eliminate nella raffinazione. Questi scarti contengono, però, importanti fattori che contribuiscono al benessere dell’organismo. Le fibre indigeribili della crusca, non solo prolungano il senso di sazietà e accelerano il transito delle feci nell’intestino, evitando il riassorbimento di sostanze potenzialmente dannose, ma stimolano anche la crescita della flora batterica buona, essenziale per impedire la proliferazione dei ceppi batterici potenzialmente dannosi. Alcune fibre rallentano l’assimilazione degli zuccheri, smorzando il picco glicemico, ossia il brusco innalzamento dei livelli di zuccheri nel sangue, che provoca la rapida secrezione di massicce quantità di insulina da parte del pancreas. Una continua sollecitazione di questo tipo espone, nel corso degli anni, a un rischio più elevato di sovrappeso, obesità e di placche aterosclerotiche. Altre fibre si legano, invece, ai grassi, riducendone l’assimilazione. I betaglucani, per esempio, contribuiscono al mantenimento di livelli normali di colesterolo LDL (quello “cattivo”) nel sangue. Alcuni betaglucani, inoltre, stimolano il sistema immunitario, in particolare l’attività di macrofagi, granulociti e monociti. Scartando la crusca si eliminano anche gli oligoelementi importanti per l’organismo: sali minerali (ferro e zinco) e vitamine del gruppo B. Con il germe di grano, invece, buttiamo nella spazzatura tantissime proteine (ne contiene fino al 38 per cento) e amminoacidi. Nel germe di grano è anche presente una notevole quantità di acidi grassi essenziali (omega 3 e omega 6), di Sali minerali e vitamine, sia quelle del gruppo B, sia i tocoferoli, ossia la vitamina E. Associazione Diabetici Marsicana 15 Prevenzione e Salute Le allergie al lattice Seconda parte Manifestazioni cliniche L’allergia vera e propria al latice, è dovuta ad una sensibilizzazione mediata da anticorpi IgE specifici per le proteine contenute nel lattice. Le manifestazioni cliniche possono essere localizzate alla cute nella sede di contatto (es. mani) o generalizzate come orticaria ed angioedema. Possono essere presenti sintomi respiratori (rinite, asma allergico), sintomi oculari (congiuntivite) e, nei casi più gravi, edema della glottide, shock. Gli additivi utilizzati nel processo di fabbricazione dei materiali in lattice, possono causare una dermatite allergica da contatto, dovuta ad una ipersensibilità ritardata ( di tipo IV), che si manifesta con lesioni localizzate di tipo eczematoso . Le forme allergiche da contatto (DAC: dermatite allergica da contatto), non sono da confondere con la semplice dermatite irritativa da contatto (DIC), che ha un’insorgenza graduale (nell’arco di più giorni) e si manifesta con arrossamento, screpolature, desquamazione della cute, fino alla comparsa di piaghe, a seconda del tempo con cui la cute è stata a contatto con l’allergene. L’ Iter diagnostico quindi, si basa sull’Anamnesi: fondamentale nel sospetto di patologia specifica, sia per confermare la rilevanza clinica di un test al lattice risultato positivo, oltre ad evidenziare i diversi gradi di gravità delle manifestazioni allergiche tra di loro ed il rischio correlato. L’anamnesi, per quanto suggestiva, è solo indicativa di una possibile allergia al lattice in quanto i sintomi possono essere atipici, o sfumati, oppure mascherati dalla presenza di una concomitante dermatite irritativa, come nelle forme provocate da guanti. Come sempre nelle malattie allergiche la diagnosi parte da un quadro clinico compatibile e si conferma con test specifici: • Prick-test: test diagnostico per eccellenza, utilizzato al fine di accertare le allergie in generale, e quella al lattice in particolare. Il test consiste nel porre a contatto con la cute a cura di: Inf.ri Prof. A. CERASANI, R.PERSIA R. DE ANGELIS, N. DI NINNO, G. DI VITO. U.O. S.D. di Allergologia P.O. di Avezzano (AQ) SS. Filippo e Nicola 16 Associazione Diabetici Marsicana del soggetto estratti commerciali di lattice; successivamente, la cute viene punta con una lancetta sterile per poi valutare l’eventuale presenza di pomfi, ad indicare l’origine allergica della reazione. • Prick by prick-test: dopo aver posto la cute dell’avambraccio a contatto con un lembo di guanto in lattice, questa verrà punta con un ago sottile. • Patch-test: test utile per accertare un sospetto di allergia agli additivi del lattice. Un cerotto imbevuto di una sostanza allergizzante viene messo a contatto con la cute del paziente, lasciato adeso alla cute per 48 ore. • Finger-test: si tratta di un test “di provocazione” utilizzato per accertare e dimostrare il ruolo delle proteine del lattice nell’innesco dei sintomi allergici. È un test diagnostico di seconda scelta, utilizzato quando i test precedenti sono risultati negativi, ma l’osservazione medica diretta delle lesioni cutanee suggerisce un’allergia al lattice. Il paziente dovrà indossare un dito di guanto in lattice su una mano umida, ed un guanto di vinile nell’altra mano. Se, dopo 15 minuti, sulla mano a contatto col lattice si sviluppano almeno due pomfi, il test viene considerato positivo. • Glove-test: si esegue nel caso il finger test risultasse negativo. Il glove-test è molto simile al precedente: in questo caso, però, il paziente dovrà indossare un guanto intero in lattice in una mano per 30 minuti. • Test di stimolazione nasale: consiste nell’applicare sulla mucosa nasale, una goccia di estratto allergenico del lattice della gomma, opportunamente diluito e somministrato a concentrazioni crescenti , al fine di rilevare una eventuale risposta positiva locale (starnuti, prurito, iperemia della mucosa) e sistemici (tosse, orticaria, asma). I test IN VITRO, vengono eseguiti per ricercare le IgE specifiche per il lattice direttamente nel siero del soggetto con sospetta allergia al lattice. Vengono generalmente eseguiti in quei pazienti in cui i test in vivo sono considerati potenzialmente pericolosi (elevato rischio di shock anafilattico) o per conferma di un sospetto clinico. La terapia sintomatica delle reazioni allergiche al lattice si diversifica a seconda del tipo e della gravità della manifestazione in atto. L’unico modo per fuggire ai sintomi dell’allergia è evitare qualsiasi contatto con oggetti o materiali contenenti lattice. Ma come si deve agire in caso di contatto occasionale con materiali di lattice? Più che di terapia “curativa”, è più corretto parlare di cura “sintomatica”, che mira ad alleviare i sintomi, senza rimuoverne la causa scatenante, soprattutto quando l’allergia al lattice si manifesta con una certa violenza, la somministrazione di farmaci specifici è l’unico rimedio salvavita. Le reazioni allergiche al lattice meno gravi vengono trattate con antistaminici, da assumere immediatamente dopo il minazione degli ambienti) e attrezzature (es. guanti senza polvere e a basso contenuto di proteine, dispositivi medici fabbricati con polimeri sintetici) che riducono al minimo l’esposizione alle proteine allergizzanti del lattice. I pazienti con accertata allergia al lattice, devono essere opportunamente identificati al momento del ricovero, ad esempio mediante l’apposizione di un braccialetto attestante la loro condizione, e ospitati in aree di degenza dedicate, contenenti esclusivamente presidi latex free. Anche in caso di interventi chirurgici programmati è opportuno utilizzare sale operatorie latex free, disponibili in alcune strutture sanitarie. Quando ciò non è possibile, come accade nella maggior parte degli ospedali e degli ambulatori dentistici, si deve tenere conto del fatto che i livelli minimi di concentrazione aerea si registrano il primo giorno della settimana, ovviamente in condizioni di ventilazione e dopo pulizia adeguate, e prima dell’inizio dell’attività operatoria di routine. A casa - Alcune semplici precauzioni permettono di minimizzare il rischio di reazioni da ipersensibilità, anche fuori dall’ambito ospedaliero: • evitare il contatto con ogni tipo di materiale in lattice • portare con sé una piastrina che permetta di identificare la propria condizione di soggetto allergico al lattice • procurarsi guanti in materiali alternativi da tenere in casa e da portare con sé in viaggio per un’eventuale emergenza. Alcuni tipi di guanti costituiti da polimeri sintetici (es. neoprene, stirene-butadiene) presentano caratteristiche simili, in termini di elasticità, sensibilità tattile e di barriera verso le infezioni, mentre altri (es. quelli in polivinile o politene) possono essere utilizzati in varie mansioni, come le pulizie domestiche. Attenzione: il termine “guanto ipoallergenico”, riportato sulle scatole dei guanti, indica un minor contenuto in additivi e NON in proteine allergizzanti! • utilizzare profilattici costituiti da polimeri sintetici (es. poliuretano) • portare con sé una confezione di adrenalina autoiniettabile (Fastjekt) nel caso l’allergia al lattice si sia manifestata con reazioni sistemiche gravi • avvertire i sanitari prima di essere sottoposti ad interventi chirurgici od indagini diagnostiche a rischio contatto con il lattice. I corticosteroidi (es. betametasone), applicati localmente (pomate, gel, creme) o assunti per via orale , riducono in modo significativo l’infiammazione indotta dall’allergia. In caso di estrema gravità (anafilassi da allergia al lattice) è necessario intervenire prontamente mediante un’iniezione di adrenalina e di corticosteroidi. Raccomandazioni: Per i sanitari - Secondo le direttive del National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) americano, recepite anche nel nostro paese, tutti gli operatori che svolgono mansioni che non richiedono il contatto con materiali organici potenzialmente infetti (ad es. preparazione/ confezionamento di alimenti, pulizie) dovrebbero obbligatoriamente indossare guanti privi di lattice. Per gli operatori sanitari che hanno, invece, un contatto quotidiano con i pazienti e/o fluidi potenzialmente infetti, il lattice rappresenta tutt’oggi, per le sue caratteristiche di elasticità e plasticità, la barriera protettiva più efficace in assoluto. L’uso di guanti in lattice privi di lubrificante e a basso contenuto di proteine [sono disponibili in commercio guanti in lattice con un contenuto di proteine inferiore50 mcg/g] è sufficiente a ridurre significativamente il rischio di sensibilizzazione non solo all’operatore che li indossa ma anche ai colleghi che si trovano ad operare nelle stesse aree, abbattendo l’inquinamento ambientale da particelle di lattice. Lavare ed asciugare accuratamente le mani, dopo la rimozione dei guanti, aiuta a ridurre l’esposizione agli allergeni, mentre l’applicazione di creme per le mani a base grassa, favorisce il deterioramento dei guanti, Ricordiamolo ancora una volta: l’unico modo per abbataumentando l’esposizione alle stesse proteine. Gli operato- tere il rischio di allergia al lattice è evitare qualsivoglia ri sanitari con allergia comprovata o condizioni predispo- contatto con oggetti realizzati con il lattice. nenti (ad es. eczema delle mani, storia di atopia) possono ricorrere all’impiego di guanti in materiali alternativi [es. poliisoprene ] che garantiscono caratteristiche d’impiego simili senza risultare sensibilizzanti. Per i pazienti - All’interno delle strutture di cura e ricovero, la creazione di ambienti e percorsi latex safe, cioè di condizioni che minimizzano il rischio di esposizione alle proteine allergizzanti del lattice, permette la gestione dei pazienti con allergia comprovata al lattice e di coloro che, per la presenza di patologie che richiedono numerosi interventi chirurgici, hanno un rischio potenzialmente più elevato rispetto alla popolazione generale di sviluppare tale allergia come conseguenza dei ripetuti contatti del materiale con le mucose e/o gli organi interni. Questi ambienti si caratterizzano per l’adozione di procedure (es. decontaAssociazione Diabetici Marsicana 17 Un Impegno Costante Giornata Itinerante Come ogni anno nel mese di giugno, per una giornata all’insegna della condivisione di arte e cultura. Gita Sociale La condivisione culturale è poi continuata in due bellissime città Italiane Padova e Ferrara. Prevenzione della patologia tiroidea in età scolare Da sempre l’ADM si adopera per la divulgazione sull’importanza dei regimi alimentari da adottare per una vita sana. Questa volta è lo IODIO il protagonista del progetto: “Prevenzione della Patologia tiroidea in età scolare”, finanziato dalla Fondazione Carispaq, in collaborazione con alcune scuole elementari della Marsica, per sensibilizzare all’integrazione di questo elemento nella dieta, sopratutto dei bambini, in quanto scarso nelle zone montane ma di rilevante importanza per la salute. Giornata mondiale del Diabete Svolta durante il mese di novembre, per dare modo a tutti coloro interessati al processo di screening o ad avere informazioni sulla patologia del diabete. TOMBOLATA 12 DICEMBRE ORE 13:00 CIAO ANNA, quando è uscita la rivista del mese di Maggio eri ancora con noi. Ora che sei lassù, questo piccolo pensiero è un grazie per averci donato il tuo sapere e la tua dedizione. Hai contribuito fattivamente al fondamento ed alla crescita dell’Associazione, con i tuoi “rimproveri da maestra” che nascondevano un grande sorriso ed un grande cuore che ha abbracciato tutti noi. 18 Associazione Diabetici Marsicana Anche quest’anno a chiusura dell’anno sociale, si rinnova l’appuntamento annuale della tombolata presso il Ristorante “Il Boscaiolo” Loc. Rocca Cerro (Tagliacozzo). Per informazioni rivolgersi al Responsabile Territoriale oppure telefonare allo 0863.499311 APPORTO DI UNA PORZIONE DI ACCIUGHE Il triplo della dose quotidiana di Omega 3 Speciale Ricette Fonte: guide pratiche Altroconsumo Acciughe viva l’azzurro Le acciughe – o alici – come tutto il pesce azzurro (sarda, sgombro) sono estremamente consigliabili sulla nostra tavola. In primo luogo sono molto ricche di acidi grassi essenziali Omega 3 a lunga catena, salutari soprattutto per il sistema cardiovascolare. Ci sono studi attendibili che hanno mostrato come un consumo maggiore di pesce ricco di Omega 3 porti ad una notevole diminuzione del rischio di disturbi del cuore e della circolazione. In secondo luogo, come tutti i pesci di piccola taglia, le alici sono meno soggette all’inqui- namento: gli inquinanti più temibili, come il mercurio, tendono infatti ad accumularsi nei tessuti animali ed i grossi pesci che si cibano di altri pesci (per esempio spada o tonno) ne assorbono così quantità maggiori. Ancora, le alici sono sostenibili per l’ambiente: in linea di massima non è un pesce a rischio di estinzione ed è pescato direttamente nei nostri mari. Infine, stiamo parlando anche di un pesce economico, oggi disponibile a buon prezzo anche quando è venduto già pulito. Acciughe a Raggiera ingredienti 6 persone 600 g di acciughe pulite 300 g di pomodorini 400 g di patate Olio EVO, pangrattato, prezzemolo, aglio, sale e pepe Sbuccia ed affetta le patate, sbollenta per cinque minuti e disponile sul fondo di una teglia tonda, unta di olio; coprile con le acciughe pulite, private della testa e aperte, con le code rivolte verso il centro, a raggiera; taglia a quarti i pomodorini e distribuiscili sulle acciughe; cospargi con tre cucchiai di olio, due di pangrattato, uno o due spicchi di aglio tritato, sale e pepe. Cuoci in forno a 180° per dieci minuti, poi cospargi di prezzemolo tritato. Associazione Diabetici Marsicana 19 Questa rivista è stata realizzata con il contributo del CSV dell’Aquila. Chi vuole collaborare alla realizzazione della rivista “ADM Informa”, che l’Associazione Diabetici Marsicana pubblica durante l’anno, può inviare il proprio contributo con articoli, recensioni, foto ed altro, via e-mail al nostro indirizzo di posta elettronica: [email protected] www.associazionediabeticimarsicana.it Per contributi, donazioni e versamenti: Banca di Credito Cooperativo di Roma Cod. IBAN IT 48 E 08327 40440 000000000580 Si ringrazia inoltre: Comune di Scurcola Marsicana ADM inFORMA Associazione Diabetici Marsicana ASSOCIAZIONE DIABETICI MARSICANA AVEZZANO Supermercato La Piramide Via Tiburtina Valeria, 110.400 67068 SCURCOLA MARSICANA (AQ) Avv. Maria De Meis 347.1160012 Farmacia Ferrari [email protected] [email protected] Avezzano (AQ) Via Cesare Battisti, 101 Tel. 0863.1862594 Fax 0863.1850377 Roma Circ.ne Nomentana, 488 Tel. 06.93579410 Fax 06.93579412 Via Tiburtina Valeria Km 118.600 S. Pelino di Avezzano (AQ) Scurcola Marsicana via G. D’Annunzio, 33 - Tel. 0863.561780 www.auto3c.it [email protected] 0863 599588 0863 590860