Break n°5 - settembre / dicembre 2015

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Break n°5 - settembre / dicembre 2015
N. 5 – SETTEMBRE/DICEMBRE 2015
■ Mete da Scoprire
La magia di Lione,
romantica e moderna
Monaco di Baviera,
la “metropoli con il cuore”
■ Mamma che fame!
L’educazione alimentare
si impara da piccoli
■ Arte Italia
Oscar Niemeyer,
l’architetto gioioso
■ Musica
Carmela Remigio:
“Vi racconto Pavarotti”
■ Mondo Tecnologico
L’ascesa dei robot
oggi è una realtà
FIRENZE
LA CAPITALE
DEL 1865
BREAK RIVISTA DI BORDO
N. 5 – SETTEMBRE/DICEMBRE 2015
Direttore responsabile
NICOLA CATENARO
Proprietario ed editore
BALTOUR Srl
Contrada Piano Delfico – Teramo (TE)
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N. 4/03 dell’11 febbraio 2003
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Contrada Piano Delfico – Teramo (TE)
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Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze
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Sommario
Mete da Scoprire
Quando Firenze era la Capitale d’Italia6
La magia di Lione, romantica e moderna8
Monaco di Baviera la “metropoli con il cuore”10
Il Personaggio
Intervista a Alberto Onetti
«Costruiamo un ponte tra le nostre imprese e la Silicon Valley»12
Idee in movimento
Matteo Giudici
«Vi spiego il Paese che #ciinteressa»14
Focus Lavoro
Cinque regole d’oro per farsi assumere16
Cinema
Intervista a Cristiano Donzelli
Il disegnatore italiano che piace a Hollywood18
Musica
Carmela Remigio
«Come Pavarotti, prendo la vita con il sorriso»20
Arte Italia
L’architetto gioioso che amava le donne e lo champagne22
Mamma che fame!
Bimbi a tavola sani e contenti24
Moda
Romantica e bohémienne, così la donna scalda l’inverno26
Mondo tecnologico
Streaming Spa, la musica si è trasferita sul web28
L’ascesa dei robot, ieri fantasia e oggi realtà30
La riproduzione intera o parziale
di testi e o fotografie è vietata:
tutti i diritti sono riservati.
Baltour – Le opportunità
Sconti sulle tariffe, fidelity card
e nuovi sistemi di pagamento
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La Bella Italia
che scorre fuori
dal finestrino
L’intervento
Sono passati più di 50 anni da un fascino particolare. Un viaggio
quando Jack Kerouac scrisse il lento si sa, è sinonimo di viaggio
suo più famoso romanzo: “Sulla virtuoso. Ma il viaggio lento è assostrada” . Come è noto, “On the ciato, nell’immaginario collettivo,
road” (titolo originario) era basato anche al viaggio faticoso.
su una serie di viaggi in automobile E allora ha ragione Paolo Merlini,
attraverso gli Stati Uniti, in parte autore di un bel libro “l’arte del
con il suo amico Neal Cassady e viaggiare lento”, quando sostiene
in parte in autostop. «Dobbiamo che un’idea semplice e “rivoluandare e non fermarci finché non zionaria” è quella di viaggiare utisiamo arrivati» «Dove andiamo?» lizzando i trasporti pubblici che
«Non lo so, ma dobbiamo andare». » costituiscano il giusto equilibrio tra
scriveva Kerouac. Il libro manifesto lentezza e comodità. In particolare
della beat generation ha accompa- alle migliaia di corse extraurbane
gnato intere generazioni di giovani delle autolinee locali che fanno
verso l’età adulta. Il viaggio come un ottimo ma poco noto servizio
metafora della crescita e della con- nel nostro tanto bistrattato paese.
quista della maturità. Da sempre Ecco, se ci fermiamo a riflettere
il viaggio è associato ad un biso- sul fatto che ogni giorno migliaia
gno primario dell’uomo: la cono- di autobus penetrano nel profondo
scenza del nostro pianeta e anche della provincia italiana o più ancora
la socializzazione delle nostre sco- oltrepassano confini che non ci
perte. Viaggiare non è solo un pia- sono più per attraversare la nostra
cere per l’uomo ma anche una Europa, allora il viaggio sembra
necessità. Ci sono molti modi per tornare a una dimensione “epica”.
viaggiare. Quello di Kerouac era Basta scegliere una meta ed infored è uno tra i tanti. Così come marsi sugli orari delle autolinee
quello dei pellegrini che mille anni che servono la zona. Con biglietti di
fa percorrevano la Via Francigena pochi euro, comodamente seduti a
per approdare a Roma o in Terra quasi due metri di altezza, si può
Santa dalla lontana Canterbury . godere del lungometraggio della
Un viaggio speciale per mete spe- “Bella Italia” o della “Bella Europa”
ciali. Quelle odierne sono un po’ che scorre fuori dal finestrino. È
diverse e ci si muove molto più proprio vero che “non è importante
comodamente di ieri. In charter, la meta, ma il cammino”. Con i bus
chi con l’alta velocità ferroviaria, o di linea attraversiamo un territorio
le navi da crociera, spesso in auto in maniera economica, ecologica,
superaccessoriate. Eppure anche virtuosa e il più possibile rispetil pullman ha mantenuto negli anni tosa degli abitanti che poi sono
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anche gli occasionali compagni di
viaggio sempre prodighi di suggerimenti. Basta andare in rete e si
apre letteralmente una finestra sul
mondo. Ci sono itinerari che vanno
dall’Argentina al Giappone, dall’India ai mercatini di Natale di Alto
Adige e Austria, centinaia di mete
da raggiungere con viaggi ‘tutto
compreso’ ma low cost, senza
rinunciare alle comodità e al relax.
Questo servizio deve essere sostenuto. Con politiche mirate e adeguate. Perché anche in questo
modo incrementeremo il turismo
e la valorizzazione dei nostri beni
artistici e culturali.
On. Ettore Rosato
Presidente deputati PD
Nel mercato globale
è la qualità
a (con)vincere
Editoriale
Anche nel nostro Paese sono da
poco sbarcate aziende straniere
che cercano di farsi strada nel
settore delle autolinee a lunga
percorrenza. Tutto normale. Tutto
ampiamente previsto e peraltro
comprensibile nella logica della
globalizzazione di un mercato,
non più solo nazionale, che comprende anche i servizi di trasporto.
Eravamo dunque da tempo in
attesa di apprendere quali novità
fossero state pensate dai nostri
concorrenti per rendere appetibili i
servizi. O migliorarne la qualità. In
definitiva, per aumentare la soddisfazione dei clienti. I competitor
sono sbarcati (a volte persino con
un gran chiasso) e hanno proposto
il ventaglio della merce in offerta
cercando di richiamare l’attenzione
dei clienti sulle offerte migliori.
La sorpresa, tuttavia, non c’è stata.
O, almeno, è stata talmente esigua
da non rappresentare di fatto una
sorpresa. La nostra azienda, fiera
di affermare il proprio marchio
italiano in campo internazionale,
con lo stile Made in Italy che si
concretizza nella qualità del viaggio, annovera offerte low cost sin
dagli anni Novanta, quando le altre
realtà che si affacciano ora sul
mercato dovevano ancora nascere.
Per non parlare delle tariffe a un
euro, introdotte da Baltour già da
un anno e con un approccio non
limitato a un’offerta per singola
corsa. Sappiamo peraltro che è una costante di
certi “lanci commerciali”
l’adozione di una politica tariffaria shock - che,
peraltro, dopo un po’,
torna a livelli normali -, da
qui la mancanza di sorpresa. Maghi non ce ne
sono e nessun coniglio
è sbucato fuori dal cilindro. Certo, la presenza
di competitor che nel
nostro settore fanno leva
sul prezzo per ottenere
l’attenzione dei clienti ci
spinge a raddoppiare gli
sforzi per ampliare sempre di più il ventaglio
delle offerte. Che, lo ripetiamo, sono già molteplici e presenti in più “misure” su tutte le
nostre linee.
Ma non ci sono soltanto le tariffe
nella strategia aziendale di un vettore dei trasporti. E i nostri clienti,
che ci scelgono per una qualità ben
diversa e tempi di viaggio assai
migliori, lo sanno bene. Baltour
pone un’attenzione elevatissima
alla qualità, che considera un valore
strategico non solo in un’ottica di
customer satisfaction ma anche di
miglioramento complessivo e di efficienza della propria tecnologia. Si
chiama innovazione ed è, per noi,
un fattore trasversale a ogni settore
dell’azienda. Comfort, sicurezza,
diminuzione dei tempi di percorrenza, servizi a bordo. Siamo convinti che ogni euro che guadagniamo
vada innanzitutto reinvestito nell’innovazione dei nostri mezzi e nell’efficienza dei nostri servizi. Questa
rivista, ad esempio, nata per intrattenere ma anche per informare i
viaggiatori che scelgono Baltour, è la
concreta dimostrazione di quanto la
nostra azienda tenga alla soddisfazione dei propri clienti. Solo così alla
nostra mission potrà essere abbinato un reale significato di utilità collettiva oltre che imprenditoriale. Ed è
ciò a cui teniamo di più. Agostino Ballone
Presidente e CEO Gruppo Baltour
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Quando Firenze era
la Capitale d’Italia
Mete da Scoprire
È il 3 febbraio del 1865, da pochi
mesi si è deciso che la capitale del
giovane Regno d’Italia cambierà.
Quel giorno, dopo gli scontri di
Torino, il re Vittorio Emanuele lascia
il Piemonte e raggiunge Firenze
accolto dal popolo in festa. Per
cinque anni il capoluogo toscano
tornerà ai fasti del suo passato
rinascimentale: un centro politico e
istituzionale, cuore dell’identità italiana e città intellettuale moderna.
Centocinquant’anni sono passati e
nel 2015 Firenze ha celebrato con
tutti gli onori l’importante anniversario, tra appuntamenti istituzionali
ricorrenze. Da visitare la Galleria
d’arte moderna di Palazzo Pitti che
il 19 novembre inaugurerà l’esposizione “Firenze Capitale 18652015. I doni e le collezioni del Re”.
In mostra fino ad aprile le opere
d’arte e gli arredi raccolti da Vittorio
Emanuele II per la sontuosa reggia
di Palazzo Pitti. Da fine novembre
al 26 febbraio 2015, invece, nella
Galleria del Costume rivivrà il “Gran
Ballo a Palazzo Pitti”: la memorabile festa per la Capitale che il 28
novembre 1865 riunì alla Reggia
Pitti reali, ambasciatori, parlamentari e notabili. Ancora, il Salone
Palazzo Pitti
A distanza di centocinquant’anni
la Città del Giglio celebra l’anniversario
ed eventi culturali che hanno fatto
della “Città del giglio” una delle
mete italiane imperdibili insieme
alla Milano dell’Expo. Come se non
bastasse, poi, quest’anno ricorre
il 750esimo anno dalla nascita di
Dante e Firenze, naturalmente, è
in testa nelle celebrazioni mondiali (350 eventi di cui 187 in Italia)
finalizzate a rendere omaggio al
Sommo Poeta.
Un motivo in più, dunque, per visitare la città toscana e i luoghi che
stanno accompagnando le due
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FIRENZE
Collegamenti BALTOUR
per FIRENZE
• Quattro partenze giornaliere da
Abruzzo, Lombardia e Piemonte
• Tre partenze giornaliere da
Emilia Romagna, Lazio e Marche
• Due partenze giornaliere da
Campania, Puglia e Umbria
• Una partenza giornaliera da
Veneto, Liguria, Calabria e Sicilia
Mete da Scoprire > Quando Firenze era la Capitale d’Italia
Il 2015 è anche
il 750esimo
anno dalla nascita
di Dante Alighieri
Piazza Santa Croce
A SPASSO CON IL SOMMO POETA
Un modo per celebrare Dante è viaggiare nel tempo e scoprire la città in cui visse
fino all’esilio avvenuto nel 1302. Si parte dalla basilica di Santa Maria Novella,
iniziata nel 1279. Qui l’autore della Commedia frequentò il celebre Studium, ammirò
opere come il “rivoluzionario” crocifisso ligneo di Giotto e la Madonna Rucellai di
Duccio di Boninsegna (oggi custodita agli Uffizi). Nel museo è conservato un ritratto
di Dante tra gli affreschi trecenteschi del Cappellone degli Spagnoli. Altro capolavoro
del romanico fiorentino è il Battistero di San Giovanni, «il mio bel San Giovanni» lo
chiamava Dante che qui fu battezzato. Il mosaico con le raffigurazioni del Paradiso e
dell’Inferno hanno di certo ispirato le visioni dantesche della Commedia, così come
le atmosfere rarefatte della Chiesa dei Santissimi Apostoli in piazza Limbo. Lungo la
navata sinistra della Cattedrale di Santa Maria del Fiore (1296) si
trova la
celebre opera Dante che mostra la Divina Commedia di Domenico
Michelino (1465). Il cuore politico della città era invece Palazzo
Vecchio, oggi sede del Comune. Fu iniziato nel XIII secolo per
ospitare i Priori – i rappresentanti politici delle Arti – e dunque
anche Dante che ricoprì l’incarico nel 1300. Le riunioni
politiche si svolgevano però nella vicina chiesa di San Pier
Scheraggio (poi inglobata negli Uffizi) e, dal pulpito romanico
ora conservato in San Leonardo in Arcetri, parlarono sia
Boccaccio sia Dante. Vicino all’edificio di Orsanmichele è
situato il Palagio dell’Arte della Lana, dal 1988 sede della
Società Dantesca Italiana. Percorrendo via Dante Alighieri
si arriva al “quartiere dantesco” (non ci sono fonti certe
ma è probabile che il Poeta vivesse in quest’area) e alla
cosiddetta Casa di Dante, replica ottocentesca di una tipica
“casa torre”. Qui è stato ricavato l’omonimo museo, a due
passi dalla Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi dove
fu sepolta Beatrice Portinari, musa ispiratrice della
Divina Commedia.
del Dugento a Palazzo Vecchio
fino a gennaio farà da location alla
mostra “Il Principe dei Sogni” con
l’esposizione degli arazzi medicei di
Pontorno e Bronziono.
E quasi come se volesse farsi perdonare l’esilio, la città natale di
Dante quest’anno ha reso omaggio al Sommo Poeta con tutti gli
onori. Mostre, letture, conferenze
ed eventi hanno accompagnato le
celebrazioni del 750esimo anniversario della nascita di Dante.
Il momento più alto in Italia si è
svolto il 4 maggio al Senato con l’omaggio musicale di Nicola Piovani
e Rosa Feola, seguito dalla lectura
dantis di Roberto Benigni. Il capoluogo toscano, invece, il 14 maggio ha aperto le commemorazioni
con la rievocazione della grande
sfilata dei Gonfaloni con cui, al
tempo di Firenze Capitale, fu inaugurata la statua di Dante in Piazza
Santa Croce. A chiudere le celebrazioni, il 28 dicembre, il debutto al
Salone dei Cinquecento di Palazzo
Vecchio di “Ballo1265”, spettacolo
di Virgilio Sieni (direttore del settore
danza della Biennale di Venezia)
che porterà in scena 33 canti in
forma di danza.
A PISA 100 OPERE
DI POMODORO
Oltre 100 opere di Arnaldo Pomodoro
in mostra a Pisa fino al 31 gennaio
2016. L’esposizione coinvolge più
luoghi (Palazzo dell’Opera, il museo
delle Sinopie e piazza dei Miracoli). Tra
sculture, progetti, disegni e documenti,
le opere raccontano la vicenda artistica
del grande scultore, dialogando con
alcuni gessi dei maggiori interpreti
della scultura medievale pisana, Nicola
e Giovanni Pisano.
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La magia di Lione,
romantica e moderna
Mete da Scoprire
Lione, vista dall’alto
È l’alternativa perfetta alla più
“classica” Parigi per chi sceglie
l’Oltralpe come mèta di una breve
vacanza d’autunno. E non solo
per la vicinanza con i confini italiani. Romantica come la Capitale
di Francia, moderna e al tempo
stesso ricca di storia e cultura,
Lione offre un unicum davvero
sorprendente ai suoi visitatori. Un
racconto che si snoda tra secoli
d’arte, stili, popoli e usanze millenarie. Il tutto adagiato sulle colline
di Fourvière e della Croix-Rousse,
dove confluiscono il Rodano e
la Saona.
Città dalle origini antichissime
(Lione fu fondata intorno al 43 a.C.
come colonia romana), il capoluogo
della regione Rodano-Alpi conserva
le tracce del suo illustre passato
soprattutto nel cuore del centro
La Vieux Lyon
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storico rinascimentale, ricono- dove assaggiare le prelibatezze
sciuto Patrimonio Universale dell’U- della cucina lionese.
manità dall’Unesco. Nella Vieux Alla fine di rue Saint-Jean si trovano
Lyon spicca la cattedrale gotica la Place du Change e la maison
di Saint-Jean, costruita tra il XII e Thomassin, tra le più antiche della
il XV secolo. La parte più antica è città (come testimonia la facciata
l’abside semicircolare in stile roma- gotica del XIV secolo) e nota anche
nico. La facciata, invece, di tipo come “casa delle bestie” per la
gotico, si staglia serrata tra basse presenza di medaglioni raffiguranti
torri. L’interno a tre navate custo- mostri. È invece in stile rinascimendisce opere straordinarie come tale classico la casa di Enrico IV.
la chapelle des Bourbons del XV Sulla stessa via s’incontrano l’hotel
secolo o il solenne coro romanico- Paterin con cortile a gallerie e torre
borgognone. Il percorso nel centro scalare e l’hotel Bullioud con galleria
storico prosegue sotto lo sguardo
della basilica-santuario di Fourvière
eretta sulla sommità della collina
Il centro storico è
durante la guerra franco-prussiana
del 1870. Il centro si snoda poi tra riconosciuto dall’Unesco
piazze e viuzze, i caratteristici tra- Patrimonio Universale
boules (passaggi ricavati all’interno
delle abitazioni per spostarsi da dell’Umanità
una via all’altra) e i tipici bouchon
Mete da Scoprire > La magia di Lione, romantica e moderna
FRANCIA
Collegamenti BALTOUR
Collegamenti capillari dalle principali
città italiane alle seguenti località della
Francia: Lyon, Dijon, Strasbourg, Nancy,
Metz, Paris, Lille, Orleans, Tours,
Bordeaux, Angeres, Nantes, Rennes,
Caen, Le Canne, Puget-Sur-Argens,
Toulon, Marseille, Aix-En-Provence,
Avignon, Montpellier, Nimes, Beziers,
Narbonne, Toulouse, Perpignan
La cattedrale di Saint Jean
rinascimentale nel cortile. Dal centro storico parte infine la salita
Carmes-Déchaussés et Nicolas-deLange: quasi 800 scalini che conducono alla collina Fourvière dove
si può ammirare dall’alto la Città
Vecchia. Altro luogo imperdibile
è Rue Cléberg, con il Museo della
civiltà gallo-romana che dà anche
accesso al teatro antico (risalente
al 15 a.C.) Un tempo accoglieva fino
a diecimila spettatori, oggi ospita
il celebre festival de “Le Notti di
Fourvière”.
Tra i caratteristici traboules
e i tipici bouchon si possono assaggiare le prelibatezze locali
Com’è noto, per secoli Lione è stata
anche capitale della seta. La storia
di quest’arte vive ancora sulla collina della Croix-Rousse. A iniziare
dalla Maison des Canuts (l’ultimo
laboratorio in cui i setaioli utilizzavano telai Jacquard), l’associazione
Soierie Vivante (“seteria vivente”),
l’edificio della Condition des soies o
la Cour des voraces, luogo simbolo
della rivolta dei setaioli. Incantevole
ITINERARI FRANCESI: ARTE E CULTURA DA PARIGI A CHAMONIX
Arte e cultura ma anche natura e
sport. Un bell’itinerario invernale in
terra di Francia è quello che parte
dall’imperdibile visita della Capitale, per
poi spostarsi a Lione fino ad arrivare
nel cuore delle Alpi del Nord. Teatro di
ben tre Olimpiadi invernali, le Alpi del
Nord sono sinonimo di alta montagna
con la cima simbolo per eccellenza: il
Monte Bianco. Grenoble è una città
viva e accogliente che vive in costante
slancio verso le cime dei massicci
circostanti. Ai piedi del Monte Bianco si
trova poi Chamonix, una delle più belle
stazioni sciistiche a livello mondiale.
La località offre uno scenario naturale
mozzafiato e innumerevoli possibilità
di vivere la montagna in ogni stagione
dell’anno. Tappa alternativa di questo
percorso “a spasso per la Francia” può
essere Tolosa. Città del Sud ad un’ora
e mezza dal Mediterraneo o dai Pirenei,
Tolosa ha molti luoghi e monumenti da
visitare tra le sue viuzze medievali o
lungo gli argini del Canal du Midi. Da
non perdere, una sosta nelle bodegas,
piccoli e caratteristici bar che animano
la città francese.
Chamonix
poi Place Des Terraux che ospita il alcuni. Tra i monumenti contempoMunicipio e la fontana di Bartholdi, ranei, infine, merita attenzione l’Oopera dello stesso scultore della pera Nazionale di Lione in piazza de
Statua della Libertà di New York. la Comédie (ricostruita nel 1993 da
Qui si trova anche il Museo di Belle Jean Nouvel e con ancora intatte le
Arti di Lione, in cui è custodita la parti in stile neoclassico risalenti
collezione di monete più importante all’Ottocento) e, lontano dai luoghi
della Francia (circa 50mila) oltre più turistici, le vie con i murales reaad opere di Van Gogh, Rembrandt, lizzati dagli artisti della Cité de la
Manet, Matisse, per citarne solo Création.
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Monaco di Baviera,
la “metropoli
con il cuore”
Mete da Scoprire
La chiamano Welstadt mit Herz, la
“metropoli con il cuore”, e non è così
difficile capire il perché. Parliamo
di Monaco di Baviera, oggi più che
mai centro nevralgico dell’economia,
della storia e della cultura
dell’Europa del Terzo Millennio.
Cosmopolita e hi-tech, moderna e
al tempo stesso orgogliosa del proprio patrimonio artistico, la capitale
Il Nuovo Municipio
bavarese è una città da vivere in
ogni suo angolo più nascosto tra
monumenti e musei (oltre quaranta), vie dello shopping e viste
mozzafiato sulle Alpi. Visitarla tutta
in poche ore è un’impresa ardua se
non impossibile. Proviamo comunque a tracciare un breve itinerario
“mordi e fuggi” per scoprire la città
tedesca in questo periodo dell’anno,
magari in occasione dell’Oktoberfest o a Natale con gli immancabili e
suggestivi mercatini.
La capitale bavarese è una città tutta da vivere tra monumenti, musei e vie dello shopping
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Il centro storico di Monaco è un
autentico museo a cielo aperto.
L’edificio simbolo, in Marienplatz,
(la piazza della Vergine Maria) è il
Neues Rathaus, il nuovo municipio
in stile neogotico che ha cambiato
volto allo skyline della metropoli
tedesca. Dalla sua torre, peraltro,
s’arriva ad ammirare la maestosità delle Alpi. Splendido poi l’orologio mobile, il Glockenspiel, con
due scene delle nozze del duca
Guglielmo e la danza contro la
peste dei bottai. Altro luogo inconfondibile della città è la Cattedrale
tardogotica intitolata alla Beata
Mete da Scoprire > Monaco di Baviera, la “metropoli
È IL MOTORE ECONOMICO DELLA GERMANIA
Monaco è da sempre il motore economico della “locomotiva” tedesca. Qui hanno
il loro quartier generale colossi come Siemens, Bmw (da visitare il museo della
casa automobilistica ospitato in un’avveniristica torre d’acciaio), Allianz e Munich
Re nel settore assicurativo. Il capoluogo
bavarese è anche centro innovativo
nel campo delle biotecnologie ed è la
seconda città finanziaria tedesca dopo
Francoforte. Sede del secondo aeroporto
del Paese, Monaco infine è una delle
capitali europee dell’editoria ed è sede,
tra l’altro, del quotidiano Süddeutsche
Zeitung, della tv pubblica ARD e di quella
commerciale Pro7-Sat1.
GERMANIA
Collegamenti BALTOUR
Collegamenti capillari dalle principali
città italiane alle seguenti località
della Germania: Munchen, Bietingen,
Ingolstadt, Nurnberg, Leipzig,
Berlin, Regensburg, Stuttgart,
Karlsruhe, Mannheim, Frankfurt,
Koln, Dusseldorf, Essen, Dortmund,
Hannover, Hamburg
Vergine Maria, la Frauenkirche, con
La Cattedrale
le sue due torri che s’innalzano rag- Si può scoprire in occasione
giungendo quasi cento metri d’altezza (basti pensare che la punta dell’Oktoberfest della cupola della torre nord è presa o magari a Natale a punto di riferimento per misurare
con i suggestivi mercatini
l’intero territorio bavarese). Sempre
nel cuore del centro storico, s’incontrano la chiesa di Saint Peter,
il nuovo centro culturale ebraico, come Leonardo da Vinci, Dürer,
lo storico mercato all’aperto e la Rembrandt, Rubens, per citarne solmitica birreria Hofbräuhaus. Aperta tanto alcuni. Nella Neue Pinakothek
nel lontano 1589, da allora è un si passa al periodo che va dal tardo
po’ la “mecca” degli amanti della Settecento al “secolo breve”, men“bionda” provenienti da ogni parte tre la Pinakothek der Moderne ha
del mondo. Imperdibile anche una superficie espositiva di oltre
una visita al Giardino inglese, spa- 12mila metri quadrati che ne fanno
zio verde cittadino tra i più grandi uno dei più grandi musei al mondo
d’Europa, e al Residenz, ex palazzo nel campo delle arti figurative con- itinerario si chiude all’Olympiapark,
reale dei monarchi bavaresi e sede temporanee. Molti poi i musei da nella parte Nord di Monaco, teatro
del governo al cui interno sono ammirare, a iniziare dal Deutsches delle Olimpiadi del 1972. La torre
ospitati anche splendidi musei. Museum sull’isola dell’Isar, tra i più alta quasi trecento metri e l’audace
Spostandosi dal centro, i fasti antichi e grandi del mondo con più copertura dello stadio fanno di quedel passato vivono all’interno del di trecento sale dedicate al mondo sto spazio il simbolo della Monaco
Nymphenburg, residenza estiva delle scienze e delle arti. Il nostro moderna.
della famiglia reale Wittelsbach
costruita nel XVII secolo. Il vasto
E PER DUE SETTIMANE DIVENTA
complesso barocco incanta con i
suoi arredi preziosi, la Galleria con i
LA CAPITALE DELLA BIRRA
ritratti delle “bellezze” amate da re
Ogni anno per due settimane Monaco diventa la
Luigi I, l’eleganza della facciata e le
capitale mondiale della birra. È l’Oktoberfest, dal
suggestioni del suo grande parco.
1810 rito collettivo che richiama 6 milioni di visitatori
Gli appassionati d’arte non
da ogni parte del pianeta. Ospitata al Theresienwise,
potranno invece perdere le tre
quest’anno la festa si terrà dal 19 settembre al
pinacoteche della città. Su tutte
4 ottobre. Come da tradizione, tutte le birre più
la Alte Pinakothek dedicata alla
famose di Monaco avranno un loro stand allestito
pittura europea fra Trecento e
in modo diverso dove divertirsi tra boccali di birra,
Settecento: oltre 800 opere conpiatti tipici e tutto il calore del folklore bavarese.
servate tra cui quelle di maestri
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«Costruiamo un ponte
tra le nostre imprese
e la Silicon Valley»
Il Personaggio > Intervista a Alberto Onetti
Diviso fra Europa e Stati Uniti, più portato al pessimismo e dove un’impresa che continua il busilavora per creare un ponte fra la c’è un eccessivo realismo che ness iniziato qualche generazione
Silicon Valley e le startup euro- porta a coltivare sogni poco ambi- prima e dove ci sono imprenditori
pee. Così recita il suo profilo sul ziosi, piccoli. Se tu coltivi sogni spesso di seconda, terza generablog “Silicon Valley” di Corriere.it di piccoli, poi difficilmente realizzi zione. La startup è invece un procui è autore insieme all’ex Google qualcosa di grande».
getto nuovo, lanciato da persone
Marco Marinucci. Stiamo parlando
che molto spesso non hanno alle
di Alberto Onetti, presidente della Siamo portati spesso ad asso- spalle una precedente esperienza
Mind the Bridge Foundation, fonda- ciare il concetto di startup a un’i- imprenditoriale o ne hanno una
zione californiana che promuove dea positiva. Ma in realtà poi le totalmente separata dal nuovo prol’impenditorialità in Europa e nel startup, almeno in Italia, quante getto. Persone che cercano di fare
mondo, e referente della Startup possibilità hanno di trasformarsi qualcosa di nuovo, qualcosa che
potenzialmente diventi grande»
Europe Partnership (SEP), l’inizia- in realtà consolidate?
tiva che la Commissione Europea
gli ha affidato per sostenere la
Con quali probabilità di successo?
creazione di startup di successo.
«Con la grande probabilità che le
“Le startup sono imprese
Docente all’Università degli Studi
iniziative si traducano in niente.
Quando provi a fare qualcosa di
dell’Insubria di Varese, ha con- come le altre
tribuito ad avviare e far crescere Eppure si crea una dicotomia molto nuovo, le statistiche dicono
diverse aziende (tra queste c’è
che nel 75-80% dei casi le aziende
Funambol, società californiana lea- tra i due mondi”
chiudono e non riescono. Ed è
der al mondo nel campo del mobile
totalmente normale. Io dico però
personal cloud). È autore anche di
che questa dicotomia tra il vecchio
diverse pubblicazioni. Lo abbiamo «Prima di tutto bisogna sgom- e il nuovo è inutile e pericolosa. È
intervistato per capire meglio come brare il campo dai luoghi comuni. inutile perché stiamo comunque
si sta sviluppando il mondo delle Le startup sono imprese come parlando sempre di fare impresa.
startup e dove va l’innovazione.
tutte le altre. E invece si sta cre- È pericolosa perché questi due
ando quasi una dicotomia tra il mondi hanno un grandissimo bisoProfessor Onetti, qual è la vera dif- mondo delle startup e il mondo gno di comunicare. Se da sole posferenza tra Silicon Valley e le star- delle imprese, che forse è la cosa sono combinare poco, integrate
tup europee? E perché c’è bisogno peggiore che si possa fare in que- nella struttura industriale esistente
di creare un ponte?
sto momento. Bisogna partire dal possono essere invece un efficace
«La grande differenza, al di là della fatto che ci sono imprese che cer- strumento di innovazione e rinnodistanza fisica, è la mentalità. La cano di fare qualcosa di nuovo, di vamento in un tessuto produttivo
Silicon Valley è un posto fantastico, innovativo, e che ci sono gruppi di che si è un po’ seduto o si è fercaratterizzato da una grandissima persone che partono da zero. Un mato in termini di capacità innopositività e dalla capacità di col- po’ l’opposto del concetto della vativa. Questo è proprio il lavoro
tivare e realizzare sogni grandi. piccola-media impresa familiare, che stiamo facendo con Mind the
L’Italia e l’Europa sono un posto tradizionale, italiana. Questa è Bridge, creare un ponte».
12
Il Personaggio > Intervista a Alberto Onetti
Con quale obiettivo?
al mondo. Poi abbiamo aggiunto trasversale. Tutto quello che è
«Quello che in Silicon Valley è molto anche programmi per gli investi- nuovo ha infatti una componente
comune, give back something, dare tori e per manager di imprese esi- digitale, anche settori molto tradiindietro qualcosa. Quando rag- stenti che hanno bisogno di capire zionali. Poi oggi i grandi temi che
giungi qualcosa nella tua vita, c’è questo mondo, di aprirsi all’innova- stanno tirando tantissimo sono
una specie di obbligo morale ad zione. Inoltre la Commissione euro- quelli degli open data, dei wearaaiutare gli altri a conseguire qual- pea ci ha affidato un programma, bles (un esempio è l’iWatch, ndr) o
cosa di simile, anche solo per “Startup Europe Partnership”, il dei droni, un settore dove tendenspiegargli gli errori che ha fatto ed cui obiettivo è quello di creare un zialmente ci possono essere degli
evitare che li ripetano. L’idea che ponte tra le startup europee e le sviluppi esponenziali».
avevamo quando abbiamo cre- grandi imprese a livello mondiale».
ato la Fondazione era di aiutare la
Basta un’idea buona o migliore
nostra patria d’origine, l’Italia, a
delle altre per fare una startup?
pensare a questi temi di cui sette«No, il 5% è idea e il 95% execution.
“Da sole possono
Se hai un’idea è fantastica ma poi
otto anni fa non parlava nessuno.
non riesci a realizzarla prima degli
Adesso il concetto delle startup è combinare poco,
fin troppo inflazionato».
altri
e meglio degli altri, alla fine
ma integrate nell’industria
non combinerai niente. La tipica
frase che si sente dire in Italia, “io
Di cosa vi state occupando in que- possono innovare”
sto momento?
non parlo di quello che sto facendo
«Stiamo portando avanti un properché me lo copiano”, viene pergramma che si chiama “Startup Quali sono oggi i settori più inte- cepita quasi come una bestemmia
perché i sogni tenuti nel cassetto
school”. L’obiettivo è aiutare a ressanti per una startup?
capire cosa significa fare una star- «C’è il grande tema del digitale che rimangono lì».
tup nel posto dove ce ne sono di più non è un settore ma un tessuto
13
«Vi spiego
il Paese che
#ciinteressa»
IlIdee
Personaggio
in movimento
> Intervista
> Matteoa Giudici
di Matteo Giudici*
Chi non ha mai sentito parlare
della cosiddetta “fuga di cervelli”?
Probabilmente nessuno, perché
nel nostro Paese questo è un
tema quasi all’ordine del giorno.
A giudicare da quanto emerge dai
massimi canali di informazione,
infatti, pare che i giovani italiani
più promettenti non vedano l’ora
di abbandonare l’Italia ed andare
alla ricerca di “un posto migliore”
che permetta loro di esprimere al
meglio le proprie qualità.
Ma siamo davvero così convinti
che fare i bagagli e lasciare questo Paese sia il desiderio di tanti
giovani italiani? Sicuramente
Convegno di Santa Margherita Ligure
© Filippo Federico
14
si potrebbero elencare un gran
numero di esperienze che diano
legittimità a questo assunto, ma
altrettanto sicuramente si potrebbe
trovare il modo di dare voce a tutti
quei giovani che scelgono di rimanere e intraprendere la propria carriera in Italia.
“A Santa Margherita Ligure
abbiamo parlato
del coraggio
del cambiamento”
La responsabilità che mi sento
oggi è proprio quella di fare tutto il
possibile affinché questa seconda
opzione sia concreta e realizzabile,
e il nostro Paese torni ad essere
motore dello sviluppo ed attrazione
per i giovani, italiani e non.
A maggio, ci siamo trovati a Santa
Margherita Ligure, per il convegno
annuale dei Giovani Imprenditori,
movimento di cui faccio parte, a
parlare proprio di questo. A gettare
le basi per dialogare con la politica,
il mondo dell’impresa e la società,
invitandone i rappresentanti, con
l’intento di creare un ecosistema
che porti a confrontare le diverse
visioni, definire le strategie comuni
e le traduca in politiche per costruire il futuro. Abbiamo parlato del
“coraggio” di intraprendere una
strada di rottura e cambiamento
e del “coinvolgimento” di tutti gli
attori, fondamentale per definire
regole e politiche coerenti, concrete e condivise per stabilire seriamente la ripartenza dell’Italia.
Perché il nostro Paese #cinteressa,
per noi, per le nostre imprese, per
la nostra società; una società dove
la legalità sia la regola condivisa
e non un’opzione, e dove ci batteremo in prima persona contro la
IlIdee
Personaggio
in movimento
> Intervista
> Matteoa Giudici
Matteo Giudici
corruzione. Sappiamo esattamente
“l’Italia che vogliamo” e per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo
bisogno del supporto della politica,
che ci sostenga con leggi chiare e
trasparenti e con la definizione di
una policy industriale che dia la
possibilità agli imprenditori di creare un piano di sviluppo serio e
lungimirante, per la stesura della
quale tutto il movimento ha dato la
totale disponibilità a collaborare.
Tanti sono i passi da percorrere
all’insegna del cambiamento, nella
direzione di una maggiore deduzione fiscale per chi investe in
nuove imprese, dell’abbattimento
dei contenziosi amministrativi,
della riduzione del numero delle
stazioni appaltanti, della riforma
della Pubblica Amministrazione.
Ma il punto è che tutto questo deve
essere fatto senza paura, perché
come diceva Giovanni Falcone «che
le cose siano così, non vuol dire
che debbano andare così. Solo che,
quando c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi
è un prezzo da pagare, ed è allora
che la stragrande maggioranza
preferisce lamentarsi piuttosto che
fare».
Noi, Giovani Imprenditori, non
vogliamo fermarci alle parole,
“Vogliamo una società
dove la legalità
sia la regola condivisa
contro la corruzione”
abbiamo definito gli obiettivi e
ora siamo a disposizione per svilupparli, insieme con la politica e
la società, “perché l’Italia è dove
sono e dove vogliamo che restino
le nostre imprese”, e, citando il
Presidente dei Giovani Imprenditori
Marco Gay, “per le nostre imprese
l’Italia sarà anche il Paese più complicato del mondo, ma per noi è
semplicemente quello più incredibile”.
*Vice Direttore “Quale Impresa”
@giudicimat
Santa Margherita Ligure
15
Cinque regole d’oro
per farsi assumere
Focus Lavoro
Centinaia e centinaia di curri- Italia, secondo i dati Istat) e lo sa Prima dell’incontro,
cula inviati, ore ed ore a spulciare anche chi, tra recruiters e selezio- studiate bene l’azienda
annunci e mai che arrivi almeno il natori, si trova davanti il difficile Il primo step è preparare il colloclassico “le faremo sapere”. Poi, compito di scegliere il candidato quio senza lasciare nulla al caso.
quando la fiducia sembra svanire, ideale tra tantissimi profili.
Bisogna conoscere l’azienda, spulecco che il telefono squilla: «Il suo Come superare dunque lo sco- ciare il suo sito per sapere cosa fa,
curriculum è stato valutato positi- glio del colloquio di lavoro? E quali qual è la sua storia e la sua mission.
vamente e saremmo lieti di incon- sono le “regole d’oro” da seguire Rileggere il curriculum è fondamentrarla nella nostra sede». Nell’era per convincere di essere la per- tale per essere pronti a esporlo e
della crisi che non dà tregua, sona giusta al posto giusto? Di rispondere ad eventuali domande
quando il lavoro si fa mèta sempre “vademecum” ne esistono molti su “trabocchetto” (ad esempio sui
più lontana, ottenere un colloquio siti d’orientamento e di agenzie per “punti morti” della propria carriera).
è già un traguardo non da poco. Lo il lavoro. Ecco cinque consigli su Le possibili domande di un collosanno soprattutto i tanti giovani come affrontare al meglio l’impor- quio – anche le più frequenti su
senza occupazione (oltre il 40% in tante appuntamento.
carattere e vita personale – vanno
16
Focus Lavoro > Cinque regole d’oro per farsi assumere
elaborate insieme alle risposte in
modo da risultare più sicuri e credibili al nostro interlocutore.
direttori del personale la quasi di studio o lavoro («Come ha
totalità presta attenzione al “lin- affrontato gli studi universitari?»,
guaggio del corpo”. Più dell’80% «Spieghi la sua professione e cosa
tiene conto della stretta di mano vorrebbe fare») fino alle domande
Gli ultimi accorgimenti
e della postura. Dunque occhio a sul modo d’essere («Cosa fa nel
per non lasciar nulla al caso
quest’aspetto senza però esage- tempo libero?», «Mi dica tre punti
È arrivato il fatidico giorno: in pochi rare: i messaggi da far passare di forza e di debolezza del suo
minuti ci si gioca tutto. L’ansia è sono la motivazione e la prepa- carattere»). Qui vincono sincetanta, è normale, ma va dosata razione per ricoprire quel posto rità e sicurezza nelle risposte, da
evitare risposte negative senza
e controllata. Iniziamo dal come di lavoro.
vestirsi perché è vero, “l’abito non
motivarle. Spesso un colloquio si
fa il monaco”, ma scegliere un Sicurezza e sincerità,
chiude con la domanda: «Ha qualabbigliamento curato e ordinato come rispondere alle domande
cosa da chiedere?». È il momento
è già un buon biglietto da visita. Partiamo da un assunto: come di dimostrare di conoscere bene
Portare sempre con sé una copia scrive Piergiorgio Argentero l’azienda o di voler entrare nel detdel proprio curriculum (anche se i (docente universitario di Psicologia taglio della posizione per cui si è
selezionatori ne avranno già una del Lavoro), il colloquio è uno stati contattati.
davanti) e arrivare puntuali, meglio «scambio di informazioni (…) con la
con qualche minuto d’anticipo. Se finalità di valutare i possibili aspi- Dopo il colloquio,
c’è da aspettare in sala d’attesa ranti per una certa mansione e di cosa bisogna fare?
non mostrare tensione: già da qui scegliere la persona più adatta Colloquio terminato, non resta che
si è sotto osservazione.
a svolgerla nel modo ottimale». aspettare l’esito. Nel frattempo, è
Serve dunque un approccio pro- bene riflettere sulle risposte date,
La comunicazione non verbale
positivo e non “di chiusura” per quali errori vanno evitati in futuro. È
è un fattore decisivo
esporre il proprio percorso for- un esercizio utile soprattutto se in
Dal sorriso alla stretta di mano mativo, professionale e anche previsione c’è un secondo incontro
(decisa ma non troppo energica), umano. Le domande possibili con la stessa azienda. Altrimenti,
dal “contatto visivo” fino alla sono tantissime. Semplificando, mai dimenticare che ogni collopostura, la comunicazione non si va da quelle sul lavoro propo- quio è un momento di crescita:
verbale è decisiva per la buona sto («Perché scegliere lei?», «Cosa più se ne fanno e più si migliora.
riuscita di un colloquio di lavoro. conosce della nostra società e L’occasione giusta prima o poi arriSecondo la società leader di quale può essere il suo apporto») a verà, basta esser pronti e sopratrecruitment Robert Half, su cento quelle sulle precedenti esperienze tutto preparati.
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Il disegnatore italiano
che piace a Hollywood
Cinema > Intervista a Cristiano Donzelli
L’italiano Cristiano Donzelli, di Ho avuto l’opportunità di fornire
origini abruzzesi, è uno degli molte idee per il film».
storyboard artists, ovvero disegnatori di sceneggiature, più noti Quali altri lavori hai portato a ternel mondo del cinema. Ha col- mine ultimamente?
laborato con otto premi Oscar, «Ho lavorato al remake di un film
tra scenografi, sceneggiatori e
registi. Ha affiancato Gabriele
Salvatores in “Educazione siberiana”, Paul Haggis nelle riprese
di “Third person” e Alessandro
Siani ne “Il Principe abusivo” e
“Si accettano miracoli”. Ha anche
lavorato con lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti, ha
realizzato i disegni del film “The
Haunting” prodotto da Steven
Spielberg e diretto da Jan De
Bont, ha curato gli storyboard per
le scenografie del film “Gangs of
New York” di Martin Scorsese.
In seguito, è stato chiamato da
Ridley Scott a Londra per “Le
Crociate”. Nel suo curriculum
spunta anche la collaborazione
con Spike Lee per “Miracolo a
Sant’Anna”. Parallelamente, ha
intrapreso l’attività di regista
per spot pubblicitari, video musicali e cortometraggi. Lo abbiamo
intervistato prima che a Roma si
imbarcasse per una lunga permanenza negli Stati Uniti. Ecco cosa
ci ha raccontato.
Cristiano, iniziamo dalla tua
recente collaborazione con
Alessandro Siani in “Si accettano
miracoli”. È stato divertente?
«Un’esperienza bellissima. Con
Alessandro avevo già lavorato per
il suo precedente film. Ci siamo
ritrovati e ci siamo divertiti molto.
18
che ormai è un cult, “Ben Hur”,
diretto dal regista russo Timur
Bekmambetov. Tra i protagonisti c’è Morgan Freeman. Un film
spettacolare, che ripercorre in
maniera un po’ rivista il film che
Cristiano e Ben Stiller
Cinema > Intervista a Cristiano Donzelli
Cristiano Donzelli e James McTeigue
Cristiano Donzelli
e James McTeigue
conosciamo. Come si può imma- professionale e anche di amiciginare c’è anche la classica corsa zia. È stato bello lavorare lo “story”
delle quadrighe, che ho dovuto perché lui mi mimava le scene
storyboardare interamente per la e trovarsi di fronte a un attore
sua complessità. Due settimane comico, vederselo davanti mendi girato con scene spettacolari, tre recita le scene, beh, sembra di
stunt, quadrighe preparate appo- vedere il film in diretta. Era difficile
sitamente a livello meccanico rimanere seri durante il lavoro».
per compiere determinate evoluzioni. Per questo film ho lavorato Quante ore lavori al giorno e
tre mesi a strettissimo contatto come si svolge il tuo lavoro?
con Jim Rygiel, il supervisore degli «Per rispondere alla prima
effetti speciali de “Il Signore degli domanda, posso dirti che sono
Anelli” con cui ha vinto tre premi almeno dodici ore di lavoro al
Oscar. Un personaggio straordi- giorno. È un’attività davvero
nario, come pochi. Ci si immagina impegnativa. Per quanto riguarda
che queste persone siano inarriva- invece le modalità, realizzare
bili, in realtà sono persone sempli- uno storyboard non è, come tanti
cissime e molto divertenti».
pensano, la mera esecuzione
delle indicazioni di un regista.
Non è qualcosa di automatico
“Fare uno storyboard
ma di molto creativo e artistico.
Perché il regista molto spesso ti
è qualcosa di creativo,
chiede di immaginare delle scene,
ma devi pensare
quindi di essere tu stesso regista. E spesso occorre tener conto
come un regista”
anche del budget a disposizione
per ogni singola scena e quindi
L’ultimo progetto a cui hai dei trucchi per abbassare i costi
lavorato?
e, a volte, trovare magari solu«Si tratta di “Zoolander 2”, il zioni divertenti per raccontare
seguito di un film cult. Una com- la scena».
media diretta e interpretata da
Ben Stiller con Owen Wilson e Will Quante tavole realizzi per un film?
Ferrell tra i protagonisti. Con Ben «Centinaia. Su “Zoolander 2”, ad
Stiller è nato un ottimo rapporto esempio, ho lavorato per quattro
mesi di fila mantenendo la media
di 20-25 tavole al giorno».
“A fianco di grandi
talenti e artisti
s’impara tanto
solo osservandoli”
Cosa consiglieresti a un ragazzo
che volesse seguire la tua
strada?
«Innanzitutto di guardare tanti film.
Io sono totalmente autodidatta,
mi piaceva il disegno e ho disegnato tantissimo, poi mi sono cercato i miei contatti. Ho bussato a
tante porte, sono andato spesso
a Cinecittà, mi sono fatto aprire,
insomma, quasi a forza. E mi sono
proposto inizialmente gratis pur di
imparare a fianco di grandi registi
come ad esempio Alberto Negrin.
Lavorare a fianco di questi grandi
talenti e artisti è un’ottima occasione per imparare delle cose. C’è
sempre uno scambio: tu dai un
qualcosa di tuo ma prendi anche
tanto, che è l’esperienza che questi artisti comunicano e ti mettono
a disposizione già soltanto osservandoli».
19
«Come Pavarotti,
prendo la vita
con il sorriso»
Musica > Carmela Remigio
Una carriera in continua ascesa,
punteggiata dai successi che le
hanno dato in particolare i ruoli
mozartiani. Carmela Remigio è una
delle stelle del firmamento lirico
internazionale. Erede della migliore
tradizione vocale italiana, ha ini-
“Luciano era un artista
che affrontava
sempre con positività
i momenti professionali”
ziato gli studi con Aldo Protti e si
è perfezionata con Leone Magiera.
Ha debuttato diciannovenne, nel
ruolo della protagonista dell’opera
“Alice” di Testoni al Teatro Massimo
di Palermo, dopo aver vinto nel
1992 il concorso “Luciano Pavarotti
International Voice Competition” di
Philadelphia. «Studiavo presso il
Conservatorio “Luisa D’Annunzio”
di Pescara – racconta a Break - ed il
mio obiettivo era quello di diventare
una musicista e attraverso questo
lavoro girare il mondo. Quando
ho vinto il Concorso Pavarotti ero
appena diciottenne, per me è
stato come realizzare un sogno.
20
Un sogno che in breve è diventato attesa a Macerata dove riprenderà
un lavoro, impegnativo e a volte le prove di Bohème per la prima del
stressante». L’intervista si svolge 26 luglio allo Sferisterio. Le chiementre Carmela si trova a Parigi diamo che rapporto avesse con
ed è in procinto di cantare sotto Luciano Pavarotti. «Con il maestro
la Tour Eiffel, in occasione del con- – spiega - dopo il concorso ho cancerto della Festa Nazionale del 14 tato in molti concerti in tour per il
Luglio. Il giorno successivo è invece mondo e ho imparato a prendere
Musica > Carmela Remigio
la vita sempre col sorriso. Luciano
era una persona, un artista che
affrontava sempre con positività
e gioia i momenti professionali».
Carmela, tuttavia, non ha mai partecipato alle iniziative “extra-liriche”
di Pavarotti. Non c’è stata mai l’occasione, forse, in ogni caso lei su
questo punto è piuttosto rigida.
«Un cantante lirico – spiega - non
dovrebbe mai uscire dal repertorio
classico. La nostra casa è il teatro
d’opera. Poi io sono sempre stata
contraria alle contaminazioni poplirica». Il 2015 è un anno impegnativo ma appagante per la cantante
pescarese. E lei non nasconde di
esserne felice. «Il canto e la musica
sono una parte importante della
© Marco Rossi
“Siamo italiani
e l’opera lirica
è patrimonio nazionale
come il Colosseo”
Carmela Remigio veste i panni di
Mimì nella Bohème in scena
a Macerata a luglio 2015
© Alfredo Tabocchini
mia vita e mi sento privilegiata teatro». Le chiediamo quali sacria fare un lavoro che è anche una fici e che tipo di impegno richiede
essere una cantante lirica. «Prima
grande passione».
Tanti i ruoli interpretati da Carmela di andare in scena – spiega - devi
Remigio nel corso della sua car- studiare a memoria opere molto
riera, e sempre con grande entu- lunghe, poi devi preservare la voce,
siasmo. Alcuni di questi, però, curarla, gestirla, insomma non conl’hanno “presa” emotivamente sumarla troppo. Oggi è molto imporpiù di altri. «Mi riferisco – sottoli- tante anche mantenere un’ottima
nea - a certe eroine come Alceste forma fisica e una giusta immagine
di Gluck, da poco interpretata al per i personaggi che andiamo ad
Teatro La Fenice di Venezia. Uno interpretare in scena. Siamo nell’espettacolo con la regia di Pierluigi poca dell’immagine e anche il teatro
Pizzi, che mi ha costruito addosso d’opera richiede attenzione a queun personaggio commovente: finivo sto. Quindi, sana alimentazione, ginlo spettacolo ed ero sempre in nastica, yoga e studio continuo, e la
lacrime dall’emozione. Potrei poi mente sempre al lavoro per memodire Norma, Mimi... Come dimen- rizzare tanta musica.
ticare poi tutte le donne mozar- In tutto questo dobbiamo inserire
tiane per le quali Mozart ha scritto viaggi continui e tante ma tante valiarie sublimi, dense di sentimenti di gie sempre aperte!». Prima di conamore, malinconia, odio, con una gedarci, chiediamo a Carmela che
trasparenza ed una profondità stra- suggerimenti darebbe a chi volesse
ordinarie?». L’opera a cui Carmela avvicinarsi alla musica lirica e all’oè più legata sicuramente il “Don pera. «Per chi non avesse mai
Giovanni” di Mozart, che nel 1996 ascoltato un’opera lirica - risponde
ha segnato l’inizio della sua collabo- -, consiglio almeno una volta di
razione con Claudio Abbado e che andare a teatro a vedere Bohème
poi l’ha accompagnata in moltissimi o Traviata, Rigoletto o Trovatore.
teatri del modo. «È l’opera che ho Siamo italiani e l’opera lirica è
eseguito di più, oltre 450 volte, e nostro patrimonio nazionale, allo
non sono ancora stanca di cantarla. stesso modo in cui consideriamo
La trovo un capolavoro di musica e nostro il Colosseo». 21
L’architetto gioioso
che amava le donne
e lo champagne
Arte Italia
di Sergio Di Sabatino
Nel 2012 è morto a ben 104 anni il sede ufficiale governativa. Nel
grande architetto brasiliano Oscar 1947 fece parte, di nuovo insieme
Niemeyer, progettista di alcuni a Le Corbusier, del team internadei più famosi edifici modernisti zionale di architetti che progetdel ventesimo secolo. Niemeyer tarono il quartier generale delle
diventò famoso a livello interna- Nazioni Unite a New York. Negli
zionale con la progettazione e anni successivi la Yale University
la costruzione di Brasilia, nuova gli offrì una cattedra e la Harvard
capitale del Brasile,
tra gli anni Quaranta
e Cinquanta. Il suo
orientamento politico
lo costrinse all’esilio in
Europa negli anni della
dittatura militare in
Brasile. Alla fine degli
studi iniziò a lavorare
nello studio dell’architetto Lucio Costa ed i
suoi primi lavori importanti risalgono agli
anni Trenta.
Nel 1939, quando era
ancora dipendente di
Lucio Costa, fu a capo
della commissione di
architetti che doveva
progettare, con la
consulenza di Le
Corbusier, la sede di
Rio de Janeiro del ministero dell’Istruzione e
della Sanità. Il palazzo
è stato il primo grattaLa Cattedrale di Brasilia
cielo utilizzato come
22
Graduate School of Design la posizione di rettore, ma gli fu rifiutato
il visto di ingresso negli Stati Uniti
per le sue posizioni di sinistra
(pare che Fidel Castro abbia detto
una volta: «Niemeyer e io siamo gli
ultimi comunisti»).
Il periodo più importante nella
vita e nella carriera
di Niemeyer arrivò
però nel 1956. In
quell’anno Juscelino
Kubitschek venne
eletto
presidente
del Brasile e lo convocò per il progetto
di una nuova capitale,
Brasilia. Kubitschek
affidò l’organizzazione
del concorso per il
progetto della città
a Niemeyer. Il concorso fu vinto dall’architetto Lucio Costa,
il vecchio maestro di
Niemeyer, che disegnò
la pianta della città
lasciando a Niemeyer
gli edifici principali, tra
cui la residenza del
Presidente, la casa dei
deputati, il Congresso
N a z i o n a l e,
la
Cattedrale di Brasilia,
diversi ministeri e
Arte Italia > L’architetto gioioso che amava le donne e lo champagne
Il Congresso Nacional a Brasilia
diversi edifici residenziali. Brasilia
fu progettata, costruita e inaugurata in quattro anni. Niemeyer fu
nominato capo responsabile del
collegio di architettura dell’Università di Brasilia.
In Italia una delle sue opere
più importanti è la sede della
di un brasiliano doc. In tutte le
sue opere resta fondamentale un
aspetto estetico quasi fanciullesco
capace di colpire le sensazioni più
pure di ognuno di noi.
L’architettura di Niemeyer è divertente e gioiosa. Se ne sono accorti
anche ad Hollywood prendendo il
In tutte le sue opere
resta fondamentale
un aspetto estetico
quasi fanciullesco
Diventò famoso
a livello internazionale
con la progettazione
e la costruzione di Brasilia
Mondadori che, con la sua struttura esterna ritmata, contiene il
blocco degli uffici in vetro e totalmente sospeso.
Ma oltre questi cenni di una storia grandiosa, la cosa più importante che ci ha insegnato Niemeyer
con la sua architettura è certamente l’immensa gioia di vivere
Il Centro culturale internazionale Oscar Niemeyer
situato a Avilés, Asturie (Spagna)
suo museo come set per realizzare
una famosissima ambientazione
di uno dei film di James Bond 007.
La sua vita è stata continuamente
costellata di belle donne e grandiose feste, come si usava in quegli anni anche tra gli uomini di
estrema sinistra
E d’altronde anche egli stesso in
una delle sue ultime interviste alla
domanda «quali sono le cose più
bella della vita?» rispose secco «le
donne e lo champagne».
La sua lunga vita dimostra ancora
una volta che chi gode vive
cent’anni e anche di più!
La sede del Gruppo Mondadori a Segrate (Milano)
23
Bimbi a tavola
sani e contenti
Mamma che fame!
di Giorgia Di Sabatino
Quando una mamma dice “È pronto!” raramente
avviene quello che si vede nei film.
Nessuno risponde con entusiasmo “Arrivo!”, nessuno
si scaraventa a tavola affamato e con il sorriso, nessuno spegne la tv interrompendo il più bello dei cartoni, ma soprattutto nessun bambino spera di trovare
nel piatto broccoletti e zucchine al vapore!
No, questo non accadrà mai. Rassegnatevi genitori!
Al massimo qualche faccia curiosa si trascinerà lentamente fino in cucina con un videogioco in mano
sperando in un piatto di patatine fritte o in un gelato
al cioccolato.
Mi chiamo Giorgia e sono una food writer e una
blogger.
Una food writer scrive di cibo e non è necessariamente una cuoca. Io non lo sono, ma mi considero
una semi-esperta di ricette per bambini! Vi racconto
la mia esperienza di mamma di Luca, un bambino
di 5 anni molto sveglio e simpatico, ma dispettoso
a tavola. Durante lo svezzamento credevo di essere
la mamma perfetta perché riuscivo a fargli mangiare
tutto. La prima pappa è stata un successo. Frutta, un
successo. Formaggi di ogni genere e carne e pesce
omogeneizzati in casa. Tutto perfetto! Luca mangiava
e io ero contenta.
Poi, mese dopo mese, quando il cucchiaino non era
più in mano a me e diventava pian piano una forchetta,
Luca ha deciso che così era troppo facile per tutti e
che non avrebbe mai più mangiato quello che decidevo io! Ecco allora perché ho deciso di interessarmi
di più alla cucina, in particolare quella per i bambini.
Non sono una chef professionista, né una nutrizionista, ma semplicemente una persona che nel tempo
si è data da fare per capire cosa piace ai bambini.
24
Giorgia Di Sabatino
Non è sempre facile convincerli, ma è bello provarci e
qualche volta le soddisfazioni arrivano e ti riempiono
di gioia. I bambini hanno i loro gusti, c’è poco da fare.
Sono del parere che devono imparare a mangiare di
tutto, ma che non bisogna forzarli. Anche loro sanno
gestire il loro appetito e se dicono che non hanno
fame è inutile insistere.
Quali sono i miei trucchi per mettere tutti a tavola
con il sorriso?
Direi che per prima cosa è essenziale appunto
mostrare un bel sorriso. I genitori sono l’esempio e
quindi niente musi lunghi e via le preoccupazioni una
Mamma che fame! > Bimbi a tavola
proprio dal cibo. Il curry e la curcuma, per esempio, non mancano
mai a casa mia e mi piace utilizzarli e farli conoscere anche a mio
figlio, così come lo zenzero, la vaniglia e la cannella. E poi le erbe
aromatiche.
Molte mamme pensano di non
aver tempo di mettersi ai fornelli
e di non poter dedicare la giu-
RICETTA DELLE
“CHIPS DI ZUCCHINE”
La copertina del libro
volta rientrati a casa dal lavoro.
Cenare insieme è un momento bellissimo soprattutto per i bambini.
La condivisione è importante e tra
una chiacchierata e una risata si
mangia tutto più volentieri. Via i cellulari e TV rigorosamente spenta.
Ricordate sempre che se la
mamma e il papà non seguono
una dieta equilibrata, difficilmente un bambino vorrà farlo.
Se in casa circolano merendine e
bibite zuccherate, sarà difficile proporre alternative sane come frutta
e yogurt. Questo non vuol certo
dire che mai nella vita un bambino
dovrà assaggiare junk food, tutti lo
abbiamo fatto ed è giusto che sia
così, ma almeno non facciamolo
diventare una routine.
e diventano golose chips croccanti.
Provare per credere!
(Vi lascio la ricetta).
E poi con la famosa zuppa di
Shrek non si sbaglia mai. Volete la
ricetta? Niente di più semplice, io
chiamo così il classico passato di
verdure. Provate anche voi! A volte
basta così poco per far felice un
bambino!
INGREDIENTI
2 zucchine - 6 cucchiai di pan grattato
3 cucchiai di parmigiano
Paprika dolce qb
Olio extravergine di oliva qb
Un bicchiere di latte
Giorgia Di Sabatino con Caterina Balivo
durante la trasmissione Detto Fatto
sta attenzione all’educazione alimentare dei piccoli perché tra il
lavoro e mille impegni è difficile
applicarsi più di tanto. Sono una
mamma lavoratrice anche io e vi
dico che invece è possibile conciliare le cose soprattutto perché il
mio segreto sta nella semplicità.
Pochi ingredienti e poca fatica in
cucina, ma tantissima resa. E poi,
un altro requisito fondamentale
per far bene le cose in cucina è l’amore! Questo è l’ingrediente che
non deve mancare mai.
Io cucino sempre dato che praticamente ormai lo faccio per
mestiere, e cerco di portare a
tavola cose diverse.
Sarete a questo punto curiosi di
La varietà degli alimenti è molto sapere come faccio a far manimportante per i bambini così giare di tutto a mio figlio.
come per gli adulti. Carne, pesce, Non è facile e non sempre ho sucformaggi, verdure e frutta, pasta e cesso, ma le provo tutte.
legumi, non deve mancare nulla. A Luca, per esempio, non ama
me piace aggiungere anche le spe- le cose verdi come tutti i suoi
zie, un modo diverso per insaporire coetanei e così io cerco di
i piatti senza appesantirli e senza proporgliele in maniera originale.
usare troppo sale o troppo zuc- Le zucchine in padella o al vapore,
chero. E poi credo sia importante per esempio, sono molto molto
nell’era della globalizzazione aprire “verdi”, ma leggermente gratinate e
le porte ad altre culture partendo passate in forno cambiano colore
PREPARAZIONE
Lavare le zucchine ed eliminare le
estremità.
Affettare sottilmente le zucchine con
una mandolina.
Mescolare pan grattato e parmigiano
grattugiato.
Aggiungere delle spezie (paprika).
Rivestire una teglia con carta forno e
spennellarla con olio extravergine di
oliva.
Immergere le zucchine nel latte e
passarle poi nell’impanatura. Disporle
nella teglia, senza sovrapporle.
Condire con un filo d’olio.
Cuocere in forno a 200° per circa
10 minuti.
25
Romantica e bohémienne,
così la donna
scalda l’inverno
Moda
Romantica e un po’ bohémienne, in
perfetto stile animalier o total black
per appuntamenti di lavoro o quando
il dress code non ammette distrazioni. Una donna che non sbaglia un
colpo insomma, che saluta fantasie e
colori estivi ma non per questo rinuncia alla propria femminilità e creatività con l’arrivo della stagione fredda.
Da Parigi a New York, passando per
Londra e ovviamente Milano, le più
importanti passerelle hanno già da
tempo svelato tutte le tendenze che
riempiranno i guardaroba femminili per
l’autunno-inverno.
Donna romantica dicevamo, ed ecco
allora spuntare gonne in tessuti leggeri e fantasie floreali dentro l’armadio. O ancora camicie declinate in
nuances avvolgenti come il nocciola,
l’ocra e il blu notte. Immancabile poi
il tubino stavolta in lana o cashmere,
outfit sempre elegante ma soprattutto
adatto alle frenetiche giornate invernali. Il nero la farà invece da padrone
se c’è da essere perfette per il lavoro
o di sera, su abiti lunghi arricchiti
però di sensuali inserti trasparenti
o preziosi dettagli gold. L’alternativa
è il pantalone in total black – anche
in pelle – in abbinamento a soprabiti
dorati e stivaletti lucidi. Stile dark
quindi, ma rivisitato e “smorzato”
per non rinunciare a un pizzico d’originalità. Altro must di quest’autunnoinverno saranno le stampe zebrate (o
comunque animalier) che si faranno
26
spazio su abiti accompagnati da
borse in tinta e accessori in pelle.
Pollice verso al contrario per lo stile
etnico, mentre per una domenica al
cinema vanno sempre bene gli intramontabili jeans con un caldo maglione
e giubbino trendy.
Capitolo a parte infine per soprabiti,
cappotti e pellicce. Che sia monopetto
o doppiopetto, il maxi coat in lana e
toni pastello è di sicuro sinonimo di
eleganza. La variante in cammello è
molto glam così come quella con collo
in pelliccia. Per quest’ultimo capo, si
sa, la scelta non è solo questione di
moda. La pelliccia è apparsa su molte
passerelle anche quest’anno ma,
per le eco-chic, l’alternativa è presto
detta: indossate pellicce ecologiche,
magari in colori sgargianti sopra minidress altrettanto colorati.
LA BORSA RESTA
L’ACCESSORIO PRINCIPE
Tracolle e clutch, bauletti e secchielli.
Poco importa cosa scegliete, l’importante è sapere che la cara vecchia
borsa quest’anno torna ad essere
l’accessorio principe di qualsiasi outfit.
Tra le versioni più trendy c’è di sicuro
quella in pelliccia o in pelle. Anche
l’alternativa con le frange farà molta
tendenza specie tra le giovanissime.
I colori da non dimenticare saranno
quelli vivissimi del verde petrolio, del
rosso rubino e, perché no, del viola.
Moda > Un occhio all’armadio di lei
Un occhio all’armadio di lei
Ecco la moda ricercata e “senza generi”
La moda uomo strizza un occhio (forse) di troppo a quella
femminile e si fa più audace, sofisticata e molto ricercata.
Non è una novità e lo sappiamo, la tendenza è in atto da
molte stagioni ma mai come quest’anno le principali maison
sembrano voler rompere schemi e barriere tra i due sessi.
E c’è già chi parla di genderless style – letteralmente “stile
senza genere” – o di gender equality. Anche dentro il
guardaroba.
Cosa indosserà allora l’uomo per la stagione fredda
ormai alle porte? Stando alle più rinomate passerelle, negli armadi maschili si faranno spazio pizzi,
camicie e bluse in seta, fiocchi ed eleganti borse
a tracolla. Un must saranno i pantaloni in maglia,
comodi e avvolgenti, ok anche all’intramontabile
camicia bianca adatta ad ogni outfit, dal tradizionale al più casual. Il capo davvero glam – udite udite
– è però la pelliccia (meglio in versione eco) che da capo femminile per antonomasia s’intrufola nell’armadio maschile e
appare un po’ ovunque, su pantaloni o più semplicemente
come soprabito importante. L’alternativa classica? Il più tranquillo cappotto, minimal oppure vintage d’ispirazione ai favolosi anni ’70. Infine i colori: l’uomo di quest’autunno-inverno
vorrà divertirsi anche su questo fronte passando con disinvoltura dal rosso in ogni sfumatura al verde petrolio, fino al
marrone e il blu elettrico.
E AL POSTO DELLA VALIGETTA
SPUNTA LO ZAINO
Voglia di osare anche per gli accessori: zaini al posto della
valigetta da lavoro e tracolle fashion, borse in pelle o con
borchie. La borsa sarà insomma un accessorio immancabile e decisamente trendy, facile da abbinare con ogni outfit
maschile della prossima stagione fredda. Anche le scarpe
saranno meno “classiche” e più sbarazzine. Bene dunque
a sneakers in abbinamento ad abiti formali, così come i
mocassini ma in chiave sempre moderna e originale.
27
Streaming Spa,
la musica si è
trasferita sul web
Mondo tecnologico
In principio fu Napster. Era il invece 41 milioni le persone coin1999 quando faceva la sua com- volte in attività di streaming in
parsa il primo sistema di massa abbonamento (la crescita è quasi
per condividere online conte- del 40% annuo), mentre le previnuti multimediali. Sembra un sioni economiche per il settore
secolo fa, eppure sono passati parlano di 8 miliardi di introiti nel
poco più di quindici anni dalla 2019 (fonte MIDiA Research).
rivoluzione - allora più che con- Se queste sono le stime, è natutroversa (Napster fu costretto a rale che la sfi da tra i colossi
chiudere nel 2001 per violazione mondiali per assicurarsi fette
della privacy) - del concetto di file consistenti della torta (con piatsharing. Battaglie legali a parte, taforme sempre più attente ai
oggi invece la fruizione in rete di “desiderata” di music e video strevideo e musica costituisce una amer) sia senza esclusione di
delle frontiere più interessanti colpi. A difendersi dai colpi di merdel comparto informatico. Basta cato ci sono gli svedesi di Spotify,
leggere i dati: nei primi sei mesi il portale da oltre 30 milioni di
del 2015 solo in Italia lo strea- brani accessibili per 10 euro al
ming ha conquistato il 62% del mese tramite le app web o mobile
mercato musicale digitale, il 26% (le canzoni sono gratis se si
di quello totale (dati Deloitte per accettano messaggi pubblicitari).
Fimi). In tutto il pianeta, calcola Dalla quotazione in Borsa all’acl’International Federation of the cordo con Sony, che consentirà di
Phonographic Industry, sono ascoltare musica mentre giocano
28
a più di 60 milioni di utenti di
Playstation Network, nel futuro
ormai prossimo Spotify dovrà
vedersela con due sfidanti non da
poco: Google e Apple. Mountain
View ha infatti lanciato negli Stati
Uniti la nuova release di Google
Play Music che consente l’ascolto gratis di 30 milioni di brani
purché si accetti la pubblicità (la
versione a pagamento è di 10
euro mensili). Cupertino risponde
con Apple Music,, da
fine giugno disponibile
anche nel nostro Paese.
La piattaforma, accessibile sul web e tramite
app per iOs e Android,
è personalizzata sui
gusti dell’utente ed è a
pagamento (9.99 euro
al mese per singoli
utenti, 14.99 per famiglie fino a sei persone)
dopo tre mesi di prova.
A contendersi posti di
mercato ci sono poi
Napster,, “rinata” nel
2013 con una versione legale, la francese Deezer che per
10 euro al mese offre
l’ascolto di ben 35
milioni di brani, Rdio
creata dai fondatori di Skype,
oltre al portale britannico
Mondo tecnologico > Streaming Spa, la musica si è trasferita sul web
Rara e al francese Qobuz, ancora
non disponibile in Italia.
Altra realtà internazionale è
il servizio di radio in streaming Pandora, per ora diffuso
solo negli Stati Uniti, in Nuova
Zelanda e in Australia. Se resta
ancora da capire come si muoverà Facebook, chi non sembra voler perder tempo invece è
Microsoft, che punta al mercato
dello streaming musicale con
il nuovissimo sistema Groove
che dovrebbe dare accesso a
40 milioni di canzoni. Discorso
a parte infine per l’Italia, dove
un suo spazio l’ha già conquistato TimMusic che, forte di
Nei primi sei mesi del 2015
lo streaming ha conquistato
il 62 per cento del mercato
musicale digitale
un catalogo da 20 milioni di
brani nazionali e internazionali,
l’anno scorso ha toccato quota 2
milioni e mezzo di streaming.
E la sfida tra i colossi
mondiali per assicurarsi
fette della torta
è senza esclusione di colpi
NON SOLO LE CANZONI,
ONLINE ANCHE VIDEO E FILM
Non solo musica nell’affollato universo dello streaming. Anche per
la tv e il cinema sembrano infatti
aprirsi nuove porte grazie al lancio
di piattaforme per la visione online
di video, programmi di approfondimento e contenuti di intrattenimento di ogni genere. La maggior
parte dei principali canali televisivi
consentono oggi di vedere film e
programmi in streaming. Per citare
solo l’esempio delle reti nazionali, anche “Mamma” Rai si è rinnovata mettendo a disposizione i
propri contenuti sul portale Rai.tv,
accessibile anche da smartphone
e tablet. Interessante poi la
sezione dedicata ai web movies
realizzati da registi emergenti
esclusivamente per la distribuzione sulla rete. Capitolo film, i
sistemi (ovviamente parliamo di
quelli legali) per vedere gratis pellicole più o meno recenti sono tanti:
si va da MegaTube che utilizza il
canale YouTube alla piattaforma
VVVID. I colossi internazionali
dello streaming di contenuti video
vanno dall’ormai celebre Netflix
– dal 2008 servizio di streaming
on demand tramite abbonamento
– alla Apple Tv che permette di
vedere sulla tv contenuti in streaming anche da smartphone e pc,
fino a Comcast che nel 2016 renderà disponibile in tutti gli Stati
Uniti il servizio Stream. E anche
stavolta Microsoft non vuole
restare a guardare e punta tutto
sulla app Movies & Tv per riprodurre video personali, acquistare o
noleggiare film e show televisivi.
29
L’ascesa dei robot,
ieri fantasia
e oggi realtà
Mondo tecnologico
Droni d’ufficio che tolgono il posto
ai colletti bianchi, software capaci
di leggere il pensiero umano grazie a un “semplice” algoritmo,
assistenti virtuali e automi che si
sostituiscono in tutto e per tutto
all’uomo, a lavoro o a casa. Fino
a qualche anno fa pura fantascienza da film hollywodiano, oggi
prospettiva sempre più vicina
e reale. Tutto merito dei passi
da gigante compiuti negli ultimi
anni dalla robotica e dagli studi
sull’intelligenza artificiale (in soldoni, quel campo dell’informatica che studia la possibilità di
costruire computer in grado di
riprodurre alcune capacità della
30
mente umana o, nella sua versione “forte”, addirittura l’intero
pensiero umano). Visioni tecnoapocalittiche a parte, lo scenario
del futuro ormai prossimo è quello
della definitiva “ascesa dei robot”,
tanto per citare uno degli ultimi
libri sul tema – “Rise of Robots”
appunto – scritto da Martin Ford,
imprenditore della Silicon Valley
che s’interroga sulle conseguenze
economiche e sociali di questa
convivenza più o meno “forzata”
uomo-robot.
I timori riguardano ad esempio
le ricadute occupazionali (quali
e quanti posti di lavoro scompariranno), il livello di automazione
È merito dei passi da gigante
compiuti negli ultimi anni
dagli studi sull’intelligenza
artificiale
di queste macchine e la capacità
umana di continuare a guidarle.
Gli umanoidi intanto si fanno spazio nella nostra vita quotidiana
con effetti che possono apparire
imprevedibili ai più: dalla sicurezza
alla medicina, passando per la
contabilità e l’assistenza a utenti
e clienti, i campi d’applicazione
Mondo tecnologico > L’ascesa dei robot,
LE “OLIMPIADI” DELLE MACCHINE
Un percorso a ostacoli con ben otto obiettivi da raggiungere simulando un
intervento di soccorso in condizioni di altissimo rischio. Questa la prova che hanno
dovuto affrontare i venticinque robot in sfida tra loro lo scorso mese di giugno in
America (a Pomona) per vincere la più grande gara mondiale di automi, la Darpa
Robotics Challenge promossa dal
Dipartimento per la Difesa degli
Stati Uniti d’America. La medaglia
d’oro è andata al team sudcoreano
Kaist con il robot Drc-Hubo, che ha
completato il difficile percorso nel
tempo-record di 44 minuti e 28
secondi. All’equipe di ricercatori
asiatici è andato il premio da due
milioni di euro. Subito dietro gli
americani Ihmc e Tartan Rescue.
Tra gli otto compiti da risolvere
nei 60 minuti a disposizione, ad
esempio, c’era da guidare e
scendere da un veicolo, aprire una
porta e attraversarla, chiudere
una valvola in perdita, fare un
buco nel muro ricorrendo ad un
trapano, attraversare un’area
con detriti, salire le scale, tirare
una leva o inserire un cavo in una
presa di corrente. Non ha sfigurato
– anche se si è piazzato solo
17esimo – l’italianissimo Walkman,
il robot creato dall’Istituto Italiano
di Tecnologia (IIT) di Genova in
collaborazione con il centro ricerche Piaggio di Pisa. Alto un metro e 85 centimetri
e pesante cento chili, Walkman è riuscito ad utilizzare un trapano e guidare una
macchina ma poi è stato “tradito” dalle batterie che l’hanno improvvisamente
abbandonato durante la competizione.
sono davvero sconfinati. Si va dal
diligente robot-fattorino già all’opera tra i corridoi di un albergo di
Cupertino, all’umanoide creato da
una multinazionale giapponese
per accogliere e assistere i propri clienti in negozio. Suo “cugino”,
Socibot, viene invece utilizzato in
aeroporti o centri commerciali ed
è in grado di fornire informazioni
su richiesta. C’è poi Wall-Ye, invenzione di un ingegnere francese,
appassionato di vini, che l’ha programmato per lavorare nei vigneti
e incamerare informazioni sullo
stato di salute dell’uva o le condizioni del terreno. Nel campo della
medicina si entra nella chirurgia
assistita, mentre esistono già
sistemi che somministrano anestesie o i robot-cavie per simulare
condizioni cliniche o psicologiche.
Roboy, infine, è il robot “nato” in
Svizzera e dotato di muscoli e
tendini sintetici per aiutare disabili e anziani nelle loro attività
giornaliere. La robotica sarà poi
sempre più a servizio dell’economia e dell’industria con macchine
che collaborano con l’uomo per
assemblare parti meccaniche o
elettroniche e produrre prodotti,
abbassando i costi e con tempi
ridotti. Un’ulteriore conferma di
quello che ci aspetta tra pochi
anni arriva anche dalla statistica:
Gli umanoidi si fanno spazio
nella nostra vita quotidiana
con effetti che possono
apparire imprevedibili ai più
per l’International Federation of
Robotics, entro il 2017 l’aumento
dei robot sarà di circa il 12% ogni
anno. Nel frattempo, solo l’anno
scorso, erano 205mila quelli già
installati. E’ “l’ascesa dei robot”
dicevamo. Se l’uomo non può fermarla, non gli resta che cercare di
guidarla.
31
BALTOUR NEWS
Sconti sulle tariffe,
per famiglie e giovani,
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altro
Baltour migliora costantemente i servizi offerti alla propria clientela
cercando ogni giorno soluzioni in linea con le più disparate esigenze. Ecco
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› Cambio nominativo gratuito
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di partenza con un costo
di 5€
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sull’intera disponibilità
dell’autobus
› Annullamento fino all’orario
di partenza con rimborso
del 80% del biglietto
› Non rimborsabile
› Annullamento fino a
un’ora dopo la partenza
con rimborso del 95% del
biglietto
› Non rimborsabile
› Scelta dei posti a sedere
sull’intera disponibilità
dell’autobus con esclusione
delle prime due file
Tariffa Andata Sconto
e Ritorno
famiglia
› Sconto del 10% sulla tariffa
Gold
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32
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33
BUS CHE PASSIONE
BALTOUR
NEWS
La qualità per Baltour
è un concetto concreto
La grande attenzione alla qualità del servizio e alla modernità dei propri
mezzi è un segno distintivo del Gruppo Baltour. Come la sua storia, fatta
di progressivi e costanti passi verso il benessere dei propri clienti. Basti
pensare alla flotta, composta da autobus di nuovissima generazione
forniti dalle più prestigiose case costruttrici europee. Tutti i mezzi offrono
i più elevati standard di affidabilità ed efficienza ma anche il massimo
comfort. Aria condizionata, sedili reclinabili e traslabili, toilette di bordo e
ampia bagagliera sono da anni messi a disposizione dei viaggiatori. E così,
grazie agli ampi spazi sia per i bagagli personali sia per la seduta, anche
i lunghi viaggi diventano meno pesanti. Merito soprattutto della selleria
sempre più evoluta: forme ergonomiche e materiali pregiati permettono al
viaggiatore di rilassarsi completamente durante tutto il viaggio. I dettagli
sono così importanti che a volte, anzi spesso, possono fare la differenza.
Per questo Baltour traduce il concetto di qualità in alcuni valori tangibili.
Vediamone alcuni e impariamo a riconoscerli.
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BUS CHE PASSIONE
BALTOUR NEWS
DISTANZA TRA SEDILI
Sugli autobus Baltour non si corre il rischio di rimanere a corto di… spazio. La distanza tra i sedili è tale da consentire
a tutti i passeggeri un viaggio piacevole e comodo. A bordo ci sono 48 posti a sedere sugli autobus a un piano contro
i 55 degli allestimenti dei concorrenti e 72 su quelli a due piani contro gli 86 delle aziende concorrenti. Allestimenti
che consentono una reale reclinabilità dei sedili per viaggi confortevoli anche per i passeggeri più esigenti.
QUATTRO POSTI IN ULTIMA FILA
Sugli autobus Baltour si sta comodi anche in ultima fila, dove i quattro sedili (contro gli abituali cinque) dimostrano
con i fatti l’attenzione che l’azienda pone al comfort dei propri passeggeri. Una precisa strategia di qualità, che
rinuncia volentieri ai numeri per cedere il passo all’esperienza (si spera positiva) di ogni singolo utente.
+
4
PRESE ELETTRICHE SOTTO IL SEDILE
Durante il viaggio, si sa, computer , telefonini, smartphone e tablet possono aver bisogno di un “rifornimento”,
soprattutto se il tragitto è lungo. Sugli autobus Baltour non si resta sprovvisti di corrente, dato che le prese elettriche
sono posizionate sotto o sopra ciascun sedile e pronte ad erogare energia a tutti i dispositivi che ne necessitino.
DOPPIA IMBOTTITURA
Il comfort degli autobus Baltour è sempre al top grazie allo studio attento e costante che viene riservato all’ergonomia
e all’utilizzo di materiali pregiati. Un’attenzione che parte dal bisogno di regalare ad ogni passeggero l’occasione di
rilassarsi profondamente e di gustare tutto il piacere del viaggio.
WIFI
Gli autobus Baltour non si limitano a rifornire di energia i dispositivi dei passeggeri, ma provvedono anche al loro
necessario collegamento ad Internet. La rete wifi è da alcuni anni disponibile di notte e di giorno per garantire news
e aggiornamenti in tempo reale a tutti i passeggeri. Gratis, naturalmente.
PANORAMICITÀ
Ampie vetrate, paesaggi smisurati da abbracciare, uno sguardo a 360 gradi su angoli suggestivi e indimenticabili
d’Italia e d’Europa. Gli autobus Baltour da sempre offrono esperienze di viaggio uniche e indimenticabili grazie alla
loro panoramicità che, sui mezzi a due piani, si tramuta in una pura sensazione di libertà.
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