Apurimac Gennaio-Febbraio 2016
Transcript
Apurimac Gennaio-Febbraio 2016
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB – Roma Bimestrale Anno XXVI N 1 Gennaio – Febbraio 2016 www.apurimac.it 1/16 PROGETTI Roma, l’accoglienza che vogliamo realizzare Salute e identità in Perù Peacebuilding… all’europea VOLONTARI Italiani, popolo di santi, navigatori e… volontari! SOMMARIO 3 Diritti, promozione umana, missione La voce delle missioni agostiniane 4 Roma, l’accoglienza che vogliamo realizzare 6 Salute e identità in Perù 8 Peacebuilding… all’europea Organo d’informazione dell’Associazione Apurimac Onlus Codice Fiscale 97088690587 Progetto grafico e impaginazione Tau Editrice Srl Todi (PG) www.taueditrice.com 10 12 14 Diario di un giornalista in un anno di guerra Nel freddo il calore della terra Italiani, popolo di santi, navigatori e… volontari! 16 18 19 Un magnifico mese solidale! 20 Palermo, un pezzo di Africa a Ballarò Eva, medico volontario in Perù 21 Galateo lessicale 3.0 Il cuore di Padre Marco racconta Finito di stampare nel mese di Gennaio 2016 dalla LITOGRAFTODI s.r.l. Via Umbria,147 06059 TODI (PG) Tel. 075.898041 Fax. 075.8987110 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB – Roma Bimestrale Anno XXVI N 1 Gennaio – Febbraio 2016 Aut. Trib. Roma n. 399/90 del 21.06.90 Iscrizione al ROC n. 21287 22/23 Microrealizzazioni Borse di Studio REDAZIONE Direttore responsabile Pasquale Grossi Direttore Pietro Bellini Redazione P. Luciano De Michieli Francesca Bellini Vittorio Villa Luca Natale Vito Chimienti Ilaria Orlandi P. Giuseppe Pagano P. Rocco Ronzani Articoli e collaborazione Teresa Tschabold Nicoletta Vaiarello Chiara Lombardi Riccardo Camilleri Alfredo Macchi Luca Rubin Foto Archivio Apurimac Onlus Francesca Bellini Ilaria Orlandi Luca Natale Alfredo Macchi Sede legale Via Paolo VI, 25 - 00193 Roma Sede operativa Viale Gabriele D’Annunzio, 101 00187 Roma Tel. 06 4542 6336 Fax 06 4542 6512 E-mail: [email protected] Indirizzo Web: www.apurimac.it EDITORIALE DIRITTI, PROMOZIONE UMANA, MISSIONE S crivo questo editoriale in procinto di prendere l’aereo per ritornare ancora una volta in Apurimac per una visita di monitoraggio delle attività sociali che stiamo portando avanti nella missione agostiniana, e per portare il nostro appoggio e amicizia al personale dell’Associazione che lavora stabilmente in Cusco, ai volontari e ai tanti amici e collaboratori che abbiamo sul territorio. Mi accompagneranno Mauro Masci, del settore amministrativo dell’Associazione, Carla Biasi di Latina, membro del Consiglio Direttivo, e Irene Temperini, presidente della Pro Loco di Viterbo. A Cusco daremo il via ad un progetto finanziato dalla Fondation Assistance Internationale di Lugano, avente per finalità l’accesso alla salute e ai servizi anagrafici di base della popolazione di 6 comuni dell’Apurimac. Due giorni fa sono partiti in aereo per una missione in Nigeria Vittorio Villa e Ilaria Orlandi, del settore Progetti di Cooperazione dell’Associazione, per preparare l’inizio della seconda fase del progetto affidatoci dall’Unione Europea, avente per finalità la “costruzione della pace” in una zona con forti contrasti sociali, etnici e religiosi e teatro di continui attacchi terroristici del fondamentalismo islamico. Pur in mezzo a molte difficoltà, l’Associazione è in prima linea sul fronte della missione, della solidarietà e dei diritti umani. Negli ambiti dell’Associazione stiamo parlando sempre più dei diritti umani, oggi ancora non riconosciuti soprattutto alle popolazioni più povere ed indifese. Questa nostra sottolineatura per i diritti umani suscita qualche perplessità in persone che ritengono la difesa dei diritti umani come una battaglia “laica”, che ha poco a che vedere con le finalità di una missione cattolica, come è quella dell’Apurimac. In realtà i diritti fondamentali dell’uomo e la possibilità di accedervi da parte di tutti gli esseri umani fanno parte integrante della “buona Notizia” del Vangelo. Il Concilio Vaticano II nel decreto su “La Chiesa nel mondo contemporaneo” ricorda varie volte che la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo fa parte dei compiti di ogni cristiano, come espressione dell’attenzione di Gesù verso i poveri. La “missione”, intesa come predicazione del Vangelo di Gesú, ha infatti come finalitá due obiettivi: l’evangelizzazione e la promozione umana, tanto complementari fra di loro, che non ci può essere vera evangelizzazione senza promozione umana, né promozione umana integrale senza evangelizzazione. Lasciando ai missionari il compito più specifico dell’evangelizzazione, noi dell’Associazione curiamo particolarmente il secondo aspetto della missione, a noi più confacente, cioè la promozione umana. Un’ultima novità. Come potete constatare, da questo numero la rivista passa di nuovo da 18 a 24 pagine, dopo un periodo di riduzione di pagine. Vuole essere un segno del nostro rinnovato impegno per l’Associazione e i suoi obiettivi sociali, nell’ambito della missione. Vogliamo ancora una volta scommettere nella validitá di questo mezzo come strumento importante di dialogo e di formazione. Felice anno 2016 e buona lettura. ■ P. Pietro Bellini APURIMAC 1/2 2016 I 3 PROGETTI / ITALIA ROMA, L’ACCOGLIENZA CHE VOGLIAMO REALIZZARE Nel 2015 Apurimac Onlus ha inaugurato un programma di intervento in Italia per affrontare le problematiche generate dalle crisi economica e culturale degli ultimi anni. Il nostro intervento è volto a favorire la costruzione di un modello di società basato sui valori dell’accoglienza, della cooperazione e della famiglia. 4 I APURIMAC 1/2 2016 S iamo partiti da una delle periferie della capitale, Tor Bella Monaca, un luogo che conosciamo grazie all’operato dei Padri Agostiniani e dei volontari della Parrocchia di Santa Rita. Tor Bella Monaca, come molte periferie delle nostre città, con i suoi 90.000 abitanti, risulta essere un territorio molto sensibile in cui è emersa la necessità di interventi sociali di ri-costruzione della solidarietà. La Parrocchia di Santa Rita grazie alla collaborazione del centro Caritas e di molti volontari, ha avviato importanti servizi di sostegno e accoglienza per la popolazione del quartiere ed è da sempre un punto di riferimento per le famiglie, per gli anziani e per i più piccoli. “Attraverso un articolato e funzionante centro Caritas – ci racconta Padre Giuseppe Tesse questo organismo ecclesiale si avvale di un centro di ascolto che segue e accompagna all’autonomia circa 300 famiglie. C’è un nutrito gruppo di laici che dona pacchi di alimenti, aiuta chi versa in gravi difficoltà nel pagamento delle utenze e nel comprare medicine. Un altro gruppo si occupa di dare vestiti a chi ne ha bisogno. Sempre nell’ambito della Caritas esiste un centro di aiuto fiscale e legale e uno sportello di consulenza psicologica. Vicino a questi servizi vi è poi una biblioteca aperta a tutti, che costituisce un incentivo alla lettura e alla crescita culturale.” Tra le torri, i palazzi popolari e le abitazioni familiari si sviluppa infatti un luogo dove si ha l’impressione di essere altrove. I campi di calcetto, basket, tennis e pattinaggio, il campo da bocce e l’area protetta per bambini offrono alle tantissime persone di ogni provenienza, cultura ed età la possibilità di incontrarsi e sperimentarsi come collettività. Nel 2015 Apurimac Onlus ha iniziato ad affiancare la Parrocchia nell’analisi dei bisogni del territorio e nella progettazione di alcuni interventi mirati a costruire nuovi spazi e possibilità per l’infanzia e per le famiglie. I servizi che abbiamo previsto nel progetto, già presentato ad alcuni enti ed attualmente in fase di valutazione, vogliono coinvolgere l’intera comunità e rispondere ai differenti bisogni. Si prevede di creare uno Spazio Infanzia per permettere ai bambini di seguire un percorso di socializzazione e crescita con laboratori teatrali, di lettura e attività legate allo sport. Gli adulti saranno coinvolti in attività dedicate al Sostegno alla Genitorialità, attraverso incontri singoli e di gruppo mirati promuovere e facilitare il rapporto genitore-bambino. Lo Sportello di Consulenza ed Intervento Psicologico offrirà un servizio di consultazione psicologica finalizzata ad orientare l’individuo, la coppia o la famiglia in difficoltà. Lo Sportello di Orientamento al Lavoro opererà congiuntamente su un piano motivazionale e su un piano informativo per individuare competenze e bisogni della persona alla ricerca di impiego. Per approfondire il tema dell’accoglienza, che è alla base del nostro lavoro e della nostra progettualità, abbiamo deciso di intervistare Federica Pozzar, una nostra volontaria, Educatrice Professionale presso un Centro di Accoglienza Straordinario per richiedenti Asilo e Rifugiati di Roma e di capire insieme a lei la complessità di questo lavoro. “L’esperienza dell’accoglienza è un atto di conoscenza – ci spiega Federica – Accogliere è r-accogliere con attenzione le unicità che costituiscono l’identità altrui, fatte di espressioni verbali, corporee, risposte ed emozioni di cui l’altro è portatore. Accogliere è un’azione volta al rispetto dell’essere umano. Un servizio di accoglienza deve poter garantire a ogni persona che ne usufruisce tutti quei beni utili a farlo sentire confortato, curato, ascoltato; deve poter permettere alle persone a cui sono stati negati diritti importanti di sentirsi di nuovo esseri umani con possibilità nuove. Il lavoro dell’educatore non è sempre facile, ogni giorno si confronta con molteplici difficoltà comunicative con i ragazzi. Le frustrazioni aumentano nel momento in cui ci si trova sprovvisti di risposte immediate di fronte alle incessanti richieste delle persone che si assistono. Ho deciso di essere una educatrice perché sentivo la mancanza di gesti di reale accoglienza nei posti che frequentavo e avevo una forte curiosità di voler conoscere in quali condizioni vivono i rifugiati, capire i vissuti di cui sono portatori, dopo un lungo viaggio alla deriva. I loro sogni, le loro speranze e le loro aspettative. Dopo aver sperimentato il mio ruolo di educatrice nel mondo dell’infanzia, della disabilità e della scuola, desideravo mettermi in gioco in un ambito dove fare accoglienza è una pratica quotidiana, la missione principale. L’accoglienza non deve limitarsi ad essere ricercata entro il perimetro di un centro ma deve diventare l’esempio di come si COLLABORAZIONI IN CORSO PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Ecpat Italia Onlus www.ecpat.it Associazione Eduraduno www.eduraduno.it Associazione Grazia Cancrini www.associazionegraziacancrini. org Caritas - Parrocchia S. Rita santaritatorbellamonacaroma. blogspot.com Teatro per le Perle facebook.com/teatro.perleperle può imparare ad accogliere l’altro, lo straniero, l’ospite, qualunque persona. In questi piccoli e grandi centri passano tante storie da conoscere e con cui confrontarsi e l’auspicio è quello di costruire insieme a loro l’accoglienza che vogliamo”. ■ Vito Chimienti Referente Area Italia Apurimac Onlus APURIMAC 1/2 2016 I 5 PROGETTI PROGETTI//ITALIA PERÙ SALUTE E IDENTITÀ IN PERÙ: ESERCIZIO DI DIRITTI NELLE PROVINCE ALTE DELL’APURIMAC I l Consiglio della Fondation Assistance Internationale – FAI nel 2015 ha analizzato la nostra richiesta di sostegno a favore del programma di intervento “Salute e identità in Perù: esercizio di diritti nelle Province Alte dell’Apurimac”. In data 4 gennaio 2016 abbiamo ricevuto comunicazione di approvazione del progetto. L’intervento previsto consoliderà la nostra azione sulle Ande permettendoci di affrontare in maniera ancora più efficace due problematiche di prima necessità: accesso alla salute e ai servizi anagrafici di base. Il progetto si svilupperà in un’area geografica che comprende diciotto uffici anagrafici, dodici dei quali distribuiti nelle zone più isolate della regione (Huancascca, Huancaumuyto, Patan, San Juan de llaucha, Ccocha, Pampura, Pisaccasa, Apumarca, Pumamarca, Ñahuinlla, Tambulla, Collpa). L’obiettivo principale è il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene, attraverso il riconoscimento dei diritti fondamentali di base quali il diritto all’identità e alla salute. ■ TEMPI DI REALIZZAZIONE 18 MESI 6 I APURIMAC 1/2 2016 REPORT CAMPAGNE SANITARIE ITINERANTI 2015 Nel 2015, grazie ai nostri donatori e volontari, abbiamo realizzato 7 Campagne Sanitarie Itineranti, erogato 17.000 prestazioni ed assistito 6.400 persone nei servizi di triage, medicina generale, odontologia, analisi di laboratorio, visite domiciliari e intervento casi speciali/bambini. I nostri volontari estero sostengono in prima persona le spese di viaggio per il Perù. A Cusco vengono accolti nella casa dei volontari dove ha sede il nostro ufficio. VOLONTARI 2015 Sanitari Gestiscono i servizi sanitari e ambulatoriali durante le Campagne Sanitarie Itineranti e supportano il responsabile nell’elaborazione dei dati Gianluca Susco – odontoiatra; Nicola Salamone – dottore; Michela Nardi – dottore; Roberto Leonori – chirurgo; Eva Chieruzzi – dottore; Michela Nardi – dottore Tecnici Affiancano lo staff sanitario durante le Campagne Sanitarie Itineranti e collaborano alle attività dell’ufficio di Cusco Ilaria Orlandi – progettista in cooperazione internazionale; Daniele Bollati – esperto dispositivi medici; Julia Armas – assistente alla poltrona; Claudio Frosoni (attualmente sta studiando lo sviluppo di un programma per la gestione del servizio di farmacia); Maura Secci; Nicole Ardielli (attualmente volontaria in servizio civile); Camilla Cecchini – infermiera (attualmente volontaria in servizio civile) Generici Realizzano, all’interno delle Campagne Sanitarie Itineranti, laboratori ludici e di educazione all’alimentazione e alla salute per i bambini Nicoletta Vaiarello; Caterina Zichittella; Alessandro Frate; Valentina Dalmasso PARTI CON NOI Ogni anno inviamo in missione volontari sanitari, tecnici, generici e educatori. Se sei interessato scrivici: il nostro staff ti contatterà per informarti sui nostri corsi di formazione e sulle modalità per operare nei nostri progetti di sviluppo. CASI SPECIALI BAMBINI 1 bambino trattato per un trauma temporo-parietale. Nel 2015 il nostro staff si è concentrato sui casi critici, alcuni sono stati trattati direttamente in campagna sanitaria, altri invece hanno previsto interventi specifici a Cusco e ad Abancay. Questa attività è stata possibile grazie alla collaborazione dei nostri volontari e dei partner locali. Casi in corso di trattamento Casi risolti Milder, paziente di Progreso, è rimasto ferito da una scarica elettrica. La prima operazione è stata realizzata ad agosto. Oggi il piccolo fa vari sport, come sostitutivo della fisioterapia ed ha iniziato una consulenza psicologica. Stiamo lavorando per programmare gli ultimi interventi chirurgici. 4 bambini sottoposti a operazione chirurgica per labbro leporino e palatoschisi; 1 bambina sottoposta a operazione chirurgica per microtia; 1 bambino sottoposto a visita specialistica per epilessia; Neymar, paziente di Huayllati. Il bambino è stato operato due volte (novembre 2014 - giugno 2015) di labbro leporino e palatoschisi ed è attualmente in attesa di una terza operazione. IN SERVIZIO CIVILE Il Servizio Civile, rivolto a giovani tra i 18 e i 28 anni, è un’esperienza di cittadinanza attiva per maturare nella propria formazione civica, sociale e professionale. Il servizio civile con noi permette di conoscere il mondo della solidarietà e della cooperazione internazionale. CONTATTACI inviando una mail a [email protected] DATE CAMPAGNE SANITARIE 2016 (Le date sono in fase di approvazione) Aprile dall’11 al 18; Maggio dal 16 al 23; Luglio dall’11 al 18; Agosto dal 15 al 22; Ottobre dal 13 al 20; Novembre dal 14 al 21 APURIMAC 1/2 2016 I 7 PROGETTI / NIGERIA “La libertà senza civiltà, la libertà senza la possibilità di vivere in pace non è vera libertà”. Nelson Mandela morti. Era il giorno precedente ad un’altra mia partenza. Stavolta l’apprensione non arriva dalla (in)sicurezza. Arriva da una e-mail della Delegazione della Commissione Europea in Nigeria che sta finanziando ad Apurimac Onlus un progetto di Peacebuilding. La Program Manager della Delegazione ci PEACEBUILDING … ALL’EUROPEA P artire per la Nigeria è sempre un concentrato di apprensione: la sicurezza non è mai garantita al cento per cento. Soprattutto a Jos, città capoluogo del Plateau State, nella Middle Belt Region del Paese. Non è al nord del Paese dove ha sede Boko Haram, ma il livello di insicurezza è tale per cui quando meno te lo aspetti succede qualcosa. Come a luglio 2015, in pieno Ramadan, due kamikaze si fanno esplodere nel centro della città. 49 8 I APURIMAC 1/2 2016 informa che vogliono approfittare della mia prossima missione per una visita congiunta sul progetto. Consapevole dell’impegno comincio a preparare le tabelle di monitoraggio necessarie. Rileggo tutto il progetto, mi soffermo sui risultati e mi preparo a valutare l’impatto del progetto in funzione di quanto previsto. Parto, prima tappa Abuja. Il tempo di uscire dall’aeroporto e via in Delegazione. Incontro la Program Manager e, sorpresa delle sorprese, il monitoraggio da loro previsto analizzerà “solo” l’impatto finanziario del progetto. Insomma, si lavora solo sul budget e sui rendiconti. Non faccio una piega, metto via l’ottanta per cento delle mie tabelle e mi concentro solo sugli aspetti finanziari. Il giorno dopo si parte per Jos. La Program Manager mi informa che lei, per questioni di sicurezza, non ha avuto l’ok da parte della Delegazione a spostarsi a Jos, per cui vado da solo. Mi lascia le sue tabelle da completare e parto. Il viaggio da Abuja a Jos dura tre ore di macchina. Joseph, l’autista, sceglie la strada più veloce, che tanto la sicurezza è garantita. Mi fido. Tre ore di paesaggio nigeriano che è un mix di verde e asfalto. La stagione delle piogge non aiuta, però, ad apprezzarlo. Il viaggio procede tranquillo, tra buche e check-point. I poliziotti ci fermano, ma ci guardano senza apprensione, segno che in questo momento il Paese è tranquillo. Arrivo a Jos. Incontro lo staff locale e li informo delle richieste della Delegazione della Commissione Europea. Sbuffano, protestano. La Delegazione, secondo loro, si sta facendo troppo pressante con tutte queste richieste. Medio, faccio capire loro l’importanza di mantenere rapporti diplomatici con il nostro major donor. Lavoriamo duramente per tre giorni. Sistemiamo i rendiconti, la prima nota e faccio formazione sulle linee guida dell’Unione Europea. Mancano ancora due giorni. Chiedo al nostro staff di andare sul terreno a valutare l’impatto del progetto sulle comunità locali. La reazione è esattamente l’opposta. Accolgono con piacere la richiesta e mi accompagnano a visitare le comunità beneficiarie del progetto. Sia quelle cristiane, che quelle musulmane. Li vedo orgogliosi, i colleghi nigeriani. Mi stanno facendo vedere quanto sia importante lavorare nelle comunità attraverso workshop sui diritti umani e sulla convivenza pacifica, quanto sia performante creare posti di lavoro attraverso la formazione professionale, quanto sia necessario lavorare per risolvere conflitti con modalità alternative alla giustizia ordinaria. Insomma il progetto c’è e si vede. Torniamo in ufficio e chiedo la documentazione di supporto. La reazione è quella già vista in precedenza. Capisco che lo staff funziona bene sul terreno, un po’ meno in ufficio. Ho ancora un giorno. Facciamo una formazione su modalità di reportistica e sulle procedure. Spiego loro che un conto è fare attività di Peacebuilding, un conto è fare attività di Peacebuilding all’europea! Le cose sono simili ma non uguali. Sorridono, capiscono e promettono di mandarmi tutto entro breve. Intanto mi preparo a tornare. Tre ore fino ad Abuja, aeroporto e partenza. Il tempo di arrivare in Italia e sento la radio annunciare l’ennesima strage in Nigeria. A Maidougouri, al Nord del Paese. Altri kamikaze, altri morti. Innocenti. È per questo che bisogna sostenere, applicare, realizzare azioni concrete di pace. Senza se e senza ma. ■ Vittorio Villa Coordinatore Apurimac Onlus PROGETTI IN CORSO 2016 I NOSTRI INTERVENTI SI FOCALIZZANO SU ATTIVITÀ DI PEACEBUILDING CHE COMPRENDONO CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE, SERVIZI DI CURA DEI TRAUMI DA VIOLENZA E PERCORSI DI DIALOGO INTERETNICO. NELLO SPECIFICO STIAMO SUPPORTANDO QUATTRO CENTRI COLLOCATI A JOS E DINTORNI: Centro di Rantya (Jos Sud): formazione professionale; Centro di Katako (Jos Nord): formazione professionale, gestione del Trauma Healing Center (cura dei traumi attraverso la terapia del Post Traumatic Stress Desorder), Victims Support Schemes (risoluzione conflitti attraverso la modalità della mediazione penale e giustizia riparativa) Centro di Mikang: formazione professionale Centro di Mangu: formazione professionale SOSTIENI I NOSTRI PROGETTI Causali che puoi scegliere: PROGETTO SANITARIO Sostieni il programma socio sanitario nella regione andina dell’Apurimac SCEGLI LA VITA Sostieni i percorsi educativi e gli interventi sociali a favore dei bambini in Apurimac PEACEBUILDING Sostieni i nostri interventi di consolidamento dei processi di pace PUOI FARLO ATTRAVERSO QUESTE MODALITÀ: Facendo una donazione tramite bonifico bancario c/c n. 1000 – 6473 Banca Prossima intestato a: Associazione Apurimac Onlus IBAN IT 75 I 0335901600100000006473 Facendo una donazione tramite c/c postale n. 87219002 intestato a: Associazione Apurimac Onlus Tramite carta di credito cliccando sul DONA ORA www.apurimac.it Destinando il tuo 5xmille ad Apurimac Onlus, codice fiscale 97088690587 APURIMAC 1/2 2016 I 9 DAL MONDO DIARIO DI UN GIORNALISTA IN UN ANNO DI GUERRA Alfredo Macchi lavora come inviato per Mediaset dove segue per Tg5, Tg4, Studio Aperto e Tgcom24 le zone di guerra, il Medio Oriente e i temi legati al terrorismo internazionale. Conduce gli approfondimenti di Tgcom24 e cura la rubrica “Zone di crisi” su Tgcom24.it. 10 I APURIMAC 1/2 2016 F ino a qualche tempo fa prima di partire per raccontare quello che accade in qualche angolo del mondo avevo tempo per fare la valigia. Riuscivo anche a comprare qualche libro da leggere, a fare scorta di cibo e a raccogliere qualche informazione sul luogo dove ero diretto. Di solito paesi lontani, segnati da una qualche guerra o da una qualche catastrofe naturale: Afghanistan, Pakistan, India, Haiti, Sud Sudan, Libia, Iraq, Siria. C’era sempre qualche giorno per prepararsi e qualche decina di ore di viaggio per arrivarci. Il tempo necessario a fare un salto mentale nel nuovo mondo. Da qualche tempo a questa parte non è più così: sempre più spesso non devo più affrontare un lungo viaggio per andare a raccontare la guerra. É la guerra che si è avvicinata. Ormai trascorrono pochi minuti dalle prime notizie, il tempo di correre in aeroporto e in un paio di ore arrivo sul posto, tra caos, sangue e confusione. Così è avvenuto il 7 gennaio. “Spari nel centro di Parigi” ha battuto alle 11 e 50 un’agenzia di stampa e in breve si è capito che nel mirino era finita la redazione del giornale Charlie Hebdo. Alle 15 ero in volo. Alle 17 a Parigi. Una città che si era come svegliata all’improvviso da un lungo sonno di tranquillità. La mattina dopo nuovi spari a Montrouge, una poliziotta è morta. Salto su un taxi e quando arrivo sul posto la polizia annuncia che è stata “una lite per motivi di viabilità”, nulla a che vedere con l’attentato del giorno prima. Strano perché i testimoni mi raccontano di aver visto un uomo armato di kalashnikov, in tuta nera e con giubbetto anti proiettile. Poche ore e quello stesso uomo, il trentaduenne Amedy Coulibaly, prenderà in ostaggio i clienti di un supermercato ebraico nel cuore della città. Tra sirene, elicotteri, reparti d’assalto, Parigi non sembra più la stessa. Due mesi dopo, il 18 marzo, attorno a mezzogiorno arriva un altro flash di agenzia: “Sparatoria vicino al Parlamento di Tunisi”. Pochi minuti per realizzare che sotto attacco c’è il Museo Bardo pieno di turisti. Atterro a Tunisi alle 18 e in pochi minuti sono davanti al cancello del Bardo in diretta. I terroristi sono entrati a piedi dal cancello, beffando le guardie. Ripercorro la loro strada ed entro nel Museo tra macchie di sangue e segni di esplosioni. Quattro italiani morti, undici feriti. Un paio di giorni dopo vado a casa di Yassin Labidi nel quartiere periferico di Kerch Elghaba a nord di Tunisi. Una villetta anonima in una zona povera ma dignitosa a ridosso di una grande discarica. Lo zio del ventiseienne terrorista rimasto ucciso nell’assalto della polizia accetta di parlare e racconta con le lacrime agli occhi che nessuno in famiglia avrebbe mai potuto immaginare. “Era un musulmano devoto, certo, andava in moschea, ma non era un ragazzo come tanti. Gli hanno fatto il lavaggio del cervello…” Se è vero, mi domando, se neppure i genitori riescono a intuire che loro figlio sta per diventare un terrorista, come lo possono fare i servizi di sicurezza? Che cosa scatta nella testa di questi ragazzi? Perché sono pronti a morire e ad uccidere? Qualche mese ed è di nuovo la fragile Tunisia a tornare nel mirino attraverso il suo bene più prezioso, il turismo. Il 26 giugno sulla spiaggia del hotel Riu Imperial Marhaba i terroristi fanno tiro a segno sui bagnanti: 38 morti, in gran parte britannici. Assieme ad alcuni complici è il ventitreenne Seifeddine Rezgui a compiere il massacro prima di essere ucciso dalla polizia. Per capire qualcosa di più vado nella cittadina dove viveva a circa 60 chilometri da Sousse. Kairouan è la quarta città santa dell’islam sunnita dopo la Mecca, Medina e Gerusalemme. Cinquecento moschee tra quelle ufficiali e le molte clandestine. Tra i vicini di casa nessuno vuole parlare. È il vecchio Imam della Grande Moschea, Tajeb Ghozzi, ad aiutarmi a capire. “Noi musulmani siamo qui da oltre mille anni” – mi dice “e non abbiamo mai avuto problemi con i nostri vicini cristiani ed ebrei. Da alcuni anni però qui e nel resto della Tunisia sono arrivati dei predicatori stranieri con tanti soldi. Aprono moschee dove indottrinano i giovani e li arruolano nella jihad”. La sera del 13 novembre pochi minuti dopo le 22 mi squilla il telefono. È il mio direttore: “A Parigi stanno sparando nei locali, esplosioni allo stadio – mi dice - corri a prendere il primo volo”. All’alba sono in aereo. Poco dopo a Parigi, stavolta una città sconvolta, incredula. Stavolta si è sparato nel mucchio, tra chi andava a divertirsi con gli amici, a bere o ad uno spettacolo o allo stadio. Centotrenta morti, in gran parte giovani. Ora per le strade ci sono i soldati con i fucili mitragliatori. Mi rendo conto che i colpi di kalashnikov e i giubbetti esplosivi dei kamikaze non sono più cose solo di paesi lontani. Purtroppo adesso ho sempre una valigia pronta in redazione. ■ Alfredo Macchi WAR LANDSCAPES War Landscapes è un libro fotografico con circa 100 immagini in bianco e nero scattate da Alfredo Macchi in quindici anni di lavoro, come inviato nelle più importanti zone di conflitto. Nel prologo scrive: “Qualcuno sostiene che i grandi imperi siano diventati tali con la guerra. Non è vero. La guerra non costruisce, ma distrugge. Distrugge le vite degli uomini, le loro abitazioni, i loro monumenti, le loro città…”. Il libro uscito a maggio 2015 ha ottenuto importanti riconoscimenti: Medaglia d’argento categoria al PX3 2015, Prix de la Photographie de Paris Primo premio categoria all’IPA 2015, International Photography Awards Finalista al New York Photo Festival 2015 Primo classificato categoria Libri Fotografici al MIFA 2015, Moscow International Foto Awards. APURIMAC 1/2 2016 I 11 REPORTAGE NEL FREDDO, IL CALORE DELLA TERRA Q uante volte accusiamo il destino per le cose che ci mancano e che qualcuno invece riceve dalla vita? A 4.000 metri di altezza questa non è certo l’aria che si respira. Per gli abitanti delle Ande il mondo, la natura, la stessa esistenza dispensa all’uomo tutto ciò di cui necessita, basta solo saperlo cercare. Pachamama, la madre cosmica che a tutti bada, dona il proprio amore e la propria protezione, costituendo qualcosa di sacro e materiale insieme; un fiore, un ruscello, un animale, una roccia, tutto viene 12 I APURIMAC 1/2 2016 trattato con estrema devozione e rispetto perché è dono per gli abitanti delle montagne. Tutta la vita viene vista in forma di armoniosa e disinteressata reciprocità: con la Pachamama gli uomini hanno una relazione di scambio generoso, di cura perchè sanno che da lei riceveranno altrettanto. Nella lingua quechua Pacha significa tempo e spazio, senza distinzione, perchè non si può concepire il primo senza il secondo. Grazie alla Pacha noi ci muoviamo, esistiamo, perchè essa è la forza che mantiene in vita e in equilibrio l’umanità e tutto il cosmo. Gli andini credono che gli uomini siano i semi della terra: inka muju (il seme) che risiede in noi, se accudito, porterà l’uomo a crescere secondo un semplice processo naturale, innescato dalla mamma Pacha. Quando i popoli indigeni coltivano la terra, non la sfruttano; con un sentimento di profondo amore il campesino chiede alla madre terra il permesso di coltivarla, di seminare e di raccogliere. E con altrettanta cura ed attenzione restituisce alla terra ciò che le toglie. ■ PREGHIERA A PACHAMAMA “Terra, Dea divina, Madre Natura, che generi ogni cosa e sempre fai riapparire il sole guardiana del cielo, del mare e di tutti gli Dèi e le potenze; per il tuo influsso tutta la natura si quieta e sprofonda nel sonno. E di nuovo quando ti aggrada tu mandi innanzi la lieta luce del giorno e doni nutrimento alla vita con la tua eterna promessa; e quando lo spirito dell’uomo trapassa è a te che ritorna. A buon diritto invero tu sei detta Grande Madre degli Dèi; Vittoria è il tuo nome divino. Tu sei possente, Regina degli Dèi! O Dea io ti adoro come divina, io invoco il tuo nome, degnati di concedermi ciò che ti chiedo, in modo ch’io possa in cambio colmare di grazie la Tua divinità, con la fede che ti è dovuta..” da Erbario inglese del XII secolo, British Museum APURIMAC 1/2 2016 I 13 VOLONTARI S iamo circondati. Per quanto voi vogliate assomigliare al più burbero e taccagno degli Scrooge del Christmas Carol, ve ne troverete sempre un paio accanto. Fuori dai supermercati per raccogliere viveri da donare ai meno fortunati tramite Banco alimentare o tramite parrocchie, per strada a ripulire o ridipingere qualche panchina, palo o muro deturpato da chi oltre a non amare la città si sente in diritto di danneggiarla, nello studio del vostro medico o a scuola di vostro figlio con qualche campagna per raccogliere fondi per asili nido e pozzi per l’acqua in posti del mondo che magari non riuscite nemmeno a pronunciare. Insomma, chi è e cosa vuole l’esercito dei volontari italiani? Dove lo ITALIANI, POPOLO DI SANTI, NAVIGATORI E… VOLONTARI! 14 I APURIMAC 1/2 2016 fanno, come lo fanno e soprattutto, perché lo fanno? Arrivati alla soglia dell’accerchiamento, anche l’Istat nel 2014 ha sentito il dovere di capire, studiare, intervistare, calcolare… insomma le solite cose da statistici. Quello che emerge dai dati è uno scenario molto interessante. In Italia sembra ci siano 6,63 milioni di persone, sopra i 14 anni, pari al 12,6% della nostra popolazione(era il 10% nel 2011) disposte ad “attività prestata gratuitamente e senza alcun obbligo”, anzi non disposte, ma che l’hanno già fatto nel corso del 2013, per almeno una volta al mese. E siccome gli italiani fanno sempre gli spavaldi in gruppo, oltre 4 milioni di loro lo hanno fatto all’interno di organizzazioni (associazioni, comitati, movimenti, gruppi informali), mentre gli altri si sono organizzati autonomamente in situazioni e luoghi nel proprio vicinato. Le ricerche si sa, raccontano un sacco di cose a saperle leggere, ma ci sono due dati interessanti che, collegati ad altri fenomeni che si stanno sviluppando nel nostro Paese, possono aiutarci a capire meglio la nostra società e forse anche chi saranno i volontari di domani. Il primo dato riguarda la fascia di età col più alto tasso di volontariato totale, il 15,9% delle attività gratu- ite per gli altri è assicurato da persone tra i 55 e i 64 anni. Insomma, aumenta il tempo a disposizione, migliorano a volte le condizioni economiche, spesso le condizioni fisiche di un esercito di super nonnetti che escono per andare a costituire quel welfare di comunità che spesso le nostre istituzioni non riescono a garantire. E così, ecco le strade che si riempiono di “giovani da tanto tempo” all’uscita delle scuole per la sicurezza dei ragazzi, pimpanti ed esperte Mary Poppins che prestano la loro opera presso le scuole popolari per i ragazzi che non possono pagare le ripetizioni oppure presso ospedali o mense Caritas per fornire un po’ di conforto materiale e morale a chi vive momenti di difficoltà. Ma anche medici e infermieri, o altri professionisti, che mettono a disposizione sapere ed esperienza. E cosa fanno questi volontari? Persone in difficoltà, ambiente o animali da tutelare, supporto a popolazioni travolte da eventi più grandi di loro, qui o all’estero, sono gli impegni classici di volontari specializzati o meno. E da qualche anno, anche l’esplosione di un volontariato dei beni comuni che si batte affinché in ogni città, oltre a quello che rimane compito delle istituzioni, i cittadini sentano la voglia di vivere in un ambiente dignitoso e si impegnino in prima persona per curare, mantenere, aggiustare, i beni pubblici di cui tutti usufruiamo. È un fenome- no che sta coinvolgendo migliaia di persone, un esempio è quello di Retake a Roma, che organizza gruppi locali di “grattatori” (delle etichette e cartelli abusivi da pali della luce e monumenti) o “pulitori” di scritte (insieme con AMA) e che in spirito di collaborazione e preferendo l’azione alla lamentela, vogliono “riprendersi” (da qui il nome) gli spazi comuni e viverci bene. L’altro dato importante, da collegare ad altri fenomeni che continuano a esistere e nascere in Italia, riguarda la motivazione. Insomma, ma chi ce lo fa fare di “perdere” parte del nostro tempo, sottratto agli affetti, al riposo, allo svago, per fare e dare qualcosa a chi, forse, non conosciamo o non si ricorderà di noi. In generale, ovviamente, moltissimi volontari prestano la loro opera perché credono fortemente nella causa che sostengono, che sia il salvataggio di qualche specie sconosciuta e in via di estinzione, progetti umanitari all’estero o azioni di supporto quotidiano in Italia. Questi sono il 62,1% del campione, cui seguono “dare un contributo alla comunità” (41,7 %) e “seguire le proprie convinzioni o il proprio credo religioso” (25,8%). Insomma, davvero un mondo variegato quello dei volontari italiani. Alla faccia dei portatori di sventura e di catastrofi che vedono nei nostri anni il disfacimento della solidarietà e dei concetti di comunità (senza capire che, invece, questi stanno solo evolvendo. Ma questa è un’altra storia…), esiste un grandissimo numero di persone che ogni giorno cercano di costruire insieme e gratuitamente un mondo “un po’ meglio” di come lo hanno trovato. E come per la favola di Natale di Charles Dickens, basta guardarli bene, provare ad ascoltarli e lasciarsi coinvolgere, che anche il più burbero Scrooge diventerà il più attivo dei volontari! ■ Riccardo Camilleri APURIMAC 1/2 2016 I 15 VOLONTARI UN MAGNIFICO MESE SOLIDALE! Un’altra edizione di Cosa Bolle In Pentola è passata. Abbiamo cucinato e sensibilizzato. Mangiato e raccolto fondi a sostegno dei diritti umani e, come sempre, tutto ciò è stato possibile grazie al vostro aiuto! Tutti a tavola,insieme per i Diritti Umani. 16 I APURIMAC 1/2 2016 A novembre 2015 qualcosa di incredibile ha avuto luogo: centinaia di persone e di volontari, hanno indossato il cappello da chef solidale ed hanno invitato i propri amici ad eventi unici. Hanno organizzato pranzi, aperitivi e cene solidali a casa propria o in un ristorante per ritrovarsi attorno a un tavolo, per mangiare qualcosa di buono e divertirsi con gli amici di sempre o, perché no, con nuovi amici. Con Cosa Bolle In Pentola abbiamo dato un valore allo stare insieme, chiedendo ai partecipanti di lasciare un piccolo contributo a sostegno dei nostri progetti di sviluppo e ai nostri volontari di raccontare l’impegno dell’Associazione in Perù ed Africa. Qual è stato il risultato? 55 eventi solidali organizzati in tutta Italia, 250 volontari impegnati a cucina- re, apparecchiare, promuovere e sensibilizzare! Oltre 2000 persone hanno deciso di attivarsi e partecipare agli eventi; 18.300 euro raccolti per realizzare progetti e riaffermare diritti. Siamo tornati a casa con le pance piene, le tasche un po’ più leggere ma con la consapevolezza di aver preso parte a qualcosa di unico. Ludwig Feuerbach, un famoso filosofo tedesco, era convinto che tutti noi “Siamo quello che mangiamo”. Con Cosa Bolle In Pentola ci siamo nutriti di solidarietà: l’ingrediente più prezioso. Grazie ai contributi raccolti e con l’aiuto dei nostri volontari medici e infermieri, cercheremo di garantire il diritto alla salute per le popolazioni che vivono nelle regioni più isolate del Perù a 4000 metri di altezza; metteremo le nostre competenze in difesa di pace, istruzione e lavoro in Kenya e Nigeria, operando per rafforzare i processi di pace e fornendo alle popolazioni locali le basi per costruirsi un futuro fatto di serenità e lavoro. Il minimo che possiamo fare è ringraziarvi uno ad uno, per quanto avete fatto. ■ UN NATALE SPECIALE! Quello di Natale è già di per sé un periodo speciale: la condivisione, lo stare insieme, le castagne col vin brulè e le cene con le persone a cui si vuole bene. Lo è ancora di più quando, giorno dopo giorno, si incontrano persone come i nostri volontari. Avete sfidato il gelo, la pioggia e la neve, portando l’artigianato solidale di Apurimac in tantissime piazze italiane. Ci avete aiutato a raccogliere fondi e a far conoscere il nostro impegno a tantissime nuove persone. Un grazie speciale a tutti voi per ciò che fate e per ciò che farete nel 2016! Luca Natale Referente Area Eventi Apurimac Onlus IL NOSTRO GRAZIE VA A… Rosa, Padre Giustino, Irene, Nestor e il ristorante La Falda De La Negra di Acquaviva delle Fonti, Ana Cecilia, Valentina, Luca, il ristorante Revolucion Caliente e il ristorante Chickenriko di Torino, Jessica, Paolo, Normand, Fulvio, Padre Pietro, Maria Grazia, Carla, Elia, Rita, Giuseppe, Emanuele, Nicoletta, Caterina, Anna, Claudio, la Beach Volley Academy di Roma, Elisa, Padre Franco e tutto il gruppo di Palermo, Daniele, il ristorante Mi Rico Perù di Genova, Maurizia, Padre Bernardino, Julia, il Bar Perusia di Perugia, Stefano, Elisabetta, Paolo, Fatima, Roxana e il gruppo Amici Senza Frontiere, Padre Rocco, Angela, l’Hotel delle Rose di Cascia, Stefano, Roberta, Geppino, Mariella, Patrizia, Pina, Riccardo, Ana Maria, Lara, Luca, Isabel, Floriana, Assunta, Fabiola, Ginevra, Livia, Ramona, Valentina, Anna, Maria Grazia, Jessica, Annarita, Marcella, Miguel, Stefano, Attilio, Alessandro, Stefano, Gianluca, Valentina e la piccola Gaia, Paola, Giuliano e Tiziana, Mariella, Monica, Lorena, Sally, Monia e il ristorante Imperio Inca I di Roma. Vogliamo ringraziare tutti gli altri volontari che, dalle città più grandi ai paesini più piccoli, si sono attivati rendendo possibile tutto ciò. Ci auguriamo di poterli ringraziare personalmente. Il nostro grazie va anche a tutti voi che avete partecipato agli eventi. CAMPAGNA PEPERUNCINO 2016 I prossimi 11 e 12 giugno torneremo in piazza con PEPERUNCINO, piccanti e solidali, l’iniziativa con cui, da tre anni, raccogliamo fondi a sostegno del programma di intervento sociale che realizziamo in Perù. Vuoi organizzare un banchetto per promuovere le nostre piantine di peperoncino nella tua città? Farlo è semplicissimo! Scrivi a [email protected] con oggetto “PEPERUNCINO” e riceverai tutte le informazioni necessarie. Ti aspettiamo! Passa un week end di solidarietà e divertimento insieme a noi. APURIMAC 1/2 2016 I 17 VOLONTARI EVA, MEDICO VOLONTARIO IN PERÙ S ono passati alcuni mesi dal mio ritorno in Italia eppure non c’è stato giorno in cui non abbia raccontato almeno ad una persona la mia esperienza. Ed oggi è la volta del racconto che andrà per iscritto e che forse ispirerà coloro che proprio ora stanno volgendo lo sguardo per la prima volta verso questa realtà. Vorrei precisare che per me è stata la prima volta per tutto: primo viaggio da sola, prima volta lontana da casa per quaranta giorni, prima volta al di fuori dell’Europa e in un contesto così differente. A Cusco ho trovato subito un’atmosfera amichevole e assieme agli altri volontari arrivati come me dall’Italia e a quelli che già si trovavano lì, mi sono integrata con i ritmi della casa. Tuttavia non vedevamo l’ora che arrivasse il giorno della partenza per la missione così da scoprire quei luoghi più remoti del Perù, dove la vita ci avevano detto essere tanto diversa. 18 I APURIMAC 1/2 2016 Finalmente quel giorno è arrivato: siamo partiti verso la regione dell’Apurimac in un viaggio più lungo di quanto mi sarei aspettata. Arrivati nei villaggi è iniziata l’avventura dell’allestimento del campo medico. Poi è arrivato il momento del primo incontro con gli abitanti del posto, che nei pressi dello stabile dove erano allestiti i nostri ambulatori formavano delle code lunghissime. L’attività clinica per tutta la durata della missione mi ha assorbito moltissimo. Pian piano sono entrata nell’ottica di come sono i pazienti in Apurimac, di cosa realmente intendono quando dicono una cosa e di cosa si aspettano da un medico. È stato buffo anche vedersi arrivare qualche frutto tropicale in cambio di una consulenza, come qui in Italia, alcune volte si usa regalare ortaggi o uova fresche. Giorno dopo giorno ci coordinavamo sempre meglio per far scorrere “Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo”. Tiziano Terzani in maniera fluida tutte le attività visto che i pazienti erano numerosi. In effetti la stanchezza ha cominciato a farsi sentire, sia per il susseguirsi dei giorni con ritmi serratissimi tra allestimenti e ambulatorio, sia per la mancanza di una vera doccia calda. I pasti sono sempre stati un momento piacevole e abbiamo avuto modo di instaurare rapporti sempre più stretti. Tutto sommato tra montare e smontare il campo avevamo costruito una routine che ci è dispiaciuto abbandonare. Durante il viaggio di ritorno, ho potuto notare che i rapporti tra tutti i IN MISSIONE UNA CAVALCATA CHE NON DIMENTICHERÒ “ IL CUORE DI PADRE MARCO RACCONTA P adre Marco Morasca è un sacerdote agostiniano originario di Bellegra. Nel 1977 ha lasciato la sua terra per diventare missionario in Perù. Lì ha trascorso 26 anni della sua vita in Apurimac, la regione delle Ande peruviane. Una lunga esperienza di vita e di cuore, che Padre Marco descrive nel suo libro “Il cuore di Padre Marco racconta”. Venti capitoli in cui descrive gli usi, costumi e tradizioni di quelle terre lontane. Padre Marco conduce il lettore alla scoperta di una parte del mondo rimasta intatta, a causa del suo isolamento, con piccoli villaggi situati ad oltre 5 mila metri di altitudine. Una realtà che Padre Marco affronta con serenità imparando moltissimo da quelle popolazioni, ”riscoprendo – egli ha scritto nel libro – antichi valori come quello del silenzio…”. ■ volontari e lo staff erano completamente cambiati, da allora in poi è stato diverso vivere insieme nella casa del volontario. Senza dubbio il rapporto che si è creato con i compagni in una situazione di convivenza così stretta è stato uno degli aspetti che mi ha colpito di più e che mi porto nel cuore. È stata un’esperienza forte, complessa, ricca di tanti aspetti che quasi travolgono chi la vive. La diversità della realtà che si incontra è notevole. Forse non ho ancora capito fino a che punto e in cosa sono realmente cambiata. Forse scaturiranno altre riflessioni col tempo che passa e che potrei, ancora una volta, metter per iscritto. Intanto grazie a chi ha reso possibile per me questa esperienza, a chi mi ha sostenuto a distanza e, soprattutto, a chi l’ha condivisa con me giorno dopo giorno rendendola unica. ■ Nella mia esperienza di Missione in Apurimac conoscevo bene ogni paesino delle province di Grau e Cotabambas. Mi mancava il contatto con la realtà della provincia di Antabamba. È la provincia più estesa come territorio, ma la meno popolata: ha solamente 16.000 abitanti. È anche la zona dove la gente vive nelle parti più alte, dedicandosi all’allevamento dell’alpaca (da cui si ricava una pregiatissima lana) e naturalmente all’agricoltura. L’occasione mi è stata offerta nel 1998 quando il confratello che risiedeva ad Antabamba, capitale della provincia omonima, si dovette assentare per vari mesi. Venne a prendermi con la camionetta a Chuquibambilla, facendo un largo giro per Abancay, perché non c’è un collegamento diretto tra le due località: ci vogliono circa 8 ore di macchina. Lungo il tragitto incontriamo vari posti di blocco da parte dell’esercito in alcuni punti strategici. I terroristi di “Sendero Luminoso” controllavano alcune zone e taglieggiavano i paesaggi esigendo un “contributo volontario per la causa”. Oltrepassata la cittadina di Chalhuanca c’era da attraversare un fiume. Il ponte era stato distrutto ed era necessario passare per il guado. La traversata si rivelò abbastanza pericolosa perché il fiume, a seguito di abbondanti piogge, si era gonfiato. Vedevo il confratello alla guida molto teso; quasi sudava per mantenere la macchina in equilibrio. C’era il rischio che l’acqua bagnasse le candele e allora ci saremmo piantati nel bel mezzo del fiume. Riuscimmo a raggiungere con difficoltà l’altra riva e a proseguire inerpicandoci per la strada sterrata fino a oltrepassare abbondantemente i 4000 m. Mi colpì a un certo punto l’aspetto di una montagna. La natura si è divertita: in lontananza si vedeva chiaramente il profilo indio che si stagliava contro il cielo…” Da il libro “Il Cuore di Padre Marco racconta – 26 anni in Apurimac sulle Ande del Perù” Per richiedere il libro (edito in italiano, inglese e spagnolo) puoi contattare la redazione alla mail [email protected] Eva Chieruzzi APURIMAC 1/2 2016 I 19 SOCIETÀ I Normanni gli diedero il nome ma furono gli Arabi a costruire il quartiere dell’Albergheria a Palermo. Qui vivevano insieme Arabi ed Ebrei ed insieme costruirono e fondarono il mercato di Ballarò, ancora oggi punto nevralgico della città. Palermo, stupor mundi, viveva un’epoca di grande splendore, fasto e prosperità. Poi la storia portò con sé le macerie del tempo: quelle delle ville ottocentesche, cadenti e barcollanti, le macerie della guerra del Novecento e, pian piano, il cuore di Palermo venne abbandonato al degrado. Più volte si tentò di ricostruire il centro storico della città ma senza grandi successi. La desolazione del centro, usato anche come scenografia per film dal sapore apocalittico, fu una delle cause dell’importante migrazione dei cittadini verso le periferie che, anche se spesso prive dei servizi necessari, erano considerate una migliore alternativa di vita. Con gli anni Ottanta, accanto alle continue migliorie delle zone periferiche e l’incessante svuotarsi del centro città, il centro storico iniziò ad accogliere nuovi attori sociali: gli immigrati. L’Albergheria, proprio per la sua vicinanza alla stazione, divenne principale meta e casa delle prime ondate migratorie. I nuovi abitanti iniziarono così a rivitalizzare e ri-simbolizzare questi luoghi, illuminando lo spazio del centro con nuove sfumature. Ogni gruppo etnico iniziò a ritagliarsi uno spazio tra i vari quartieri, una zona dove potersi sentire come a casa. Il mercato di Ballarò è uno dei luoghi in cui la diversità si percepisce come ricchezza. Tra i banchi di pesce, frutta e verdura, il profumo delle panelle e del quarume si confonde con l’odore speziato dei mini-market etnici che sorgono nelle vie laterali. Anche la regina del Ghana vive qui, come racconta Daria Settineri, antropologa palermitana delle migrazioni e studiosa della realtà sociale del quartiere. Uno degli eventi più sontuosi è stato il matrimonio della principessa, a cui assistettero così tante persone che, quando queste uscirono dalla chiesa, in strada si 20 I APURIMAC 1/2 2016 PALERMO, UN PEZZO DI AFRICA A BALLARÒ formò un notevole ingorgo e molte persone si affacciarono ai balconi per guardare la sposa. Ma solo il giorno seguente si tenne la vera festa, organizzata in onore della nuova coppia. I festeggiamenti si tennero nell’oratorio di Santa Chiara, uno dei luoghi simbolo per PER APPROFONDIRE LE VIE DEI TESORI www.leviedeitesori.com Associazione che organizza passeggiate al mercato di Ballarò e tra le vie dell’Albergheria guidate da alcuni membri della comunità africana. SOS BALLARÒ www.sosballaro.it Gruppi di lavoro per il rilancio di Ballarò e dell’Albergheria. La sfida è quella di vivere e superare le difficoltà di un quartiere in trasformazione. ORATORIO SALESIANO DI SANTA CHIARA Pagina Facebook Salesiani Santa Chiara (PA) Non solo chiesa ma luogo di ritrovo per tutte le comunità con eventi e momenti di riflessione. tutti gli abitanti del quartiere. Come il centro storico di Palermo così l’oratorio di Santa Chiara venne abbandonato dai palermitani per poi essere trasformato dagli immigrati. Questo spazio è talmente importante che, ancor prima di partire, i migranti sanno di doverlo raggiungere. “Per l’occasione venne addobbato l’intero complesso di Santa Chiara – racconta la dottoressa Settineri – e fu preparato un enorme banchetto per centinaia di persone includendo cibi della tradizione ghanese e cibi, invece, della tradizione italiana e siciliana”. Tra i dolci ghanesi, infatti svettava una torta a tre piani sulla quale due sposini facevano capolino. Yam e stufato, cannoli e lasagne, questi gli ingredienti dell’incontro, un mix che a prima vista insospettisce e poi mostra il suo armonico equilibrio. Sulle balate [marciapiedi] di Palermo, levigate dal passaggio di genti e secoli, oggi cammina un mondo intero a testimonianza di una città che, non solo accoglie ma si tinge degli infiniti colori della diversità. ■ Chiara Lombardi Antropologa SOCIETÀ GALATEO LESSICALE 3.0 S crivere è un atto che generalmente fissa su di una superficie i nostri pensieri e le nostre sensazioni. Nell’epoca del 3.0, dove la vita si svolge dentro la scatola di un computer o di uno smartphone, scrivere è diventato un modo per farci sentire e per sentirci più vicini agli altri e più presenti a noi stessi. Però ci sono anche in questo caso, regole di buon costume che andrebbero rispettate per evitare l’effetto valanga. Tutto ciò che scriviamo sul web rimane per sempre. Vediamo il breviario delle buone maniere: 1. Non contaminiamo il mondo con pandemie informative infondate. Non scrivere mai testi, pensieri o aforismi parlando di temi che non conosciamo: i social – non dimentichiamolo mai – sono strumenti potenti. Tutto ciò che scriviamo può essere condiviso, commentato e raccontato a terzi. Conoscete tutti la storia secondo cui se a casa mia è caduto un uovo, dalla vicina al terzo piano è caduto un uomo?! 2.Non raccontare a nessuno elementi troppo privati. Ricordiamoci sempre che i social network non sono il divanetto del terapista. 3. La sintassi. Se per qualche motivo non siamo particolarmente talentuosi anche nella stesura di testi brevi, non è necessario renderlo pubblico. Tacere è spesso una grandissima forma di intelligenza. 4. Niente sfoghi ad personam. Per quelli ci sono i ring o sacchi da boxe in palestra. 5. È buona norma non scrivere mai del proprio capo o dei proprio colleghi. Se qualcuno ci infastidisce al punto da rendere la vita in ufficio un vero e proprio calvario, scriviamo post it anonimi e attacchiamoli sulla porta del bagno: sono molto più efficaci. 6. Quasimodo era ermetico, noi per favore no! 7.Dati sensibili: non scrivere mai il numero della propria carta di credito, di cellulare o gli indirizzi privati, equivale a prendersi un salvavita della famosa marca di elettrodomestici. 8. Il blogging è cosa seria. Non inquiniamo l’universo telematico con pensieri tossici al carbonchio. La libertà di parola e pensiero non ci autorizzano ad essere velenosi. Evitiamo di fare proseliti facendo leva sulla paura, il terrore o la volgarizzazione della realtà. 9. La realtà quella vera scrivetela su fogli di carta stropicciati e attaccateli sul frigo, nella cameretta dei vostri figli o dentro il mobile del bagno. Scrivete di tutto in grandi quaderni a righe, anche testi deliranti, ma conservate per voi la bellezza e la pienezza degli attimi della vostra vita e condivideteli solo con coloro i quali non giudicheranno mai la forma delle vostre parole. ■ Enne APURIMAC 1/2 2016 I 21 MR - MICROREALIZZAZIONI LE MICROREALIZZAZIONI SONO MINI PROGETTI PRESENTATI DAI MISSIONARI PER SOSTENERE LE ATTIVITÀ SOCIALI E PASTORALI DELLA MISSIONE. MR 340 – Mensa a Cotabambas per coloro che frequentano il catechismo per ricevere i sacramenti È stata finanziata dal Gruppo Apurimac di Noicattaro, da Ruatti Rita e da vari donatori. MR 341 – Ristrutturazione della cappella a Choqquecca (Tambobamba) È stata finanziata dal gruppo di Pomigliano d’Arco, Ciriello N. e Antignani M. Felicia, con la raccolta dei pellegrinaggi 2014 MR 342 – Sostituzione di materassi e coperte per le ragazze del Centro S. Rita di Cotabambas È stata finanziata da Anonimo MR 343 – Sostegno alimentare agli anziani di Tambobamba È stata finanziata da Anonimo MR 344 – Una nuova cucina per gli anziani di Coyllurqui È stata finanziata dal Prof. M. Verani MR 345 – Sostegno alimentare per gli anziani di Cotabambas È stata finanziata da A. Tagliabue MR 346 – Mensa per gli anziani di Haquira È stata finanziata da D. Battaglia 22 I APURIMAC 1/2 2016 MR 347 – Prima campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata dalla Caritas della Parrocchia S. Anna in Vaticano MR 348 – Seconda campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata da vari contribuenti MR 349 – Terza campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata dal gruppo di Pomigliano d’Arco, Ciriello N. e Antignani M. Felicia, con la raccolta dei pellegrinaggi 2014 MR 350 – Quarta campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata dal Gruppo Missionario Parrocchia S. M. Assunta di Camerata Cornello (BG) MR 351 – Quinta campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata da vari contribuenti MR 352 – Sesta campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata da vari contribuenti e da eventi di raccolta fondi MR 354 – Settima campagna sanitaria 2015 in Apurimac È stata finanziata da vari contribuenti e da eventi di raccolta fondi MR 2016 DA FINANZIARE MR 353 – Protesi e chirurgia plastica per il bambino Milder Somma necessaria: € 5.000,00 (stima approssimativa). Presentiamo questa MR, che non è stata completamente finanziata nel 2015. Milder Christian Sanchez Chipane ha 10 anni. Vive nella comunità di Progreso nella regione andina dell’Apurimac in Perù. Due anni fa è rimasto gravemente ferito e ustionato da una scarica elettrica proveniente da un palo della luce non protetto. Attualmente il bambino è sotto la nostra cura, ad agosto abbiamo realizzato la prima operazione. Con i contributi che raccoglieremo vogliamo concludere l’iter chirurgico e provvedere all’acquisto di una protesi. Contributi finora raccolti: € 2.415. MR 355 – Sostegno alimentare agli anziani di Tambobamba. Somma richiesta: € 1.350,00 Responsabile: P. Vicente Valenzuela, parroco di Tambobamba. Da anni la parrocchia di Tambobamba organizza una mensa per anziani, alcuni dei quali provengono anche da lontane comunità del territorio, per passare una giornata di socialità ed avere alimenti per la settimana. Vorrebbe continuare questa preziosa attività con il nostro aiuto. MR 356 – Sostegno alimentare per i ragazzi delle scuole di Progreso Somma richiesta: € 1.650,00 Responsabile: Parroco di Progreso Molti ragazzi che frequentano la scuola statale “Fray Diego Ortiz” di Progreso provengono da lontane comunità campesine e alcuni di essi si debbono arrangiare per mangiare. La parrocchia offre ogni giorno cibo caldo per coloro che hanno bisogno. MR 357 – Sostegno alimentare per gli anziani di Cotabambas Somma richiesta: € 1.350,00 Responsabile: P. Mario Sannino, parroco di Cotabambas Dai tempi di P. Ettore e di P. Marco Morasca ogni settimana il cortile della parrocchia si riempie si simpatici vecchietti e vecchiette con il loro cappello in testa adornato di fiori, per passare una giornata insieme e ritornare alle loro rustiche casette con alcuni alimenti per la settimana. P. Mario vuole continuare questa tradizione con il nostro aiuto. MR 358 – Mensa per gli anziani di Haquira Somma richiesta: € 1.350,00 Responsabile: Madre Dorotea, delle suore di Gesù Verbo e Vittima Sono più di 40 gli anziani poveri e abbandonati che frequentano settimanalmente la parrocchia per un giorno di socializzazione, pasto in comune e per ricevere gli alimenti per la settimana. Con il nostro aiuto vogliono continuare quest’opera preziosa di assistenza agli anziani. BS - BORSE DI STUDIO LE BORSE DI STUDIO PERMETTONO A TANTI GIOVANI RAGAZZI PERUVIANI DI INIZIARE IL PERCORSO DI SEMINARISTI MISSIONARI. SOSTENENDOLE AIUTI LA MISSIONE AGOSTINIANA A CRESCERE. BS 1/16 P. Agostino Trapè Contributi 2015: Orlandi M. € 50; Signore G. € 50. BS 2/16 Mons. Renzo Miccheli Contributi 2015: P. M. Morasca € 500. BS 3/16 Nella Mariani BS 4/16 Don Oberhofer Contributi 2015: Savino G. € 150; Abbate G. € 100. BS 7/16 Ferruccio Paparelli BS 8/16 Fray Diego Ortíz, protomartire del Perù Contributi 2015: Foschi G. € 400; Sansonna N. € 25; Carena L. € 50; Marotti A. € 25. Contributi 2016: Foschi G. € 500. BS 10/16 Beato Stefano Bellesini Contributi 2015: Devoti Santuario M. del B. Consiglio (Genazzano) € 4.200. BS 14/16 Beata Veronica da Binasco Contributi 2015: Maddaloni V. € 30. BS 15/16 P. Giovanni Conversa BS 17/16 Mariuccia Mazzocchi Contributi 2015: Argenti E. € 200. BS 18/16 P. Fulgenzio Petrelli da Sigillo Contributi 2015: Mons. P. Vergari € 500. BS 19/16 Ettore Bozzo Contributi 2015: Bozzo A. € 610. BS 20/16 Luisa Tommasi BS 21/16 Margherita e Osvaldo Gatti Contributi 2015: Gatti G. € 120. BS 22/16 Vincenzo Renieri Contributi 2015: Renieri C. € 800. BS 23/16 P. Giuseppe Gualtieri Contributi 2015: Pedroni R. B. € 100. BS 24/16 Sara Lourdes Foglia Contributi 2015: Petrini S. € 10; Foglia A. € 200. BS 25/16 P. Pasquale Latriglia Contributi 2015: P. M. Morasca € 300. BS 26/16 Giovanni Toniolo Contributi 2015: Stievano D. €10. BS 28/16 P. Giuseppe Pucci Contributi 2015: Stievano D. €10. BS 30/16 Aristodemo Benuzzi e Ines Querzola BS 31/16 Antonio Pietrantuono Contributi 2015: Biasi C. € 180; Gruppo Apurimac Latina € 550. BS 32/16 P. Federico Cruciani Contributi 2015: Borella A. € 150. BS 35/16 Confraternita della Cintura di Genova Contributi 2015: Confraternita della Cintura – Genova € 1250; Risso A. € 25. BS 36/16 Padri Gatti, Bonassi, Dalla Pozza Contributi 2015: Magi R. € 30. BS 38/16 P. Bolivar Centeno Pisco Contributi 2015: Monastero S. Rita da Cascia € 200 in memoria di Sr. M.G. Saccani; € 200 in memoria di Sr. M.A. Pugliese; € 250 in memoria di Sr. M.A. Mignogna; € 500 in memoria di Sr. M. Maddalena; € 300 A. Persiani; € 600 in memoria di Sr. M.T. Ciavatta; € 150 in memoria di O. Mattei. BS 39/16 Crescentini Sergio BS 40/16 Geria Antonino Contributi 2015: Geria R. € 50. BS 43/16 De Cicco MegaPasquale BS 45/16 Don Adriano Bragazzi Contributi 2015: Di Sauro M. € 115. BS 47/16 Card. Alessandro Oliva da Sassoferrato Contributi 2015: Mons. P. Vergari € 500. BS 49/16 Alessandro Valori BS 50/16 Pietro e Anna Di Vito Contributi 2015: Di Vito C. € 75; Di Vito G. € 75; Gruppo Apurimac Terni € 35. BS 51/16 Giuseppe e Agata Zaccaria Contributi 2015: M. Gaspare € 200. BS 52/16 P. Agostino Vita Contributi 2015: Vita G. € 200; Parrocchia Ns. Signora della Consolazione e Fr. Vincenzo € 100. BS 56/16 Famiglie Cardinali Angelici Contributi 2015: Cardinali A. € 500. BS 57/16 P. Nunzio Di Donna BS 58/16 Vito Pugliese BS 60/16 Francesca e Germano Mazzieri BS 61/16 Clarissa Germani e Pietro Tromello De Santis Contributi 2015: Tromello De Santis G. € 250. BS 62/16 P. Stefano Pigini BS 63/16 Bellini Elisa BS 64/16 Rosa D’Ambrogio Spagnolo Contributi 2015: Gruppo Apurimac Latina € 550; Spagnolo B. € 500; P. M. Morasca € 600. BS 65/16 Muratori Erio BS 66/16 Deaglio Benedetta e Voghera Giulia Contributi 2015: Voghera A. € 100. BS 67/16 P. Ettore Salimbeni Contributi 2015: Drudi Rastelli R. € 15: Margaritora F. € 50; Sirena G. € 30. BS 68/16 Fiorelli Fiorella Contributi 2015: Gruppo Apurimac Terni € 100. BS 70/16 Chiesa Edoardo Contributi 2015: Chiesa C. € 500. BS 71/16 P. Gian Luigi Bianchi BS 72/16 Piamonte Benedetto di Bolzano Contributi 2015: Ruatti R. € 500. BS 73/16 Piamonte Ruatti Rita di Bolzano Contributi 2015: Ruatti R. € 500 BS 74/16 Simone Storoni BS 75/16 Pietro e Felicita Pezzini BS 76/16 Vito Pugliese e Carmina De Cillis BS 77/16 Associazione S. Rita di Bisceglie BS 78/16 Dott. Dino Porsia Contributi 2015: Bozzo A. € 30. BS 79/16 Pio XII° Contributi 2015: Anonimo € 100. BS 80/16 P. Renato Saveri BS 81/16 Elder Gamboni Contributi 2015: Gruppo Apurimac Terni € 60. BS 82/16 Pasquale Giudice (iniziata gennaio 2015) Contributi 2015: Giudice P. € 400. BS 83/16 P. Davide Falcioni (iniziata aprile 2015) Contributi 2015: Gruppo Famiglie Emmaus di Terracina € 600. BS 84/16 Enzo Furiassi (iniziata aprile 2015) Contributi 2015: Furiassi G. € 775. BS 85/16 Giuliano Morasca (iniziata novembre 2015) La Borsa è stata aperta in memoria di Giuliano Morasca, con il contributo di € 900, versato da P. Marco e famiglia Morasca. BS 86/16 Luciana Bellini in Cascia (iniziata dicembre 2015) La Borsa è stata aperta dalle famiglie Bellini e Cascia (Moie di Maiolati - AN) in memoria di Bellini Luciana, con il contributo di € 450,00. APURIMAC 1/2 2016 I 23 Bomboniere SOLIDALI Le tue bomboniere Con noi il tuo evento diventa ancora più speciale ANGIOLETTI PIATTINI ZUCCHERIERE OCARINE Scegliendo le bomboniere solidali di Apurimac Onlus, il tuo gesto si trasformerà in progetti di sviluppo nei seguenti ambiti: SALUTE, EDUCAZIONE, DIRITTI, CURE MEDICHE E CONTRASTO ALLA POVERTÀ VASETTI ZUCCHERIERE PICCOLE CAMIONCINI E MACCHININE PORTA CONFETTI PORTA CONFETTI CONFEZIONATI Visita il sito www.apurimac.it alla pagina idee solidali per conoscere e scegliere le bomboniere, o chiama il nostro staff allo 06/45426336 CON QUESTA DONAZIONE DIVENTERAI UN NOSTRO SOSTENITORE Apurimac Onlus Viale Gabriele D’Annunzio 101 – 00187 Roma 06/ 45426336 www.apurimac.it [email protected]