Apurimac Gennaio-Febbraio 2016

Transcript

Apurimac Gennaio-Febbraio 2016
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in
Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.
in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1,
DCB – Roma
Bimestrale Anno XXVI
N 1 Gennaio – Febbraio 2016
www.apurimac.it
1/16
PROGETTI
Roma, l’accoglienza che vogliamo realizzare
Salute e identità in Perù
Peacebuilding… all’europea
VOLONTARI
Italiani, popolo di santi, navigatori e… volontari!
SOMMARIO
3
Diritti, promozione
umana, missione
La voce delle missioni
agostiniane
4
Roma, l’accoglienza
che vogliamo realizzare
6
Salute e identità
in Perù
8
Peacebuilding…
all’europea
Organo d’informazione
dell’Associazione
Apurimac Onlus
Codice Fiscale 97088690587
Progetto grafico e
impaginazione
Tau Editrice Srl
Todi (PG)
www.taueditrice.com
10
12
14
Diario di un giornalista
in un anno di guerra
Nel freddo
il calore della terra
Italiani, popolo di santi,
navigatori e… volontari!
16
18
19
Un magnifico
mese solidale!
20
Palermo, un pezzo
di Africa a Ballarò
Eva, medico volontario
in Perù
21
Galateo lessicale 3.0
Il cuore di
Padre Marco racconta
Finito di stampare
nel mese di Gennaio 2016
dalla LITOGRAFTODI s.r.l.
Via Umbria,147
06059 TODI (PG)
Tel. 075.898041
Fax. 075.8987110
Poste Italiane S.p.A.
Spedizione in Abbonamento
Postale D.L. 353/2003 (conv. in
L.27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB – Roma
Bimestrale Anno XXVI
N 1 Gennaio – Febbraio 2016
Aut. Trib. Roma n. 399/90
del 21.06.90 Iscrizione al ROC
n. 21287
22/23
Microrealizzazioni
Borse di Studio
REDAZIONE
Direttore responsabile
Pasquale Grossi
Direttore
Pietro Bellini
Redazione
P. Luciano De Michieli
Francesca Bellini
Vittorio Villa
Luca Natale
Vito Chimienti
Ilaria Orlandi
P. Giuseppe Pagano
P. Rocco Ronzani
Articoli e collaborazione
Teresa Tschabold
Nicoletta Vaiarello
Chiara Lombardi
Riccardo Camilleri
Alfredo Macchi
Luca Rubin
Foto
Archivio Apurimac Onlus
Francesca Bellini
Ilaria Orlandi
Luca Natale
Alfredo Macchi
Sede legale
Via Paolo VI, 25 - 00193 Roma
Sede operativa
Viale Gabriele D’Annunzio, 101
00187 Roma
Tel. 06 4542 6336
Fax 06 4542 6512
E-mail: [email protected]
Indirizzo Web:
www.apurimac.it
EDITORIALE
DIRITTI,
PROMOZIONE
UMANA, MISSIONE
S
crivo questo editoriale in procinto di prendere l’aereo per
ritornare ancora una volta in
Apurimac per una visita di monitoraggio delle attività sociali che stiamo portando avanti nella missione
agostiniana, e per portare il nostro
appoggio e amicizia al personale
dell’Associazione che lavora stabilmente in Cusco, ai volontari e ai tanti amici e collaboratori che abbiamo
sul territorio.
Mi accompagneranno Mauro Masci,
del settore amministrativo dell’Associazione, Carla Biasi di Latina,
membro del Consiglio Direttivo, e
Irene Temperini, presidente della
Pro Loco di Viterbo. A Cusco daremo
il via ad un progetto finanziato dalla
Fondation Assistance Internationale
di Lugano, avente per finalità l’accesso alla salute e ai servizi anagrafici di
base della popolazione di 6 comuni
dell’Apurimac.
Due giorni fa sono partiti in aereo
per una missione in Nigeria Vittorio Villa e Ilaria Orlandi, del settore
Progetti di Cooperazione dell’Associazione, per preparare l’inizio della
seconda fase del progetto affidatoci
dall’Unione Europea, avente per finalità la “costruzione della pace” in
una zona con forti contrasti sociali,
etnici e religiosi e teatro di continui
attacchi terroristici del fondamentalismo islamico.
Pur in mezzo a molte difficoltà,
l’Associazione è in prima linea sul
fronte della missione, della solidarietà e dei diritti umani. Negli ambiti
dell’Associazione stiamo parlando
sempre più dei diritti umani, oggi
ancora non riconosciuti soprattutto
alle popolazioni più povere ed indifese. Questa nostra sottolineatura
per i diritti umani suscita qualche
perplessità in persone che ritengono la difesa dei diritti umani come
una battaglia “laica”, che ha poco
a che vedere con le finalità di una
missione cattolica, come è quella
dell’Apurimac. In realtà i diritti fondamentali dell’uomo e la possibilità
di accedervi da parte di tutti gli esseri umani fanno parte integrante
della “buona Notizia” del Vangelo.
Il Concilio Vaticano II nel decreto su
“La Chiesa nel mondo contemporaneo” ricorda varie volte che la difesa
dei diritti fondamentali dell’uomo fa
parte dei compiti di ogni cristiano,
come espressione dell’attenzione di
Gesù verso i poveri.
La “missione”, intesa come predicazione del Vangelo di Gesú, ha infatti
come finalitá due obiettivi: l’evangelizzazione e la promozione umana,
tanto complementari fra di loro, che
non ci può essere vera evangelizzazione senza promozione umana, né
promozione umana integrale senza
evangelizzazione.
Lasciando ai missionari il compito
più specifico dell’evangelizzazione,
noi dell’Associazione curiamo particolarmente il secondo aspetto della
missione, a noi più confacente, cioè
la promozione umana.
Un’ultima novità. Come potete constatare, da questo numero la rivista
passa di nuovo da 18 a 24 pagine,
dopo un periodo di riduzione di
pagine. Vuole essere un segno del
nostro rinnovato impegno per l’Associazione e i suoi obiettivi sociali,
nell’ambito della missione. Vogliamo ancora una volta scommettere
nella validitá di questo mezzo come
strumento importante di dialogo e
di formazione.
Felice anno 2016 e buona lettura. ■
P. Pietro Bellini
APURIMAC 1/2 2016 I 3
PROGETTI / ITALIA
ROMA, L’ACCOGLIENZA
CHE VOGLIAMO REALIZZARE
Nel 2015 Apurimac
Onlus ha inaugurato un
programma di intervento
in Italia per affrontare le
problematiche generate
dalle crisi economica
e culturale degli ultimi
anni. Il nostro intervento
è volto a favorire la
costruzione di un modello
di società basato sui
valori dell’accoglienza,
della cooperazione e
della famiglia.
4 I APURIMAC 1/2 2016
S
iamo partiti da una delle periferie della capitale, Tor Bella
Monaca, un luogo che conosciamo grazie all’operato dei Padri
Agostiniani e dei volontari della Parrocchia di Santa Rita. Tor Bella Monaca, come molte periferie delle nostre città, con i suoi 90.000 abitanti,
risulta essere un territorio molto
sensibile in cui è emersa la necessità
di interventi sociali di ri-costruzione
della solidarietà.
La Parrocchia di Santa Rita grazie alla
collaborazione del centro Caritas e
di molti volontari, ha avviato importanti servizi di sostegno e accoglienza per la popolazione del quartiere
ed è da sempre un punto di riferimento per le famiglie, per gli anziani
e per i più piccoli. “Attraverso un articolato e funzionante centro Caritas
– ci racconta Padre Giuseppe Tesse questo organismo ecclesiale si avvale di un centro di ascolto che segue
e accompagna all’autonomia circa
300 famiglie. C’è un nutrito gruppo
di laici che dona pacchi di alimenti,
aiuta chi versa in gravi difficoltà nel
pagamento delle utenze e nel comprare medicine. Un altro gruppo si
occupa di dare vestiti a chi ne ha
bisogno. Sempre nell’ambito della
Caritas esiste un centro di aiuto fiscale e legale e uno sportello di consulenza psicologica. Vicino a questi
servizi vi è poi una biblioteca aperta
a tutti, che costituisce un incentivo
alla lettura e alla crescita culturale.”
Tra le torri, i palazzi popolari e le
abitazioni familiari si sviluppa infatti un luogo dove si ha l’impressione
di essere altrove. I campi di calcetto,
basket, tennis e pattinaggio, il campo da bocce e l’area protetta per
bambini offrono alle tantissime persone di ogni provenienza, cultura
ed età la possibilità di incontrarsi e
sperimentarsi come collettività. Nel
2015 Apurimac Onlus ha iniziato ad
affiancare la Parrocchia nell’analisi
dei bisogni del territorio e nella progettazione di alcuni interventi mirati
a costruire nuovi spazi e possibilità
per l’infanzia e per le famiglie.
I servizi che abbiamo previsto nel
progetto, già presentato ad alcuni
enti ed attualmente in fase di valutazione, vogliono coinvolgere l’intera
comunità e rispondere ai differenti bisogni. Si prevede di creare uno
Spazio Infanzia per permettere ai
bambini di seguire un percorso di
socializzazione e crescita con laboratori teatrali, di lettura e attività
legate allo sport. Gli adulti saranno
coinvolti in attività dedicate al Sostegno alla Genitorialità, attraverso incontri singoli e di gruppo mirati
promuovere e facilitare il rapporto
genitore-bambino. Lo Sportello di
Consulenza ed Intervento Psicologico offrirà un servizio di consultazione psicologica finalizzata ad
orientare l’individuo, la coppia o la
famiglia in difficoltà. Lo Sportello di
Orientamento al Lavoro opererà
congiuntamente su un piano motivazionale e su un piano informativo
per individuare competenze e bisogni della persona alla ricerca di impiego.
Per approfondire il tema dell’accoglienza, che è alla base del nostro
lavoro e della nostra progettualità,
abbiamo deciso di intervistare Federica Pozzar, una nostra volontaria, Educatrice Professionale presso
un Centro di Accoglienza Straordinario per richiedenti Asilo e Rifugiati
di Roma e di capire insieme a lei la
complessità di questo lavoro.
“L’esperienza dell’accoglienza è un
atto di conoscenza – ci spiega Federica – Accogliere è r-accogliere
con attenzione le unicità che costituiscono l’identità altrui, fatte di
espressioni verbali, corporee, risposte ed emozioni di cui l’altro è
portatore. Accogliere è un’azione
volta al rispetto dell’essere umano.
Un servizio di accoglienza deve poter garantire a ogni persona che ne
usufruisce tutti quei beni utili a farlo
sentire confortato, curato, ascoltato;
deve poter permettere alle persone
a cui sono stati negati diritti importanti di sentirsi di nuovo esseri umani con possibilità nuove. Il lavoro
dell’educatore non è sempre facile,
ogni giorno si confronta con molteplici difficoltà comunicative con i ragazzi. Le frustrazioni aumentano nel
momento in cui ci si trova sprovvisti
di risposte immediate di fronte alle
incessanti richieste delle persone
che si assistono. Ho deciso di essere una educatrice perché sentivo la
mancanza di gesti di reale accoglienza nei posti che frequentavo e avevo
una forte curiosità di voler conoscere in quali condizioni vivono i rifugiati, capire i vissuti di cui sono portatori, dopo un lungo viaggio alla deriva.
I loro sogni, le loro speranze e le loro
aspettative. Dopo aver sperimentato il mio ruolo di educatrice nel
mondo dell’infanzia, della disabilità
e della scuola, desideravo mettermi
in gioco in un ambito dove fare accoglienza è una pratica quotidiana,
la missione principale. L’accoglienza
non deve limitarsi ad essere ricercata entro il perimetro di un centro ma
deve diventare l’esempio di come si
COLLABORAZIONI
IN CORSO PER LA
REALIZZAZIONE
DEL PROGETTO
Ecpat Italia Onlus
www.ecpat.it
Associazione Eduraduno
www.eduraduno.it
Associazione Grazia Cancrini
www.associazionegraziacancrini.
org
Caritas - Parrocchia S. Rita
santaritatorbellamonacaroma.
blogspot.com
Teatro per le Perle
facebook.com/teatro.perleperle
può imparare ad accogliere l’altro, lo
straniero, l’ospite, qualunque persona. In questi piccoli e grandi centri
passano tante storie da conoscere
e con cui confrontarsi e l’auspicio
è quello di costruire insieme a loro
l’accoglienza che vogliamo”. ■
Vito Chimienti
Referente Area Italia Apurimac Onlus
APURIMAC 1/2 2016 I 5
PROGETTI
PROGETTI//ITALIA
PERÙ
SALUTE E
IDENTITÀ
IN PERÙ:
ESERCIZIO DI
DIRITTI NELLE
PROVINCE ALTE
DELL’APURIMAC
I
l Consiglio della Fondation Assistance Internationale
– FAI nel 2015 ha analizzato la nostra richiesta di sostegno a favore del programma di intervento “Salute
e identità in Perù: esercizio di diritti nelle Province
Alte dell’Apurimac”. In data 4 gennaio 2016 abbiamo
ricevuto comunicazione di approvazione del progetto.
L’intervento previsto consoliderà la nostra azione sulle
Ande permettendoci di affrontare in maniera ancora più
efficace due problematiche di prima necessità: accesso
alla salute e ai servizi anagrafici di base. Il progetto si
svilupperà in un’area geografica che comprende diciotto uffici anagrafici, dodici dei quali distribuiti nelle zone
più isolate della regione (Huancascca, Huancaumuyto,
Patan, San Juan de llaucha, Ccocha, Pampura, Pisaccasa,
Apumarca, Pumamarca, Ñahuinlla, Tambulla, Collpa).
L’obiettivo principale è il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene, attraverso il
riconoscimento dei diritti fondamentali di base quali il diritto all’identità e alla salute. ■
TEMPI DI REALIZZAZIONE
18 MESI
6 I APURIMAC 1/2 2016
REPORT CAMPAGNE SANITARIE
ITINERANTI 2015
Nel 2015, grazie ai nostri donatori e volontari, abbiamo realizzato 7 Campagne Sanitarie Itineranti, erogato 17.000 prestazioni ed assistito 6.400 persone nei
servizi di triage, medicina generale, odontologia, analisi di laboratorio, visite domiciliari e intervento casi
speciali/bambini. I nostri volontari estero sostengono
in prima persona le spese di viaggio per il Perù. A Cusco vengono accolti nella casa dei volontari dove ha
sede il nostro ufficio.
VOLONTARI 2015
Sanitari
Gestiscono i servizi
sanitari e ambulatoriali
durante le Campagne
Sanitarie Itineranti e
supportano il responsabile
nell’elaborazione dei dati
Gianluca Susco – odontoiatra;
Nicola Salamone – dottore;
Michela Nardi – dottore;
Roberto Leonori – chirurgo;
Eva Chieruzzi – dottore;
Michela Nardi – dottore
Tecnici
Affiancano lo staff
sanitario durante le
Campagne Sanitarie
Itineranti e collaborano
alle attività dell’ufficio
di Cusco
Ilaria Orlandi – progettista in
cooperazione internazionale;
Daniele Bollati – esperto
dispositivi medici; Julia
Armas – assistente alla
poltrona; Claudio Frosoni
(attualmente sta studiando
lo sviluppo di un programma
per la gestione del servizio
di farmacia); Maura Secci;
Nicole Ardielli (attualmente
volontaria in servizio civile);
Camilla Cecchini – infermiera
(attualmente volontaria in
servizio civile)
Generici
Realizzano, all’interno
delle Campagne Sanitarie
Itineranti, laboratori
ludici e di educazione
all’alimentazione e alla
salute per i bambini
Nicoletta Vaiarello; Caterina
Zichittella; Alessandro Frate;
Valentina Dalmasso
PARTI CON NOI
Ogni anno inviamo in missione volontari
sanitari, tecnici, generici e educatori. Se sei
interessato scrivici: il nostro staff ti contatterà per informarti sui nostri corsi di formazione e sulle modalità per operare nei
nostri progetti di sviluppo.
CASI SPECIALI
BAMBINI
1 bambino trattato per un
trauma temporo-parietale.
Nel 2015 il nostro staff si è
concentrato sui casi critici,
alcuni sono stati trattati
direttamente in campagna
sanitaria, altri invece hanno
previsto interventi specifici a
Cusco e ad Abancay. Questa
attività è stata possibile
grazie alla collaborazione dei
nostri volontari e dei partner
locali.
Casi in corso di trattamento
Casi risolti
Milder, paziente di Progreso,
è rimasto ferito da una
scarica elettrica. La prima
operazione è stata realizzata
ad agosto. Oggi il piccolo fa
vari sport, come sostitutivo
della fisioterapia ed ha
iniziato una consulenza
psicologica. Stiamo
lavorando per programmare
gli ultimi interventi
chirurgici.
4 bambini sottoposti a
operazione chirurgica
per labbro leporino e
palatoschisi; 1 bambina
sottoposta a operazione
chirurgica per microtia; 1
bambino sottoposto a visita
specialistica per epilessia;
Neymar, paziente di
Huayllati. Il bambino è stato
operato due volte (novembre
2014 - giugno 2015) di labbro
leporino e palatoschisi ed è
attualmente in attesa di una
terza operazione.
IN SERVIZIO CIVILE
Il Servizio Civile, rivolto a giovani tra i 18
e i 28 anni, è un’esperienza di cittadinanza attiva per maturare nella propria
formazione civica, sociale e professionale. Il servizio civile con noi permette
di conoscere il mondo della solidarietà
e della cooperazione internazionale.
CONTATTACI inviando una mail a [email protected]
DATE CAMPAGNE
SANITARIE 2016
(Le date sono in fase
di approvazione)
Aprile dall’11 al 18;
Maggio dal 16 al 23;
Luglio dall’11 al 18;
Agosto dal 15 al 22;
Ottobre dal 13 al 20;
Novembre dal 14 al 21
APURIMAC 1/2 2016 I 7
PROGETTI / NIGERIA
“La libertà
senza civiltà,
la libertà senza la
possibilità di vivere
in pace non è vera
libertà”.
Nelson Mandela
morti. Era il giorno precedente ad
un’altra mia partenza.
Stavolta l’apprensione non arriva
dalla (in)sicurezza. Arriva da una
e-mail della Delegazione della Commissione Europea in Nigeria che sta
finanziando ad Apurimac Onlus un
progetto di Peacebuilding. La Program Manager della Delegazione ci
PEACEBUILDING …
ALL’EUROPEA
P
artire per la Nigeria è sempre
un concentrato di apprensione: la sicurezza non è mai garantita al cento per cento. Soprattutto a Jos, città capoluogo del Plateau
State, nella Middle Belt Region del
Paese. Non è al nord del Paese dove
ha sede Boko Haram, ma il livello
di insicurezza è tale per cui quando
meno te lo aspetti succede qualcosa. Come a luglio 2015, in pieno
Ramadan, due kamikaze si fanno
esplodere nel centro della città. 49
8 I APURIMAC 1/2 2016
informa che vogliono approfittare
della mia prossima missione per
una visita congiunta sul progetto.
Consapevole dell’impegno comincio
a preparare le tabelle di monitoraggio necessarie. Rileggo tutto il progetto, mi soffermo sui risultati e mi
preparo a valutare l’impatto del progetto in funzione di quanto previsto.
Parto, prima tappa Abuja. Il tempo
di uscire dall’aeroporto e via in Delegazione. Incontro la Program Manager e, sorpresa delle sorprese, il
monitoraggio da loro previsto analizzerà “solo” l’impatto finanziario
del progetto. Insomma, si lavora
solo sul budget e sui rendiconti. Non
faccio una piega, metto via l’ottanta
per cento delle mie tabelle e mi concentro solo sugli aspetti finanziari.
Il giorno dopo si parte per Jos. La
Program Manager mi informa che
lei, per questioni di sicurezza, non
ha avuto l’ok da parte della Delegazione a spostarsi a Jos, per cui vado
da solo. Mi lascia le sue tabelle da
completare e parto. Il viaggio da
Abuja a Jos dura tre ore di macchina. Joseph, l’autista, sceglie la strada
più veloce, che tanto la sicurezza è
garantita. Mi fido. Tre ore di paesaggio nigeriano che è un mix di verde e
asfalto. La stagione delle piogge non
aiuta, però, ad apprezzarlo. Il viaggio procede tranquillo, tra buche e
check-point. I poliziotti ci fermano,
ma ci guardano senza apprensione,
segno che in questo momento il Paese è tranquillo.
Arrivo a Jos. Incontro lo staff locale
e li informo delle richieste della Delegazione della Commissione Europea. Sbuffano, protestano. La Delegazione, secondo loro, si sta facendo
troppo pressante con tutte queste
richieste. Medio, faccio capire loro
l’importanza di mantenere rapporti
diplomatici con il nostro major donor. Lavoriamo duramente per tre
giorni. Sistemiamo i rendiconti, la
prima nota e faccio formazione sulle
linee guida dell’Unione Europea.
Mancano ancora due giorni. Chiedo
al nostro staff di andare sul terreno a valutare l’impatto del progetto
sulle comunità locali. La reazione
è esattamente l’opposta. Accolgono con piacere la richiesta e mi accompagnano a visitare le comunità
beneficiarie del progetto. Sia quelle
cristiane, che quelle musulmane. Li
vedo orgogliosi, i colleghi nigeriani.
Mi stanno facendo vedere quanto
sia importante lavorare nelle comunità attraverso workshop sui diritti
umani e sulla convivenza pacifica,
quanto sia performante creare posti
di lavoro attraverso la formazione
professionale, quanto sia necessario lavorare per risolvere conflitti
con modalità alternative alla giustizia ordinaria. Insomma il progetto
c’è e si vede.
Torniamo in ufficio e chiedo la documentazione di supporto. La reazione è quella già vista in precedenza.
Capisco che lo staff funziona bene
sul terreno, un po’ meno in ufficio.
Ho ancora un giorno. Facciamo una
formazione su modalità di reportistica e sulle procedure. Spiego loro
che un conto è fare attività di Peacebuilding, un conto è fare attività di
Peacebuilding all’europea! Le cose
sono simili ma non uguali. Sorridono, capiscono e promettono di mandarmi tutto entro breve.
Intanto mi preparo a tornare. Tre
ore fino ad Abuja, aeroporto e partenza. Il tempo di arrivare in Italia e
sento la radio annunciare l’ennesima strage in Nigeria. A Maidougouri,
al Nord del Paese. Altri kamikaze, altri morti. Innocenti. È per questo che
bisogna sostenere, applicare, realizzare azioni concrete di pace. Senza
se e senza ma. ■
Vittorio Villa
Coordinatore Apurimac Onlus
PROGETTI
IN CORSO
2016
I NOSTRI INTERVENTI SI FOCALIZZANO SU ATTIVITÀ DI PEACEBUILDING
CHE COMPRENDONO CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE,
SERVIZI DI CURA DEI TRAUMI DA VIOLENZA E PERCORSI DI DIALOGO
INTERETNICO. NELLO SPECIFICO STIAMO SUPPORTANDO
QUATTRO CENTRI COLLOCATI A JOS E DINTORNI:
Centro di Rantya (Jos Sud): formazione professionale;
Centro di Katako (Jos Nord): formazione professionale, gestione del Trauma
Healing Center (cura dei traumi attraverso la terapia del Post Traumatic Stress
Desorder), Victims Support Schemes (risoluzione conflitti attraverso la modalità
della mediazione penale e giustizia riparativa)
Centro di Mikang: formazione professionale
Centro di Mangu: formazione professionale
SOSTIENI I NOSTRI PROGETTI
Causali che puoi scegliere:
PROGETTO
SANITARIO
Sostieni il programma socio sanitario nella regione
andina dell’Apurimac
SCEGLI
LA VITA
Sostieni i percorsi
educativi e gli interventi
sociali a favore dei
bambini in Apurimac
PEACEBUILDING
Sostieni i nostri interventi
di consolidamento dei
processi di pace
PUOI FARLO ATTRAVERSO QUESTE MODALITÀ:
Facendo una donazione tramite bonifico bancario
c/c n. 1000 – 6473 Banca Prossima intestato a: Associazione Apurimac Onlus
IBAN IT 75 I 0335901600100000006473
Facendo una donazione tramite c/c postale n. 87219002 intestato a: Associazione Apurimac Onlus
Tramite carta di credito cliccando sul DONA ORA www.apurimac.it
Destinando il tuo 5xmille ad Apurimac Onlus, codice fiscale 97088690587
APURIMAC 1/2 2016 I 9
DAL MONDO
DIARIO DI UN
GIORNALISTA
IN UN ANNO
DI GUERRA
Alfredo Macchi lavora
come inviato per
Mediaset dove segue
per Tg5, Tg4, Studio
Aperto e Tgcom24
le zone di guerra, il
Medio Oriente e i temi
legati al terrorismo
internazionale.
Conduce gli
approfondimenti di
Tgcom24 e cura la
rubrica “Zone di crisi”
su Tgcom24.it.
10 I APURIMAC 1/2 2016
F
ino a qualche tempo fa prima di partire per raccontare quello che accade
in qualche angolo del mondo avevo
tempo per fare la valigia. Riuscivo anche
a comprare qualche libro da leggere, a
fare scorta di cibo e a raccogliere qualche
informazione sul luogo dove ero diretto.
Di solito paesi lontani, segnati da una
qualche guerra o da una qualche catastrofe naturale: Afghanistan, Pakistan,
India, Haiti, Sud Sudan, Libia, Iraq, Siria.
C’era sempre qualche giorno per prepararsi e qualche decina di ore di viaggio
per arrivarci. Il tempo necessario a fare
un salto mentale nel nuovo mondo. Da
qualche tempo a questa parte non è più
così: sempre più spesso non devo più affrontare un lungo viaggio per andare a
raccontare la guerra. É la guerra che si è
avvicinata. Ormai trascorrono pochi minuti dalle prime notizie, il tempo di correre in aeroporto e in un paio di ore arrivo
sul posto, tra caos, sangue e confusione.
Così è avvenuto il 7 gennaio. “Spari nel
centro di Parigi” ha battuto alle 11 e 50
un’agenzia di stampa e in breve si è capito che nel mirino era finita la redazione
del giornale Charlie Hebdo. Alle 15 ero in
volo. Alle 17 a Parigi. Una città che si era
come svegliata all’improvviso da un lungo sonno di tranquillità. La mattina dopo
nuovi spari a Montrouge, una poliziotta
è morta. Salto su un taxi e quando arrivo
sul posto la polizia annuncia che è stata
“una lite per motivi di viabilità”, nulla a che
vedere con l’attentato del giorno prima.
Strano perché i testimoni mi raccontano di aver visto un uomo armato di kalashnikov, in tuta nera e con giubbetto
anti proiettile. Poche ore e quello stesso
uomo, il trentaduenne Amedy Coulibaly,
prenderà in ostaggio i clienti di un supermercato ebraico nel cuore della città. Tra
sirene, elicotteri, reparti d’assalto, Parigi
non sembra più la stessa.
Due mesi dopo, il 18 marzo, attorno a
mezzogiorno arriva un altro flash
di agenzia: “Sparatoria vicino al Parlamento di Tunisi”. Pochi minuti per
realizzare che sotto attacco c’è il Museo Bardo pieno di turisti. Atterro a
Tunisi alle 18 e in pochi minuti sono
davanti al cancello del Bardo in diretta. I terroristi sono entrati a piedi dal cancello, beffando le guardie.
Ripercorro la loro strada ed entro
nel Museo tra macchie di sangue e
segni di esplosioni. Quattro italiani
morti, undici feriti.
Un paio di giorni dopo vado a casa
di Yassin Labidi nel quartiere periferico di Kerch Elghaba a nord di
Tunisi. Una villetta anonima in una
zona povera ma dignitosa a ridosso
di una grande discarica. Lo zio del
ventiseienne terrorista rimasto ucciso nell’assalto della polizia accetta di
parlare e racconta con le lacrime agli
occhi che nessuno in famiglia avrebbe mai potuto immaginare. “Era un
musulmano devoto, certo, andava
in moschea, ma non era un ragazzo
come tanti. Gli hanno fatto il lavaggio
del cervello…” Se è vero, mi domando, se neppure i genitori riescono a
intuire che loro figlio sta per diventare un terrorista, come lo possono
fare i servizi di sicurezza? Che cosa
scatta nella testa di questi ragazzi?
Perché sono pronti a morire e ad uccidere?
Qualche mese ed è di nuovo la fragile Tunisia a tornare nel mirino attraverso il suo bene più prezioso, il
turismo. Il 26 giugno sulla spiaggia
del hotel Riu Imperial Marhaba i
terroristi fanno tiro a segno sui bagnanti: 38 morti, in gran parte britannici. Assieme ad alcuni complici
è il ventitreenne Seifeddine Rezgui
a compiere il massacro prima di essere ucciso dalla polizia. Per capire
qualcosa di più vado nella cittadina dove viveva a circa 60 chilometri da Sousse. Kairouan è la quarta
città santa dell’islam sunnita dopo
la Mecca, Medina e Gerusalemme.
Cinquecento moschee tra quelle
ufficiali e le molte clandestine. Tra
i vicini di casa nessuno vuole parlare. È il vecchio Imam della Grande
Moschea, Tajeb Ghozzi, ad aiutarmi
a capire. “Noi musulmani siamo qui
da oltre mille anni” – mi dice “e non
abbiamo mai avuto problemi con i nostri vicini cristiani ed ebrei. Da alcuni
anni però qui e nel resto della Tunisia
sono arrivati dei predicatori stranieri
con tanti soldi. Aprono moschee dove
indottrinano i giovani e li arruolano
nella jihad”.
La sera del 13 novembre pochi minuti dopo le 22 mi squilla il telefono. È il mio direttore: “A Parigi stanno sparando nei locali, esplosioni allo
stadio – mi dice - corri a prendere il
primo volo”. All’alba sono in aereo.
Poco dopo a Parigi, stavolta una città sconvolta, incredula. Stavolta si è
sparato nel mucchio, tra chi andava
a divertirsi con gli amici, a bere o ad
uno spettacolo o allo stadio. Centotrenta morti, in gran parte giovani.
Ora per le strade ci sono i soldati
con i fucili mitragliatori. Mi rendo
conto che i colpi di kalashnikov e i
giubbetti esplosivi dei kamikaze non
sono più cose solo di paesi lontani.
Purtroppo adesso ho sempre una
valigia pronta in redazione. ■
Alfredo Macchi
WAR LANDSCAPES
War Landscapes è un libro fotografico
con circa 100 immagini in bianco e nero
scattate da Alfredo Macchi in quindici
anni di lavoro, come inviato nelle più
importanti zone di conflitto. Nel prologo scrive: “Qualcuno sostiene che i grandi
imperi siano diventati tali con la guerra.
Non è vero. La guerra non costruisce, ma
distrugge. Distrugge le vite degli uomini, le
loro abitazioni, i loro monumenti, le loro
città…”. Il libro uscito a maggio 2015 ha
ottenuto importanti riconoscimenti: Medaglia d’argento categoria al PX3 2015,
Prix de la Photographie de Paris Primo
premio categoria all’IPA 2015, International Photography Awards Finalista
al New York Photo Festival 2015 Primo
classificato categoria Libri Fotografici al
MIFA 2015, Moscow International Foto
Awards.
APURIMAC 1/2 2016 I 11
REPORTAGE
NEL FREDDO,
IL CALORE
DELLA TERRA
Q
uante volte accusiamo il destino per le cose che ci mancano e che qualcuno invece
riceve dalla vita? A 4.000 metri di
altezza questa non è certo l’aria che
si respira. Per gli abitanti delle Ande
il mondo, la natura, la stessa esistenza dispensa all’uomo tutto ciò
di cui necessita, basta solo saperlo
cercare. Pachamama, la madre cosmica che a tutti bada, dona il proprio amore e la propria protezione,
costituendo qualcosa di sacro e materiale insieme; un fiore, un ruscello,
un animale, una roccia, tutto viene
12 I APURIMAC 1/2 2016
trattato con estrema devozione e
rispetto perché è dono per gli abitanti delle montagne. Tutta la vita
viene vista in forma di armoniosa
e disinteressata reciprocità: con la
Pachamama gli uomini hanno una
relazione di scambio generoso, di
cura perchè sanno che da lei riceveranno altrettanto. Nella lingua quechua Pacha significa tempo e spazio,
senza distinzione, perchè non si può
concepire il primo senza il secondo.
Grazie alla Pacha noi ci muoviamo,
esistiamo, perchè essa è la forza
che mantiene in vita e in equilibrio
l’umanità e tutto il cosmo. Gli andini
credono che gli uomini siano i semi
della terra: inka muju (il seme) che
risiede in noi, se accudito, porterà
l’uomo a crescere secondo un semplice processo naturale, innescato
dalla mamma Pacha. Quando i popoli indigeni coltivano la terra, non
la sfruttano; con un sentimento di
profondo amore il campesino chiede alla madre terra il permesso di
coltivarla, di seminare e di raccogliere. E con altrettanta cura ed attenzione restituisce alla terra ciò che le
toglie. ■
PREGHIERA
A PACHAMAMA
“Terra, Dea divina,
Madre Natura,
che generi ogni cosa
e sempre fai riapparire
il sole guardiana del cielo,
del mare e di tutti gli Dèi
e le potenze;
per il tuo influsso tutta la
natura si quieta
e sprofonda nel sonno.
E di nuovo quando ti
aggrada tu mandi innanzi
la lieta luce del giorno
e doni nutrimento alla
vita con la tua eterna
promessa;
e quando lo spirito
dell’uomo trapassa
è a te che ritorna.
A buon diritto invero
tu sei detta Grande Madre
degli Dèi;
Vittoria è il tuo nome
divino.
Tu sei possente,
Regina degli Dèi!
O Dea io ti adoro
come divina,
io invoco il tuo nome,
degnati di concedermi
ciò che ti chiedo,
in modo ch’io possa
in cambio colmare di
grazie la Tua divinità,
con la fede che ti
è dovuta..”
da Erbario inglese del XII
secolo, British Museum
APURIMAC 1/2 2016 I 13
VOLONTARI
S
iamo circondati. Per quanto voi
vogliate assomigliare al più burbero e taccagno degli Scrooge
del Christmas Carol, ve ne troverete
sempre un paio accanto. Fuori dai
supermercati per raccogliere viveri
da donare ai meno fortunati tramite
Banco alimentare o tramite parrocchie, per strada a ripulire o ridipingere qualche panchina, palo o muro
deturpato da chi oltre a non amare
la città si sente in diritto di danneggiarla, nello studio del vostro medico
o a scuola di vostro figlio con qualche campagna per raccogliere fondi
per asili nido e pozzi per l’acqua in
posti del mondo che magari non riuscite nemmeno a pronunciare.
Insomma, chi è e cosa vuole l’esercito dei volontari italiani? Dove lo
ITALIANI,
POPOLO DI SANTI,
NAVIGATORI E…
VOLONTARI!
14 I APURIMAC 1/2 2016
fanno, come lo fanno e soprattutto,
perché lo fanno? Arrivati alla soglia
dell’accerchiamento, anche l’Istat
nel 2014 ha sentito il dovere di capire, studiare, intervistare, calcolare…
insomma le solite cose da statistici.
Quello che emerge dai dati è uno
scenario molto interessante.
In Italia sembra ci siano 6,63 milioni
di persone, sopra i 14 anni, pari al
12,6% della nostra popolazione(era
il 10% nel 2011) disposte ad “attività
prestata gratuitamente e senza alcun obbligo”, anzi non disposte, ma
che l’hanno già fatto nel corso del
2013, per almeno una volta al mese.
E siccome gli italiani fanno sempre
gli spavaldi in gruppo, oltre 4 milioni
di loro lo hanno fatto all’interno di
organizzazioni (associazioni, comitati, movimenti, gruppi informali),
mentre gli altri si sono organizzati
autonomamente in situazioni e luoghi nel proprio vicinato.
Le ricerche si sa, raccontano un sacco di cose a saperle leggere, ma ci
sono due dati interessanti che, collegati ad altri fenomeni che si stanno sviluppando nel nostro Paese,
possono aiutarci a capire meglio la
nostra società e forse anche chi saranno i volontari di domani.
Il primo dato riguarda la fascia di
età col più alto tasso di volontariato
totale, il 15,9% delle attività gratu-
ite per gli altri è assicurato da persone tra i 55 e i 64 anni. Insomma,
aumenta il tempo a disposizione,
migliorano a volte le condizioni economiche, spesso le condizioni fisiche di un esercito di super nonnetti
che escono per andare a costituire
quel welfare di comunità che spesso
le nostre istituzioni non riescono a
garantire.
E così, ecco le strade che si riempiono di “giovani da tanto tempo” all’uscita delle scuole per la sicurezza dei
ragazzi, pimpanti ed esperte Mary
Poppins che prestano la loro opera presso le scuole popolari per i
ragazzi che non possono pagare le
ripetizioni oppure presso ospedali
o mense Caritas per fornire un po’
di conforto materiale e morale a chi
vive momenti di difficoltà. Ma anche
medici e infermieri, o altri professionisti, che mettono a disposizione sapere ed esperienza.
E cosa fanno questi volontari? Persone in difficoltà, ambiente o animali da tutelare, supporto a popolazioni travolte da eventi più grandi di
loro, qui o all’estero, sono gli impegni classici di volontari specializzati
o meno. E da qualche anno, anche
l’esplosione di un volontariato dei
beni comuni che si batte affinché in
ogni città, oltre a quello che rimane
compito delle istituzioni, i cittadini sentano la voglia di vivere in un
ambiente dignitoso e si impegnino
in prima persona per curare, mantenere, aggiustare, i beni pubblici di
cui tutti usufruiamo. È un fenome-
no che sta coinvolgendo migliaia di
persone, un esempio è quello di Retake a Roma, che organizza gruppi
locali di “grattatori” (delle etichette
e cartelli abusivi da pali della luce
e monumenti) o “pulitori” di scritte
(insieme con AMA) e che in spirito di
collaborazione e preferendo l’azione
alla lamentela, vogliono “riprendersi” (da qui il nome) gli spazi comuni e
viverci bene.
L’altro dato importante, da collegare
ad altri fenomeni che continuano a
esistere e nascere in Italia, riguarda
la motivazione. Insomma, ma chi ce
lo fa fare di “perdere” parte del nostro tempo, sottratto agli affetti, al
riposo, allo svago, per fare e dare
qualcosa a chi, forse, non conosciamo o non si ricorderà di noi. In generale, ovviamente, moltissimi volontari prestano la loro opera perché
credono fortemente nella causa che
sostengono, che sia il salvataggio
di qualche specie sconosciuta e in
via di estinzione, progetti umanitari
all’estero o azioni di supporto quotidiano in Italia. Questi sono il 62,1%
del campione, cui seguono “dare un
contributo alla comunità” (41,7 %) e
“seguire le proprie convinzioni o il
proprio credo religioso” (25,8%).
Insomma, davvero un mondo variegato quello dei volontari italiani.
Alla faccia dei portatori di sventura
e di catastrofi che vedono nei nostri
anni il disfacimento della solidarietà
e dei concetti di comunità (senza
capire che, invece, questi stanno
solo evolvendo. Ma questa è un’altra storia…), esiste un grandissimo
numero di persone che ogni giorno
cercano di costruire insieme e gratuitamente un mondo “un po’ meglio”
di come lo hanno trovato.
E come per la favola di Natale di
Charles Dickens, basta guardarli
bene, provare ad ascoltarli e lasciarsi coinvolgere, che anche il più burbero Scrooge diventerà il più attivo
dei volontari! ■
Riccardo Camilleri
APURIMAC 1/2 2016 I 15
VOLONTARI
UN MAGNIFICO
MESE SOLIDALE!
Un’altra edizione
di Cosa Bolle In
Pentola è passata.
Abbiamo cucinato
e sensibilizzato.
Mangiato e raccolto
fondi a sostegno dei
diritti umani e, come
sempre, tutto ciò è
stato possibile grazie
al vostro aiuto! Tutti
a tavola,insieme per i
Diritti Umani.
16 I APURIMAC 1/2 2016
A
novembre 2015 qualcosa di
incredibile ha avuto luogo:
centinaia di persone e di volontari, hanno indossato il cappello
da chef solidale ed hanno invitato
i propri amici ad eventi unici. Hanno organizzato pranzi, aperitivi e
cene solidali a casa propria o in un
ristorante per ritrovarsi attorno a
un tavolo, per mangiare qualcosa
di buono e divertirsi con gli amici di
sempre o, perché no, con nuovi amici. Con Cosa Bolle In Pentola abbiamo
dato un valore allo stare insieme,
chiedendo ai partecipanti di lasciare
un piccolo contributo a sostegno dei
nostri progetti di sviluppo e ai nostri
volontari di raccontare l’impegno
dell’Associazione in Perù ed Africa.
Qual è stato il risultato? 55 eventi
solidali organizzati in tutta Italia,
250 volontari impegnati a cucina-
re, apparecchiare, promuovere e
sensibilizzare!
Oltre 2000 persone hanno deciso
di attivarsi e partecipare agli eventi;
18.300 euro raccolti per realizzare
progetti e riaffermare diritti. Siamo
tornati a casa con le pance piene, le
tasche un po’ più leggere ma con la
consapevolezza di aver preso parte
a qualcosa di unico. Ludwig Feuerbach, un famoso filosofo tedesco,
era convinto che tutti noi “Siamo
quello che mangiamo”. Con Cosa Bolle In Pentola ci siamo nutriti di solidarietà: l’ingrediente più prezioso.
Grazie ai contributi raccolti e con
l’aiuto dei nostri volontari medici e
infermieri, cercheremo di garantire
il diritto alla salute per le popolazioni che vivono nelle regioni più isolate del Perù a 4000 metri di altezza;
metteremo le nostre competenze in
difesa di pace, istruzione e lavoro in
Kenya e Nigeria, operando per rafforzare i processi di pace e fornendo alle popolazioni locali le basi per
costruirsi un futuro fatto di serenità
e lavoro.
Il minimo che possiamo fare è ringraziarvi uno ad uno, per quanto
avete fatto. ■
UN NATALE SPECIALE!
Quello di Natale è già di per sé un
periodo speciale: la condivisione,
lo stare insieme, le castagne col
vin brulè e le cene con le persone
a cui si vuole bene. Lo è ancora di
più quando, giorno dopo giorno, si
incontrano persone come i nostri
volontari. Avete sfidato il gelo, la
pioggia e la neve, portando l’artigianato solidale di Apurimac in tantissime piazze italiane. Ci avete aiutato a
raccogliere fondi e a far conoscere il
nostro impegno a tantissime nuove
persone. Un grazie speciale a tutti voi
per ciò che fate e per ciò che farete
nel 2016!
Luca Natale
Referente Area Eventi Apurimac Onlus
IL NOSTRO
GRAZIE VA A…
Rosa, Padre Giustino, Irene, Nestor
e il ristorante La Falda De La Negra
di Acquaviva delle Fonti, Ana Cecilia,
Valentina, Luca, il ristorante Revolucion Caliente e il ristorante Chickenriko di Torino, Jessica, Paolo,
Normand, Fulvio, Padre Pietro, Maria Grazia, Carla, Elia, Rita, Giuseppe,
Emanuele, Nicoletta, Caterina, Anna,
Claudio, la Beach Volley Academy di
Roma, Elisa, Padre Franco e tutto il
gruppo di Palermo, Daniele, il ristorante Mi Rico Perù di Genova, Maurizia, Padre Bernardino, Julia, il Bar
Perusia di Perugia, Stefano, Elisabetta, Paolo, Fatima, Roxana e il gruppo
Amici Senza Frontiere, Padre Rocco,
Angela, l’Hotel delle Rose di Cascia,
Stefano, Roberta, Geppino, Mariella,
Patrizia, Pina, Riccardo, Ana Maria,
Lara, Luca, Isabel, Floriana, Assunta,
Fabiola, Ginevra, Livia, Ramona, Valentina, Anna, Maria Grazia, Jessica,
Annarita, Marcella, Miguel, Stefano,
Attilio, Alessandro, Stefano, Gianluca, Valentina e la piccola Gaia, Paola,
Giuliano e Tiziana, Mariella, Monica,
Lorena, Sally, Monia e il ristorante
Imperio Inca I di Roma.
Vogliamo ringraziare tutti gli altri
volontari che, dalle città più grandi
ai paesini più piccoli, si sono attivati
rendendo possibile tutto ciò. Ci auguriamo di poterli ringraziare personalmente. Il nostro grazie va anche
a tutti voi che avete partecipato agli
eventi.
CAMPAGNA
PEPERUNCINO
2016
I prossimi 11 e 12 giugno torneremo in piazza con PEPERUNCINO, piccanti e solidali, l’iniziativa con cui, da tre anni, raccogliamo fondi a sostegno del programma di intervento sociale che realizziamo in Perù. Vuoi organizzare un banchetto
per promuovere le nostre piantine di peperoncino nella tua città? Farlo è semplicissimo! Scrivi a [email protected] con oggetto “PEPERUNCINO” e riceverai
tutte le informazioni necessarie. Ti aspettiamo!
Passa un week end di solidarietà
e divertimento insieme a noi.
APURIMAC 1/2 2016 I 17
VOLONTARI
EVA, MEDICO
VOLONTARIO
IN PERÙ
S
ono passati alcuni mesi dal mio
ritorno in Italia eppure non c’è
stato giorno in cui non abbia
raccontato almeno ad una persona
la mia esperienza. Ed oggi è la volta
del racconto che andrà per iscritto
e che forse ispirerà coloro che proprio ora stanno volgendo lo sguardo
per la prima volta verso questa realtà. Vorrei precisare che per me è
stata la prima volta per tutto: primo
viaggio da sola, prima volta lontana
da casa per quaranta giorni, prima
volta al di fuori dell’Europa e in un
contesto così differente. A Cusco ho
trovato subito un’atmosfera amichevole e assieme agli altri volontari
arrivati come me dall’Italia e a quelli
che già si trovavano lì, mi sono integrata con i ritmi della casa. Tuttavia
non vedevamo l’ora che arrivasse il
giorno della partenza per la missione così da scoprire quei luoghi più
remoti del Perù, dove la vita ci avevano detto essere tanto diversa.
18 I APURIMAC 1/2 2016
Finalmente quel giorno è arrivato:
siamo partiti verso la regione dell’Apurimac in un viaggio più lungo di
quanto mi sarei aspettata. Arrivati nei villaggi è iniziata l’avventura
dell’allestimento del campo medico.
Poi è arrivato il momento del primo
incontro con gli abitanti del posto,
che nei pressi dello stabile dove erano allestiti i nostri ambulatori formavano delle code lunghissime.
L’attività clinica per tutta la durata
della missione mi ha assorbito moltissimo. Pian piano sono entrata
nell’ottica di come sono i pazienti in
Apurimac, di cosa realmente intendono quando dicono una cosa e di
cosa si aspettano da un medico. È
stato buffo anche vedersi arrivare
qualche frutto tropicale in cambio di
una consulenza, come qui in Italia,
alcune volte si usa regalare ortaggi
o uova fresche.
Giorno dopo giorno ci coordinavamo sempre meglio per far scorrere
“Fermati ogni tanto.
Fermati e lasciati
prendere dal sentimento
di meraviglia davanti
al mondo”.
Tiziano Terzani
in maniera fluida tutte le attività visto che i pazienti erano numerosi. In
effetti la stanchezza ha cominciato
a farsi sentire, sia per il susseguirsi
dei giorni con ritmi serratissimi tra
allestimenti e ambulatorio, sia per la
mancanza di una vera doccia calda. I
pasti sono sempre stati un momento piacevole e abbiamo avuto modo
di instaurare rapporti sempre più
stretti. Tutto sommato tra montare
e smontare il campo avevamo costruito una routine che ci è dispiaciuto abbandonare.
Durante il viaggio di ritorno, ho potuto notare che i rapporti tra tutti i
IN MISSIONE
UNA CAVALCATA CHE
NON DIMENTICHERÒ
“
IL CUORE DI PADRE
MARCO RACCONTA
P
adre Marco Morasca è un sacerdote agostiniano originario di
Bellegra. Nel 1977 ha lasciato la
sua terra per diventare missionario
in Perù. Lì ha trascorso 26 anni della
sua vita in Apurimac, la regione delle Ande peruviane. Una lunga esperienza di vita e di cuore, che Padre
Marco descrive nel suo libro “Il cuore
di Padre Marco racconta”. Venti capitoli in cui descrive gli usi, costumi
e tradizioni di quelle terre lontane.
Padre Marco conduce il lettore alla
scoperta di una parte del mondo rimasta intatta, a causa del suo isolamento, con piccoli villaggi situati ad
oltre 5 mila metri di altitudine. Una
realtà che Padre Marco affronta con
serenità imparando moltissimo da
quelle popolazioni, ”riscoprendo –
egli ha scritto nel libro – antichi valori
come quello del silenzio…”. ■
volontari e lo staff erano completamente cambiati, da allora in poi è
stato diverso vivere insieme nella
casa del volontario. Senza dubbio il
rapporto che si è creato con i compagni in una situazione di convivenza così stretta è stato uno degli
aspetti che mi ha colpito di più e che
mi porto nel cuore. È stata un’esperienza forte, complessa, ricca di tanti aspetti che quasi travolgono chi la
vive. La diversità della realtà che si
incontra è notevole. Forse non ho
ancora capito fino a che punto e in
cosa sono realmente cambiata. Forse scaturiranno altre riflessioni col
tempo che passa e che potrei, ancora una volta, metter per iscritto.
Intanto grazie a chi ha reso possibile
per me questa esperienza, a chi mi
ha sostenuto a distanza e, soprattutto, a chi l’ha condivisa con me giorno
dopo giorno rendendola unica. ■
Nella mia esperienza di Missione in Apurimac conoscevo bene ogni paesino delle province di Grau e Cotabambas. Mi
mancava il contatto con la realtà della
provincia di Antabamba. È la provincia
più estesa come territorio, ma la meno
popolata: ha solamente 16.000 abitanti. È anche la zona dove la gente vive
nelle parti più alte, dedicandosi all’allevamento dell’alpaca (da cui si ricava
una pregiatissima lana) e naturalmente
all’agricoltura. L’occasione mi è stata offerta nel 1998 quando il confratello che
risiedeva ad Antabamba, capitale della
provincia omonima, si dovette assentare per vari mesi. Venne a prendermi
con la camionetta a Chuquibambilla,
facendo un largo giro per Abancay, perché non c’è un collegamento diretto tra
le due località: ci vogliono circa 8 ore di
macchina. Lungo il tragitto incontriamo
vari posti di blocco da parte dell’esercito in alcuni punti strategici. I terroristi
di “Sendero Luminoso” controllavano
alcune zone e taglieggiavano i paesaggi esigendo un “contributo volontario
per la causa”. Oltrepassata la cittadina
di Chalhuanca c’era da attraversare un
fiume. Il ponte era stato distrutto ed era
necessario passare per il guado. La traversata si rivelò abbastanza pericolosa
perché il fiume, a seguito di abbondanti
piogge, si era gonfiato. Vedevo il confratello alla guida molto teso; quasi sudava
per mantenere la macchina in equilibrio.
C’era il rischio che l’acqua bagnasse le
candele e allora ci saremmo piantati
nel bel mezzo del fiume. Riuscimmo a
raggiungere con difficoltà l’altra riva e
a proseguire inerpicandoci per la strada
sterrata fino a oltrepassare abbondantemente i 4000 m. Mi colpì a un certo
punto l’aspetto di una montagna. La
natura si è divertita: in lontananza si vedeva chiaramente il profilo indio che si
stagliava contro il cielo…”
Da il libro
“Il Cuore di Padre Marco racconta – 26
anni in Apurimac sulle Ande del Perù”
Per richiedere il libro (edito in italiano,
inglese e spagnolo) puoi contattare la
redazione alla mail [email protected]
Eva Chieruzzi
APURIMAC 1/2 2016 I 19
SOCIETÀ
I
Normanni gli diedero il nome ma
furono gli Arabi a costruire il quartiere dell’Albergheria a Palermo.
Qui vivevano insieme Arabi ed Ebrei
ed insieme costruirono e fondarono il mercato di Ballarò, ancora oggi
punto nevralgico della città. Palermo, stupor mundi, viveva un’epoca
di grande splendore, fasto e prosperità. Poi la storia portò con sé le
macerie del tempo: quelle delle ville
ottocentesche, cadenti e barcollanti,
le macerie della guerra del Novecento e, pian piano, il cuore di Palermo
venne abbandonato al degrado. Più
volte si tentò di ricostruire il centro
storico della città ma senza grandi
successi. La desolazione del centro,
usato anche come scenografia per
film dal sapore apocalittico, fu una
delle cause dell’importante migrazione dei cittadini verso le periferie
che, anche se spesso prive dei servizi necessari, erano considerate una
migliore alternativa di vita.
Con gli anni Ottanta, accanto alle
continue migliorie delle zone periferiche e l’incessante svuotarsi del
centro città, il centro storico iniziò
ad accogliere nuovi attori sociali:
gli immigrati. L’Albergheria, proprio
per la sua vicinanza alla stazione,
divenne principale meta e casa delle prime ondate migratorie. I nuovi
abitanti iniziarono così a rivitalizzare
e ri-simbolizzare questi luoghi, illuminando lo spazio del centro con
nuove sfumature. Ogni gruppo etnico iniziò a ritagliarsi uno spazio tra i
vari quartieri, una zona dove potersi
sentire come a casa.
Il mercato di Ballarò è uno dei luoghi in cui la diversità si percepisce
come ricchezza. Tra i banchi di pesce, frutta e verdura, il profumo delle panelle e del quarume si confonde
con l’odore speziato dei mini-market
etnici che sorgono nelle vie laterali.
Anche la regina del Ghana vive qui,
come racconta Daria Settineri, antropologa palermitana delle migrazioni e studiosa della realtà sociale
del quartiere. Uno degli eventi più
sontuosi è stato il matrimonio della
principessa, a cui assistettero così
tante persone che, quando queste
uscirono dalla chiesa, in strada si
20 I APURIMAC 1/2 2016
PALERMO, UN
PEZZO DI AFRICA
A BALLARÒ
formò un notevole ingorgo e molte
persone si affacciarono ai balconi
per guardare la sposa.
Ma solo il giorno seguente si tenne
la vera festa, organizzata in onore
della nuova coppia. I festeggiamenti si tennero nell’oratorio di Santa
Chiara, uno dei luoghi simbolo per
PER APPROFONDIRE
LE VIE DEI TESORI
www.leviedeitesori.com
Associazione che organizza passeggiate al mercato di Ballarò e tra le
vie dell’Albergheria guidate da alcuni
membri della comunità africana.
SOS BALLARÒ
www.sosballaro.it
Gruppi di lavoro per il rilancio di
Ballarò e dell’Albergheria. La sfida è
quella di vivere e superare le difficoltà
di un quartiere in trasformazione.
ORATORIO SALESIANO
DI SANTA CHIARA
Pagina Facebook Salesiani Santa
Chiara (PA)
Non solo chiesa ma luogo di ritrovo
per tutte le comunità con eventi e
momenti di riflessione.
tutti gli abitanti del quartiere. Come
il centro storico di Palermo così l’oratorio di Santa Chiara venne abbandonato dai palermitani per poi
essere trasformato dagli immigrati.
Questo spazio è talmente importante che, ancor prima di partire, i migranti sanno di doverlo raggiungere.
“Per l’occasione venne addobbato l’intero complesso di Santa Chiara – racconta la dottoressa Settineri – e fu
preparato un enorme banchetto per
centinaia di persone includendo cibi
della tradizione ghanese e cibi, invece,
della tradizione italiana e siciliana”.
Tra i dolci ghanesi, infatti svettava
una torta a tre piani sulla quale due
sposini facevano capolino. Yam e
stufato, cannoli e lasagne, questi gli
ingredienti dell’incontro, un mix che
a prima vista insospettisce e poi mostra il suo armonico equilibrio.
Sulle balate [marciapiedi] di Palermo, levigate dal passaggio di genti
e secoli, oggi cammina un mondo
intero a testimonianza di una città
che, non solo accoglie ma si tinge
degli infiniti colori della diversità. ■
Chiara Lombardi
Antropologa
SOCIETÀ
GALATEO
LESSICALE 3.0
S
crivere è un atto che generalmente fissa su di una superficie i nostri pensieri e le nostre
sensazioni. Nell’epoca del 3.0, dove
la vita si svolge dentro la scatola di
un computer o di uno smartphone,
scrivere è diventato un modo per
farci sentire e per sentirci più vicini
agli altri e più presenti a noi stessi.
Però ci sono anche in questo caso,
regole di buon costume che andrebbero rispettate per evitare l’effetto
valanga. Tutto ciò che scriviamo sul
web rimane per sempre.
Vediamo il breviario delle buone
maniere:
1. Non contaminiamo il mondo con
pandemie informative infondate.
Non scrivere mai testi, pensieri
o aforismi parlando di temi che
non conosciamo: i social – non
dimentichiamolo mai – sono
strumenti potenti. Tutto ciò che
scriviamo può essere condiviso,
commentato e raccontato a terzi.
Conoscete tutti la storia secondo cui se a casa mia è caduto un
uovo, dalla vicina al terzo piano è
caduto un uomo?!
2.Non raccontare a nessuno elementi troppo privati. Ricordiamoci sempre che i social network
non sono il divanetto del terapista.
3. La sintassi. Se per qualche motivo non siamo particolarmente
talentuosi anche nella stesura di
testi brevi, non è necessario renderlo pubblico. Tacere è spesso
una grandissima forma di intelligenza.
4. Niente sfoghi ad personam. Per
quelli ci sono i ring o sacchi da
boxe in palestra.
5. È buona norma non scrivere mai
del proprio capo o dei proprio
colleghi. Se qualcuno ci infastidisce al punto da rendere la vita in
ufficio un vero e proprio calvario,
scriviamo post it anonimi e attacchiamoli sulla porta del bagno:
sono molto più efficaci.
6. Quasimodo era ermetico, noi per
favore no!
7.Dati sensibili: non scrivere mai
il numero della propria carta di
credito, di cellulare o gli indirizzi
privati, equivale a prendersi un
salvavita della famosa marca di
elettrodomestici.
8. Il blogging è cosa seria. Non inquiniamo l’universo telematico con
pensieri tossici al carbonchio. La
libertà di parola e pensiero non
ci autorizzano ad essere velenosi.
Evitiamo di fare proseliti facendo
leva sulla paura, il terrore o la volgarizzazione della realtà.
9. La realtà quella vera scrivetela su
fogli di carta stropicciati e attaccateli sul frigo, nella cameretta
dei vostri figli o dentro il mobile del bagno. Scrivete di tutto in
grandi quaderni a righe, anche
testi deliranti, ma conservate per
voi la bellezza e la pienezza degli
attimi della vostra vita e condivideteli solo con coloro i quali non
giudicheranno mai la forma delle
vostre parole. ■
Enne
APURIMAC 1/2 2016 I 21
MR - MICROREALIZZAZIONI
LE MICROREALIZZAZIONI SONO MINI PROGETTI PRESENTATI DAI MISSIONARI
PER SOSTENERE LE ATTIVITÀ SOCIALI E PASTORALI DELLA MISSIONE.
MR 340 – Mensa a
Cotabambas per coloro
che frequentano il
catechismo per ricevere
i sacramenti
È stata finanziata dal Gruppo
Apurimac di Noicattaro,
da Ruatti Rita e da vari
donatori.
MR 341 –
Ristrutturazione della
cappella a Choqquecca
(Tambobamba)
È stata finanziata dal gruppo
di Pomigliano d’Arco, Ciriello
N. e Antignani M. Felicia, con
la raccolta dei pellegrinaggi
2014
MR 342 – Sostituzione di
materassi e coperte per
le ragazze del Centro S.
Rita di Cotabambas
È stata finanziata da
Anonimo
MR 343 – Sostegno
alimentare agli anziani
di Tambobamba
È stata finanziata da
Anonimo
MR 344 – Una nuova
cucina per gli anziani di
Coyllurqui
È stata finanziata dal Prof. M.
Verani
MR 345 – Sostegno
alimentare per gli
anziani di Cotabambas
È stata finanziata da A.
Tagliabue
MR 346 – Mensa per gli
anziani di Haquira
È stata finanziata da D.
Battaglia
22 I APURIMAC 1/2 2016
MR 347 – Prima
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata dalla
Caritas della Parrocchia S.
Anna in Vaticano
MR 348 – Seconda
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata da vari
contribuenti
MR 349 – Terza
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata dal gruppo
di Pomigliano d’Arco, Ciriello
N. e Antignani M. Felicia, con
la raccolta dei pellegrinaggi
2014
MR 350 – Quarta
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata dal Gruppo
Missionario Parrocchia S.
M. Assunta di Camerata
Cornello (BG)
MR 351 – Quinta
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata da vari
contribuenti
MR 352 – Sesta
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata da vari
contribuenti e da eventi di
raccolta fondi
MR 354 – Settima
campagna sanitaria
2015 in Apurimac
È stata finanziata da vari
contribuenti e da eventi di
raccolta fondi
MR 2016 DA
FINANZIARE
MR 353 – Protesi e
chirurgia plastica per il
bambino Milder
Somma necessaria:
€ 5.000,00 (stima
approssimativa).
Presentiamo questa MR, che
non è stata completamente
finanziata nel 2015.
Milder Christian Sanchez
Chipane ha 10 anni.
Vive nella comunità di
Progreso nella regione
andina dell’Apurimac
in Perù. Due anni fa è
rimasto gravemente ferito
e ustionato da una scarica
elettrica proveniente da un
palo della luce non protetto.
Attualmente il bambino
è sotto la nostra cura, ad
agosto abbiamo realizzato
la prima operazione. Con i
contributi che raccoglieremo
vogliamo concludere l’iter
chirurgico e provvedere
all’acquisto di una protesi.
Contributi finora raccolti:
€ 2.415.
MR 355 – Sostegno
alimentare agli anziani
di Tambobamba.
Somma richiesta:
€ 1.350,00
Responsabile: P. Vicente
Valenzuela, parroco di
Tambobamba.
Da anni la parrocchia di
Tambobamba organizza una
mensa per anziani, alcuni
dei quali provengono anche
da lontane comunità del
territorio, per passare una
giornata di socialità ed avere
alimenti per la settimana.
Vorrebbe continuare questa
preziosa attività con il nostro
aiuto.
MR 356 – Sostegno
alimentare per i ragazzi
delle scuole di Progreso
Somma richiesta: € 1.650,00
Responsabile: Parroco di
Progreso
Molti ragazzi che
frequentano la scuola
statale “Fray Diego Ortiz” di
Progreso provengono da
lontane comunità campesine
e alcuni di essi si debbono
arrangiare per mangiare. La
parrocchia offre ogni giorno
cibo caldo per coloro che
hanno bisogno.
MR 357 – Sostegno
alimentare per gli
anziani di Cotabambas
Somma richiesta: € 1.350,00
Responsabile: P. Mario
Sannino, parroco di
Cotabambas
Dai tempi di P. Ettore e
di P. Marco Morasca ogni
settimana il cortile della
parrocchia si riempie
si simpatici vecchietti
e vecchiette con il loro
cappello in testa adornato
di fiori, per passare una
giornata insieme e ritornare
alle loro rustiche casette
con alcuni alimenti per la
settimana. P. Mario vuole
continuare questa tradizione
con il nostro aiuto.
MR 358 – Mensa per gli
anziani di Haquira
Somma richiesta: € 1.350,00
Responsabile: Madre
Dorotea, delle suore di Gesù
Verbo e Vittima
Sono più di 40 gli anziani
poveri e abbandonati
che frequentano
settimanalmente la
parrocchia per un giorno
di socializzazione, pasto in
comune e per ricevere gli
alimenti per la settimana.
Con il nostro aiuto vogliono
continuare quest’opera
preziosa di assistenza agli
anziani.
BS - BORSE DI STUDIO
LE BORSE DI STUDIO PERMETTONO A TANTI GIOVANI RAGAZZI PERUVIANI
DI INIZIARE IL PERCORSO DI SEMINARISTI MISSIONARI.
SOSTENENDOLE AIUTI LA MISSIONE AGOSTINIANA A CRESCERE.
BS 1/16
P. Agostino Trapè
Contributi 2015: Orlandi M. € 50; Signore G. € 50.
BS 2/16
Mons. Renzo Miccheli
Contributi 2015: P. M. Morasca
€ 500.
BS 3/16
Nella Mariani
BS 4/16
Don Oberhofer
Contributi 2015: Savino G.
€ 150; Abbate G. € 100.
BS 7/16
Ferruccio Paparelli
BS 8/16
Fray Diego Ortíz, protomartire
del Perù
Contributi 2015: Foschi G. € 400; Sansonna N. € 25;
Carena L. € 50; Marotti A. € 25.
Contributi 2016: Foschi G. €
500.
BS 10/16
Beato Stefano Bellesini
Contributi 2015: Devoti
Santuario M. del B. Consiglio
(Genazzano) € 4.200.
BS 14/16
Beata Veronica da Binasco
Contributi 2015: Maddaloni V.
€ 30.
BS 15/16
P. Giovanni Conversa
BS 17/16
Mariuccia Mazzocchi
Contributi 2015: Argenti E. €
200.
BS 18/16
P. Fulgenzio Petrelli da Sigillo
Contributi 2015: Mons. P.
Vergari € 500.
BS 19/16
Ettore Bozzo
Contributi 2015: Bozzo A. € 610.
BS 20/16
Luisa Tommasi
BS 21/16
Margherita e Osvaldo Gatti
Contributi 2015: Gatti G. € 120.
BS 22/16
Vincenzo Renieri
Contributi 2015: Renieri C. € 800.
BS 23/16
P. Giuseppe Gualtieri
Contributi 2015: Pedroni R. B.
€ 100.
BS 24/16
Sara Lourdes Foglia
Contributi 2015: Petrini S. € 10;
Foglia A. € 200.
BS 25/16
P. Pasquale Latriglia
Contributi 2015: P. M. Morasca
€ 300.
BS 26/16
Giovanni Toniolo
Contributi 2015: Stievano D.
€10.
BS 28/16
P. Giuseppe Pucci
Contributi 2015: Stievano D.
€10.
BS 30/16
Aristodemo Benuzzi e Ines
Querzola
BS 31/16
Antonio Pietrantuono
Contributi 2015: Biasi C. € 180;
Gruppo Apurimac Latina €
550.
BS 32/16
P. Federico Cruciani
Contributi 2015: Borella A. €
150.
BS 35/16
Confraternita della Cintura di
Genova
Contributi 2015: Confraternita
della Cintura – Genova € 1250;
Risso A. € 25.
BS 36/16
Padri Gatti, Bonassi, Dalla
Pozza
Contributi 2015: Magi R. € 30.
BS 38/16
P. Bolivar Centeno Pisco
Contributi 2015: Monastero
S. Rita da Cascia € 200 in
memoria di Sr. M.G. Saccani;
€ 200 in memoria di Sr. M.A.
Pugliese; € 250 in memoria di
Sr. M.A. Mignogna; € 500 in
memoria di Sr. M. Maddalena;
€ 300 A. Persiani; € 600 in
memoria di Sr. M.T. Ciavatta; € 150 in memoria di O. Mattei.
BS 39/16
Crescentini Sergio
BS 40/16
Geria Antonino
Contributi 2015: Geria R. € 50.
BS 43/16
De Cicco MegaPasquale
BS 45/16
Don Adriano Bragazzi
Contributi 2015: Di Sauro M.
€ 115.
BS 47/16
Card. Alessandro Oliva da
Sassoferrato
Contributi 2015: Mons. P.
Vergari € 500.
BS 49/16
Alessandro Valori
BS 50/16
Pietro e Anna Di Vito
Contributi 2015: Di Vito C. €
75; Di Vito G. € 75; Gruppo
Apurimac Terni € 35.
BS 51/16
Giuseppe e Agata Zaccaria
Contributi 2015: M. Gaspare
€ 200.
BS 52/16
P. Agostino Vita
Contributi 2015: Vita G. € 200;
Parrocchia Ns. Signora della
Consolazione e Fr. Vincenzo
€ 100.
BS 56/16
Famiglie Cardinali Angelici
Contributi 2015: Cardinali A.
€ 500.
BS 57/16
P. Nunzio Di Donna
BS 58/16
Vito Pugliese
BS 60/16
Francesca e Germano Mazzieri
BS 61/16
Clarissa Germani e Pietro
Tromello De Santis
Contributi 2015: Tromello De
Santis G. € 250.
BS 62/16
P. Stefano Pigini
BS 63/16
Bellini Elisa
BS 64/16
Rosa D’Ambrogio Spagnolo
Contributi 2015: Gruppo
Apurimac Latina € 550;
Spagnolo B. € 500; P. M.
Morasca € 600.
BS 65/16
Muratori Erio
BS 66/16
Deaglio Benedetta e Voghera
Giulia
Contributi 2015: Voghera A. € 100.
BS 67/16
P. Ettore Salimbeni
Contributi 2015: Drudi Rastelli
R. € 15: Margaritora F. € 50;
Sirena G. € 30.
BS 68/16
Fiorelli Fiorella
Contributi 2015: Gruppo
Apurimac Terni € 100.
BS 70/16
Chiesa Edoardo
Contributi 2015: Chiesa C. € 500.
BS 71/16
P. Gian Luigi Bianchi
BS 72/16
Piamonte Benedetto di
Bolzano
Contributi 2015: Ruatti R. € 500.
BS 73/16
Piamonte Ruatti Rita di
Bolzano
Contributi 2015: Ruatti R. € 500
BS 74/16
Simone Storoni
BS 75/16
Pietro e Felicita Pezzini
BS 76/16
Vito Pugliese e Carmina De
Cillis
BS 77/16
Associazione S. Rita di
Bisceglie
BS 78/16
Dott. Dino Porsia
Contributi 2015: Bozzo A. € 30.
BS 79/16
Pio XII°
Contributi 2015: Anonimo € 100.
BS 80/16
P. Renato Saveri
BS 81/16
Elder Gamboni
Contributi 2015: Gruppo
Apurimac Terni € 60.
BS 82/16
Pasquale Giudice (iniziata
gennaio 2015)
Contributi 2015: Giudice P. € 400.
BS 83/16
P. Davide Falcioni (iniziata
aprile 2015)
Contributi 2015: Gruppo
Famiglie Emmaus di Terracina
€ 600.
BS 84/16
Enzo Furiassi (iniziata aprile
2015)
Contributi 2015: Furiassi G.
€ 775.
BS 85/16
Giuliano Morasca (iniziata
novembre 2015)
La Borsa è stata aperta in
memoria di Giuliano Morasca,
con il contributo di € 900,
versato da P. Marco e famiglia
Morasca.
BS 86/16
Luciana Bellini in Cascia
(iniziata dicembre 2015)
La Borsa è stata aperta dalle
famiglie Bellini e Cascia (Moie
di Maiolati - AN) in memoria
di Bellini Luciana, con il
contributo di € 450,00.
APURIMAC 1/2 2016 I 23
Bomboniere
SOLIDALI
Le tue
bomboniere
Con noi il tuo evento
diventa ancora più speciale
ANGIOLETTI
PIATTINI
ZUCCHERIERE
OCARINE
Scegliendo le bomboniere
solidali di Apurimac Onlus,
il tuo gesto si trasformerà
in progetti di sviluppo
nei seguenti ambiti:
SALUTE, EDUCAZIONE,
DIRITTI, CURE MEDICHE E
CONTRASTO ALLA POVERTÀ
VASETTI
ZUCCHERIERE PICCOLE
CAMIONCINI E MACCHININE
PORTA CONFETTI
PORTA CONFETTI CONFEZIONATI
Visita il sito www.apurimac.it
alla pagina idee solidali per conoscere
e scegliere le bomboniere, o chiama
il nostro staff allo 06/45426336
CON QUESTA DONAZIONE DIVENTERAI
UN NOSTRO SOSTENITORE
Apurimac Onlus
Viale Gabriele D’Annunzio 101 – 00187 Roma
06/ 45426336
www.apurimac.it [email protected]