Schede film discussi insieme 2010
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Schede film discussi insieme 2010
28 Up Up regia PETE docTEr, BoB PETErSon sceneggiatura BoB PETErSon, PETE docTEr montaggio KEvin nolTinG musica MichaEl Giacchino nazione USa durata 96’ PEtE DoCtEr 10.08.1968 - Bloomington (USA) 2009 2001 Up Mosters & co. bob PEtErSoN 1961 - Wooster (USA) 2009 Up Up 235 La storia Carl Fredricksen è un bambino che sogna di avventurarsi in Sud America per raggiungere le Cascate Paradiso, un luogo che ricorda visivamente l’acrocoro de Il mondo perduto di Conan Doyle, come il suo idolo Charles Muntz. Un giorno, mentre torna dal cinema, incontra Ellie, una bambina con il suo stesso sogno. Tra i due nasce un grande sentimento e alcuni anni dopo si sposano e vanno a vivere insieme con Carl che lavora come venditore di palloncini. Come ogni coppia, però, dovranno scontrarsi coi problemi della realtà quotidiana come le bollette, il fatto che Ellie non possa avere figli ed infine gli acciacchi dell’età. Proprio quando Carl compra i biglietti per il viaggio in Sudamerica, sua moglie Ellie, ormai anziana e malata muore. A 78 anni, la vita sembra non offrire più a Carl abbastanza tempo per realizzare il sogno di un viaggio avventuroso come voleva sua moglie Ellie, di cui è ancora teneramente innamorato. Come se non bastasse, la sua casa è in mezzo ad una serie di lavori che hanno completamente distrutto il suo vecchio quartiere. Un giorno arriva un bulldozer che accidentalmente urta la sua cassetta delle lettere. Uno degli operai cerca di aggiustarla, ma Fredricksen infuriato lo ferisce alla testa con una bastonata; pur essendo troppo anziano per costituire una minaccia viene obbligato al ricovero in casa di riposo. Per sfuggire al ricovero ha l’idea di far volare la sua casa utilizzando i palloncini avanzati. Durante il volo bussa alla sua porta Russell, uno scout di 8 anni rimasto sulla veranda di casa per avere il distintivo di “accompagnatore di anziani”, l’ultimo che gli manca per avere il medagliere completo e ricevere così le attenzioni del padre. Sarà con lui che Carl Fredricksen intraprenderà il viaggio dei suoi sogni in Sudamerica, dove arriverà dopo una lunga tempesta. Sul posto incontrano Kevin, un incrocio tra uno struzzo e un pavone di dimensioni enormi e Dug, un cane dotato di un collare telepatico che gli consente di parlare. Dug è un cane goffo e un po’ tonto che decide, dopo l’incontro con i suoi nuovi amici, di ribellarsi a Charles F. Muntz, l’idolo di Carl Fredricksen quando era bambino, che da oltre sessant’anni è in Sudamerica per trovare un uccello di una specie rarissima rintracciabile solo con il fiuto dei cani. È Muntz stesso ad attaccare a Dug il collare telepatico che consente di tramutare i pensieri in parole. Muntz cercherà di sfruttare Fredicksen 236 FILM Up DISCUSSI INSIEME e Russell per catturare l’uccello che loro chiamano Kevin. Nemici di Carl, Russell e Dug sono inoltre i cani Alpha, Beta e Gamma. I tre alla fine riusciranno a salvare Kevin dalle avide mani di Muntz che lungo la lotta cade dalla finestra e precipita nel vuoto. Lo scout Russell torna a casa con Dug e grazie a Carl avrà l’ultimo distintivo. Così Carl, dopo aver realizzato il sogno suo e di sua moglie di avere una casa vicino alle Cascate Paradiso, può passare il suo tempo con Russell giocando con lui e Dug e vivendo ancora a lungo la straordinaria avventura che è la vita. La critica Complici lo sviluppo della tecnologia da una parte, dall’ altra il valore esemplare delle fiabe, i cartoon sono diventati le vere “moralità” dei nostri tempi. Tanto che ognuno ci vede quel che vuole: in “Up”, ad esempio, c’è chi ha creduto di respirare l’aria dell’ “era Obama” (leggi: guerra ai cattivi e alleanza tra giovani e vecchi saggi); anche se, poi, il film è stato messo in cantiere cinque anni fa, quando al governo c’era ancora il cattivo Bush. Protagonisti Carl, quadrato vecchietto di 78 anni, e Russell, rotondo boyscout di 8. Per realizzare il sogno dell’ amata moglie scomparsa, il primo prende il volo per l’America Latina a bordo della propria casa, appesa a migliaia di palloncini. Il ragazzino s’imbarca nell’avventura con lui. Arriveranno in una jungla popolatissima da uccelli preistorici, cani tonti ma simpatici, più un fellone “vintage” che è un mosaico di vecchie star: baffi di Errol Flynn, mento di Kirk Douglas... Il che non dirà molto alla legione di ragazzini cui il nuovo film Disney-Pixar è destinato: inforcati gli occhiali per la visione 3D, ciò che conta è seguire il mirabolante viaggio dei “casanauti” fra grattacieli e montagne; il tutto sospeso nel vuoto, per valorizzare al massimo gli effetti tridimensionali su cui Hollywood sta puntando tutto. Anche se, qui a Cannes, il nume dell’animazione digitale John Lasseter asserisce: «Quel che conta è la storia. Noi vogliamo colpire lo spettatore nei sentimenti, farlo ridere e piangere». Azione e gag in abbondanza, ecco la ricetta; però punteggiate da pause di calma che, a tratti, evocano Miyazaki. Quanto alla morale, stavolta è addirittura doppia. La prima, quella “familiare” cara a Hollywood: anche la vita domestica e l’amore co- niugale sono un’avventura. La seconda, più insolita: prima o poi arriva il momento di salutare il passato e di concedersi a nuovi affetti. Roberto Nepoti, la repubblica, 14 maggio 2009 Dopo l’apertura di Cannes e il passaggio in Laguna per omaggiare il Leone d’Oro alla carriera John Lasseter, “Up” è finalmente nelle nostre sale. Diretto dal 40 enne Pete Docter (Monsters & Co.) con Bob Peterson, mette subito in campo una scelta coraggiosa: il protagonista è un arzillo ma acciaccato 78enne, caso unico più che raro nell’animazione mondiale. Con l’indomito baby-esploratore Russell, Carl prenderà il volo per realizzare finalmente il suo sogno: raggiungere un fantomatico paradiso perduto nell’America del Sud. Tra i punti di forza, la consueta perfezione estetica di casa Pixar: il 3D è di qualità superiore - non c’è storia con Mostri contro Alieni della rivale DreamWorks - a tal punto, vedere per credere, da provocare vertigini nelle sequenze aeree. Inoltre, sia Carl che Russell, ma ancor più i cani parlanti e il pennuto gigante, sono esiti felicissimi degli studios di Emeryville, capaci di strappare risate irrefrenabili e sorrisi arguti, con il citazionismo colto tra Chaplin e Capra. Ma c’è anche spazio per la commozione, con un ritratto della vecchiaia che echeggia Gran Torino: l’analogia tra Carl e il Walt di Eastwood, entrambi freschi vedovi e costretti a bilanci poco esaltanti, non è peregrina. Capolavoro. Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano, 17 ottobre 2009 Chi ha ancora il coraggio di scegliere come protagonista di un film un vecchio ultrasettantenne, che nelle prime scene mette subito in chiaro di essere vedovo, di non essersi per niente ripreso dalla dipartita della compagna di tutta una vita tanto che mette in mostra un carattere che definire scorbutico è poco? Dopo “Gran Torino” di Eastwood all’appello sembra rispondere solo la Pixar e forse ci voleva proprio una casa di animazione (ancorché in digitale e adesso in 3D) per rompere ancora una volta le regole del box office e nonostante tutto scalare bellamente le classifiche degli incassi. Perché “Up”, che racconta appunto le disavventure del 73enne Carl Fredricksen, dopo aver avuto l’onore di inaugurare l’ultima edizione del Festival di Cannes non ha tradito le aspettative economiche dei suoi produttori. E ci vuole poco per prevedere un successo identico anche in Italia, dove esce oggi. Carl, che ha la faccia di uno Spencer Tracy iracondo e il carattere di un Walter Matthau al suo peggio (che poi è il suo meglio), vive solo e rancoroso in una casetta circondata da condomini giganti. Un veloce ritorno indietro ce lo racconta come un bambino un po’ complessato che trova nella sognatrice Ellie l’anima gemella: insieme crescono nel mito di un intrepido esploratore, Charles F. Muntz, che gira il mondo in dirigibile e che diventa il loro idolo e il loro modello, anche quando la comunità scientifica mette in discussione la sua più recente scoperta, lo scheletro di un uccello alto quattro metri. Da allora Muntz scompare ma per Carl ed Ellie resta l’eroe di tutti i loro sogni. E adesso che Ellie è morta e Carl è assediato dalla speculazione edilizia, quei sogni di fuga e di avventura sembrano lontanissimi e anche un po’ ingannatori. Almeno fino al giorno in cui un boss del mattone sembra sul punto di sfrattare Carl verso un ospizio e impossessarsi della sua abitazione. È proprio allora che il nostro settantenne ritrova la forza dei sogni di gioventù e ricordandosi dei palloncini che ha venduto per tutta la vita trasforma la sua casa in una specie di artigianale mongolfiera e vola letteralmente via da un mondo che non lo vuole più. Senza accorgersi che in questa fuga è involontariamente accompagnato da un boy scout piccolo e un po’ tonto, Ronnie, disperatamente alla ricerca di una buona azione per conquistare l’onorificenza che manca alla sua sciarpa. A questo punto il film abbandona la sua componente più riflessiva e «sociale» per dispiegare le sue ali più fantasiose. Se l’idea di alzare in volo una casa grazie a qualche migliaio di palloncini assomiglia (per valore scientifico) alla trovata di Munchausen di sollevarsi tirandosi da solo per i capelli, il film da questo momento fa suo l’imperativo disneyano dell’irrealtà plausibile e fa comportare i suoi personaggi come se tutto fosse assolutamente e credibilmente realistico. Moltiplicando ad ogni scena le occasioni di divertimento, perché dopo un avventuroso viaggio per cielo, la casa atterra in un posto misterioso e meraviglioso, Paradise Falls, dove la storia rimette a confronto il protagonista, sempre in compagnia del cicciottello Ronnie, con il mito della sua giovinezza, quel Charles F. Muntz che proprio a Paradise Falls sta dando da anni la caccia all’uccello altro quattro metri, per ritrovare quell’onore scientifico che gli era stato negato. Aiutato in questa caccia da una mandria di cani a cui uno speciale collare permette di trasformare latrati e abbai in parole umane. Dobbiamo aggiungere che proprio Ronnie Up 237 saprà farsi amico del preziosissimo e rarissimo uccello? E così un film che comincia come una specie di invito all’elaborazione del dolore e della solitudine diventa un’inarrestabile altalena di trovate, dove i miti dimostreranno di avere ben altre facce e i più maltrattati (c’è anche un cane sovrappeso e imbranato) si riscatteranno. Dimenticando pian piano di trovarci davanti a un film d’ animazione e finendo trascinati dentro la più bella delle avventure, quella capace di dare concretezza ai sogni e di ritrovare l’entusiasmo della gioventù. Non è la prima volta che succede in un film Pixar, ma qui tocca delle vette di perfezione (e di fascinazione) finora inedite, soprattutto perché riesce a farci dimenticare di essere in un cartoon per farci entrare in sintonia con la parte più palpitante del nostro cuore. Paolo Mereghetti, il corriere della Sera, 15 ottobre 2009 I commenti del pubblico oTTiMo ANNA PICCININI Quando parla la fantasia è sempre una festa. DELIA zANGELMI Un capolavoro di fantasia e di tecnologia, mi ha messo di buon umore. MArIAGrAzIA GorNI Tenero, simpatico, divertente e commovente oltre che straordinario dal punto di vista tecnico. Mi è piaciuta di più la prima parte, la seconda mi è parsa un po’ ridondante. CAtErINA PArMIGIANI Un film poetico: accurata la sceneggiatura, azzeccati i volti dei protagonisti, bellissimi i colori. Lo spettatore ride, sorride, si commuove seguendo le vicende di Carl e Russel, condivide la morale: la vita è un’avventura e talora si deve avere il coraggio di chiudere con il passato per aprirsi al futuro. ALESSANDrA CASNAGHI Ancora un ottimo film della Pixar. Particolarmente gradevole per la simpatia dei personaggi e l’ambientazione di molte scene. L’incipit, meravigliosamente commovente e 238 Up con lunghe sequenze mute, concentra in pochi minuti l’intera vita del protagonista. L’elogio dell’amicizia e l’importanza di mantenere la parola data costituiscono il filo conduttore della pellicola. FrANCA SICUrI Prima di tutto “Up” è un film che si vede con piacere per tutta sua durata. Inoltre ha dei contenuti interessanti: attualissimo l’assedio delle vecchie belle case da parte della speculazione edilizia; sempre vero il bisogno di avventura che rivitalizza a ogni età; commovente la tenacia della coppia all’inseguimento del proprio sogno mai realizzato a causa delle necessità della vita, il che non impedisce loro di invecchiare sereni insieme. Insomma, quasi un film più che un cartone animato, con in più tutte le trovate del film/fiaba animato vero e proprio. PIErFrANCo StEFFENINI Il significato del film è chiaro sin dal titolo: “Su” vuol dire salire in alto, con ovvio riferimento al fantastico pallone aerostatico di cui si serve il protagonista per evadere dal suo angusto mondo abituale; ma equivale anche a crescere, ossia troncare con il passato, se questo significa ripiegamento su sé stessi, per affrontare nuove avventure, magari sognate da tempo. La vicenda raccontata dal film é un susseguirsi di colpi di scena, ora divertenti, ora emozionanti, in cui sono coinvolti esseri umani e animali, tratteggiati con sbrigliata fantasia da maghi dell’animazione, tecnica che ha ormai raggiunto vertici di virtuosismo. Non mancano riferimenti, anche parodistici, ad altre opere cinematografiche, come ai film di James Bond, ma anche a visi ben noti ai cinefili, come pure a luoghi realmente esistenti, come il Salto del Angel, sia pure trasfigurati dalla fantasia. È un film gradevole e ottimista, adatto a bambini e adulti, con lezione di vita incorporata. MICHELE zAUrINo Tipi straordinari quelli della Pixar se ad ogni nuovo film d’animazione riescono a superarsi unendo vette tecnologiche finora impensabili a sostanza nei contenuti. “Up” è una riflessione, a tratti divertente e a tratti commovente, sulla vecchiaia e sui valori di famiglia e amicizia. L’incontro di Carl, collerico vedovo ultrasettantenne, con Russel, il giovane boy-scout alla ricerca di buone azioni da compiere, è la chiave di volta della storia. In un susseguirsi di mirabolanti avventure insieme andranno alla ricerca di un fantastico Eden in America Latina oggetto dei sogni giovanili di Carl e dell’amatissima moglie Ellie. Se si potesse, bisognerebbe assegnare l’Oscar per il miglior attore protagonista a Carl, una via di mezzo tra Spencer Tracy e Walter Matthau. Numerosissime le citazioni da film. Per analogie di temi, impossibile non pensare a “Gran Torino” di Eastwood. MIrANDA MANFrEDI La creatività, accompagnata da una tecnica eccezionale, merita veramente l’applauso. Il film è anche pervaso da contenuti di grande umanità. C’è l’amore per una sposa che viene venerata anche solo in fotografia, c’è una vecchiaia che, da scorbutica e solitaria, si trasforma in amorevole amicizia a contatto con l’esuberante Ronnie che si fa perdonare, anche se finalizza il suo altruistico comportamento al conferimento di un premio. Non manca la presenza di un “malvagio“ che verrà sconfitto con i suoi mastini. I fantasiosi e tecnicamente complessi palloncini non riescono a salvare la vecchia casa. Tutto si rinnova, trionfa il bene anche per la natura e gli animali e la vecchiaia recupera una sana energia giovanile. Non dimentichiamo la geniale anteprima che ci fa sorridere per la sua paradossale, simbolica creazione. roSA LUIGIA MALASPINA Tenerissimo, coloratissimo, fantasioso. Veramente la tecnologia dei film d’azione ha fatto passi da gigante e ci permette di sognare! Mi è piaciuto molto il corto iniziale fatto di nuvole bianche e nere, come contrapposizione tra bene e male, di creazione, con cicogne che portano a destinazione gli esserini più disparati. Le nuvole prendono forme fantastiche agli occhi sognanti di Carl ed Ellie rinsaldando il loro rapporto di amore totale. Così la compagna di giochi e di una vita non lascia Carl quando muore, ma lo accompagna a realizzare il sogno di sempre, quando la quotidianità diventa troppo difficile e dolorosa, imbarcandosi in un viaggio mirabolante a bordo della casa volante, grazie a un grappolone di palloncini colorati quale mongolfiera, con in più un piccolo amico, Russel, pieno di buona volontà (che deve compiere la sua opera buona per completare la sua serie di medaglie) anche se ilarmente pasticcione, come legame tra vecchio e nuovo, chiusura e apertura. Alla ricerca del mondo sognato, in cima a un dirupo, nell’America del sud. Belle le musiche, le luci, i colori. GIULIo KoCH Che delizia ! Lo spettatore esce rinfrancato da questo film d’animazione, girato con tecniche sopraffine, che porta un messaggio cosi coinvolgente di speranza e di servizio: se aiuti il prossimo sarai sempre felice, qualunque siano l’età e le situazioni. Giocato sulla favola, ma aderente alla realtà per i personaggi e i loro sentimenti e reazioni, il film si caratterizza per una sceneggiatura eccellente, una tecnica sopraffina che fa sembrare i personaggi veri attori in molte situazioni, una regia attenta a dosare momenti seri e comici, in modo che il prodotto finale sia un tutt’uno, dove la favola (di situazioni) e la realtà (di comportamenti e sentimenti) si fondono armoniosamente: un sonoro accompagna l’evoluzione della storia con compostezza ammirevole, fotografia sempre eccellente anche per gli effetti in 3d molto riusciti; il valore umano è molto ben curato, il vero nemico (Muntz) non è altri che l’eroe che Carl ha tanto amato e seguito (parafrasi dei nostri desideri che si ritorcono contro di noi); il vecchietto che aiuta il boy scout a crescere (e non il viceversa); il boy scout che ha fede incrollabile negli insegnamenti ricevuti, soprattutto verso la natura che è buona per definizione, il generale senso di servizio che permea un po’ tutti i nostri eroi nelle loro principali azioni; la solitudine indotta dalla vita nella città alveare, che sembra amica , ma ti isola di fatto; la chiamata verso l’alto che il vecchio Carl sente e si da da fare per mettere in pratica, parafrasi di un insegnamento tipicamente cristiano. Un film di valore cui mancanoolo gli attori veri per essere da premio. BUono ELENA CHINA-bINo Bellissime le animazioni. Commovente la scoperta casuale di Carl che la sua amata, Ellie, aveva continuato il “Diario delle Nuove Avventure” includendo il racconto della vita vissuta insieme. La vita è un’avventura. UGo bASSo Il film sono due film: uno è costituito dal racconto della vita del protagonista e dalla conclusione nella conta della automobili con il piccolo compagno d’avventura; il secondo è il viaggio dei casanauti fra città americane e terre selvagge che culmina con la lotta per impedire al vecchio esploratore, sostenuto dai i suoi cani, di esportare il grande uccello esotico. Molte le citazioni e paUp 239 recchi i temi coinvolti, più o meno scontati, compreso la denuncia delle esplorazioni finalizzate alla cattura di animali per ambizioni più personali che scientifiche. Il primo utilizza il linguaggio dell’animazione per un’espressività più originale rispetto a quella del cinema con attori, capace di suscitare emozioni e di indurre a pensare; mentre il secondo, lontano da qualunque ragionevolezza e del tutto prevedibile nella conclusione, si esaurisce nella propria insignificante spettacolarità. La complessità grafica che richiede anni di lavoro e l’uso di singolari apparecchi scientifici per animare i palloncini sono note tecniche rilevanti nell’analisi del prodotto filmico; la visione in 3D gioverà al successo commerciale, ma non mi pare rappresenti un valore aggiunto estetico né, tanto meno, semantico. LUISA ALbErINI Un’operazione coraggiosa per il cinema d’animazione: la riscoperta dei buoni sentimenti attraverso soggetti oggi impopolari. Da una parte il vecchio, dall’altra un bambino alla ricerca della buona azione come passaggio per conquistare il riconoscimento che serve a diventare grandi. Una specie di ritorno al passato quando alle favole era assegnato il compito di insegnare ai più piccoli quello che era più difficile trasmettere loro a voce. O forse il riconoscimento che tra generazioni divise, non solo dai molti inevitabili anni ma da un cambiamento impossibile da spiegare, c’è ancora modo di intendersi. Allora per una volta potremmo anche pensare che le automobiline trasformate in specie umana, i giocattoli in uomini dotati di parola, i mostri con il cuore, o gli alieni sbarcati sulla terra per difenderci da chi ha solo cattive intenzioni sono vecchie idee destinate a spegnersi con il buio in sala o la parola fine sul dvd. EDoArDo IMoDA Ritornato alle abitudini giovanili (il cartoon in periodo natalizio) ne apprezzo i cambiamenti tecnologici e mi compiaccio per il mantenimento del finale vittorioso dei buoni e la sconfitta dei cattivi. Ma cosi il commento è troppo facile, alle nuove tecnologie in “Up” si accompagnano considerazioni un tempo inesistenti, sulla terza età, la cementificazione, il rapporto dell’uomo con la natura vicina e lontana. Temi ora sicuramente sentiti dalle nuove generazioni cui è principalmente diretto il film, e a loro noti sia per la possente azione dei media, che per esperienze personali e familia240 Up ri di tutti i giorni. Ne esce un buon film dove si affronta il tema del ricordo che non arriva subito, ma diventa vita e facendoci scoprire che c’è sempre qualcosa da fare. Un appunto ai connazionali a stelle e strisce e alle loro manie procedurali, come si evince dalla lettura del manuale del perfetto lupetto e nella meccanica nell’assegnazione delle medaglie e il gioco è fatto, il successo sicuro, ma non tutto è convincente come se tutto rimanesse in aria, forse c’è troppo elio o troppi palloncini o più semplicemente sono io che sono diventato troppo vecchio per lasciarmi trascinare lontano dalla realtà come fanno i bambini del mondo.