UP ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin

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UP ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin
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ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin
Carl e Ellie si incontrano in tenera età e la loro amicizia, col passare del tempo, presenta un risvolto
amoroso. La loro relazione è alimentata da una grande intesa e, fra l’altro, sono accomunati dal
sogno di avventurarsi in Sud America, sospinti dal mito del loro idolo Charles Muntz, un famoso
avventuriero. Divenuti adulti, si sposano e lavorano entrambi allo zoo. Desiderano diventare
genitori ma il ginecologo sentenzia che non potranno avere figli. Inizia un doloroso processo di
riparazione: mettere da parte i risparmi per realizzare il loro sogno di recarsi alle Cascate Paradiso.
Proprio quando Carl compra i biglietti per il viaggio in Sudamerica, sua moglie Ellie, ormai anziana
e malata, viene a mancare.
Il mettersi di Carl al pianoforte, ridesta i tasti del dolore che riecheggia nella casa vuota dopo la
morte di Ellie. Quale solitudine, nel letto coniugale e in tutti gli altri ambiti dell’esistenza, deve
sopportare Carl, assieme agli acciacchi della vecchiaia (scende le scale con la poltrona elettrica); la
colonna sonora, a tempo di valzer però, sembra incitare Carl a ritrovare un ritmo vitale anche in
quella faticosa dimensione di vedovanza.
I 78 anni sembrano dire a Carl che dovrà rinunciare alla realizzazione del sogno e la realtà
circostante amaramente gli suggerisce che la modernità non prevede alcuno sconto per lui: la sua
casa è nel bel mezzo di un cantiere allestito per distruggere completamente il vecchio quartiere.
In un passaggio scioccante, il contrasto fra la tradizione (la vecchia e accogliente abitazione di Carl)
e l’innovazione invadente della metropoli che si erige sulle macerie delle vecchie abitazioni, assume
aspetti metaforici; i sentimenti che popolano il mondo interno di Carl sono contrapposti al rumore
assordante delle imposizioni che il mondo esterno gli propina; la modernità, con disprezzo,
definisce il luogo dei suoi affetti come “vecchio rudere”. La mancanza della moglie ha reso Carl
rabbioso, puntiglioso, rifiutante, incapace di sopportare persone “altre” perché nessuno può
sostituire la sua compagna di vita; il lutto sembra insuperabile.
Stanco delle angherie subite decide, sottraendosi alla cattiva sorte che lo vorrebbe inserito in
ricovero per anziani, di fuggire, con la complicità della forza elevatrice di migliaia di palloncini
colorati che sollevano la sua casetta in direzione delle Cascate Paradiso. Durante il volo bussa alla
sua porta un ospite inaspettato: Russell, un boy scout paffuto e petulante, entusiasta e servizievole,
il cui impulso vitale contagioso e determinato, rievoca l’entusiasmo di Ellie. Il suo intento è quello
di ottenere il distintivo di “accompagnatore di anziani”, riconoscimento che gli manca per
completare il medagliere e ricevere le attenzioni del padre.
Più volte torna il simbolo del palloncino a riagganciare i cicli della vita di Carl: l’incontro, il
fidanzamento, lo scorrere dell’esistenza, la morte e la sua faticosa elaborazione a garanzia di una
rinascita.
“Dove siamo?” Carl si ripete tante volte questa domanda giusto a segnalare che, quando si sta male,
si perde l’orientamento e l’identità viene compromessa. Lo scoppio dei palloncini che sostenevano
la casa in volo provoca un “cielo-moto”: tutti gli arredi si scombinano così come la volontà di
sopravvivere di Carl; fortunatamente Russel incita il compagno di viaggio e, in un gioco di rimandi,
viene a sua volta spronato a non demordere. Russel diventa triste solo quando deve ammettere che il
padre non ha attenzioni per lui e così Carl capisce che anche il bambino è stato deprivato delle
attenzioni di un oggetto d’amore importante: con un gesto di intensa complicità, “croce sul cuore” si
garantiscono la reciproca e continua vicinanza fisica ed emotiva.
Arrivati in Sud America, i due compagni incontrano Kevin, un incrocio tra uno struzzo e un pavone
di dimensioni enormi, e Dug, un cane dotato di un collare che gli consente di parlare. Carl e Russell
vengono brutalmente attaccati da Alfa, Beta e Gamma, tre cani che, come Dug, dispongono dei
collari e che intendono condurre i due esploratori dal loro padrone, che si scoprirà essere Charles
Muntz, l’idolo di Carl. Invitati a cena nel dirigibile, ravvisano che l’impavido avventuriero non è
infallibile, perché ossessionato dal voler catturare Kevin (che si scopre esser femmina) a cui sta
dando la caccia da anni.
La musica diventa cupa, segnata da un ritmo che predice una catastrofe.
Sfortunatamente, Muntz realizza che Kevin è nascosto nella casa di Carl, e ciò dà avvio ad una
concitata sequenza che mette in serio pericolo i protagonisti. Ad un certo punto Kevin viene
imprigionata e Carl deve decidere se salvare la propria casa o la sua nuova amica. Scegliendo la
prima opzione, consegna Kevin nelle mani del malvagio Muntz. Russel, dimostrandosi valoroso,
con coraggio si separa dall’anziano per trarre in salvo l’amica; Carl, con la consapevolezza del
significato profondo che assume per lui la partenza del bambino, decide di seguirlo subito dopo,
insieme a Dug.
Il vecchio Muntz, da idolo d’infanzia, si smaschera come cinico tiranno e così Carl e Russel, da
ospiti, diventano intrusi in un dirigibile in cui gli animali sono robotizzati per adempiere agli ordini
del loro despota.
Per fuggire, sottraendo ancora una volta la casa alla legge gravitazionale, Russel cerca di disfarsi
dei cimeli di Carl, il quale ostinatamente rimette le cose a posto: al ripresentarsi di ogni
cambiamento inaspettato, la crisi si riattualizza e così si tenta, sprecando energie psichiche, di
tornare a fissare i ricordi; la presenza di un amico, però, incita a procedere anziché lasciarsi andare
alla regressione.
Ne consegue un grande insegnamento: se la storia permane quale oracolo dei ricordi passati,
avanzare diventa impossibile. Solo chi, come Carl, con l’aiuto del giovane esploratore della natura,
riesce a farsi catturare da emozionanti imprese, può narrare vicende anche dolorose, all’interno di
relazioni affettive rivisitate.