Cartagena, a casa di Gabo
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Cartagena, a casa di Gabo
[AVVENTURE] TESTO E FOTO DI ANGELO TONDINI Cartagena A CASA DI GABO La magica città di Gabriel García Márquez accoglie il visitatore con il suo patrimonio storico e la sua quiete ordinata L a casa di Gabriel García Márquez sta proprio di fronte al convento di Santa Clara. Da qualche tempo Gabo vive a Città del Messico, dove lo curano per una grave malattia. Ma tutti sanno che il suo cuore è rimasto a Cartagena, sulla costa caraibica della Colombia, nella parte coloniale della città dove ha vissuto la giovinezza. Ed è qui che è tornato nella maturità, ricco e famoso, proprio da dove era partito. Iniziò a lavorare al quotidiano El Universal alla fine degli anni Quaranta, un posto ideale per imparare a scrivere, a contatto con la gente e i fatti del giorno. Un giorno il caporedattore gli disse: «Gabriel, stanno trasformando il convento di Santa Clara in un hotel di lusso. Pare che scavando abbiano trovato qualcosa di strano. Va’ a dare un’occhiata». Gabriel andò e vide con i suoi occhi una cosa incredibile. Nell’edificio si conservavano tombe di suore e novizie, che lì avevano vissuto per quattro secoli. L’operaio ne stava aprendo una, quando «la lapide schizzò via al primo colpo e una chioma viva di un color rame intenso si sparse fuori dalla cripta. Sul marmo corroso dal salnitro era leggibile un nome senza cognomi: Sierva Maria de Todos los Angeles. Dispiegata a terra, la chioma splendida era lunga 22 metri e 11 centimetri». Così racconta Marquez. Da questo fatto, vero o fantastico non si sa, è nato uno dei suoi ultimi romanzi, Dell’amore e al- Sopra e a sinistra: strade di Cartagena. A destra: un gruppo folkloristico e la statua di Botero nella Plaza Santo Domingo tri demoni. Con il consueto realismo magico descrive la relazione impossibile di una novizia con un giovane prete, al tempo dell’Inquisizione. La storia finirà ovviamente malissimo, ma la ricostruzione della vita a Cartagena in quel periodo storico è magistrale. Andiamo a visitare lo stupendo hotel Santa Clara e dal secondo piano vediamo giù in basso proprio la casa di Márquez, una specie di fortino moderno rosso scuro, nemmeno tanto bello, un po’ freddo, ma firmato da un famoso architetto colombiano. Dunque Gabo ha vissuto (e vivrà ancora, glielo auguriamo) proprio davanti al convento del romanzo. Oggi Cartagena non è più la città di Sierva Maria, del convento delle Carmelitane, della giovinezza di Gabito. È un discorso che vale per molti altri luoghi, ma solo in parte per Cartagena de Indias. Se si escludono le periferie, che sono brutte in tutto il mondo, nel Casco Antiguo, la parte vecchia della città, quasi nulla è cambiato. Anzi, c’è stata un’esemplare opera di restauro, al punto che l’Unesco ha inserito Cartagena nell’elenco dei siti che l’umanità deve ammirare, rispettare e curare. Così il viaggiatore si aggira incantato per strade e stradine bordate di case a due piani, con la classica veranda coperta in legno, 씮 CLUB3 99 GENNAIO 2008 [AVVENTURE] Qui sotto: edifici coloniali e la Torre dell’Orologio. A destra: le mura spagnole. Il centro di Cartagena, perfettamente restaurato, è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità Una città partorita dalla Spagna, dalla cristianità, ma 씮 che protegge dal sole cocente del Caribe e dall’improvviso acquazzone tropicale. Da queste parti normalmente si suda, ma c’è il mare di fronte per bagnarsi un po’, la brezza del tardo pomeriggio e le notti calde, spese a mangiare gamberoni alla griglia e a bere caipiriñas al succo fresco di maracujá, nei tavolini all’aperto del bar San Pedro. Di fronte c’è la grande chiesa, dedicata a San Pedro Claver, con un’enorme cupola e due campanili simmetrici inseriti nella facciata. È un luogo perfetto per discutere in compagnia o meditare da soli sulla bellezza prodotta nei secoli dalla fede cristiana. Cartagena è una città speciale, dove la magia di Márquez, i suoi riferimenti romanzeschi, vengono quasi umiliati da una realtà GUIDA PRATICA 쎲 Documenti: passaporto. Non è richiesto il visto. Stagione del viaggio: il clima è tropicale e la temperatura media, più o meno stabile tutto l’anno, di 28 gradi. I mesi migliori sono da dicembre a metà aprile, e tra luglio e agosto. Piove di solito da aprile a maggio e da ottobre a fine novembre. 쎲 Viaggi organizzati: Dimensione Turismo 100 GENNAIO 2008 CLUB3 (www.dimensioneturismo.it, tel. 02.88.23 28.10) propone, fino a marzo 2008, un pacchetto interessante di 9 giorni-7 notti. La quota di 1.190 euro comprende il passaggio aereo A/R direttamente da Milano Malpensa a Cartagena con la compagnia italiana Blue Panorama, la sistemazione in mezza pensione all’hotel 4 stelle Las Americas Beach Resort, con trattamento di mezza pensione in camera doppia. di palpabile meraviglia. Osiamo addirittura dire che è più bella oggi di un tempo, cioè dell’originale. È sicuramente più pulita, più tranquilla, senza alcun rischio di malattia e sicura. Qui attraccano ogni giorno le navi da crociera che vagano nel Mar dei Caraibi: migliaia di turisti in giro a guardare, a mangiare, a bere, a comprare. L’autorità ha deciso di far presidiare la zona coloniale da centinaia di poliziotti in borghese e in divisa. Di colpo sono finiti furti e scippi. Cartagena ve la potete godere in relax a tutte le ore del giorno e della notte. Dunque giriamo la città seguendo l’ispirazione, la luce, gli odori, i profumi. Anche se sbagliamo strada, prima o poi ci ritroveremo sempre dove è giusto essere: le mura spagnole, il Castillo de San Felipe, le piazze Bolivar e de la Aduana, San Pedro e Santo Domingo, la Torre dell’Orologio, il mercato artigianale di Las Bóvedas, il teatro Heredia, l’Hotel Santa Clara e l’Hotel Charleston, anche questo ricavato da un antico convento; la cattedrale con in fronte l’irriverente statua di Botero: una donna sdraiata pingue e nuda. Il vescovo ha già protestato, anche per la piacevole e chiassosa confusione dei numerosi caffè all’aperto tutt’intorno. Ma almeno un paio di volte al giorno bisogna sostare qui per bere qualcosa e ammirare la gioia di vivere, le facce i colori di una città così pulsante. È una città partorita dalla Spagna, dalla anche dall’Africa, dagli schiavi neri e dai loro culti cristianità, ma anche dall’Africa, dagli schiavi neri deportati per lavorare nelle piantagioni, dai loro culti, dalla loro musica. Schegge di negritudine, schizzate qui per i cattivi disegni dell’uomo europeo, il colonizzatore. Blocchi di religiosità trasferiti di colpo a 9.000 chilometri di distanza dalla Cartagena originale (che si trova in Spagna, nella regione di Murcia). I conquistadores portarono qui il nostro Dio, Gesù, lo Spirito Santo, i gesuiti, l’architettura barocca, santi e beati. Ma anche l’Inquisizione, che condannò a morte, in città, più di 700 persone. Oggi gli americani esportano Coca-Cola, hamburger, baseball e democrazia. Il presidente, Álvaro Uribe Vélez, è uno dei pochi filoccidentali dell’America latina. È stato riconfermato nel 2006 per un secondo mandato, tutti ne parlano bene. Forse è partita la riscossa della Colombia per diventare un Paese normale. Una delle cose più magiche di Cartagena sono i venditori ambulanti. Li trovate in ogni dove, ma in particolare nelle strade della zona di Calle de Tablón. Ecco venditori di acqua e polpa di cocco, ciruelas (prugne secche), mango, succhi di frutta fresca, pettini, biancheria intima, arepas (frittelle rotonde con formaggio), quadri falsi-Botero, falsi sigari cubani Cohiba e Montecristo (tutti made in Colombia), collanine, acqua fresca, occhiali da sole, caffè caldo conservato in thermos, cerchietti per capelli in legno di cocco, fette di cocomero, gelati, orologi falsi, pile, libri usati, lucchetti, cd e dvd taroccati di musica colombiana (6.000 pesos per tre pezzi, circa 2 euro), pesche, uva, lime, avocados, meloni, guamas (frutto che sembra un enorme carruba), papaia, banane, mele, yucca, meloni, scarpe, vestiti, ferri da stiro elettrici, frigoriferi (in strada!), cibo coloratissimo di difficile identificazione. Tra tutti spicca il venditore di una pomata per la pelle, confezionata con la carne di grandi lumache, e alcune sono là sul banco, vive, innocenti, che mangiano la lattuga, a garanzia della serietà del prodotto. Non sanno la brutta fine che le aspetta. Negozietti minimi e polverosi esibiscono insegne sproporzionate alla realtà: un buco che vende vestiti di seconda mano è l’Imperio de la ropa. Sul baracchino di un modestissimo accomodatore di orologi c'è scritto «Silencio, genio trabahando» (Silenzio, genio al lavoro). Un misero negozietto (due metri quadrati) si chiama Relojeria mundial. C’è il lotto elettronico Astromillionario e, a sorpresa, una Gelateria brianzola. 왎 CLUB3 101 GENNAIO 2008
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