Depliant Fiati

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Depliant Fiati
Ellerby insegna al London College of Music, ed è stato per sette anni composer-inresidence alla Regimental Band of Her Majesty's Coldstream Guards. La sua musica è
armonicamente molto godibile e contiene elementi di romanticismo e impressionismo,
conditi con un tocco di humor britannico.
1. Aubade: un’alba gentile con la luce che si sforza di uscir fuori, protagonisti i due oboi
2. Toccatina: un vivace, staccato idioma urbano, con alcune linee latinoamericane
3. Eine Kleine Wiener Waltzer: un valzer lidio dove le figure principali passano da uno
strumento all’altro
4. Notturno: essendo il movimento centrale rappresenta il momento più emozionante.
Accordi eccedenti sono lo sfondo per soli di ottavino e corno inglese. I corni e i
clarinetti scuriscono la tessitura. L’atmosfera è misteriosa.
5. Scherzettino: un’energia ininterrotta pervade tutto il movimento fino alla fine. La
tensione si costruisce attraverso l’ascolto di ritmi semplici e composti, proposti
insieme o separati.
6. Siesta: un movimento sonnolento messo tra i due più veloci. I trilli di flauti e clarinetti
rappresentano una brezza gentile che culla la melodia dei due oboi. Alla fine l’ottavino
ci ricorda la melodia degli oboi.
7. Doctor Murphy – His Burlesque: il movimento più virtuosistico sfrutta le combinazioni
e i contrasti di linee implicite ed esplicite. Una cadenza perfetta in DO maggiore
riporta il movimento alla conclusione. Il nome si riferisce al direttore dell’ensemble
che ha commissionato l’opera, Wells Cathedral School Wind Ensemble, direttore Kevin
Murphy.
Gordon Jacob è stato allievo di Vaughan Williams al Royal College of Music di Londra, ed
è noto soprattutto per i suoi balletti e musiche di scena, per un testo sull’orchestrazione e
la trascrizione e per i molti brani per fiati. Sulla scia del suo maestro e di Gustav Holst,
recuperò le melodie popolari inglesi per le sue composizioni. Nei quattro movimenti ci sono
altrettante antiche canzoni inglesi riarrangiate in stile moderno: vino vecchio (le canzoni)
in bottiglie nuove (la forma e lo stile musicale). Le traduzioni dei titoli: 1. Gli zingari
canterini (racconta la storia di una donna che lascia la sua lussuosa vita da sposata per
seguire tre zingari che vengono a cantare sotto la sua finestra); 2. I tre corvi (la storia di
tre corvi che avrebbero voluto banchettare sui corpi dei poveri caduti di una battaglia, ma
ne furono impediti da un cane e un falco che facevano la guardia al cadavere del loro
padrone); 3. Andatevene, cupi affanni (rappresenta la gioia di vivere senza pensieri); 4.
Un mattino presto (la storia di una giovane che fu abbandonata dal proprio innamorato).
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Flauti: Francesca Bettinelli, Giulia Perego
Oboi: Claudio Balletti, Alessio Alessandrini
Fagotti: Federico Bravi, Angelo Russo
Clarinetti: Fausto Corneo, Mauro Mosca, Mariarosa Rizzi
Corni: Denis Salvini, Aldo Spreafico
Trombe: Giovanni Lomazzi, Davide Svanosio
Tromboni:Renato Agliata, Alessandro Castelli, Riccardo Chiriotto
Percussioni: Mauro Salvador
Cembalo: Davide Riva
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www.spirabilia.it
PARIGI E LONDRA NEL NOVECENTO
Guy Woolfenden (n.1937)
Francis Poulenc (1899-1963)
SUITE FRANCAISE (1935)
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6.
7.
Bransle de Bourgogne
Pavane
Petite Marche Militaire
Complainte
Bransle de Champagne
Sicilienne
Carillon
Darius Milhaud (1892-1974)
CINQUIÈME SYMPHONIE
(1922)
1. Rude
2. Lent
3. Violent
SUITE FRANCAISE (1991)
1. Pastorale
2. Valse
3. Scène et Marche
Martin Ellerby (n.1957)
DIVERTIMENTO (1998)
1.
2.
3.
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5.
6.
7.
Aubade
Toccatina
Eine Kleine Wiener-Walzer
Notturno
Scherzettino
Siesta
Doctor Murphy–His Burlesque
Gordon Jacob (1895-1984)
OLD WINE IN NEW BOTTLES
Jean Francaix (1912-1997)
LE GAY PARIS (1974)
1. Marche
2. Valse
3. Galop
(1960)
1.
2.
3.
4.
The Wraggle Taggle Gipsies
The Three Ravens
Begone, Dull Care
Early One Morning
Il vero e proprio atto di nascita dell’ensemble di fiati si ha tra la fine del XVIII e l’inizio del
XIX secolo, a Vienna, in Germania e in generale lungo il corso del Danubio. Qui le corti
nobiliari, sull’esempio dell’imperatore Giuseppe II, stabiliscono dei gruppi musicali formati
da soli fiati, in numero variabile da 8 a 15, che intrattengono gli ospiti nel corso di
celebrazioni, feste, pranzi di gala.
Poiché tutti i palazzi più importanti hanno i loro complessi, la richiesta di composizioni e di
trascrizioni per questa formazione lievita improvvisamente.
La fortunata stagione si spegne poco a poco dopo il 1820, ma diversi compositori
continuano a credere in questo gruppo così espressivo e dai colori cangianti, tanto che nel
Novecento se ne ha un’improvvisa rinascita, ben sostenuta nel confronto tra Parigi e
Londra. Le due metropoli, culturalmente ed economicamente, si contendono il titolo di
capitale mondiale, prima dell’arrivo sulle scene internazionali della grande New York,
all’avvicinarsi degli anni Duemila. Ecco dunque uno stimolante confronto tra le produzioni
fiatistiche parigine e londinesi, dove da entrambe le parti si attinge al vasto repertorio di
musica folclorica e tradizionale, e si cerca di rappresentare il proprio, peculiare gusto di
vivere.
Poulenc faceva parte, con Milhaud, Honegger, Auric, Durey e Tailleferre, del famoso
“gruppo dei sei” di Parigi, che intendeva proporre una musica più oggettiva, in risposta a
certo descrittivismo degli impressionisti. La Suite Française è del 1935, quando questa
battaglia era ormai lontana, e non è altro che una trascrizione in chiave moderna di
antiche arie e danze rinascimentali attribuite a Claude Gervaise.
Con Milhaud ci troviamo invece davanti ad un vero e proprio esperimento in musica.
L’autore è noto per aver utilizzato spesso temi popolari nella sua musica, ma in
quest’opera lo fa accostandoli ad un mondo di dissonanze aspre e di ritmi scatenati,
facendo intuire la loro presenza quasi come un sollievo. Questa sua Quinta Sinfonia
(scritta nel 1922) fa parte di un ciclo di sei, brevissime, scritte per diversi organici, ed è
l’unica scritta per fiati.
Le Gay Paris di Jean Francaix, del 1974, è una sorta di piccola suite in tre parti (MarcheValzer-Galop) per trombe soliste e fiati. È inutile cercarvi traccia dell’avanguardismo di
tanta produzione contemporanea: è invece un godibile brano dalla facile melodia, pervaso
di un sottile umorismo e orchestrato con raffinata sapienza timbrica.
Nella contesa c’è anche un momento per riconoscere il valore altrui: il britannico Guy
Woolfenden utilizza proprio temi francesi per la propria composizione, la Suite Francaise
del 1991. Una Pastorale “d’atmosfera” è seguita da un Valzer, la cui melodia principale si
basa sul “N'ai pas ieu de mio (Je n'ai pas d'amie)” dai canti popolari della raccolta Chants
d'Auvergne. Il finale, Scène et Marche, è il movimento più consistente e offre ampie
opportunità per ogni strumento. L'inclinazione francese inconfondibile del materiale
melodico e la sensazione generale di "joie de vivre" che caratterizza la Suite Française
tradisce le sue origini nella musica composta da Guy Woolfenden per due produzioni
francesi della commedia scespiriana Pene d’amor perdute della Royal Shakespeare
Company.