Programma di sala fiati

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Programma di sala fiati
Fiati di Valtellina – Spirabilia Quintet
PARIGI E LONDRA NEL NOVECENTO
Francis Poulenc (1899-1963)
SUITE FRANCAISE (1935)
1. Bransle de Bourgogne
2. Pavane
3. Petite Marche Militaire
4. Complainte
5. Bransle de Champagne
6. Sicilienne
7. Carillon
Darius Milhaud (1892-1974)
CINQUIÈME SYMPHONIE (1922)
1. Rude
2. Lent
3. Violent
Jean Francaix (1912-1997)
LE GAY PARIS (1974)
1. Marche
2. Valse
3. Galop
*****
Guy Woolfenden (n.1937)
SUITE FRANCAISE (1991)
1. Pastorale
2. Valse
3. Scène et Marche
Martin Ellerby (n.1957)
DIVERTIMENTO (1998)
1. Audabe
2. Toccatina
3. Eine Kleine Wiener-Walzer
4. Notturno
5. Scherzettino
6. Siesta
7. Doctor Murphy – His Burlesque
Gordon Jacob (1895-1984)
OLD WINE IN NEW BOTTLES (1960)
1. The Wraggle Taggle Gipsies
2. The Three Ravens
3. Begone, Dull Care
4. Early One Morning
direttore Lorenzo Della Fonte
Il vero e proprio atto di nascita dell’ensemble di fiati si ha tra la fine del XVIII e
l’inizio del XIX secolo, a Vienna, in Germania e in generale lungo il corso del
Danubio. Qui le corti nobiliari, sull’esempio dell’imperatore Giuseppe II,
stabiliscono dei gruppi musicali formati da soli fiati, in numero variabile da 8 a
15, che intrattengono gli ospiti nel corso di celebrazioni, feste, pranzi di gala.
Poiché tutti i palazzi più importanti hanno i loro complessi, la richiesta di
composizioni e di trascrizioni per questa formazione lievita improvvisamente.
La fortunata stagione si spegne poco a poco dopo il 1820, ma diversi
compositori continuano a credere in questo gruppo così espressivo e dai colori
cangianti, tanto che nel Novecento se ne ha un’improvvisa rinascita, ben
sostenuta nel confronto tra Parigi e Londra. Le due metropoli, culturalmente ed
economicamente, si contendono il titolo di capitale mondiale, prima dell’arrivo
sulle scene internazionali della grande New York, all’avvicinarsi degli anni
Duemila. Ecco dunque uno stimolante confronto tra le produzioni fiatistiche
parigine e londinesi, dove da entrambe le parti si attinge al vasto repertorio di
musica folclorica e tradizionale, e si cerca di rappresentare il proprio, peculiare
gusto di vivere.
Poulenc faceva parte, con Milhaud, Honegger, Auric, Durey e Tailleferre, del
famoso “gruppo dei sei” di Parigi, che intendeva proporre una musica più
oggettiva, in risposta a certo descrittivismo degli impressionisti. La Suite
Française è del 1935, quando questa battaglia era ormai lontana, e non è altro
che una trascrizione in chiave moderna di antiche arie e danze rinascimentali
attribuite a Claude Gervaise.
Con Milhaud ci troviamo invece davanti ad un vero e proprio esperimento in
musica. L’autore è noto per aver utilizzato spesso temi popolari nella sua
musica, ma in quest’opera lo fa accostandoli ad un mondo di dissonanze aspre
e di ritmi scatenati, facendo intuire la loro presenza quasi come un sollievo.
Questa sua Quinta Sinfonia (scritta nel 1922) fa parte di un ciclo di sei,
brevissime, scritte per diversi organici, ed è l’unica scritta per fiati.
Le Gay Paris, del 1974, è una sorta di piccola suite in tre parti (Marche-ValzerGalop) per trombe soliste e fiati. È inutile cercarvi traccia dell’avanguardismo di
tanta produzione contemporanea: è invece un godibile brano dalla facile
melodia, pervaso di un sottile umorismo e orchestrato con raffinata sapienza
timbrica.
Nella contesa c’è anche un momento per riconoscere il valore altrui: il
britannico Guy Woolfenden utilizza proprio temi francesi per la propria
composizione, la Suite Francaise del 1991. Una Pastorale “d’atmosfera” è
seguita da un Valzer, la cui melodia principale si basa sul “N'ai pas ieu de mio
(Je n'ai pas d'amie)” dai canti popolari della raccolta Chants d'Auvergne. Il
finale, Scène et Marche, è il movimento più consistente e offre ampie
opportunità per ogni strumento. L'inclinazione francese inconfondibile del
materiale melodico e la sensazione generale di "joie de vivre" che caratterizza
la Suite Française tradisce le sue origini nella musica composta da Guy
Woolfenden per due produzioni francesi della commedia scespiriana Pene
d’amor perdute della Royal Shakespeare Company.
Ellerby insegna al London College of Music, ed è stato per sette anni composerin-residence alla Regimental Band of Her Majesty's Coldstream Guards. La sua
musica è armonicamente molto godibile e contiene elementi di romanticismo e
impressionismo, conditi con un tocco di humor britannico.
1. Aubade: un’alba gentile con la luce che si sforza di uscir fuori,
protagonisti i due oboi
2. Toccatina: un vivace, staccato idioma urbano, con alcune linee
latinoamericane
3. Eine Kleine Wiener Waltzer: un valzer lidio dove le figure principali
passano da uno strumento all’altro
4. Notturno: essendo il movimento centrale rappresenta il momento più
emozionante. Accordi eccedenti sono lo sfondo per soli di ottavino e
corno inglese. I corni e i clarinetti scuriscono la tessitura. L’atmosfera è
misteriosa.
5. Scherzettino: un’energia ininterrotta pervade tutto il movimento fino alla
fine. La tensione si costruisce attraverso l’ascolto di ritmi semplici e
composti, proposti insieme o separati.
6. Siesta: un movimento sonnolento messo tra i due più veloci. I trilli di
flauti e clarinetti rappresentano una brezza gentile che culla la melodia
dei due oboi. Alla fine l’ottavino ci ricorda la melodia degli oboi.
7. Doctor Murphy – His Burlesque: il movimento più virtuosistico sfrutta le
combinazioni e i contrasti di linee implicite ed esplicite. Una cadenza
perfetta in DO maggiore riporta il movimento alla conclusione. Il nome si
riferisce al direttore dell’ensemble che ha commissionato l’opera, Wells
Cathedral School Wind Ensemble, direttore Kevin Murphy.
Gordon Jacob è stato allievo di Vaughan Williams al Royal College of Music di
Londra, ed è noto soprattutto per i suoi balletti e musiche di scena, per un
testo sull’orchestrazione e la trascrizione e per i molti brani per fiati. Sulla scia
del suo maestro e di Gustav Holst, recuperò le melodie popolari inglesi per le
sue composizioni. Nei quattro movimenti ci sono altrettante antiche canzoni
inglesi riarrangiate in stile moderno: vino vecchio (le canzoni) in bottiglie
nuove (la forma e lo stile musicale). Le traduzioni dei titoli: 1. Gli zingari
canterini (racconta la storia di una donna che lascia la sua lussuosa vita da
sposata per seguire tre zingari che vengono a cantare sotto la sua finestra); 2.
I tre corvi (la storia di tre corvi che avrebbero voluto banchettare sui corpi dei
poveri caduti di una battaglia, ma ne furono impediti da un cane e un falco che
facevano la guardia al cadavere del loro padrone); 3. Andatevene, cupi affanni
(rappresenta la gioia di vivere senza pensieri); 4. Un mattino presto (la storia
di una giovane che fu abbandonata dal proprio innamorato).