01-pp. 1÷4 - PirandelloWeb

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01-pp. 1÷4 - PirandelloWeb
EL2
Carlo Di Lieto
Pirandello
Binet
e “Les altérations
de la personnalité”
ellissi
Š
Gruppo Editoriale Esselibri - Simone
Estratto della pubblicazione
E io a lui: “I’ mi son un, che quando /
Amor mi spira, noto, e a quel modo /
ch’ e’ ditta dentro vo significando”.
Dante, Purgatorio XXIV, vv. 52-54.
Al poeta Alberto Mario Moriconi,
amico prediletto, premuroso e paterno.
Estratto della pubblicazione
Estratto della pubblicazione
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TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Vietata la riproduzione anche parziale
Il catalogo è consultabile al sito Internet: www.ellissi.it
Progetto grafico e copertina a cura di Gianfranco De Angelis
In copertina: André Brouillet, La lezione di clinica (Museo della Medicina, Lione)
Finito di stampare nel mese di gennaio 2008
dalla «Cecom» - Via Cardaropoli, 14 - Bracigliano (SA)
per conto della ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80123 Napoli
©
ellissi
è un marchio della ESSELIBRI S.p.A.
Indice
Premessa ............................................................................................................ Pag.
Capitolo I
Alfred Binet e il personaggio pirandelliano ......................................................
Capitolo II
L’identità decomposta e “Les altérations de la personnalité” ............................
Capitolo III
“L’io diviso”, travestimento e alterità ................................................................
Capitolo IV
La scrittura, la malattia e la disidentità ..............................................................
Capitolo V
Teatri dell’io, alienazione e straniamento ..........................................................
Capitolo VI
La realtà speculare e la duplicazione dell’io .....................................................
Capitolo VII
“Il fantasma” in funzione dell’immaginario ......................................................
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77
Pag. 107
Pag. 131
Pag. 169
Appendice
“Les altérations de la personnalité” di Alfred Binet .......................................... Pag. 213
Bibliografia ........................................................................................................ Pag. 263
Indice dei nomi .................................................................................................. Pag. 301
Index
Introduction ....................................................................................................... Pag. 215
Première Partie
Les personnalités successives
Chapitre I
Les somnambulismes spontanés ........................................................................
Chapitre II
Les somnambulismes spontanés (suite) .............................................................
Chapitre III
Les somnambulismes provoqués ........................................................................
Deuxième Partie
Le personnalités coexistantes
Chapitre I
L’insensibilité des histériques. Les actes subconscients de répétition ..............
Chapitre II
L’insensibilité des histériques (suite). Les actes subconscients d’adaptation ...
Chapitre III
L’insensibilité des histériques (suite). Caractères généraux des actes subconscients ................................................................................................................
Chapitre IV
L’insensibilité des histériques (suite et fin). Le seuil de la conscience .............
Chapitre V
La distraction.....................................................................................................
Chapitre VI
Les actions volontaires et inconscientes ............................................................
Chapitre VII
L’écriture automatique chez les hystériques .....................................................
Chapitre VIII
Les idées d’origine subconsciente .....................................................................
Chapitre IX
La pluralité des consciences chez les sujets sains .............................................
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Troisième Partie
Les altérations de la personnalité dans les expériences de suggestion
Chapitre I
Les personnalités fictives créés par suggestion ................................................. Pag. 246
Chapitre II
Le rappel des personnalités anciennes par suggestion ..................................... » 247
Chapitre III ........................................................................................................ » 248
Suggestions d’actes ............................................................................................ »
Chapitre IV
Les suggestions a point de repère inconscient. Les hallucinations ................... » 249
Chapitre V
Les suggestions a point de repère inconscient (suite). La mesure du temps ..... » 250
Chapitre VI
L’anesthésie systématique ................................................................................. » 252
Chapitre VII
Le dédoublement de la personnalité et le spiritisme ......................................... » 254
Conclusion .........................................................................................................
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Indice delle illustrazioni
1) Jean Martin Charcot, neuropatologo della Salpêtrière a Parigi. Qui è ritratto
dal pittore André Brouillet, nell’opera La lezione di clinica, conservata al
Museo della Medicina di Lione.
2) Alfred Binet (Nizza 1857-Parigi 1911), www.encarta.msn.com
3) Un’illustrazione dell’opera più importante del medico e filosofo Robert Fludd
(1574-1637): Utriusque cosmi, maioris scilicet et minoris, metaphysica, phisica atque technica historia (1617), un’interazione analogica tra microcosmo e macrocosmo.
4) H. Hohann Füssli (1741-1825), L’incubo abbandona il giaciglio di due fanciulle dormienti.
5) Maria Antonietta Portulano ritratta nel 1910, da Album Pirandello, Milano,
Mondadori, 1992, p. 112.
6) Pirandello alla scrivania nel suo studio di via Alessandro Torlonia, da Album
Pirandello, Milano, Mondadori, 1992, p. 122.
7) La Gradiva, bassorilievo in gesso, da Sigmund Freud, Wien IX, Berggasse
19, Milano, Thelema Edizioni, 1995, p. 41.
8) Il divano nello studio di consultazione di Sigmud Freud, da Walter Benjamin, Parigi, Capitale del XIX secolo, p. 297.
9) Paul Delvaux, Lo specchio, da Psicologia. Viaggio al centro dell’inconscio,
Firenze, Giunti, 2005, p. 21.
10) Pierre Janet (Parigi 1859-1947), www.pierrejanet.com
11) Théodule Armand Ribot (1839-1916), www.comnet.ca
12) Charles Robert Richet (Parigi 1850-1935), www.historiadelamedicina.org
13) Cesare Lombroso (Verona 1835-Torino 1909), da Cesare Lombroso, Delitto,
genio, follia. Scritti scelti, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 464.
Pirandello, Binet????
PREMESSA
Questa monografia prende in esame le incidenze più significative de Les altérations de la personnalité (1892) dello psico-fisiologo Alfred Binet sulla produzione pirandelliana. Pirandello ammette di conoscere le indagini e gli studi di Binet,
e, in particolar modo, “quella rassegna di meravigliosi esperimenti psicofisiologici, dai quali, com’è noto, si argomenta che la presunta unità del nostro io non è
altro in fondo che un aggregamento temporaneo scindibile e modificabile di vari
stati di coscienza più o meno chiari”.
Questa ricerca, senza tralasciare le altre interazioni psicoanalitiche, analizza, ad
ampio spettro, l’io diviso e lo scenario del doppio, indagando sul “fantasma” pirandelliano e sulla particolare attenzione che Pirandello rivolge anche a Pierre
Janet, essendo spinto a tale indagine, non solamente da esigenze estetiche, ma
anche da gravi motivi familiari: Pirandello vuol capire qualcosa di più del “grave
male” che affligge la sua sventurata consorte! La concezione della divisione della
personalità gli viene, senz’altro, da Binet, anche se i primi influssi partono da
Lombroso e dalla nuova scienza psichiatrica di B.A. Morel, da cui non resterà
immune nemmeno lo stesso Capuana. Pirandello accetterà da Nordau l’idea di
affidarsi “allo studio paziente della psichiatria”, anche se già cominciava a farsi
strada, in quegli anni, un certo disappunto per la speculazione positivistica. Les
altérations de la personnalité di Alfred Binet, precursore di Freud, gli faranno
intravedere una nuova realtà di “un altro essere insospettato”, che vive nascosto
nel profondo della coscienza; egli partecipa, anche, alle sedute spiritiche in casa
di Capuana, perché era noto che la tecnica dell’ipnosi disvelasse i conflitti della
personalità e portasse alla luce i disagi della nevrosi isterica. Secondo Claudio
Meldolesi, “Pirandello sapeva di neurologia, di psichiatrica e, più modestamente
di psicoanalisi, nei limiti della cultura italiana del tempo. Potremmo affermare,
inoltre, che il suo metodo con gli attori fu di tipo psicodrammatico e con gli amici
egli usò fare delle specie di sedute, molto coinvolgenti”. Già in Arte e coscienza
d’oggi (1893), sono ricordate le ricerche sperimentali della psicologia e lo scientismo positivistico, nel quadro delle degenerazioni di Max Nordau, epigono lombrosiano. La malattia di Maria Antonietta Portulano, con un decorso irreversibile,
venne diagnostica in quegli anni proprio come sindrome isterica: l’interesse di
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Estratto della pubblicazione
Pirandello, Binet???
Pirandello per la psicopatologia aveva anche delle precise ragioni autobiografiche, perché la psico-fisiologia francese di fine Ottocento riteneva che i processi
degenerativi della mente si palesassero proprio con la sindrome isterica. Tutta la
visione pirandelliana della vita psichica, intesa come dissociazione, è, senza dubbio, perimetrata da questo testo, che Pirandello aveva sempre con sé. E anche
perché la dinamica, da cui nasce il suo personaggio come proiezione del processo
di disgregazione dell’io, è anticipata da una sua denuncia profetica: “Nei cervelli
e nelle coscienze regna una straordinaria confusione, […] Crollate le vecchie norme, non ancora sorte o ben stabilite le nuove; è naturale che il concetto della
relatività d’ogni cosa si sia talmente allargato in noi. […] Non mai, credo, la vita
nostra eticamente ed esteticamente fu più disgregata”.
In appendice, un’antologia, di passi notevoli, scelti tra i più significativi, dal testo
di Binet, per dare un’idea completa ed esauriente della sua indagine, su cui Pirandello ha a lungo meditato. Questo studio, concepito, rielaborato ed ampliato, nel
corso di un decennio, si presenta nella sua organicità come se fosse una primizia,
perché finalmente viene alla luce, organizzato e sistemato, nella sua completezza.
L’Autore
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Estratto della pubblicazione
Alfred Binet e il personaggio pirandelliano
Capitolo I
Alfred Binet e il personaggio pirandelliano
I sintomi isterici sono i derivati di
ricordi che operano a livello inconscio
S. Freud, Opere 1886-1905
1. Ne Les altérations de la personnalité (1892) di Alfred Binet, Pirandello ri/cerca
una notevole contiguità di spunti per la sua concezione estetica. La psicologia
sperimentale indica in Jean Martin Charcot il suo vero caposcuola, avendo richiamato in Francia nel 1885 il giovane Freud come valido collaboratore per gli
studi sull’ipnosi1; anche Binet, psicologo empirista, nato a Nizza, il 1857, e morto
a Parigi, il 1911, noto per le intuizioni sulla scomposizione della personalità e per
le prime ipotesi sull’inconscio, come spazio impenetrabile della psiche, proveniva
da questo sodalizio scientifico2.
Direttore del laboratorio di Psicologia alla Sorbona, nel 1895, fondò “L’Année psychologique” su cui divulgò gli esiti delle sue ricerche di psicologia infantile: Idées modernes sur les enfants (1909). In collaborazione con T. Simon scrisse: Les enfants
anormaux (1907), ma la sua fama è legata soprattuto a Les altérations de la personnalité (1892) e a l’Introduction à la psychologie expérimentale (1894) a La suggestibilité (1900) e a L’âme et le corps (1906). I suoi studi spaziano dalle scienze
naturali alla medicina, dal diritto alla letteratura e la sua formazione psicologica è
sotto l’influsso di Taine e dell’associazionismo di Stuart Mill, ma è all’influenza di
Ribot, di G. de Compayré, di Charcot e di C.R. Richet che si interrela la sua fama di
medico psicologo con gli studi sull’isteria e sull’ipnosi, compiuti alla Salpêtrière di
Parigi: La psychologie du raisonnement, recherches sur l’hypnotisme (1886). Morto
Charcot (1893), assunse la direzione del Laboratorio di psicologia fisiologica alla
Sorbona, che, in breve tempo, diventò il centro della psicologia sperimentale francese. Nel 1895 Binet fondò la rivista “L’Année Psychologique”, che, tuttora in vita, è
1
J.M. CHARCOT, L’ipnotismo e gli stati analoghi sotto l’aspetto medico-legale, Milano, Vallardi,
1888. Cfr. M. ORNE, The nature of hypnosis: artifact and essence, in “Journal of Abnormal and
Social Psychology”, 58, 1959, pp. 277-299. F.A. P ATTIE , Brief History of Hypnotism, in Handbook of
Clinical and Experimental Hypnosis, a cura di J.E. Gordon, New York, Macmillan, 1967.
2
B. FORNARI - F. FORNARI, Psicoanalisi e ricerca letteraria, Milano, Principato, 1983, pp. 7-130,
279-488. Cfr. F. MONTEROSSO, Luci del Novecento letterario, Bari, Giuseppe Laterza, 2007, p. 33.
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Estratto della pubblicazione
Capitolo I
uno degli strumenti più utili di ricerca della moderna psicologia. Pubblicò l’Introduction à la psychologie expérimentale (1894), la cui propensione per gli studi di
ottica sperimentale e l’attenzione al problema delle differenze individuali (La psychologie individuelle, in collaborazione con V. Henry) lo avvieranno all’indagine sull’intelligenza e alla sua misurazione. Nel 1905 Binet pubblicò con Simon la prima
versione della “scala di intelligenza”, che diverrà lo strumento esplorativo del quoziente intellettivo (Q.I.), cioè il rapporto tra l’età mentale e l’età cronologica del
bambino sottoposto a esame. La scala (tests Binet-Simon) ebbe grande diffusione e
vari adattamenti negli anni successivi. La psicometria e la psicologia differenziale,
per merito di Binet, non sono più viste attraverso i parametri della psicologia elementistica, ma secondo il metodo della “dimostrazione sperimentale” (Étude expérimental de l’intelligence, 1903)3.
Ma è su “L’Année psychologique”, da lui fondata nel 1895, con la collaborazione
di Théodule Ribot e di Benais, che farà il suo “esordio” scientifico insieme con
Pierre Janet4; la nascita, poi, della “Revue philosophique de la France et de l’étranger” (1879) e de “Les mouvements et leur importance psychologique” (1879) di
Th. Ribot dischiuderà una nuova prospettiva psico-fisiologica agli sviluppi della
ricerca sperimentale di A. Binet, perché lo studio della malattia diventerà un’utile
strategia comparativa tra lo stato fisiologico-normale e lo stato clinico-patologico5. Binet focalizzerà la sua attenzione sulla forza d’urto della malattia mentale,
rilevando il suo difficile decorso rispetto a quello della vita “normale”.
Th. Ribot, invece, ne Les maladies de la personnalité (1885), aveva concepito la
personalità in continua trasformazione, e ne la “Revue philosophique”, aveva promosso un percorso di ricerca e di interazione tra le scienze6. Anche la volontà,
secondo Ribot, differisce, a seconda delle cause che l’hanno generata, perché ogni
riflesso diventa l’agens di un meccanismo associazionistico 7.
3
“Grande Dizionario Enciclopedico”, Vol. III, Torino, Utet, 1991, sub voce, p. 351.
TH. RIBOT, Scritti di psicologia (1879-1894), a cura di V. Paola Babini, Bologna, Clueb, 1996, pp. 937, 79-105, 149-177. TH. WOLF, Alfred Binet, Chicago, University of Chicago Press, 1973, pp. 40-78.
5
TH. RIBOT, De la méthode dans les sciences. La psychologie, Paris, Alcan, 1909, Tomo I, pp. 229257. Cfr. S. TOMMASI, Il naturalismo moderno (1866), a cura di A. Anile, Bari, Laterza, 1913. J.M.
CHARCOT, Clinique des maladies du système nerveux, Paris, Progrès médical, 2 Voll. 1892-1893. M.
PRINCE, The Unconscious, New York, Macmillan, 1914.
6
“Archivio di Psicologia Neurologia e Psichiatria”, Università Cattolica di Milano, a. LVII, n. 4,
luglio/agosto 1996. Cfr. C. LOMBROSO, L’uomo delinquente, Torino, Bocca, 1897. ID ., L’uomo di
genio, Torino, Bocca, 1894.
7
TH. RIBOT, Les conditions organiques de la personnalité, in “Revue philosophique”, XV, 1883, pp.
619-642. Cfr. Ch.R. RICHET, La ricerca psichica, Roma, Genovese, 1930.
4
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Estratto della pubblicazione
Alfred Binet e il personaggio pirandelliano
Ne Les maladies de la mémoire (1881), Les maladies de la volonté (1883), Les
maladies de la personnalité (1885) e ne La psychologie des sentiments (1896),
l’azione riflessa, contrariamente alla scuola herbartiana, diventa uno status psichico che produce azioni di contrasto, anche se, in modo latente, è attiva una forza
inconscia che stenta a manifestarsi. La spinta all’actio nasce, secondo Herbert
Spencer, da un numero infinito di esperienze che vengono prodotte dalle appercezioni, e con la caduta verticale dell’io metafisico, l’atto volitivo coinvolge tutti gli
stati coscienti o subcoscienti. Alfred Espinas, inoltre, ne Les colonies animales,
rileva che l’individuo psichico è costituito da una federazione di coscienze, il cui
principio di individuazione tende continuamente a trasmutarsi.
La doppia personalità nasce da un difetto di fusione tra due momenti della vita
psichica che congiurano contro l’unitarietà dell’io e lo spazio psico-fisiologico è
dato non dall’uguaglianza, ma dall’equivalenza di due sfere tra loro concomitanti8. La coscienza “incosciente” e gli atti automatici, secondo Ribot, non sempre
corrispondono ad atti consapevoli, perché in tutte le alterazioni viene a mancare il
giusto equilibrio tra lo stato organico e quello psichico. La coscienza è la riflessione speculare di ogni trasformazione fisica che interagisce con quanto avviene all’interno del sé, attraverso una reviviscenza che media con l’altro da sé 9.
L’estetica positivistica, come rileva Mario Pilo (1859-1920), non oltrepasserà i
limiti imposti dalla psicologia scientifica o dalla neurofisiologia; la stessa psichiatria, pur ricca di spunti prepsicoanalitici, non darà in questi anni contributi validi
alla ricerca letteraria.
Cesare Lombroso (1835-1909), invece, distingue, in Genio e follia (1872), il genio
dall’uomo volgare per una “squisita ed, alle volte pervertita, sensibilità […]. Le parvenze, gli accidenti che il volgo vede e non nota, sono da loro sorpresi, ravvicinati, per
mille e mille guise, che l’uomo chiama creazioni; e non sono che combinazioni binarie e quadernarie di sensazioni”10. Ne L’uomo di genio (1894), poi, presenta la sua
teoria degenerativa sulle tracce di Binet e di Ribot e del primo Freud, formulando
alcune ipotesi sul sub-stratum psichico, fino a scoprire nuove interazioni tra ragione e
inconscio e un rapporto multiplo fra psicologia, psicopatologia, artista ed opera d’arte.
8
TH. RIBOT, Scritti di psicologia (1879-1894), cit., pp. 79-105. Cfr. TH. RIBOT, Les maladies de la
personnalité, Paris, Alcan, 1885. C. LOMBROSO, Genio e degenerazione, Palermo, Sandron, 1907.
9
F. ANGELINI - C.A. MADRIGNANI, Cultura, narrativa e teatro nell’età del Positivismo, Roma-Bari,
Editori Laterza, 1996, pp. 34-47.
10
C. LOMBROSO, Delitto, genio, follia. Scritti scelti, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 42. [Il corsivo è mio]. Cfr. A. CAVALLI PASINI, La scienza del romanzo. Romanzo e cultura scientifica tra Ottocento e Novecento, Bologna, Pàtron, 1982.
15
Capitolo I
In Italia, prima del 1860, il trattato di Luigi Ferrarese Delle malattie della mente
ovvero delle diverse specie di follia e il Trattato di Frenologia di Biagio Miraglia
posero le premesse alla dottrina di Gall e si imposero per il loro rilevante contenuto scientifico. Anche Max Nordau (1849-1923), sulla scorta delle teorie di Lombroso, di Jakob Moleschott e di Charcot, fa interagire l’arte contemporanea con i
fenomeni della degenerazione psichica (Degenerazione, 1893-1894).
Ma nei primi decenni della seconda metà dell’Ottocento gli approcci psicofisiologici sono visti attraverso l’ottica della clinica medica; in quegli anni, nella controversia, si inserì perfino Bertrando Spaventa: “Se la psicopatia è un’alterazione delle
funzioni psichiche, è evidente che questa alterazione non può non essere insieme
un’alterazione corporea. Se questa non avesse luogo, cadremmo nelle contraddizioni del dualismo cartesiano, che fa della psiche una sostanza, un ente particolare. E
cadremmo nelle contraddizioni del materialismo, se pensassimo che l’alterazione
corporea si identifica con quella psichica e la costituisce”11. La psichiatria viene
divulgata attraverso una prestigiosa rivista: “Psichiatria, la neurologia e le scienze
affini” (1882), fondata da Giuseppe Buonomo e diretta, dopo la sua morte, da Leonardo Bianchi, che, nel 1891, insieme con Vizioli dà vita agli “Annali di Neurologia”12. Le opere di Leonardo Bianchi sono legate agli studi sulla funzione del lobo
frontale, tematica molto dibattuta di fisiologia cerebrale e di anatomo-psicologia;
secondo Munk (1881), non era possibile localizzare le più alte funzioni psichiche,
invece, Leonardo Bianchi, sorretto dalle tesi di Hitzig e di Wundt, era del parere che
il lobo frontale fosse l’organo della fusione fisiologica e la sintesi cosciente della
vita mentale13. Le vicende neurologiche e psichiatriche della seconda metà dell’Ottocento in Italia sono pressoché identiche a quelle francesi.
Nel saggio Arte e scienza (1908), Pirandello confuta “la presunta unità del nostro
io”, definendolo “un aggregamento temporaneo scindibile e modificabile di vari
stati di coscienza più o meno chiari”, ed, a sostegno della sua pluralità, fa riferimen11
V. D. CATAPANO, Neurologia e psichiatria a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento, Napoli,
Luciano Editore, 1996, pp. 18-22, 27-30, 40-41. Cfr. A. BINET, L’âme et le corps, Paris, Flammarion,
1905.
12
M. POMILIO, La formazione critico-estetica di Pirandello, Napoli, Liguori, 1966, pp. 9-47. C.
VICENTINI, L’estetica di Pirandello, Milano, Mursia, 1985, pp. 40-43. Cfr. F. MONTEROSSO, Pirandello e la cultura del suo tempo, in Luci del Novecento letterario, cit., pp. 23-33.
13
L. BIANCHI, La emiplegia, Napoli, G. Micillo, 1886. ID., Le localizzazioni cerebrali, Napoli, V.
Pasquale, 1893. ID, La frenosi sensoria e la paralisi progressiva, Milano, Vallardi, 1897. Cfr. G.
COSMACINI, Gemelli. Il Machiavelli di Dio, Milano, Rizzoli, 1985. J. JAYNES, Il crollo della mente
bicamerale e l’origine della coscienza, Milano, Adelphi Edizioni, 1996, pp. 449-479.
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Estratto della pubblicazione
Alfred Binet e il personaggio pirandelliano
to al lavoro di Alfred Binet, Les altérations de la personnalité (1892), menzionato in
nota anche ne L’umorismo, a conforto dello sdoppiamento dell’io14. Ne Les altérations de la personnalité sono raccolti studi ed esperimenti di A. Binet, che forniranno alla Weltanschauung di Pirandello alcuni parametri scientifici, prendendo, però,
le debite distanze dal positivismo di Lombroso di Genio e Follia e dai Principles of
Psychology di Herbert Spencer e dal determinismo naturalistico di Hippolyte Taine.
La psicologia sperimentale di Binet e l’estetica spiritualistica di Gabriel Séailles
dell’Essai sur le Génie dans l’art (1883) convergono, nella sua arte, attraverso la
crisi del soggetto e il relativismo gnoseologico, come hanno dimostrato gli studi di
Gösta Andersson e di Claudio Vicentini. La dilacerazione dell’io cospira contro il
rapporto co/agente arte/scienza e coglie nell’immaginazione una forza attiva di un
processo euristico inesauribile: “Rileggendo nel libro di Alfred Binet Les altérations de la personnalité quella rassegna di meravigliosi esperimenti psico-fisiologici, […] pensavo qual partito potrebbe trarre da questi esperimenti la critica estetica
per la intelligenza del fenomeno non meno meraviglioso della creazione artistica, se
oggi non fosse venuto in uso e in vezzo ostentare un soverchio disdegno per la
intromissione (altri dice intrusione) della scienza nel campo dell’arte”15.
L’artista, nel libero flusso ideativo-fantastico, non riesce a frenare lo spontaneo
“movimento vitale”, di cui egli stesso ignora la “logica comune”, essendo folgorato dal “vero della fantasia” che è “un superiore effetto d’arte”. La genialità per
Pirandello non è “una specie di malattia mentale”; il “pazzo è o prigioniero entro
un’idea fissa e angusta o abbandonato a tutti gli eventi miserevoli d’uno spirito
che si disgrega e si frantuma e si perde nelle proprie idee; senza varietà cioè e
senza unità: il genio, invece, è lo spirito che produce l’unità organatrice dalla
diversità delle idee che vivono in lui; mediante la divinazione dei loro rapporti; lo
spirito che non si lega ad alcuna idea, la quale non diventi tosto principio d’un
movimento vitale: unità cioè e varietà”16. Passando dalle “elucubrazioni patologiche” sull’arte a quelle sulla metafisica positivistica ed evoluzionistica, “è difficile
non rivoltarsi”, quando Spencer nei suoi Principles of Psycology dà ai sentimenti
estetici una causa fisiologica, o quando Taine sostiene che non vi è differenza
14
L. PIRANDELLO, Arte e Scienza, Introduzione di Simona Costa, Milano, Mondadori, 1994, pp. 1945. Cfr. ID. L’umorismo, Intr. di S. Guglielmino, Milano, Mondadori, 1986, p. 158, n. 1.
15
Ibidem, pp. 19-20. [Il corsivo è mio]. Cfr. G. ANDERSSON, Arte e teoria. Studi sulla poetica del
giovane Pirandello, Stoccolma, Almquist-Wiksell, 1966, pp. 59, 225-229.
16
G. SÉAILLES, Essai sur le Génie dans l’art, Paris, Librairie Germer Baillière et Cie, 1883, pp. 82, p.
124. [Il corsivo è mio]. C. LOMBROSO, Genio e degenerazione, Palermo, Sandron, 1907. T.H. HUXLEY,
Collected Essays, New York, 1896, Vol. I, p. 244.
17
Capitolo I
alcuna tra il mondo fisico e i fenomeni d’arte17. Pirandello depreca questi eccessi
come “deficienza d’estimativa estetica”, perché “è innegabile che la scienza potrebbe non poco ajutare e corroborare la critica letteraria” e “illuminare anche la
critica estetica che, prima metafisicamente macchinosa”, ed ora, con Croce e la
sua Estetica, allontana l’arte dalla scienza e non la scienza dall’arte, escludendo
gli elementi soggettivi della coscienza, sostenendo che l’arte è conoscenza e non
pertiene alla materia psichica 18.
Per quanto apparentemente libera da ogni logica, “ogni opera di scienza è scienza
e arte, come ogni opera d’arte è arte e scienza. Solo, come spontanea è l’arte nella
scienza, così spontanea è la scienza nell’arte” 19.
L’analisi e il rigore scientifico colgono tutti i rapporti razionali e tutte quelle leggi
che dimostrano come “in ogni arte sia inclusa una scienza, non riflessa, ma istintiva”, e da queste combinazioni simultanee create dall’arte, si rileva, un “insieme
di leggi complesse”, e nella “libera creazione si trova inclusa una scienza che
ignora se stessa. La logica che qui è istintiva, là è riflessa; la fantasia che qua è
cosciente, è là incosciente”20. Nell’artista c’è quell’“illusione attiva e pure incosciente” che non gli permette di vedersi nella sua “schietta realtà”21, perché domina in tale stato “un’interpretazione fittizia” di sé stesso, ma nessuna finzione prestabilita domina nell’arte, se non quella vissuta, sincera22.
“Tutto il cammino percorso in pochi anni dalla psicologia contemporanea ha dimostrato le ragioni per cui ai processi in genere della coscienza si davano i caratteri di necessità meccanici e di fissità quasi materiale, mettendo in chiaro che il
mondo è rappresentazione solo in quanto lo consideriamo facendo astrazione dal
soggetto, da noi; è rappresentazione e volontà in quanto lo consideriamo come ci
17
L. PIRANDELLO, Arte e scienza, cit., p. 37.
Ibidem. Cfr. A. STARA, Letteratura e psicoanalisi, Roma-Bari, Gius. Laterza e Figli, 2001.
19
Ibidem, p. 43. Cfr. C. LOMBROSO, Il delinquente ed il pazzo nel dramma e nel romanzo moderno,
“Nuova Antologia”, serie VI, fasc. 652, 16 febbraio 1899, pp. 665-681. P. MANTEGAZZA, Fisiologia
del dolore, (1888), Sesto San Giovanni, Barin, 1926.
20
Ibidem, p. 45. Cfr. A. GRANESE, G. PAPARELLI, Teorie e metodi della critica letteraria, Napoli,
Fratelli Conte Editori, 1982, pp. 53-114. C. DI BIASE, La letteratura come valore. Da Tommaseo a
Eco, Napoli, Liguori, 1993. L’incongruo e la coscienza, pp. 119-182, L’oltre e la parola, pp. 293402. E. BALCONI, M. ERBA , Il narcisismo, Milano, Xenia, 2006.
21
Ibidem, p. 52. Cfr. M. POMILIO, La formazione critico-estetica di Pirandello, cit., pp. 9-36, 78-86,
101-112, 113-142.
22
Ibidem, pp. 53. Cfr. R. SCRIVANO , La vocazione contesa. Note su Pirandello e il teatro, Roma,
Bulzoni, 1995. C. DONATI, Il sogno e la ragione. Saggi pirandelliani, Napoli, ESI, 1993, pp. 93-135,
155-188, 189-206.
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Alfred Binet e il personaggio pirandelliano
si presenta direttamente alla coscienza, nella quale troviamo appunto in intimo e
inscindibile legame e in continua azione reciproca quei due elementi che la vecchia psicologia teneva disuniti: i sentimenti e le rappresentazioni; donde la variabilità di queste considerate direttamente”23. “Gli eccessi e le aberrazioni dell’oggettivismo, dopo il soggettivismo sfrenato del periodo romantico”24, pur devianti
da un punto di vista teorico, non frenano le capacità creative della gestazione
artistica. Il rapporto di Pirandello con il Naturalismo e la matrice positivistica del
secondo Ottocento sono messi in discussione fin dall’Esclusa; egli è ben distante
da qualsiasi legge precostituita che annulli ogni tensione problematica dei codici
interpretativi25.
L’attività inconscia della mente è stata a lungo ignorata dalla psicologia classica,
si deve risalire alla teoria delle “piccole percezioni” di Leibniz o a Bergson, che,
nel 1901, preconizza l’esplorazione dell’inconscio, o a Schelling, Hegel, Schopenhauer, o a Carl Gustav Carus (Psyché, 1846), o a Eduard Von Hartmann (Filosofia dell’Inconscio, 1869).
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, l’isteria, l’ipnotismo e la dissociazione
della personalità diventano oggetto d’indagine; gli esperimenti sono quelli di Pierre
Janet (l’Automatisme psychologique, 1889), di Binet e di Ribot. Charcot con le sue
Lezioni cliniche (1890) fu il primo a studiare l’isteria come malattia psichica e,
secondo le sue ipotesi, la nevrosi isterica si poteva anche manifestare con paralisi,
contratture e convulsioni; perfino la scrittura automatica, la distrazione e lo spiritismo vengono collegati ad un’attività inconscia negli studi di P. Janet e di A. Binet.
L’isteria viene sperimentata attraverso il sonnambulismo ipnotico e le suggestioni
post-ipnotiche; il fenomeno della dissociazione isterica viene studiato nell’Automatisme psychologique, nell’État mental des hystériques (1893) e nella Névrose et idées
fixes (1898) da P. Janet. Secondo Janet, tutto ciò che è inconscio proviene dalla
dissociazione psichica, Freud terrà conto di queste affermazioni, ritenendo che l’isteria, trasmessa ereditariamente, come aveva sostenuto Hippolyte Taine, si fonda su
modificazioni fisiologiche del sistema nervoso.
23
Ibidem, p. 73. [Il corsivo è mio]. Cfr. M. PIATTELLI PALMARINI, Freud steso sul lettino del biologo,
“Corriere della Sera”, 2 agosto 1997. J. STAROBINSKI, La coscienza e i suoi antagonisti, Roma-Napoli, Edizioni Theoria, 1995.
24
Ibidem, p. 75. Cfr. M. GAZZANIGA, La mente della natura, Milano, Garzanti, 1997. J. CLAIR, Malinconia. Motifs saturniens dans l’art de l’entre-deux-guerres, Paris, Gallimard, 1997.
25
J.C. FILLOUX, L’inconscio, Milano, Xenia Edizioni, 1996, pp. 7-25, 101-113. Cfr. E. GHIDETTI,
Malattia, coscienza e destino. Per una mitografia del Decadentismo, Firenze, La Nuova Italia, 1993,
pp. 95-116.
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Estratto della pubblicazione
Estratto della pubblicazione
Pirandello
Binet
e “Les altérations
de la personnalité”
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Uno studio monografico sulle incidenze più significative dell’indagine dello
psicologo Alfred Binet, Les altérations de la personnalité (1892), sulla produzione
pirandelliana che, senza tralasciare le altre interazioni psicoanalitiche, analizza
ad ampio spettro l’io diviso e lo scenario del doppio, indagando sul “fantasma”
pirandelliano e sulla particolare attenzione che Pirandello rivolge alla psicofisiologia di fine Ottocento. Tutta la concezione pirandelliana della vita psichica,
intesa come dissociazione, è, senza dubbio, perimetrata da questo testo, che
Pirandello aveva sempre con sé. Un’antologia di passi notevoli, scelti tra i più
significativi dal testo di Binet, dà, inoltre, un’idea completa ed esauriente
dell’opera su cui Pirandello ha a lungo meditato.
Estratto della pubblicazione