Siria: Facebook è nuovamente accessibile senza

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Siria: Facebook è nuovamente accessibile senza
Siria: Facebook è nuovamente accessibile senza server proxy
Alessandro Bacci
20 febbraio, 2011
L’8 febbraio 2011 gli utenti di internet hanno affermato che Facebook e YouTube erano
nuovamente disponibili in Siria. La rimozione del divieto, durato cinque anni, sembra essere
una misura conciliativa mirante a distendere la situazione politica e sociale nel Paese. Il
governo intende infatti limitare l’emergere degli eventi accaduti in Tunisia ed Egitto.
All’inizio di febbraio, il Presidente siriano Bashar Al Assad ha apertamente affermato in
un’intervista al Wall Street Journal che desidera continuare le riforme politiche con
l’obiettivo di giugnere a elezioni municipali, garantire maggiori poteri alle ONG e approvare
una nuova legge sui media.
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Il divieto – relativo a Facebook, YouTube e altri social network – è stato introdotto tre anni fa
(Facebook fu bloccato nel novembre del 2007) allo scopo di ridurre l’attivismo politico ostile.
Rimuovere il divieto sembra essere un importante passo verso una Siria più democratica ma
– come hanno sottolineato gli avvocati per i diritti umani – sarebbe importante osservare più
da vicino gli eventi delle prossime settimane. In effetti, la rimozione del divieto potrebbe
permettere al governo siriano di osservare le attività politiche sui siti dei social network.
Facebook richiede ai suoi utenti di rivelare la loro vera identità e di non utilizzare account
falsi o anonimi. Una portavoce di Facebook ha recentemente spiegato che il social network
non è stato pensato per modificare i suoi termini di servizio in relazione a quei paesi nei quali
gli utenti possano essere allarmati dal rilevare i loro veri nomi per motivi di sicurezza.
Susannah Vila, responsabile di Movements.org, una organizzazione no-profit dedicata al
supporto degli attivisti della società civile che operano nel web in tutto il mondo, ha
affermato che “mentre l’accesso ai siti dei social media presenta un’opportunità per i siriani
di mettersi in contatto l’un l’altro, rende anche più semplice per il governo l’identificazione
degli attivisti e reprimere le proteste”. In Sudan, ad esempio, si è verificato tale tipo di
problema. In Tunisia, a dicembre e gennaio, i manifestanti hanno usato internet per
guadagnare supporto per il loro movimento. Hanno ampliato l’influenza del loro messaggio e
alla fine hanno avuto successo nel rovesciare il governo di Ben Ali. Una volta iniziate le
proteste in Egitto, alcuni gruppi di opposizione siriana hanno creato una pagina di Facebook
chiamata “La rivoluzione siriana 2011” (http://www.facebook.com/Syrian.Revolution) e allo
stesso tempo hanno iniziato una campagna su Twitter il cui obiettivo era invitare le persone a
unirsi insieme per la “Giornata della collera” contro Al Assad nella prima settimana di
febbraio (il 20 febbraio 2011 i membri erano 21.636).
Negli ultimi tre anni, i siriani hanno potuto utilizzare Facebook e altri siti banditi grazie ai
server proxy che sono in grado di aggirare i firewall del governo siriano. I server proxy
richiedono server localizzati al di fuori del paese by-passando in questo modo i firewall del
governo e nascondendo gli indirizzi IP. Adesso gli internauti siriani possono essere attratti
dalla possibilità di accesso a internet tramite server siriano, che permettono al governo un
monitoriggio più semplice delle attività online.
“Stiamo usando Facebook comunque – quindi non vedo quali siano le differenze”, ha detto
uno dei membri di Facebook, Ahmad. Tecnicamente il firewall siriano è onnipresente e
blocca, oltre a Facebook, anche altri siti come Amazon, Blogspot e i quotidiani Israeliani.
“Questa è una grande notizia” ha detto Mazen Darwish, il presidente del Centro siriano per i
media e la libertà di espressione (una organizzazione siriana fondata nel dicembre 2004 e fin
dal dicembre 2007 affiliata a Reporter senza frontiere). “Dopo ciò che è successo il 4 e il 5 le
autorità adesso sanno che il popolo siriano non è il nemico. Non siamo stupidi e sappiamo
come usare questi siti con intelligenza... Ciò non riguarda solo Facebook, ma riguarda un
cambio di mentalità che la popolazione necessita Le cose stanno cambiando. Spero che
questo sia il primo passo verso un programma di riforma più ampio”, ha aggiunto.
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Debbie Frost di Facebook afferma che il social network registra sempre un certo traffico
internet dalla Siria, ma non la media di utenti internet che un paese come la Siria dovrebbe
avere. Immediatamente dopo la rimozione del divieto, Facebook non ha registrato un
significativo incremento nel suo traffico in Siria. E’ vero che a volte occorrevano ore e anche
giorni per avere un pieno accesso a internet. D’altro canto, esiste una differente
rappresentazione da parte di YouTube. Il grafico mostra chiaramente che dopo l’8 e il 9
febbraio 2011, il traffico di YouTube in Siria è aumentato enormemente passando da un
valore compreso tra 0 e 3 a un valore compreso tra 20 e quasi 100 (97,37 il 14 febbraio).
Source: Google’s Transparency Report
“Questa è una grande notizia” dice Mazen Darwish, Presidente del Centro Siriano per i media
e la libertà di espressione (una organizzazione siriana fondata nel dicembre 2004 e dal
dicembre 2007 affiliata a Reporter senza frontiere). “Dopo quello che è successo il 4 e il 5
scorso le autorità ora sanno che il popolo siriano non sono nemici. Non siamo stupidi e
sappiamo come usare questi siti con intelligenza….. Questo non solo per quanto riguarda
Facebook; questo riguarda un cambiamento nella mentalità che la popolazione ha bisogno in
qualche modo di controllare. Le cose stanno cambiando. Spero che questa sia la prima fase di
un programma di riforma più ampio” ha aggiunto.
L’abolizione del divieto in Siria è stato ben accolto da Washington, anche se ci sono ancora
preoccupazioni relative alle rilevanti restrizioni sulla libertà di parola e sulla libertà di
riunirsi. Alec J. Ross, consulente per l’innovazione del segretario di stato Hillary Clinton
(Ross ha organizzato una delegazione di responsabili ICT per gli affari americani in Siria nel
giugno 2010) ha dichiarato apertamente che i cittadini siriani dovrebbero immediatamente
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capire il rischio di usare Facebook e gli altri siti web come se si trovassero in un un paese
senza restrizioni sulla libertà di parola.
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