Scarica il n. 15 luglio 2012
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RESS Luglio Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta ISSN: 2039/7070 FREE P Anno II Num. 15 - Tel/Fax: 0934 594864 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 Mirco l’olimpionico SACRIFICIO, FORZA E PASSIONE DI UNA FAMIGLIA NISSENA Sesta olimpiade per Giovanni Scarantino, tre da atleta e tre da allenatore. Sarà una edizione speciale questa di Londra 2012: accompagnerà sulla pedana olimpica il figlio. Donatello Polizzi alle pagine 16 e 17 Politica S. Mingoia Corsa all’Ars, inizia il balletto delle candidature Nonostante il caldo afoso affligga il territorio nisseno e l’unico pensiero di molti cittadini è quello di pensare a come poter fare qualche giorno di vacanza, c’ è anche chi non pensa alle ferie ma a come ottenere un “posticino” nelle liste per competere alle prossime elezioni regionali. Tra certezze e calcoli visionari, il mondo politico nisseno si appresta a vivere una stagione autunnale “calda” a pagina 2 Scarantino Fatti contro la mafia G. Tona L’ allenatore in campo per espellere la ‘ndrangheta ORGOGLIO NISSENO IMPRENDITORIA L. Ingrassia Rosario Amarù: “Continuerò il lavoro di Montante” Confindustria Caltanissetta ha un nuovo presidente: Rosario Amarù. Imprenditore gelese di 49 anni. Dal padre ha ereditato una società che si occupa di manutenzione di macchinari industriali, rinnovandola e proiettandola nel futuro. Con lo stesso spirito raccoglie il testimone della guida degli industriali lasciato da Antonello Montante. “Lavorerò in continuità con il mio predecessore- spiega-. Confindustria Nissena ora è un simbolo per l’Italia”. servizio a pagina 10 a pagina 4 Un riconoscimento internazionale per il ricercatore nisseno Ruvolo L’inchiesta R Su Pian del Lago l’ombra scura dell’ Albatros di L. Spitali Si staglia torva sul centro di prima accoglienza di Pian Del Lago l’ombra scura di un Albatros dal “volo” poco lineare. L’attività investigativa della squadra mobile ridestata da una lettera pubblicata nel nostro sito nella rubrica “Riceviamo e pubblichiamo”. a pagina 8 icerca scientifica e impegno politico. Un binomio spesso inconciliabile e a volte quasi impensabile, ma che riassume sinteticamente la poliedricità di Giovanni Ruvolo, 46 anni sposato e padre di due ragazzi, scout da una vita, biologo e ricercatore da poco insignito del prestigioso premio internazionale “GFI - Grant for Fertility Innovation” (Sovvenzione per la ricerca sull’innovazione nella fertilità), nonché presidente della rete “Movimenti Civici di Sicilia” grazie all’impegno politico profuso come fondatore e associato di “Intesa Civica Solidale (ICS)” nato a Caltanissetta nel 2009. a pagina 6 Fatti & San Cataldo Emergenza rifiuti, Ingala assicura “La situazione critica è superata” Polemiche per l’emergenza rifiuti a San Cataldo. Situazione sbloccata dopo qualche giorno, ma con un duro confronto in Consiglio Comunale e richieste di chiarimenti all’Ato. La Dott. Elisa Ingala, Commissario liquidatore dell’ATO Cl1 si difende:«scelte di opportunità, ero obbligata». di A. Di Vita scrivi alla redazione: [email protected] segue a pagina 23 www.ilfattonisseno.it 2 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Politica Elezioni regionali, si scaldano i motori nel nisseno di Salvatore Mingoia L a recente uscita dall’Mpa dell’ex vice presidente della provincia ed esponente di spicco del partito in provincia, Lillo Salvaggio semplifica il teorema delle candidature per le prossime elezioni regionali all’interno del partito di Raffaele Lombardo, ma si complica all’interno dell’Udc partito verso il quale punta la propria rotta Lillo Salvaggio e dove in linea di massima, secondo delle indiscrezioni la lista dei candidati sareb- be quasi ultimata. Non è una novità che Salvaggio abbia delle aspirazione per rivendicare un seggio alla Regione e non è nemmeno una novità che all’interno dei vari schieramenti si siano iniziate le trattative per le future all’alleanze finalizzate alle presentazione delle liste e dei rispettivi candidati. Il parlamentare europeo Rosario Crocetta è dato vincente nel dibattito all’interno del Partito democratico, come candidato alla presidenza della Regione. “L’uomo giusto” – dicono per correggere tutte le distorsioni nate per difendere la presunta autonomia dell’isola e lo statuto autonomistico che viene rivendicato quanto serve, funzionale al potere e quasi mai quan- do ci sarebbe da farlo valere a favore dei siciliani, come è il caso dell’accise che paghiamo sul prezzo della benzina a fronte di un territorio devastato. L’autonomia va bene per le tasche dei deputati dell’isola che sono veramente e solamente autonomi rispetto a tutti i consiglieri deputati del resto della nazione. Si naviga a vista nelle trattative tra partiti e movimenti in vista delle prossime regionali ed il tempo per la formazione delle liste sta per scadere. Il Senatore Giampiero d’Alia ha incontrato qualche giorno addietro i vertici provinciali dell’Udc, il segretario provinciale Aldo Scichilone, il segretario cittadino Felice Dierna e il presidente provinciale Ugo Lo Valvo, questi due ultimi anche componenti del gruppo consiliare di Palazzo del Carmine. Nessuna preclusione per la formazione delle liste e per la alleanza. Secondo delle indiscrezioni D’Alia avrebbe lasciato ai dirigenti locali del partito il compito di formare la lista Udc che dovrà concorrere alle prossime elezioni regionali e spuntano i primi nomi, Tonino Gagliano per l’area di Gela e Pino Sorce per la zona del Vallone. Caltanissetta potrebbe adesso essere rappresentata da Lillo Salvaggio sempre che sia scontata la sua adesione al partito. Da scegliere e da confermare il nominativo della quota rosa. Non c’è molto tempo, dicevamo, per cui il capogruppo al senato, d’Alia ha anche dato una sorta di ultimatum ai dirigenti locali: “entro un tempo ragionevole vogliamo i nominativi dei candidati sul tavolo, diversamente la lista sarà formata dai dirigenti nazionali del partito”. Nel Partito demo crat ico sarebbe anche pronto a fare le valige per Palermo il segretario provinciale del partito Giuseppe Gallè. Italia dei Valori, del segretario provinciale Salvatore Messana, ex sindaco di Palazzo del Carmine si appresta a salutare l’ingresso del nuovo componente Tonino Nola ex dell’Udc, che potrebbe rappresentare la zona del Vallone nella formazione della lista, mentre lo stesso Salvatore Messana potrebbe essere il candidato di Caltanissetta. Messana contro Gallè. Uno scontro che si preannuncia avvincente. Nel Pid è previsto il ritorno dell’uscente Rudy Maira. Direzione Editoriale Michele Spena Direttore responsabile Salvatore Mingoia Collaborazioni: Ivana Baiunco Osvaldo Barba Marco Benanti Claudio Costanzo Alberto Di Vita Etico Salvatore Falzone Gaia Geraci Annalisa Giunta Leda Ingrassia Lello Kalos Cecilia Miraglia Vincenzo Pane Donatello Polizzi Laura Spitali Giovanbattista Tona Disegno grafico Michele Spena Impaginazione Claudia Di Dino Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta [email protected] Tel/Fax: 0934 - 594864 info pubblicità: 389/7876789 www.ilfattonisseno.it Luglio I fatti di Etico Con Lombardo non è un regolamento di conti, ma... Prima avevo visto e sentito distrattamente uno spot televisivo contro Lombardo reo di non avere supportato i media locali. Non avevo memorizzato poiché non avevo intuito da quale voce arrivasse tale accusa. L’indomani su La Sicilia leggo: “La regione siciliana dal declino al default – colpa, non errore, di uno squallido ceto politico da usa e getta”. Un titolone a tutta pagina sul faccione crucciato di Raffaele Lombardo! E giù legnate nell’articolo come se la firma di un tranquillo editorialista fosse invece quella di un Peppe Grillo qualsiasi. Roba da stropicciarsi gli occhi! Ma come fino a ieri Mario Ciancio, po- Le antologie di Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si fermano, si salutano e il lupo domanda: - Come mai tu sei così grasso? Io sono molto più forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe. - Anche tu, amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C’è solo da far la guardia di notte perché non entrino in casa i ladri. - Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e di affannarmi in cerca di cibo. Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un segno intorno al collo. - Che cos’è questo, amico? - gli domanda. - Sai, di solito mi legano. - E, dimmi: se vuoi puoi andartene? degli osservatori attenti e non necessariamente nemici politici di Lombardo. Così facendo La Sicilia e tante altre testate giornalistiche, hanno fatto e reso un servizio ai cittadini siciliani? Come non si può attaccare costantemente un governo abusivo, nato da un ribaltone politico? Come non si può additare Lombardo di aver cercato gli appoggi giusti per evitare spiacevoli sorprese giudiziarie nominando magistrati e professionisti della legalità assessori, dirigenti, consulenti, etc? Come non si è mai accusato un governatore che non ha permesso di emanare i bandi tente proprietario de “La Sicilia”e di Antenna Sicilia era stato (con grande bravura, bisogna ammetterlo, poiché il compito era veramente difficile) il primo difensore di Don Raffaele Lombardo e ora lo stende con inusitata violenza e determinazione? No, no, non è un regolamento di conti, quello avviene fra altro tipo di persone… e poi non farei mai prendere una querela al mio editore. E cosa è successo allora? Il motivo potrà ridursi al mancato sostegno da parte della Regione ai media televisivi nel complesso e complicato passaggio al digitale terrestre? Un poco deboluccia mia pare la scusa! E soprattutto depistante, troppo difficile capire certi meccanismi. Piuttosto il nostro lettore, ma direi tutti i cittadini, dovrebbero riflettere sul ruolo che giocano i mezzi di informazione e sulla potenza che hanno nel trattare fatti e persone. Nel caso in specie, in presenza di un Presidente di Regione, inqualificabile sotto ogni profilo, il gruppo di Mario Ciancio non si è mai sbilanciato in critiche feroci, e in verità neanche velate, causando la rabbia Etico - Eh, no - risponde il cane. - Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libertà. Questa grandiosa favola di Fedro non è stata certo ispirata da gran parte dei protagonisti delle vicende politiche della nostra terra. Tuttavia sembra perfino riduttiva rispetto a quello che giornalmente osserviamo sconcertati e mortificati. La tristezza ci pervade allorquando notiamo che anche la nostra libertà, il sacrosanto diritto nato con l’uomo stesso, viene spesso confinata e ridotta; l’ossigeno di cui tutti abbiamo diritto è esclusiva di padrini e padroni senza sorriso, galoppini privi di pudore, burocrati senza cuore, ignoranti tronfi, invidiosi cinici, incolti autoreferenziali, cretini inconsapevoli. per attingere ai fondi europei fermi in Sicilia al 17% delle disponibilità? Questo e tanto altro (c’è infinito materiale, formazione, eventi, sviluppo, nomine, etc.) è stato in modo estremamente abile occultato, ammorbidito, diluito e lasciato fra poche righe delegato ai deputati di opposizione (quella vera e purtroppo marginale). Una mano sulla coscienza qualcuno dovrà passarsela riportando l’informazione alla sua esatta dimensione e al suo giusto e adeguato ruolo e se vorrà essere faziosa lo sia solo esclusivamente nell’interesse dei cittadini. 3 4 Luglio www.ilfattonisseno.it Storia & Cultura Fatti contro la mafia Pedro Pablo Pasculli, dalla nazionale argentina alle squadre confiscate alla mafia L’ allenatore in campo per espellere la ‘ndrangheta Pedro Pablo Pasculli, arrivò in Italia nel 1985, esordendo in serie A, nel Lecce, nella stagione 1985-1986. Sopra il gol decisivo negli ottavi di finale dei Mondiali 1986 (Argentina-Uruguay 1-0). Dal 14 Marzo 2012 è allenatore dell’ A.S.D. Interpiana calcio militante in serie D di Giovanbattista Tona E’ tempo di anniversari delle stragi; è tempo di partite di calcio. Si sentono ripetere spesso i nomi dei grandi campioni del momento che dedicano gratuitamente 90 minuti delle loro esibizioni a delle competizioni amichevoli con magistrati, uomini delle forze dell’ordine, attori o cantanti. E’ un fatto simbolico di grande rilevanza, doveroso e apprezzabile per rendere omaggio a chi, come Falcone, Borsellino e tanti, troppi alti, si sono sacrificati per il bene del nostro Paese; è un fatto non solo simbolico, perché è a tutti noto quanto possono valere in euro i 90 minuti di gioco di qualcuno di questi campioni. E tuttavia, per rendere omaggio a questi uomini non può bastare una sola partita, magari giocata in un giorno importante, in uno stadio importante, con la diretta in prima serata sulla rete nazionale e con tanti complimenti da parte di tutti per il bel gesto compiuto; ci vorrebbe un intero campionato e forse non basterebbe; ci vorrebbe una vita intera. E’ per questo che vale la pena raccontare la storia di un campione del passato, che non gioca partite del cuore, ma che, con una buona dose di fegato, ha scelto di aiutare lo Stato “ per non dimenticare televisione e con delle competizioni assolutamente lontane dai “giri che contano”. Anche se simboleggia il rispetto delle regole e la voglia comune di contrastare la mafia, proprio il calcio finisce spesso nelle mani della mafia; e se le partite della legalità si fanno una volta l’anno, la mafia fa di tutto per giocare interi campionati. Lo ha detto chiaro Antonino Pesce, ritenuto esponente di vertice della famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, un paese in provincia di Reggio Calabria. Durante una conversazione con i familiari in carcere, spiegò a suo figlio: “c’è il campo di pallone, vedi che ci sono ventidue giocatori, quelli portano pane”. I magistrati calabresi che intercettarono questo colloquio fecero un’ampia indagine e vennero fuori cose che in parallelo scoprirono anche i loro colleghi siciliani, impegnati contro “cosa nostra”, quelli campani, impegnati contro la “camorra”, quelli pugliesi, impegnati contro la “sacra corona unita”: controllare una squadra di calcio significava poterla utilizzare per riciclare denaro, per giustificare estorsioni camuffandole da sponsorizzazioni e per gestire il mercato delle scommesse, sia legali sia clandestine. Ma soprattutto, scrivevano i magistrati calabresi, “per un sodalizio Pesce disse al figlio: “c’è il campo di pallone, vedi che ci sono 22 giocatori, quelli portano pane” Antonino Pesce, boss della famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno a recuperare la propria supremazia rispetto alla criminalità organizzata e lo ha fatto, mettendo a disposizione il suo talento, nella quotidianità, con una squadra di cui non parla la mafioso avere la possibilità di usufruire di una squadra di calcio, ancorché militante nelle serie minori, è motivo di vanto oltre che rappresentare uno strumento per intessere rapporti ed amicizie”. Anche una squadra di calcio è un’impresa e, così come si fa per to- gliere le altre imprese dalle mani della mafia, così pure si fa per le squadre di calcio; i giudici ne hanno disposto il sequestro e dopo il processo ne hanno disposto la confisca. Questa fu la sorte dell’A.S.D. Interpiana Cittanova Calcio, una squadra creata da alcuni imprenditori nel 2010, sulle ceneri della vecchia squadra del “Rosarno”; entrambe furono ritenute dai magistrati interamente controllate dal clan di Antonio Pesce e asservite ai loro interessi. Dopo la confisca, come spesso accade alle aziende prese di mira dalla magistratura, cominciarono a venire meno i flussi di denaro a disposizione della squadra, prima copiosi; e cominciarono ad allontanarsi dirigenti e dipendenti. L’Interpiana, che militava in serie D al girone I, precipitò in fondo alla classifica e si determinarono le condizioni per il suo definitivo ritiro dal campionato. Per rimetterla su e dimostrare ai cittadini di Rosarno quanto era importante giocare a pallone senza mescolarsi con la mafia, non poteva certo bastare una partita del cuore; e sarebbe stato inutile chiamare alcuni importanti campioni di oggi per fare un proclama contro la ‘ndrangheta, mentre i cittadini sarebbero magari rimasti convinti che era proprio la ‘ndrangheta a fare funzionare il calcio, mentre lo Stato la faceva fallire. Pedro Pablo Pasculli non è il calciatore del momento; è però un attaccante d’annata di cui tutti gli appassionati del pallone hanno un preciso ricordo. Faceva parte di quella meravigliosa Argentina capitanata da Diego Armando Maradona che vinse i Mondiali del Messico nel 1986. Pasculli restò famoso, perché segnò il gol determinante contro l’Uruguay, che da solo valse la qualifica della sua nazionale per i quarti di finale. Si era trasferito in Italia, il paese dal quale invece i suoi nonni erano emigrati per cercare fortuna in Argentina; quando ancora l’età glielo consentiva aveva giocato nel Lecce, poi aveva cominciato a fare l’allenatore, alternando incarichi all’estero, con quelli relativi a piccole squadre della Puglia, della Campania e infine anche della Sicilia, dove è stato il “mister” del Paternò. Mentre tutto sembrava cadere a pezzi, i nuovi dirigenti dell’Interpiana confiscata pensarono che nel mon- Ma Pasculli accettò l’offerta: raccolse le sue cose, si trasferì in Calabria, e il 14 marzo scorso si presentò alla città e si mise subito al lavoro racimolando un gruppo di ragazzi tra quei pochi rimasti e altri reclutati come poteva. Il suo impegno è quello di trasformarli in una squadra, che sappia fare sport con lealtà e sacrificio. Per dimostrare che il posto della ‘ndrangheta è fuori dal campo di gioco e che per fare del buon calcio non si può avere a che fare con la mafia. L’impresa di Pasculli è stata iniziata senza applausi e tripudi; i riflettori non saranno per lui nemmeno se ri- IL LIBRO. Le storie di “Calcio criminle” Si intitola “Calcio criminale” ed è edito da “Rubbettino” il libro, appena uscito, con il quale Pierpaolo Romani ha raccontato in maniera puntuale e documentata tutte le vicende di infiltrazione mafiosa nel mondo del pallone. Dal Sud al Nord, dalle piccole alle grandi squadre, vi si snodano le storie inquietanti dell’illegalità che tenta pren- dere il sopravvento anche in ambito calcistico; ma anche quelle degli sportivi onesti che talvolta fanno fallire questi tentativi. “L’ultimo capitolo racconta gli esempi virtuosi che vengono dal mondo del calcio e dedica un intero parafrago alla Nissa, definendola “squadra antimafia”; ricorda che il 24 gennaio 2010, dopo avere pareggiato in trasferta con il Rosarno, i biancoscudati con un comunido del calcio un campione come lui, grande ma senza pretese, poteva aiutarli. Il nuovo direttore sportivo, scelto dall’amministrazione giudiziaria, lo contattò e mise subito le mani in avanti: soldi non ce n’erano più, gli disse, e nemmeno i giocatori, perché in tanti avevano abbandonato la squadra. cato stampa dedicarono il punto conseguito ai magistrati della città che erano diventati obiettivo delle ritorsioni mafiose. Un fatto senza precedenti che ancora viene ricordato. Il volume è corredato dalla prefazione di Damiano Tommasi, il centrocampista soprannominato “anima candida” per la sua correttezza ed il suo noto spessore morale. Pierpaolo Romani è stato per diversi anni consulente Pierpaolo Romani della Commissione antimafia e oggi è coordinatore nazionale dell’Associazione Avviso pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”. uscirà a portare a termine questa sua battaglia, che potremmo definire di legalità, ma che è solo, come lui stesso ha detto, “insegnare il calcio”. Eppure se ci riuscirà, Falcone, Borsellino e tutte le altre vittime della mafia, le avrà onorate lui; perché non basta una partita, ci vuole un campionato, forse una vita intera... Luglio www.ilfattonisseno.it 5 6 www.ilfattonisseno.it 6 Luglio Viale della Regione Fatti in Redazione di Laura Spitali IL PERSONAGGIO. Il fondatore di Ics racconta la sua vita da studioso Giovanni Ruvolo, un ricercatore in politica ...Segue dalla prima Al successo della sua creatura, Intesa Civica Solidale, si aggiungono i suoi successi nel campo della ricerca. I l dottor Ruvolo, che vive tra Caltanissetta e Palermo, è stato l’unico italiano a conquistare quest’anno il riconoscimento di alto valore scientifico della GFI per la propria ricerca, che rappresenta una degli otto progetti selezionati fra i numerosi presentati dai ricercatori di tutto il mondo. Il premio della GFI assegnato a Giovanni Ruvolo consiste nel finanziamento biennale per l’avviamento dello studio dei meccanismi molecolari che controllano la selezione degli ovociti umani, con l’obiettivo scientifico di comprendere come da una popolazione di centinaia di ovociti che vengono fisiologicamente attivati in ogni ciclo mestruale, solo un ovocita venga selezionato provocando la degenerazione di tutti gli altri e garantendo così la gravidanza. Il premio al dottor Ruvolo e agli altri sette ricercatori australiani, inglesi, francesi, americani e brasiliani è stato consegnato durante una cerimonia svoltasi ad Istanbul dall’1 al 4 luglio scorsi nell’ambito del congresso della Società Europea di Riproduzione ed Embriologia Umana (ESHRE), in presenza di riconosciuti scienziati del settore del calibro del Premio Nobel per la Medicina 2010 Robert Edwards. Attualmente Giovanni Ruvolo lavora presso il Centro di Biologia della Riproduzione di Palermo, struttura nota per l’innovazione e la qualità delle procedure che ha ottenuto la prima gravidanza in Italia nel 1984. Inoltre, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento STEMBIO della Facoltà di Scienze di Palermo, e attività didattica presso la Clinica Ostetrica del Policlinico di Palermo e presso il Dipartimento di Medicina Interna del Policlinico di Catania. Si aspettava di ricevere un premio così prestigioso e importante per lo sviluppo della sua ricerca? “Assolutamente no! L’ho sempre visto come un miraggio, così quando mi hanno comunicato di essere stato selezionato ero al contempo incredulo ed emozionato. Io ho presentato il mio progetto al comitato internazionale nell’ottobre del 2011, anche se ho iniziato a lavorare su questa tematica già da dieci anni. La cosa che mi ha reso ancora più orgoglioso è stato il fatto di essere scelto nonostante abbia condotto la mia ricerca con i pochissimi fondi che lo Stato Italiano mette a disposizione di noi ricercatori, e di essere premiato assieme a colleghi stranieri che ricercano in strutture molto più all’avanguardia e con molti più fondi a disposizione. A breve riceverò il fi- “ movimento “Intesa Civica Solidale (ICS)”, con il quale si candidò per la carica di sindaco. Cosa rappresenta “ICS”, e in che cosa differisce dai partiti politici tradizionali o dai tanti movimenti civici che stanno sorgendo in quest’epoca di “antipolitica”? “L’obiettivo di ‘Intesa Civica Solidale’ è stato quello di creare una nuova organizzazione politica con al centro il cittadino, al fine di affrontare la modernità con- Premiato assieme ai colleghi stranieri che lavorano con più fondi nanziamento di 200.000 euro da utilizzare per i prossimi due anni, che mi permetterà di acquistare le costose strumentazioni necessarie per la ricerca, e di continuare a svolgere alcuni particolari esperimenti presso la Mc Gill University di Montreal, dove ho già effettuato nel corso degli ultimi due anni una parte della mia ricerca. Infine, se al termine di questi due anni dovessi raggiungere, come mi auguro, alcuni degli obiettivi prefissati, il comitato internazionale implementerà il finanziamento per continuare la mia ricerca”. Una grande s o ddisfazio- ne per Giovanni Ruvolo, e di riflesso per tutta la comunità scientifica italiana e siciliana in particolare. Nonché motivo d’orgoglio per Caltanissetta, una città da sempre nel cuore del dottor Ruvolo, per la quale tre anni fa decise di avviare un progetto di rinnovamento politico fondando il vità? “Fra i vari progetti posso citare la ‘Rete Museale Provinciale’, che abbiamo creato attraverso la collaborazione di trenta fra enti turistici locali e tour operator, con lo scopo to precedentemente? “Purtroppo ancora oggi nella nostra terra non abbiamo libertà. Per essere liberi i cittadini devono tornare a sperare, sognare e partecipare attivamente In alto Giovanni Ruvolo impegnato nel laboratorio di ricerca. A sinistra un momento della consegna del premio GFI (Grant for Fertility Innovation). Sotto lo scout Giovanni con i fratelli temporanea che i vecchi partiti non riescono a gestire. Si deve partire dal concetto di città, intesa come comunità di persone che si riconoscono nell’identità che li accomuna, dal quale scaturisce la libertà e il rispetto dell’uomo come uniche strade percorribili per dare opportunità ad una collettività. I partiti tradizionali sono delle strutture rigide e oligarchiche che gestiscono il potere, e che spingono i cittadini a remare ognuno per i propri interessi a sfavore di quelli altrui. Noi di ICS abbiamo pensato ad una nuova organizzazione politica con al centro il cittadino e la collettività, senza i quali non c’è democrazia. Nella sigla ICS Intesa sta nel punto d’incontro in cui più cittadini si rivedono pur partendo da punti di vista differenti, Civica contempla la dimensione della città in cui svolgere una vita dignitosa, e Solidale sta per ricerca e condivisione che generano forza in qualunque ambito. Noi di ICS crediamo che la politica debba tracciare il percorso per definire il profilo futuro della comunità”. In questi tre anni dalla sua fondazione, cosa ha fatto ICS per la colletti- di condividere un metodo di promozione del territorio e proporre un turismo di relazione fra i vari siti, che prenderà il via nel 2013. Inoltre, abbiamo dato la spinta per la nascita dei ‘Comitati Spontanei Cittadini’ che sono sorti in vari quartieri a Caltanissetta, e che hanno portato alla difesa e alla valorizzazione di diverse zone della città e a una partecipazione attiva alla vita della comunità”. Dal suo punto di vista, cosa manca alla collettività siciliana affinché raggiunga il concetto di comunità da lei cita- alla vita della comunità, perché solo così ci si potrà evolvere e acquisire veramente lo status di liberi cittadini. Bisogna avere più fiducia l’uno nell’altro, e soprattutto è necessario abolire la cultura insita in noi siciliani dell’ ‘abboné’, ossia l’accontentarsi del minimo indispensabile anziché del massimo disponibile purché non si faccia fatica, che ci ha condotti a non credere fino in fondo nelle nostre qualità di singoli cittadini, e di conseguenza nella possibilità di costruire una comunità a misura d’uomo grazie alla collaborazione attiva di tutti”. Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti in Redazione 7 di Marco Benanti IL PERSONAGGIO. L’ex vice sindaco ora è a capo di Casapound Gianfranco Fuschi Una vita a tutta... destra D a un personaggio della sua caratura politica ed umana non ti aspetti certamente giustificazioni o buonismi su un periodo storico e politico particolarmente difficile per Caltanissetta. Così Gianfranco Fuschi, vecchia conoscenza della politica cittadina, ed oggi attivista di Casapound si racconta ai lettori del Fatto Nisseno. Della sua militanza nella estrema destra Fuschi non ha mai fatto segreto, anzi. La sua storia personale e la tua attività politica, molto o quasi tutto mutuano dalla sua esperienza familiare. “Sono cresciuto in una famiglia che ebbe il coraggio di non correre incontro al “liberatore” e quando gli ché correre a casa per vedere come stessero i suoi genitori, essendo lui un avanguardista corse direttamente alla Gil, dove dovevano adunarsi i militanti, ed invece tutti erano scappati verso casa, si ritrovò li da solo, e così anche lui corse a vedere se la sua casa fosse ancora in piedi. Inutile dirlo, sono cresciuto con questo esempio, e quando sempre da bambino con i miei genitori mi ritrovai a Predappio sulla tomba di Mussolini, vidi piangere mio padre, era la prima volta che lo vedevo così. Allora non compresi il perché ma poi con gli anni e gli studi capii a In alto Angelo Fuschi, papà di Gianfranco, commissario provinciale dell’MSI, con Giorgio Almirante (1969). A destra un piccolo Gianfranco Fuschi con le sorelle, Antonella e Rosaria, e la mamma Giovanna americani bombardarono la città, i miei genitori, che si misero insieme a 16-17 anni fecero un movimento di protesta. Sempre in quei momenti, quando cioè Caltanissetta veniva bombardata, tanto forte era l’attaccamento ed il senso del dovere di mio padre per la Nazione che anzi- quali valori mio padre fosse legato, e da li iniziai il mio impegno ed il mio attivismo nella società”. Classe 1959, Gianfranco Fuschi inizia a soli 13 anni il suo attivismo (manco a dirlo!) nel Movimento Sociale, a 15 anni era Segretario Giovanile, a 24 Segretario Provinciale, e da li ancora MSI sino agli anni ‘70. Nel 1993, il “ un buon uomo- dice Fuschi- credo che per fare il sindaco ci voglia tanta passione, e lui non ce l’ha, è stato quasi costretto da Pagano. Ricordo che con Mancuso la sera uscivamo per ultimi dal Co- Campisi costretto a fare il sindaco da Pagano primo anno dell’elezione diretta del Sindaco, fa parte di quella che ancora oggi viene considerata come la Giunta più fattiva della storia nissena, ovvero quella di Peppino Mancuso, di cui Fuschi fu Vicesindaco in quota AN. Nel 97, alla fine del secondo mandato, Mancuso non andò al ballottaggio per pochissimi voti, ed al comizio di Michele Abbate, “comunicammo -dice Fuschi- allo stesso Michele che il nostro partito avrebbe votato in blocco per lui e non per Maira. Ci abbracciò davanti il palco in una piazza Garibaldi stracolma di persone. Quella scelta ci costò l’espulsione da AN, ma quando c’è da dire no, lo si fa aldilà degli interessi personali”. L’esperienza politica di Fuschi e dei suoi tanti amici tra cui Michele Giarratana della stessa corrente gasparriana e larussiana confluisce nel PDL, partito di cui Fuschi è stato segretario cittadino. Esperienza conclusasi con le dimissioni per la non condivisione della politica del Sindaco Michele Campisi. A proposito di Campisi: “Campisi? beh mune e prima di uscire, si faceva il giro degli uffici per spegnere tutte le luci. Di certo Campisi ha trovato una situazione difficile ma specie nel Sociale avrebbe potuto fare molto di più. Credo comunque che le più grandi corbellerie fatte all’inizio sono da imputare all’influenza di Pagano”. E di Alessandro Pagano? “Mi viene quasi naturale fare un paragone con un altro uomo politico nisseno, ovvero Cardinale. Se metto a confronto i due dico che bene o male Cardinale lascia 400-500 posti di lavoro, mentre Pagano lascia qualche centinaio di “Approfondimenti” e niente più”. La Provincia Regionale e l’esperienza di Collura e Federico? “ La Provincia non serve a niente, a mio parere avrebbero dovuto abolirle almeno 10 anni fa, avremmo rispar- miato –conclude- un mare di soldi”. Adesso quale è il suo rapporto col PDL? Il mio rapporto col PDL si è logorato, pare che nessuno sia capace di fare, ma solo di dire e fare proclami, un PDL che è portaborse insieme al PD del Governo Monti, il governo delle banche e delle multinazionali è solo capace di fare macelleria Sociale, io vado dietro le mie idee”. Ma da un personaggio così, c’è poi il lato che non ti aspetti, solitamente infatti chi ha fatto politica ad alti livelli lo trovi raramente a parlare con i giovani e la città, invece c’è ancora per Fuschi la voglia mai sopita di fare attivismo di coinvolgere i cittadini, ed ecco Casapound. “Noi siamo quello che facciamo, il nostro è un movimento di rottura e di propositività insieme, lavoriamo nel sociale, ed abbiamo risvegliato la voglia sopita di fare politica di giovani ed anziani grazie all’associazionismo a più livelli. Per settembre abbiamo due importanti progetti nel capoluogo, un doposcuola gratuito per gli alunni delle scuole del centro storico, ed ancora la mensa popolare gratuita. Ormai si vive tanto per vivere, cosa che a noi non piace, per questo abbiamo deciso di sbracciarci e lavorare per cambiare le cose anziché piangerci addosso ed aspettare che gli altri agiscano per noi”. 8 Luglio www.ilfattonisseno.it L’ ombra dell’ ALBATROS L LA LETTERA sul web 1973 ’inchiesta Redazione L a rubrica “Riceviamo e Pubblichiamo” del nostro sito è sempre stata un’arena mediatica nella quale sono confluite numerose missive; non entriamo nel merito della veridicità delle stesse ma spesso hanno contribuito ad evidenziare fenomeni sociali o di altro genere che hanno assunto rilevanza considerevole. Il 28 novembre del 2011 giunge un’epistola a firma “Lavoratore Onesto” che racconta di una presunta casta a Pian Del Lago, ovverosia presso il centro di accoglienza per gli immigrati con riferimento alla cooperativa Albatros 1973. Si scatena immediatamente una gazzarra dialettica furibonda, fioccano i commenti a favore e contro … ma si impenna anche l’attenzione della Squadra Mobile che già da qualche tempo (dal 2007) è impegnata ad investigare in codesta direzione: accertamenti presso l’Ufficio Centrale Antiriciclaggio, presso vari istituti bancari, indagini ad ampio raggio, insomma un’immensa mole di lavoro che raffinata con certosina pazienza e contemperata da attente valutazioni disegna un quadro a tinte fosche ed inquietanti. Dalle supposizioni, dalle congetture, dalle lettere, dagli accertamenti si passa alle aule di giustizia. Vengono incrimina-ti di avere “gonfiato” gli elenchi degli ospiti del centro accoglienza di Pian del Lago in modo da ricevere più fondi per le spese del loro mantenimento. Questa l’accusa contestata a dipendenti e medici della cooperativa “Albatros” che prestano servizio, appunto, al centro di accoglienza per gli immigrati; in sei sono chiamati a rispondere a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e falso: Vincenza Michela Vicino (39 anni, di San Cataldo), presidente della “Albatros”, Maria Assunta Arcarisi (56 anni, di Caltanisetta), Carmelo Francesco La Paglia (54 anni, nativo di Calascibetta e residente a Caltanissetta), Rosetta Lo Maglio (45 anni, nissena), Maurizio Romano (53 anni, nisseno) e Chiara Coniglio (32 anni, di Caltanissetta). I fatti per i quali il sostituto procuratore Giovanni Di Leo ha già firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei sei indagati risalgono al periodo 2007-2008; la prima udienza del procedimento preliminare si è già svolta davanti al Gup Lirio Conti. Il giudice ha ascoltato una serie di eccezioni avanzate dai difensori dei sei indagati; questi ultimi, fra l’altro, hanno chiesto di essere interrogati per chiarire la loro posizione ed intendono presentare una serie di documenti per dimostrare la loro estraneità ai fatti. Tutti e sei gli indagati, infatti, hanno respinto con forza le accuse mosse loro dalla Procura nissena, sostenendo di avere sempre lavorato in maniera onesta e trasparente. La prossima udien- za è stata fissata per il 30 novembre. Nel dettaglio Vincenza Vicino, Maria Assunta Arcarisi e Carmelo La Paglia rispondono di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni “ Gli indagati: “abbiamo sempre lavorato in maniera onesta e trasparente” dello Stato, di truffa in concorso per avere presentato in Prefettura elenchi non veritieri in merito al numero di ospiti presenti a Pian del Lago. Uno stratagemma che, secondo gli inquirenti, avrebbe fruttato alla cooperativa “Albatros” 30.105 euro. Falsi sarebbero, sempre secondo l’accusa, i documenti che Carmelo La Paglia, Rosetta Lo Maglio, Maurizio Romano e Maria Assunta Arcarisi avrebbero presentato in merito alla presenza di alcuni ospiti e altri concernenti la salute di alcuni immigrati. Un extracomunitario sarebbe stato definito “in buone condizio- ni di salute”, ma tale attestazione dei dottori Romano e Arcarisi, non sarebbe stata vera. Stessa cosa sarebbe accaduta in merito ad un’altra ospite del centro: in questo caso i medici La Paglia e Coniglio avrebbero sostenuto che una donna soffriva per uno stato febbrile e sarebbe stato consigliabile che lasciasse il Centro di prima accoglienza fino alla guarigione completa. Accuse che dovranno essere vagliate dal giudice; gli indagati sono assistiti dagli avvocati Antonio Impellizzeri, Giuseppe Dacquì, Giuseppe Ferraro e Giuseppe Iannello. Giova forse rimarcare che la cooperativa Albatros 1973, come da statuto, è una cooperativa sociale, con finalità mutualistica e senza scopo di lucro, il cui obiettivo primario è di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale di cittadini svantaggiati, anche immigrati, provenienti dall’area del Mediterraneo ed o altri paesi del mondo, attraverso la gestione di servizi sociali orientati in via prioritaria, ma non esclusiva, alla risposta ai bisogni della persona umana ed alla tutela dei relativi diritti”. Belle parole, pregne di etica e generosità ma che sembrerebbero difficilmente coniugabili con le “scoperte” della Squadra Mobile. Risulta inusuale che Carmelo Francesco La Paglia abbia probabilmente utilizzato le somme di denaro erogate dalla Prefettura quale corrispettivo del contratto d’appalto per la prestazione di servizi presso i centri di Pian Del Lago, per l’acquisto di: una moto Bmw da 13.500 euro, una Mini Cooper da 19.300 euro ed una Ferrari 131 ABM con 50.000 mila euro. Curioso infine, che la cooperativa Albatros 1973 abbia acquistato: una Bmw serie 330 d da 32.000 mila euro, un Land Rover Freelander da 36.800 euro, un vano seminterrato adibito a garage a Caltanissetta (con ingresso dalla via Colajanni e dalla via Degli Orti) per 269.500 ed un appartamento a San Cataldo ed un box per la modica cifra di 240.000 euro. Chiudiamo il cerchio delle insolite vicende con la constatazione, sempre secondo le attente indagini, che l’Albatros, senza esplicita autorizzazione della prefettura al subappalto abbia versato 260.300 euro per vari servizi resi dalla società Xibet s.r.l. di cui, casualmente, lo stesso La Paglia è amministratore unico. Una lieve, impercettibile sensazione d’inusuale, ci assale … ma probabilmente erano questi i sistemi migliori per “assistere” gli extracomunitari. Un lavoratore onesto denuncia: “A Pian del Lago c’è una piccola casta” CALTANISSETTA – Vi scrivo per denunciare una piccola casta nel nisseno, si tratta della cooperativa Albatros 1973 che gestisce il centro di accoglienza di Pian del Lago a C a lt anissetta. Ormai sono anni che lavoriamo al centro e siamo stanchi di vedere mi- gliaia di euro che dovrebbero servire per migliorare i servizi per rendere più agiata la vita dei cosiddetti ospiti, spesi solo ed esclusivamente per capricci personali, siamo stanchi di vedere queste persone cambiare macchine di lusso come se fossero caramelle, senza tenere conto di case, moto, barche, e altri beni di lusso che senza ombra di dubbio saranno intestati alla cooperativa. Con i soldi che riceve la cooperativa , gli immigrati dovrebbero vestire con abiti decenti, purtroppo sono di qualità molto scadente, provenienti da vari mercatini pagati quattro soldi; che importa, con quello che ho risparmiato il mese prossimo mi cambio la macchina. Non osiamo immaginare i guadagni provenienti dal servizio catering, il cibo è scadente e gli stessi ospiti, morti di fame, lo rifiutano. Vogliamo parlare delle norme di sicurezza? Inesistenti se si facesse un sopralluogo, ci sarebbero i requisiti per chiudere immediatamente magazzino, amministrazione, e depositi vari. Vogliamo parlare del personale addetto alla segreteria ? Li dentro troverete personale con qualifiche non inerenti sicuramente, eppure si trovano là dentro per piacere di qualcuno. Vogliamo parlare del controllo sanitario ? I casi di varicella, tubercolosi, epatite sono all’ordine del giorno, eppure queste persone continuano a stare in stretto contatto con tutti noi mettendo a repentaglio la nostra salute e soprattutto quella di tutti i cittadini, in quanto si tratta di persone che escono regolarmente. Vogliamo parlare dello spreco energetico e del danno ambientale che continuano a causare migliaia di condizionatori accesi notte e giorno 24 ore su 24 estate ed inverno in ambienti mai usati mai abitati. Senza considerare il metro di selezione del personale, per fare parte della casta devi essere legato da qualche parentela altrimenti sei fuori dal giro di affari. Dentro la casta tutti si possono permettere tutto, nessuno può intromettersi nessuno può controllare i loro affari. Infatti dovete sapere che nessuno può entrare all’interno del centro senza essere autorizzato dalla prefettura, con questo scudo riescono a farla sempre franca, infatti essi sono sempre avvisati molto tempo prima di qualsiasi visita. La cosa che fa più rabbia è quella di speculare sulle disgrazie di questi poveri sfortunati che speravano di trovare una mano di aiuto ma hanno solo trovato aguzzini felici di accoglierli sempre più numerosi non curanti delle loro esigenze ma molto attenti al loro business. “ Abbiamo la speranza che questa lettera non venga stracciata, ma sia utile Spero che gli altri centri di accoglienza non siano nelle stesse condizioni, altrimenti sarebbero solo inutili, dannosi e soprattutto molto ma molto dispendiosi. In un periodo di crisi come questo non possiamo permetterci di buttare i soldi in questo modo,ma questa è un’altra storia. Teniamo a precisare che questo non è lo sfogo di poche persone ma di molte che avevano iniziato questo lavoro con tanto entusiasmo convinti di fare del bene,ma la cattiva gestione del centro conferma ancora una volta che gli interessi economici sono superiori a qualsiasi valore umano. L’unica speranza è che questa lettera non venga stracciata ma possa risvegliare in chi ha un minimo di cuore e soprattutto dei poteri forti, dei sentimenti tali da dire stop a questo spreco, solo allora questo sfogo non sarà stato inutile. Lavoratori Onesti Luglio www.ilfattonisseno.it 9 10 Luglio www.ilfattonisseno.it ECONOMIA. I progetti del neo presidente di Confindustria nissena L’ era di Amarù è iniziata “Continuerò il lavoro di Antonello Montante” di Leda Ingrassia Da alcune settimane Confindustria Caltanissetta ha un nuovo presidente: Rosario Amarù. Imprenditore gelese di 49 anni, sposato e papà di due ragazzi, ha preso il posto di Antonello Montante, adesso a capo di Confindustria Sicilia. Il neo presidente è molto legato alla famiglia, di cui fa parte integrante la madre Agata, porta avanti fin da giovanissimo l’azienda fondata dal padre e ha tanti progetti per promuovere lo sviluppo economico del territorio nisseno. Qual è la sua storia imprenditoriale? La mia vita è stata caratterizzata dalla prematura morte, a 45 anni, di mio padre fondatore dell’attuale azienda che ancora oggi porta il suo nome. All’età di 19 anni sono stato messo di fronte alle vere insidie della vita e in un territorio come quello di Gela dove negli anni 80/90 il fare impresa era veramente “un’impresa”! Ho superato un’infinità di ostacoli di qualsiasi tipo e natura ma sono soddisfatto di tutto ciò che ho fatto e non rinnego nessuna delle mie scelte da uomo e da imprenditore. La mia azienda é di seconda generazione e nasce grazie all’intraprendenza e al genio imprenditoriale di mio padre il quale ha creato tutto con onestà, sacrificio e professionalità. Da lui ho imparato tutto anche dopo la sua morte, avendomi lasciato esempi di vita imprenditoriale di cui ho fatto tesoro. Anche a mia moglie Sonia, compagna di vita da sempre, devo molto del mio sviluppo imprenditoriale. La mia impresa si occupa di manutenzione di macchine rotanti e alternative per stabilimenti chimici, petrolchimici e farmaceutici. È com- plicato spiegarlo in parole povere ma ritengo sia il lavoro più affascinante del mondo. Dal 2000 abbiamo diversificato la nostra produzione e ci siamo specializzati anche nella costruzione di pompe ad anello liquido e compressori che hanno aumentato le nostre quote di mercato in Italia e all’estero. La nomina a presidente giunge al culmine di un suo percorso dentro Confindustria Caltanissetta… Sono in Confindustria Caltanissetta dal 1992 quando entrai a far parte dei Giovani Imprenditori. Abbiamo portato avanti tante azioni concrete per il bene del nostro territorio, incontrando e superando tanti ostacoli che ci hanno permesso di capire che ci vuole la volontà, la passione e la lealtà per difenderlo e farlo crescere. Ho provato sulla mia stessa pelle che solo l’importante alleanza con lo Stato e le Istituzioni è l’unica via d’uscita dalle trappole che la mafia ha sempre preparato per le imprese del nostro territorio. Oggi Confindustria nissena ha un ruolo centrale a livello nazionale grazie all’indiscussa leadership di Antonello Montante che ha saputo trasformare in un modello innovativo “ L’organizzazione rimarrà un equilibratore per garantire normalità alle imprese il nostro coraggio, facendo scelte chiare ed inequivocabili. All’inizio si parlava di primavera imprenditoriale, oggi alla luce di tanti sforzi fatti, parliamo di sistema confindustriale solido, di responsabilità nel gestire i nostri incarichi, anche a livello nazionale. spirito di squadra, che in tutti questi anni ha fatto sì che le attività portate avanti fossero prima di tutto condivise in modo unanime e sviluppate in piena collaborazione tra tutti noi, rimane lo stesso. Il progetto di Confindustria Caltanissetta ha un suo DNA e sarà portato avanti e sviluppato mirando a stabilire un’ampia azione di orientamento al progresso in termini di aggregazione imprenditoriale, incentivazione allo sviluppo competitivo per la valorizzazione delle eccellenze locali, creare reti di impresa per aumentare le opportunità di business in Italia e all’estero, promozione di piani formativi per gli imprenditori in cui la sicurezza è la chiave di lettura per la crescita e i servizi a favore delle imprese sono dei meri strumenti per avvicinare sempre più gli imprenditori allo Stato. L’impegno prioritario è quello di continuare a fare in modo che Confindustria Caltanissetta rimanga sempre un equilibratore per garantire un contesto di normalità in cui imprese possano operare e svilupparsi. Siamo riusciti a promuovere a livello nazionale un modello sociale e imprenditoriale nuovo, riconosciuto dalle più alte Istituzioni, una vera best practice che, oltre ad aver nostro territorio in modo positivo in cui si potesse parlare di vera azione antimafia, misurata non con le parole come molto spesso é capitato e purtroppo capita, ma con i fatti. Qual è la situazione delle aziende nissene e come potrebbero eventualmente essere aiutate? Purtroppo il nostro territorio si trovava già in uno stato disastroso a causa di un pesante passato, circa trent’anni trascorsi all’insegna dello sfruttamento e dello spreco di ingenti fondi pubblici che, invece di raddoppiare la nascita di nuovi centri di produzione e aumentare le nostre quote imprenditoriali all’interno dei mercati, hanno prodotto fallimenti e impoverimenti sia a livello economico che a livello socioculturale, lasciando un alto tasso di disoccupazione, una sottocultura clientelare anticrescita e un’assenza tota- le di attrattività territoriale. Uno strumento come la zona franca, simbolo dell’unione tra le associazioni di categoria e i sindacati, che premierà il territorio per il grande sforzo fatto, ma senza commettere gli sbagli del passato, quindi sotto la supervisione delle Istituzioni che hanno acconsentito la realizzazione di questo progetto, rappresenterà una leva di sviluppo certa nella misura in cui riuscirà a far recuperare competitività alle aziende esistenti e riuscirà ad attrarre investimenti dall’esterno, fondamentali non solo per la nostra economia territoriale ma anche, e soprattutto, per quella dell’intera regione. C’e’ l’urgenza di avere un quadro generale chiaro con la mappatura di tutte le potenzialità e le criticità locali, con un piano di marketing territoriale e uno industriale per lo sviluppo efficace di tutto il territorio, sostenuti dalla qualità dei servizi pubblici STORIA. L’azienda Amarù in pillole L’azienda nasce nel 1967 per mano di Giovanni Amarù e si specializza nella rettifica di motori alternativi a combustione interna. In pochi anni, grazie alle capacità e all’intraprendenza del suo fondatore, compete con le più consolidate aziende che operano in Sicilia, distinguendosi per qualità, efficienza e puntualità. Gli anni compresi tra il 1982 ed il 1987, hanno segnato la svolta decisiva per l’azienda: a causa della prematura scomparsa del suo titolare, la gestione passa ai figli che, con notevole rischio, decidono, dopo 5 anni, di ampliare l’azienda incrementando il loro parco clienti e investendo in nuovi macchinari. Il rapporto stabile per il servizio di manutenzione degli impianti, instaurato con l’ANIC di Gela nel 1987, determina il definitivo salto di qualità e vede la “Amarù” incrementare la lista delle proprie attività col settore revisione pompe e, in generale, con l’intero settore della manutenzione industriale. Una maggiore acquisizione di Quali sono i punti fermi del programma che realizzerà durante il suo mandato? Più che programma la chiamerei missione la quale è volta a garantire la continuità dell’operato che Confindustria Caltanissetta ha realizzato dal 2005 fino ad oggi. Lo competenze specifiche, permette alla Amarù di poter acquisire commesse di lavoro dalle migliori aziende del mondo. Si aprono, infatti, non solo le porte dell’Europa con cantieri in Germania, Olanda, Svezia, Francia e Romania, ma anche verso altre parti del mondo come il Congo, l’Algeria, la Libia ed il Sud Africa. Una continua evoluzione, dunque, che culmina con l’ingresso della Amarù nel mondo della produzione di pompe per alcune società del settore. Tra il 1996 e il 2001 l’Amarù costruisce un nuovo stabilimento di oltre 5000 mq. che si aggiungono ai 1500 della vecchia sede dove viene destinato alla sola attività di rettifiche motori. Oggi Amarù si presenta con un impianto moderno ed elegante dove trovano spazio macchine tecnologicamente avanzate ed eleganti uffici. rivoluzionato l’immagine ed il peso sociale dell’imprenditore, ha creato un binomio inscindibile che è diventato il segno della nuova cultura d’impresa: la legalità è sviluppo. Tutto questo é stato un passaggio obbligato per cominciare a promuovere il CALT ANIS SETT A a servizio delle imprese e da un sostegno da parte della politica che dovrebbe seguire un programma preciso e integrato in sinergia con le categorie economiche. Ritiene che esistano delle vocazioni territoriali e industriali diverse all’interno della stessa provincia, che determinano ricchezze differenti? Sicuramente ci sono aree industrializzate che sono piú collegate con l’indotto e che hanno sviluppato delle operatività industriali diverse rispetto alle altre presenti nel resto del territorio. La diversità puó permettere comunque una diversificazione competitiva che genera varietà produttive che vanno dall’agroalimentare nella parte piú interna al metalmeccanico nella parte piú a sud. Ci sono anche delle specializzazioni in varie altri settori come energia, costruzioni, meccanica di precisione, industrie plastiche e nicchie industriali presenti in mercati nazionali e internazionali. La verità é che tutto il territorio, anche quello piú industrializzato, necessita un managment efficace, attento alla crescita e preciso in termini di governance territoriale. Noi dobbiamo pensare a rendere solide e competitive tutte le aree ognuna nella propria caratteristica distintiva. Confindustria, insieme a tutte le forze sane di questa provincia, vigilerà affinché lo strumento non diventi un fine ma un mezzo per generare sviluppo. www.ilfattonisseno.it Luglio 11 Leggere,leggere e scrivere... di Fiorella Falci “In Italia l’11,2% dei giovani tra 15e24 anni non è interessato né a lavorare né a studiare”: “Si sono arresi!”, così ha scritto uno studente agli esami di maturità, commentando questi dati proposti dal Ministero nei documenti per il “saggio breve” della prima prova scritta. Sto lavorando agli esami di Stato, in un Liceo Scientifico della nostra provincia, e ancora una volta si certifica una situazione preoccupante, di deprivazione, culturale e antropologica, dei nostri giovani. E di tutto il sistema-scuola del nostro Paese. Infatti quegli studenti non sono molto diversi dagli altri, non sono “casi particolari”, ma il prodotto delle scelte generali, che hanno privilegiato negli anni l’immagine rispetto alla parola, i test rispetto alla scrittura creativa e all’argomentazione dialettica, le “competenze” (?!) rispetto alla “maturità” (termine troppo impegnativo), i presidi-manager rispetto alla direzione didattica e pedagogica del corpo docente, l’”autonomia” della gestione delle poche risorse in una pletora spesso velleitaria di “progetti”, perdendo di vista quella finalità di formazione “dell’uomo e del cittadino” che fondava sui principi costituzionali il senso stesso della Scuola, facendone patrimonio pubblico, “bene comune”, istituzione responsabile del futuro per la nostra società. E il risultato sono ragazzi che non inquadrano i loro saperi nello spazio e nel tempo, sconoscono la geografia nei suoi elementi fondamentali, non colgono il valore della contemporaneità nella storia, non riescono spesso a contestualizzare un autore nel suo tempo e al di fuori dell’ambito “tecnico-strumentale” delle pagine del manuale; e si presentano disarmati, con un vocabolario striminzito di poche centinaia di parole, rispetto alla necessità di esprimere il loro pensiero, di formularlo e di argomentarlo, di difendere le proprie convinzioni, di affermare, in una parola, la loro personalità. E soprattutto disorientati nella comprensione del “senso” dei contenuti che studiano, (nella migliore delle mondo ed in questa fase del tempo. Non c’è persona umana senza parole, non ci può essere pensiero logico senza strutture argomentative, non ci può essere progresso senza la capacità di dare forma comunicativa condivisa alle idee, non ci può essere cittadinanza responsabile senza l’orientamento nel tempo e nello spazio. Tutto questo la Scuola non ce la fa più a costruirlo, tranne rare eccezioni. Ma la scuola-bene comune non si qualifica con le eccezioni, ma solo se riesce a fondare la cittadinanza su un impianto culturale solido, autonomo (questo sì!), su una capacità diffusa di tramandare ed aggiornare un immaginario collettivo che abbia re, nonostante tutte le celebrazioni per il 50° dell’Unità nazionale. Nel dopoguerra la scuola italiana è stata un formidabile strumento di crescita, di mobilità e di riscatto per tutti gli strati sociali del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno. I figli, studiando, hanno migliorato la loro condizione, il loro status ed il loro reddito, rispetto ai genitori che li hanno fatti studiare. La scuola ha dato corpo alla speranza di un popolo, ha servito un progetto di ricostruzione e di crescita che aveva fatto dell’Italia, in pochi decenni, la quinta potenza industriale del mondo. ipotesi memorizzandoli), impreparati a porsi delle domande sul “senso” complessivo di quello che accade intorno a loro in questa porzione di la coscienza di derivare da un patrimonio di esperienze che costituiscono un legame sociale, una “patria”, che oggi facciamo fatica a riconosce- Oggi la scuola non serve più a questo. Forse perché il nostro Paese una speranza da nutrire in questa fase non ce l’ha. O forse perché le nostre “ Ritorniamo a far crescere i nostri figli anche nel silenzio della lettura classi dirigenti non riescono a vedere nella scuola e nella cultura la risorsa fondamentale per il nostro avvenire. Nel paese che possiede il 50% del patrimonio culturale di tutto il pianeta, nell’epoca della globalizzazione, la cultura dovrebbe essere considerata come un problema sistemico: alla cultura andrebbero collegati l’istruzione, la ricerca, il turismo, i trasporti, la comunicazione, l’industria, l’agricoltura; visto che è sul piano della qualità che si è competitivi nell’economia mondiale, e non più nella produzione seriale di manufatti. E allora? Leggere, leggere, leggere; e scrivere. Ritornando a far crescere i nostri figli anche nel silenzio della lettura come occasione per la fantasia e per la riflessione, autonoma. Leggendo ci siamo formati pensando a noi stessi nei contesti virtuali che i nostri libri ci proponevano senza schiacciarci con la forza definitiva delle immagini del realismo estremo e virtuale del mondo mediatico in cui oggi siamo annegati. Solo leggendo si ricostruisce un “logos” che sia parola e pensiero, linguaggio e ragionamento, condivisi e comunicabili, ricchi di significati, e non denudati in una funzione poveramente strumentale, “informativa”, senza metafore, senza respiro semantico, senza provocazioni intelligenti per la mente. Perché non nutriamo le vacanze dei nostri figli con delle letture? Non necessariamente “impegnative” (anche Topolino, Tex e il Corriere dei Piccoli, negli anni ’50 ci hanno fatto crescere !), ma capaci di accendere le scintille nella mente dei nostri ragazzi, e di offrire loro le parole per esprimerle, e illuminare con queste scintille i percorsi di una prospettiva che sia capace di avere una “visione” (non una “immagine”) di un futuro possibile. E migliore. 12 Luglio www.ilfattonisseno.it Cristiano e Fulvio, due nisseni alla Bernacca di Annalisa Giunta D alla passione per la meteorologia all’acquisto della prima stazione di rilevamento e alla creazione di un sito internet per offrire un servizio alla cittadinanza: questa la storia di Cristiano Curatolo e Fulvio D’Antoni. Un amore quello dei due nisseni per la meteorologia - ossia quella branca della scienze dell’atmosfera che studia i fenomeni fisici che avvengono nell’atmosfera terrestre (troposfera) e responsabili del tempo atmosferico – coltivato già in tenera età. Cristiano Curatolo, 24 anni, studente in giurisprudenza presso l’Università Kore di Enna, comincia a interessarsi di meteorologia all’età di 7- 8 anni attratto dagli elementi naturali come le nuvole, il sole, una pas- sione che approfondisce dal punto di vista scientifico all’età di 13 anni attraverso l’utilizzo di internet e grazie al quale consegue via web dei corsi di meteorologia. “Grazie a internet – dichiara Cristiano – ho conosciuto Fulvio, entrambi infatti scrivevamo nello stesso forum di meteorologia siciliano e insieme abbiamo deciso di porre le basi per realizzare nel 2008 ‘Meteo Caltanissetta’. In 4 anni di attività abbiamo raggiunto 300 mila visite al sito, con mo più aggiornamenti per dare delle previsioni più esatte, anche se può capitare di sbagliare”. Anche Fulvio D’Antoni, 30 anni, laureato in Relazione Pubbliche presso l’Università degli studi di Ca- Da sinistra Cristiano Curatolo e Fulvio D’Antoni maggiori accessi durante il periodo invernale soprattutto quando si verificano quelle rare nevicate nel nostro territorio che fanno registrare anche mille visite in un solo giorno con 10.000 pagine visitate, inferiori nel periodo estivo”. “Le previsioni – prosegue Cristiano – effettuate in un breve margine di tempo 3-4 giorni nel periodo invernale, 7-8 giorni nel periodo estivo, sono più attendibili, superati i 3 - 4 giorni soprattutto nei periodi più difficili faccia- tania, comincia il suo interesse per la meteorologia da piccolo per poi approfondirla inizialmente su i libri di fisica e di meteorologia e poi sul web. “Il nostro sito – afferma Fulvio – suscita molta curiosità, per noi si tratta di un investimento a titolo personale. Un servizio del tutto gratuito che offriamo della cittadinanza e che dovrebbe essere reso dal Comune e dalla protezione civile a salvaguar- dia della popolazione. Grazie alle nostre stazioni meteo, quattro a Caltanissetta, una a Mussomeli, una a San Cataldo e una a Gela, quest’ultima acquistata dal liceo scientifico con cui collaboriamo, effettuiamo previsione 24 ore su 24 ore”. Ma vediamo cosa prevedono i nostri meteorologi nisseni per questa estate: dopo l’impennata termica avutasi dal 7 al 18 luglio con punte di 40-41 gradi nelle ore più calde, a fine luglio la temperatura ritorna nei valori delle medie stagionali. Per agosto in linea di massima le temperature al meridione saranno nella media o poco sopra. Dunque sole, niente piogge tranne qualche temporale estivo che potrebbe verificarsi nelle zone interne, il mare molto caldo con una temperatura media più alta dal 2003 ad oggi, circa 26° gradi nel Tirreno e 24° nel canale di Sicilia, tempe- r at u r a destinata a salire dopo queste ondate di caldo con il rischio della tropicalizzazione del mare e che alla prima onda fredda dell’autunno potrebbe generare temporali di fortissima intensità o perturbazioni cicloniche. Nel corso dell’intervista abbiamo messo alla prova i due meteorologi chiedendogli anche dei chiarimenti su alcuni termini che sentiamo spesso ma di cui non conosciamo il significato come l’anticiclone delle Azzorre, che sarebbe come ci hanno spiegato i due meteorologi l’aria stabile di bel tempo che si forma sulle isole Azzorre a largo del Portogallo responsabile dell’estate italiana sino agli anni 90, oggi sostituito da suo cugino l’anticiclone l’africano responsabile di queste alte temperature. www.ilfattonisseno.it Luglio Fatti & Vacanze TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE FALLIMENTARE Avviso di vendita - Fallimento n.20/99 Voglia di risparmio... ma non troppo E state, tempo di vacanza e i nisseni sembrano non rinunciarvi. In molti hanno già pianificato nei minimi dettagli il loro viaggio per “staccare la spina” e godere del meritato riposo dopo un lungo anno di impegni lavorativi o per i più giovani di studio. Secondo i dati statistici sono 28 milioni gli italiani, pari al 46,1% della popolazione, che andranno in vacanza e il 79% trascorrerà lo più a fine luglio o ai primi di settembre rinunciando spesso alla settimana di ferragosto che presenta delle tariffe più care. Infatti se lo scorsi scorso i nisseni erano disposti a spendere per una vacanza di otto giorni sino a 1.300 euro, oggi il loro budget si aggira intorno alle 900 euro”. “I giovani – dichiara Rossella Arcarese, tour operator – preferiscono il mare e mete gettonatissime come la Spagna, la Gre- nisseni in vacanza In alto una foto di Sunny Beach in Bulgaria, l’ultima meta scoperta dai nisseni le ferie in Italia. In molti hanno scoperto le gioie del cosiddetto early booking, vale a dire la prenotazione anticipata come strumento per risparmiare. Il web si conferma il canale più utilizzato per le prenotazioni, soprattutto tra i più giovani che lo utilizzano per cercare la soluzione migliore di vacanza prenotando il mezzo di trasporto, scegliendo la struttura ma anche valutando un’offerta completa. Segue l’agenzia tradizionale, la vacanza “fai da te” tramite il contatto diretto tra privati o la scelta di una struttura ricettiva. Ci siamo rivolti ad alcune agenzie presenti in città per conoscere le mete preferite dei nisseni. “Rispetto allo scorso anno – afferma Emma Tricoli, tour operator – si registra un incremento delle località italiane a discapito di quelle straniere: Calabria, Sicilia e Puglia le mete predilette. I nisseni preferiscono partire per cia, la Croazia e Sunny Beach in Bulgaria, oltre che partire nella settimana di ferragosto, mentre le persone più adulte preferiscono i tour visitando città come Parigi, Praga e le capitali nordiche”. usufruendo tra l’atro delle promozioni attivate subito dopo l’incidente della Concordia e molti nisseni hanno scelto questa tipologia di viaggio”. Come trascorreranno invece le vacanze i sancataldesi? “Generalmente la crisi si sta facendo sentire – afferma Lucia Riggi, organizzatrice di viaggi – e le persone continuano a prenotarsi last minute. Il periodo preferito va da fine luglio a fine agosto e c’è chi non rinuncia a partire nella settimana di ferragosto. Meta preferita il mare: Sicilia, Calabria, Croazia, Tunisia. Moltissime famiglie hanno scelto le crociere che continuano a costare di meno rispetto ad altre formule come i villaggi o ai viaggi organizzati, in questo caso è molto richiesta la crociera nel Mediterraneo su entrambi i versanti”. Incuriositi ci siamo chiesti come trascorrerà le sue vacanze il primo cittadino: “Sino al 13 agosto resterò in città per delle scadenze fiscali che vanno rispettate e quindi sarò allo studio per svolgere il mio lavoro di commercialista e allo stesso tempo seguirò l’attività del comune – afferma Michele Campisi - poi penso di trascorrere una settimana al mare assieme alla mia famiglia”. “L’augurio ai nisseni per questa estate - prosegue il Sindaco - al di là delle vacanze, visti i tempi difficili che non permettono a tutti di poter partire, è quello di potere godere “ E le crociere? “Sono andate benissimo – prosegue Rossella Arcarese – i clienti hanno continuato a chiederci questo tipo di vacanza 13 Campisi: “lavorerò sino al 13 agosto poi andrò una settimana al mare” con serenità i momenti di riposo, uscendo e passeggiando per la città. Stiamo anche cercando di realizzare una serie di eventi e di spettacoli per quanti rimarranno in città”. A. G. Il Giudice Delegato ha disposto procedersi alla vendita senza incanto della seguente unità immobiliare con le seguenti modalità e condizioni: Lotto 1): fabbricato sito nel Comune di Serradifalco, C.so Garibaldi n.162, composto da un piano terra ad uso commerciale e da un primo piano destinato a locale di sgombero (deposito) ad uso deposito con superficie di mq 48,19 circa per piano. L’immobile risulta censito al Catasto fabbricati del Comune di Serradifalco al fg.15, particella 610, cat.c/6. L’immobile, giusta concessione rilasciata l’8/07/1993 n. 005526, è stato oggetto di lavori di manutenzione straordinaria e cambio di destinazione d’uso del piano terra già esistente per convertirlo ad uso commerciale e realizzazione di sopraelevazione a primo piano per adibirlo a locale di sgombero. L’immobile presenta delle difformità rispetto al progetto assentito consistenti in difformità di distribuzione interna, difformità di prospetto e di copertura. Tali difformità, tuttavia, sono suscettibili di autorizzazione in sanatoria così come sarà necessario effettuare il riaccatastamento dell’immobile e richiedere il certificato di agibilità. Gli oneri conseguenti, stimati dal consulente tecnico e maggiorati delle necessarie spese per competenze tecniche (complessivi € 4.000,00) sono già detratti dal prezzo indicato a base d’asta. L’immobile dotato di impianto elettrico si presenta in buono stato di manutenzione e interessato solo in parte, nel piano destinato a locale di sgombero, da fenomeni di umidità. Prezzo base: € 40.800,00 (euro quarantamilaottocento/00). In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad € 250,00 (euro duecentocinquanta/00); -la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento. Lotto 2): terreno esteso Ha 00.62.70 sito nel Comune di Caltanissetta, c.da Perciata in prossimità della S.P. Caltanissetta-Pietraperzia, classato come seminativo di classe 3, allo stato incolto, censito al N.C.T. al fg.193, part.133. Il lotto di terreno avente una giacitura di colle, ricade nella zona E 2, verde agricolo dei feudi, secondo la variante generale di revisione del P.R.G. Prezzo base: € 8.150,00 (euro ottomilacentocinquanta/00). In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad € 250,00 (euro duecentocinquanta/00); -la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento. Il Giudice delegato fissa alle ore 12,00 del 25 Settembre 2012 l’udienza avanti a sé (Palazzo di Giustizia, terzo piano, stanza 318, Giudice C.D. Cammarata) per la deliberazione sulle offerte e l’eventuale gara tra gli offerenti. Dispone che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di offerte o per altra ragione, gli stessi beni siano venduti mediante incanto con prezzo base pari al prezzo minimo sopra indicato. Fissa l’incanto avanti a sé alle ore 12,00 del giorno 2 Ottobre 2012 stabilendo il rilancio minimo di € 250,00. Condizioni della vendita -l’offerente deve presentare nella cancelleria dichiarazione, in regola con il bollo, contenente l’indicazione del prezzo, del tempo e del modo del pagamento, che in ogni caso dovrà avvenire entro e non oltre sesanta giorni dalla data di aggiudicazione e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta; -l’offerta non è efficace: a) se perviene oltre le ore 12,00 del giorno precedente la vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare in misura non inferiore al decimo del prezzo da lui proposto. -l’offerta è irrevocabile salvo che: 1) il Giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione ed essa non sia stata accolta; -l’offerta deve essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati, a cura del cancelliere ricevente, il nome, previa identificazione, di chi materialmente provvede al deposito, la procedura fallimentare di riferimento e la data dell’udienza fissata per l’esame delle offerte; -l’assegno circolare per cauzione deve essere inserito nella busta; -le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli offerenti. Per il caso di eventuale successiva vendita all’incanto si precisa che: -essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato; -con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in regola con il bollo vigente) presso la Cancelleria fallimentare entro le ore 12,00 dl giorno precedente a quello stabilito per l’incanto; -con versamento contestuale alla presentazione delle dette istanza, della cauzione in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare. Il Giudice delegato stabilisce, altresì, con riferimento alle disposizioni relative sia alle vendite senza incanto sia a quelle con incanto: -che l’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta dal prezzo di aggiudicazione la cauzione di cui sopra) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione a mezzo di assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria fallimentare. In mancanza del suddetto versamento verrà pronunciato decreto di decadenza dell’aggiudicatario e pronunciata la perdita della cauzione (art.587 c.p.c.); -le spese inerenti la vendita ed il trasferimento di proprietà sono poste a carico dell’aggiudicatario, così come pure le spese per la cancellazione delle formalità pregiudizievoli; -che soltanto all’esito degli adempimenti precedenti sarà emesso il decreto di trasferimento, ai sensi dell’art.586 c.p.c.. Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del fallito, possono essere fornite dalla Cancelleria a chiunque vi abbia interesse. Il bando, l’ordinanza di vendita e la perizia sono pubblicati sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il curatore del fallimento è la Dott.ssa Emanuela Maria Vella, Viale Trieste, 157, Caltanissetta, tel. 0934/542887. Caltanissetta lì, 18/07/2012 il curatore Dott.ssa Emanuela M. Vella 14 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Provincia Michele “D’Orange” di Osvaldo Barba L’incontro con Michele Mancuso, uno dei più giovani Presidenti del Consiglio provinciale nella storia di Caltanissetta, un po’ mi mette a disagio. Lui è un veterano della politica nonostante l’aspetto da educando con quel sorriso sornione. Tant’è che non so se all’appuntamento verrà con la sua Mercedes o con la 313, la mitica auto di Paperino. Beh, considerando poi che è l’artefice di Grande Sud nella provincia di Caltanissetta come sarà vestito? Con il saio arancione no perché non è buddhista, con i capelli e gli indumenti di coloro arancio neanche perché non mi risulta essere un PowerRangers. Ah eccolo! Michele Mancuso, il suo aspetto a metà tra l’enfant prodige della politica e l’eterno bambino mi spiazza. A bruciapelo: a presiedere il Consiglio provinciale ci va con il cestino ed il grembiule? Ma lo sa che mi ci vedo già. Certo, magari in veste semi-istituzionale. Un grembiule con una bella cravatta… naturalmente arancione. E’ vero si che il ruolo istituzionale che ricopro mi impone serietà e rigore nell’abbigliamento nell’espletamento delle mie funzioni in sede consiliare, ma è altrettanto autentico che Michele Mancuso gira anche in jeans e maglietta quando visita tutti i 22 comuni della provincia di Caltanissetta. Va anche detto che il cestino, quello a cui lei alludeva sarcasticamente, in pratica a me servirebbe veramente considerato che quotidianamente esco di casa alle 08,30 per farvi ritorno non prima delle 23. In tutta la provincia di Caltanissetta, per la politica, nulla o quasi è cambiato. Concorda? Come non potrei. Qui come altrove, la politica autoreferenziale attenta a difendere solo i suoi privilegi, ha prodotto l’antipolitica. I partiti non riescono a fornire alle istituzioni gli uomini migliori. Esiste tanta mediocrità e lo stato attuale delle cose non può che esserne la conferma. Parliamo di vita privata. Sport, viaggi, donne o….figurine? Qual è il suo hobby? Se dico girare con la macchina fotografica per immortalare mia moglie e mia figlia (mio figlio predilige romperle le macchine fotografiche) per farne dei poster, secondo lei ho risposto?? Seriamente parlando, il mio hobby preferito è proprio la politica. Lo so di sembrare “tristemente” demagogico,ma io credo davvero tanto nel ruolo e nel senso della politica con la P maiuscola. Ma quella che si fa lontano dalla scrivania, quella che ti permette di conoscere tutti i disagi ( e sono infinitamente tanti) che quotidianamente affliggono ogni singolo abitante di questa Michele Mancuso con il leader di “Grande Sud” Gianfranco Miccichè provincia che oramai non crede più alle fate e alla bacchetta magica. Lega Nord: Bossi = Grande Sud: Miccichè. Per Lei la politica è un’equazione fatta di estremismi? Le cronache che hanno evidenziato lo scandalo Lega Nord dimostra chiaramente, secondo me, come Bossi non sia mai stato un estremista. Non ha mai fatto rinunce per la sua gente, per quel “popolo Padano” che vive in un territorio fatto di ricchezza, lavoro, infrastrutture. “Fingersi” estremista per Bossi non è stato un’esigenza: è stata mera opportunità. Gianfranco Miccichè, nel pieno del suo recente massimo “splendore” politico, ha scelto di perdere ogni privilegio per scommettere sulla sua gente e sul Sud. Miccichè è un uomo coerente e lo dimostra il fatto che è uscito dalla prima giunta Lombardo dove aveva due assessori (uno vice-presidente della Regione), quando ha capito che il Governatore non aveva a cuore la Sicilia ma solo il potere. E le cronache di queste ultime ore ne sono la conferma. La figura del politico oggi è quasi del tutto inflazionata. Ma ieri, era lo stesso? Oggi il politico è visto come colui che fa esattamente il contrario di quello a cui è stato delegato. Guardi le condizioni della provincia di Caltanissetta e capirà. I bisogni della gente soccombono difronte agli interessi ( a volte anche spudorati) personali. Lei parla della politica di ieri ed a me viene subito in mente Sandro Pertini, il Presidente partigiano, l’uomo simbolo del concetto di unità nazionale, vera espressione del concetto di socialismo, il “dodicesimo” uomo in campo nella vittoriosa finale mondiale dei campionati di calcio dell’82. L’uomo che ha detto: « I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo » Se il verde in politica è sinonimo di Padania, per Lei l’arancione è sinonimo di “Ter- ronia”? Per me la “Terronia”, come la chiama lei, ha necessità assoluta di tingersi di arancione. E’ un colore che si trova in molte peculiarità della nostra sicilianità. Per chi si avvicina a noi ( e mi creda sono davvero tanti) indossare qualcosa di arancione è un’esigenza. Arancione, per tutti coloro che credono in Grande Sud, equivale a rinascita. Parliamo di “follie” e di “incapacità della politica”. La Lega Nord ha chiesto e ottenuto il raddoppio delle autostrade già a tre corsie della Lombardia. Per il ripristino delle mulattiere del nisseno, chi interpellerete “i maniscalchi”? In politica non esista “follia” che non può essere soddisfatta se si ha po- “ I partiti non riescono a fornire alle istituzioni gli uomini migliori tere contrattuale. Il Sud, ma più in particolare questa provincia, se mi permette un ossimoro ha delle “folli razionalità” che hanno bisogno di essere soddisfatte, come la realizza- zione dell’aeroporto “Federico II°” a Gela e la superveloce Muss omeliCaltanissetta per poter realmente parlare di sviluppo del territorio. Spread, spendingreview, default, sono il “pane quotidiano” per i media parlando di politica. Ma a tutti quei poveri del nisseno a cui manca il pane vero, quello fatto di frumento e non di chiacchiere, tutto questo Lei come glielo spiega? Il dramma della povertà e dell’emarginazione spesso non fa notizia. La politica è stata brava a mascherare il suo fallimento attraverso l’uso mediatico di questi termini anglofoni, per non svelare che il vero intento è stato raggiunto. Infatti i ricchi sono più ricchi ed i poveri più poveri. Ma questa situazione l’aveva già preannunciato Primo Levi nel suo indimenticabile “ Se questo è un uomo”. Diceva infatti:“Io vedo un’Italia dove a chi ha sarà dato e a chi non ha… .a quello sarà tolto!” Tagli delle province. Lei è ad un passo dalla storia perché potrebbe essere l’ultimo Presidente del Consiglio provinciale nisseno. Tutto ciò la gratifica? Vorrei essere ricordato come colui che si è realmente speso per questa provincia e non perché la mia legislatura coincide con la fine storica di questa istituzione. Accorpare Enna e Caltanissetta in un’unica provincia non sarebbe poi tanto male, se tutto ciò nei fatti si traducesse in sviluppo socio-economico. Penso di non urtare la sensibilità di nessuno se affermo che “questa politica” è stata per la provincia di Caltanissetta, una vera e propria calamità (in)naturale. Concludiamo parlando di elezioni regionali. Michele Mancuso sarà candidato o “panchinaro di lusso”? Qualunque sia la scelta di Gianfranco Miccichè per quello che riguarda il mio ruolo nelle imminenti elezioni regionali, sono certo di condividerla a priori con la stessa serenità ed impegno cheho profuso nel progetto Grande Sud sin dall’inizio. Quando uno come me sente veramente di far parte di una squadra, poco importa se si è “titolari” o “panchinari”. Se poi dovessi essere scelto come “ Questa provincia ha“folli razionalità” che necessitano di essere soddisfatte uno dei candidati, non dovrei faticare più di tanto per organizzarmi. Io sonosempre presente con la mia gente, 365 giorni l’anno, lontano dai riflettori. Per cui, tragga lei le conclusioni. Luglio www.ilfattonisseno.it 15 16 Luglio www.ilfattonisseno.it Papà e figlio, emozioni all’ombra del Big Ben Il piccolo titano nisseno, Mirco Scarantino, ad appena diciassette anni compiuti partecipa ai giochi olimpici di Londra. Un sogno “giovane” frutto di duro lavoro ed abnegazione che schiude le porte di un futuro che si preannuncia denso di soddisfazioni al pesista che vanta una tradizione di famiglia da record, degna di un romanzo: il padre Giovanni, ha partecipato a tre olimpiadi Il fuoco di Olimpia arde in casa Scarantino Giovanni Scarantino con il papà Sebastiano di Donatello Polizzi L a fiamma arde nel braciere olimpico, i dischi del bilanciere sono nemici implacabili, le mani affondano nel magnesio e poi il piccolo titano si dirige al centro della pedana per tentare di alzare verso il cielo i pesi e la voglia di vincere. Il sogno dell’esordio olimpico ha già fatto capolino centinaia di volte nella mente del nisseno Mirco Scarantino, diciassette anni, che parteciperà alle Olimpiadi di Londra 2012 nel sollevamento pesi, categoria cinquantasei chilogrammi. Abbiamo incontrato questo straordinario atleta, un concentrato di potenza in 166 cm e poco più di 55 chili, prima della partenza per il ritiro olimpico. Insieme con lui, il padre Giovanni Scarantino, tre Olimpiadi come atleta ed altre tre come tecnico; nella capitale inglese avrà la gioia, densa di grandi responsabilità, di guidare il figlio. Caltanissetta è in grado di esprimere una favola sportiva dai contorni romanzeschi: sette Olimpiadi fra padre e discendente. Mirco è assorto, ha da poco finito il suo allenamento pomeridiano e trasmette dagli occhi il dinamismo di chi è portatore sano di gioventù, entusiasmo e quel pizzico di spensieratezza che forse aiuta a distogliere la mente dalla parola che rappresenta per ogni atleta il concentrato millenario per antonomasia dello sport, OLIMPIADE. La strada che conduce nel regno dei cinque cerchi è ripida, dura, intrisa di sacrifici e sudore. “La mia giornata tipo è scandita da orari ed allenamenti. Alle 07:00 la sveglia, alle 07:30 il primo allenamento e poi alle 08.30 la colazione (ovviamente nei miei pasti nulla è lasciato al caso). Alle 09:30 mi ripresento in palestra per la seconda sessione di allenamento che si protrae sino alle 11:30; alle 12:30 il dell’Acqua Acetosa presso la Collegiale Permanente Nazionale. “Caltanissetta è e rimane la mia città, dove conservo gli amici e risiede la mia famiglia ma io preferisco abi- di. Come? Io rimango di stucco, penso ad uno scherzo e lui, serio, guarda che l’hanno appena annunciato a Tg Sky Sport. Immediatamente fermiamo l’auto e telefoniamo per accertarci della veridicità della notizia. E’ stato emozionantissimo. Sento la responsabilità ma sono felice di essere fra i 270 atleti italiani che sfileranno dietro il tricolore nella cerimonia ufficiale di apertura dei Era il 1984 quando a 16 anni Giovanni Scarantino iniziava la sua carriera di pesista nella palestra del maestro Ettore Pilato in via Bixio, nel centro storico di Caltanissetta pranzo. Al centro Olimpico, in un istituto privato, dalle 14:00 alle 17:00 vado a scuola. Infine la sera, ritorno in palestra per il terzo allenamento. Sabato ci alleniamo soltanto il mattino, la sera si esce e mi piace la discoteca e domenica riposiamo”. Attualmente il talento della città di Caltanissetta vive a Roma nel centro sportivo tare nella capitale, sia per gli allenamenti sia per la tipologia di vita”. Quali cambiamenti avvengono nella vita di un diciassettenne, seppur sportivo di talento, che è selezionato per l’avvenimento planetario per eccellenza dello sport. Mirco sorride: “Ero in macchina con mio padre, perché tornavo in città per una settimana di vacanza. Mi telefona un amico e mi dice ma non sapevo che tu andassi alle Olimpia- giochi olimpici. Quando siamo stati al Quirinale con l’intera comitiva azzurra, vedere consegnare a Valentina Vezzali la bandiera dal Presidente delle Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata una sensazione indescrivibile”. Eppure il sogno londinese è in parte scaturito da una delusione “ Mirco: “Caltanissetta è la mia città ma preferisco abitare a Roma” calcistica. “Ero innamorato del calcio che praticavo con costanza; al mio attivo anche un provino con la Roma. Poi un giorno mi stancai di correre e dannarmi l’anima anche per gli altri che talvolta se ne fregavano e siccome mio padre mi dava una mano per allenare la forza, utile anche per i calciatori, decisi si dedicarmi anima e corpo ai pesi con un obiettivo i campionati Juniores di Ercolano del 14 novem- www.ilfattonisseno.it Luglio La forza del silenzio di mamma Piera come atleta ed adesso si appresta a vivere la terza come tecnico, in veste (per la prima volta) di allenatore del figlio. Famiglia nissena a … cerchi olimpici. La mamma, già la mamma, il ruolo complicato di chi deve avere a che fare con due atleti che trascorrono parte della vita fra allenamenti, viaggi e competizioni sportive. In questo Piera è stata straordinaria ma ha vissuto il tutto in maniera schiva, gioendo in silenzio dei successi dei suoi cari. Sono tante le emozioni che ha vissuto durante i suoi viaggi olimpici Giovanni Scarantino. Nella pagina accanto l’ingresso della delegazione italiana nello stadio olimpico di Seul (1988). Nella foto a sinistra Giovanni e i suoi compagni di squadra con il portabandiera Pietro Mennea. bre 2009 nei quali, poi, mi aggiudicai il titolo; lì è iniziato il viaggio che mi porta a Londra. Anche se per iniziare a lavorare come un vero atleta ho dovuto convincere m i a madre che non voleva assolutamente farmi partire; determinante è stata l’opera di convincimento di mio padre”. Mirco, conclude con un sogno nel cassetto: “Appena divento maggiorenne voglio acquistare una moto”. Giovanni, fino a quel momento silenzioso e tanto orgoglioso nell’ascoltare le parole del figlio, interviene perentoriamente: “L’ultima affermazione sulla moto, eliminia- Il piccolo Mirco in braccio al papà Giovanni alla vigilia dei giochi olimpici di Atlanta del 1996 mola”. Viene fuori l’allenatore che protegge il suo atleta da ogni eventuale pericolo o il padre premuroso che tenta di tutelare il figlio? “Ancora ricordo nitidamente il giorno in cui Mirco mi disse di volersi dedicare ai pesi e dunque di abbandonare il pallone. Io ero pronto a supportarlo ma lo invitai a scegliere una sola strada. Ha frequentato il college azzurro, che io ho contribuito a creare e diretto nel primo periodo romano, di Lignano Sabbie D’Oro in seguito ha preferito tornare a casa. Si è allenato con me; ferrea la distinzione di ruoli fra allenatore e genitore. Tanti sacrifici, per rimanere in quel periodo nella ca- tegoria 50 Kg. ed a Ciechanov (Polonia) nel 2011 sono arrivate tre medaglie d’oro nell’europeo Under 17. Poi è passato nella categoria 56 kg., quella della vita, ed è tornato a College azzurro sotto la guida di Angelo Mannironi e Petr Poletaev, sempre sostenuto e supportato dal presidente nazionale della FIPE e della EWF (European Weightlifting Federation) il nisseno Antonio Urso”. Inevitabile con il primatista delle Olimpiadi, Giovanni Scarantino, che vi ha partecipato ben cinque volte, tre da atleta e due da tecnico (che dopo Londra saranno tre). Evidente il trasporto emotivo: “Prima olimpiade Seul 1988. Viaggio aereo indimentica- 17 bile, compiuto nella cabina di pilotaggio del Boeing. La sfilata iniziale e poi il villaggio olimpico, tante istantanee che si accavallano. Che squadra di pesistica, ricordo Norberto O b e r bu rge r campione olimpico a Los Angeles 1984. Io ero il più giovane della squadra, appena 21 anni”. Mirco irrompe “Ti ho superato, io ho soltanto 17 anni”. Giovanni, ribatte sorridendo beffardo: “E’ troppo competitivo, comunque ne riparliamo fra tre Olimpiadi”. Torniamo a tuffarci nel passato: “Peccato ho sbagliato lo strappo a 115 kg e lo slancio da 142 kg, altrimenti potevo arrivare al bronzo”. Alla fine si “ Curiosità A soli sei anni, Claudio Scarantino segue le orme di Giovanni e Mirco Piccoli campioni Scarantino crescono. Mirco vola alle Olimpiadi, il papà Giovanni ne ha disputate tre ed adesso sembra che anche il più piccolo, Claudio sia rimasto vittima del fascino dei pesi. Una sana alimentazione a base di pane e bilanciere poi giornate intense di palestra ed il dubbio che papà Giovanni sia un po’ pressante... nell’indicare la via sportiva da seguire. Un caso da telefono azzurro Giovanni: “accompagnare mio figlio a Londra sarà un’emozione unica torna a parlare di Scarantino Junior “Di ricordi intensi nelle mie Olimpiadi ne ho tanti ma entrare con mio figlio a Londra e guidarlo in pedana, credo sia un’emozione unica ed indescrivibile”. Generazione di fenomeni nisseni. L’immenso Muhammad Alì (nato Cassius Marcellus Clay Jr) disse: ” I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. Il giovane Claudio Scarantino anzi da bilanciere azzurro...inteso come colore della maglia della nazionale. 18 www.ilfattonisseno.it Luglio www.ilfattonisseno.it Luglio Ornamenti di Ivana Baiunco Siamo tutti maschi? o nonostante tutto donne... L o spunto per la riflessione di questo mese nasce da una frase che ormai da anni sento pronunziare ed alla quale ogni volta ho la stessa reazione, una sorta di fastidio risentito, come un fortissimo prurito alle mani . “Quella è una donna con gli attributi”. Lungi da me qualsiasi riferimento ad uno pseudo femminismo di facciata al quale non credo. Tuttavia mi chiedo il perché, nell’immaginario collettivo, una donna per essere super, un passo avanti, deve avere delle caratteristiche maschili tra l’altro ingombranti e fastidiose. Da ricercare le ragioni nella storia dell’emancipazione femminile, troppo didascalico, sarebbe più semplice tagliare corto con un :”Le donne sono donne e gli uomini uomini”. Esiste però un concetto a me molto caro,differenza di genere e di conseguenza l’identità di genere in cui ci sta racchiuso tutto un modo fatto di sfumature, chiari scuri poesia e malinconia di forza e coraggio. Si chiamano Maria Grazia, Marzia, Simona, nomi femminili per lavori che sono nati al maschile, sono i vertici, occupano posti apicali dei loro uffici, sono quelle che possono essere definite donne di potere e come loro tante altre che ogni giorni prendono decisioni gestiscono flussi economici vivono le stesse realtà quotidiane degli uomini eppure però per essere con una marcia in più devono avere “gli attributi” in un modo di vedere la donna ancora nonostante tutto, da un punto di vista maschilista. E senza attributi dagli uomini solo differentemente. Alcune di loro hanno anche dovuto superare il gap della bellezza, perché : bella, brava e capo non è tollerabile ci sarà sempre un motivo recondito per cui si è arrivati. Invece può capitare che il buon Dio in un eccesso di generosità abbia concentrato una serie di qualità sullo stesso soggetto e allora? A volte sono le stesse donne a non poter sopportare che una loro In alto da sinistra Maria Grazia Milli, Simona Filoni e Marzia Giustolisi come si fa ? Si fa lo stesso, ne meglio ne peggio soltanto in maniera differente. Le ho viste lavorare, agire, muoversi a volte con la leggerezza delle farfalle eduna delicatezza innata altre con la forza degli uragani e la potenza dei tornado. Differentemente 19 simile abbia un successo “maschile” che gestisca potere. Gli uomini fan- no branco e le donne? Le donne non hanno nel DNA la capacità di fare gruppo e se qualcuna ce l’ha lo fa con gli uomini. Sarebbe interessante intervistare un gruppo di uomini governati, diretti, da donne chi sa cosa ne uscirebbe fuori, se è vero in realtà che la gestione del potere è differente. Qualche giorno addietro mi è capitato di conoscere una ragazza che pratica uno sport maschile la boxe. Mi è stato suggerito di scrivere qualcosa su di lei come se fosse una notizia, a parte che adesso sono moltissime le donne che praticano sport maschili, ma non volendo questa volta scomodare Freud può essere che lo fa solo ed esclusivamente perché ne trae piacere e giovamento?Niente “invidia del pene” niente elucubrazioni mentali, solo emancipazione per fortuna emancipazione. Spesso già da piccoli i bambini sentono dire non piangere perché i maschi non piangono. “Comprendi la sorellina perché è femmina”, come se, fosse da capire solo per il proprio sesso, non per il carattere, la forza o la vulnerabilità a prescindere dai cromosomi. Quelli che parlano bene la chiamano discriminazione di genere. Questi bambini forse ( se faranno le giuste letture se avranno buoni maestri) comprenderanno che non è così che si giudica, la gestione delle cose dipende da altro, da tanto altro, e però nella gestione del potere il mondo ci vorrebbe tutti maschi. E se ancora ne parliamo, ne scriviamo ci confrontiamo vuol dire che è vero. Se tra qualche tempo nessuno più scriverà riflessioni simili a queste su di una rubrica, allora forse si che sarà una conquista e per completare in coerenza la firma finale a sancire la chiusura del pezzo dovrebbe essere Ivano Baiunco. 20 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Territorio Centro storico Un questionario per sapere cosa vogliono i cittadini di Marco Benanti S e si pensa ad una qualsiasi città, la prima cosa che viene in mente è il suo centro storico. È proprio il centro solitamente la parte più rappresentativa di una comunità, a parte i virtuosismi urbanistici e le moderne abitazioni della periferia. Se questa analisi la si fa però di Caltanissetta al momento la risposta di immagine dà un certo imbarazzo. Da alcune settimane la piazza nissena è un cantiere a cielo aper- e panchine? Al momento di arredo urbano nel capitolo apposito di Palazzo del Carmine non c’è traccia. Tantomeno si sa se verrà istituita una Zona a Traffico Limitato, se si andrà solo a piedi ed in quali zone. Mistero. Intanto i lavori sono partiti e pure con relativa celerità, anche al parcheggio di Via Medaglie d’Oro chiuso in contemporanea. Di certo i nisseni non sono abituati a far due passi a piedi per raggiungere l’ufficio o il tabacchi, così lamentele e via libera al parcheggio prima selvaggio e poi regolarizzato sotto la fontana del “ L’architetto Pino Rumeo to, un grande recinto da scenario post sismico, con transenne, negozi chiusi e poche, pochissime persone che lo attraversano a piedi. Tutto è in prospettiva, viene detto, dato che al termine del cantiere della Grande Piazza ci sarà…Boh? Su come sarà piazza Garibaldi a lavori ultimati è ancora un mistero. Verrà seguita la linea rossa dell’avveniristico progetto iniziale della grande piazza? Sarà tutto su un unico livello? Le auto saranno in coda su questa linea su fila unica? E cosa ci sarà a delimitare il percorso? Dissuasori? Catene? E di arredo urbano, illuminazione Organizzeremo una tre giorni con tutte le istituzioni per definire un progetto di sviluppo urbanistico tritone. Proprio come ad Amsterdam verrebbe da dire... Ma Amsterdam è tutta pianeggiante! direbbe qualcuno. Ma a Caltanissetta non ci sono i -10 del Gennaio olandese diremmo noi! Questione di abitudine ed educazione insomma. Ma i nisseni che centro storico vorrebbero? Che centro storico meritano? Se lo sono chiesti quelli del Partito Democratico del circolo Centro Storico che non prima di aver effettuato approfonditi studi hanno approntato un questionario che i nisseni stanno compilando offrendo le loro proposte sulla piazza che vorrebbero. Non a caso il questionario prende il nome “La Piazza che vorrei: idee e desideri per il Centro Storico e la Piazza di Caltanissetta”. L’idea è dicevamo del PD nisseno, ed a spiegarci l’ini- ziativa è uno dei tecnici che sul questionario ha studiato, lo ha formulato, lo ha insomma reso una realtà. Al Fatto Nisseno ed ai suoi lettori l’Architetto Pino Rumeo racconta da cosa il questionario ha preso le mosse. “ Il questionario che stiamo sottoponendo alla cittadinanza- dice Rumeo- è un momento di ascolto, uno strumento per capire e far capire quali sono gli ingredienti per consider are il centro storico nisseno una risorsa e non un problema”. Il Circolo “Centro storico” PD ritiene necessario un cambiamento culturale in cui ognuno riconsideri le proprie convinzioni a beneficio di soluzioni maggiormente condivise e idonee allo sviluppo urbanistico, sociale ed economico dell’intero Centro Storico”. Il questionario secondo gli esponenti del PD, vuole concorrere a definire la progettualità più appropriata da attuare per risolvere le criticità attuali; è articolato in sei “aree tematiche”: regole di accesso e uso (pedonalità, Z.T.L., mezzi di controllo); mobilità (trasporto pubblico, parcheggi e sosta per auto, moto e bici); sicurezza (vigilanza, telecontrollo); riqualificazione (arredo urbano, barriere architettoniche, bagni pubblici), valorizzazione (funzioni sociali, culturali, commerciali e turistiche; vivibilità (servizi, raccolta differenziata, igiene e pulizia degli spazi a uso pubblico, inquinamento atmosferico e acustico). Al momento le stesse perplessità s o l l e v at e dai commercianti, che nel frattempo hanno fatto le valigie e si sono trasferiti altrove, permangono anche e soprattutto per i residenti del centro storico nisseno. Si è parlato di incentivare famiglie, giovani coppie a risiedere in centro, ma a che prezzo ed in quali condizioni? “Sull’ar- gomento non ha di certo agevolato il lavoro della Soprintendenza ai Beni Comunali di Caltanissetta - dice Rumeo- che per esempio ha prima approvato un piano di rilancio della Provvidenza, mentre dopo ha bloccato tutti i progetti mantenendo lo status quo”. Morale, altro che giovani coppie, il comune nisseno se da un lato approva una “carta dei rischi”, dall’altro vende immobili vetusti a prezzi modici forse per scaricare il problema a chi compra, come nel caso del cittadino extracomunitario che meno di un mese fa ha acquistato un rudere a 550 euro, a patto e condizione che lo sistemi da se. Il questionario poi trova una serie di idee e proposte da far valutare ai cittadini sulla questione parcheggi e trasporto pubblico, con la possibilità ad esempio di istituire bus navetta da e per il centro storico collegamento con bus navetta (magari con costo incluso nel ticket del parcheggio); o ancora abbonamenti mensili a tariffe agevolate per gli operatori commerciali; schede magnetiche prepagate come possibile forma promozionale dei commercianti verso i propri clienti abituali. Ed intanto i questionari compilati e raccolti sono già oltre 300. “Infine - conclude l’architetto P i n o Rumeo- il Circolo Centro Storico del PD chiamerà attorno ad un unico tavolo gli Ordini professionali, la Soprintendenza, l’Ance, l’Amministrazione e la cittadinanza per una tre giorni che avrà come obiettivo quello di definire un progetto di sviluppo urbanistico, sociale ed economico dell’intero Centro Storico, di cui la Piazza non è che punto di convergenza e di sintesi”. www.ilfattonisseno.it Luglio 21 Fitness in città Agosto in palestra, last minute per la forma di Leda Ingrassia S cattata l’ora “x” della tanto temuta prova costume c’è chi, notando ancora qualche difetto sul suo corpo, pensa di correre ai ripari last minute. Peccato però che in questi giorni di calura è difficile resistere, ad esempio, ai gelati e il relax delle vacanze potrebbe farci perdere di vista la forma fisica: non dimentichiamoci poi che bellezza significa davvero fatica e ci vogliono diversi mesi di corretta alimentazione e adeguato allenamento per essere tonici e snelli. Con l’estate poi bisogna pure stare attenti alle alte temperature, con tutti i rischi che possono avere per la salute. Abbiamo affrontato questo argomento con Alfonso Curatolo, 35 anni, istruttore e presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Fitness Club di Caltanissetta. “In estate consiglio di fare lunghe passeggiate a piedi nelle ore più fresche della giornata come la mattina presto e la sera, mangiare più frutta e verdura e meno cibi ricchi di grassi, idratarsi correttamente bevendo almeno 2,5 litri di acqua al giorno, dato che con il sudore e l’attività fisica si perdono tanti sali minerali. Raccomando inoltre a tutti di non affidarsi a diete fai da te o consigliate da amici, ma di seguire schemi alimentari prescritti da medici in base alle proprie caratteristiche fisiche. Per chi vuole allenarsi, invece, attenzione a non esagerare soprattutto nelle ore più calde: suggerisco di praticare una normale attività fisica e soprattutto di seguire un programma di esercizi elaborato da personale qualificato”. Così come avviene all’interno della palestra gestita, oltre che da Alfonso, pure dal vice presidente dell’associazione Marco Rizzo, 38 anni, anche lui esperto istruttore di fitness: entrambi vantano un’esperienza ventennale nel settore. “Un fisico allenato correttamente - afferma Marco - è pieno di energia che si rivela nel tono e nel colorito della pelle, nella luminosità dello sguardo, nell’armonia del movimento. Il nostro pensiero è che questa filosofia produce risultati eccellenti per il praticante e per la società, sotto molti punti di vista, soprattutto in termini di difesa dal decadimento fisico. Il fitness è per noi un modo di vivere, uno stile tutto particolare, una filosofia di vita attiva. Dedicando parte del tempo libero al corpo si scarica il fisico e “ Per noi il fitness è un modo di vivere, una filosofia di vita attiva la mente e così si combatte anche lo stress. Il nostro obiettivo è la salute”. Nei locali di via Saragat, infatti, tutti i giorni anche d’estate, oltre ai due titolari, altri personal trainers qualificati come Giuseppe, Davide e Totò seguono attentamente i tanti soci che praticano body building ticata costantemente tutto l’anno per ottenere dei risultati evidenti e per stare in salute: cerchiamo di educare i nostri soci proprio sul fatto che l’esercizio fisico deve essere uno stile di vita. Da noi si iscrivono intere famiglie, nonni, figli e nipoti. In estate poi si ottengono i massimi risultati dato che si registra nel corpo una situazione ormonale favorevole e difficilmente ci si infortuna dato che il riscaldamento dei muscoli è favorito dalle temperature elevate. La nostra idea dell’apertura estiva è stata molto gradita non solo da chi freqenta la palestra tutto l’anno ma anche da nuovi soci, facendoci registrare un numero di ingressi e iscrizioni più alto rispetto agli anni passati”. Ricca poi l’offerta di discipline proposte dall’associazione durante l’anno e anche per il mese di agosto. “Oltre al body building che si può praticare qui in palestra, come ogni estate abbiamo trasferito alcune attività all’aria aperta. E’ il caso villa Monica”. Attività estive che i titolari della Fitness Club hanno deciso di pubblicizzare nelle settimane scorse con dei manifesti che immortalavano, sul paesaggio di sfondo, il “lato b” di tre giovani ragazze e che ha suscitato grande scandalo tra alcuni cittadini. “Abbiamo avuto un notevole riscontro da quella pubblicità A sinistra i gestori della palestra Marco Rizzo e Alfonso Curatolo, rispettivamente vice presidente e presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Fitness Club di Caltanissetta. Sopra il manifesto della discordia all’interno della sala attrezzi. “Abbiamo deciso di tenere la palestra aperta anche ad agosto - continua Alfonso Curatolo - appunto perché riteniamo che l’attività fisica va pra- dello Spinnig con il maestro Giuseppe Ajera, le cui lezioni si tengono a Pian del Lago, e della Zumba che le istruttrici Niluka Cartia e Silvia Campisi propongono nel parco di - aggiunge Alfonso - e un enorme consenso dalla gran parte dei nisseni. Fortunatamente, perché questo era il nostro obiettivo, la maggioranza delle persone non si è sentita per nulla offesa dalle immagini proposte nei manifesti, comprendendo che si trattava solo un modo per esaltare la bellezza del corpo femminile perfettamente allenato”. Trascorso agosto però Alfonso Curatolo annuncia qualche sorpresa per mesi successivi. “A settembre i nostri soci vedranno delle novità in palestra ma al momento è tutto top secret”. 22 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & San Cataldo L’INTERVISTA. L’ ex sindaco si racconta tra ricordi ed emozioni del suo mandato Giuseppe Di Forti: “nè rimpianti nè rimorsi” di Claudio Costanzo P arla Giuseppe Di Forti. Per la prima volta dal 23 maggio scorso, cioè dal passaggio di consegne con il nuovo sindaco Francesco Raimondi, l’ex primo cittadino si concede a penne e taccuini, raccontando quella che è stata la sua esperienza al governo della città di San Cataldo. Dopo cinque anni, però, è cambiato la “location”: non siamo a to bancario con impegno e passione, coniugando i molteplici impegni professionali quali quelli di docente di economia aziendale all’Istituto tecnico-commerciale “Mario Rapisardi” e di dottore commercialista. Anche se i luoghi e i contesti sono altri, ritroviamo la medesima “verve” di Di Forti, spigliata e vivace come quando da sindaco convocava le conferenze nità sancataldese in autentico spirito di servizio. Ho accantonato per cinque anni i miei impegni professionali. Non ho rimpianti ne’, e questa è la cosa più importante, rimorsi. Conservo tanti ricordi nel cuore, rifarei tutto salvo, con senno del poi, qualche passaggio politicamente debole. Posso dire che cinque rappresentano un periodo sufficiente per lasciare un sono sotto gli occhi di tutti. Ho combattuto battaglie su vari fronti e sono soddisfatto. Molti sono gli attestati di stima che ho ricevuto e che continuo a ricevere, anche fuori da San Cataldo. A proposito un particolare ringraziamento desidero rivolgere ai nisseni che, pur non essendo direttamente interessati, evidentemente hanno seguito ed apprezzato il mio impegno”. Dopo cinque anni, però, ha deciso di tornare alle sue attività professionali. “Era previsto così; ricordo infatti che sono stato coinvolto da tecnico prestato alla politica e io alla coerenza ci credo. Oggi porto avanti il progetto della Banca locale in una terra particolarmente difficile qual’è la nostra. Il Credito Cooperativo è un moto- “ Palazzo delle Spighe ma nello splendido palazzo delle ex Poste Centrali di Caltanissetta restaurato e restituito alla pubblica fruizione. Il presidente Di Forti, infatti, ci accoglie nel suo ufficio, alla sede centrale della Banca del Nisseno – Credito Cooperativo di Sommatino e Serradifalco. Questo è il suo “habitat naturale”; già prima di diventare sindaco guidava l’Istitu- stampa al Comune. Iniziamo, dunque, con le domande. Dott. Di Forti, cosa hanno lasciato in lei cinque anni di Sindaco di San Cataldo? “Un’esperienza unica, eccezionale ed irripetibile che mi ha arricchito dal punto di vista interiore e dei rapporti umani. Vivo la gratificazione di aver contribuito alla crescita della comu- segno; io ho realizzato il più lungo elenco di opere pubbliche della storia della città, mantenuto i conti in ordine, implementato una molteplicità di servizi sociali, modernizzato la macchina comunale e lasciato il paese pulito. Certamente ho beneficiato della continuità con il mio predecessore e della fattività del gruppo politico che mi ha sostenuto ed i risultati Quella di sindaco è stata un’esperienza che mi ha arricchito interiormente re della micro-economia e la sua è un’attività ad alta valenza sociale, quindi parimenti importante. La mia opera non è quella di un capitalista ma di un cooperatore ed è questa la logica con la quale la banca serve le famiglie, gli agricoltori, gli artigiani, i professionisti, i commercianti e in generale i piccoli imprenditori. Lo faccio perché mi piace e ci credo. L’attività scolastica mi completa perché mi consente di mantenere il contatto con i giovani mentre la professione rappresenta la fonte di reddito principale per la mia famiglia. Come vede il futuro della politica? La politica è il riflesso della società. La crisi è valoriale. Penso che occorra una crescita culturale. Se è vero che vi è la necessità di una moralizzazione della politica è ancor più vero che ciò deve avvenire dal basso. Da cittadini bisogna rendersi conto che alla politica non va chiesto ciò che essa non può e non deve dare. Non sempre purtroppo è così. Per questo in politica servono uomini forti, illuminati e liberi, capaci di guardare lontano e spendersi per il bene comune, affrancandosi dalle logiche clientelari. Purtroppo c’è molta incoerenza in giro”. Durante il passaggio di consegne con Francesco Raimondi lei ha assicurato la propria disponibilità ad una collaborazione. In che modo? “Non sul piano politico, ovviamente, ma su quello operativo per gli aspetti amministrativi. Amministrare la cosa pubblica non è facile, potere evitare alcuni errori o anche semplicemente accelerare alcuni percorsi burocratici aiuta”. Si è conclusa definitivamente la sua esperienza politica? “Al momento si. Esco da questa esperienza arricchito e con animo sereno. Non escludo però in futuro un nuovo impegno; mai dire mai. Devo dire che impegno serio in politica vuol dire sacrificio. Per questo voglio rivolgere pubblicamente un grazie a Luglio “ Per adesso mi fermo con la politica, ma mai dire mai mia moglie ed alle mie figlie che negli ultimi cinque anni hanno sofferto la mia assenza per le attenzioni che ho dedicato alla famiglia più allargata: la mia città. Adesso sto cercando di essere più presente con loro”. Veniamo a quanto accaduto alle amministrative di maggio. Si aspettava questo risultato? Crede che se lei si fosse ricandidato sarebbero potute cambiare le cose per il centrodestra? “Ciò che è successo era in buona parte preventivabile. Una mia ricandidatura sarebbe avvenuta su basi diverse rispetto al primo mandato ma quasi certamente non avrebbe portato a diversa sorte perché era cambiato il vento a livello nazionale e perché a livello locale, dopo quindici anni, era maturata voglia di alternanza. Alla fine forse è anche meglio così; 15 anni sono un tempo lungo, una generazione. Avendo una visione di servizio, dico che tutto sommato il confronto è salutare”. Ultima domanda: quali sono le soddisfazioni maggiori del suo mandato da sindaco? “Avere riaperto il Teatro Marconi dopo 28 anni e vederlo frequentato, avere ristrutturato lo stadio Valentino Mazzola con il campo in erba e saperlo attivo, vedere la radioterapia funzionante e ricordare l’intermediazione andata a buon fine per la realizzazione dell’opera e tante, tante altre cose del genere. L’ultima emozione: la riqualificazione del piazzale degli Eroi; vedere, ad opera finita, giovani che vi giocano e meno giovani che vi passeggiano. Quella piazza è diventata un luogo di incontro, uno spazio vivo. Attendo ora la manutenzione delle principali strade, progetto che ho coltivato per due anni e che mi avrebbe fatto piacere vedere realizzato ma lungaggini burocratiche lo hanno impedito. Così come la video-sorveglianza delle zone sensibili della città; un’iniziativa finanziata dal Ministero dell’Interno che ho seguito personalmente recandomi più volte a Palermo. San Cataldo è divenuta negli anni una bella cittadina. Grande merito va al mio predecessore; con i suoi dieci anni di amministrazione e i miei cinque la città ha cambiato volto. Auspico che il collega commercialista Franco Raimondi, al di la delle diverse posizioni politiche, possa proseguire l’opera e il cammino di crescita”. www.ilfattonisseno.it San Cataldo 23 LA QUERELLE. Il commissario liquidatore dell’Ato Cl1 chiarisce l’intera vicenda Rifiuti a San Cataldo, Ingala assicura “Finita l’emergenza dei giorni scorsi” Sembra finita l’emergenza rifiuti a San Cataldo. Ancora il servizio non garantisce la copertura completa e continuativa, ma sono distanti ormai i giorni in cui il cittadino sancataldese era costretto a camminare tra tanfi insopportabili e spazzatura che sembrava diventare (in)decoro urbano. La polemica ha attraversato la Città ed è approdata in Consiglio Comunale, che ha approvato la proposta di deliberazione sulla riscossione diretta della TARSU dopo un confronto serrato tra chi (la minoranza) ha preteso il rispetto dei Regolamenti e della autonomia decisionale del Consiglio, pretendendo prima un chiarimento dall’Ato CL1, e chi (la maggioranza) ha ritenuto che si potesse approvare la proposta e soltanto dopo inviare una lettera dei capigruppo. Il motivo del contendere era la riscossione non autorizzata del tributo da parte dell’Ato CL1, con formule non chiare in bolletta, e chiedendo il saldo in 3 rate invece che nelle 4 previste. Abbiamo sentito la Dott. Elisa Ingala, liquidatore dell’ATO CL1, che ci ha gentilmente concesso una lunga intervista telefonica. A San Cataldo per qualche giorno si è registrata un’emergenza rifiuti. A cosa era dovuta? Un intoppo burocratico: la Regione do- veva rinnovare il decreto per il conferimento alla discarica di Siculiana, che scadeva il 30/06 e abbiamo chiesto invano una proroga. Il decreto poi è stato firmato con 4 giorni di ritardo, ci è pervenuto a firma Lombardo, come assessore ad interim perché il dirigente competente si era dimesso. L’emergenza era del tutto inaspettata e non ha riguardato soltanto San Cataldo ma tutti e 15 i comuni dell’Ato. Per accelerare le operazioni abbiamo anche preso un altro autocompattatore… Quanti operano adesso a San Cataldo? In una nota del 23/06/2012 lamentavate il fatto che fossero soltanto 2. Ora ci sono 4 autocompattatori, due più piccoli. Che tipo di servizio svolgono? 3 turni di lavoro dalle 22:00 alle 16:00, orari dagli orari di chiusura della discarica di Siculiana. Possono transitare per la stazione di travaso a Caltanissetta, e rientrare più velocemente, oppure andare direttamente a Siculiana, cosa che qualche volta è accaduta in questi giorni. Ritiene di poter tranquillizzare il cittadino? Sì e certamente per tutta l’estate: il momento critico è passato. Anche se per avere tutti i cassonetti in ordine serve la collaborazione del cittadino che spesso conferisce disordinatamente: ci sono degli orari e sarebbe utile che li rispettassero tutti. Gli attuali orari di conferimento non le sembrano in contrasto con quelli del servizio di ritiro? In effetti sarebbe auspicabile un conferimento a partire dalle ore pomeridiane: i rifiuti stanno tutta la mattina fermi e noi iniziamo alle 22:00. Si accumulano rifiuti e con il caldo è facile che il cattivo odore aumenti. Per me sarebbe opportuno cambiare l’orario, dal primo pomeriggio alle ore serali. In Consiglio Comunale non sono mancate le polemiche, che avrà seguito sui giornali. Ho già risposto alla lettera dei capigruppo. Ho ereditato una situazione particolare: il concessionario per la riscossione non era la Serit, che ha operato fino al 2009, ma l’Aipa, con cui si è dato il via a un contenzioso sia civile che penale. Ho interrotto immediatamente i rapporti con l’Aipa: non potevo prorogare il servizio con loro né bandire una gara, per questione di tempistiche troppo lunghe, e correvamo il rischio di non potere riscuotere per un tempo irragionevole. Ho dotato il nostro personale di nostro software per una gestione senza intermediari, risparmiando immediatamente l’agio dovuto al concessionario, che era del 3,45%. Ho inviato una lettera ai Comu- “ Serve la collaborazione dei cittadini per migliorare il servizio ni, ad Aprile, per avvisare della situazione e del metodo adottato, chiedendo l’accelerazione della modifica dei regolamenti. Scelta di opportunità e obbligata. Non sarebbe stata opportuna maggiore chiarezza verso il cittadino? Non spettava a noi. Forse il Consiglio Comunale non ha compreso… o meglio forse non gli è stato relazionato bene e non sono stati illustrati a dovere quali fossero situazione attuale e vantaggi. E comunque il fatto che non abbiano adottato o abbiano annullato la proposta non ha creato grossi problemi: i nostri erano avvisi bonari e non riscossioni coattive… L’utente era autorizzato anche a non pagare, insomma… Non potevamo impugnare l’avvi- so, non poteva creare danno. Ma al contempo avevamo bisogno di riscuotere tutto quello che potevamo. Tutto questo è stato spiegato al Consiglio? Nella risposta sì, ma ero già stata chiara prima. Ho spiegato che non era un atto di prepotenza e non c’era intenzione di scavalcare nessuno: rispetto le competenze delle istituzioni. Avevo avvisato tutti che c’erano ragioni estreme che mi imponevano di agire così. Però sulla bolletta c’era indicato che eravate state autorizzati dai Consigli Comunali… È un riferimento generico che riguarda la quantificazione del tributo e non la sua riscossione. Il regolamento prevede la riscossione in 4 rate, negli avvisi la richiesta è di saldare in 3 rate. Non avevo scelta, ho spiegato anche questo. Abbiamo cominciato la riscossione l’anno scorso a Luglio, mettere la quarta rata ci avrebbe portati all’anno successivo, tempi troppo lunghi. Tra l’altro con questo sistema c’è una riduzione dei costi per l’utente. Ma pagando in 4 rate, ma anche ad acconti forfettari, non ci sarebbero stati problemi… No, prima no. Ora è diverso: invieremo una raccomandata e la riscossione sarà coattiva. A San Cataldo non abbiamo cominciato, negli altri comuni sì. Ma si dovranno seguire per forza i regolamenti. Sì, direi proprio di sì. È evidente il salto di qualche passaggio istituzionale. Benché siano in parte condivisibili, le ragioni dell’Ato non possono prevalere sul rispetto dei Regolamenti vigenti e sull’autonomia decisionale delle istituzioni. È altresì mancata una reazione da parte del Comune che, avvisato dalla Dott. Ingala, avrebbe dovuto e potuto prendere misure adeguate per impedire il formarsi di un precedente fastidioso e, a lungo andare, pericoloso: di potere, cioè, scavalcare Sindaco, Consiglio Comunale e istituzioni senza alcuna conseguenza. 24 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Curiosità Arte e natura ...che passione di Leda Ingrassia C altanissetta come ogni città ha i suoi talenti più o meno noti. Uno di questi è sicuramente Maurizio Tomasello, una figura umana poliedrica che coniuga al suo interno due diverse anime: quella del medico veterinario che ama gli animali e quella estrosa del pittore, con una passione sfrenata per l’arte, per le sfumature di colore, per un sapiente tocco di spatola sulla tela. Un accostamento che può apparire magari inusuale ma che il 53enne nisseno puro sangue, sposato e papà di due ragazze, da 17 anni fa vivere in un’unica persona. “Gli animali sono il mio primo amore tanto che, dopo il diploma al liceo classico, ho scelto veterinaria e in questo settore inquadravo tutto il mio futuro. Una mattina però mia moglie mi disse che voleva acquistare un quadro: dato il costo elevato, le dissi che quel dipinto che lei desiderava glielo avrei realizzato io. Da lì, confrontandomi con la tela bianca scoprii dentro di me questa passione per l’arte”. Un’escalation continua che ha portato Maurizio Tomasello, da autodidatta, a raggiun- gere più volte importanti traguardi: nume- rose mostre allestite e apprezzate in varie parti d’Italia e non solo, presenza costante in prestigiose gallerie, nonché, solo per citarne un paio, un premio città di New York e uno Torre Eiffel di Parigi. A favore di Tomasello ha giocato anche il consenso di gran parte della critica importante. “Un giorno mi telefona un avvocato a cui Sgarbi aveva dato il compito di contattarmi perché era interessato a vedere le mie opere, alcune delle quali le aveva già notate presso l’hotel “Suite d’autore” di Taormina. Sono andato a Salemi ed è stata una grande soddisfazione incontrare una delle figure più autorevoli della critica d’arte italiana, quale è Sgarbi, e ricevere da lui in persona i complimenti per le mie creazioni”. “Maurizio Tomasello è l’artista che rende più fiorito il mondo”, così l’ha infatti etichettato ufficialmente Vittorio Sgarbi. Fondamentale per un artista è poi l’ispirazione. “Mi limito a riempire con il colore la tela bianca perché su di essa vedo già il quadro prima di cominciare a dipingere. Protagonisti delle mie opere sono soprattutto i paesaggi tipici del nostro entroterra, dato che ho un amore sfrenato essere uniche nello scegliere il proprio look, che amano l’arte, che sono raffinate e a cui piace distinguersi”. Maurizio Tomasello però non ha pensato solo al gentil sesso. “Sperimentato il succ e ss o per la Sicilia. Per lavoro viaggio quasi gior- nalmente da Caltanissetta ad Enna ed è proprio osservando ciò che mi circonda durante questo tragitto che spesso trovo l’idea per un’opera. Ecco infatti che fiumi, dighe, laghi vengono catturati dal mio sguardo e rielaborati in un quadro. Alcune volte invece l’ispirazione viene di notte: mi alzo dal letto e mi metto a dipingere. Non sono mai contento di quello che faccio, sono molto critico e per questo mi capita spesso di cominciare qualcosa e poi di cambiarla totalmente in corso d’opera”. Dai quadri di Tomasello però i protagonisti del paesaggio siciliano, come l’erba, i fiori, i colori intensi, sembrano venir fuori dalla tela e potersi toccare con mano. Qual è la peculiarità del pittore nisseno? La cosiddetta “arte a spasso”. “Ad un certo punto mi sono detto: bene, tutti apprezzano i miei quadri, sono belli ma restano chiusi tra le quattro mura di una casa o di un ufficio e bisogna invece farli uscire. Così ho pensato di immortalare la mia arte su delle borse: in pratica, consegno il mio quadro ad un borsettificio di alta moda di Pietraperzia che me lo riconsegna sotto forma di accessorio femminile. Una grande idea che è stata molto apprezzata soprattutto da quelle donne che vogliono tà di rosa, verde, blu e viola. I miei quadri preferiti sono però in bianco e nero”. La vena artistica Maurizio Tomasello l’ha probabilmente ereditata dagli avi. “Mio zio, il fratello di mia mamma, nonché mio padrino, disegnava davvero molto bene e di lui custodisco molti lavori, così come del fratello di mio padre che era invece un poeta molto apprezzato. Le mie figlie mostrano interesse per l’arte. Tutte le volte in cui mia moglie disprezza un quadro che sto realizzando, questo ottiene un grande successo, mentre, quando esprime parere positivo, per scaramanzia, tolgo tutto e ricomincio da capo”. Il laboratorio creativo del pittore è un locale in via Dante Aligheri, nonostante casa sua resti il primo luogo di esposizione dei suoi quadri. “In circa 20 mq di cuci- Maurizio Tomasello delle borse, ho pensato di coinvolgere anche gli uomini nella mia produzione artistica. Sono riuscito, in altre parole, a fare di una striscia di tessuto, quale può essere una cravatta, un quadretto: così è nata questa altra piccola forma di arte a spasso pensata indubbiamente per degli uomini un po’ estrosi e di buon gusto”. Dunque un artista in cui il classico si coniuga col moderno: non solo quadri, in cui un paesaggio rurale viene bloccato all’interno di una cornice, ma anche borse e cravatte, protagoniste pure di particolari installazioni. Gli attrezzi del mestiere? “Ho una quarantina di spatole e tanti colori: adoro il giallo, il rosso, l’arancio, particolari tonali- na ce ne sono ben 18, per non parlare poi di quelli che riempiono la scala. E’ bello essere pagato per la propria arte e sapere che le proprie creazioni riempiono gli ambienti più prestigiosi non solo di Caltanissetta ma anche di altre parti del mondo. Non ricordo tutti i quadri che ho dipinto ma se mi capita di rivederli è come incontrare dopo tempo un vecchio amico. Sono convinto che il problema della diffusione delle mie opere sia legato al loro costo, ma d’altronde sono creazioni di un certo prestigio e valore. Penso comunque che non vedrò la mia fama e che magari quando non ci sarò più si parlerà di me e diventerò famoso”. Luglio Ogni 200,00 euro di Spesa Omaggio T Assistito 365 che comprende soccorso traino in caso di guasto e auto sostitutiva nel caso che il guasto superi i 5gg. www.ilfattonisseno.it 25 26 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Vallone Giuseppe, il povero ricco una vita per il gioco di Osvaldo Barba La storia vera di un miliardario ritornato tristemente povero tra luculliani pranzi e poker al cardiopalmo S e la vita di ognuno di noi potesse essere descritta attraverso una paronomasia, quella del personaggio in questione potrebbe tranquillamente essere riassunta con: “dalle stalle alle stalle”. Giuseppe, ultrasessantenne e noto personaggio mussomelese, di questa annominazione non ha mai né sofferto né tantomeno recriminato. Ha sempre vissuto la sua vita con la filosofia che il tutto e il nulla sono solo concetti e che il senso del possesso va di pari con la percezione della mancanza. Per raccontare la sua vita probabilmente ci vorrebbe un’intera enciclopedia e forse non basterebbe neanche. In sintesi il tutto è riassumibile in due sole parole: cibo e carte. Per i cinofili, Giuseppe potrebbe essere tranquillamente paragonato ai personaggi di Ugo de “La grande abbuffata” e a Franco de Regalo di Natale. Un giocatore di carte professionistache, fino a quando le risorse economiche glielo hanno permesso, ha “calcato” i tavoli verdi dell’intera provincia di Caltanissetta ed Agrigento con l’innata freddezza classica di chi, volendo usare una metafora, non ha mai avuto nulla da perdere nonostante la posta in gioco sia stata sempre altissima.Già perché Giuseppe, nonostante la mancata alfabetizzazione non ha mai avuto problemi di interpretazione, né di lettere né tantomeno e soprattutto di numeri. Il gioco delle carte è stato il filo conduttore di una vita dove, vincite esorbitanti e perdite astronomiche, sono state il contraltare di un personaggio quasi unico nel suo genere. Lui, di umili origini e con un bagaglio di vita in cui non sono mai mancati colpi di scena, dai deliri di onnipotenza alla depressione da “sconfitta bruciante” è entrato di diritto nella storia di questo paese (ovviamente non quella dei libri) per aver vissuto realmente il pathos di quella che è poi diventata la storia cult delle perle cinematografiche di Pupi Avati. Infatti, la vigilia di un Capodanno di circa 30 anni fa, quello che doveva essere il “pokerino” veloce tra amici prima del cenone, si trasformò nei fatti in una delle più grosse vincite di Giuseppe nella sua lunghissima storia di giocatore professionista. Infatti, la partita andò ad oltranza fino alle prime luci dell’alba quando, incuranti degli interminabili botti che sancivano la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno e assuefatti e risucchiati in un turbinio di emozioni e sentimenti contrastanti, i giocatori si alzarono dal tavolo senza nemmeno preoccuparsi di farsi gli auguri. Giuseppe, con lo stesso aplomb che lo aveva contraddistinto qualche ora prima quando era “sotto” di parecchie decine di milioni delle vecchie lire, si alzò proprietario di alcune automobili e con un conto in banca da nababbo. Diversa la storia del suo avversario che, da proprietario di una avviatissima concessionaria di automobili si alzò sommerso dai debiti e con non altra soluzione se non quella di scomparire per u n tempo relativamente lungo dalla storia di questo paese. Ma Giuseppe non ha riportatosolo vincite esorbitanti. Qualche volta, nel suo personalissimo cartellino, ha annotato anche perdite apocalittiche. Come quando (racconto voxpopuli) in una sola sera agli inizi degli anni 90, perse l’astronomica cifra di un miliardo e mezzo di lire, dovendo cedere le stesse proprietà che aveva vinto qualche anno prima. Ma Giuseppe è anche famoso non solo per le carte ma anche per la sua “fame da lupo”. Rimane negli annali della storia quando, agli inizi degli anni ’80, in un caldo ed afoso primo pomeriggio d’estate, Giuseppe entrò nel sempre affollato e mitico “Bar Quartara”. Nel mentre racconta- va del suo lauto quando luculliano pranzo arrivò sul bancone del bar un vassoio stracolmo di succulenti ed invitanti cannoli. Uno dei giovani presenti, considerando la fase di digestione e soprattutto volendo provocare Giuseppe, lo sfidò affinché mangiasse tutti i cannoli contro una considerevole somma in denaro. Ad un certo punto, ci fu una diversità di opinione tra i due scommettitori, sul numero di cannoli mangiati. Il giocatore di nascita è professionista in ogni occasione. Dopo un attimo di tentennamento e di incertezza Giuseppe, per dirimere ogni controversia, rilanciò su un piatto apparentemente a favore del suo avversario: “Nessun problema, ricominciamo da capo!!!”. Fu quella l’ennesima scommessa vinta da Giuseppe. Oggi, l’ultrasessantacinquenne ex giocatore professionista, vive la sua vita di pensionato con lo stile e la parsimonia che contraddistingue tutti coloro che faticano a sbarcare il lunario. Qualche “peccato di gola” Giusep- pe ancora se lo concede. Come quando ultimamente gli è stato chiesto cosa mangiasse a mezzo giorno. Lui ha risposto: “nulla di particolare, solo un po’ di mizzanu (ziti) e qualche uovo. Solo nel tardo pomeriggio si è scoperto che di pasta ne ha mangiato 800 gr più il condimento e di uova “appena” 30. Ovviamente il tutto senza pane. Perché Giuseppe, alla linea, ……ci tiene!!!!! www.ilfattonisseno.it Luglio Mussomeli, tra fantasmi ed “incantesimi” è il paese del mistero Apparizioni e “sparizioni” in un fantasmagorico contesto Non ci avevo mai fatto caso come il significato intrinseco di alcune parole o frasi spesso coincida con la visione immediata di un fatto o di un luogo. Stavo cercando il significato della frase “Cattedrale nel deserto” e trovo che: “..è tipicamente un’opera (spesso a carattere pubblico) realizzata in un contesto non sviluppato economicamente o socialmente. Tendenzialmente viene costruita con l’idea di sviluppare una zona depressa ma, il più delle volte, si rivela unicamente un dispendio di denaro. Non è escluso però che, soprattutto nel campo edilizio, una cattedrale nel deserto possa trasformar- concerti, eventi e spettacoli di contenuto musicale. Il termine designava in origine la parte semicircolare del teatro greco. Si può dunque “delinquere” non solo sulla forma ma anche e soprattutto sul contenuto, trasformando quella che in teoria doveva essere un’opera d’arte nel “Duomo della spazzatura”? Molti sono gli esempi di architettura scellerata e di opere in uno stato di abbandono perenne. Ma quella che più mortifica, per la storia e soprattutto per l’indifferenza totale sia amministrativa che politica, è il vecchio ospedale “M.Longo”. Nel 1868 Giacomo Longo, prossimo alla morte, lasciò il suo patrimonio per la costruzione di un ospedale a Mussomeli. La costruzione ebbe inizio nel 1870; nel 1887 il prospetto era già completato (data scritta nel timpano) ma l’ospedale venne inaugurato nei primi anni del secolo scorso, per restare in funzione fino al febbraio del 1956. Qualche lustro fa, la struttura fatiscente e in eviden- In alto una foto dell’ospedale di Mussomeli. A destra l’auditorium si in un Duomo. Esempio tipico può essere la città di Pretoria in Sudafrica, nata dall’inserimento di una delle più grande aziende di estrazione di carbone (e successivamente diamanti) del mondo nel territorio e subito dopo sviluppatasi fino al milione di abitanti. Naturalmente esistono molti casi contrari a quanto accaduto a Pretoria. Mussomeli, per esempio, potrebbe entrare di diritto nel Guinness dei Primati per le innumerevoli cattedrali nel deserto. Una fra le tante è l’Auditorium che, per definizione (dal latinoaudire, sentire) è un luogo costruito per ospitare te stato di decadimento, fu sottoposta ad un accurato restyling che gli ridonò lustro e decoro. Molte le idee allora circa un suo probabile quanto imminente utilizzo. Poi di nuovo il silenzio. Due anni fa circa, la struttura in procinto di finire tra i beni immobiliari a disposizione della Regione per poi verosimilmente essere by-passati a qualche società o imprenditore di comodo, è stata inclusa in poletra i beni da ristrutturare dall’Assessorato alla Salute per un importo di 2 milioni e 550 mila euro circa per la trasformazione in casa per anziani. Ad oggi la struttura è nuovamente in uno stato di abbandono, dimenticata da tutti. Ma quello che appare più incredibile è che le cattedrali nel deserto di Mussomeli sono abitate da fantasmi. Se Pasquale Messina, storico guardiano del castello, ha assistito per la prima volta alla materializzazione del fantasma di Guiscardo de la Portes, un uomo giovane e bello arrivato in Sicilia nel 1392 al seguito di re Martino per sedare alcune rivolte, negli ultimi quattro lustri molti sono i commercianti, comuni cittadini, imprenditori che si sono trovati vis-a-vis con “ectoplasmi”. Infatti, per uno strano fenomeno di “parapsicologia deretana”, scienza meglio conosciuta come “paraculismo acuto” , costoro hanno visto scomparire quelle che fino ad un attimo prima pensavano essere, boutiques, ostelli della gioventù, agriturismo, fabbrica per lavorazione e trasformazione delle mandorle, ristoranti, alberghi e chi più ne ha più ne metta, in “squallidi” quanto inguardabili villini, case di abitazione privata, garage, case di campagna. Quello che davvero meraviglia è che queste apparizioni-sparizioni, nonostante siano state avvistate da tante e tante persone, non siano mai state denunciate alla società di spiritismo, nonostante esistono i ghost hunterossia persone dedite allo studio dei fantasmi, con metodi più o meno scientifici o para-scientifici. Lo scopo dichiarato dei ghost hunter è in genere cercare di esaminare in modo più neutrale e preciso possibile i documenti che ha in proprio possesso, a volte recandosi in determinati luoghi etichettati come luoghi di apparizioni. La conclusione di tutto questo? Credo che sia riassumibile in una storica frase di Gesualdo Bufalino: “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com’è difficile scegliere!” O. B. 27 Brevi dal Vallone Quarta edizione per la corsa dei carrozzoni a Sutera SUTERA-Torna anche quest’anno la “corsa dei carrozzoni” giunta oramai alla quarta edizione. Un successo che cresce di anno in anno e che suscita grande.La gara si è svolgerà in via Roma e Piazza Zucchetto. Lo scorso anno alla competizione hanno partecipato una trentina di ragazzi, tra cui molti suteresi e qualcuno proveniente dal Vallone.Il percorso era alquanto impervio da affrontare: infatti non sono mancate le cadute. La gara è stata vinta da Davide Collura, con un tempo sotto i sedici secondi, riuscendo a laurearsi per la terza volta consecutiva campione in questa specialità, precedendo Gero Zucchetto ( 2° classificato) e Paolo Difrancesco (3° classificato). Inoltre è stato assegnato il premio Migliore Caduta a Paolo Buttaci e il premio Migliore Carrozzone a Giuseppe Consiglio e Salvatore Di Carlo.Il torneo è organizzato da l’A.S.D. Soter e la Sutera Corse, con il patrocinio del Comitato Altoplatani e con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale. Le ragazze del Milocca parteciperanno ad un campionato di calcio ufficiale MILENA-Il “paese delle robbe”…nel pallone. Già, il calcio a Milena impazza e dopo aver presentato l’omonima squadra in Prima categoria, il Milocca in Seconda categoria, in vista della prossi- la guida di Teresa Cassenti e Melissa Provenzano, stanno continuando a lavorare e ad allenarsi in prospettiva di una loro partecipazione ad uno dei prossimi campionati di calcio femminile di categoria. ma stagione, potrebbe anche avere una squadra di calcio femminile militante in uno dei campionati di categoria, ancora da stabilire tra laserie D e la Prima divisione. Lo ha affermato il presidente del Milocca Piero Venturelli: «Molto dipenderà dalla scelta del campionato da disputare, se di calcio a 11 o di calcio a 7. Intanto le ragazze di Milena fanno sul serio e sotto Ecco i nomi delle “intrepide” ragazze del Milocca: Carola Palumbo, Giada Palumbo, Flavia Nola, Irene Ingrao, Gloria Saia, Dalila Cipolla, Rosetta Mattina,, Emanuela Garlisi, Maria Alessia Ferlisi, Noemi Mattina, Monica Manta, Roberta Garlisi, Chiara Garlisi, Rossella Angilella, Rossella Palumbo, Miriam Manta e Maria Pia Provenzano. 28 www.ilfattonisseno.it Luglio www.ilfattonisseno.it Luglio di Salvatore Falzone 29 sotto l’ombrellone Il caso Vassallo e il “processo dei veleni” C onvocati a Enna nel tentativo (inutile) di assicurare un po’ di serenità al dibattimento, i giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta entrano in aula facendosi largo con le mani. Ci sono i fotografi all’assalto e la stampa, nazionale ed estera. C’è la buona società nissena al completo, notabili e rampolli dell’aristocrazia locale. C’è uno sciame di signore eleganti che sprizzano curiosità morbosa da tutti i pori. E c’è lei, Assunta Vassallo, tailleur nero e occhiali da sole, ormai più che quarantenne ma ancora affascinante: è accusata d’aver avvelenato il marito, il notaio Rosario Raimondi, dopo sei anni di relazione con un cugino, Raimondo Gangitano. A difenderla è il romano Bruno Cassinelli, uno dei penalisti più gettonati a livello nazionale, aiutato dai nisseni Vincenzo Vizzini e Michelangelo Salerno. La madre e il fratello del defunto, invece, hanno rinunciato a costituirsi parte civile, ma fanno sapere attraverso i propri legali – Alfredo De Marsico, Giuseppe Alessi e Filippo Siciliano – che la loro decisione non nasce certo da un ripensamento circa la colpevolezza della donna, quanto piuttosto dalla volontà di assecondare la richiesta dei due figli del Raimondi a non infierire sulla loro madre. E’ il 10 maggio 1955: comincia il “processo dei veleni”, approdo affannoso di un’istruttoria lunga e tormentata, epilogo per certi versi incerto di uno dei gialli più appassionati della Sicilia del dopoguerra. Anche perché sulla base del “fatto” si innestano via via una serie di clamorosi colpi di scena. Il primo dei quali risale al 30 agosto 1948. Il funerale del notaio è finito da poco e nel viottolo alberato che sale al campo santo di San Cataldo, grosso centro agricolo in provincia di Caltanissetta, c’è tutto il paese. Improvvisamente la vedova si getta sulla bara del marito e grida: “Perché mi hai lasciato?”. Subito risponde il fratello del morto: “Basta con questa commedia. L’hai ammazzato tu!”. Assunta sviene. Ma l’indomani è lei stessa a confessare tutto ai carabinieri: ha avvelenato Rosario, colto da un attacco di angina, con la stricnina. Perché? Per gelosia, perché aveva scoperto una tresca con una certa Carlotta di Roma. Così, con questa prima confessione poi ritrattata dalla stessa Vassallo, si apre una vicenda giudiziaria che metterà in luce non soltanto le speculazioni scientifiche sulle viscere e sugli oggetti del defunto, sull’uso dei veleni e sui solventi usati per intercettarli, ma anche la vita degli ambienti mondani e salottieri di una provincia dell’entroterra siciliano. Ma facciamo un passo indietro. A Caltanissetta, il notaio e la moglie (nati e cresciuti entrambi a San Cataldo), si trasferiscono dopo il matrimonio. La famiglia di lei è una delle più prestigiose della provincia (un cugino nunzio apostolico, uno zio sottosegretario agli esteri ai tempi di Mussolini e poi podestà di Caltanissetta e senatore). Per questo, da bambina, Assunta frequenta il “Sacro Cuore” di Palermo, uno dei collegi più esclusivi dell’isola, prima di fidanzarsi con Rosario Raimondi, un giovanotto sveglio e rampante (non nobile ma assai ricco) che vuole fare il notaio. Quando si sposano, alla fine degli anni venti, lui ha 27 anni, lei 16. Eppure s’infrangono presto i sogni di Assunta. Che trascorre le sue ore ricamando, leggendo, frequentando le signore della Caltanissetta-bene, indossando abiti costosissimi e organizzando incontri mondani e di beneficenza. E’ diventata ormai un’avvenente donna di classe alla quale non manca nulla, se non l’amore che ha sempre desiderato. Il notaio infatti la trascura, preso com’è dal lavoro, dal gioco, dai viaggi e dalle scappatelle sempre più frequenti. Raimondi si è fatto subito strada nel capoluogo nisseno e ha aperto uno studio in pieno centro cittadino, proprio a pochi passi dal “circolo dei nobili”, di cui diventa un assiduo frequentatore. Ogni giorno è sempre la stessa musica: esce dallo studio ed entra al circolo, giocando a poker fino a notte e fumando senza terra e l’indomani muore, tra atroci dolori, dopo aver vomitato pure l’anima, mentre gli amici tentano di aprirgli la bocca con un calzascarpe per fargli ingoiare la medicina. Colpa del fumo, dunque. Finché le accuse pubbliche del fratello alla vedova e la confessione di Assunta non fa scoppiare il “caso”. Del resto la relazione adulterina della donna era da tempo sulla bocca di tutti (e una volta persino il marito le aveva fatto una scenata). Il Gangitano – che nel ’42 era andato ad abita- “Gli amanti” di Botero tregua. E’ una ciminiera il notaio, di sigarette (rigorosamente americane) ne fuma più di ottanta al giorno. Tanto che nel ’46 per poco non ci lascia la pelle: attacco da tabagismo. Ma, una volta salvo, Raimondi riprende a fumare. Più di prima. E due anni dopo, la sera del 27 agosto, dopo aver bevuto un caffè al bar Ginevra, si accascia per re sotto l’appartamento dei coniugi Raimondi – aveva inondato subito la cugina di attenzioni galanti e calienti cui lei non era più abituata. I due divennero amanti; e Assunta trovò finalmente il vero amore, o forse soltanto la passione che acceca e rende schiava: il gelosissimo amante la costringeva a rinunciare alla vita in società, minacciandola di lasciarla se solo avesse ritardato a rispondere al telefono. Eppure la storia col Gangitano – che al processo apparirà persona scialba, dimessa e di poche parole – finisce poche settimane prima della morte del notaio. In ogni caso, dopo la scenata al cimitero e la confessione della vedova, la Procura decide di disporre l’autopsia del povero Raimondi. Assunta, sempre più vulnerabile, viene interrogata e conferma la precedente deposizione, precisando però di non aver agito per gelosia ma per pietà, visto che non c’era più speranza per il marito morente. Successivamente dirà che le dosi somministrate erano tanto piccole da non poterne causare la morte e affermerà di essersi costituita ai carabinieri per paura della vendetta del cognato. Ma nel frattempo arriva l’esito degli esami in corso a Palermo sui reperti cadaverici e su alcuni oggetti del notaio. Ed è di nuovo colpo di scena: i risultati sono tutti negativi, non c’è traccia di stricnina, dunque la morte del Raimondi è da addebitare al tabacco. Di qui il dilemma: perché la Vassallo si è accusata di veneficio? Sta di fatto che prima di archiviare il caso, il magistrato inquirente decide di far effettuare una super perizia a Firenze, nella clinica tossicologica più famosa d’Italia. E così, le lenzuola intrise di vomito, il bicchiere dal quale il morto ha preso le medicine partono alla volta della Toscana. Ma il pacco sigillato giunge manomesso e inspiegabilmente ritrovato dopo alcune settimane in un vecchio armadio dell’ufficio corpi di reato. Non finisce qui. Perché quando finalmente arriva il responso fiorentino, ecco l’ennesimo colpo di scena: la stricnina c’è. E pure abbondante. Col risultato che fra i periti palermitani e quelli fiorentini scoppia una violentissima polemica. Che diventa addirittura pedante in sede processuale, in cui non si parla d’altro che di solventi e soluzioni, etere e cloroformio, accertamenti chimici e tecniche di avvelenamento. Mentre intanto si consuma lento il dramma di una donna sola. Assunta Vassallo - internata nel manicomio di Aversa e rinviata a giudizio nel 1954 - verrà condannata in primo grado, in appello e in cassazione. Dovrà aspettare un bel po’ prima di ottenere la grazia richiesta. 30 Luglio www.ilfattonisseno.it Fatti & Gusto Gelato che passione di Gaia Geraci C hi non ha mai trascorso almeno un pomeriggio o un dopo cena nella gelateria “Il Cremino”? E’ difficile rinunciare, soprattutto d’estate, al gelato e al Cremino ce n’è davvero per tutti i gusti: per chi segue una dieta ferrea, per chi, purtroppo, ha un intolleranza alimentare o per chi non può mangiare troppi zuccheri. Quello che per noi nisseni rappresenta, non solo, un’istituzione del gelato, ma anche un punto d’incontro e ritrovo per i più grandi e per i più piccoli, vanta alle spalle una tradizione di famiglia che si è trasmessa da padre in figlio. Abbiamo incontrato Stefano Marotta, titolare dell’attività, che con la maestria di un “alchimista” ci ha raccontato la sua storia e tutto quello che del gelato si dovrebbe sapere, ma non si sa. Da quante generazioni vi tramandate l’arte del gelato? Sono nato a Canicattì nel 1956 e faccio questo lavoro da quando sono nato, mia mamma mi ha partorito sui sacchi di farina. Mio padre emigrò all’età di 23 anni per andare a Milano dove, negli anni ’30, diventò capo pasticciere da Angelo Motta, prima che il marchio fosse comprato dalla multinazionale Nestlè. Poi tornò in Sicilia e aprì una pasticceria, la prima vera pasticceria a Canicattì, la più importante fino agli anni ’80. Poi mio padre abbandonò. Io sin da piccolo ho lavorato nell’attività di famiglia intraprendendo, poi, la strada della rappresentanza di prodotti per pasticceria, che da ormai 22 anni è il mio lavoro e mi porta ogni anno a girare tutta Italia. Decisi di andare via dalla pasticceria di mio padre perché non volevo fare il pasticciere, mi stancava la farina, l’impastare, forse in un certo senso non ne potevo più. Lei è stato spetta- tore attivo, grazie all’attività di suo padre prima e il suo lavoro dopo, dei cambiamenti che nel corso del tempo hanno interessato i procedimenti e le strumentazioni per fare il gelato, cosa gelato ndr). In questo processo più la bilanciatura è perfetta più il gelato è stabile, lo vedi asciutto, non lucido. È cambiato,inoltre, il sistema di ventilazione da un freddo statico, che rendeva il gelato molto duro, ad un freddo ventilato, oggi, che lo mantiene morbido. Il gelato oggi è migliore rispetto a quello del passato, è più leggero e più buono, ma di contro paghiamo lo scotto che, anche se cerchiamo di fare un prodotto bio naturale, si ci può raccontare a proposito? Il modo di fare il gelato è cambiato molto nel tempo. Prima dell’avvento delle vetrine con l’esposizione a vista, c’era il gelato cosiddetto a pozzetto dove i pozzetti con il gelato erano immersi nella salamoia, quindi acqua e sale, per mantenere la temperatura bassa. Era un gelato pesante che non aveva overrun (incremento in volume di una miscela per ha sempre a che fare con degli additivi. Ricordo che mio padre faceva il gelato con latte intero,amido di frumento, zucchero, buccia di limone e vaniglia, questo era il gelato. Overrun, bilanciatura. Sentendola parlare utilizza molti tecnicismi sembra quasi non si stia parlando di gelato, dunque, non è semplice così come può sembrare. Dove ha imparato? Ho sempre avuto una passione tecnica nei confronti del mondo dolciario. Ho lavorato con grandi maestri del gelato mondiale come Luca Caviezel e ciò mi ha permesso di acquisire nozioni sul campo come il perché del residuo secco e della bilanciatura nel gelato, i valori esatti. Il gelato è matematica. Bisogna scindere le due cose: la pasticceria è arte, il gelato è matematica. Ad oggi posso dire di conoscere a 360° gradi la materia prima; è fondamentale avere un’etica professionale perché acquistiamo e manipoliamo m a t e r i e prime e A sinistra la pasticceria di famiglia a Canicattì (1956). Il giorno della prima comunione di Stefano Marotta (1966). A destra la signora Filomena Lana, mamma di Stefano Saldi 50% www.ilfattonisseno.it Luglio settore il consumo continua ad esserci perché è un bene rifugio nel senso che chi si sente stressato riesce ad appagarsi con il consumo di dolci, è qualcosa che difficilmente la gente si fa mancare. Sta avvenendo una selezione naturale con la chiusura di molte attività del settore; troppe per una cittadina di circa 60.000 abitanti. Non è più il tempo dell’improvvisazione, bisogna conoscere bene il mestiere che si fa. Ho fatto questo lavoro perché lo avevo nel sangue. Sono un portatore sano di qualità, perché non dobbiamo conoscere la qualità di queste per i nostri clienti. L’artigianalità è una cosa, la conoscenze delle materie prime è un’altra. Si può essere bravi artigiani, ma se non si conosce bene la materia prima il risultato non sarà buono. Si può distinguere un gelato veramente artigianale da uno che magari di artigianale ha solo l’insegna fuori? Per il consumatore può risultare difficile distinguere un gelato artigianale da uno industriale. Ad esempio, molti utilizzano il latte in polvere, non che non sia buono, però ci sono diversi tipi di latte in polvere, come quello ad uso zootecnico ovvero per i pastoni degli animali d’allevamento, che è lo scarto. Con il latte in polvere si può fare un gelato anche buono ma, di certo, è diverso il risultato per chi utilizza, come qui da noi, latte fresco e puro. Il gelato è come le ciliegie, se è buono e leggero, uno tira l’altro. Più c’è conoscenza e più mangiamo bene tutti quanti, dovrebbe essere così in ogni settore alimentare. Il settore del gelato sente la crisi? La crisi c’è e si sente, ma nel nostro c’è nulla da fare, la qualità è quella che vince e l’utente finale la riconosce. Parlando del passato e del presente, ricorda un evento o un aneddoto particolare? Certamente è stata una soddisfazione la nostra presenza per 5 anni sul Gambero Rosso come una delle migliori gelaterie siciliane. Non ricordo, però, un evento in particolare, ma un insieme di ricordi, di clienti, di amici che mi hanno sempre sostenuto. Al Cremino sono passate diverse generazioni, a gennaio 2013 saranno 25 anni di attività. Posso dire, simpaticamente, che alcune generazioni sono cresciute a pane, Nutella e gelato del Cremino. 31 PIANETA VINO NEL NISSENO. La storia di un’azienda che nasce negli anni 50 Cantine Sollami, piccoli imprenditori crescono di Cecilia Miraglia S ono 10 ettari di terreno coltivato ad uva,con una produzione di 15.000 bottiglie all’anno. “Sono ancora un po’ poche per cercare di agganciare il mercato tanto concorrenziale” dice Michele Sollami “ ma la nostra azienda ha un potenziale produttivo di circa 150.000 bottiglie, bisogna solo avere tanta pazienza, passione e spirito di sacrificio”. Titolare ,insieme ai due fratelli e il padre della azienda Cantine Sollami, situata a borgo Torretta,vicino la contrada Prestianni, Michele mi accoglie come solo i siciliani sanno accogliere: timido e forse anche diffidente. Ma appena iniziamo a chiacchierare e lui capisce che non sono una nemica ma ,al contrario sto cercando di dare visibilità alle aziende del nostro territorio nisseno, ecco l’altra faccia della Sicilia scaldarsi un po’, arrossire, e lasciarsi andare ad un appassionato sfogo. Non siamo abituati ad essere imprenditori di noi stessi, siamo sempre stati soggetti a dominazioni straniere quindi ogni piccolo imprenditore che si rispetti avanza con i piedi di piombo,speranzoso ma pratico. “Se dobbiamo essere realisti non possiamo essere ottimisti” dice Michele. Un modo di vedere sincero e genuino ma tipico di chi si scontra tutti i giorni con la cruda realtà e con una visione del futuro non sempre rosea. La sua azienda a conduzione strettamente familiare,a parte gli altri due fratelli Fabio e Pierluigi e il padre, conta un solo dipendente. Certo il momento critico non permette spese eccessive,ma anche se le permettesse, è estremamente difficile trovare qualcuno disposto a lavorare tutto il giorno e anche la notte in vigna. “I costi di produzione sono molto alti e i margini di guadagno sono troppo bassi,soprattutto perché sono guadagni che vedrai solo col passare degli anni. E se non hai passione e pazienza ti scoraggi facilmente.” La loro azienda nasce intorno agli anni ’50 quando nonno Michele impianta vigne ad alberello di catarratto e nerello cappuccio. Nel ’70 il padre incrementa la produzione di uve da mosto e negli anni ’90 impiantano le nuove spalliere per il nero d’Avola, il syrah ,lo chardonnay e l’inzolia, fino a quando passano anche all’imbottigliamento circa due anni fa, con l’ausilio di un enologo marsalese. Loro sono conosciuti anche per la fungaia (sono rarissime nel nostro territorio) che smista funghi in tutti i mercati generali del centro Sicilia. Hanno anche uliveti e mandorleti ma è il vino il loro impegno maggiore, in particolare credono molto nel syrah. “Dopo diversi esperimenti abbiamo capito che il nostro terreno è particolarmente vocato a questo vitigno internazionale. E noi dobbiamo assecondare la vocazione del terreno. Anche se la quantità sappiamo già che sarà nettamente inferiore a quella del Nero d’Avola”. Invece lo Chardonnay hanno deciso di utilizzarlo in un blend con l’inzolia, in piccola parte solo per ammorbidire alcune spigolosità del vitigno nostrano. Gli una cella frigorifera di 250mq in fase di completamento, una barricaia che sarà pronta per il prossimo raccolto e il restyling delle etichette. A questo proposito mi ricorda che il costo di una bottiglia varia dagli 85 centesimi a 1,40€ inclusi il vetro, l’etichetta, il tappo, la capsula. A questo costo bisogna aggiungere quello del prodotto che andrà dentro la bottiglia, comprensivo del lavoro manuale e dei macchinari che servono per lavorarlo. Insomma ,in parole povere, una bottiglia di vino non potrà alla fine essere venduta ad un costo inferiore dei 5€, altrimenti il guadagno non si vedrà mai! “Il problema è che,chi non è del mestiere,non si fa questi conti e non capisce il lavoro che c’è dietro una singola bottiglia” incalza Michele “ è scoraggiante sentire chi si sa solo lamentare dei costi alti,che alti non sono affatto, ma sono giusti”. Invitiamo i non professionisti del settore ad andare a visitare le aziende una intera giornata,magari Michele Sollami chiedo come gli sembra la produzione di quest’anno. “ Sicuramente ottima. Ma chi ci ripagherà delle grosse perdite avute l’anno scorso a causa della peronospora?” Sono i rischi del mestiere … Ma se l’anno scorso hanno dovuto faticare un po’ in mezzo al buio oggi vedono il sole e con entusiasmo tirano avanti e decidono per nuovi investimenti: cominciate a sporcarvi le mani con la vendemmia. “ E’ il momento dell’anno che preferisco, è una festa di voci e colori “dice con gli occhi che brillano” a fine giornata, si mangia e si beve tutti attorno allo stesso tavolo e si tirano le somme ridendo e giocando. Che fai vieni?” Se vengo??? Corro. Ci vediamo a settembre e siete tutti invitati. 32 www.ilfattonisseno.it Luglio