Scarica il n. 15 luglio 2012

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Scarica il n. 15 luglio 2012
RESS
Luglio
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: Michele Spena
-
redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
ISSN: 2039/7070
FREE P
Anno II Num. 15
- Tel/Fax: 0934 594864
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Mirco l’olimpionico
SACRIFICIO, FORZA E PASSIONE DI UNA FAMIGLIA NISSENA
Sesta olimpiade per Giovanni Scarantino, tre da atleta e tre da allenatore. Sarà una
edizione speciale questa di Londra 2012: accompagnerà sulla pedana olimpica il figlio.
Donatello Polizzi alle pagine 16 e 17
Politica
S. Mingoia
Corsa all’Ars,
inizia il balletto
delle candidature
Nonostante il caldo afoso affligga il territorio
nisseno e l’unico pensiero di molti cittadini è
quello di pensare a come poter fare qualche
giorno di vacanza, c’ è anche chi non pensa
alle ferie ma a come ottenere un “posticino”
nelle liste per competere alle prossime elezioni regionali. Tra certezze e calcoli visionari, il
mondo politico nisseno si appresta a vivere
una stagione autunnale “calda”
a pagina 2
Scarantino
Fatti contro la mafia
G. Tona
L’ allenatore in campo
per espellere
la ‘ndrangheta
ORGOGLIO
NISSENO
IMPRENDITORIA
L. Ingrassia
Rosario Amarù:
“Continuerò il
lavoro di Montante”
Confindustria Caltanissetta ha un nuovo presidente:
Rosario Amarù. Imprenditore gelese di 49 anni. Dal
padre ha ereditato una società che si occupa di manutenzione di macchinari
industriali, rinnovandola e proiettandola nel futuro. Con lo stesso
spirito raccoglie
il testimone della guida degli
industriali lasciato da Antonello Montante.
“Lavorerò
in
continuità con il mio
predecessore- spiega-.
Confindustria Nissena
ora è un simbolo per
l’Italia”.
servizio a pagina 10
a pagina 4
Un riconoscimento internazionale
per il ricercatore nisseno Ruvolo
L’inchiesta
R
Su Pian del Lago
l’ombra scura
dell’ Albatros
di L. Spitali
Si staglia torva sul centro di prima accoglienza di Pian Del Lago l’ombra scura di
un Albatros dal “volo” poco lineare. L’attività investigativa della squadra mobile
ridestata da una lettera pubblicata nel nostro sito nella rubrica “Riceviamo e pubblichiamo”.
a pagina 8
icerca scientifica e impegno politico. Un binomio spesso inconciliabile e a volte quasi
impensabile, ma che riassume sinteticamente la poliedricità di Giovanni Ruvolo, 46 anni sposato e padre di due ragazzi, scout da una vita, biologo e
ricercatore da poco insignito del prestigioso premio
internazionale “GFI - Grant for Fertility Innovation”
(Sovvenzione per la ricerca sull’innovazione nella
fertilità), nonché presidente della rete “Movimenti
Civici di Sicilia” grazie all’impegno politico profuso
come fondatore e associato di “Intesa Civica Solidale (ICS)” nato a Caltanissetta nel 2009.
a pagina 6
Fatti & San Cataldo
Emergenza rifiuti, Ingala assicura
“La situazione critica è superata”
Polemiche per l’emergenza rifiuti a
San Cataldo. Situazione sbloccata
dopo qualche giorno, ma con un duro
confronto in Consiglio Comunale
e richieste di chiarimenti all’Ato. La
Dott. Elisa Ingala, Commissario liquidatore dell’ATO Cl1 si difende:«scelte
di opportunità, ero obbligata».
di A. Di Vita
scrivi alla redazione: [email protected]
segue a pagina 23
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Luglio
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Fatti & Politica
Elezioni regionali,
si scaldano i motori nel nisseno
di Salvatore Mingoia
L
a recente uscita dall’Mpa dell’ex
vice presidente della provincia ed esponente di spicco del
partito in provincia, Lillo Salvaggio
semplifica il teorema delle candidature per le prossime elezioni regionali all’interno del partito di Raffaele
Lombardo, ma si complica all’interno
dell’Udc partito verso il quale punta la
propria rotta Lillo Salvaggio e dove in
linea di massima, secondo delle indiscrezioni la lista dei candidati sareb-
be quasi ultimata. Non è una novità
che Salvaggio abbia delle aspirazione
per rivendicare un seggio alla Regione e non è nemmeno una novità che
all’interno dei vari schieramenti si
siano iniziate le trattative per le future
all’alleanze finalizzate alle presentazione delle liste e dei rispettivi candidati. Il parlamentare europeo Rosario
Crocetta è dato vincente nel dibattito
all’interno del Partito democratico,
come candidato alla presidenza della
Regione. “L’uomo giusto” – dicono per correggere tutte le distorsioni nate
per difendere la presunta autonomia
dell’isola e lo statuto autonomistico
che viene rivendicato quanto serve,
funzionale al potere e quasi mai quan-
do ci sarebbe da farlo valere a favore
dei siciliani, come è il caso dell’accise
che paghiamo sul prezzo della benzina a fronte di un territorio devastato.
L’autonomia va bene per le tasche dei
deputati dell’isola che sono veramente
e solamente autonomi rispetto a tutti i
consiglieri deputati del resto della nazione. Si naviga a vista nelle trattative
tra partiti e movimenti in vista delle
prossime regionali ed il tempo per la
formazione delle liste sta per scadere.
Il Senatore Giampiero d’Alia ha incontrato qualche giorno addietro i vertici
provinciali dell’Udc, il segretario provinciale Aldo Scichilone, il segretario
cittadino Felice Dierna e il presidente
provinciale Ugo Lo Valvo, questi due
ultimi anche componenti del gruppo
consiliare di Palazzo del Carmine.
Nessuna preclusione per la formazione delle liste e per la alleanza. Secondo delle indiscrezioni D’Alia avrebbe
lasciato ai dirigenti locali del partito
il compito di formare la lista Udc che
dovrà concorrere alle prossime elezioni regionali e spuntano i primi nomi,
Tonino Gagliano per l’area di Gela e
Pino Sorce per la zona del Vallone.
Caltanissetta potrebbe adesso essere
rappresentata da Lillo Salvaggio sempre che sia scontata la sua adesione al
partito. Da scegliere e da confermare
il nominativo della quota rosa. Non
c’è molto tempo, dicevamo, per cui il
capogruppo al senato, d’Alia ha anche
dato una sorta di ultimatum ai dirigenti locali: “entro un tempo ragionevole vogliamo i nominativi dei candidati sul tavolo, diversamente la lista
sarà formata dai dirigenti
nazionali del partito”. Nel Partito
demo crat ico
sarebbe anche
pronto a fare
le valige per
Palermo
il
segretario provinciale del partito Giuseppe Gallè.
Italia dei Valori, del segretario provinciale Salvatore
Messana, ex sindaco di Palazzo
del Carmine si appresta a salutare l’ingresso del nuovo componente
Tonino Nola ex dell’Udc, che potrebbe rappresentare la zona del Vallone
nella formazione della lista, mentre
lo stesso Salvatore Messana potrebbe
essere il candidato di Caltanissetta.
Messana contro Gallè. Uno scontro
che si preannuncia avvincente. Nel
Pid è previsto il ritorno dell’uscente
Rudy Maira.
Direzione Editoriale
Michele Spena
Direttore responsabile
Salvatore Mingoia
Collaborazioni:
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Osvaldo Barba
Marco Benanti
Claudio Costanzo
Alberto Di Vita
Etico
Salvatore Falzone
Gaia Geraci
Annalisa Giunta
Leda Ingrassia
Lello Kalos
Cecilia Miraglia
Vincenzo Pane
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Disegno grafico
Michele Spena
Impaginazione
Claudia Di Dino
Redazione
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I fatti di
Etico
Con Lombardo
non è un regolamento
di conti, ma...
Prima avevo visto e sentito distrattamente uno spot televisivo contro
Lombardo reo di non avere supportato i media locali. Non avevo
memorizzato poiché non avevo
intuito da quale voce arrivasse tale
accusa. L’indomani su La Sicilia
leggo: “La regione siciliana dal declino al default – colpa, non errore,
di uno squallido ceto politico da usa
e getta”. Un titolone a tutta pagina
sul faccione crucciato di Raffaele
Lombardo! E giù legnate nell’articolo come se la firma di un tranquillo
editorialista fosse invece quella di
un Peppe Grillo qualsiasi.
Roba da stropicciarsi gli occhi! Ma
come fino a ieri Mario Ciancio, po-
Le antologie di
Un lupo magro e sfinito incontra
un cane ben pasciuto, con il pelo
folto e lucido. Si fermano, si salutano e il lupo domanda:
- Come mai tu sei così grasso? Io
sono molto più forte di te, eppure,
guardami: sto morendo di fame
e non mi
reggo sulle
zampe.
- Anche tu,
amico mio,
puoi ingrassare, se vieni con
il mio padrone.
C’è solo da far la
guardia di notte
perché non entrino in casa i ladri.
- Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e di affannarmi
in cerca di cibo.
Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un segno intorno al collo.
- Che cos’è questo, amico? - gli domanda.
- Sai, di solito mi legano.
- E, dimmi: se vuoi puoi andartene?
degli osservatori attenti e non necessariamente nemici politici di
Lombardo.
Così facendo La Sicilia e tante altre
testate giornalistiche, hanno fatto e
reso un servizio ai cittadini siciliani? Come non si può attaccare costantemente un governo abusivo,
nato da un ribaltone politico? Come
non si può additare Lombardo di
aver cercato gli appoggi giusti per
evitare spiacevoli sorprese giudiziarie nominando magistrati e professionisti della legalità assessori, dirigenti, consulenti, etc? Come non si
è mai accusato un governatore che
non ha permesso di emanare i bandi
tente proprietario de “La Sicilia”e
di Antenna Sicilia era stato (con
grande bravura, bisogna ammetterlo, poiché il compito era veramente
difficile) il primo difensore di Don
Raffaele Lombardo e ora lo stende
con inusitata violenza e determinazione?
No, no, non è un regolamento di
conti, quello avviene fra altro tipo
di persone… e poi non farei mai
prendere una querela al mio editore.
E cosa è successo allora? Il motivo
potrà ridursi al mancato sostegno
da parte della Regione ai media televisivi nel complesso e complicato
passaggio al digitale terrestre? Un
poco deboluccia mia pare la scusa!
E soprattutto depistante, troppo difficile capire certi meccanismi.
Piuttosto il nostro lettore, ma direi
tutti i cittadini, dovrebbero riflettere sul ruolo che giocano i mezzi di
informazione e sulla potenza che
hanno nel trattare fatti e persone.
Nel caso in specie, in presenza di
un Presidente di Regione, inqualificabile sotto ogni profilo, il gruppo
di Mario Ciancio non si è mai sbilanciato in critiche feroci, e in verità
neanche velate, causando la rabbia
Etico
- Eh, no - risponde il cane.
- Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io preferisco morire di fame
piuttosto che rinunciare alla mia
libertà.
Questa grandiosa favola di Fedro
non è stata certo
ispirata da gran
parte dei protagonisti delle
vicende
politiche
della
nostra terra.
Tuttavia sembra perfino riduttiva rispetto a quello che
giornalmente osserviamo sconcertati e mortificati. La tristezza
ci pervade allorquando notiamo
che anche la nostra libertà, il sacrosanto diritto nato con l’uomo
stesso, viene spesso confinata e ridotta; l’ossigeno di cui tutti abbiamo diritto è esclusiva di padrini
e padroni senza sorriso, galoppini
privi di pudore, burocrati senza
cuore, ignoranti tronfi, invidiosi cinici, incolti autoreferenziali,
cretini inconsapevoli.
per attingere ai fondi europei fermi
in Sicilia al 17% delle disponibilità?
Questo e tanto altro (c’è infinito materiale, formazione, eventi, sviluppo, nomine, etc.) è stato in modo
estremamente abile occultato, ammorbidito, diluito e lasciato fra poche righe delegato ai deputati di opposizione (quella vera e purtroppo
marginale).
Una mano sulla coscienza qualcuno
dovrà passarsela riportando l’informazione alla sua esatta dimensione
e al suo giusto e adeguato ruolo e se
vorrà essere faziosa lo sia solo esclusivamente nell’interesse dei cittadini.
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Storia & Cultura
Fatti contro la mafia
Pedro Pablo Pasculli,
dalla nazionale argentina alle squadre confiscate alla mafia
L’ allenatore in campo
per espellere
la ‘ndrangheta
Pedro Pablo Pasculli, arrivò in Italia nel 1985, esordendo in
serie A, nel Lecce, nella stagione 1985-1986.
Sopra il gol decisivo negli ottavi di finale dei Mondiali 1986
(Argentina-Uruguay 1-0).
Dal 14 Marzo 2012 è allenatore dell’ A.S.D. Interpiana
calcio militante in serie D
di Giovanbattista Tona
E’
tempo di anniversari delle
stragi; è tempo di partite di
calcio.
Si sentono ripetere spesso i nomi dei
grandi campioni del momento che
dedicano gratuitamente 90 minuti
delle loro esibizioni a delle competizioni amichevoli con magistrati, uomini delle forze dell’ordine, attori o
cantanti.
E’ un fatto simbolico di grande rilevanza, doveroso e apprezzabile per
rendere omaggio a chi, come Falcone, Borsellino e tanti, troppi alti, si
sono sacrificati per il bene del nostro Paese; è un fatto non solo simbolico, perché è a tutti noto quanto
possono valere in euro i 90 minuti
di gioco di qualcuno di questi campioni.
E tuttavia, per rendere omaggio a
questi uomini non può bastare una
sola partita, magari giocata in un
giorno importante, in uno stadio
importante, con la diretta in prima
serata sulla rete nazionale e con tanti complimenti da parte di tutti per il
bel gesto compiuto; ci vorrebbe un
intero campionato e forse non basterebbe; ci vorrebbe una vita intera.
E’ per questo che vale la pena raccontare la storia di un campione del
passato, che non gioca partite del
cuore, ma che, con una buona dose
di fegato, ha scelto di aiutare lo Stato
“
per non dimenticare
televisione e con delle competizioni
assolutamente lontane dai “giri che
contano”.
Anche se simboleggia il rispetto delle regole e la voglia comune di contrastare la mafia, proprio il calcio finisce spesso nelle mani della mafia;
e se le partite della legalità si fanno
una volta l’anno, la mafia fa di tutto
per giocare interi campionati.
Lo ha detto chiaro Antonino Pesce,
ritenuto esponente di vertice della
famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno,
un paese in provincia di Reggio Calabria. Durante una conversazione
con i familiari in carcere, spiegò a
suo figlio: “c’è il campo di pallone,
vedi che ci sono ventidue giocatori,
quelli portano pane”.
I magistrati calabresi che intercettarono questo colloquio fecero un’ampia indagine e vennero fuori cose
che in parallelo scoprirono anche i
loro colleghi siciliani, impegnati
contro “cosa nostra”, quelli campani,
impegnati contro la “camorra”, quelli pugliesi, impegnati contro la “sacra corona unita”: controllare una
squadra di calcio significava poterla
utilizzare per riciclare denaro, per
giustificare estorsioni camuffandole
da sponsorizzazioni e per gestire il
mercato delle scommesse, sia legali
sia clandestine.
Ma soprattutto, scrivevano i magistrati calabresi, “per un sodalizio
Pesce disse al
figlio: “c’è il campo
di pallone, vedi
che ci sono 22
giocatori, quelli
portano pane”
Antonino Pesce,
boss della famiglia
di ‘ndrangheta di
Rosarno
a recuperare la propria supremazia
rispetto alla criminalità organizzata
e lo ha fatto, mettendo a disposizione il suo talento, nella quotidianità,
con una squadra di cui non parla la
mafioso avere la possibilità di usufruire
di una squadra di
calcio, ancorché militante nelle serie
minori, è motivo di vanto oltre che
rappresentare uno strumento per
intessere rapporti ed amicizie”.
Anche una squadra di calcio è
un’impresa e, così come si fa per to-
gliere le
altre imprese dalle
mani della
mafia, così
pure si fa
per le squadre di calcio;
i giudici ne
hanno disposto il sequestro e dopo il processo ne hanno disposto la confisca.
Questa fu la sorte dell’A.S.D. Interpiana Cittanova Calcio, una squadra
creata da alcuni imprenditori nel
2010, sulle ceneri della vecchia squadra del “Rosarno”; entrambe furono
ritenute dai magistrati interamente
controllate dal clan di Antonio Pesce e asservite ai loro interessi.
Dopo la confisca, come spesso accade alle aziende prese di mira dalla
magistratura, cominciarono a venire meno
i flussi di denaro a disposizione della squadra,
prima copiosi; e
cominciarono ad
allontanarsi dirigenti e dipendenti.
L’Interpiana, che militava in serie D al girone I, precipitò in
fondo alla classifica e si
determinarono le condizioni per il suo definitivo
ritiro dal campionato.
Per rimetterla su e dimostrare ai cittadini di Rosarno quanto era importante
giocare a pallone senza mescolarsi con la mafia, non poteva
certo bastare una partita del cuore; e
sarebbe stato inutile chiamare alcuni importanti campioni di oggi per
fare un proclama contro la ‘ndrangheta, mentre i cittadini sarebbero
magari rimasti convinti
che era proprio la ‘ndrangheta a fare funzionare il
calcio, mentre lo Stato la faceva fallire.
Pedro Pablo Pasculli non è il
calciatore del momento; è però
un attaccante d’annata di cui tutti gli
appassionati del pallone hanno un
preciso ricordo.
Faceva parte di quella meravigliosa
Argentina capitanata da Diego Armando Maradona che vinse i Mondiali del Messico nel 1986.
Pasculli restò famoso, perché segnò
il gol determinante contro l’Uruguay, che da solo valse la qualifica
della sua nazionale per i quarti di finale.
Si era trasferito in Italia, il paese dal
quale invece i
suoi
nonni
erano emigrati per cercare
fortuna in
Argentina;
quando ancora l’età glielo
consentiva aveva giocato nel
Lecce, poi aveva cominciato a fare
l’allenatore, alternando incarichi
all’estero, con quelli relativi a piccole
squadre della Puglia, della Campania e infine anche della Sicilia, dove
è stato il “mister” del Paternò.
Mentre tutto sembrava cadere a pezzi, i nuovi dirigenti dell’Interpiana
confiscata pensarono che nel mon-
Ma Pasculli accettò l’offerta: raccolse
le sue cose, si trasferì in Calabria, e il
14 marzo scorso si presentò alla città
e si mise subito al lavoro racimolando un gruppo di ragazzi tra quei pochi rimasti e altri reclutati come poteva.
Il suo impegno è quello di trasformarli in una squadra, che sappia
fare sport con lealtà e sacrificio.
Per dimostrare che il posto della
‘ndrangheta è fuori dal campo di
gioco e che per fare del buon calcio
non si può avere a che fare con la
mafia.
L’impresa di Pasculli è stata iniziata
senza applausi e tripudi; i riflettori
non saranno per lui nemmeno se ri-
IL LIBRO. Le storie di “Calcio criminle”
Si intitola “Calcio criminale” ed è edito da
“Rubbettino” il libro,
appena uscito, con il
quale Pierpaolo Romani ha raccontato
in maniera puntuale e documentata tutte le vicende
di
infiltrazione
mafiosa
nel
mondo
del
pallone. Dal
Sud al Nord,
dalle piccole alle grandi squadre, vi si
snodano le storie inquietanti dell’illegalità che tenta
pren- dere il sopravvento anche
in ambito calcistico; ma
anche quelle degli sportivi onesti che talvolta
fanno fallire questi tentativi. “L’ultimo capitolo racconta gli
esempi virtuosi che
vengono dal mondo
del calcio e dedica
un intero parafrago alla Nissa, definendola “squadra
antimafia”; ricorda che il 24
gennaio 2010, dopo avere pareggiato in trasferta con il Rosarno,
i biancoscudati con un comunido del calcio un campione come lui,
grande ma senza pretese, poteva
aiutarli. Il nuovo direttore sportivo,
scelto dall’amministrazione giudiziaria, lo contattò e mise subito le
mani in avanti: soldi non ce n’erano
più, gli disse, e nemmeno i giocatori,
perché in tanti avevano abbandonato la squadra.
cato stampa dedicarono il punto
conseguito ai magistrati della
città che erano diventati obiettivo delle ritorsioni mafiose. Un
fatto senza precedenti che ancora viene ricordato.
Il volume è corredato dalla prefazione di Damiano Tommasi, il
centrocampista soprannominato
“anima candida” per la sua correttezza ed il suo noto spessore
morale. Pierpaolo Romani è stato per diversi anni consulente
Pierpaolo Romani
della Commissione antimafia e
oggi è coordinatore nazionale
dell’Associazione Avviso pubblico. Enti locali e Regioni per la
formazione civile contro le mafie”.
uscirà a portare a termine questa
sua battaglia, che potremmo definire di legalità, ma che è solo, come lui
stesso ha detto, “insegnare il calcio”.
Eppure se ci riuscirà, Falcone, Borsellino e tutte le altre vittime della
mafia, le avrà onorate lui; perché
non basta una partita, ci vuole un
campionato, forse una vita intera...
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Viale della
Regione
Fatti in Redazione
di Laura Spitali
IL PERSONAGGIO. Il fondatore di Ics racconta la sua vita da studioso
Giovanni Ruvolo,
un ricercatore in politica
...Segue dalla prima
Al successo
della sua creatura,
Intesa Civica Solidale,
si aggiungono
i suoi successi
nel campo
della ricerca.
I
l dottor Ruvolo, che vive tra
Caltanissetta e Palermo, è stato
l’unico italiano a conquistare
quest’anno il riconoscimento di
alto valore scientifico della GFI per
la propria ricerca, che rappresenta
una degli otto progetti selezionati
fra i numerosi presentati dai ricercatori di tutto il mondo. Il premio
della GFI assegnato a Giovanni
Ruvolo consiste nel finanziamento
biennale per l’avviamento dello studio dei meccanismi molecolari che
controllano la selezione degli ovociti
umani, con l’obiettivo scientifico di
comprendere come da una popolazione di centinaia di ovociti che
vengono fisiologicamente attivati in
ogni ciclo mestruale, solo un ovocita venga selezionato provocando la
degenerazione di tutti gli altri e garantendo così la gravidanza. Il premio al dottor Ruvolo e agli altri sette
ricercatori australiani, inglesi, francesi, americani e brasiliani è stato
consegnato durante una cerimonia
svoltasi ad Istanbul dall’1 al 4 luglio
scorsi nell’ambito del congresso della Società Europea di Riproduzione
ed Embriologia Umana (ESHRE), in
presenza di riconosciuti scienziati
del settore del calibro del Premio
Nobel per la Medicina 2010
Robert Edwards. Attualmente Giovanni Ruvolo
lavora presso
il Centro di
Biologia della
Riproduzione di
Palermo, struttura nota per l’innovazione e la qualità
delle procedure che
ha ottenuto la prima
gravidanza in Italia nel
1984. Inoltre, svolge attività di ricerca presso il
Dipartimento STEMBIO
della Facoltà di Scienze di
Palermo, e attività didattica
presso la Clinica Ostetrica del
Policlinico di Palermo e presso
il Dipartimento di Medicina Interna del Policlinico di Catania.
Si aspettava di ricevere un premio
così prestigioso e importante per
lo sviluppo della sua ricerca? “Assolutamente no! L’ho sempre visto
come un miraggio, così quando mi
hanno comunicato di essere
stato selezionato ero al contempo
incredulo ed emozionato. Io ho presentato il mio progetto al comitato
internazionale nell’ottobre del 2011,
anche se ho iniziato a lavorare su
questa tematica già da dieci anni.
La cosa che mi ha reso ancora più
orgoglioso è stato il fatto di essere
scelto nonostante abbia condotto la
mia ricerca con i pochissimi fondi
che lo Stato Italiano mette a disposizione di noi ricercatori, e di essere
premiato assieme a colleghi stranieri
che ricercano in strutture molto più
all’avanguardia e con molti più fondi
a disposizione. A breve riceverò il fi-
“
movimento “Intesa Civica Solidale
(ICS)”, con il quale si candidò per
la carica di sindaco. Cosa rappresenta “ICS”, e in che cosa differisce dai partiti politici tradizionali
o dai tanti movimenti civici che
stanno sorgendo in quest’epoca di
“antipolitica”? “L’obiettivo di ‘Intesa Civica Solidale’ è stato quello di
creare una nuova organizzazione
politica con al centro il cittadino, al
fine di affrontare la modernità con-
Premiato
assieme
ai colleghi
stranieri
che lavorano
con più fondi
nanziamento di 200.000 euro da utilizzare per i prossimi due anni, che
mi permetterà di acquistare le costose strumentazioni necessarie per
la ricerca, e di continuare a svolgere
alcuni particolari esperimenti presso la Mc Gill University di Montreal,
dove ho già effettuato nel corso degli
ultimi due anni una parte della mia
ricerca. Infine, se al termine di questi
due anni dovessi raggiungere, come
mi auguro, alcuni degli obiettivi
prefissati, il comitato internazionale
implementerà il finanziamento
per continuare la mia ricerca”. Una grande
s o ddisfazio-
ne
per Giovanni Ruvolo, e
di riflesso per tutta la
comunità scientifica italiana
e siciliana in particolare. Nonché
motivo d’orgoglio per Caltanissetta,
una città da sempre nel cuore del
dottor Ruvolo, per la quale tre anni
fa decise di avviare un progetto di
rinnovamento politico fondando il
vità? “Fra i vari progetti posso citare
la ‘Rete Museale Provinciale’, che
abbiamo creato attraverso la collaborazione di trenta fra enti turistici
locali e tour operator, con lo scopo
to precedentemente? “Purtroppo
ancora oggi nella nostra terra non
abbiamo libertà. Per essere liberi i
cittadini devono tornare a sperare,
sognare e partecipare attivamente
In alto Giovanni Ruvolo impegnato nel laboratorio di ricerca.
A sinistra un momento della consegna del premio GFI (Grant for
Fertility Innovation). Sotto lo scout Giovanni con i fratelli
temporanea che i vecchi partiti non
riescono a gestire. Si deve partire
dal concetto di città, intesa come
comunità di persone che si riconoscono nell’identità che li accomuna,
dal quale scaturisce la libertà e il
rispetto dell’uomo come uniche
strade percorribili per dare opportunità ad una collettività. I
partiti tradizionali sono delle
strutture rigide e oligarchiche che gestiscono il potere,
e che spingono i cittadini
a remare ognuno per i
propri interessi a sfavore di quelli altrui. Noi
di ICS abbiamo pensato ad una nuova
organizzazione politica con al centro
il cittadino e la
collettività, senza i quali non c’è
democrazia.
Nella
sigla ICS Intesa sta nel punto d’incontro in cui più cittadini si
rivedono pur partendo da punti di
vista differenti, Civica contempla la
dimensione della città in cui svolgere una vita dignitosa, e Solidale sta
per ricerca e condivisione che generano forza in qualunque ambito. Noi
di ICS crediamo che la politica debba tracciare il percorso per definire
il profilo futuro della comunità”. In
questi tre anni dalla sua fondazione, cosa ha fatto ICS per la colletti-
di condividere un metodo di
promozione del territorio e
proporre un turismo di relazione fra i vari siti, che prenderà il via nel 2013. Inoltre,
abbiamo dato la spinta per la
nascita dei ‘Comitati Spontanei Cittadini’ che sono sorti in vari
quartieri a Caltanissetta, e che hanno portato alla difesa e alla valorizzazione di diverse zone della città e
a una partecipazione attiva alla vita
della comunità”. Dal suo punto di
vista, cosa manca alla collettività siciliana affinché raggiunga il
concetto di comunità da lei cita-
alla vita della comunità, perché solo
così ci si potrà evolvere e acquisire
veramente lo status di liberi cittadini. Bisogna avere più fiducia l’uno
nell’altro, e soprattutto è necessario
abolire la cultura insita in noi siciliani dell’ ‘abboné’, ossia l’accontentarsi
del minimo indispensabile anziché
del massimo disponibile purché non
si faccia fatica, che ci ha condotti a
non credere fino in fondo nelle nostre qualità di singoli cittadini, e di
conseguenza nella possibilità di costruire una comunità a misura d’uomo grazie alla collaborazione attiva
di tutti”.
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Fatti in Redazione
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di Marco Benanti
IL PERSONAGGIO. L’ex vice sindaco ora è a capo di Casapound
Gianfranco Fuschi
Una vita a tutta... destra
D
a un personaggio della sua
caratura politica ed umana
non ti aspetti certamente giustificazioni o buonismi su un
periodo storico e politico particolarmente difficile per Caltanissetta.
Così Gianfranco Fuschi, vecchia
conoscenza della politica cittadina,
ed oggi attivista di Casapound si
racconta ai lettori del Fatto Nisseno.
Della sua militanza nella estrema destra Fuschi non ha mai fatto segreto,
anzi. La sua storia personale e la tua
attività politica, molto o quasi tutto
mutuano dalla sua esperienza familiare. “Sono cresciuto in una famiglia
che ebbe il coraggio di non correre
incontro al “liberatore” e quando gli
ché
correre a casa
per vedere come stessero i suoi genitori, essendo lui un avanguardista
corse direttamente alla Gil, dove
dovevano adunarsi i militanti, ed
invece tutti erano scappati verso
casa, si ritrovò li da solo, e così anche lui corse a vedere se la sua casa
fosse ancora in piedi. Inutile dirlo,
sono cresciuto con questo esempio, e quando sempre da bambino
con i miei genitori mi ritrovai a
Predappio sulla tomba di Mussolini, vidi piangere mio padre, era
la prima volta che lo vedevo così.
Allora non compresi il perché ma
poi con gli anni e gli studi capii a
In alto Angelo Fuschi, papà di
Gianfranco, commissario provinciale dell’MSI, con Giorgio Almirante
(1969).
A destra un piccolo Gianfranco
Fuschi con le sorelle, Antonella e
Rosaria, e la mamma Giovanna
americani bombardarono la città, i
miei genitori, che si misero insieme
a 16-17 anni fecero un movimento
di protesta. Sempre in quei momenti, quando cioè Caltanissetta veniva
bombardata, tanto forte era l’attaccamento ed il senso del dovere di
mio padre per la Nazione che anzi-
quali valori mio padre fosse legato,
e da li iniziai il mio impegno ed il
mio attivismo nella società”. Classe
1959, Gianfranco Fuschi inizia a soli
13 anni il suo attivismo (manco a
dirlo!) nel Movimento Sociale, a 15
anni era Segretario Giovanile, a 24
Segretario Provinciale, e da li ancora
MSI sino agli anni ‘70. Nel 1993, il
“
un buon uomo- dice Fuschi- credo
che per fare il sindaco ci voglia tanta passione, e lui non ce l’ha, è stato
quasi costretto da Pagano. Ricordo
che con Mancuso la sera uscivamo
per
ultimi
dal Co-
Campisi
costretto
a fare
il sindaco
da Pagano
primo anno dell’elezione diretta del
Sindaco, fa parte di quella che ancora oggi viene considerata come la
Giunta più fattiva della storia nissena, ovvero quella di Peppino Mancuso, di cui Fuschi fu Vicesindaco
in quota AN. Nel 97, alla fine del secondo mandato, Mancuso non andò
al ballottaggio per pochissimi voti,
ed al comizio di Michele Abbate,
“comunicammo -dice Fuschi- allo
stesso Michele che il nostro partito
avrebbe votato in blocco per lui e
non per Maira. Ci abbracciò davanti
il palco in una piazza Garibaldi stracolma di persone.
Quella scelta ci costò
l’espulsione da AN,
ma quando c’è da
dire no, lo si fa aldilà
degli interessi personali”. L’esperienza
politica di Fuschi e
dei suoi tanti amici
tra cui Michele Giarratana della stessa
corrente gasparriana
e larussiana confluisce nel PDL, partito
di cui Fuschi è stato
segretario cittadino.
Esperienza conclusasi con le dimissioni
per la non condivisione della politica del Sindaco Michele Campisi. A
proposito di Campisi: “Campisi? beh
mune e prima
di uscire, si faceva il
giro degli uffici per
spegnere tutte le luci.
Di certo Campisi ha
trovato una situazione difficile ma
specie nel Sociale
avrebbe potuto fare
molto di più. Credo
comunque che le più
grandi
corbellerie
fatte all’inizio sono
da imputare all’influenza di Pagano”.
E di Alessandro Pagano? “Mi viene quasi
naturale fare un paragone
con un altro uomo politico
nisseno, ovvero Cardinale.
Se metto a confronto i due
dico che bene o male Cardinale lascia 400-500 posti
di lavoro, mentre Pagano
lascia qualche centinaio
di “Approfondimenti” e
niente più”. La Provincia
Regionale e l’esperienza di
Collura e Federico? “ La
Provincia non serve a niente, a mio parere avrebbero
dovuto abolirle almeno 10
anni fa, avremmo rispar-
miato –conclude- un mare di soldi”.
Adesso quale è il suo rapporto col
PDL? Il mio rapporto col PDL si è
logorato, pare che nessuno sia capace di fare, ma solo di dire e fare
proclami, un PDL che è portaborse
insieme al PD del Governo Monti, il
governo delle banche e delle multinazionali è solo capace di fare
macelleria Sociale, io
vado dietro le mie
idee”. Ma da un personaggio così, c’è
poi il lato che non
ti aspetti, solitamente infatti chi ha fatto
politica ad alti livelli
lo trovi raramente a
parlare con i giovani
e la città, invece c’è
ancora per Fuschi
la voglia mai sopita di fare attivismo
di coinvolgere i
cittadini, ed ecco
Casapound. “Noi
siamo quello che
facciamo, il nostro
è un movimento
di rottura e di propositività insieme,
lavoriamo nel sociale, ed abbiamo
risvegliato la voglia sopita di fare
politica di giovani ed
anziani grazie all’associazionismo a più livelli.
Per settembre abbiamo
due importanti progetti nel
capoluogo, un doposcuola
gratuito per gli alunni delle
scuole del centro storico, ed
ancora la mensa popolare gratuita. Ormai si vive tanto per
vivere, cosa che a noi non piace, per questo abbiamo
deciso di sbracciarci e
lavorare per cambiare
le cose anziché piangerci addosso ed aspettare che gli
altri agiscano per noi”.
8
Luglio
www.ilfattonisseno.it
L’ ombra
dell’ ALBATROS
L
LA LETTERA sul web
1973
’inchiesta
Redazione
L
a rubrica “Riceviamo e Pubblichiamo” del nostro sito è sempre
stata un’arena mediatica nella
quale sono confluite numerose missive; non entriamo nel merito della veridicità delle stesse ma spesso hanno
contribuito ad evidenziare fenomeni
sociali o di altro genere che hanno assunto rilevanza considerevole.
Il 28 novembre del 2011 giunge un’epistola a firma “Lavoratore Onesto” che
racconta di una presunta casta a Pian
Del Lago, ovverosia presso il centro
di accoglienza per gli immigrati con
riferimento alla cooperativa Albatros
1973. Si scatena immediatamente una
gazzarra dialettica furibonda, fioccano
i commenti a favore e contro … ma
si impenna anche l’attenzione della
Squadra Mobile che già da qualche
tempo (dal 2007) è impegnata ad investigare in codesta direzione: accertamenti presso l’Ufficio Centrale Antiriciclaggio, presso vari istituti bancari,
indagini ad ampio raggio, insomma
un’immensa mole di lavoro che raffinata con certosina pazienza e contemperata da attente valutazioni disegna un quadro a
tinte fosche ed
inquietanti.
Dalle supposizioni, dalle
congetture,
dalle lettere,
dagli accertamenti si passa
alle aule di giustizia.
Vengono incrimina-ti di avere “gonfiato” gli elenchi degli ospiti del centro
accoglienza di Pian del Lago in modo
da ricevere più fondi per le spese del
loro mantenimento. Questa l’accusa
contestata a dipendenti e medici della cooperativa “Albatros” che prestano
servizio, appunto, al centro di accoglienza per gli immigrati; in sei sono
chiamati a rispondere a vario titolo di
associazione a delinquere finalizzata
alla truffa e falso: Vincenza Michela
Vicino (39 anni, di San Cataldo), presidente della “Albatros”, Maria Assunta Arcarisi (56 anni, di Caltanisetta),
Carmelo Francesco La Paglia (54 anni,
nativo di Calascibetta e residente a
Caltanissetta), Rosetta Lo Maglio (45
anni, nissena), Maurizio Romano (53
anni, nisseno) e Chiara Coniglio (32
anni, di Caltanissetta).
I fatti per i quali il sostituto procuratore Giovanni Di Leo ha già firmato la
richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei sei indagati risalgono al periodo 2007-2008; la prima udienza del
procedimento preliminare si è già svolta davanti al Gup Lirio Conti. Il giudice ha ascoltato una serie di eccezioni
avanzate dai difensori dei sei indagati;
questi ultimi, fra l’altro, hanno chiesto
di essere interrogati per chiarire la loro
posizione ed intendono presentare
una serie di documenti per dimostrare
la loro estraneità ai fatti.
Tutti e sei gli indagati, infatti, hanno
respinto con forza le accuse mosse loro
dalla Procura nissena, sostenendo di
avere sempre lavorato in maniera onesta e trasparente. La prossima udien-
za è stata fissata per il 30 novembre.
Nel dettaglio Vincenza Vicino, Maria
Assunta Arcarisi e Carmelo La Paglia
rispondono di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni
“
Gli indagati:
“abbiamo sempre
lavorato in
maniera onesta
e trasparente”
dello Stato, di truffa in concorso per
avere presentato in Prefettura elenchi
non veritieri in merito al numero di
ospiti presenti a Pian del Lago. Uno
stratagemma che, secondo gli inquirenti, avrebbe fruttato alla cooperativa
“Albatros” 30.105 euro. Falsi sarebbero, sempre secondo l’accusa, i documenti che Carmelo La Paglia, Rosetta
Lo Maglio, Maurizio Romano e Maria
Assunta Arcarisi avrebbero presentato
in merito alla presenza di alcuni ospiti e altri concernenti
la salute di alcuni
immigrati. Un extracomunitario
sarebbe stato
definito
“in
buone condizio-
ni di salute”,
ma tale attestazione
dei
dottori Romano
e Arcarisi, non
sarebbe stata vera.
Stessa cosa sarebbe accaduta in merito ad un’altra ospite
del centro: in questo caso i medici La
Paglia e Coniglio avrebbero sostenuto
che una donna soffriva per uno stato
febbrile e sarebbe stato consigliabile
che lasciasse il Centro di prima accoglienza fino alla guarigione completa.
Accuse che dovranno essere vagliate
dal giudice; gli indagati sono assistiti
dagli avvocati Antonio Impellizzeri,
Giuseppe Dacquì, Giuseppe Ferraro e
Giuseppe Iannello.
Giova forse rimarcare che la cooperativa Albatros 1973, come da statuto,
è una cooperativa sociale, con finalità
mutualistica e senza scopo di lucro, il
cui obiettivo primario è di “perseguire
l’interesse generale della comunità alla
promozione umana ed all’integrazione
sociale di cittadini svantaggiati, anche
immigrati, provenienti dall’area
del Mediterraneo ed o altri paesi
del mondo, attraverso la gestione di servizi sociali orientati in
via prioritaria, ma non esclusiva, alla risposta ai bisogni della
persona umana ed alla tutela dei
relativi diritti”. Belle parole, pregne di etica e generosità ma che
sembrerebbero difficilmente coniugabili con le “scoperte” della
Squadra Mobile. Risulta inusuale che Carmelo Francesco
La Paglia abbia probabilmente
utilizzato le somme di denaro
erogate dalla Prefettura quale
corrispettivo del contratto d’appalto per la prestazione di servizi presso i centri di Pian Del
Lago, per l’acquisto di:
una moto Bmw da
13.500 euro, una
Mini Cooper da
19.300 euro ed una Ferrari
131 ABM con 50.000 mila euro.
Curioso infine, che la cooperativa
Albatros 1973 abbia
acquistato: una Bmw
serie 330 d da 32.000
mila euro, un Land
Rover Freelander da
36.800 euro, un vano
seminterrato adibito a
garage a Caltanissetta
(con ingresso dalla via
Colajanni e dalla via
Degli Orti) per 269.500
ed un appartamento
a San Cataldo ed un
box per la modica cifra di 240.000 euro.
Chiudiamo il cerchio
delle insolite vicende
con la constatazione,
sempre secondo le attente indagini,
che l’Albatros, senza esplicita autorizzazione della prefettura al subappalto
abbia versato 260.300 euro per vari
servizi resi dalla società Xibet s.r.l. di
cui, casualmente, lo stesso La Paglia
è amministratore unico. Una lieve,
impercettibile sensazione d’inusuale,
ci assale … ma probabilmente erano
questi i sistemi migliori per “assistere”
gli extracomunitari.
Un lavoratore onesto
denuncia:
“A Pian del Lago c’è
una piccola casta”
CALTANISSETTA –
Vi scrivo per denunciare una piccola casta nel
nisseno, si tratta della
cooperativa Albatros
1973 che gestisce
il centro di accoglienza di
Pian del
Lago a
C a lt anissetta. Ormai sono anni
che lavoriamo al centro e
siamo stanchi di vedere mi-
gliaia di
euro che dovrebbero servire per migliorare i
servizi per rendere più agiata la
vita dei cosiddetti ospiti, spesi
solo ed esclusivamente per capricci personali, siamo stanchi
di vedere queste persone cambiare macchine di lusso come
se fossero caramelle, senza tenere conto di case, moto, barche, e altri beni di lusso che
senza ombra di dubbio saranno intestati alla cooperativa.
Con i soldi che riceve la cooperativa , gli immigrati dovrebbero vestire con abiti decenti,
purtroppo sono di qualità molto scadente, provenienti da vari
mercatini pagati quattro soldi;
che importa, con quello che ho
risparmiato il mese prossimo
mi cambio la macchina. Non
osiamo immaginare i guadagni provenienti dal servizio
catering, il cibo è scadente e
gli stessi ospiti, morti di fame,
lo rifiutano. Vogliamo parlare
delle norme di sicurezza? Inesistenti se si facesse un sopralluogo, ci sarebbero i requisiti
per chiudere immediatamente
magazzino, amministrazione, e
depositi vari.
Vogliamo parlare del personale addetto alla segreteria ? Li
dentro troverete personale con
qualifiche non inerenti sicuramente, eppure si trovano là
dentro per piacere di qualcuno.
Vogliamo parlare del controllo
sanitario ? I casi di varicella,
tubercolosi, epatite sono all’ordine del giorno, eppure queste
persone continuano a stare in
stretto contatto con tutti noi
mettendo a repentaglio la nostra salute e soprattutto quella
di tutti i cittadini, in quanto si
tratta di persone che escono
regolarmente. Vogliamo parlare dello spreco energetico
e del danno ambientale che
continuano a causare migliaia
di condizionatori accesi notte
e giorno 24 ore su 24 estate ed
inverno in ambienti mai usati
mai abitati. Senza considerare
il metro di selezione del personale, per fare parte
della casta devi essere legato da qualche
parentela altrimenti
sei fuori dal giro di
affari.
Dentro la casta tutti
si possono permettere tutto, nessuno può
intromettersi nessuno
può controllare i loro
affari. Infatti dovete sapere che nessuno
può entrare all’interno
del centro senza essere
autorizzato dalla prefettura, con questo scudo
riescono a farla sempre
franca, infatti essi sono
sempre avvisati molto tempo
prima di qualsiasi visita.
La cosa che fa più rabbia è quella di speculare sulle disgrazie
di questi poveri sfortunati che
speravano di trovare una mano
di aiuto ma hanno solo trovato aguzzini felici di accoglierli
sempre più numerosi non curanti delle loro esigenze ma
molto attenti al loro business.
“
Abbiamo la
speranza che
questa lettera
non venga
stracciata, ma
sia utile
Spero che gli altri centri di
accoglienza non siano nelle
stesse condizioni, altrimenti
sarebbero solo inutili, dannosi
e soprattutto molto ma molto
dispendiosi. In un periodo di
crisi come questo non possiamo permetterci di buttare i soldi in questo modo,ma questa è
un’altra storia.
Teniamo a precisare che questo
non è lo sfogo di poche persone ma di molte che avevano
iniziato questo lavoro con tanto entusiasmo convinti di fare
del bene,ma la cattiva gestione
del centro conferma ancora
una volta che gli interessi economici sono superiori a qualsiasi valore umano.
L’unica speranza è che questa
lettera non venga stracciata ma
possa risvegliare in chi ha un
minimo di cuore e soprattutto
dei poteri forti, dei sentimenti
tali da dire stop a questo spreco, solo allora questo sfogo non
sarà stato inutile.
Lavoratori Onesti
Luglio
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10
Luglio
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ECONOMIA. I progetti del neo presidente di Confindustria nissena
L’ era di Amarù è iniziata
“Continuerò il lavoro
di Antonello Montante”
di Leda Ingrassia
Da alcune settimane Confindustria
Caltanissetta ha un nuovo presidente: Rosario Amarù. Imprenditore
gelese di 49 anni, sposato e papà di
due ragazzi, ha preso il posto di Antonello Montante, adesso a capo di
Confindustria Sicilia. Il neo presidente è molto legato alla famiglia, di
cui fa parte integrante la madre Agata, porta avanti fin da giovanissimo
l’azienda fondata dal padre e ha tanti
progetti per promuovere lo sviluppo
economico del territorio nisseno.
Qual è la sua storia imprenditoriale?
La mia vita è stata caratterizzata
dalla prematura morte, a 45 anni,
di mio padre fondatore dell’attuale
azienda che ancora oggi porta il suo
nome. All’età di 19 anni sono stato
messo di fronte alle vere insidie della vita e in un territorio come quello
di Gela dove negli anni 80/90 il fare
impresa era veramente “un’impresa”!
Ho superato un’infinità di ostacoli
di qualsiasi tipo e natura ma sono
soddisfatto di tutto ciò che ho fatto e
non rinnego nessuna delle mie scelte
da uomo e da imprenditore. La mia
azienda é di seconda generazione e
nasce grazie all’intraprendenza e al
genio imprenditoriale di mio padre
il quale ha creato tutto con onestà,
sacrificio e professionalità. Da lui
ho imparato tutto anche dopo la sua
morte, avendomi lasciato esempi di
vita imprenditoriale di cui ho fatto
tesoro. Anche a mia moglie Sonia,
compagna di vita da sempre, devo
molto del mio sviluppo imprenditoriale. La mia impresa si occupa di
manutenzione di macchine rotanti e
alternative per stabilimenti chimici,
petrolchimici e farmaceutici. È com-
plicato spiegarlo in parole povere
ma ritengo sia il lavoro più affascinante del mondo. Dal 2000 abbiamo
diversificato la nostra produzione
e ci siamo specializzati anche nella
costruzione di pompe ad anello liquido e compressori che hanno aumentato le nostre quote di mercato
in Italia e all’estero.
La nomina a presidente giunge al
culmine di un suo percorso dentro
Confindustria Caltanissetta…
Sono in Confindustria Caltanissetta
dal 1992 quando entrai a far parte
dei Giovani Imprenditori. Abbiamo
portato avanti tante azioni concrete
per il bene del nostro territorio, incontrando e superando tanti ostacoli che ci hanno permesso di capire
che ci vuole la volontà, la passione
e la lealtà per difenderlo e farlo crescere. Ho provato sulla mia stessa
pelle che solo l’importante alleanza
con lo Stato e le Istituzioni è l’unica via d’uscita dalle trappole che la
mafia ha sempre preparato per le
imprese del nostro territorio. Oggi
Confindustria nissena ha un ruolo
centrale a livello nazionale grazie
all’indiscussa leadership di Antonello Montante che ha saputo trasformare in un modello innovativo
“
L’organizzazione
rimarrà
un equilibratore
per garantire
normalità
alle imprese
il nostro coraggio, facendo scelte
chiare ed inequivocabili. All’inizio si
parlava di primavera imprenditoriale, oggi alla luce di tanti sforzi fatti,
parliamo di sistema confindustriale
solido, di responsabilità nel gestire i
nostri incarichi, anche a livello nazionale.
spirito di squadra, che in tutti questi
anni ha fatto sì che le attività portate
avanti fossero prima di tutto condivise in modo unanime e sviluppate
in piena collaborazione tra tutti noi,
rimane lo stesso. Il progetto di Confindustria Caltanissetta ha un suo
DNA e sarà portato avanti e sviluppato mirando a stabilire un’ampia
azione di orientamento al progresso
in termini di aggregazione imprenditoriale, incentivazione allo sviluppo competitivo per la valorizzazione
delle eccellenze locali, creare reti di
impresa per aumentare le opportunità di business in Italia e all’estero,
promozione di piani formativi per
gli imprenditori in cui la sicurezza è
la chiave di lettura per la crescita e
i servizi a favore delle imprese sono
dei meri strumenti per avvicinare
sempre più gli imprenditori allo Stato. L’impegno prioritario è quello di
continuare a fare in modo che Confindustria Caltanissetta rimanga
sempre un equilibratore per garantire un contesto di normalità in cui
imprese possano operare e svilupparsi. Siamo riusciti a promuovere a
livello nazionale un modello sociale
e imprenditoriale nuovo, riconosciuto dalle più alte Istituzioni, una
vera best practice che, oltre ad aver
nostro territorio in modo positivo
in cui si potesse parlare di vera azione antimafia, misurata non con le
parole come molto spesso é capitato
e purtroppo capita, ma con i fatti.
Qual è la situazione delle aziende
nissene e come potrebbero eventualmente essere aiutate?
Purtroppo il nostro territorio si
trovava già in uno stato disastroso
a causa di un pesante passato, circa trent’anni trascorsi all’insegna
dello sfruttamento e dello spreco di
ingenti fondi pubblici che, invece
di raddoppiare la nascita di nuovi
centri di produzione e aumentare le
nostre quote imprenditoriali all’interno dei mercati, hanno prodotto
fallimenti e impoverimenti sia a livello economico che a livello socioculturale, lasciando un alto tasso di
disoccupazione, una sottocultura
clientelare anticrescita e
un’assenza tota-
le
di attrattività territoriale. Uno strumento come la zona franca, simbolo
dell’unione tra le associazioni di categoria e i sindacati, che premierà il
territorio per il grande sforzo fatto,
ma senza commettere gli sbagli del
passato, quindi sotto la supervisione
delle Istituzioni che hanno acconsentito la realizzazione di questo
progetto, rappresenterà una leva di
sviluppo certa nella misura in cui
riuscirà a far recuperare competitività alle aziende esistenti e riuscirà
ad attrarre investimenti dall’esterno,
fondamentali non solo per la nostra
economia territoriale ma anche, e
soprattutto, per quella dell’intera
regione. C’e’ l’urgenza di avere un
quadro generale chiaro con la mappatura di tutte le potenzialità e le
criticità locali, con un piano di marketing territoriale e uno industriale
per lo sviluppo efficace di tutto il
territorio, sostenuti dalla qualità
dei servizi pubblici
STORIA. L’azienda Amarù in pillole
L’azienda nasce nel 1967 per
mano di Giovanni Amarù e si
specializza nella rettifica di motori alternativi a combustione interna.
In pochi anni, grazie alle capacità e all’intraprendenza del suo
fondatore, compete con le più
consolidate aziende che operano
in Sicilia, distinguendosi per qualità, efficienza e puntualità.
Gli anni compresi tra il 1982 ed
il 1987, hanno segnato la svolta
decisiva per l’azienda: a causa
della prematura scomparsa del
suo titolare, la gestione passa ai
figli che, con notevole rischio, decidono, dopo 5 anni, di ampliare l’azienda incrementando il
loro parco clienti e investendo in
nuovi macchinari.
Il rapporto stabile per il servizio
di manutenzione degli impianti,
instaurato con l’ANIC di Gela
nel 1987, determina il definitivo salto di qualità e vede la “Amarù” incrementare la lista delle
proprie attività col settore revisione pompe e, in generale, con
l’intero settore della manutenzione industriale.
Una maggiore acquisizione di
Quali sono i punti fermi del programma che realizzerà durante il
suo mandato? Più che programma
la chiamerei missione la quale è volta
a garantire la continuità dell’operato
che Confindustria Caltanissetta ha
realizzato dal 2005 fino ad oggi. Lo
competenze specifiche, permette alla Amarù di
poter acquisire commesse di lavoro dalle
migliori aziende del
mondo.
Si aprono, infatti,
non solo le porte dell’Europa con
cantieri in Germania,
Olanda, Svezia, Francia e Romania, ma anche verso altre parti del
mondo come il Congo,
l’Algeria, la Libia ed il Sud
Africa. Una continua evoluzione, dunque, che culmina
con l’ingresso della Amarù
nel mondo della produzione
di pompe per alcune società del
settore.
Tra il 1996 e il 2001 l’Amarù costruisce un nuovo stabilimento di
oltre 5000 mq. che si aggiungono
ai 1500 della vecchia sede dove
viene destinato alla sola attività di
rettifiche motori.
Oggi Amarù si presenta con un
impianto moderno ed elegante
dove trovano spazio macchine
tecnologicamente avanzate ed
eleganti uffici.
rivoluzionato l’immagine ed il peso
sociale dell’imprenditore, ha creato
un binomio inscindibile che è diventato il segno della nuova cultura
d’impresa: la legalità è sviluppo. Tutto questo é stato un passaggio obbligato per cominciare a promuovere il
CALT
ANIS
SETT
A
a servizio delle imprese e
da un sostegno da parte della politica che dovrebbe seguire un programma preciso e integrato in sinergia con le categorie economiche.
Ritiene che esistano delle vocazioni territoriali e industriali diverse
all’interno della stessa provincia,
che determinano ricchezze differenti?
Sicuramente ci sono aree industrializzate che sono piú collegate con
l’indotto e che hanno sviluppato delle operatività industriali diverse rispetto alle altre presenti nel resto del
territorio. La diversità puó permettere comunque una diversificazione
competitiva che genera varietà produttive che vanno dall’agroalimentare nella parte piú interna al metalmeccanico nella parte piú a sud. Ci
sono anche delle specializzazioni in
varie altri settori come energia, costruzioni, meccanica di precisione,
industrie plastiche e nicchie industriali presenti in mercati nazionali
e internazionali. La verità é che tutto
il territorio, anche quello piú industrializzato, necessita un managment efficace, attento alla crescita
e preciso in termini di governance
territoriale. Noi dobbiamo pensare
a rendere solide e competitive tutte
le aree ognuna nella propria caratteristica distintiva. Confindustria, insieme a tutte le forze sane di questa
provincia, vigilerà affinché lo strumento non diventi un fine ma un
mezzo per generare sviluppo.
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Luglio
11
Leggere,leggere
e
scrivere...
di Fiorella Falci
“In Italia l’11,2% dei giovani tra
15e24 anni non è interessato né a lavorare né a studiare”: “Si sono arresi!”, così ha scritto uno studente agli
esami di maturità, commentando
questi dati proposti dal Ministero
nei documenti per il “saggio breve”
della prima prova scritta.
Sto lavorando agli esami di Stato,
in un Liceo Scientifico della nostra
provincia, e ancora una volta si certifica una situazione preoccupante,
di deprivazione, culturale e antropologica, dei nostri giovani. E di
tutto il sistema-scuola del nostro
Paese.
Infatti quegli studenti non sono
molto diversi dagli altri, non sono
“casi particolari”, ma il prodotto delle scelte generali, che hanno
privilegiato negli anni l’immagine
rispetto alla parola, i test rispetto
alla scrittura creativa e all’argomentazione dialettica, le “competenze”
(?!) rispetto alla “maturità” (termine
troppo impegnativo), i presidi-manager rispetto alla direzione didattica e pedagogica del corpo docente,
l’”autonomia” della gestione delle
poche risorse in una pletora spesso
velleitaria di “progetti”, perdendo
di vista quella finalità di formazione “dell’uomo e del cittadino” che
fondava sui principi costituzionali il
senso stesso della Scuola, facendone
patrimonio pubblico, “bene comune”, istituzione responsabile del futuro per la nostra società.
E il risultato sono ragazzi che non
inquadrano i loro saperi nello spazio
e nel tempo, sconoscono la geografia
nei suoi elementi fondamentali, non
colgono il valore della contemporaneità nella storia, non riescono spesso a contestualizzare un autore nel
suo tempo e al di fuori dell’ambito
“tecnico-strumentale” delle pagine
del manuale; e si presentano disarmati, con un vocabolario striminzito di poche centinaia di parole,
rispetto alla necessità di esprimere il
loro pensiero, di formularlo e di argomentarlo, di difendere le proprie
convinzioni, di affermare, in una parola, la loro personalità.
E soprattutto disorientati nella comprensione del “senso” dei contenuti
che studiano, (nella migliore delle
mondo ed in questa fase del tempo.
Non c’è persona umana senza parole, non ci può essere pensiero logico
senza strutture argomentative, non
ci può essere progresso senza la capacità di dare forma comunicativa
condivisa alle idee, non ci può essere cittadinanza responsabile senza
l’orientamento nel tempo e nello
spazio.
Tutto questo la Scuola non ce la fa
più a costruirlo, tranne rare eccezioni. Ma la scuola-bene comune non
si qualifica con le eccezioni, ma solo
se riesce a fondare la cittadinanza su
un impianto culturale solido, autonomo (questo sì!), su una capacità
diffusa di tramandare ed aggiornare
un immaginario collettivo che abbia
re, nonostante tutte le
celebrazioni per il 50°
dell’Unità nazionale.
Nel dopoguerra la scuola italiana è
stata un formidabile strumento di
crescita, di mobilità e di riscatto per
tutti gli strati sociali del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno.
I figli, studiando, hanno migliorato
la loro condizione, il loro status ed il
loro reddito, rispetto ai genitori che
li hanno fatti studiare.
La scuola ha dato corpo alla speranza di un popolo, ha servito un progetto di ricostruzione e di crescita
che aveva fatto dell’Italia, in pochi
decenni, la quinta potenza industriale del mondo.
ipotesi memorizzandoli), impreparati a porsi delle domande sul “senso” complessivo di quello che accade
intorno a loro in questa porzione di
la coscienza di derivare da un patrimonio di esperienze che costituiscono un legame sociale, una “patria”,
che oggi facciamo fatica a riconosce-
Oggi la scuola non serve più a questo. Forse perché il nostro Paese una
speranza da nutrire in questa fase
non ce l’ha. O forse perché le nostre
“
Ritorniamo
a far crescere
i nostri figli
anche nel
silenzio
della lettura
classi dirigenti non riescono a
vedere nella scuola e nella cultura la
risorsa fondamentale per il nostro
avvenire.
Nel paese che possiede il 50% del
patrimonio culturale di tutto il
pianeta, nell’epoca della globalizzazione, la cultura dovrebbe essere considerata come un problema
sistemico: alla cultura andrebbero
collegati l’istruzione, la ricerca, il turismo, i trasporti, la comunicazione,
l’industria, l’agricoltura; visto che è
sul piano della qualità che si è competitivi nell’economia mondiale, e
non più nella produzione seriale di
manufatti.
E allora? Leggere, leggere, leggere; e
scrivere. Ritornando a far crescere
i nostri figli anche nel silenzio della
lettura come occasione per la fantasia e per la riflessione, autonoma.
Leggendo ci siamo formati pensando a noi stessi nei contesti virtuali
che i nostri libri ci proponevano
senza schiacciarci con la forza definitiva delle immagini del realismo
estremo e virtuale del mondo mediatico in cui oggi siamo annegati.
Solo leggendo si ricostruisce un “logos” che sia parola e pensiero, linguaggio e ragionamento, condivisi e
comunicabili, ricchi di significati, e
non denudati in una funzione poveramente strumentale, “informativa”,
senza metafore, senza respiro semantico, senza provocazioni intelligenti per la mente.
Perché non nutriamo le vacanze dei
nostri figli con delle letture? Non
necessariamente “impegnative” (anche Topolino, Tex e il Corriere dei
Piccoli, negli anni ’50 ci hanno fatto
crescere !), ma capaci di accendere
le scintille nella mente dei nostri ragazzi, e di offrire loro le parole per
esprimerle, e illuminare con queste
scintille i percorsi di una prospettiva
che sia capace di avere una “visione”
(non una “immagine”) di un futuro
possibile. E migliore.
12
Luglio
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Cristiano e Fulvio,
due nisseni
alla Bernacca
di Annalisa Giunta
D
alla passione per la meteorologia all’acquisto della prima stazione di rilevamento
e alla creazione di un sito internet
per offrire un servizio alla cittadinanza: questa la storia di Cristiano
Curatolo e Fulvio D’Antoni.
Un amore quello dei due nisseni per
la meteorologia - ossia quella branca
della scienze dell’atmosfera che studia i fenomeni fisici che avvengono
nell’atmosfera terrestre (troposfera)
e responsabili del tempo atmosferico – coltivato già in tenera età.
Cristiano Curatolo, 24 anni, studente in giurisprudenza presso l’Università Kore di
Enna, comincia
a interessarsi
di meteorologia all’età
di 7- 8 anni
attratto dagli elementi naturali
come le nuvole, il sole,
una pas-
sione che approfondisce dal punto
di vista scientifico all’età di 13 anni
attraverso l’utilizzo di internet e
grazie al quale consegue via web
dei corsi di meteorologia.
“Grazie a internet – dichiara Cristiano – ho conosciuto Fulvio, entrambi
infatti scrivevamo nello stesso forum
di meteorologia siciliano e insieme
abbiamo deciso di porre le basi per
realizzare nel 2008 ‘Meteo Caltanissetta’. In 4 anni di attività abbiamo
raggiunto 300 mila visite al sito, con
mo
più aggiornamenti per
dare delle previsioni più
esatte, anche se può capitare di
sbagliare”.
Anche Fulvio D’Antoni, 30 anni,
laureato in Relazione Pubbliche
presso l’Università degli studi di Ca-
Da sinistra Cristiano Curatolo e Fulvio D’Antoni
maggiori accessi durante il periodo
invernale soprattutto quando si verificano quelle rare nevicate nel nostro territorio che fanno registrare
anche mille visite in un solo giorno
con 10.000 pagine visitate, inferiori
nel periodo estivo”. “Le previsioni –
prosegue Cristiano – effettuate in un
breve margine di tempo 3-4 giorni
nel periodo invernale, 7-8 giorni nel
periodo estivo, sono più attendibili, superati i 3 - 4 giorni soprattutto nei periodi più difficili faccia-
tania, comincia il
suo interesse per la
meteorologia da piccolo
per poi approfondirla inizialmente
su i libri di fisica e di meteorologia
e poi sul web.
“Il nostro sito – afferma Fulvio – suscita molta curiosità, per noi si tratta
di un investimento a titolo personale. Un servizio del tutto gratuito che
offriamo della cittadinanza e che
dovrebbe essere reso dal Comune e
dalla protezione civile a salvaguar-
dia della popolazione. Grazie alle
nostre stazioni
meteo, quattro a
Caltanissetta, una a
Mussomeli, una a San
Cataldo e una a Gela,
quest’ultima acquistata dal
liceo scientifico con cui collaboriamo, effettuiamo previsione 24 ore su 24 ore”.
Ma vediamo cosa prevedono i nostri meteorologi nisseni per questa
estate: dopo l’impennata termica
avutasi dal 7 al 18 luglio con punte
di 40-41 gradi nelle ore più calde, a
fine luglio la temperatura ritorna
nei valori delle medie stagionali.
Per agosto in linea di massima
le temperature al meridione saranno nella media o poco sopra.
Dunque sole, niente piogge tranne qualche temporale estivo che
potrebbe verificarsi nelle zone interne, il mare molto caldo con una
temperatura media più alta dal
2003 ad oggi, circa 26° gradi
nel Tirreno e 24° nel
canale di Sicilia,
tempe-
r at u r a
destinata a salire
dopo queste ondate di caldo con il
rischio della tropicalizzazione del
mare e che alla prima onda fredda dell’autunno potrebbe generare
temporali di fortissima
intensità o perturbazioni
cicloniche.
Nel corso dell’intervista
abbiamo messo alla prova
i due meteorologi chiedendogli anche dei chiarimenti su alcuni termini
che sentiamo spesso ma di cui
non conosciamo il significato come
l’anticiclone delle Azzorre, che sarebbe come ci hanno spiegato i due
meteorologi l’aria stabile di
bel tempo che si forma
sulle isole Azzorre
a largo del Portogallo responsabile
dell’estate italiana
sino agli anni 90,
oggi sostituito da
suo cugino l’anticiclone l’africano
responsabile di
queste alte
temperature.
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Luglio
Fatti & Vacanze
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA
SEZIONE FALLIMENTARE
Avviso di vendita - Fallimento n.20/99
Voglia di risparmio...
ma non troppo
E
state, tempo di vacanza e i
nisseni sembrano non rinunciarvi. In molti hanno
già pianificato nei minimi dettagli il loro viaggio per “staccare la
spina” e godere del meritato riposo dopo un lungo anno di impegni lavorativi o per i più giovani
di studio.
Secondo i dati statistici sono 28
milioni gli italiani, pari al 46,1%
della popolazione, che andranno
in vacanza e il 79% trascorrerà
lo più a fine luglio o ai primi di
settembre rinunciando spesso
alla settimana di ferragosto che
presenta delle tariffe più care.
Infatti se lo scorsi scorso i nisseni erano disposti a spendere per
una vacanza di otto giorni sino a
1.300 euro, oggi il loro budget si
aggira intorno alle 900 euro”.
“I giovani – dichiara Rossella
Arcarese, tour operator – preferiscono il mare e mete gettonatissime come la Spagna, la Gre-
nisseni
in vacanza
In alto una foto di Sunny Beach
in Bulgaria, l’ultima meta
scoperta dai nisseni
le ferie in Italia. In molti hanno
scoperto le gioie del cosiddetto
early booking, vale a dire la prenotazione anticipata come strumento per risparmiare. Il web si
conferma il canale più utilizzato
per le prenotazioni, soprattutto
tra i più giovani che lo utilizzano
per cercare la soluzione migliore
di vacanza prenotando il mezzo
di trasporto, scegliendo la struttura ma anche valutando un’offerta completa. Segue l’agenzia
tradizionale, la vacanza “fai da
te” tramite il contatto diretto tra
privati o la scelta di una struttura
ricettiva.
Ci siamo rivolti ad alcune agenzie
presenti in città per conoscere le
mete preferite dei nisseni.
“Rispetto allo scorso anno – afferma Emma Tricoli, tour operator – si registra un incremento
delle località italiane a discapito
di quelle straniere: Calabria, Sicilia e Puglia le mete predilette.
I nisseni preferiscono partire per
cia, la Croazia e Sunny Beach in
Bulgaria, oltre che partire nella
settimana di ferragosto, mentre le
persone più adulte preferiscono i
tour visitando città come Parigi,
Praga e le capitali nordiche”.
usufruendo tra l’atro delle promozioni attivate subito dopo l’incidente della Concordia e molti
nisseni hanno scelto questa tipologia di viaggio”.
Come trascorreranno invece le
vacanze i sancataldesi? “Generalmente la crisi si sta facendo
sentire – afferma Lucia Riggi, organizzatrice di viaggi – e le persone continuano a prenotarsi last
minute. Il periodo preferito va da
fine luglio a fine agosto e c’è chi
non rinuncia a partire nella settimana di ferragosto. Meta preferita il mare: Sicilia, Calabria, Croazia, Tunisia. Moltissime famiglie
hanno scelto le crociere che continuano a costare di meno rispetto ad altre formule come i villaggi
o ai viaggi organizzati, in questo
caso è molto richiesta la crociera
nel Mediterraneo su entrambi i
versanti”.
Incuriositi ci siamo chiesti come
trascorrerà le sue vacanze il primo cittadino: “Sino al 13 agosto
resterò in città per delle scadenze
fiscali che vanno rispettate e quindi sarò allo studio per svolgere il
mio lavoro di commercialista e
allo stesso tempo seguirò l’attività del comune – afferma Michele
Campisi - poi penso di trascorrere una settimana al mare assieme
alla mia famiglia”. “L’augurio ai
nisseni per questa estate - prosegue il Sindaco - al di là delle
vacanze, visti i tempi difficili che
non permettono a tutti di poter
partire, è quello di potere godere
“
E le crociere? “Sono andate benissimo – prosegue Rossella Arcarese – i clienti hanno continuato a
chiederci questo tipo di vacanza
13
Campisi:
“lavorerò sino
al 13 agosto
poi andrò
una settimana
al mare”
con serenità i momenti di riposo,
uscendo e passeggiando per la
città. Stiamo anche cercando di
realizzare una serie di eventi e di
spettacoli per quanti rimarranno
in città”.
A. G.
Il Giudice Delegato ha disposto procedersi alla vendita senza incanto della seguente
unità immobiliare con le seguenti modalità e condizioni:
Lotto 1): fabbricato sito nel Comune di Serradifalco, C.so Garibaldi n.162, composto da un piano terra ad uso commerciale e da un primo piano destinato a locale di
sgombero (deposito) ad uso deposito con superficie di mq 48,19 circa per piano.
L’immobile risulta censito al Catasto fabbricati del Comune di Serradifalco al fg.15,
particella 610, cat.c/6.
L’immobile, giusta concessione rilasciata l’8/07/1993 n. 005526, è stato oggetto di lavori di manutenzione straordinaria e cambio di destinazione d’uso del piano terra
già esistente per convertirlo ad uso commerciale e realizzazione di sopraelevazione a
primo piano per adibirlo a locale di sgombero.
L’immobile presenta delle difformità rispetto al progetto assentito consistenti in difformità di distribuzione interna, difformità di prospetto e di copertura.
Tali difformità, tuttavia, sono suscettibili di autorizzazione in sanatoria così come
sarà necessario effettuare il riaccatastamento dell’immobile e richiedere il certificato
di agibilità.
Gli oneri conseguenti, stimati dal consulente tecnico e maggiorati delle necessarie
spese per competenze tecniche (complessivi € 4.000,00) sono già detratti dal prezzo
indicato a base d’asta.
L’immobile dotato di impianto elettrico si presenta in buono stato di manutenzione
e interessato solo in parte, nel piano destinato a locale di sgombero, da fenomeni di
umidità.
Prezzo base: € 40.800,00 (euro quarantamilaottocento/00).
In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad
€ 250,00 (euro duecentocinquanta/00);
-la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone
nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente
costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita
presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del
fallimento.
Lotto 2): terreno esteso Ha 00.62.70 sito nel Comune di Caltanissetta, c.da Perciata
in prossimità della S.P. Caltanissetta-Pietraperzia, classato come seminativo di classe
3, allo stato incolto, censito al N.C.T. al fg.193, part.133. Il lotto di terreno avente una
giacitura di colle, ricade nella zona E 2, verde agricolo dei feudi, secondo la variante
generale di revisione del P.R.G.
Prezzo base: € 8.150,00 (euro ottomilacentocinquanta/00).
In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad
€ 250,00 (euro duecentocinquanta/00);
-la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone
nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente
costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita
presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del
fallimento.
Il Giudice delegato fissa alle ore 12,00 del 25 Settembre 2012 l’udienza avanti a sé
(Palazzo di Giustizia, terzo piano, stanza 318, Giudice C.D. Cammarata) per la deliberazione sulle offerte e l’eventuale gara tra gli offerenti.
Dispone che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza
di offerte o per altra ragione, gli stessi beni siano venduti mediante incanto con prezzo base pari al prezzo minimo sopra indicato. Fissa l’incanto avanti a sé alle ore 12,00
del giorno 2 Ottobre 2012 stabilendo il rilancio minimo di € 250,00.
Condizioni della vendita
-l’offerente deve presentare nella cancelleria dichiarazione, in regola con il bollo, contenente l’indicazione del prezzo, del tempo e del modo del pagamento, che in ogni
caso dovrà avvenire entro e non oltre sesanta giorni dalla data di aggiudicazione e
ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta;
-l’offerta non è efficace:
a) se perviene oltre le ore 12,00 del giorno precedente la vendita; b) se è inferiore al
prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare in misura non
inferiore al decimo del prezzo da lui proposto.
-l’offerta è irrevocabile salvo che: 1) il Giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120
giorni dalla sua presentazione ed essa non sia stata accolta;
-l’offerta deve essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati,
a cura del cancelliere ricevente, il nome, previa identificazione, di chi materialmente
provvede al deposito, la procedura fallimentare di riferimento e la data dell’udienza
fissata per l’esame delle offerte;
-l’assegno circolare per cauzione deve essere inserito nella busta;
-le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli
offerenti.
Per il caso di eventuale successiva vendita all’incanto si precisa che:
-essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra
indicato;
-con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in regola con il bollo vigente) presso la Cancelleria fallimentare entro le ore
12,00 dl giorno precedente a quello stabilito per l’incanto;
-con versamento contestuale alla presentazione delle dette istanza, della cauzione in
ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo di assegno circolare
non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare.
Il Giudice delegato stabilisce, altresì, con riferimento alle disposizioni relative sia alle
vendite senza incanto sia a quelle con incanto:
-che l’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta dal prezzo di aggiudicazione la cauzione di cui sopra) entro un termine massimo di 60 giorni dalla
data di aggiudicazione a mezzo di assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria fallimentare. In mancanza del suddetto versamento verrà pronunciato decreto di decadenza dell’aggiudicatario e pronunciata la perdita della cauzione (art.587
c.p.c.);
-le spese inerenti la vendita ed il trasferimento di proprietà sono poste a carico
dell’aggiudicatario, così come pure le spese per la cancellazione delle formalità pregiudizievoli;
-che soltanto all’esito degli adempimenti precedenti sarà emesso il decreto di trasferimento, ai sensi dell’art.586 c.p.c..
Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del fallito, possono essere fornite dalla Cancelleria a chiunque vi abbia interesse. Il bando, l’ordinanza di vendita e la perizia sono pubblicati sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il curatore del
fallimento è la Dott.ssa Emanuela Maria Vella, Viale Trieste, 157, Caltanissetta, tel.
0934/542887.
Caltanissetta lì, 18/07/2012
il curatore
Dott.ssa Emanuela M. Vella
14
Luglio
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Fatti & Provincia
Michele
“D’Orange”
di Osvaldo Barba
L’incontro con Michele Mancuso,
uno dei più giovani Presidenti del
Consiglio provinciale nella storia
di Caltanissetta, un po’ mi mette a
disagio. Lui è un veterano della politica nonostante l’aspetto da educando con quel sorriso sornione. Tant’è
che non so se all’appuntamento
verrà con la sua Mercedes o con la
313, la mitica auto di Paperino. Beh,
considerando poi che è l’artefice di
Grande Sud nella provincia di Caltanissetta come sarà vestito? Con il
saio arancione no perché non è buddhista, con i capelli e gli indumenti di coloro arancio neanche
perché non mi risulta
essere un PowerRangers. Ah eccolo!
Michele Mancuso, il
suo aspetto a metà tra
l’enfant prodige della
politica e l’eterno bambino mi spiazza. A bruciapelo: a presiedere il
Consiglio provinciale ci va
con il cestino ed il
grembiule?
Ma lo sa che mi ci
vedo già. Certo,
magari in veste
semi-istituzionale. Un grembiule con una
bella cravatta…
naturalmente
arancione. E’
vero si che il
ruolo istituzionale che
ricopro mi
impone serietà e rigore
nell’abbigliamento nell’espletamento delle mie funzioni in sede
consiliare, ma è altrettanto autentico che Michele Mancuso gira anche
in jeans e maglietta quando visita
tutti i 22 comuni della provincia di
Caltanissetta. Va anche detto che
il cestino, quello a cui lei alludeva
sarcasticamente, in pratica a me servirebbe veramente considerato che
quotidianamente esco di casa alle
08,30 per farvi ritorno non prima
delle 23.
In tutta la provincia di Caltanissetta, per la politica, nulla o quasi è
cambiato. Concorda?
Come non potrei. Qui come altrove,
la politica autoreferenziale attenta
a difendere solo i suoi privilegi, ha
prodotto l’antipolitica. I partiti non
riescono a fornire alle istituzioni gli
uomini migliori. Esiste tanta mediocrità e lo stato attuale delle cose non
può che esserne la conferma.
Parliamo di vita privata. Sport,
viaggi, donne o….figurine? Qual è
il suo hobby?
Se dico girare con la macchina fotografica per immortalare mia moglie e mia figlia (mio figlio predilige
romperle le macchine fotografiche)
per farne dei poster, secondo lei ho
risposto?? Seriamente parlando, il
mio hobby preferito è proprio la politica. Lo so di sembrare “tristemente” demagogico,ma io credo davvero
tanto nel ruolo e nel senso della politica con la P maiuscola. Ma quella che si fa lontano dalla scrivania,
quella che ti permette di conoscere
tutti i disagi ( e sono infinitamente
tanti) che quotidianamente affliggono ogni singolo abitante di questa
Michele Mancuso con il leader
di “Grande Sud” Gianfranco
Miccichè
provincia che oramai non crede più
alle fate e alla bacchetta magica.
Lega Nord: Bossi = Grande Sud:
Miccichè. Per Lei la politica è
un’equazione fatta di estremismi?
Le cronache che hanno evidenziato lo scandalo Lega Nord dimostra
chiaramente, secondo me, come
Bossi non sia mai stato un estremista. Non ha mai fatto rinunce per la
sua gente, per quel “popolo Padano” che vive in un territorio fatto
di ricchezza, lavoro, infrastrutture.
“Fingersi” estremista per Bossi non
è stato un’esigenza: è stata mera opportunità. Gianfranco Miccichè,
nel pieno del suo recente massimo
“splendore” politico, ha scelto di perdere ogni privilegio per scommettere sulla sua gente e sul Sud. Miccichè
è un uomo coerente e lo dimostra il
fatto che è uscito dalla prima giunta
Lombardo dove aveva due assessori
(uno vice-presidente della Regione),
quando ha capito che
il Governatore non aveva a
cuore la Sicilia ma solo il potere. E le cronache di queste ultime ore ne sono la conferma.
La figura del politico oggi è
quasi del tutto inflazionata. Ma
ieri, era lo stesso?
Oggi il politico è visto come colui che
fa esattamente il contrario di quello
a cui è stato delegato. Guardi le condizioni della provincia di Caltanissetta e capirà. I bisogni della gente
soccombono difronte agli interessi (
a volte anche spudorati) personali.
Lei parla della politica di ieri ed a
me viene subito in mente Sandro
Pertini, il Presidente partigiano,
l’uomo simbolo del concetto di
unità nazionale, vera espressione del concetto di socialismo, il “dodicesimo” uomo
in campo nella vittoriosa
finale mondiale dei campionati di calcio dell’82.
L’uomo che ha detto: « I
giovani non
hanno bisogno di
sermoni, i giovani
hanno bisogno di
esempi di onestà,
di coerenza e di altruismo »
Se il verde
in politica
è sinonimo
di
Padania,
per Lei
l’arancione è
sinonimo di “Ter- ronia”?
Per me la “Terronia”, come la
chiama lei, ha necessità assoluta
di tingersi di arancione. E’ un colore
che si trova in molte peculiarità della
nostra sicilianità. Per chi si avvicina
a noi ( e mi creda sono davvero tanti) indossare qualcosa di arancione
è un’esigenza. Arancione, per tutti
coloro che credono in Grande Sud,
equivale a rinascita.
Parliamo di “follie” e di “incapacità della politica”. La Lega Nord
ha chiesto e ottenuto il raddoppio
delle autostrade già a tre corsie
della Lombardia. Per il ripristino
delle mulattiere del nisseno, chi
interpellerete “i maniscalchi”?
In politica non esista “follia” che non
può essere soddisfatta se si ha po-
“
I partiti non
riescono a
fornire alle
istituzioni
gli uomini
migliori
tere contrattuale. Il Sud, ma più in
particolare questa provincia, se mi
permette un ossimoro ha delle “folli
razionalità” che hanno bisogno di
essere soddisfatte, come la realizza-
zione dell’aeroporto “Federico
II°” a Gela e
la superveloce
Muss omeliCaltanissetta per
poter realmente parlare di
sviluppo del territorio.
Spread, spendingreview, default,
sono il “pane quotidiano” per i
media parlando di politica. Ma a
tutti quei poveri del nisseno a cui
manca il pane vero, quello fatto di
frumento e non di chiacchiere, tutto questo Lei come glielo spiega?
Il dramma della povertà e dell’emarginazione spesso non fa notizia. La
politica è stata brava a mascherare il
suo fallimento attraverso l’uso mediatico di questi termini anglofoni,
per non svelare che il vero intento è
stato raggiunto. Infatti i ricchi sono
più ricchi ed i poveri più poveri. Ma
questa situazione l’aveva già preannunciato Primo Levi nel suo indimenticabile “ Se questo è un uomo”.
Diceva infatti:“Io vedo un’Italia dove
a chi ha
sarà dato e a chi
non ha…
.a quello
sarà tolto!”
Tagli delle province. Lei è
ad un passo dalla storia perché
potrebbe essere l’ultimo Presidente del Consiglio provinciale nisseno. Tutto ciò la gratifica?
Vorrei essere ricordato come colui
che si è realmente speso per questa
provincia e non perché la mia legislatura coincide con la fine storica di
questa istituzione. Accorpare Enna
e Caltanissetta in un’unica provincia
non sarebbe poi tanto male, se tutto
ciò nei fatti si traducesse in sviluppo socio-economico. Penso di non
urtare la sensibilità di nessuno se
affermo che “questa politica” è stata per la provincia di Caltanissetta,
una vera e propria calamità (in)naturale.
Concludiamo parlando di elezioni
regionali. Michele Mancuso sarà
candidato o “panchinaro di lusso”?
Qualunque sia la scelta di Gianfranco Miccichè per quello che riguarda
il mio ruolo nelle imminenti elezioni
regionali, sono certo di condividerla
a priori con la stessa serenità ed impegno cheho profuso nel progetto
Grande Sud sin dall’inizio. Quando
uno come me sente veramente di far
parte di una squadra, poco importa se si è “titolari” o “panchinari”.
Se poi dovessi essere scelto come
“
Questa provincia
ha“folli
razionalità” che
necessitano
di essere
soddisfatte
uno dei candidati, non dovrei faticare più di tanto per organizzarmi.
Io sonosempre presente con la mia
gente, 365 giorni l’anno, lontano dai
riflettori. Per cui, tragga lei le conclusioni.
Luglio
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16
Luglio
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Papà e figlio, emozioni
all’ombra del Big Ben
Il piccolo titano nisseno, Mirco Scarantino, ad
appena diciassette anni compiuti partecipa ai
giochi olimpici di Londra. Un sogno “giovane”
frutto di duro lavoro ed abnegazione che schiude
le porte di un futuro che si preannuncia denso di
soddisfazioni al pesista che vanta una tradizione
di famiglia da record, degna di un romanzo: il
padre Giovanni, ha partecipato a tre olimpiadi
Il fuoco di Olimpia arde in casa
Scarantino
Giovanni Scarantino con il papà Sebastiano
di Donatello Polizzi
L
a fiamma arde nel braciere
olimpico, i dischi del bilanciere sono nemici implacabili, le
mani affondano nel magnesio e poi il
piccolo titano si dirige al centro della pedana per tentare di alzare verso
il cielo i pesi e la voglia di vincere.
Il sogno dell’esordio olimpico ha già
fatto capolino centinaia di volte nella mente del nisseno Mirco Scarantino, diciassette anni, che parteciperà alle Olimpiadi di Londra 2012 nel
sollevamento pesi, categoria
cinquantasei chilogrammi.
Abbiamo incontrato questo
straordinario atleta, un
concentrato di potenza
in 166 cm e poco più
di 55 chili, prima della partenza
per
il ritiro olimpico. Insieme con lui,
il padre Giovanni Scarantino, tre
Olimpiadi come atleta ed altre tre
come tecnico; nella capitale inglese avrà la gioia, densa di grandi responsabilità, di guidare il figlio. Caltanissetta è in grado di esprimere
una favola sportiva dai contorni romanzeschi: sette Olimpiadi fra padre e discendente. Mirco è assorto,
ha da poco finito il suo allenamento
pomeridiano e trasmette dagli occhi il dinamismo di chi è portatore
sano di gioventù, entusiasmo e quel
pizzico di spensieratezza che forse
aiuta a distogliere la mente dalla
parola che rappresenta per ogni
atleta il concentrato millenario
per antonomasia dello sport,
OLIMPIADE. La strada che
conduce nel regno dei cinque cerchi è ripida, dura,
intrisa di sacrifici e sudore. “La mia giornata tipo è
scandita da orari ed allenamenti. Alle 07:00
la sveglia, alle
07:30 il primo
allenamento e
poi alle 08.30
la colazione
(ovviamente
nei miei pasti
nulla è lasciato al
caso). Alle 09:30
mi ripresento
in palestra
per la
seconda sessione di allenamento
che si protrae sino alle 11:30;
alle 12:30 il
dell’Acqua Acetosa presso la Collegiale Permanente Nazionale. “Caltanissetta è e rimane la mia città, dove
conservo gli amici e risiede la mia
famiglia ma io preferisco abi-
di. Come? Io rimango di stucco, penso ad uno scherzo e lui, serio, guarda
che l’hanno appena annunciato a Tg
Sky Sport. Immediatamente fermiamo l’auto e telefoniamo per accertarci della veridicità della notizia. E’
stato emozionantissimo. Sento la
responsabilità ma sono felice di
essere fra i 270 atleti italiani che
sfileranno dietro il tricolore nella
cerimonia ufficiale di apertura dei
Era il 1984 quando a 16 anni Giovanni Scarantino iniziava
la sua carriera di pesista nella palestra del maestro Ettore
Pilato in via Bixio, nel centro storico di Caltanissetta
pranzo. Al
centro Olimpico, in un istituto privato, dalle 14:00 alle 17:00
vado a scuola. Infine la sera, ritorno
in palestra per il terzo allenamento.
Sabato ci alleniamo soltanto il
mattino, la sera si esce e
mi piace la discoteca e
domenica riposiamo”.
Attualmente il talento della città di
Caltanissetta vive
a Roma nel centro sportivo
tare
nella capitale, sia per
gli allenamenti sia per la tipologia
di vita”. Quali cambiamenti avvengono nella vita di un diciassettenne, seppur sportivo
di talento, che è selezionato per l’avvenimento
planetario per eccellenza
dello sport. Mirco sorride: “Ero in macchina con
mio padre, perché tornavo
in città per una settimana
di vacanza. Mi telefona
un amico e mi dice ma
non sapevo che tu
andassi alle
Olimpia-
giochi olimpici. Quando siamo stati
al Quirinale con l’intera comitiva azzurra, vedere consegnare a Valentina
Vezzali la bandiera dal Presidente
delle Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata una sensazione indescrivibile”. Eppure il sogno londinese è
in parte scaturito da una delusione
“
Mirco:
“Caltanissetta
è la mia città
ma preferisco
abitare a Roma”
calcistica. “Ero innamorato del calcio che praticavo con costanza; al
mio attivo anche un provino con la
Roma. Poi un giorno mi stancai di
correre e dannarmi l’anima anche
per gli altri che talvolta se ne fregavano e siccome mio padre mi dava
una mano per allenare la forza,
utile anche per i calciatori, decisi
si dedicarmi anima e corpo ai
pesi con un obiettivo i campionati Juniores di Ercolano del 14 novem-
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Luglio
La forza del silenzio
di mamma Piera
come atleta ed adesso si appresta a vivere la
terza come tecnico, in veste (per la prima volta) di allenatore del figlio. Famiglia nissena a … cerchi olimpici.
La mamma, già la mamma, il ruolo
complicato di chi deve avere a che fare
con due atleti che trascorrono parte della vita fra allenamenti, viaggi e competizioni sportive. In questo Piera è stata
straordinaria ma ha vissuto il tutto in
maniera schiva, gioendo in silenzio dei
successi dei suoi cari.
Sono tante le emozioni che ha vissuto durante i suoi viaggi olimpici Giovanni Scarantino.
Nella pagina accanto l’ingresso della delegazione italiana nello stadio olimpico di Seul
(1988). Nella foto a sinistra Giovanni e i suoi
compagni di squadra con il portabandiera
Pietro Mennea.
bre 2009 nei quali, poi,
mi aggiudicai il titolo;
lì è iniziato il viaggio
che mi porta a Londra.
Anche se per iniziare a
lavorare come un vero
atleta ho dovuto convincere
m i a
madre che
non voleva
assolutamente farmi partire;
determinante è stata
l’opera di convincimento
di mio padre”.
Mirco, conclude con un sogno nel
cassetto: “Appena divento maggiorenne voglio acquistare una
moto”. Giovanni, fino a quel momento silenzioso e tanto orgoglioso
nell’ascoltare le parole del figlio, interviene perentoriamente: “L’ultima
affermazione sulla moto, eliminia-
Il piccolo Mirco in braccio al papà
Giovanni alla vigilia dei giochi olimpici di Atlanta del 1996
mola”. Viene fuori l’allenatore che
protegge il suo atleta da ogni eventuale pericolo o il padre premuroso
che tenta di tutelare il figlio? “Ancora
ricordo nitidamente il giorno in cui
Mirco mi disse di volersi dedicare ai
pesi e dunque di abbandonare il pallone. Io ero pronto a supportarlo ma
lo invitai
a scegliere una sola strada. Ha frequentato il college azzurro, che io
ho contribuito a creare e diretto nel
primo periodo romano, di Lignano
Sabbie D’Oro in seguito ha preferito
tornare a casa. Si è allenato con me;
ferrea la distinzione di ruoli fra allenatore e genitore. Tanti sacrifici, per
rimanere in quel periodo nella ca-
tegoria 50
Kg. ed a
Ciechanov
(Polonia)
nel
2011 sono arrivate
tre medaglie d’oro
nell’europeo Under
17. Poi è passato
nella categoria 56
kg., quella della vita,
ed è tornato a College
azzurro sotto la guida
di Angelo Mannironi e
Petr Poletaev, sempre sostenuto e supportato dal
presidente nazionale della
FIPE e della EWF (European Weightlifting Federation) il nisseno Antonio Urso”. Inevitabile
con il primatista delle
Olimpiadi, Giovanni
Scarantino, che vi
ha partecipato ben
cinque volte, tre
da atleta e due da
tecnico (che dopo
Londra saranno
tre). Evidente il
trasporto emotivo:
“Prima olimpiade
Seul 1988. Viaggio
aereo indimentica-
17
bile, compiuto nella cabina di pilotaggio del Boeing. La sfilata iniziale e poi il villaggio olimpico, tante
istantanee che si
accavallano. Che
squadra di pesistica, ricordo Norberto
O b e r bu rge r
campione olimpico
a Los Angeles
1984. Io ero
il più giovane
della squadra, appena 21
anni”. Mirco irrompe “Ti ho superato, io ho soltanto 17 anni”. Giovanni, ribatte sorridendo beffardo: “E’
troppo competitivo, comunque ne
riparliamo fra tre Olimpiadi”. Torniamo a tuffarci nel passato: “Peccato ho sbagliato lo strappo a 115 kg e
lo slancio da 142 kg, altrimenti potevo arrivare al bronzo”. Alla fine si
“
Curiosità
A soli sei anni,
Claudio Scarantino
segue le orme di
Giovanni e Mirco
Piccoli campioni Scarantino crescono. Mirco vola alle Olimpiadi,
il papà Giovanni ne ha disputate
tre ed adesso sembra che anche il
più piccolo, Claudio sia rimasto
vittima del fascino dei pesi. Una
sana alimentazione a base di pane
e bilanciere poi giornate intense
di palestra ed il dubbio che papà
Giovanni sia un po’ pressante...
nell’indicare la via sportiva da seguire. Un caso da telefono azzurro
Giovanni:
“accompagnare
mio figlio a
Londra sarà
un’emozione
unica
torna a parlare di Scarantino Junior
“Di ricordi intensi nelle mie Olimpiadi ne ho tanti ma entrare con
mio figlio a Londra e guidarlo in pedana, credo sia un’emozione unica
ed indescrivibile”. Generazione di
fenomeni nisseni. L’immenso Muhammad Alì (nato Cassius Marcellus Clay Jr) disse: ” I campioni non
si fanno nelle palestre. I campioni si
fanno con qualcosa che hanno nel
loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”.
Il giovane Claudio Scarantino
anzi da bilanciere azzurro...inteso
come colore della maglia della nazionale.
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Luglio
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Luglio
Ornamenti
di Ivana Baiunco
Siamo tutti maschi?
o nonostante tutto donne...
L
o spunto per la riflessione di
questo mese nasce da una
frase che ormai da anni sento
pronunziare ed alla quale ogni volta
ho la stessa reazione, una sorta di
fastidio risentito, come un fortissimo prurito alle mani . “Quella è una
donna con gli attributi”. Lungi da me
qualsiasi riferimento ad uno pseudo
femminismo di facciata al quale non
credo. Tuttavia mi chiedo il perché,
nell’immaginario collettivo, una
donna per essere super, un passo
avanti, deve avere delle caratteristiche maschili tra l’altro ingombranti
e fastidiose. Da ricercare le ragioni
nella storia dell’emancipazione femminile, troppo didascalico, sarebbe
più semplice tagliare corto con un
:”Le donne sono donne e gli uomini uomini”. Esiste però un concetto
a me molto caro,differenza di genere e di conseguenza l’identità di
genere in cui ci sta racchiuso tutto
un modo fatto di sfumature, chiari
scuri poesia e malinconia di forza e
coraggio.
Si chiamano Maria Grazia, Marzia,
Simona, nomi femminili per lavori che sono nati al maschile, sono i
vertici, occupano posti apicali dei
loro uffici, sono quelle che possono essere definite donne di potere e
come loro tante altre che ogni giorni prendono decisioni gestiscono
flussi economici vivono le stesse realtà quotidiane degli uomini eppure
però per essere con una marcia in
più devono avere “gli attributi” in
un modo di vedere la donna ancora nonostante tutto, da un punto di
vista maschilista. E senza attributi
dagli uomini solo differentemente. Alcune di loro hanno
anche dovuto superare il gap
della bellezza, perché : bella,
brava e capo non è tollerabile ci sarà sempre un motivo recondito per cui si è
arrivati. Invece può capitare che il buon Dio in un
eccesso di generosità abbia
concentrato una serie di
qualità sullo stesso soggetto e allora? A volte sono le
stesse donne a non poter
sopportare che una loro
In alto da sinistra Maria Grazia
Milli, Simona Filoni e Marzia
Giustolisi
come si fa ? Si fa lo stesso, ne
meglio ne peggio soltanto in
maniera differente. Le ho viste
lavorare, agire, muoversi a volte
con la leggerezza delle farfalle
eduna delicatezza innata altre
con la forza degli uragani e la potenza dei tornado. Differentemente
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simile abbia un successo “maschile”
che gestisca potere. Gli uomini fan-
no branco e le donne? Le donne non hanno nel DNA la capacità
di fare gruppo e se qualcuna
ce l’ha lo fa con gli uomini. Sarebbe
interessante intervistare un gruppo
di uomini governati, diretti, da donne chi sa cosa ne uscirebbe fuori, se
è vero in realtà che la gestione del
potere è differente.
Qualche giorno addietro mi è capitato di conoscere una ragazza
che pratica uno sport maschile la
boxe. Mi è stato suggerito di scrivere qualcosa su di lei come se fosse
una notizia, a parte che adesso sono
moltissime
le donne che
praticano sport
maschili, ma non
volendo questa volta scomodare
Freud può essere che lo fa solo ed
esclusivamente perché ne trae piacere e giovamento?Niente “invidia del pene” niente elucubrazioni
mentali, solo emancipazione per
fortuna emancipazione. Spesso già
da piccoli i bambini sentono dire
non piangere perché i maschi non
piangono. “Comprendi la sorellina
perché è femmina”, come se, fosse
da capire solo per il proprio sesso,
non per il carattere, la forza o
la vulnerabilità a prescindere
dai cromosomi. Quelli che
parlano bene la chiamano discriminazione di
genere. Questi bambini
forse ( se faranno le giuste
letture se avranno buoni maestri) comprenderanno che non è
così che si giudica, la gestione delle
cose dipende da altro, da tanto altro, e però nella gestione del potere
il mondo ci vorrebbe tutti maschi.
E se ancora ne parliamo, ne scriviamo ci confrontiamo vuol dire che è
vero. Se tra qualche tempo nessuno
più scriverà riflessioni simili a queste su di una rubrica, allora forse si
che sarà una conquista e per completare in coerenza la firma finale
a sancire la chiusura del pezzo dovrebbe essere Ivano Baiunco.
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Luglio
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Fatti & Territorio
Centro storico
Un questionario
per sapere cosa
vogliono i cittadini
di Marco Benanti
S
e si pensa ad una qualsiasi città, la prima cosa che viene in
mente è il suo centro storico. È
proprio il centro solitamente la parte più rappresentativa di una comunità, a parte i virtuosismi urbanistici
e le moderne abitazioni della periferia. Se questa analisi la si fa però di
Caltanissetta al momento la risposta
di immagine dà un certo imbarazzo. Da alcune settimane la piazza
nissena è un cantiere a cielo aper-
e panchine? Al momento di arredo
urbano nel capitolo apposito di Palazzo del Carmine non c’è traccia.
Tantomeno si sa se verrà istituita
una Zona a Traffico Limitato, se si
andrà solo a piedi ed in quali zone.
Mistero. Intanto i lavori sono partiti
e pure con relativa celerità, anche al
parcheggio di Via Medaglie d’Oro
chiuso in contemporanea. Di certo
i nisseni non sono abituati a far due
passi a piedi per raggiungere l’ufficio
o il tabacchi, così lamentele e via libera al parcheggio prima selvaggio e
poi regolarizzato sotto la fontana del
“
L’architetto Pino Rumeo
to, un grande recinto da scenario
post sismico, con transenne, negozi
chiusi e poche, pochissime persone
che lo attraversano a piedi. Tutto è
in prospettiva, viene detto, dato che
al termine del cantiere della Grande
Piazza ci sarà…Boh? Su come sarà
piazza Garibaldi a lavori ultimati è
ancora un mistero. Verrà seguita la
linea rossa dell’avveniristico progetto iniziale della grande piazza? Sarà
tutto su un unico livello? Le auto
saranno in coda su questa linea su
fila unica? E cosa ci sarà a delimitare il percorso? Dissuasori? Catene?
E di arredo urbano, illuminazione
Organizzeremo
una tre giorni
con tutte
le istituzioni per
definire un
progetto di
sviluppo
urbanistico
tritone. Proprio come ad Amsterdam verrebbe da dire... Ma Amsterdam è tutta pianeggiante! direbbe
qualcuno. Ma a Caltanissetta non ci
sono i -10 del Gennaio olandese diremmo noi! Questione di abitudine
ed educazione insomma. Ma i nisseni che centro storico vorrebbero?
Che centro storico meritano? Se lo
sono chiesti quelli del Partito Democratico del circolo Centro Storico
che non prima di aver effettuato approfonditi studi hanno approntato
un questionario che i nisseni stanno
compilando offrendo le loro proposte sulla piazza che vorrebbero. Non
a caso il questionario prende il nome
“La Piazza che vorrei: idee e desideri per il Centro Storico e la Piazza
di Caltanissetta”. L’idea è dicevamo
del PD nisseno, ed a spiegarci l’ini-
ziativa è uno dei tecnici
che sul questionario ha
studiato, lo ha formulato,
lo ha insomma reso una
realtà. Al Fatto Nisseno
ed ai suoi lettori l’Architetto Pino Rumeo racconta da
cosa il questionario ha preso le mosse. “ Il questionario
che stiamo sottoponendo alla
cittadinanza- dice Rumeo- è un momento di ascolto, uno strumento
per capire e far capire quali sono gli
ingredienti per consider are
il centro storico nisseno una risorsa e non
un problema”. Il Circolo “Centro storico”
PD ritiene necessario un cambiamento culturale in cui
ognuno riconsideri
le proprie convinzioni a beneficio
di soluzioni maggiormente condivise e idonee allo
sviluppo urbanistico, sociale
ed economico
dell’intero Centro Storico”. Il
questionario
secondo
gli
esponenti del PD, vuole
concorrere a definire la progettualità
più appropriata da attuare per risolvere le criticità attuali; è articolato in
sei “aree tematiche”: regole di accesso e uso (pedonalità, Z.T.L., mezzi
di controllo); mobilità (trasporto
pubblico, parcheggi e sosta per auto,
moto e bici); sicurezza (vigilanza,
telecontrollo); riqualificazione (arredo urbano, barriere architettoniche, bagni pubblici), valorizzazione
(funzioni sociali, culturali, commerciali e turistiche; vivibilità (servizi,
raccolta differenziata, igiene e pulizia degli spazi a uso pubblico, inquinamento atmosferico e acustico).
Al momento le stesse
perplessità
s o l l e v at e
dai commercianti, che nel
frattempo hanno
fatto le valigie e si sono
trasferiti altrove, permangono anche e soprattutto per i residenti del
centro storico nisseno. Si è parlato
di incentivare famiglie, giovani coppie a risiedere in centro, ma a che
prezzo ed in quali condizioni? “Sull’ar-
gomento non ha
di certo agevolato il lavoro della
Soprintendenza ai Beni Comunali
di Caltanissetta - dice Rumeo- che
per esempio ha prima approvato un
piano di rilancio della Provvidenza, mentre dopo ha bloccato tutti i
progetti mantenendo lo status quo”.
Morale, altro che giovani coppie, il
comune nisseno se da un lato approva una “carta dei rischi”, dall’altro
vende immobili vetusti a prezzi modici forse per scaricare il problema a
chi compra, come nel caso del cittadino extracomunitario che meno di
un mese fa ha acquistato un rudere a
550 euro, a patto e condizione che lo
sistemi da se. Il questionario poi trova una serie di idee e proposte da far
valutare ai cittadini sulla questione
parcheggi e trasporto pubblico, con
la possibilità ad esempio di istituire
bus navetta da e per il centro storico
collegamento con bus navetta (magari con costo incluso nel ticket del
parcheggio); o ancora abbonamenti
mensili a tariffe agevolate per gli operatori commerciali; schede magnetiche prepagate come possibile forma
promozionale dei commercianti
verso i propri clienti abituali. Ed intanto i questionari compilati e raccolti sono già oltre
300.
“Infine - conclude l’architetto P i n o
Rumeo- il Circolo Centro Storico
del PD chiamerà attorno ad un unico tavolo gli Ordini professionali, la
Soprintendenza, l’Ance, l’Amministrazione e la cittadinanza per una
tre giorni che avrà come obiettivo
quello di definire un progetto di
sviluppo urbanistico, sociale ed economico dell’intero Centro Storico,
di cui la Piazza non è che punto di
convergenza e di sintesi”.
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Luglio
21
Fitness in città
Agosto in palestra,
last minute per la forma
di Leda Ingrassia
S
cattata l’ora “x” della tanto temuta prova costume c’è chi,
notando ancora qualche difetto sul suo corpo, pensa di correre ai
ripari last minute. Peccato però che
in questi giorni di calura è difficile
resistere, ad esempio, ai gelati e il
relax delle vacanze potrebbe farci
perdere di vista la forma fisica: non
dimentichiamoci poi che bellezza
significa davvero fatica e ci vogliono diversi mesi di corretta alimentazione e adeguato allenamento per
essere tonici e snelli. Con l’estate
poi bisogna pure stare attenti alle
alte temperature, con tutti i rischi
che possono avere per la salute. Abbiamo affrontato questo argomento con Alfonso Curatolo, 35 anni,
istruttore e presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Fitness Club di Caltanissetta. “In estate
consiglio di fare lunghe passeggiate
a piedi nelle ore più fresche della
giornata come la mattina presto e la
sera, mangiare più frutta e verdura e
meno cibi ricchi di grassi, idratarsi
correttamente bevendo almeno 2,5
litri di acqua al giorno, dato che con
il sudore e l’attività fisica si perdono tanti sali minerali. Raccomando
inoltre a tutti di non affidarsi a diete
fai da te o consigliate da amici, ma
di seguire schemi alimentari prescritti da medici in base alle proprie
caratteristiche fisiche. Per chi vuole
allenarsi, invece, attenzione a non
esagerare soprattutto nelle ore più
calde: suggerisco di praticare una
normale attività fisica e soprattutto
di seguire un programma di esercizi
elaborato da personale qualificato”.
Così come avviene all’interno della
palestra gestita, oltre che da Alfonso,
pure dal vice presidente dell’associazione Marco Rizzo, 38 anni, anche
lui esperto istruttore di fitness: entrambi vantano un’esperienza ventennale nel settore. “Un fisico allenato correttamente - afferma Marco
- è pieno di energia che si rivela nel
tono e nel colorito della pelle, nella
luminosità dello sguardo, nell’armonia del movimento. Il nostro pensiero è che questa filosofia produce
risultati eccellenti per il praticante
e per la società, sotto molti punti di
vista, soprattutto in termini di difesa dal decadimento fisico. Il fitness è
per noi un modo di vivere, uno stile
tutto particolare, una filosofia di vita
attiva. Dedicando parte del tempo
libero al corpo si scarica il fisico e
“
Per noi il fitness
è un modo di
vivere, una
filosofia
di vita attiva
la mente e così si combatte anche lo
stress. Il nostro obiettivo è la salute”. Nei locali di via Saragat, infatti,
tutti i giorni anche d’estate, oltre ai
due titolari, altri personal trainers
qualificati come Giuseppe, Davide
e Totò seguono attentamente i tanti soci che praticano body building
ticata costantemente tutto l’anno per
ottenere dei risultati evidenti e per
stare in salute: cerchiamo di educare i nostri soci proprio sul fatto che
l’esercizio fisico deve essere uno stile
di vita. Da noi si iscrivono intere famiglie, nonni, figli e nipoti. In estate
poi si ottengono i massimi risultati
dato che si registra nel corpo una situazione ormonale favorevole e difficilmente ci si infortuna dato che il
riscaldamento dei muscoli è favorito
dalle temperature elevate. La nostra
idea dell’apertura estiva è stata molto gradita non solo da chi freqenta
la palestra tutto l’anno ma anche
da nuovi soci, facendoci registrare
un numero di ingressi e iscrizioni
più alto rispetto agli anni passati”.
Ricca poi l’offerta di discipline
proposte dall’associazione durante l’anno e anche per il mese
di agosto. “Oltre al body building che si può praticare qui
in palestra, come ogni estate
abbiamo trasferito alcune attività all’aria aperta. E’ il caso
villa Monica”. Attività estive che i titolari della Fitness Club hanno
deciso di pubblicizzare
nelle settimane scorse
con dei manifesti che
immortalavano, sul paesaggio di sfondo, il “lato
b” di tre giovani ragazze
e che ha suscitato grande scandalo tra alcuni
cittadini. “Abbiamo
avuto un notevole
riscontro da quella
pubblicità
A sinistra i gestori della palestra
Marco Rizzo e Alfonso Curatolo,
rispettivamente vice presidente
e presidente dell’Associazione
Sportiva Dilettantistica Fitness
Club di Caltanissetta.
Sopra il manifesto della discordia
all’interno della sala attrezzi. “Abbiamo deciso di tenere la palestra
aperta anche ad agosto - continua
Alfonso Curatolo - appunto perché
riteniamo che l’attività fisica va pra-
dello Spinnig con il maestro Giuseppe Ajera, le cui lezioni si tengono a
Pian del Lago, e della Zumba che
le istruttrici Niluka Cartia e Silvia
Campisi propongono nel parco di
- aggiunge Alfonso - e un enorme
consenso dalla gran parte dei nisseni. Fortunatamente, perché questo
era il nostro obiettivo, la maggioranza delle persone non si è sentita per
nulla offesa dalle immagini proposte
nei manifesti, comprendendo che si
trattava solo un modo per esaltare la bellezza del corpo femminile
perfettamente allenato”. Trascorso
agosto però Alfonso Curatolo annuncia qualche sorpresa per mesi
successivi. “A settembre i nostri soci
vedranno delle novità in palestra ma
al momento è tutto top secret”.
22
Luglio
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Fatti & San Cataldo
L’INTERVISTA. L’ ex sindaco si racconta tra ricordi ed emozioni del suo mandato
Giuseppe Di Forti:
“nè rimpianti nè rimorsi”
di Claudio Costanzo
P
arla Giuseppe Di Forti. Per
la prima volta dal 23 maggio
scorso, cioè dal passaggio di
consegne con il nuovo sindaco Francesco Raimondi, l’ex primo cittadino
si concede a penne e taccuini, raccontando quella che è stata la sua
esperienza al governo della città di
San Cataldo. Dopo cinque anni, però,
è cambiato la “location”: non siamo a
to bancario con impegno e passione,
coniugando i molteplici impegni
professionali quali quelli di docente
di economia aziendale all’Istituto tecnico-commerciale “Mario Rapisardi”
e di dottore commercialista. Anche
se i luoghi e i contesti sono altri, ritroviamo la medesima “verve” di Di
Forti, spigliata e vivace come quando
da sindaco convocava le conferenze
nità sancataldese in autentico spirito
di servizio. Ho accantonato per cinque anni i miei impegni professionali. Non ho rimpianti ne’, e questa è la
cosa più importante, rimorsi. Conservo tanti ricordi nel cuore, rifarei
tutto salvo, con senno del poi, qualche passaggio politicamente debole.
Posso dire che cinque rappresentano
un periodo sufficiente per lasciare un
sono sotto gli occhi di tutti. Ho combattuto battaglie su vari fronti e sono
soddisfatto. Molti sono gli attestati
di stima che ho ricevuto e che continuo a ricevere, anche fuori da San
Cataldo. A proposito un particolare
ringraziamento desidero rivolgere ai
nisseni che, pur non essendo direttamente interessati, evidentemente
hanno seguito ed apprezzato il mio
impegno”.
Dopo cinque anni, però, ha deciso
di tornare alle sue attività professionali.
“Era previsto così; ricordo infatti che
sono stato coinvolto da tecnico prestato alla politica e io alla coerenza ci
credo. Oggi porto avanti il progetto
della Banca locale in una terra particolarmente difficile qual’è la nostra.
Il Credito Cooperativo è un moto-
“
Palazzo delle Spighe ma nello splendido palazzo delle ex Poste Centrali
di Caltanissetta restaurato e restituito
alla pubblica fruizione. Il presidente
Di Forti, infatti, ci accoglie nel suo
ufficio, alla sede centrale della Banca
del Nisseno – Credito Cooperativo
di Sommatino e Serradifalco. Questo
è il suo “habitat naturale”; già prima
di diventare sindaco guidava l’Istitu-
stampa al Comune. Iniziamo, dunque, con le domande.
Dott. Di Forti, cosa hanno lasciato
in lei cinque anni di Sindaco di San
Cataldo?
“Un’esperienza unica, eccezionale ed
irripetibile che mi ha arricchito dal
punto di vista interiore e dei rapporti
umani. Vivo la gratificazione di aver
contribuito alla crescita della comu-
segno; io ho realizzato il più lungo
elenco di opere pubbliche della storia
della città, mantenuto i conti in ordine, implementato una molteplicità di
servizi sociali, modernizzato la macchina comunale e lasciato il paese
pulito. Certamente ho beneficiato
della continuità con il mio predecessore e della fattività del gruppo politico che mi ha sostenuto ed i risultati
Quella di
sindaco è stata
un’esperienza
che mi ha
arricchito
interiormente
re della micro-economia e la sua è
un’attività ad alta valenza sociale,
quindi parimenti importante. La mia
opera non è quella di un capitalista
ma di un cooperatore ed è questa la
logica con la quale la banca serve le
famiglie, gli agricoltori, gli artigiani,
i professionisti, i commercianti e in
generale i piccoli imprenditori. Lo
faccio perché mi piace e ci credo. L’attività scolastica mi completa perché
mi consente di mantenere il contatto
con i giovani mentre la professione
rappresenta la fonte di reddito principale per la mia famiglia.
Come vede il futuro della politica?
La politica è il riflesso della società.
La crisi è valoriale. Penso che occorra
una crescita culturale. Se è vero che vi
è la necessità di una moralizzazione
della politica è ancor più vero che ciò
deve avvenire dal basso. Da cittadini
bisogna rendersi conto che alla politica non va chiesto ciò che essa non
può e non deve dare. Non sempre
purtroppo è così. Per questo in politica servono uomini forti, illuminati
e liberi, capaci di guardare lontano e
spendersi per il bene comune, affrancandosi dalle logiche clientelari. Purtroppo c’è molta incoerenza in giro”.
Durante il passaggio di consegne
con Francesco Raimondi lei ha assicurato la propria disponibilità ad
una collaborazione. In che modo?
“Non sul piano politico, ovviamente,
ma su quello operativo per gli aspetti
amministrativi. Amministrare la cosa
pubblica non è facile, potere evitare
alcuni errori o anche semplicemente
accelerare alcuni percorsi burocratici
aiuta”.
Si è conclusa definitivamente la sua
esperienza politica?
“Al momento si. Esco da questa esperienza arricchito e con animo sereno.
Non escludo però in futuro un nuovo impegno; mai dire mai. Devo dire
che impegno serio in politica vuol
dire sacrificio. Per questo voglio rivolgere pubblicamente un grazie a
Luglio
“
Per adesso
mi fermo
con la politica,
ma mai
dire mai
mia moglie ed alle mie figlie che negli ultimi cinque anni hanno sofferto
la mia assenza per le attenzioni che
ho dedicato alla famiglia più allargata: la mia città. Adesso sto cercando
di essere più presente con loro”.
Veniamo a quanto accaduto alle
amministrative di maggio. Si aspettava questo risultato? Crede che se
lei si fosse ricandidato sarebbero
potute cambiare le cose per il centrodestra?
“Ciò che è successo era in buona parte preventivabile. Una mia ricandidatura sarebbe avvenuta su basi diverse
rispetto al primo mandato ma quasi
certamente non avrebbe portato a
diversa sorte perché era cambiato
il vento a livello nazionale e perché
a livello locale, dopo quindici anni,
era maturata voglia di alternanza.
Alla fine forse è anche meglio così;
15 anni sono un tempo lungo, una
generazione. Avendo una visione di
servizio, dico che tutto sommato il
confronto è salutare”.
Ultima domanda: quali sono le
soddisfazioni maggiori del suo
mandato da sindaco?
“Avere riaperto il Teatro Marconi
dopo 28 anni e vederlo frequentato,
avere ristrutturato lo stadio Valentino Mazzola con il campo in erba e
saperlo attivo, vedere la radioterapia
funzionante e ricordare l’intermediazione andata a buon fine per la realizzazione dell’opera e tante, tante altre
cose del genere. L’ultima emozione:
la riqualificazione del piazzale degli
Eroi; vedere, ad opera finita, giovani
che vi giocano e meno giovani che vi
passeggiano. Quella piazza è diventata un luogo di incontro, uno spazio
vivo. Attendo ora la manutenzione
delle principali strade, progetto che
ho coltivato per due anni e che mi
avrebbe fatto piacere vedere realizzato ma lungaggini burocratiche lo
hanno impedito. Così come la video-sorveglianza delle zone sensibili
della città; un’iniziativa finanziata dal
Ministero dell’Interno che ho seguito
personalmente recandomi più volte a
Palermo. San Cataldo è divenuta negli anni una bella cittadina. Grande
merito va al mio predecessore; con i
suoi dieci anni di amministrazione
e i miei cinque la città ha cambiato
volto. Auspico che il collega commercialista Franco Raimondi, al di la
delle diverse posizioni politiche, possa proseguire l’opera e il cammino di
crescita”.
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San Cataldo
23
LA QUERELLE. Il commissario liquidatore dell’Ato Cl1 chiarisce l’intera vicenda
Rifiuti a San Cataldo, Ingala assicura
“Finita l’emergenza dei giorni scorsi”
Sembra finita l’emergenza rifiuti a
San Cataldo. Ancora il servizio non
garantisce la copertura completa e
continuativa, ma sono distanti ormai i giorni in cui il cittadino sancataldese era costretto a camminare
tra tanfi insopportabili e spazzatura
che sembrava diventare (in)decoro
urbano.
La polemica ha attraversato la Città
ed è approdata in Consiglio Comunale, che ha approvato la proposta
di deliberazione sulla riscossione diretta della TARSU dopo un
confronto serrato tra chi (la minoranza) ha preteso il rispetto dei
Regolamenti e della autonomia decisionale del Consiglio, pretendendo prima un chiarimento dall’Ato
CL1, e chi (la maggioranza) ha ritenuto che si potesse approvare la
proposta e soltanto dopo inviare
una lettera dei capigruppo.
Il motivo del contendere era la riscossione non autorizzata del tributo da parte dell’Ato CL1, con
formule non chiare in bolletta, e
chiedendo il saldo in 3 rate invece
che nelle 4 previste.
Abbiamo sentito la Dott. Elisa Ingala, liquidatore dell’ATO
CL1, che ci ha gentilmente
concesso una lunga intervista telefonica.
A San Cataldo per
qualche giorno si è registrata un’emergenza
rifiuti. A cosa era dovuta?
Un
intoppo
burocratico: la
Regione do-
veva rinnovare il decreto per il conferimento alla discarica di Siculiana, che scadeva il 30/06 e abbiamo
chiesto invano una proroga. Il decreto poi è stato firmato con 4 giorni di ritardo, ci è pervenuto a firma
Lombardo, come assessore ad interim perché il dirigente competente
si era dimesso. L’emergenza era del
tutto inaspettata e non ha riguardato soltanto San Cataldo ma tutti e
15 i comuni dell’Ato. Per accelerare
le operazioni abbiamo anche preso
un altro autocompattatore…
Quanti operano adesso a San Cataldo? In una nota del 23/06/2012
lamentavate il fatto che fossero soltanto 2.
Ora ci sono 4 autocompattatori,
due più piccoli.
Che tipo di servizio svolgono?
3 turni di lavoro dalle 22:00 alle
16:00, orari dagli orari di chiusura
della discarica di Siculiana. Possono transitare per la stazione di
travaso a Caltanissetta, e rientrare
più velocemente, oppure andare
direttamente a Siculiana, cosa che
qualche volta è accaduta in questi
giorni.
Ritiene di poter tranquillizzare
il cittadino?
Sì e certamente per tutta
l’estate: il momento critico è
passato. Anche se per avere
tutti i cassonetti in ordine
serve la collaborazione del
cittadino che spesso conferisce disordinatamente: ci
sono degli orari e sarebbe
utile che li rispettassero
tutti.
Gli attuali orari di
conferimento
non
le sembrano in contrasto con quelli del
servizio di ritiro? In
effetti sarebbe auspicabile un conferimento a partire dalle
ore pomeridiane: i
rifiuti stanno tutta la
mattina fermi e noi
iniziamo alle 22:00.
Si accumulano rifiuti e con il caldo
è facile che il cattivo
odore aumenti. Per
me sarebbe opportuno cambiare
l’orario, dal primo pomeriggio alle
ore serali.
In Consiglio Comunale non sono
mancate le polemiche, che avrà
seguito sui giornali.
Ho già risposto alla lettera dei capigruppo. Ho ereditato una situazione particolare: il concessionario per
la riscossione non era la Serit, che
ha operato fino al 2009, ma l’Aipa,
con cui si è dato il via a un contenzioso sia civile che penale. Ho interrotto immediatamente i rapporti con l’Aipa: non potevo prorogare
il servizio con loro né bandire una
gara, per questione di tempistiche
troppo lunghe, e correvamo il rischio di non potere riscuotere per
un tempo irragionevole.
Ho dotato il nostro personale di
nostro software per una gestione
senza intermediari, risparmiando
immediatamente l’agio dovuto al
concessionario, che era del 3,45%.
Ho inviato una lettera ai Comu-
“
Serve la
collaborazione
dei cittadini
per migliorare
il servizio
ni, ad Aprile, per avvisare della
situazione e del metodo adottato,
chiedendo l’accelerazione della
modifica dei regolamenti. Scelta di
opportunità e obbligata.
Non sarebbe stata opportuna
maggiore chiarezza verso il cittadino?
Non spettava a noi. Forse il Consiglio Comunale non ha compreso… o meglio forse non gli è stato
relazionato bene e non sono stati
illustrati a dovere quali fossero situazione attuale e vantaggi. E comunque il fatto che non abbiano
adottato o abbiano annullato la
proposta non ha creato grossi problemi: i nostri erano avvisi bonari e
non riscossioni coattive…
L’utente era autorizzato anche a
non pagare, insomma…
Non potevamo impugnare l’avvi-
so, non poteva creare danno. Ma
al contempo avevamo bisogno di
riscuotere tutto quello che potevamo.
Tutto questo è stato spiegato al
Consiglio?
Nella risposta sì, ma ero già stata
chiara prima. Ho spiegato che non
era un atto di prepotenza e non
c’era intenzione di scavalcare nessuno: rispetto le competenze delle
istituzioni. Avevo avvisato tutti che
c’erano ragioni estreme che mi imponevano di agire così.
Però sulla bolletta c’era indicato
che eravate state autorizzati dai
Consigli Comunali…
È un riferimento generico che riguarda la quantificazione del tributo e non la sua riscossione.
Il regolamento prevede la riscossione in 4 rate, negli avvisi la richiesta è di saldare in 3 rate.
Non avevo scelta, ho spiegato anche questo. Abbiamo cominciato la
riscossione l’anno scorso a Luglio,
mettere la quarta rata ci avrebbe
portati all’anno successivo, tempi
troppo lunghi.
Tra l’altro con questo sistema c’è una
riduzione dei costi per l’utente.
Ma pagando in 4 rate, ma anche
ad acconti forfettari, non ci sarebbero stati problemi…
No, prima no. Ora è diverso: invieremo una raccomandata e la
riscossione sarà coattiva. A San
Cataldo non abbiamo cominciato,
negli altri comuni sì.
Ma si dovranno seguire per forza
i regolamenti.
Sì, direi proprio di sì.
È evidente il salto di qualche passaggio istituzionale. Benché siano
in parte condivisibili, le ragioni
dell’Ato non possono prevalere sul
rispetto dei Regolamenti vigenti
e sull’autonomia decisionale delle
istituzioni. È altresì mancata una
reazione da parte del Comune che,
avvisato dalla Dott. Ingala, avrebbe
dovuto e potuto prendere misure
adeguate per impedire il formarsi di un precedente fastidioso e, a
lungo andare, pericoloso: di potere,
cioè, scavalcare Sindaco, Consiglio
Comunale e istituzioni senza alcuna conseguenza.
24
Luglio
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Fatti & Curiosità
Arte e
natura
...che passione
di Leda Ingrassia
C
altanissetta come ogni città ha
i suoi talenti più o meno noti.
Uno di questi è sicuramente Maurizio Tomasello, una figura
umana poliedrica che coniuga al suo
interno due diverse anime: quella del
medico veterinario che ama gli animali e quella estrosa del pittore, con
una passione sfrenata per l’arte, per le
sfumature di colore, per un sapiente
tocco di spatola sulla tela. Un accostamento che può apparire magari inusuale ma che il 53enne nisseno puro
sangue, sposato e papà di due ragazze, da 17 anni fa vivere in un’unica
persona. “Gli animali sono il mio primo amore tanto che, dopo il diploma
al liceo classico, ho scelto veterinaria
e in questo settore inquadravo tutto
il mio futuro. Una mattina però mia
moglie mi disse che voleva acquistare un quadro: dato il costo elevato, le
dissi che quel dipinto che lei desiderava glielo avrei realizzato io. Da lì,
confrontandomi con la tela bianca
scoprii dentro di me questa passione
per l’arte”. Un’escalation continua che
ha portato Maurizio Tomasello, da
autodidatta, a raggiun- gere più
volte importanti traguardi:
nume-
rose mostre allestite e apprezzate
in varie parti d’Italia e non solo,
presenza costante in prestigiose
gallerie, nonché, solo per citarne un
paio, un premio città di New York
e uno Torre Eiffel di Parigi. A favore di Tomasello ha giocato anche il
consenso di gran parte della critica
importante. “Un giorno mi telefona
un avvocato a cui Sgarbi aveva dato
il compito di contattarmi perché era
interessato a vedere le mie opere,
alcune delle quali le aveva già notate presso l’hotel “Suite d’autore” di
Taormina. Sono andato a Salemi ed
è stata una grande soddisfazione incontrare una delle figure più autorevoli della critica d’arte italiana, quale
è Sgarbi, e ricevere da lui in persona
i complimenti per le mie creazioni”.
“Maurizio Tomasello è l’artista che
rende più fiorito il mondo”, così l’ha
infatti etichettato ufficialmente Vittorio Sgarbi. Fondamentale
per un artista è poi l’ispirazione. “Mi limito a riempire con
il colore la tela bianca perché
su di essa vedo già il quadro
prima di cominciare a dipingere. Protagonisti delle
mie opere sono soprattutto i paesaggi tipici del
nostro entroterra,
dato che ho
un amore
sfrenato
essere uniche nello scegliere il proprio look, che amano l’arte, che
sono raffinate e a cui piace distinguersi”. Maurizio Tomasello
però non ha pensato solo al
gentil sesso. “Sperimentato
il succ e ss o
per la
Sicilia.
Per lavoro viaggio
quasi gior- nalmente da
Caltanissetta ad Enna ed
è proprio osservando ciò che
mi circonda durante questo tragitto che spesso trovo l’idea per un’opera. Ecco infatti che fiumi, dighe, laghi
vengono catturati dal mio
sguardo e rielaborati in
un quadro. Alcune volte
invece l’ispirazione viene
di notte: mi alzo dal letto e
mi metto a dipingere. Non
sono mai contento di quello che faccio, sono molto
critico e per questo mi capita spesso di cominciare
qualcosa e poi di cambiarla
totalmente in corso d’opera”. Dai quadri di Tomasello però i protagonisti del
paesaggio siciliano, come
l’erba, i fiori, i colori intensi,
sembrano venir fuori dalla
tela e potersi toccare con
mano. Qual è la peculiarità
del pittore nisseno? La cosiddetta “arte a spasso”. “Ad un
certo punto mi sono detto:
bene, tutti apprezzano i miei
quadri, sono belli ma restano
chiusi tra le quattro mura di
una casa o di un ufficio e bisogna invece farli uscire. Così
ho pensato di immortalare
la mia arte su delle borse: in
pratica, consegno il mio quadro ad un borsettificio di alta
moda di Pietraperzia che me
lo riconsegna sotto forma di
accessorio femminile. Una
grande idea che è stata molto apprezzata soprattutto da
quelle donne che vogliono
tà di rosa, verde, blu e viola. I miei
quadri preferiti sono però in bianco
e nero”. La vena artistica Maurizio
Tomasello l’ha probabilmente ereditata dagli avi. “Mio zio, il fratello di
mia mamma, nonché mio padrino,
disegnava davvero molto bene e di
lui custodisco molti lavori, così come
del fratello di mio padre che era invece un poeta molto apprezzato. Le
mie figlie mostrano interesse per l’arte. Tutte le volte in cui mia moglie disprezza un quadro che sto
realizzando, questo ottiene
un grande successo, mentre,
quando esprime parere positivo, per scaramanzia, tolgo tutto e
ricomincio da capo”. Il laboratorio
creativo del pittore è un locale in via
Dante Aligheri, nonostante casa sua
resti il primo luogo di esposizione dei
suoi quadri. “In circa 20 mq di cuci-
Maurizio Tomasello
delle borse, ho pensato di coinvolgere anche gli uomini nella mia produzione artistica. Sono riuscito, in altre
parole, a fare di una striscia di tessuto, quale può essere una cravatta, un
quadretto: così è nata questa altra
piccola forma di arte a spasso pensata
indubbiamente per degli uomini un
po’ estrosi e di buon gusto”. Dunque
un artista in cui il classico si coniuga
col moderno: non solo quadri, in cui
un paesaggio rurale viene bloccato
all’interno di una cornice, ma anche
borse e cravatte, protagoniste pure di
particolari installazioni. Gli attrezzi
del mestiere? “Ho una quarantina di
spatole e tanti colori: adoro il giallo,
il rosso, l’arancio, particolari tonali-
na ce ne sono ben 18, per non parlare
poi di quelli che riempiono la scala.
E’ bello essere pagato per la propria
arte e sapere che le proprie creazioni
riempiono gli ambienti più prestigiosi non solo di Caltanissetta ma anche
di altre parti del mondo. Non ricordo
tutti i quadri che ho dipinto ma se
mi capita di rivederli è come incontrare dopo tempo un vecchio amico.
Sono convinto che il problema della
diffusione delle mie opere sia legato
al loro costo, ma d’altronde sono creazioni di un certo prestigio e valore.
Penso comunque che non vedrò la
mia fama e che magari quando non
ci sarò più si parlerà di me e diventerò famoso”.
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Luglio
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Fatti & Vallone
Giuseppe, il povero ricco
una vita per il gioco
di Osvaldo Barba
La storia vera
di un miliardario
ritornato
tristemente povero
tra luculliani
pranzi e poker
al cardiopalmo
S
e la vita di ognuno di noi potesse essere descritta attraverso
una paronomasia, quella del
personaggio in questione potrebbe
tranquillamente essere riassunta con:
“dalle stalle alle stalle”. Giuseppe, ultrasessantenne e noto personaggio
mussomelese, di questa annominazione non ha mai né sofferto né
tantomeno recriminato. Ha sempre
vissuto la sua vita con la filosofia che
il tutto e il nulla sono solo concetti e
che il senso del possesso va di pari
con la percezione della mancanza.
Per raccontare la sua vita probabilmente ci vorrebbe un’intera enciclopedia e forse non basterebbe neanche. In sintesi il tutto è riassumibile
in due sole parole: cibo e carte. Per
i cinofili, Giuseppe potrebbe essere
tranquillamente paragonato ai personaggi di Ugo de “La grande abbuffata” e a Franco de Regalo di Natale.
Un giocatore di carte professionistache, fino a quando le risorse economiche glielo hanno permesso, ha
“calcato” i tavoli
verdi dell’intera provincia di Caltanissetta ed Agrigento
con l’innata freddezza classica di chi,
volendo usare una metafora, non ha
mai avuto nulla da perdere nonostante la posta in gioco sia stata sempre
altissima.Già perché Giuseppe, nonostante la mancata alfabetizzazione
non ha mai avuto problemi di interpretazione, né di lettere né tantomeno e soprattutto di numeri. Il gioco
delle carte è stato il filo conduttore
di una vita dove, vincite esorbitanti e perdite astronomiche, sono state
il
contraltare di un personaggio quasi unico
nel suo genere. Lui, di umili origini
e con un bagaglio di vita in cui non
sono mai mancati colpi di scena, dai
deliri di onnipotenza alla depressione da “sconfitta bruciante” è entrato
di diritto nella storia di questo paese (ovviamente non quella dei libri)
per aver vissuto realmente il pathos
di quella che è poi diventata la storia cult delle perle cinematografiche
di Pupi Avati. Infatti, la vigilia di un
Capodanno di circa 30 anni fa, quello che doveva essere il “pokerino”
veloce tra amici prima del cenone,
si trasformò nei fatti in una delle più
grosse vincite di Giuseppe nella sua
lunghissima storia di giocatore professionista. Infatti, la partita andò ad
oltranza fino alle prime luci dell’alba
quando, incuranti degli interminabili botti che sancivano la fine del
vecchio e l’inizio del nuovo anno e
assuefatti e risucchiati in un turbinio di emozioni e sentimenti contrastanti, i giocatori si alzarono dal
tavolo senza nemmeno preoccuparsi
di farsi gli auguri. Giuseppe, con lo
stesso aplomb che lo aveva contraddistinto qualche ora prima quando
era “sotto” di parecchie decine di
milioni delle vecchie lire, si alzò
proprietario di alcune automobili e
con un conto in banca da nababbo.
Diversa la storia del suo avversario
che, da proprietario di una avviatissima concessionaria di automobili
si alzò sommerso dai debiti e con
non altra soluzione se non quella
di scomparire per
u n
tempo
relativamente lungo dalla
storia di questo paese. Ma
Giuseppe non
ha riportatosolo vincite
esorbitanti.
Qualche
volta, nel
suo personalissimo
cartellino, ha
annotato anche perdite apocalittiche. Come
quando (racconto voxpopuli) in
una sola sera agli inizi degli anni
90, perse l’astronomica cifra di un
miliardo e mezzo di lire, dovendo
cedere le stesse proprietà che aveva
vinto qualche anno prima. Ma Giuseppe è anche famoso non solo per
le carte ma anche per la sua “fame
da lupo”. Rimane negli annali della
storia quando, agli inizi degli anni
’80, in un caldo ed afoso primo pomeriggio d’estate, Giuseppe entrò
nel sempre affollato e mitico “Bar
Quartara”. Nel mentre racconta-
va del suo lauto quando luculliano
pranzo arrivò sul bancone del bar
un vassoio stracolmo di succulenti ed invitanti cannoli. Uno dei
giovani presenti, considerando la
fase di digestione e soprattutto volendo provocare Giuseppe, lo sfidò
affinché mangiasse tutti i cannoli
contro una considerevole somma
in denaro. Ad un certo punto, ci fu
una diversità di opinione tra i due
scommettitori, sul numero di cannoli mangiati. Il giocatore di nascita
è professionista in ogni occasione.
Dopo un attimo di tentennamento e
di incertezza Giuseppe, per dirimere ogni controversia, rilanciò su un
piatto apparentemente a favore del
suo avversario: “Nessun problema,
ricominciamo da capo!!!”. Fu quella
l’ennesima scommessa vinta da Giuseppe. Oggi, l’ultrasessantacinquenne ex giocatore professionista, vive la
sua vita di pensionato con lo stile e
la parsimonia che contraddistingue
tutti coloro che faticano a sbarcare il
lunario. Qualche “peccato
di gola” Giusep-
pe
ancora
se lo concede. Come
quando
ultimamente gli è stato chiesto cosa
mangiasse a mezzo giorno. Lui ha
risposto: “nulla di particolare, solo
un po’ di mizzanu (ziti) e qualche
uovo. Solo nel tardo pomeriggio si
è scoperto che di pasta ne ha mangiato 800 gr più il condimento e di
uova “appena” 30. Ovviamente il
tutto senza pane. Perché Giuseppe,
alla linea, ……ci tiene!!!!!
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Luglio
Mussomeli,
tra fantasmi ed “incantesimi”
è il paese del mistero
Apparizioni e “sparizioni” in un fantasmagorico contesto
Non ci avevo mai fatto caso come il significato intrinseco di alcune parole o frasi
spesso coincida con la visione immediata di un fatto o di un luogo. Stavo cercando il significato della frase “Cattedrale
nel deserto” e trovo che: “..è tipicamente
un’opera (spesso a carattere pubblico)
realizzata in un contesto non sviluppato
economicamente o socialmente. Tendenzialmente viene costruita con l’idea
di sviluppare una zona depressa ma, il
più delle volte, si rivela unicamente un
dispendio di denaro. Non è escluso però
che, soprattutto nel campo edilizio, una
cattedrale nel deserto possa trasformar-
concerti, eventi e spettacoli di contenuto
musicale. Il termine designava in origine
la parte semicircolare del teatro greco. Si
può dunque “delinquere” non solo sulla
forma ma anche e soprattutto sul contenuto, trasformando quella che in teoria
doveva essere un’opera d’arte nel “Duomo della spazzatura”? Molti sono gli
esempi di architettura scellerata e di opere in uno stato di abbandono perenne.
Ma quella che più mortifica, per la storia
e soprattutto per l’indifferenza totale sia
amministrativa che politica, è il vecchio
ospedale “M.Longo”. Nel 1868 Giacomo
Longo, prossimo alla morte, lasciò il suo
patrimonio per la costruzione
di un ospedale a Mussomeli.
La costruzione ebbe inizio nel
1870; nel 1887 il prospetto era
già completato (data scritta nel
timpano) ma l’ospedale venne inaugurato nei primi anni
del secolo scorso, per restare
in funzione fino al febbraio
del 1956. Qualche lustro fa, la
struttura fatiscente e in eviden-
In alto una foto dell’ospedale di
Mussomeli.
A destra l’auditorium
si in un Duomo. Esempio tipico
può essere la città di Pretoria in
Sudafrica, nata dall’inserimento
di una delle più grande aziende di
estrazione di carbone (e successivamente diamanti) del mondo
nel territorio e subito dopo sviluppatasi
fino al milione di abitanti. Naturalmente
esistono molti casi contrari a quanto accaduto a Pretoria.
Mussomeli, per esempio, potrebbe entrare di diritto nel Guinness dei Primati
per le innumerevoli cattedrali nel deserto. Una fra le tante è l’Auditorium che,
per definizione (dal latinoaudire, sentire) è un luogo costruito per ospitare
te stato di decadimento, fu sottoposta ad
un accurato restyling che gli ridonò lustro e decoro. Molte le idee allora circa
un suo probabile quanto imminente utilizzo. Poi di nuovo il silenzio. Due anni
fa circa, la struttura in procinto di finire
tra i beni immobiliari a disposizione della Regione per poi verosimilmente essere
by-passati a qualche società o imprenditore di comodo, è stata inclusa in poletra
i beni da ristrutturare dall’Assessorato
alla Salute per un importo di 2 milioni e
550 mila euro circa per la trasformazione
in casa per anziani. Ad oggi la struttura
è nuovamente in uno stato di abbandono, dimenticata da tutti. Ma quello che
appare più incredibile è che le cattedrali
nel deserto di Mussomeli sono abitate
da fantasmi. Se Pasquale Messina, storico guardiano del castello, ha assistito
per la prima volta alla materializzazione
del fantasma di Guiscardo de la Portes,
un uomo giovane e bello arrivato in Sicilia nel 1392 al seguito di re Martino
per sedare alcune rivolte, negli ultimi
quattro lustri molti sono i commercianti, comuni cittadini, imprenditori che si
sono trovati vis-a-vis con “ectoplasmi”.
Infatti, per uno strano fenomeno di “parapsicologia deretana”, scienza meglio
conosciuta come “paraculismo acuto” ,
costoro hanno visto scomparire quelle
che fino ad un attimo prima pensavano
essere, boutiques, ostelli della gioventù,
agriturismo, fabbrica per lavorazione e
trasformazione delle mandorle, ristoranti, alberghi e chi più ne ha più ne metta,
in “squallidi” quanto inguardabili villini,
case di abitazione privata, garage, case di
campagna. Quello che davvero meraviglia è che queste apparizioni-sparizioni,
nonostante siano state avvistate da tante e tante persone, non siano mai state
denunciate alla società di spiritismo,
nonostante esistono i ghost hunterossia
persone dedite allo studio dei fantasmi,
con metodi più o meno scientifici o para-scientifici.
Lo scopo dichiarato dei ghost hunter è in
genere cercare di esaminare in modo più
neutrale e preciso possibile i documenti
che ha in proprio possesso, a volte recandosi in determinati luoghi etichettati
come luoghi di apparizioni. La conclusione di tutto questo? Credo che sia riassumibile in una storica frase di Gesualdo
Bufalino: “Fra imbecilli che vogliono
cambiare tutto e mascalzoni che non
vogliono cambiare niente, com’è difficile
scegliere!”
O. B.
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Brevi dal Vallone
Quarta edizione per la corsa
dei carrozzoni a Sutera
SUTERA-Torna anche quest’anno la “corsa dei carrozzoni”
giunta oramai alla quarta edizione. Un successo che cresce di
anno in anno e che suscita grande.La gara si è svolgerà in via
Roma e Piazza Zucchetto. Lo scorso anno alla competizione
hanno partecipato una trentina di ragazzi, tra cui molti suteresi e qualcuno proveniente dal Vallone.Il percorso era alquanto
impervio da affrontare: infatti non sono mancate le cadute. La
gara è stata vinta da Davide Collura, con un tempo sotto i sedici secondi, riuscendo a laurearsi per la terza volta consecutiva
campione in questa specialità, precedendo Gero Zucchetto ( 2°
classificato) e Paolo Difrancesco (3° classificato).
Inoltre è stato assegnato il premio Migliore Caduta a Paolo
Buttaci e il premio Migliore Carrozzone a Giuseppe Consiglio
e Salvatore Di Carlo.Il torneo è organizzato da l’A.S.D. Soter e
la Sutera Corse, con il patrocinio del Comitato Altoplatani e
con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale.
Le ragazze del Milocca parteciperanno
ad un campionato di calcio ufficiale
MILENA-Il “paese delle robbe”…nel pallone. Già, il calcio a Milena impazza e dopo
aver presentato l’omonima
squadra in Prima categoria,
il Milocca in Seconda categoria, in vista della prossi-
la guida di Teresa Cassenti e
Melissa Provenzano, stanno
continuando a lavorare e ad
allenarsi in prospettiva di una
loro partecipazione ad uno
dei prossimi campionati di
calcio femminile di categoria.
ma stagione, potrebbe anche
avere una squadra di calcio
femminile militante in uno
dei campionati di categoria,
ancora da stabilire tra laserie
D e la Prima divisione. Lo
ha affermato il presidente
del Milocca Piero Venturelli:
«Molto dipenderà dalla scelta
del campionato da disputare,
se di calcio a 11 o di calcio a
7. Intanto le ragazze di Milena fanno sul serio e sotto
Ecco i nomi delle “intrepide”
ragazze del Milocca: Carola
Palumbo, Giada Palumbo,
Flavia Nola, Irene Ingrao,
Gloria Saia, Dalila Cipolla,
Rosetta Mattina,, Emanuela
Garlisi, Maria Alessia Ferlisi, Noemi Mattina, Monica
Manta, Roberta Garlisi, Chiara Garlisi, Rossella Angilella,
Rossella Palumbo, Miriam
Manta e Maria Pia Provenzano.
28
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Luglio
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Luglio
di Salvatore Falzone
29
sotto l’ombrellone
Il caso Vassallo
e il “processo dei veleni”
C
onvocati a Enna nel tentativo (inutile) di assicurare
un po’ di serenità al dibattimento, i giudici della Corte
d’Assise di Caltanissetta entrano in
aula facendosi largo con le mani.
Ci sono i fotografi all’assalto e la
stampa, nazionale ed estera. C’è la
buona società nissena al completo,
notabili e rampolli dell’aristocrazia
locale. C’è uno sciame di signore
eleganti che sprizzano curiosità
morbosa da tutti i pori. E c’è lei,
Assunta Vassallo, tailleur nero e
occhiali da sole, ormai più che quarantenne ma ancora affascinante: è
accusata d’aver avvelenato il marito, il notaio Rosario Raimondi,
dopo sei anni di relazione con un
cugino, Raimondo Gangitano.
A difenderla è il romano Bruno
Cassinelli, uno dei penalisti più
gettonati a livello nazionale, aiutato dai nisseni Vincenzo Vizzini e
Michelangelo Salerno. La madre e
il fratello del defunto, invece, hanno rinunciato a costituirsi parte
civile, ma fanno sapere attraverso i
propri legali – Alfredo De Marsico,
Giuseppe Alessi e Filippo Siciliano
– che la loro decisione non nasce
certo da un ripensamento circa la
colpevolezza della donna, quanto
piuttosto dalla volontà di assecondare la richiesta dei due figli del
Raimondi a non infierire sulla loro
madre.
E’ il 10 maggio 1955: comincia
il “processo dei veleni”, approdo
affannoso di un’istruttoria lunga e tormentata, epilogo per certi
versi incerto di uno dei gialli più
appassionati della Sicilia del dopoguerra. Anche perché sulla base
del “fatto” si innestano via via una
serie di clamorosi colpi di scena. Il
primo dei quali risale al 30 agosto
1948. Il funerale del notaio è finito
da poco e nel viottolo alberato che
sale al campo santo di San Cataldo,
grosso centro agricolo in provincia di Caltanissetta, c’è tutto il paese. Improvvisamente la vedova si
getta sulla bara del marito e grida:
“Perché mi hai lasciato?”. Subito risponde il fratello del morto: “Basta
con questa commedia. L’hai ammazzato tu!”. Assunta sviene. Ma
l’indomani è lei stessa a confessare
tutto ai carabinieri: ha avvelenato
Rosario, colto da un attacco di
angina, con la stricnina. Perché?
Per gelosia, perché aveva scoperto
una tresca con una certa Carlotta
di Roma. Così, con questa prima
confessione poi ritrattata dalla
stessa Vassallo, si apre una vicenda giudiziaria che metterà in luce
non soltanto le speculazioni scientifiche sulle viscere e sugli oggetti
del defunto, sull’uso dei veleni e sui
solventi usati per intercettarli, ma
anche la vita degli ambienti mondani e salottieri di una provincia
dell’entroterra siciliano. Ma facciamo un passo indietro.
A Caltanissetta, il notaio e la moglie (nati e cresciuti entrambi a San
Cataldo), si trasferiscono dopo il
matrimonio. La famiglia di lei è
una delle più prestigiose della provincia (un cugino nunzio apostolico, uno zio sottosegretario agli
esteri ai tempi di Mussolini e poi
podestà di Caltanissetta e senatore). Per questo, da bambina, Assunta frequenta il “Sacro Cuore” di
Palermo, uno dei collegi più esclusivi dell’isola, prima di fidanzarsi
con Rosario Raimondi, un giovanotto sveglio e rampante (non nobile ma assai ricco) che vuole fare
il notaio. Quando si sposano, alla
fine degli anni venti, lui ha 27 anni,
lei 16. Eppure s’infrangono presto i
sogni di Assunta. Che trascorre le
sue ore ricamando, leggendo, frequentando le signore della Caltanissetta-bene, indossando abiti costosissimi e organizzando incontri
mondani e di beneficenza. E’ diventata ormai un’avvenente donna
di classe alla quale non manca nulla, se non l’amore che ha sempre
desiderato. Il notaio infatti la trascura, preso com’è dal lavoro, dal
gioco, dai viaggi e dalle scappatelle
sempre più frequenti. Raimondi si
è fatto subito strada nel capoluogo
nisseno e ha aperto uno studio in
pieno centro cittadino, proprio a
pochi passi dal “circolo dei nobili”,
di cui diventa un assiduo frequentatore. Ogni giorno è sempre la
stessa musica: esce dallo studio ed
entra al circolo, giocando a poker
fino a
notte e fumando
senza
terra e l’indomani muore, tra atroci dolori, dopo aver vomitato pure
l’anima, mentre gli amici tentano di
aprirgli la bocca con un calzascarpe per fargli ingoiare la medicina.
Colpa del fumo, dunque. Finché le
accuse pubbliche del fratello alla
vedova e la confessione di Assunta
non fa scoppiare il “caso”. Del resto
la relazione adulterina della donna
era da tempo sulla bocca di tutti (e
una volta persino il marito le aveva fatto una scenata). Il Gangitano
– che nel ’42 era andato ad abita-
“Gli amanti” di Botero
tregua. E’
una ciminiera il notaio, di sigarette (rigorosamente
americane) ne fuma più di ottanta al giorno. Tanto che nel ’46 per
poco non ci lascia la pelle: attacco
da tabagismo. Ma, una volta salvo,
Raimondi riprende a fumare. Più
di prima. E due anni dopo, la sera
del 27 agosto, dopo aver bevuto un
caffè al bar Ginevra, si accascia per
re sotto
l’appartamento dei
coniugi Raimondi – aveva inondato subito la cugina di attenzioni
galanti e calienti cui lei non era più
abituata. I due divennero amanti;
e Assunta trovò finalmente il vero
amore, o forse soltanto la passione
che acceca e rende schiava: il gelosissimo amante la costringeva a rinunciare alla vita in società, minacciandola di lasciarla se solo avesse
ritardato a rispondere al telefono.
Eppure la storia col Gangitano –
che al processo apparirà persona
scialba, dimessa e di poche parole – finisce poche settimane prima
della morte del notaio.
In ogni caso, dopo la scenata al
cimitero e la confessione della vedova, la Procura decide di disporre
l’autopsia del povero Raimondi.
Assunta, sempre più vulnerabile,
viene interrogata e conferma la
precedente deposizione, precisando però di non aver agito per gelosia ma per pietà, visto che non
c’era più speranza per il marito
morente. Successivamente dirà che
le dosi somministrate erano tanto
piccole da non poterne causare la
morte e affermerà di essersi costituita ai carabinieri per paura della
vendetta del cognato. Ma nel frattempo arriva l’esito degli esami in
corso a Palermo sui reperti cadaverici e su alcuni oggetti del notaio. Ed è di nuovo colpo di scena:
i risultati sono tutti negativi, non
c’è traccia di stricnina, dunque la
morte del Raimondi è da addebitare al tabacco. Di qui il dilemma:
perché la Vassallo si è accusata di
veneficio?
Sta di fatto che prima di archiviare
il caso, il magistrato inquirente decide di far effettuare una super perizia a Firenze, nella clinica tossicologica più famosa d’Italia. E così,
le lenzuola intrise di vomito, il bicchiere dal quale il morto ha preso
le medicine partono alla volta della
Toscana. Ma il pacco sigillato giunge manomesso e inspiegabilmente
ritrovato dopo alcune settimane
in un vecchio armadio dell’ufficio
corpi di reato. Non finisce qui. Perché quando finalmente arriva il responso fiorentino, ecco l’ennesimo
colpo di scena: la stricnina c’è. E
pure abbondante. Col risultato che
fra i periti palermitani e quelli fiorentini scoppia una violentissima
polemica. Che diventa addirittura
pedante in sede processuale, in cui
non si parla d’altro che di solventi e soluzioni, etere e cloroformio,
accertamenti chimici e tecniche di
avvelenamento. Mentre intanto si
consuma lento il dramma di una
donna sola. Assunta Vassallo - internata nel manicomio di Aversa e
rinviata a giudizio nel 1954 - verrà
condannata in primo grado, in appello e in cassazione. Dovrà aspettare un bel po’ prima di ottenere la
grazia richiesta.
30
Luglio
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Fatti & Gusto
Gelato
che
passione
di Gaia Geraci
C
hi non ha mai trascorso almeno un pomeriggio o un
dopo cena nella gelateria “Il
Cremino”? E’ difficile rinunciare,
soprattutto d’estate, al gelato e al
Cremino ce n’è davvero per tutti i
gusti: per chi segue una dieta ferrea,
per chi, purtroppo, ha un intolleranza alimentare o per chi non può
mangiare troppi zuccheri. Quello
che per noi nisseni rappresenta, non
solo, un’istituzione del gelato, ma
anche un punto d’incontro e ritrovo
per i più grandi e per i più piccoli,
vanta alle spalle una tradizione di
famiglia che si è trasmessa da padre
in figlio. Abbiamo incontrato Stefano Marotta, titolare dell’attività, che
con la maestria di un “alchimista”
ci ha raccontato la sua storia e tutto
quello che del gelato si dovrebbe sapere, ma non si sa.
Da quante generazioni vi tramandate l’arte del gelato?
Sono nato a Canicattì nel 1956 e faccio questo lavoro da quando sono nato, mia mamma
mi ha partorito sui sacchi
di farina. Mio padre emigrò all’età di 23 anni per
andare a Milano dove,
negli anni ’30, diventò
capo pasticciere da
Angelo Motta, prima che il marchio
fosse comprato
dalla multinazionale Nestlè. Poi
tornò in Sicilia e aprì una
pasticceria, la
prima vera pasticceria a Canicattì, la più importante fino agli anni ’80. Poi mio
padre abbandonò. Io sin da piccolo
ho lavorato nell’attività di famiglia
intraprendendo, poi, la strada della
rappresentanza di prodotti per pasticceria, che da ormai 22 anni è il
mio lavoro e mi porta
ogni anno a girare tutta
Italia. Decisi di andare via
dalla pasticceria di mio
padre perché non volevo fare il pasticciere,
mi stancava la farina,
l’impastare, forse in
un certo senso non
ne potevo più.
Lei è stato spetta-
tore
attivo, grazie all’attività di
suo padre prima e il suo lavoro dopo, dei cambiamenti che
nel corso del tempo
hanno
interessato
i procedimenti e le
strumentazioni per
fare il gelato, cosa
gelato ndr). In questo processo più
la bilanciatura è perfetta più il gelato
è stabile, lo vedi asciutto, non lucido.
È cambiato,inoltre, il sistema di ventilazione da un freddo statico, che
rendeva il gelato molto duro, ad un
freddo ventilato, oggi, che lo mantiene morbido. Il gelato oggi è migliore rispetto a quello del
passato, è più leggero
e più buono, ma di
contro paghiamo
lo scotto che, anche se cerchiamo di fare un
prodotto bio
naturale, si
ci può raccontare a
proposito?
Il modo di fare il gelato è cambiato molto nel
tempo. Prima dell’avvento delle vetrine con l’esposizione a vista, c’era il gelato
cosiddetto a pozzetto dove i
pozzetti con il gelato erano
immersi nella salamoia, quindi acqua e sale, per mantenere la temperatura bassa. Era
un gelato pesante che non
aveva overrun (incremento
in volume di una miscela per
ha sempre a che fare con degli additivi. Ricordo che mio padre faceva il
gelato con latte intero,amido di frumento, zucchero, buccia di limone e
vaniglia, questo era il gelato.
Overrun, bilanciatura. Sentendola
parlare utilizza molti tecnicismi
sembra quasi non si stia parlando
di gelato, dunque, non è semplice
così come può sembrare. Dove ha
imparato?
Ho sempre avuto una passione tecnica nei confronti del
mondo dolciario. Ho lavorato
con grandi maestri del gelato
mondiale come Luca Caviezel e
ciò mi ha permesso di acquisire
nozioni sul campo come il perché
del residuo secco e della bilanciatura nel gelato, i valori esatti. Il gelato è
matematica. Bisogna scindere le due
cose: la pasticceria è arte, il gelato è
matematica. Ad oggi posso dire di
conoscere a 360° gradi la materia
prima; è fondamentale avere un’etica professionale perché acquistiamo e manipoliamo m a t e r i e
prime
e
A sinistra la pasticceria di famiglia
a Canicattì (1956).
Il giorno della prima comunione di
Stefano Marotta (1966).
A destra la signora Filomena Lana,
mamma di Stefano
Saldi
50%
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Luglio
settore il consumo continua ad esserci perché è un bene rifugio nel
senso che chi si sente stressato riesce ad appagarsi con il consumo
di dolci, è qualcosa che difficilmente la gente si fa mancare. Sta
avvenendo una selezione naturale
con la chiusura di molte attività del
settore; troppe per una cittadina di
circa 60.000 abitanti. Non è più il
tempo dell’improvvisazione, bisogna conoscere bene il mestiere che
si fa. Ho fatto questo lavoro perché
lo avevo nel sangue. Sono un portatore sano di qualità, perché non
dobbiamo conoscere la
qualità di queste per i nostri clienti. L’artigianalità
è una cosa, la conoscenze delle materie prime
è un’altra. Si può essere
bravi artigiani, ma se non
si conosce bene la materia prima il risultato non
sarà buono.
Si può distinguere un
gelato veramente artigianale da uno che magari di artigianale ha
solo l’insegna fuori?
Per il consumatore può
risultare difficile distinguere un gelato artigianale da uno
industriale. Ad esempio, molti utilizzano il latte in polvere, non che
non sia buono, però ci sono diversi
tipi di latte in polvere,
come quello ad uso zootecnico ovvero per i
pastoni degli animali
d’allevamento, che
è lo scarto. Con il
latte in polvere si
può fare un gelato anche buono
ma, di certo, è
diverso il risultato
per
chi utilizza,
come qui
da noi, latte fresco
e puro. Il
gelato è
come le
ciliegie, se è
buono e leggero, uno tira l’altro. Più
c’è conoscenza e più mangiamo
bene tutti quanti, dovrebbe essere
così in ogni settore alimentare.
Il settore del gelato sente la crisi?
La crisi c’è e si sente, ma nel nostro
c’è nulla da fare, la qualità è quella
che vince e l’utente finale la riconosce.
Parlando del passato e del presente, ricorda un evento o un
aneddoto particolare?
Certamente è stata
una soddisfazione
la nostra
presenza per 5
anni
sul
Gambero
Rosso come
una delle migliori gelaterie
siciliane. Non
ricordo, però,
un evento in particolare, ma un insieme di ricordi, di
clienti, di amici che
mi hanno sempre sostenuto. Al Cremino
sono passate diverse
generazioni, a gennaio
2013 saranno 25 anni di
attività. Posso dire, simpaticamente, che alcune generazioni sono cresciute a pane, Nutella
e gelato del Cremino.
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PIANETA VINO NEL NISSENO. La storia di un’azienda che nasce negli anni 50
Cantine Sollami,
piccoli imprenditori crescono
di Cecilia Miraglia
S
ono 10 ettari di terreno coltivato ad uva,con una produzione di 15.000 bottiglie
all’anno. “Sono ancora un po’ poche
per cercare di agganciare il mercato
tanto concorrenziale” dice Michele
Sollami “ ma la nostra azienda ha
un potenziale produttivo di circa
150.000 bottiglie, bisogna solo avere tanta pazienza, passione e spirito
di sacrificio”. Titolare ,insieme ai
due fratelli e il padre della azienda
Cantine Sollami, situata a borgo
Torretta,vicino la contrada Prestianni, Michele mi accoglie come
solo i siciliani sanno accogliere: timido e forse anche diffidente. Ma
appena iniziamo a chiacchierare e
lui capisce che non sono una nemica ma ,al contrario sto cercando
di dare visibilità alle aziende del
nostro territorio nisseno, ecco l’altra faccia della Sicilia scaldarsi un
po’, arrossire, e lasciarsi andare ad
un appassionato sfogo. Non siamo abituati ad essere imprenditori di noi stessi, siamo sempre stati
soggetti a dominazioni straniere
quindi ogni piccolo imprenditore
che si rispetti avanza con i piedi
di piombo,speranzoso ma pratico.
“Se dobbiamo essere realisti non
possiamo essere ottimisti” dice Michele. Un modo di vedere sincero e
genuino ma tipico di chi si scontra
tutti i giorni con la cruda realtà e
con una visione del futuro non sempre rosea. La sua azienda a conduzione strettamente familiare,a parte
gli altri due fratelli Fabio e Pierluigi e il padre, conta un solo dipendente. Certo il momento critico
non permette spese eccessive,ma
anche se le permettesse, è estremamente difficile trovare qualcuno
disposto a lavorare tutto il giorno
e anche la notte in vigna. “I costi
di produzione sono molto alti e i
margini di guadagno sono troppo
bassi,soprattutto perché sono guadagni che vedrai solo col passare
degli anni. E se non hai passione e
pazienza ti scoraggi facilmente.” La
loro azienda nasce intorno agli anni
’50 quando nonno Michele impianta vigne ad alberello di catarratto e
nerello cappuccio. Nel ’70 il padre
incrementa la produzione di uve
da mosto e negli anni ’90 impiantano le nuove spalliere per il nero
d’Avola, il syrah ,lo chardonnay e
l’inzolia, fino a quando passano anche all’imbottigliamento circa due
anni fa, con l’ausilio di un enologo
marsalese. Loro sono conosciuti
anche per la fungaia (sono rarissime nel nostro territorio) che smista
funghi in tutti i mercati generali del
centro Sicilia. Hanno anche uliveti
e mandorleti ma è il vino il loro impegno maggiore, in particolare credono molto nel syrah. “Dopo diversi esperimenti abbiamo capito che
il nostro terreno è particolarmente
vocato a questo vitigno internazionale. E noi dobbiamo assecondare
la vocazione del terreno. Anche se
la quantità sappiamo già che sarà
nettamente inferiore a quella del
Nero d’Avola”. Invece lo Chardonnay hanno deciso di utilizzarlo in
un blend con l’inzolia, in piccola
parte solo per ammorbidire alcune
spigolosità del vitigno nostrano. Gli
una cella frigorifera di 250mq in
fase di completamento, una barricaia che sarà pronta per il prossimo
raccolto e il restyling delle etichette.
A questo proposito mi ricorda che
il costo di una bottiglia varia dagli
85 centesimi a 1,40€ inclusi il vetro, l’etichetta, il tappo, la capsula.
A questo costo bisogna aggiungere
quello del prodotto che andrà dentro la bottiglia, comprensivo del lavoro manuale e dei macchinari che
servono per lavorarlo. Insomma ,in
parole povere, una bottiglia di vino
non potrà alla fine essere venduta
ad un costo inferiore dei 5€, altrimenti il guadagno non si vedrà
mai! “Il problema è che,chi non è
del mestiere,non si fa questi conti e
non capisce il lavoro che c’è dietro
una singola bottiglia” incalza Michele “ è scoraggiante sentire chi si
sa solo lamentare dei costi alti,che
alti non sono affatto, ma sono giusti”. Invitiamo i non professionisti
del settore ad andare a visitare le
aziende una intera giornata,magari
Michele Sollami
chiedo come gli sembra la produzione di quest’anno. “ Sicuramente
ottima. Ma chi ci ripagherà delle
grosse perdite avute l’anno scorso
a causa della peronospora?” Sono i
rischi del mestiere … Ma se l’anno
scorso hanno dovuto faticare un
po’ in mezzo al buio oggi vedono il
sole e con entusiasmo tirano avanti
e decidono per nuovi investimenti:
cominciate a sporcarvi le mani
con la vendemmia. “ E’ il momento dell’anno che preferisco, è una
festa di voci e colori “dice con gli
occhi che brillano” a fine giornata,
si mangia e si beve tutti attorno allo
stesso tavolo e si tirano le somme
ridendo e giocando. Che fai vieni?”
Se vengo??? Corro. Ci vediamo a
settembre e siete tutti invitati.
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