etiopia i popoli dell`omo river

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etiopia i popoli dell`omo river
ETIOPIA
I POPOLI DELL'OMO RIVER
1° giorno (giovedì)
Addis Abeba-Arba Minch
Al mattino arrivo ad Addis Abeba e partenza immediata per il Sud. Si entra in una zona di laghi
piccoli e grandi: Debre Zeit, con i suoi specchi d'acqua raccolti nei crateri vulcanici, i laghi Koka,
Ziway, Shala, Abyata e Langano frequentati da una moltitudine di uccelli. Si attraversa la cittadina di
Shashemene, terra dei Rastafari etiopi, per piegare verso Sud Ovest e raggiungere, attraverso
paesaggi di colline lussureggianti ricoperte da ensete – il falso banano – Arba Minch, che domina i
laghi Abaya e Chamo. Cena e pernottamento in albergo, situato in una splendida posizione
panoramica. La vista dall'alto sulle acque rosate dell'Abaya ed azzurre del Chamo, separati solo da
uno stretto lembo di terra, è sicuramente di grande suggestione.
2° giorno (venerdì)
In barca sul Lago Chamo-Konso
Al mattino escursione in barca sul lago Chamo per ammirare da vicino 0uccelli e coccodrilli dalle
dimensioni mostruose. Nel pomeriggio si entra nella zona dai panorami ondulati abitata dai Konso,
abili agricoltori sedentari che lavorano i fianchi delle colline in ordinati terrazzamenti trattenuti da
pietre producendo banane, caffè, cotone e cereali. Strane stele antropomorfe sono infisse ovunque
nei campi: sono statue funerarie. I bellissimi villaggi sono arroccati sull'alto delle falesie oppure
cingono i picchi che dominano le valli. Una solida capanna dominata da una enorme volta di tronchi
ricurvi segna l’ingresso e rappresenta il centro della vita sociale, il luogo dell’assemblea degli
anziani. Il ruolo degli anziani è centrale nella società Konso, che praticano riti collegati al culto degli
antenati e regolano la vita con complicati passaggi tra classi d’età. Gli abitanti dei villaggi sono
molto numerosi, e la cinta in pietra e fango racchiude suddivisioni in gruppi familiari, a loro volta
frazionati in cellule di 5 o 6 persone. Alle diverse capanne accuratamente rifinite sono attribuite
precise funzioni: granai, depositi, cucine, camere. Sistemazione in albergo.
3° giorno (sabato)
Konso-il mercato di Dimeka
Lasciata la terra dei Konso cco apparire la sterminata valle del fiume Weyto, unico affluente del lago
Chew Bahir, e si inizia una tortuosa discesa. E' l'Africa delle nostre fantasie, l'Africa del grande
cinema e dei documentari. Ci dirigiamo nella regione ad Est del fiume Omo, là dove le colline
incontrano le sterminate piane che si estendono a Sud fino a oltre il confine keniota. Terra di
paesaggi primordiali, fatta di bush e cieli immensi, abitata da Hamer e Banna, due etnie di lingua
omotica che condividono l’80% della lingua. E’ sabato, e a Dimeka è giorno di mercato. La piazza
di terra battuta si riempie, a partire dalla tarda mattinata, di personaggi bizzarri che lasciano i propri
villaggi prima dell’alba per incontrarsi settimanalmente qui e scambiare miele selvatico, cereali,
terra rossa indispensabile per le acconciature, sale, tabacco. E’un’occasione per ritrovarsi e fare
quattro chiacchiere, un’occasione d’incontro. E’ un tripudio di colori: uomini snelli dalle teste
piumate e i cercini d’argilla, donne hamer con il bignere – il pesante collare che indossano solo
dopo il matrimonio - gonne di pelle di capra bordate da cauri, caschetti di treccine minuziosamente
impastati con terra rossa e grasso animale, giovani banna a seni nudi, le fronti cinte da fili di perline
colorate. E’ un universo remoto nel tempo e nello spazio, davvero un mondo a parte. Qui il tempo
sembra essersi fermato. Sistemazione in tenda o in un semplice albergo.
4° giorno (domenica)
I Karo – Turmi
Si parte in direzione ovest, verso le rive del fiume Omo, per raggiungere il territorio Karo. I Karo
sono un’etnia in estinzione. Il loro numero si aggira ormai intorno ai 500 individui. Tra i popoli della
bassa valle dell’Omo si distinguono per l’incredibile uso del body painting. Gli uomini si
abbelliscono con piume di struzzo ed evidenti scarificazioni nelle quali inseriscono acqua e cenere
provocando dei rigonfiamenti che disegnano geometricamente il corpo, oppure si dipingono con
fantasia le membra. Disegni in ocra, calce bianca, polvere di ferro e carbonella diventano un abito
originale sulla splendida struttura dei loro corpi alti ed atletici. Le donne portano un chiodo infisso
nel mento, i capelli tagliati a calotta a formare una miriade di palline d’argilla. Il villaggio di Korcho,
posto su di una scarpata che domina il corso lento delle acque brune dell’Omo, è l’immagine
stessa dell’Africa perduta. Rientro a Turmi, sistemazione in tenda o in un semplice albergo.
5° giorno (lunedì)
i Dassanech di Omorate
Al mattino ci dirigiamo a sud-ovest, verso le piane battute dai venti che continuano fino al lago
Turkana e al Kenya, abitate da un’altra etnia di grande interesse, i Dassanech o Galeb. I Galeb
vivono di allevamento e di un’agricoltura rudimentale in piccoli accampamenti di basse capanne
dalla forma emisferica, in perenne conflitto con gli Hamer con i quali si contendono i pascoli. Popolo
di guerrieri, fanno anch’essi grande uso delle scarificazioni. Il loro spirito bellicoso sembra essere
stato forgiato dall’ambiente aspro in cui vivono. Il rientro a Turmi costituisce una splendida
sorpresa: è giorno di mercato e le genti Hamer vi si recano “vestite” ed adornate con cura. Le
mercanzie sono povere, ma risulta evidente la primaria importanza attribuita alla bellezza del corpo
ed alla cura dei bovini. Le donne hamer sono bellissime con il loro caschetto di capelli acconciati a
treccine. Indossano solo pelli in modo molto provocante e si decorano con anelli di metallo, fili di
perline e tanti cauri, le piccole conchiglie che un tempo servivano da moneta. Gli uomini invece
sfoggiano complicate acconciature ornate sulla sommità da una bella penna di struzzo. In mano
l'immancabile poggiatesta, indispensabile per non guastare la “coiffure” durante la notte, utile
durante tutta la giornata come seggiolino. E' una festa per gli occhi e per i sensi da non mancare.
6° giorno (martedì)
Villaggi Hamer – Jinka
Giornata dedicata alla visita di alcuni villaggi Hamer. Interessanti gli incontri lungo il percorso con i
pastori al seguito delle loro greggi. Si giunge a Jinka, importante centro amministrativo e
commerciale della Bassa Valle dell’Omo. Sistemazione in un semplice albergo.
7° giorno (mercoledì)
il Mago Park-il popolo Mursi
Ci avviciniamo al Mago Park, la cui savana è a tratti impenetrabile, le piste a tratti infernali. Nella
vasta area protetta vive una delle specie endemiche, la scimmia Colubus dal pelo nero frangiato di
bianco, timida ed estremamente agile. Con un po' di fortuna si possono incontrare mandrie di
antilopi, bufali ed elefanti in continua migrazione alla ricerca di pascolo. Ci aspetta l'incontro
“ravvicinato” con un'altra etnìa di estremo interesse ma non troppo socievole, forse la più celebre,
sicuramente la più “bizzarra”: i Mursi. Le donne portano grandi, impressionanti piattelli in argilla
inseriti nelle labbra e nelle orecchie, segno di appartenenza al clan ed elemento di bellezza. Tutti si
decorano il corpo con disegni geometrici ed abitano in capanne dall'entrata molto bassa. E' davvero
un altro mondo, inimmaginabile per chi non c'è stato. In serata si fa rientro a Jinka, sistemazione in
albergo.
8° giorno (giovedì)
Jinka-Key Afer-Arba Minch
L'ultima grande, indimenticabile pennellata, l'ultimo sguardo su questa umanità così diversa, così
lontana, presente forse solo nel nostro immaginario, è data da Key Afer. Questa è la zona abitata da
Tsamay e Benna dalle acconciature ridondanti di perline, cercini d'argilla e piume di struzzo, le
donne vestite solo di pelli. La cosa che colpisce di più è il ritrovarsi magari seduti insieme, fianco a
fianco, nel bailamme del bar locale: noi in pantaloni, con una birra in mano ed i capelli pettinati con
la riga o a spazzola, e loro intenti a gustare da un piatto un intruglio indefinibile, col tipico gonnellino
cortissimo, le gambe dipinte graziosamente accavallate, piume e pennacchi in testa, vistosi
orecchini di perline ed una cinghietta metallica d'orologio al collo come pendaglio (è la moda del
momento!). nel pomeriggio partenza per Arba Minch, sistemazione in hotel.
9° giorno (venerdì)
i Dorze – Awassa
Un’escursione su di una pista di montagna porta verso il villaggio di Chencha, a 2700 metri, centro
del paese dei Dorze, popolazione che vive in alte e curiose capanne “a naso d'elefante” costituite
da un'intelaiatura di bambù e ricoperte da foglie di finto banano. I Dorze sono noti per la loro abilità
nella tessitura del cotone, loro attività prevalente. In serata si procede per Awassa, cittadina ai bordi
del lago omonimo. Sistemazione in hotel.
10° giorno (sabato)
Awassa-Addis Abeba
Partendo da Awasa una visita s'impone al tipico mercato locale del pesce, affollato d'ingordi e pigri
pellicani in trepida attesa del rientro dei pescatori. Iniziamo il trasferimento verso Nord. Vicino alla
meta finale il traffico s'intensifica e diventa caotico: è Addis Abeba. Il nome significa “il nuovo fiore"
e fu inizialmente un piccolo villaggio lungo le rotte carovaniere. La sua importanza crebbe nel 1887,
quando Menelik decise di farne la sua capitale. La tradizione diceva “la capitale è dove l’imperatore
pone la sua tenda”, e l’imperatore si spostava nel paese occupando i territori in cui la disponibilità
di legna da ardere permetteva una vita confortevole alla sua corte. Menelik, emulando la cultura
europea, pose fine all’usanza e scelse una sede stabile. La crescita da allora è continuata e la città
è in continua evoluzione. Addis sorge a 2400 metri d'altezza e gode di un ottimo clima. Il Museo
Nazionale ed Etnografico ospita lo scheletro di "Lucy", l'Australopitecus Afareensis vissuto tre
milioni di anni fa e ritrovato nella valle dell’ Awash nel 1974, oltre a molti reperti di grande interesse.
Camere in day-use in hotel, transfer in aeroporto e imbarco sul volo di rientro.
l’itinerario potrà essere invertito in base al giorno della settimana in cui è prevista la partenza. Le
condizioni di alcune piste potrebbero implicare modifiche al programma.
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