ottobre 2009 - Stampa Reggiana

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ottobre 2009 - Stampa Reggiana
STAMPA REGGIANA
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periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport
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anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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SCUOLA MULTIETNICA, I DATI:
SIAMO TRA I PRIMI IN ITALIA
POLITICA
LA SFIDA SUI BANCHI
PD, E L’AFFARE
IRIDE-ENIA
di Giulio Serri
La scuola reggiana, che ha cominciato meno di un mese fa le
sue attività, è sempre più una
realtà multietnica. In pochi anni
gli alunni stranieri sono passati
da una quota del 10 al 15%, che
è la più alta in Emilia-Romagna e
tra le più elevate in Italia.
Quest'anno complessivamente risultano iscritti 9.896 alunni immigrati da altre nazioni, a cui andavano aggiunti 1.208 bambini che
frequentavano i nidi d'infanzia e
le scuole non statali e comunali.
La quota degli stranieri resta del
15,5% nella scuola primaria elementare, del 14,8% nella media
inferiore e del 10,1% alle superiori.
Le concentrazioni più rilevanti
si registrano a Luzzara (33,3%),
Rolo (24,9%), Boretto (22,9%),
Novellara (22,8%),
di Simone Russo
Gli alunni stanieri hanno raggiunto a Reggio il
15%, è la quota più elevata in Emilia Romagna
segue a pagina 8
>
TURISMO
Un bilancio
positivo: più
presenze in
montagna e
nella bassa
di Donatella
Dall’Argine
da pagina 11 a 13
>
RICORDI
Il congresso nazionale del Pd si
avvicina (il 25 ottobre le primarie
per la segreteria) e anche le diverse sezioni sparse sul territorio
reggiano si sono ormai espresse.
Il dato che si sta affermando è che
queste consultazioni, legate teoricamente a scelte di livello nazionale e regionale, in realtà hanno
anche un significato tutto locale.
Indipendentemente dal risultato
finale, che dovrebbe arridere a
Franceschini, il dato del tutto
peculiare della disfida alle nostre
latitudini è quello di uno scontro
tra le gerarchie del partito (orientate a Franceschini), additate come "il vecchio" e le cosiddette
"forze nuove del partito",
segue a pagina 3
LE “NOTTI” DI ATERBALLETTO
SARA’ L’EVENTO DELL’ANNO
Quando Bruno
Bertacchini
trionfava
in sella
alla Guzzi
di Sergio Masini
da pagina 23 a 25
Lo spettacolo porta la firma della rockstar Luciano Ligabue, del
coreografo Mauro Bigonzetti e il visual artist Angelo Davoli
da pagina 19 a 21
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Politica >
IL TRAVAGLIATO CAMMINO DEL PD: DALLO SCONTRO
FRANCESCHINI-BERSANI ALLA VICENDA IRIDE-ENIA
segue dalla prima
Simone Russo
che hanno trovato il loro habitat
nelle schiere di Bersani: il tutto con
una perfetta inversione delle connotazioni rispetto al livello nazionale, dove Bersani passa quasi per
un nostalgico del Pci, mentre Franceschini sarebbe il fautore di una
svolta innovatrice.
Siamo quindi prossimi ad un ricambio generazionale nel Pd reggiano? Qualcuno lo teme e qualcuno lo sogna, anche perchè ci
sono diversi segnali del fatto che
un ciclo sia giunto ad esaurimento.
Dal 6 - 7 giugno si sono susseguiti
nell'ordine: la vittoria con esiguo
margine al primo turno dei due
candidati Delrio e Masini, il travagliato pasticcio della formazione
delle due giunte, la clamorosa
sconfitta degli enti locali nella vicenda Manodori e ora il rischio di
una mancata fusione tra le multiservizi Enìa e Iride. Sarebbero tutti
segnali del declino della classe dirigente del Partito Democratico,
secondo osservatori interessati e
non. E' esercizio assai complesso
valutare in ciascuna di queste vicende il peso, o l'assenza di peso,
della dirigenza provinciale.
In ogni caso, lo spirito del tempo
pare indicare la prospettiva del
cambiamento. Ed è un fatto che le
parti giovani del partito, preso
atto del fatto che il team formato
da Fantuzzi, Delrio, Masini e Castagnetti era sul vascello di Franceschini, abbiano preferito saltare
sulle nutrite piroghe di Bersani, per
scoprire poi che si trattava di imbarchi solidi e ben muniti: in città
il candidato piacentino ha surclassato Franceschini, nonostante
quest'ultimo sia stato (diciamolo:
con scelte anche discutibili ai congressi di circolo) sostenuto con
forza dall'estabilishment locale.
Niente da fare, in città la grande
maggioranza è con Bersani.
Ma attenzione, perchè se si scava
dentro questa cornice narrativa del
vecchio contro il nuovo si scopre
come in realtà il quadro sia un pò
più complesso: a sostenere Bersani
ci sono tra gli altri Elena Montecchi, Marco Barbieri, Lino Zanichelli, Giovanni Catellani. Insomma, se
la dinamica generazionale è sicuramente presente nelle votazioni
per il congresso, è anche vero che
dietro alle giovani facce bersaniane dei sindaci boom (Alessio Mammi e Andrea Rossi), dei consiglieri
targa Bersani si fa largo tra i possibili candidati Mirko Tutino. Nome
della mozione Franceschini e spendibile trasversalmente sarebbe
quello dell'assessore provinciale
Roberto Ferrari. Ma mancando certezza sulla data è chiaro che i nomi
di peso stiano ad aspettare prima
di esporsi, mentre uno dei più papabili dell'area Bersani, il sindaco
accolto le richieste dell'Europa sulle cifre che le multiservizi dovrebbero restituire in quanto ottenute
sotto forma di aiuti di Stato illeciti.
E qui per Iride è una vera e propria
stangata: 130 milioni, invece dei 30
prospettati. A questo punto il rapporto di concambio tra le azioni
Enìa dovrebbe essere rivisto: si
tratta però di un elemento centra-
Pierluigi Bersani
Dario Franceschini
comunali del capoluogo con ampia
messe di preferenze raccolte (Andrea Capelli, Valeria Montanari) si
muovono navigatissimi professionisti della politica che un pò ridimensionano questo alone scintillante di operazione novità. Intanto
il segretario provinciale Giulio Fantuzzi ha già inziato, con la sponda
di molti dell'area Franceschini, a
cercare di imporre la sua road map.
La sua indicazione, basata su una
interpretazione del Pd nazionale,
è quella di celebrare il congresso a
primavera prossima, mentre gran
parte della mozione Bersani e
quelli della Marino lo vorrebbero
in autunno. Ricordiamo che l'anno
prossimo ci saranno le elezioni regionali e molti vedono Fantuzzi
diretto a Bologna. Da parte sua il
segretario si è detto disposto a
farsi da parte, quindi ci attende
una lunga cavalcata di trattative
per la poltrona più importante di
via della Costituzione. Il rischio
logoramento è realistico per tutti,
e infatti un congresso autunnale
viene vista da molti come la soluzione ottimale. I nomi che circolano indicano la ricerca di una mediazione: nell'ala Franceschini è
piuttosto gettonato come possibile
segretario Simone Montermini, il
giovane sindaco di Castelnovo Sotto, mentre in area under 30 di
restituire allo stato avrebbe costituito un elemento tale da incidere
sul concambio e sulla fusione.
L'elemento era ben noto all'amministrazione, tanto che Città Attiva
aveva promosso un convegno per
divulgare alla città il potenziale
rischio di questi elementi. Il Municipio replicò dimostrando poco
interesse per le argomentazioni di
di Casalgrande Andrea Rossi, ha
recentemente detto di non essere
interessato. Molti elementi lasciano presagire ampia trattativa per
la ricerca di un candidato di mediazione che non scontenti nessuno.
Enìa: nozze tribolate tra
sviste e ripensamenti
Dicevamo che i segnali di uno
scricchiolio a livello provinciale della tenuta del Pd è la vicenda Iride
- Enìa. Pur trattandosi di un fatto
amministrativo, è chiaro che dietro
all'unanime favore accordato dai
sindaci all'operazione ci fu a suo
tempo altrettanto accordo in via
della Costituzione. E la figuraccia
di queste ore, con l'operazione che
rischia di saltare, coinvolge responsabilità di partito, un partito che
sembra aver deficitato in spirito
critico di fronte all'operazione.
Cosa sta succedendo? Per quel
che riguarda l'indebitamento complessivo delle multiservizi aviiate a
nozze, a metà settembre si è scoperto che la cifra complessiva era
aumentata di 700 milioni di euro
in 9 mesi raggiungendo i 2,2 miliardi di euro. Un fatto che avrebbe
messo in pericolo il dividendo straordinario atteso dai Comuni, specie Torino. Ma il vero problema è
scoppiato quando il Governo ha
le della fusione, che potrebbe far
saltare l'intero "matrimonio". Venuta a galla la notizia, l'amministratore delegato di Enìa Viero e il
sindaco Delrio si sono precipitati a
dichiarare alla stampa che questo
tipo di problema era assolutamente imprevedibile a priori. Una dife-
chi chiedeva attenzione, e d'altra
parte era troppo tardi: infatti,
probabilmente con eccesso di zelo,
il consiglio comunale aveva votato
favorevolmente alla fusione già a
partire dal dicembre precedente.
Insomma un bel pasticcio. Un fatto
è certo: viste le difficoltà riprende-
sa d'ufficio piuttosto prevedibile
che si scontra però con i dati della
cronaca. Nella scorsa primavera,
infatti, il parere sul rapporto di
concambio depositato dall'advisor
Deloitte aveva messo in guardia i
Comuni, affermando che un eventuale aumento dell'importo da
ranno sicuramente fiato i sostenitori di una fusione su base regionale con Hera. Una prospettiva
interrotta bruscamente e tra notevoli polemiche l'anno scorso, che
attualmente pare quasi del tutto
impraticabile. Per ora.
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periodico di attualità cultura spettacolo sport
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Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia
Stampa: Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona - Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
3
> Opinioni
COMUNE, ATTENZIONE AI PROGETTI
di Sebastiano Simonini
Al rientro in città, ad inizio settembre, ho trovato un centro storico
in discreta forma. Complessivamente ordinato, nuove distese e bei
negozi, un clima complessivamente positivo. Non che sia tutto
a posto, perché leggendo i giornali troviamo molti motivi di
preoccupazione fra crisi, cosche,
armi e droga, ma l'impressione è
che la città e i cittadini sappiano
e vogliano comunque reagire a
quel torpore depressivo che nei
mesi scorsi l'ha fatta da padrone.
E credo che anche il dibattito
continuo e serrato fra cittadini e
Amministrazione stia contribuendo a creare questo clima di
nuova consapevolezza.
Per cui ricomincio con le mie
lamentazioni… dov'eravamo rimasti?
Un buon progetto e un'accurata manutenzione. Queste le
condizioni essenziali perché un bene
pubblico possa essere apprezzato
dal momento della sua realizzazione e resistere negli anni a beneficio
della comunità. Purtroppo non è
sempre così. Qualche esempio?
Guardiamo alla nostra città, e
iniziamo dal rifacimento dell'accesso
ovest, da Parma: molti dissuasori
sono stati divelti perché evidentemente troppo deboli e inadeguati
all'uso, i lastroni di cemento posti
rasoterra hanno molti spigoli già
sbrecciati, la statua di Gerra è incro-
stata di calcare, la pavimentazione
posta all'ingresso della Via Emilia
incomincia a muoversi, tutto a distanza di poco più di un anno dalla
sua inaugurazione. Un progetto
sbagliato. Il Parco Tocci; abbiamo
letto delle piastre in metallo che si
arroventano al sole e dei ciottoli che
scivolano fuori dalle reti di contenimento, materiali sbagliati per un
altro progetto evidentemente sbagliato. Della fontana del Valli si è già
funzionare. Un altro progetto sbagliato? E non è solo affare di questi
ultimi anni, chi non ricorda il primo
rifacimento di Piazza Fontanesi, superato dopo pochi anni perché la
pavimentazione, rapidamente danneggiatasi, era scivolosa e le protezioni degli alberi pericolose? E l'impianto di irrigazione delle aiuole di
Corso Garibaldi, che non ha mai
funzionato?
Mi fermo, era solo per fare qualche esempio, ma sono convinto che
ognuno di noi ne potrebbe raccontare a decine.
E la manutenzione? Pensiamo
semplicemente all'asfaltatura delle
strade. Qualcuno mi sa spiegare
perché si danneggiano con tale rapidità? Non solo le rotonde ipertrafficate da mezzi pesanti, ma anche le
piccole vie del centro storico sono
soggette ad un deterioramento
estremamente veloce. Perché le
"pezze" che vengono poste a ricoprire buche e scavi resistono di
norma solo pochi mesi? Evidentemente vengono fatte male; ma
l'impresa esecutrice non dovrebbe
fare lavori "a regola d'arte", garantendone una certa tenuta? Leggo
della progettata "esportazione del
tema della fontana in periferia;
luoghi d'incontro per fare comunità" ed ancora del desiderio di "investire sugli spazi pubblici come
antidoto alla tristezza della vita
passata davanti al piccolo schermo".
Spero che tutto questo venga sviluppato facendo tesoro delle esperienze passate, dei molti errori commessi e ricordando che un progetto non
è solo un bel disegno con sagome di
alberi e di persone che si muovono
immerse nell'ideale beatitudine di
ambienti irreali e asettici.
Buon lavoro!
scritto di tutto, così come della "desertificazione" dell'intera area, al
punto che si è dovuto correre ai ripari con fioriere posticce. Progetto
sbagliato. Via Emilia San Pietro: costruzione di enormi marciapiedi e
conseguente restringimento della
carreggiata, ristretta a tal punto che
il bus non passa se dal lato opposto
sopraggiunge una bicicletta… progetto sbagliato. La doppia rotonda
di Baragalla, aperta, richiusa e transennata, allo stato attuale non si
capisce come, se e quando potrà
Mobili
Pettenati
NON SARA’ UN’ECONOMIA AL GALOPPO
di Dario Caselli
Dopo il crollo di fine 2008, inizio 2009, l'economia globale sta
mostrando segnali di crescita generalizzata, la prima a partire è
stata l'Asia, ora tocca ad America
ed Europa, secondo alcune stime
la crescita globale dovrebbe essere del 3,4% nel 2010, contro una
contrazione dello 0,8 di quest'
anno. Si tratta tuttavia di un rimbalzo moderato rispetto alla caduta: ad esempio il commercio
mondiale tra ottobre 2008 e marzo 2009 è sceso del 20% e da allora si è stabilizzato, grazie ad un
rimbalzo del 10% delle importazioni dell'Asia, mentre nelle economie avanzate la domanda è
ancora tendente al ribasso. Perché la ripresa sia sostenibile, occorre che crescano anche Usa ed
Europa mentre ciò non è ancora
avvenuto. Anche il rimbalzo della
correzione delle scorte, potrebbe
avere come sottostante, anziché
la forza della ripresa economica,
il fatto che le aziende abbiano
reagito al crollo, tagliando più
del necessario. Questi segnali non
vanno trascurati, ma per una ripresa durevole serve una ripartenza della domanda finale:
aziende che incrementano la spesa per gli investimenti e famiglie
che aumentano i consumi. Ora le
percentuali di utilizzo delle capacità delle aziende sono ai minimi
e le difficoltà di accesso al credito
per esse, come per i consumatori,
rimarranno difficili anche nel
2010. Un altro elemento importante è che le famiglie in molti
paesi industrializzati, in partico-
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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lare Usa, GB e Spagna, devono
ripagare i loro debiti e ricostruire
i loro risparmi, ciò, abbinato
all'alto tasso di disoccupazione,
lascia poco spazio per un aumento della spesa al consumo. Inoltre,
in seguito alla grave crisi finanziaria, i governi e le banche centrali hanno somministrato enormi
pacchetti di stimoli all'economia
e si trovano oggi a gestire debiti
molto grandi. Per stabilizzare le
loro finanze, dovranno inevitabilmente aumentare le tasse e ridurre le spese, il passaggio da una
politica espansiva ad una restrittiva non potrà che essere un ulteriore freno allo sviluppo economico. Ci piacerebbe che la ripresa
fosse forte e repentina, come è
stata la caduta, ma gli alti deficit
statali e la grande disoccupazione
sono fenomeni difficili da riassorbire nel breve, soprattutto se
l'economia aumenterà a ritmi
moderati ed essi stessi sono, come
abbiamo visto, un freno allo sviluppo, impedendo politiche di
stimolo, deprimendo i consumi ed
aumentando la spesa sociale. Il
fatto stesso che l'inflazione dei
prezzi al consumo, che non include i componenti più volatiti, quali l'energia ed i prodotti alimentari, stia scendendo sotto l'1%
negli Usa ed in Europa è un' ulteriore prova che non ci si attende
un' economia al galoppo. Successivamente potremmo avere un
quadro di bassa crescita, abbinata
a pressioni inflazionistiche, conseguenza delle politiche fiscali e
monetarie straordinariamente
espansive, fatte fino ad oggi.
D'altra parte se la crescita non
supera almeno il 2%, è difficile
che si verifichi un solido aumento
dell'occupazione, che è il vero
driver per l'aumento dei consumi.
Economia >
di Massimo Crotti (*)
Da troppo tempo si va consolidando una fuorviante informazione sull'evasione fiscale. Prendo lo
spunto da notizie dei media quali,
ad esempio: <Scoperti dalla Guardia di Finanza evasori totali per un
totale di 12.000 miliardi>.
Ebbene, i lettori (meglio ancora,
i giornalisti) dovrebbero sapere e
conoscere poche, ma assai elementari regole del gioco. L'iter onde
pervenire alla individuazione
dell'evasore fiscale, totale o parziale esso sia, può, in maniera sintetica, essere cosi' descritto.
1) La Guardia di finanza, braccio
armato e operativo dell'amministrazione finanziaria, ha il compito, nella sua funzione di polizia
tributaria, di constatare (o contestare) <meglio ancora, di verificare> la situazione complessiva delle
imprese. Dopo di che, conclusa la
verifica, il comando di zona invia
le risultanze (il classico verbale di
contestazione) agli Uffici interessati (Agenzia delle Entrate di zona,
direzione regionale, Prucure (se vi
sono presunzioni di reati), ecc.eccetera.
2) Gli Uffici una volta letto il
verbale, hanno un potere discrezionale assoluto, enorme; financo
(in estrema ipotesi ancorchè teorico) cestinare il verbale se ritengono che gli elementi in esso contenuti non abbiano nessun rilievo o
fondamento sostanziale. Nella
prassi, ciò non avviene. Mai. Solitamente, anzi, sempre, accade
esattamente l'opposto: gli uffici
COME LEGGERE ED INTERPRETARE
LE STATISTICHE SUGLI EVASORI
per mancanza di mezzi, uomini e
tempo procedono ad accertare
proprio sulla scorta di quanto
emerge dalle contestazioni mosse
dai militari.
3) Una volta notificatogli l'avviso, il contribuente (vogliamo chiamarlo evasore? No, non ancora!
aspettiamo) ha sessanta giorni di
tempo per ricorrere al Giudice
Tributario competente, ossia alla
Commissione Tributaria Provinciale, instaurando la cosiddetta fase
contenziosa. Il Giudice, visti gli
atti e sentite le parti, dichiarerà o
meno <evasore> quel contribuente
<in nome del popolo italiano>.
Solo allora (tralascio il fatto che si
possa appellare, per semplicita' e
per esigenze di spazio) quel soggetto potra' essere definito o no
evasore, totale o meno, a seconda
della pronuncia.
Solo allora potrebbero iniziare le
statistiche nelle quali inserire gli
evasori, ma solo quelli dichiarati
tali dal Giudice. Da quel momento
le statistiche sarebbero vere, avrebbero un sostanziale significato;
varrebbero, insomma, per potere
procedere con logica e serieta'.
Sarebbero, di fatto e per legge,
statistiche di veri evasori, totali o
parziali; e non piu' di potenziali
evasori, evasori sulla carta. Purtroppo se le statistiche fossero redatte ed elaborate in siffatto modo
vedremmo che su quei 1.000 contribuenti definiti, giornalisticamente <evasori scoperti dalla Guardia
di finanza> alla fine solo 10 o 20
sarebbero dichiarati evasori veri
dai Giudici.
La Guardia di finanza, in definitiva, non scopre e non può scoprire l'evasore: può solo verbalizzare
una situazione che solo gli Uffici
prima ed i Giudici dopo dovranno
vagliare. E ciò in quanto, bene o
male, siamo pur sempre uno Stato
di diritto, dove che lo si voglia o
no, esistono norme di altissima
valenza giuridica e sociale. Che poi
le norme siano eccessive, o scritte
in un cattivo italiano e che diano
la possibilita' di essere artificiosamente interpretate, o aggirate,
questo è un altro paio di maniche,
un aspetto assai piu' complesso. A
questo punto sorge una domanda
non tanto retorica, quanto cattiva:
una statistica basata solo sulle risultanze delle sentenze dei Giudici
avrebbe gli stessi effetti sull'opinione pubblica?
(*) Vicepresidente Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
5
l’ora della
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Primo Piano >
LA SCOMPARSA DI OSCAR ZANNONI
PIASTRELLE E FINANZA
ERA UN GRANDE
CAPITANO D’IMPRESA
di Stefano Catellani
E' stato il primo a intuire che la
finanza, la quotazione in Borsa,
poteva essere una 'leva virtuosa'
per far crescere le aziende ceramiche che erano nate nel distretto
sassolese ma che, anno dopo anno,
dovevano fare i conti con la globalizzazione.
La visione "internazionalizzata"
del settore ceramico Oscar Zannoni l'aveva da molti anni e con le sue
aziende in giro per il mondo: dalla
Svezia al Portogallo aveva saputo
dare una dimensione bilanciata a
un gruppo che si posiziona tra
quelli di standing internazionale è
per questo che 'la lezione' di Oscar
Zannoni è importante.
Chi ha lavorato con lui non ha
bisogno di molte altre parole. E'
nei piccoli gesti che Zannoni dimostrava di essere una grande capitano d'impresa. Amava anche la finanza ma senza infatuazioni.
Era da molti anni nei 'salotti che
contano', quelli milanesi (era socio,
con lo 0,30% del capitale, del pat-
to di sindacato di Mediobanca
aveva legami forti in Fondiaria Sai)
ma con un profilo personalissimo.
Nel 1997 è stato presidente di CET
(Associazione Europea Produttori
di Piastrelle). Nello stesso anno è
stato anche presidente di Banca
Akros e di Azimut. Ora Piastrella
Valley ha perso un protagonista e
al suo esempio molti nell'area ceramica reggiano modenese conti-
in Assopiastrelle prima e in Confindustria Ceramica poi (vice presidente in carica al fianco del presidente Franco Manfredini).
C'erano tanti operai e impiegati
che lo hanno visto giorno dopo
giorno nelle sue aziende, che crescevano. C'era tanta gente che lo
ha conosciuto e apprezzato.
Ora lascia un vuoto. Improvviso
e difficile da accettare ma nel suo
I sette presidenti di Assopiastrelle-Confindustria ceramica al cersaie 2008
nueranno a fare riferimento.
All'ultimo addio nella chiesa di
Casalgrande Alto c'erano tutti.
Davvero. C'era il mondo Confindustria che lo ha visto protagonista
modo di essere imprenditore di
successo c'è una lezione che servirà
anche per il futuro per questa crisi
che come diceva Zannoni: "Passerà
come quelle che abbiamo superato
Oscar Zannoni
in passato. Passerà se sapremo lavorare tutti con coscienza e impegno".
Franco Manfredini, Presidente di
Confindustria Ceramica ricorda
Oscar Zannoni, vice Presidente
dell'Associazione: "Con Oscar Zannoni scompare uno degli imprenditori di riferimento dell'industria
ceramica italiana, alla guida di un
gruppo multinazionale presente in
diversi paesi del mondo con proprie fabbriche. Imprenditore e uomo dalle grandi capacità e dalle
importanti e lungimiranti vedute,
come dimostrò - tra le altre cose quando nel 1995 riportò sotto
proprietà italiana l'unico gruppo
ceramico finito in mani estere, oltre che ad essere stato il primo
gruppo ceramico ad essere quotato alla Borsa Valori di Milano.
Assieme a lui, agli albori della
nascita del distretto di Sassuolo -
Scandiano, condividemmo l'avvio
della nostre rispettive aziende. Un
collega, del quale negli anni ho
avuto modo di apprezzare le doti
umane e professionali, che lascia
un grande vuoto negli organi associativi di Confindustria Ceramica".
Zannoni con la moglia Loredana
Oscar Zannoni lascia due figli
Anna e Andrea. A loro e alla moglie Loredana Panzani il cordoglio
del gruppo editoriale E' TV L'Informazione e Stampa Reggiana.
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
I
T
7
> Scuola multietnica
segue dalla prima
di Giulio Serri
Campagnola (21,4%) e Gualtieri
(20,9%). In città spiccavano le elementari del terzo circolo (25,5%),
dell'istituto comprensivo Galilei
(23%) e del decimo circolo (19,7%).
Alle superiori la maggiore presenza si riscontrava all'Ipsia Lombardini (29%), al Filippo Re (29,2%) e
al Don Jodi (22,8%).
Problema "lingua"
Il primo problema, soprattutto
per i più piccoli che frequentano
la scuola reggiana, resta quello
della lingua. Anche quest'anno i
piccoli stranieri arrivati da poco
tempo a Reggio potranno avere
un primo contatto con l'italiano e
con i linguaggi dell'ambiente scolastico grazie al progetto "Un
ponte per la scuola". L'iniziativa,
della durata di due settimane, è
rivolta agli studenti dai 6 ai 14
anni, dunque a coloro che frequenteranno qui la scuola dell'obbligo. Non si tratta però di semplici lezioni di italiano, bensì di un
approccio attivo e creativo alla
lingua, fatto di giochi e parole,
all'insegna dello stare insieme e
della comunicazione. Ieri era il
primo giorno. Fino a fine mese si
troveranno di fronte alle attività
più diverse per imparare i primi
strumenti della lingua italiana:
addolciranno così l'impatto provocato dall'entrata in un mondo per
loro totalmente nuovo, quello della scuola reggiana. "Il progetto è
nato nove anni fa - raccontano da
8
STAMPA REGGIANA
Reggio scuola - dopo aver acquisito la consapevolezza, insieme agli
insegnanti delle scuole, che occorrevano delle nuove strategie di
accoglienza per i bimbi stranieri
che andavano a inserirsi nelle scuole reggiane". L'intento principale
dell'iniziativa è infatti costruire un
dialogo continuo, fatto di ricerca,
scambio e collaborazione, tra questa realtà, le scuole e il territorio.
L'attenzione in questo caso è rivolta soprattutto alle strategie educative. "Nell'insegnamento dell'italiano non partiamo dalla grammatica, ma ci concentriamo innanzitutto sul bambino - fanno sapere
- nel senso che prima di tutto lo
ascoltiamo, partiamo dalle sue
esperienze che poi risultano utili a
tutto il gruppo, in modo da creare
anche uno scambio tra culture diverse. Questo rende più coinvol-
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
gente l'apprendimento di una
nuova lingua". Le difficoltà maggiori in genere si hanno con i
bambini cinesi: "Il loro alfabeto è
diversissimo dal nostro, più di
quello arabo, ed è differente persino l'intonazione della lingua". I
tempi sono quindi diversi per
ognuno ma le docenti assicurano
che alla fine i risultati arrivano. Gli
strumenti usati sono principalmente il gioco, la fiaba e l'espressione,
con un approccio attivo da parte
del bambino. Essenziale quindi il
ruolo dell'adulto-educatore.
Asili multietnici
Una scuola dell'infanzia, quella
reggiana, forte della pedagogia
malaguzziana che la rende famosa
in tutto il mondo ma che deve altresì fare i conti con i fenomeni
della globalizzazione e della multiculturalità ormai delle costanti in
una città come la nostra dove la
densità di immigrati è altissima. Le
scuole dell'infanzia comunali della
città sono ventuno. Dei 1.881 bimbi che le frequentano 215 sono
extracomunitari, l'11,5% del totale. Sono soprattutto famiglie che
vengono dalla Nigeria, Marocco,
Albania, Ghana e Tunisia anche se
sono in notevole aumento i bambini che
provengono dalla Russia e dalla
Romania. La frequenza, obbligatoria dalle 8 alle 16 è basata su una
retta strutturata in sette fasce che
va dai 61 (la più bassa) ai 199 euro
(la più cara). "Dallo scorso invernocommenta la Presidente dei Nidi e
delle scuole dell'infanzia di Reggio
Sandra Piccinini- stiamo facendo
fronte ad alcune agevolazioni per
le famiglie dove almeno uno dei
due genitori ha perso il lavoro o è
cassintegrato. In più ricordo gli
aiuti per le famiglie numerose o
con fratelli e sorelle nello stesso
asilo".Alle statali i numeri cambiano: dei 945 bimbi frequentanti
circa trecento sono di origine extracomunitaria e rappresentano il
35% totale. Il dato va spiegato su
due fronti, da un lato la scuola
dell'infanzia statale offre la possibilità di frequenza gratuita part
time senza il pasto agevolando
così i genitori, dall'altro qui le
iscrizioni sono sempre aperte anche in pieno anno scolastico. Dunque per una famiglia straniera,
magari appena arrivata in città,
trovare nell'offerta statale la possibilità di inserire prima il proprio
bimbo. Anche le rette qui sono
meno care: da un minimo sempre
di sessanta euro ad un massimo di
148. Ma la vera novità per le scuole statali è determinata dall'apertura di una nuova struttura che
sarà operativa a fine settembre in
via Caravaggio e che ospiterà
quattro sezioni per cento piccoli
che potranno frequentarla. A completare il quadro delle scuole
dell'infanzia presenti sul territorio
sono le scuole cattoliche appartenenti alla Fism. Dei 145 bimbi che
frequentano gli asili di ispirazione
cristiana sul territorio comunale di
Reggio, l'8,8% è immigrato. "Un
dato in crescita- fa sapere la presidente Mariannina Sciotti- anche
perchè noi siamo aperti a qualsiasi appartenenza religiosa della
famiglia, basti pensare che l'imam
di Santa Croce manda i suoi figli
da noi".
Si chiama, dunque, multiculturalità, la sfida più importante per la
scuola reggiana.
Scuola multietnica >
Intervento
GARANTIRE A TUTTI IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
di Morena Conti
psicologa
Il 21 settembre presso il centro
internazionale Malaguzzi di Reggio Emilia si è tenuto il convegno
intitolato: "Bambini, ragazzi e giovani, uguali e diversi, ieri e oggi a
scuola", al quale hanno partecipato l'assessore all'educazione di
Reggio Emilia (I. Sassi), la direttrice
del USL (M. Martini), Don Mazzi e
altre figure di riferimento nell'ambito scolastico. Ciò che è emerso
subito evidente è il clima politico
e sociale che si vive in questi ultimi
tempi; questo desta forti preoccupazioni, in particolar misura se si
parla del tanto discusso e acceso
problema della scuola. Le questioni legate a tale argomento sono
assai complesse e ancora ignote,
molto spesso lasciate alla buona
volontà dei singoli. La riflessione
ha toccato diverse argomentazioni
tra le quali il come oggi la scuola
deve interrogarsi per rispondere
alle problematiche ed alle esigenze
di una società diversa, più allargata, in cui le uguaglianze e le differenze dei bambini e dei giovani
d'oggi sono cambiate rispetto al
passato: non si tratta più solo dei
figli di operai o di contadini, ma
anche dei figli delle famiglie immigrate, giunte in Italia per trovare
la speranza di una vita migliore.
Pertanto, ci troviamo difronte alla
delicata questione dell'integrazione degli immigrati: non si parla
unicamente di alfabetizzazione,
ma anche di un progetto di vita
oltre la scuola. Si è parlato inoltre
di garantire accoglienza e integrazione, e non per dovere di paternità, ma per costruire un progetto
che permetta un orizzonte migliore, con una società più integrata
non solo tra i cittadini autoctoni e
gli immigrati, ma per tutti i cittadini che assieme devono vivere e
condividere le medesime difficoltà.
Sembra esserci però un arretramento della scuola ed anche in
tanti altri campi. Tutto ciò che fino
ad ora è stato costruito, sembra
venga rimangiato in modo involutivo dalla società odierna. Si parla
di "frammentazione", di "isolamento" delle parti, incapaci di
trovare una via di uscita. Il contributo sul piano nazionale lascia
perplessi. L'abolizione della scuola
a tempo pieno, le restrizioni economiche, l'imposizione del maestro unico, della mancanza del
materiale didattico, ed altri, sono
argomenti trattati durante l'incontro. Tra i presenti mi ha colpito
l'intervento di un'insegnante di
supporto che descrive la realtà
scolastica paragonandola a quella
del terzo mondo, ove manca addirittura il gesso, oppure dove l'insegnante deve contribuire per ri-
Mariella Martini
spondere alle esigenze contingenti, assistendo, oltre che i bimbi diversamente abili, anche quelli immigrati (nonostante non rientri nel
proprio ruolo). Fino a che punto la
volontà e la motivazione individuale potranno sostenere l'operato che spetterebbe alle parti sociali? E soprattutto, se pensiamo
all'inevitabile situazione di incertezza e di paura, come troveremo
le nuove competenze che devono
ancora essere pensate? Sia ben
chiaro, non certamente per demerito degli insegnanti, ma solo per i
cambiamenti contingenti della società e per i provvedimenti degli
organi preposti che sono lontani
dalla realtà. Nonostante il pessimismo che si respira, entusiasma la
solidarietà dimostrata tra le parti
presenti. Il messaggio da riportare
e trasmettere è che occorre attaccarsi alle piccole cose, alle microstorie, dove ognuno di noi parla
della propria esperienza perché
solo questo è consentito al momento, sperando che una nuova
spinta innovatrice possa cambiare
sogni concreti delle famiglie (vedi
anni 70 quando le donne cominciavano ad occuparsi di attività
lavorative extrafamiliari retribuite,
per adempiere e risolvere il problema dello svolgimento del programma didattico educativo e formativo, oltre che tenere i bambini as-
Assessore Iuna Sassi
qualcosa a livello più generale.
"Occorre valorizzare le briciole e
comunicarle". "Occorre trovare dei
varchi e comunicarli ad altri". In tal
senso l'impegno della città di Reggio Emilia ha sempre dimostrato
ed ottenuto risultati eccellenti, in
vari ambiti del sociale, in particolar
modo nel mondo della scuola e
della salute mentale, offrendosi
come modello per tante altre città.
Oggi la scuola è la scuola della
realtà, è "la scuola di tutti per
tutti" che deve garantire il diritto
all'istruzione e all'integrazione; se
non sarà in grado di fare questo
non avrà più futuro. Occorre interrogarsi sul problema del tempo
pieno piuttosto che del modulo o
del dopo-scuola, perché se il tempo
pieno è nato per rispondere ai bi-
sieme), rimuoverlo significherebbe
ritornare ad una discriminazione
classista, nella quale solo i più
agiati avrebbero la possibilità di
garantire un futuro migliore ai
propri figli. Occorre garantire il
diritto all'istruzione, alla salute e
al benessere di tutti! La scuola, in
questa nuova prospettiva, dovrebbe rappresentare un nodo fondamentale all'interno di una rete
molto più ampia. Credo che l'incontro abbia portato nuovi germogli, nuove idee su cui riflettere e
tanta disponibilità delle parti presenti. Si è parlato infatti della
possibilità di integrare le potenzialità del personale statale con quello comunale onde garantire il percorso oltre il tempo scolastico, nel
quale anche le famiglie e gli stessi
STAMPA REGGIANA
ragazzi più "fortunati" avrebbero
l'opportunità di aiutare quelli in
situazioni più disagiate, agendo
secondo la logica della "comunità
oltre i confini", in cui la differenza
non solo rappresenta un problema
aggiunto, ma anche e soprattutto
un valore ed una ricchezza. Ritengo sia stato molto interessante
l'intervento di don Mazzi, sulla
questione dell'insegnamento della
religione: si potrebbe iniziare a
proporre il testo del Vangelo alla
stessa stregua della Divina Commedia. Mi rendo conto che tutto
questo sia ancora in uno stato
embrionale ma occorrono tante
idee nuove per rispondere ai bisogni di ognuno, mettendo in gioco
le potenzialità di tutti i partecipanti. Ora sembra proprio che non si
possa fare diversamente!
Il convegno è terminato riportando la frase di una femminista
che nel luglio scorso (rivolgendosi
alle giovani donne che oggi sorgono all'impegno e si avvicinano ai
grandi temi che la questione femminile pone sul tappeto), ha voluto
evidenziare e ripensare un aspetto
di estrema importanza per il ritrovamento di una nuova strada che
occorrerà percorrere assieme: "ricordate che le nostre conquiste
sono state da voi ereditate, ma non
sono ereditarie" e così anche i
nostri giovani hanno ereditato un
bottino, basato sulle lotte e conquiste precedenti, ma che non è da
considerarsi ereditario. Ai diritti
ottenuti, alle conquiste, va fatta
manutenzione. Occorre narrare
che la storia, anche la propria, va
in questo senso.
[email protected]
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
9
DONNA
UOMO
BIMBO
INTIMO
CASA
BLAUER
JOHN BARRIT
LUISA VIOLA
MELTIN’POT
REFRIGIWEAR
INGRAM
LATTEMENTA
GAS
MUSEUM
LINEAEMME
B.YOUNG
MISS SIXTY
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Attualità >
DALL’APPENNINO ALLA BASSA
E’ AUMENTATO IL TURISMO
SPORTIVO E NATURALISTICO
di Donatella Dall’Argine
Primi bilanci per gli operatori
turistici reggiani sull'andamento
della stagione estiva appena trascorsa. Dall'Appennino alla Bassa
hanno vinto la sfida soprattutto
le strutture che hanno contenuto
i prezzi e le località che hanno
saputo dare vita a manifestazioni
e iniziative nuove. Nel panorama
dell'offerta turistica provinciale
accanto alle forme classiche di
turismo, sono emerse nuove tipologie e modalità di fare vacanza e
di intendere il turismo.
Il mercato dell'offerta, nonché
quello della domanda, si sono
presentati sempre più articolati e
segmentati e si è notato un evidente orientamento verso una
diversificazione dei bisogni e delle esigenze.
Si è confermata la tendenza, già
emersa da alcuni anni, di soggiorni più brevi, spesso concentrati nei
week-end e una richiesta maggiore di servizi rispetto al passato,
anche da parte delle categorie a
reddito medio-basso.
Gli utenti hanno chiesto servizi
segue a pagina 12
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
11
> Attualità
segue da pagina 11
sanitari anche nelle piccole località, maggiori collegamenti pubblici, manifestazioni e negozi aperti
anche la sera e animazione negli
alberghi. La villeggiatura tradizionale si è rivelata nettamente in
calo , mentre è aumentato il grande interesse da parte dei più giovani verso strutture extralberghiere come rifugi, agriturismi, campeggi e B&B che consentono, a
prezzi accessibili, un maggior contatto con l'ambiente circostante.
Le strutture più all'avanguardia e
attive, le più concorrenziali sono
state quelle che hanno offerto
maggiori servizi, che hanno stipulano convenzioni con associazioni
e federazioni sportive e che hanno
curato l'aspetto promozionale. E'
stato registrato un notevole aumento di turisti stranieri, il gran
numero di guide e cartine di sentieri vendute sono indicative di un
interesse senza precedenti verso
l'attività escursionistica a piedi, in
mountain bike o a cavallo. Valorizzazione della natura e pratica
sportiva si sono combinate perfettamente: l'offerta degli itinerari è
stata completa e diversificata e ha
permesso di apprezzare molti degli ambienti e dei paesaggi più
tipici dell'Appennino. Altrettanto
si può dire per le gite in motonave
lungo il Grande Fiume, occasione
per tappe golose, culturali e musicali. Il turismo delle motivazioni
ha superato notevolmente quello
delle destinazioni, con il risultato
che non è più determinante solo
il luogo di vacanza ma, e soprattutto, le attività che in quella determinata località possono svolgersi. Il consuntivo del mercato
turistico reggiano indica ad oggi
che tra i diversi interessi della
clientela sono cresciuti nell'estate
2009 quelli legati alla vacanza
attiva, al divertirsi e al fare sport.
VACANZE IN BICICLETTA : TENDENZA VINCENTE PER L'ESTATE 2009
Il cicloturismo è stata la tendenza vincente per l'estate 2009. Un
trend in crescita e particolarmente
adatto ai tempi, uno dei modi
migliori per gustare e scoprire il
nostro territorio.
L'Appennino reggiano, in particolare, propone tutto l'anno interessanti opportunità a chi sceglie
di trascorrere la propria vacanza
sulle due ruote: enti pubblici e
imprenditori privati offrono pacchetti tutto compreso per i cicloturisti, che possono scegliere splendidi itinerari segnalati, con vari
gradi di difficoltà, attraverso i
quali andare alla scoperta di rocche, castelli, eremi, conventi e altri
luoghi di storia, arte e cultura.
Senza dimenticare la possibilità di
effettuare ritempranti soste enogastronomiche tra una pedalata e
CAMPAGNA RECLUTAMENTO VOLONTARI
l'altra. Percorrere l'Appennino in
bicicletta è una delle esperienze
più rasserenanti e piacevoli che ci
possano essere per il turista e
l'escursionista. Lo "slow tourism"
sulle due ruote è sempre più seguito e praticato sia in estate che
in inverno, lungo i fiumi e tra i
monti. La vacanza in bicicletta è
salutare ed entusiasmante, fa bene a mente e fisico, permette di
associare ad un momento di relax
la cura della propria persona e di
ritrovare un contatto davvero
unico con la natura e con sé stessi. I percorsi in bicicletta consentono anche di andare alla scoperta delle bellezze di parchi e riserve naturali che rendono la provincia di Reggio Emilia una grande
oasi verde.
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12
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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Attualità >
INTERVENTO DI PIERLUIGI SACCARDI
Il Vicepresidente della
Provincia di Reggio Emilia, Pierluigi Saccardi, è
anche
Presidente
dell'Unione di Prodotto
Appennino e Verde, importante organismo pubblico-privato delegato
dalla Regione alla promozione turistica della montagna e delle aree verdi.
"La stagione turistica è
stata fiacca in giugno-luglio ma si è ripresa bene
in agosto -spiega Pierluigi
Saccardi- Il motivo di queste oscillazioni è il solito:
l'andamento climatico che
in montagna, sia in estate
che in inverno, fa la differenza. Agosto è stato caldo e sereno e ha favorito
la ripresa. Per quanto riguarda la montagna c'è
da dire che nella stagione
estiva, sia nelle Alpi che
negli Appennini, c'è una generale perdita di competitività da cui
si salvano gli operatori che hanno
puntato sull'innovazione e sulla
qualità. Buoni risultati si sono
visti per le proposte di turismo
sportivo, dai grandi raduni nazionali, come quello di settembre a
Castelnovo nè Monti, agli itinerari in mountain bike o a cavallo".
LA MODA IN TUTTE LE TAGLIE
L’eleganza è l’equilibrio tra
proporzioni, emozione e sorpresa.
Valentino
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
13
> Cinema
di Paolo Ferraroni
Si è conclusa con un bilancio più
che positivo l'ottava edizione del
Reggio Film Festival, dedicata alla
follia e inserita in un contesto culturale in perfetto collegamento con
la Settimana della Salute Mentale.
Tra le conferme di questa edizione, il gran numero di opere straniere (più di tre quarti dei cortometraggi proiettati non erano italiani)
.
Tra le note positive il sempre
maggior coinvolgimento degli altri
comuni della provincia, col comune
di Gualtieri che si è aggiunto alla
ormai consolidata collaborazione
col Cinema Eden di Puianello e col
cineclub Peyote, oltre all' aumento
di pubblico rispetto alla passata
edizione.
Ormai tra i reggiani si contano
moltissimi appassionati di questo
genere. Alcuni di questi si spostavano dal Gerra alla Cavallerizza cercando di vedere più opere possibili,
rinunciando a qualunque incontro
o spettacolo presente in programma pur di non perdere una proiezione. Per non parlare di quelli che
si sono lamentati poichè, con le due
sedi che proiettavano in contemporanea opere diverse, non era possibile vedere tutto. Dei veri appassionati del genere!
Durante le quattro giornate del
Festival sono stati proiettati anche
alcuni corti di filmaker reggiani,
alcuni dei quali sono entrati nella
lista delle opere valutate dalla giuria per il Primo Premio, ma purtroppo nessuno di questi ha avuto riconoscimenti. Ma già il fatto che
siano riusciti a proporre i loro corti
in un concorso che è il risultato di
una selezione tra diverse centinaia
di opere arrivate da tutto il mondo
deve essere visto come un ottimo
risultato e fa ben sperare.
Molto spazio è stato dato all'interazione fra arte, follia e cinema.
In questo contesto, a vent'anni
dalla scomparsa di Cesare Zavattini,
a Gualtieri è stata proposta la proiezione integrale dello sceneggiato
Ligabue di Salvatore Nocita, alla
presenza di Flavio Bucci che ha
raccontato alcuni aneddoti molto
belli. All'epoca non esistevano i
trucchi di oggi, quindi il trucco che
è stato utilizzato per trasformare il
suo volto in quello del pittore ha
veramente danneggiato il suo volto... ha anche detto che deve molto
a quel ruolo, al punto che probabilmente sulla sua tomba scriveranno
qui giace Flavio Bucci - Antonio Ligabue.
L'attore ha ricordato che inizial-
14
STAMPA REGGIANA
SUCCESSO DELL’OTTAVA EDIZIONE DELLA RASSEGNA REGGIO FILM
BILANCIO DI UN
FESTIVAL TRA
ARTE E FOLLIA
mente per il ruolo di Ligabue era
stato indicato Lucio Dalla, che se ne
rammaricava perchè non capiva
come mai lo avessero chiesto a lui,
che non era attore.
Ligabue è anche l'unico sceneggiato in cui hanno recitato insieme
Bucci e Alessandro Haber. Ciononostante, i due attori sono molto
amici, e si sono reciprocamente salutati grazie al festival.
Alessandro Haber, ospite della
prima serata del festival, ha portato
il suo film Scacco Pazzo. Un film che
non ha avuto una distribuzione, per
sfortunati incidenti di percorso.
Incontrando questi artisti italiani
e parlando del loro lavoro e del
mondo dello spettacolo in genere,
non si è potuto fare a meno di
parlare della crisi economica, e dei
tagli alla cultura. Bucci ha detto che
ormai non c'è alcun futuro per chi
vuole fare cinema o teatro. Haber
invece trova nel cortometraggio un
ottimo strumento per farsi notare
con pochi mezzi, e intravede nelle
nuove tecnologie digitali la possibilità di sognare e di realizzarsi.
Molto interessanti anche gli incontri in programma nella giornata
conclusiva di sabato che, come tradizione del Festival, hanno regalato
al pubblico dichiarazioni e riflessioni di particolare interesse.
A cominciare da Maurizio Scaparro che nella giornata conclusiva ha
presentato il suo "L'ultimo Pulcinella" con Massimo Ranieri, pellicola
che sta godendo di una serie di
esperimenti distributivi di particolare interesse, a cominciare dall'au-
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
todistribuzione del film, per finire
alla circuitazione presso la rete dei
teatri. Un tentativo di contaminazione e di dialogo fra generi e
ambienti che è solo proficuo per la
ovviamente sono il cuore di questa
manifestazione, la serata finale si è
conclusa con la premiazione dei
vincitori delle varie sezioni.
una persona che effettivamente
affronta quotidianamente e con
sofferenza la propria malattia mentale, che nel suo caso si manifesta
col sentire voci (soprattutto la not-
Livia Bianchi (assessore alla Cultura di Gualtieri), Alessandro Scillitani e Flavio Bucci
cultura. Scaparro ha sottolineato
l'esigenza per il nostro Paese di
cultura, linfa vitale per la crescita di
un popolo. Il nostro Paese, peraltro,
non ha perso certo l'esigenza di
aggregazione, che è comunque uno
dei fattori che sta regalando un
successo insperato al teatro.
Il secondo incontro del Sabato è
stato con Stefano Bessoni, a cui il
Festival ha dedicato una personale
e che è anche stato membro della
giuria.
Tornando quindi ai corti, che
Ha vinto il Primo Premio del Reggio Film Festival, assegnato dalla
giuria composta da Stefano Bessoni
(regista), Tullio Masoni (critico cinematografico), Cesare Secchi (autore
del catalogo Cinema e follia per il
Centro di Documentazione di Storia
della Psichiatria), Maria Teresa Caburosso (FEDIC, Federazione Italiana dei Cineclub), Rossella Ardenti
(psicoterapeuta) l'opera prima Listening to the silences del portoghese Pedro Flores.
Un cortometraggio veramente a
tema, visto che è interpretato da
te, nel sonno) che lui fatica a distinguere dalla realtà. Una testimonianza molto lucida della sofferenza di chi si trova davanti alla malattia, ne è consapevole, ma fatica a
gestirla. A controllarla.
Le due menzioni speciali, assegnate dallo staff del Reggio Film
Festival, sono state assegnate a
Desert Wedding di Alexandra Fisher (USA), già vincitrice di qualche
edizione fa, per la sezione Spazio
Libero; a Welgünzer di Bradford
Schmidt (opera prima, USA) per la
sezione Follia.
Cinema >
INTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO
ALESSANDRO SCILLITANI
La Targa Zavattini è stato vinto
da Buonanotte di Riccardo Banfi.
Un opera meno matura, meno
"professionale" di altre viste in
concorso, ma dal tocco indubbiamente zavattiniano. Narra infatti la
storia di un padre che la notte gira
per la campagna padana alla ricerca di suoni da registrare. Questi
saranno il giorno successivo la base
per favole sempre nuove da narrare ai due figli.
Il Premio Fedic è andato al già
premiatissimo Il mio ultimo giorno
di guerra di Matteo Tondini.
Questo corto di grande maturità
(interprete principale Ivano Marescotti) è opera di un regista ventenne che, nonostante la giovane età,
sta già raccogliendo riconoscimenti
e sviluppando collaborazioni importanti. Sicuramente nei prossimi
anni sentiremo parlare di lui, probabilmente non solo per la regia di
cortometraggi.
Scillitani, il festival cresce di
anno in anno in qualità artistica e in riscontro del pubblico.
Cosa c'è dietro il successo di
questa manifestazione?
Uno staff numeroso e appassionato che di anno in anno perfeziona la propria capacità di progettare e promuove cultura. Naturalmente sono molto importanti gli sponsor che hanno sostenuto
il festival, alcuni dei quali da molto tempo sono compagni di viaggio. Assai importante è anche la
presenza delle istituzioni.
Nicola Cavallari in "Van Gogh, il segno dell'anima"
Il Premio giuria popolare, assegnato tramite le votazioni del pubblico, è stato vinto per il tema follia
da The attack of the robots from
Nebula - 5 dello spagnolo Chema
Garcia Ibarra, mentre per lo spazio
libero da Olimpiadas di Magali
Bayon (Argentina).
Alla fine della serata finale, si è
voluto giocare col pubblico chiedendo a tutti i presenti al Teatro
Cavallerizza di giudicare loro quale
fosse il preferito tra i 7 cortometraggi premiati. A sorpresa non è
uscito un solo vincitore, ma un exequo tra Olimpiadas e Il mio ultimo
giorno di guerra. Ma questo era
solo un gioco…
Alessandro Haber intervistato prima dell'incontro col pubblico
Molte iniziative, dall'incontro con Bucci alla serata con
Alessandro Haber, hanno avuto un grosso successo di pubblico. Da un punto di vista artistico, qual è stato il maggior
successo di questa 8° edizione?
Per prima cosa, i cortometraggi.
Ormai giungono da ogni parte del
mondo, e la qualità è davvero
alta. Non solo sono la colonna
portante del festival, ma diventano una risorsa per la città, spendibile per varie occasioni come convegni, incontri e approfondimenti, come del resto già più volte è
accaduto in questi anni. Poi mi
preme sottolineare il legame che
si è instaurato con il Dipartimento
di Salute Mentale. E' molto importante approfondire le tematiche
lavorando in squadra, allargando
le reti e consolidando un rapporto
teso a coinvolgere tutta la città.
E invece cosa non ha funzionato, o che non ha avuto il
successo sperato da voi organizzatori
L'incontro con Maurizio Scapar-
STAMPA REGGIANA
ro è stato molto interessante ed è
un vero peccato che una città così
legata al teatro abbia risposto con
meno pubblico di quanto ci si
aspettava. Ma forse con tutti i
festival che ci sono nelle città limitrofe in settembre, alcuni dei quali con budget molto superiori e
quindi in grado di occupare intere
pagine di giornale, non è sempre
facile far conoscere ai reggiani
tutto quello che la loro città può
offrire.
E ora? State già pensando a
cosa portare a Reggio per la 9°
edizione? Quali sono le cose
che vorreste assolutamente
mantenere?
Ci piacerebbe affrontare un tema di attualità, che sia di interesse per la nostra città ma anche per
l'intero panorama nazionale e
internazionale. Certo, vorremmo
cominciare da subito a lavorare
alla prossima edizione. L'idea è
quella di mantenere la struttura
di questi ultimi due anni della
"cittadella del cortometraggio",
affinando i rapporti con i teatri e
con le istituzioni.
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
15
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
OLTRE 100 BANCHI
DI QUALITÀ
NEGOZI APERTI
IL PIACERE DELLO SHOPPING
COL MIGLIOR RAPPORTO
QUALITÀ PREZZO
Ambiente >
PIU’ CURE E
AMORE PER LA
PIETRA DI DANTE
foto Giuseppe Carfagna
di Gabriele Arlotti
Le Pievi dell'Appennino, borghi
antichi, spesso disabitati, il fortino
della Sparavalle, la Pietra di Bismantova. Sono tutti gioielli cuore
della nostra montagna, incastonati nel verde dei pendii, che rischiano però proprio di essere sommersi dalla vegetazione e sparire dalla
visuale dei turisti e degli abitanti
dell'Appennino. Come la pieve di
Toano e quella di San Biagio di
Carpineti, diventate ormai invisibili. Per non parlare degli "Schiocchi", il cui orrido è coperto dal
bosco incolto che ne ha occluso la
visuale. O il Fortino della Sparavalle, poco distante dalla Statale 63,
prima quasi invisibile tra la vegetazione, poi "ritrovato" grazie a
un intervento forestale e di ristrutturazione e ora di nuovo nascosto
tra gli alberi. Risorse preziose per
il nostro Appennino, che non solo
non sono valorizzate in modo adeguato, ma che addirittura rischiano
di perdersi. Come la Pietra di Bismantova, simbolo da milleni della
montagna reggiana e, non a caso,
cantata anche da Dante Alighieri.
Gli alberi e gli arbusti stanno sovrastando la sua sagoma inconfondibile, inghiottendola nel verde
circostante. Il motivo? L'abbandono dell'attività boschiva sui suoi
scomodi pendii.
"Gli equilibri del paesaggio sono
legati agli usi. Il passaggio dalla
stufa a legna al riscaldamento e la
diminuzione dell'attività agricola
hanno provocato l'abbandono dei
terreni più scomodi, dove ormai
non si fa più legna, né fieno. Per
questo la roccia scompare sotto il
verde e la Pietra non svetta più,
perdendo di identità e appeal turistico" spiega Fausto Giovanelli,
presidente del Parco Nazionale
dell'Appennino tosco-emiliano.
Proprio il Parco si è occupato
recentemente di intervenire per
"far respirare" la Pietra, compresa
nel suo territorio, grazie a opere di
disboscamento che hanno fatto
fronte alle emergenze più immediate. Ma l'attività del Parco da
sola non basta a contrastare il vigore della vegetazione. "Abbiamo
ripulito e sfoltito la vegetazione
lungo la strada di accesso per restituire ai visitatori del masso dantesco finestre di paesaggio sull'Ap-
pennino - interviene Giuseppe Vignali, direttore - Abbiamo riportato in vista anche alcuni grandi
massi che sono emblematici del
paesaggio di Bismantova. Ora volgiamo riportare bene in vista il
Sassolungo che, come una sentinella, sovrasta Castelnovo Monti".
Prima dell'intervento, eseguito
grazie a fondi stanziati dal Parco
Nazionale, i visitatori che decidevano di passare una giornata di
relax sulla Pietra, trovavano alcune
aree dove i cespugli crescevano con
vigore, dando la sensazione di incuria e abbandono. "Ma la cosa più
problematica è la crescita di alberi
sul pianoro - precisa Vignali - Dove
prima c'erano prati e macchia, ora
si sta sviluppando il bosco".
C'è chi ha lamentato che è più
importante la strada statale 63 o i
sentieri…
"La strada, in questo caso non
c'entra, è fuori tema se si parla di
forestazione sulla Pietra. I sentieri,
Foto James Bragazzi
Gessi Triassici e Bismantova -Foto James Bragazzi
invece, sì: devono essere parte di
un convinto percorso di valorizzazione di questo emblema che, appunto, non può essere lasciato a se
stesso".
Una situazione intollerabile per
una location unica, con un alto
valore turistico, i cui sentieri, nei
fine settimana estivi, sono letteralmente invasi da visitatori, grazie
alla possibilità di accontentare un
pubblico molto vasto: gli sportivi
per le arrampicate, le famiglie che
cercano una passeggiata nel verde
o turisti che cercano un po' di storia, ripercorrendo i passi di Dante
o visitando la chiesa incastonata
nella roccia.
Per richiamare l'attenzione sulle
condizioni dell'Appennino e, in
STAMPA REGGIANA
particolare, della Pietra di Bismantova, l'ente Parco ha avviato, nei
giorni scorsi, pure una discussione
pubblica, fissata per venerdì 25
settembre alle 21 nel foyer del
Teatro Bismantova.
"Che cosa possiamo fare? La
Pietra non può rimanere in questo
stato e il problema della vegetazione si ripresenta ogni anno - conclude Giovanelli - Il Parco da solo
non può fronteggiare questa situazione. Abbiamo deciso di intraprendere questo percorso di condivisione degli obiettivi e delle
strategie, anche per rendere i castelnovesi, e i montanari in generale, partecipi in questo progetto".
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
17
16 Ottobre
16 Novembre 2009
Reggio Emilia e Provincia
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PROGRAMMA EVENTI 2009
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Siete pronti a scartare
il vostro cioccolatino preferito?
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Primo Piano >
di Regina Gatti
Il magazine Style del Corriere
della Sera l'ha già segnalato tra gli
spettacoli da non perdere nella
stagione che comincia. Uno di
quegli spettacoli capaci di far dialogare tra loro diverse espressioni
artistiche e offrire inattese occasioni di scoperta e di fascinazione.
A firmarlo tre artisti della stessa
generazione, all'apice della creatività e della forza di comunicazione. Tre artisti dai diversi linguaggi
espressivi, che puntano però tutti
a raccontare il loro mondo attraverso la forza dell'emozione e la
capacità di trattenere e sintetizzare - in un movimento,in un motivo
musicale,in un frammento materico - le proprie sensazioni,le proprie
visioni.
Luciano Ligabue,musicista. Mauro Bigonzetti, coreografo. Angelo
Davoli, visual artist.
Sullo sfondo, le asprezze schiette
e le morbidezze pudiche dello
spirito della 'bassa reggiana', terra
fertile di un'umanità ruvida e tenera, dove sono fioriti -in maniera
del tutto personale- i tre talenti qui
riuniti. Una terra raccontata dalle
ballate del Liga, dalla sua voce
graffiante e malinconica; dai corpi
tesi,nervosi e insieme sensuali di
Bigonzetti; dalle visioni eteree,
virtuali eppure concrete di Angelo
Davoli. Una terra fatta di sole, ma
anche di nebbie e di notti interminabili, dove tutto può accadere.
Certe Notti, come recita una ballata cult di Ligabue e come racconta
ora lo spettacolo che nasce, appunto, da questo incontro creativo
inatteso quanto inevitabile, viste
le assonanze umorali e intellettuali tra i tre. Un viaggio nella notte,
metaforico, onirico, poetico incarnato nei danzatori di Aterballetto,
quarto elemento fondante di questo progetto innovativo: una Com-
“CERTE NOTTI”
IL GRANDE EVENTO
PER I 30 ANNI DI ATERBALLETTO
Dopo l’anteprima di Verona lo spettacolo più atteso dell’anno debutterà al
Teatro degli Arcimboldi a Milano venerdì 9 ottobre con replica sabato 10
agnia di danza tra le più imporpagnia
tanti d'Europa, ormai storica
(quest'anno celebra i trent'anni)
eppure costantemente nuova, giovane. In attesa del debutto ufficiale al Teatro degli Arcimboldi di
Milano il 9 e 10 ottobre prossimi,
Certe Notti è stato presentato in
anteprima assoluta al Teatro Filarmonico di Verona venerdi 25 settembre in occasione dei concerti di
Ligabue in Arena. Culmine delle
manifestazioni collaterali che hanno segnato l'evento musicale
dell'anno
dell'anno, lo spettacolo di Aterballetto conferma la versatilità e la
curiosità intellettuale del più sperimentale dei nostri cantautori e la
dimensione spregiudicatamente
rock di un coreografo abile a toccare le vette più alte del classicismo
STAMPA REGGIANA
e riconoscersi nelle più audaci
espressioni rock dell'anima. E si
propone, come ha scritto Style, di
diventare un evento da non mancare.
Nelle foto alcune immagini del
backstage
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
19
> Primo Piano
Luciano Ligabue, Angelo Davoli e Mauro Bigonzetti
LA POETICA DEI 3 ARTISTI NELLO SPETTACOLO
di Mauro Bigonzetti
(coreografo)
La musica che esce da una radio
e rompe il silenzio provocato dal
rumore sordo e monotono del
motore, i raggi dei fari che tagliano l'oscurità e concedono un passaggio attraverso il paesaggio che
si nasconde dietro il velo della
notte, un paesaggio che esiste da
sempre, che è li già da molto prima
di noi, che forse conosciamo bene,
che vive dei suoi infiniti volti e respiri, ma che, immerso nel silenzio
della notte diviene il luogo della
nostra immaginazione, delle nostre inquietudini e dei nostri sogni,
un paesaggio che si ridisegna totalmente.
Questa, semplicemente questa è
l'idea di questo lavoro, un cammino attraverso la notte intesa non
come un'oscurità reale e mentale,
ma assaporata come rigeneratrice
di una realtà intima, personale,
come il buio che precede l'apertura di un sipario, momento magico
che ci sospende e ci spinge entro il
luogo in cui il reale ed il consueto
20
STAMPA REGGIANA
si trasformano, dove tutto, le nostre ansie, le nostre passioni, le
nostre gioie si materializzano, dove tutto il reale si ripresenta con
valori diversi. Questa notte dovrà
essere come un treno preso al
volo senza conoscere la fermata
in cui scenderà dovrà essere il
luogo delle nostre possibilità ed
insieme delle nostre sconfitte, il
luogo delle nostre
solitudini e contemporaneamente delle nostre condivisioni
dovrà, insomma, rivelarsi come
grande metafora di un palcoscenico o, forse, sarà il palcoscenico
ad offrirsi metafora a questa
notte?
le essere un punto di incontro
simbolico fra gli elementi aria (cielo) e terra (silos).
Lo schema che ho utilizzato per
dipingere i cieli sui silos evoca la
di Luciano Ligabue
(autore delle musiche)
di Angelo Davoli
(scene e videoinstallazioni)
Il sito di una cava in un cantiere in attività, ovvero un ipotetico
"non luogo" si trasforma attraverso più azioni artistiche in un
luogo di incontro di più linguaggi
in armonia fra loro con l'ambiente
e con la materia del luogo stesso.
L'azione performativa sui silos vuo-
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
lo ricompongo in scena come video
installazione attraverso il posizionamento dei monitor e dello schermo. La performance al Cantiere
Morini è il punto di partenza ed il
fulcro della video installazione.
Come artista visivo e non scenografo in senso stretto, ritengo il
mio intervento di installazione
come un'opera site-specific pensata e progettata per lo spazio
del palcoscenico in armonia con
la musica e con la danza.
forma di un ideogramma che ha il
significato di "armonia". Il cielo
riprende possesso dello spazio, si
integra e compenetra il manufatto
armonicamente. Lo stesso schema
Bisogna mettersi il cuore in
pace. Non esiste un essere umano
a cui piaccia esattamente tutta la
stessa musica che emoziona qualcun altro. Nei casi più estremi ci
può essere parecchia musica che
piace ad entrambi. Di sicuro mai
tutta. Certo, uno dice, questo
vale per qualsiasi espressione artistica. Ma se la maggior parte delle
opere d'arte viene assimilata attraverso gli occhi (letta, contemplata
ecc.), nel caso della musica bisogna
fare i conti anche con una variante
in più: la fisica. Perché, come è risaputo, si tratta di vibrazione. E in
quanto tale, la risposta di ognuno
ai suoi richiami non è soltanto del
cervello e dell'anima, ma è una
risposta di tutto il corpo. E’ per
questo che gli effetti della musica
(e, se possibile, ancora di più quelli delle canzoni) sulle persone sono
così soggettivi, vari, ed eventuali.
Perché le si risponde ognuno con
la propria interezza. Ecco allora la
risposta intera (fisica, mentale e
dello spirito) di un grande coreografo e di una prestigiosa compagnia di danza ad alcune delle mie
canzoni. Dove il corpo non deve
soccombere a testa e anima ma
viene trattato alla loro stregua.
Dove, anzi, si serve di loro. Dove si
fa meravigliosamente impudente
con la propria bellezza e armonia.
Slancio, spregiudicatezza, sfide alla gravità. Estensione, battito, respiro, sensualità. Dove, insomma,
il corpo dimostra di avere tanti
segreti da svelare. Soprattutto
quelli che conosce della musica.
Primo Piano >
ATERBALLETTO E I SUOI 30 ANNI
Fondata nel 1979, in quasi 30
anni di direzione artistica di Amedeo Amodio (fino al 1996) Aterballetto ha realizzato un vasto repertorio che, oltre alle coreografie di
Amedeo Amodio, comprendeva
quelle dei più importanti artisti
della coreografia internazionale
quali Glen Tetley, Alvin Ailey, Lucinda Childs, oltre a vantare i diritti di rappresentazione su molte
altre produzioni che fanno parte
del patrimonio della danza del
Novecento, firmate da George Balanchine, Antony Tudor, Kenneth
Mc Millan, Josè Limon, Hans Van
Manen, Leonide Massine, David
Parsons e Maurice Béjart.
Nel 1991 Aterballetto è diventata la compagnia del Centro Regionale della Danza, Associazione riconosciuta fondata dal Comune di
Reggio Emilia, dalla Regione Emilia
Romagna e dall'A.T.E.R. Essa ha
svolto la sua attività produttiva con
il marchio ATERBALLETTO e ha
concentrato su di sé una serie di
funzioni e prerogative nate da
un'ottica d'impegno globale sul
balletto: produzione, promozione,
diffusione, formazione, studio e
ricerca. Il Centro Regionale della
Danza, dopo essere diventato nel
2001, Centro della Danza, dall'aprile 2003 si è trasformato in FONDAZIONE NAZIONALE DELLA DANZA.
L'attività della Fondazione Nazionale della Danza Compagnia
Aterballetto è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano, dagli Istituti Italiani di
Cultura e dalle Ambasciate Italiane
del Ministero degli Affari Esteri.
.... oggi
Aterballetto è la principale Compagnia di produzione e distribuzione di spettacoli di danza in Italia e
la prima realtà stabile di balletto
al di fuori delle Fondazioni liriche.
Una serie di collaborazioni con
coreografi prestigiosi, compositori,
scenografi, pittori, attori, hanno
consolidato nel tempo le qualità di
Aterballetto. Formata prevalentemente da danzatori solisti in grado
di affrontare tutti gli stili, Aterballetto gode di ampi riconoscimenti
anche in campo internazionale: i
suoi spettacoli hanno percorso Europa, Americhe, Medio ed Estremo
Oriente. Dal 1997 e per 10 anni la
direzione artistica è stata affidata
a Mauro Bigonzetti, che proprio
con Aterballetto, dal 1982 al 1993,
aveva iniziato e sviluppato la sua
carriera e che ha ricostituito la
Compagnia con danzatori provenienti da tutto il mondo.
Dal febbraio 2008 Bigonzetti
diventa coreografo principale e la
direzione artistica è affidata a
Cristina Bozzolini. Attualmente il
repertorio comprende coreografie
di Mauro Bigonzetti e di importanti artisti della coreografia internazionale quali William Forsythe, Jiri
Kyliàn e Ohad Naharin. Nella Fondazione Nazionale della Danza
confluiscono attualmente alcune
fra le più significative esperienze
maturate nell'ambito della Regione e dell'intero Paese. Un'esperienza unica sul territorio nazionale
che dà vita al corso di perfezionamento per giovani danzatori, promuove e stimola l'interesse del
pubblico verso i linguaggi coreografici.
CRISTINA BOZZOLINI
Direttore Artistico
Nata a Firenze nel 1943, inizia
giovanissima lo studio della danza e all'età di sedici anni entra
nel Corpo di Ballo del Maggio
Musicale Fiorentino, dove fin
dall'inizio interpreta ruoli di solista e dal 1971 ne diviene prima
ballerina danzando, tra gli altri,
con Nureyev, Baryshnikov e
Amedeo Amodio. Contemporaneamente fonda, con qualificati
operatori culturali fiorentini, il
Centro Studi Danza, oggi Scuola
del Balletto di Toscana, operante per un rinnovamento della
didattica della danza.
Nello stesso periodo costituisce il Collettivo Danza Contemporanea di Firenze e poco tempo dopo fonda il Balletto di
Toscana costruendo un repertorio di alto profilo internazionale, con coreografie di Hans Van
Manen, Nils Christe, Ed Wubbe,
Cristopher Bruce, Angelin Preljocaj, Fabrizio Monteverde, Mauro
Bigonzetti, Virgilio Sieni, Eugenio Scigliano. Conclusasi l'esperienza del Balletto di Toscana ed
attivata una procedura di fusione con la storica Compagnia
STAMPA REGGIANA
romana, dalla primavera del
2002 assume la co-direzione artistica del Balletto di Roma.
Mantiene comunque sempre la
direzione della Scuola del Balletto di Toscana a Firenze, prestigioso centro di formazione professionale, dotandolo anche di
una qualificata attività di produzione e di tirocinio professionale con la Compagnia giovanile
"Junior BDT". Nel febbraio 2008
assume la direzione artistica della Compagnia Aterballetto.
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
21
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Personaggi >
RICORDI DEL PASSATO
Collezione famiglia Cimurri - fototeca Biblioteca Panizzi
QUANDO BRUNO BERTACCHINI
TRIONFAVA CON LA MOTO GUZZI
nali e i primi africani). Più che di
politico si appassionavano dello
sport. Perché avevano da seguire
dei veri "assi" e campioni. Le loro
star erano queste: Renato Scorticati (campione ciclista), William Poli
(pugilato), Pirina, Ciro, Ficarelli e
Prandi (gioco delle bocce), Rustichelli e Bertacchini (motociclismo),
Loris Malaguzzi (atletica, salto con
l'asta e tennis).
Però Bruno Bertacchini era il
numero uno, nel cuore di tutti, per
la sua storia, tutta particolare, da
raccontare.
Fin da ragazzo faceva rumore e
polverone sulle strade non asfaltate del quartiere. Lungo il Zappello
di Sergio Masini
Al tempo del Fascio (anni 30/40)
c'era "il rione Santa Croce", di là
dal sottopassaggio della Porta Romana. Al Follo c'era il confine
verso Mancasale. Lì c'era la casa del
Fascio, dove i fascisti davano l'olio
di ricino e picchiavano i contrari. E
lì, un giorno, da un potentissimo
altoparlante Mussolini domandò
stentoreo alla folla: "Volete burro
o cannoni?". Gli applausi alla guerra furono pochi e fiacchi. Al burro
niente.
La folla, era quasi tutta di operai
poveri, reclutati dai "capicaseggiato" fascisti. Poveri, delle Reggiane,
non inclini alle divise nere. Erano
quelli del "Popol giost" (case popolari) e del "Cairo" (coi meridio-
Ex casa del Fascio al Follo del rione Santa Croce
Santa Croce il Casermone del follo
(dal dialetto "sapèl", che è confusione di gente che si contrasta,
grida e fa rumore) lui sfrecciava
con Frera e Indian, tra le maledizioni di donne che dalle finestre
urlavano "Basta lazaroun!" e uomini anziani che mostravano i pugni dicendo "Férmet che la moto
at la dòm nueter!". I bambini e i
ragazzi, invece correvano a sentire
"il rombo" della moto e a vedere
il loro compagno di scuola e amico,
già magro e spilungone, che "cavalcava" come un cowboy dei film
in bianco e nero dell'oratorio dopo
il catechismo. Affascinanti e seducenti quei bolidi!
Persino i professori, a scuola,
raccomandavano agli scolari di
"stare lontani" e, preoccupati, facevano macabre predizioni: "Si
ammazzerà, se va avanti così spericolato!". E noi, chinati sulla ribaltella del banco di legno, si ridacchiava chiudendo un occhio come
segno di intesa: "Ma lò l'è un campiòun, al bat tòtt, al casca mai!"
segue a pagina 24
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
23
> Personaggi
segue da pagina 23
Bruno era un bravo ragazzo del
1916, che a quattro anni arrivava
a Reggio con la famiglia dalla
Svizzera, dove il padre, di Novellara, trovava la moglie e faceva il
meccanico. Quando tornò a Reggio, col bambino di 4 anni, aprì
una sua officina straordinaria fatta con le sue mani: tre carri ferroviari dismessi e messi assieme come si doveva tecnicamente. E così,
a 12 anni, a Reggio, Bruno sapeva
le tabelline, faceva di tutto intorno alla moto e guidava con una
vecchia e rumorosa GD: l'alfabeto
motociclistico c'era tutto. E la GD
la mostrava con una disinvoltura
sfacciata per le strade di Santa
Croce, intorno a casa. Si alzava
sulla sella e traversava anche "il
confino" al passaggio a livello
verso Mancasale. "Un birichino"
ripeteva la gente sorridendo per
simpatia, quando si abituarono
alle sue corse. Avevano già capito
tutti: "Bruno l'è un nòmer, as farà
streda!". E la fece davvero, quella
strada, che finì solo nel 1948,
quando diventò Campione d'Italia
a Monza. Però c'è tanta strada, sì,
ma con tanti sacrifici di mezzo. E
li raccontiamo qui, in breve, ma
tutti.
A Santa Croce, allora (anni
30/40) la gente in maggioranza
lavorava alle Reggiane, contenta
del posto, ma di paga poco. Sfilavano per Via Ramazzini, Veneri,
Bligny e Redipuglia quattro volte
al giorno, in divisa (tuta blu) chiamati dalla Sirena (al scifloun, dal
caminoun). A mezzogiorno quelli
che abitavano lontano avevano la
gavetta e la borraccia: due pani
(fatti in casa) con la mortadella e
la borraccia col lambrusco o il vino
sottile (seconda spremitura, con
ta tutta cromata, splendente come tutta la pagella di scuola,
piena di voti belli. Tutti quelli di
via Veneri vennero a vederla e
anche qualcuno di via Bligny. Persino il barbiere di via Ramazzini
raccontava la mia bicicletta ai
clienti, come si trattasse, oggi, di
una Ferrari. Poche moto. Ma una,
fra tutte, era conosciuta e applaudita: quella di B.B., Bruno Bertacchini.
La prima "uscita eroica" dal
quartiere fu quando Bruno, ragazzo, rubò la benzina al padre e con
le braghe alla zuava andò a Correggio a tutta velocità, con un
rendimento massimo. Ma tornò a
casa, da Budrio, a piedi, spingendo la sua GD, di sera, per non
farsi vedere.
Poi vennero la Frera e l'Indian
della Davidson. E lo scompiglio
sulla strada, dal Follo al Campo
Volo. Era "la pista di Monza" del
popol giost, che in fondo era contenta del suo "bolide" B.B..
Partenza circuito in città 1946
acqua). Quelli vicino alla fabbrica
tornavano a casa e mangiavano la
pastasciutta di sicuro, la pietanza
di meno. Alle 14 dovevano rientrare, ma prima facevano un "riposino", seduti a tavola, con la
testa chinata sui due pugni delle
mani, uno sopra l'altro. Alle 18
tutti fuori dalla fabbrica, fine
"catena" nei reparti di meccanica.
E quindi la cena. Spesso uova cotte con radicchi e riccioni raccolti
dalle donne al Campo Polisportivo
(allora; oggi Campo Volo), tutte a
culo in su, a raccontarsi storie e a
levare in tondo, col coltello, le
radici. Pochi soldi e poche moto.
Tante bici, che invecchiavano con
tante "pezze" nelle camere d'aria.
Venivano chiamate "la rusneinta"
o "al ronzino". Io, invece, ebbi in
regalo, da mio padre, una biciclet-
Prima moto usata da Bertacchini quando era ragazzo - Fototeca Biblioteca Panizzi di RE
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Personaggi >
Ma il gran casino ci fu quando
cominciarono "le sfide", sulla strada di Sesso, con Maramotti, Ronzieri, Cecco e Vòia. "Tu devi correre adesso" intimò Ronzieri a
B.B.. E Bruno, stordito, prese in
prestito una New Hudson e partecipò.
Ruppe il motore, fu rimorchiato
sul traguardo trascinato con un
filo di ferro. Ma a San Pellegrino,
in gara di regolarità, arrivò primo,
per la prima volta. E il padre, per
la prima volta, lo baciò.
Poi ci fu la guerra. Il motociclismo continuò nei caffè, con le liti
fra i sostenitori di: Benelli, Gilera,
Guzzi, Norton, Taurus. Un "sapello" che non finiva mai, fino a
notte inoltrata. C'erano B.B, William Soncini, Romei, Rabitti, Mordini, Lasagni, Rompianesi. Questo
motociclismo "solo parlato" durò
cinque anni. Le moto erano continuamente lucidate. Le passioni
no.
Il 1945 seguì questi avvenimenti per B.B.. Battesimo nelle gare
vere e proprie con la Taurus di
Romei a Cortemaggiore: in testa
per 3 giri, poi cade, arriva sesto. A
Lugo fa 17 giri sempre davanti
però sul traguardo Baraldi lo sorpassa. BB fa una lagrima. Con la
Taurus di Alcide Lasagni fa il secondo posto nei Campionati Sociali di Reggio. Ma poi William
Soncini mette le sue preziose mani di supermeccanico sulla Taurus
e porta la moto a massima velocità: da 145 a 160 km l'ora.
Nel 1946, Bertacchini, col "bolide maggiorato" a Garzato di Parma tallona la Gilera/Saturno di
Villani e poi la supera a poche
centinaia di metri dal traguardo.
E dopo, tutti in fila, primi e secondi posti. Anche "eroicamente",
quando batte il reggiano Rabitti,
tenendo sempre le gambe pazzamente strette su una piccola falla
del serbatoio, per non fare uscire
benzina, evitando un sicuro incendio.
La Taurus finì e arrivò la Guzzi
Condor, che vinse a Ferrara, Imola
e Crema, secondo a Lugo. Ma intanto correvano contro BB un
nugolo di altre Guzzi e Gilera.
Arrivò terzo a Voghera, Arona,
Riccione, Giulianova e Ravenna. Il
1946 finisce così: 17 gare, 10 vittorie, 7 fra i secondi e terzi posti.
Nel 1947 la Guzzi concede a B.B.
la Gondolino. Sono altri trionfi e
c'è la promozione alla 1° categoria. Poi una disastrosa caduta a
170 km l'ora a Bari. Grande pausa
e poi una grande ripresa.
Nel 1948 la Guzzi affida la nuova potente Bicilindrica a B.B., che
vince ancora tanto. Fino al 24
aprile 1948 a Monza, dove vince
la gara decisiva per il Campionato
Italiano, alla presenza di centinaia di reggiani, esaltati dalla vittoria. Il magro e lungo Bruno si leva
il casco, s'asciuga il sudore, saluta
con la mano e va a casa, come
Campione d'Italia.
Nel 1949, il 23 gennaio, riceve,
dal Prefetto di Reggio, Dott. Di
Giovanni, la Coppa dell'Amicizia
e ascolta il Presidente del Moto
Club d'Italia, Dott. Emanuele Bianchi, che dice: "B.B. è il vero continuatore di Tenni". Così B.B. è
iscritto nella storia della moto
come il più grande asso d'Italia,
ma soprattutto del Popol Giost.
Con la sua moto e il valigione a
tracolla, legato sulle spalle con
una grossa corda. Per anni i bambini portarono nella loro bici,
sulla forcella davanti, stretto con
un fermaglio da bucato, il n° 56:
quello da corsa di Bruno Bertacchini.
GUERRA E PACE TRA
GUZZISTI E GILERISTI
Con Bertacchini c'erano
schiere di fans che adoravano la Guzzi. Sapevano
tutto di lei, pezzo per pezzo, storia e vita e vittorie.
E amavano la bicilindrica,
numero 56, come si ama
una ragazza adolescente.
Una marea di innamorati.
E in tanti si incontravano
in raduni esaltatori, erano
i guzzisti, la cui sede era
al caffè dell'Unione a Porta Santo Stefano.
Ma la Guzzi, a Reggio,
aveva di fronte anche centinaia di gileristi, con sede
nel Caffè Dall'Ara di Porta
Castello. Guai per gli uni a
farsi trovare vicino al caffè
degli altri: il minimo, dopo tanti
sberleffi, erano pernacchie in coro. Certo Longoni, gran guzzista,
quando la radio comunicò, di
domenica, una grande vittoria
della Gilera, si trovava proprio
davanti al Caffè Dall'Ara dei gileristi. Fu spernacchiato, invitato a
mettersi in fila coi gileristi che
improvvisarono un funerale della
Guzzi. <<Uzzi, uzzi, requiem eternam - lughev… iv finì ed magner
la polvra che v'à de la Gilera?
Era…. Era… era…>>
Erano scontri continui, però.
Rabitti Enzo, gran centauro vittorioso per la Gilera, era il “capobanda” dei gileristi. La domenica
era il giorno della esaltazione o
della delusione, o per gli uni, o
per gli altri, a seconda degli esiti
delle corse. Se ne mandavano a
dire di ogni colore. E le liti diventavano anche cattive, come risse.
Giorni di passione, tutti in moto
e tutti pronti a seguire dappertutto i loro campioni con Guzzi o
Gilera. E a ritornare con le bandierine sventolanti sui manubri o
con la coda fra le gambe. Ma
quando la Guzzi trionfò a Monza,
nel '48, e Bertacchini fu Campione
d'Italia, fu proprio Rabitti, il gilerista a promuovere la Grande
Cena Della Pace. E fu un trionfo
di abbracci, da Ermete, la grande
trattoria di Santo Stefano. Ma
anche un trionfo di tagliatelle col
ragù, di arrosti di vitello e di lambruschi di marca. A un certo punto, in un silenzio assoluto, dopo
un discorso del dott. Tosi, Presidente del Moto Club, si alzò il
capo, èquipe dei gileristi Enzo
Rabitti, abbracciò Bertacchini e gli
consegnò una magnifica catenella d'oro con la medaglia della
Madonna del Centauro. La commozione dilagò nella sala e Bertacchini volle dire due parole,
cominciò in italiano, continuò in
dialetto e finì in lacrime. Lo abbracciò, commosso il signor Valli,
concessionario della Guzzi, e lo
caricò di doni, degli amici e dei
soci del Moto Club. Gli abbracci e
gli urrà dei gileristi e guzzisti assieme, continuarono nella notte.
A Santa Croce le strade si popolarono di gente inneggianti a Bertacchini: <<Bruno, Bruno, come te
non c'è nessuno!">>. Erano guzzisti e gileristi insieme.
Nella foto: Enzo Rabitti su Gilera
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
25
> Sport
CON LA FORMULA VINCENTE
TORNA IL MEMORIAL CIMURRI
La presentazione del 5° Memorial Cimurri con le bici di Merkcx e Gimondi
Le testimonianze dell’opera di Giannetto e il ricordo di Chiarino
di Romano Pezzi
Il Memorial Cimurri, una corsa
nuova, col sapore di leggenda.
Nuova per il suo aspetto tecnico,
dal percorso di tre circuiti diversi,
atta a non trascurare lo spettacolo sportivo. Una corsa da leggenda
perché ricorda un personaggio
entrato nel cuore di tutti i campioni del passato, quegli assi dello
sport che hanno costruito le loro
26
STAMPA REGGIANA
imprese vicini prima a Giannetto
poi a Chiarino Cimurri. Ma non
sono soltanto i campioni dell'epopea del gran ciclismo a ricordare
l'opera del massaggiatore Giannetto, ma sono soprattutto i ciclisti reggiani, coloro che col suo
aiuto hanno potuto continuare la
loro carriera e passati poi al professionismo. E non era facile un
tempo spiccare il salto, senza trovare la porta aperta.
Le testimonianze dell'opera di
Giannetto tra l'altro, che rappresenta anche la storia del ciclismo,
è nel proprio archivio fotografico,
custodito alla Biblioteca Panizzi,
composto da oltre 3000 immagini,
le quali documentano la sua atti-
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
vità fin dal 1928, quando fondò
una società ciclistica, La Rumorosa, antagonista del Pedale Reggiano. Dopo un paio d'anni sorse il
Velo Club Reggio nel quale Giannetto, restò presidente onorario
fino alla sua morte, avvenuta il
giorno di Natale del 2002.
Bertagnolli davanti a Mazzanti nel 2007
Va in scena ora il quinto Memorial Cimurri. Pochi i mutamenti
tecnici, dalle scorse edizioni, apportate dagli organizzatori del GS
Emilia sul teatro di gara. La corsa
è perfetta nel suo allestimento,
quindi inutile e dannoso cambiarne la formula. I protagonisti sono
sempre tra i migliori corridori del
momento, molti dei quali reduci
dal mondiale di Mendrisio. Si tratta, infatti, di una corsa dove tecnica e spettacolo vanno a braccetto e che gli sportivi amano perché
hanno modo di essere a contatto
ravvicinato con i loro campioni,
impegnati nella lotta per imporsi
in un traguardo importante.
Dopo il via da Cavriago, presso
Sport >
La volata dello scorso anno di Khalilov
la Bioera di Giovanni Burani, il
folto gruppo composto da 130
corridori, percorre un circuito di
6,7 chilometri. Quindi la lunga fila
entra in città, per attraversare i tre
ponti di Calatrava. Si fiancheggia
poi l'aeroporto e puntare per la
collina, da Scandiano. A Viano il
gruppo affronta la difficile salita
per Regnano, che accolse per la
prima volta i big del pedale in
occasione del giro d'Italia del
2001, laddove gli sportivi sono
assiepati ai bordi della strada a
tornanti, per godersi lo spettacolo
di vero ciclismo. Dove avviene la
selezione dei migliori. Quindi discesa su Albinea, seguita dalla
rapida e breve rampa su Montericco, e di nuovo a Scandiano.
Questo circuito, che rappresenta
la fase centrale e più importante
del Memorial Cimurri, è ripetuta
ancora tre volte. Su queste strade,
si può già intravedere il vincitore
della corsa, tra i battistrada. Sarà
poi il circuito cittadino, attraverso
le vie del centro storico di Reggio,
da ripetere tre volte e la volata
conclusiva sul rettilineo di Corso
Garibaldi, ad imporgli un nome e
consacrarlo campione a tutti gli
effetti.
Tutti i vincitori del Memorial
Cimurri, degli anni precedenti,
sono, infatti, dei campioni. Ernrico
Gasparotto tra l'altro, primo nel
2006, è stato tricolore tra i professionisti. Gasparotto tra l'altro ha
chiuso l'ultima Vuelta con l'ottavo
posto nella volata di Madrid.
L'anno precedente, nella prima
edizione, Murilo Fischer, brasiliano, campione nazionale del suo
immenso paese, ha vinto la prima
edizione. In quell'occasione tra
l'altro, Fischer era reduce dai mondiali di Madrid, ottenendo il quinto posto. Il brasiliano, che milita
nella Liquigas con Ivan Basso, è
considerato uno dei favoriti anche
questa volta, pronto a fare il bis
in virtù del suo attuale stato di
forma eccezionale.
Ripetere la vittoria al Cimurri è
anche nei pensieri dell'ucraino
Mikhaylo Khalilov della Ceramica
Flaminia, primo lo scorso anno a
Giannetto, mosiere di lusso ad una gara del suo Velo Club Reggio
seguito di uno scatto all'ingresso
di Viale Allegri dove era posto il
traguardo.
Un occhio particolare va dato ai
corridori della Csf Navigare condotta da Bruno e Roberto Reverberi- perchè la vittoria di un corridore di questa squadra, totalmente reggiana per quel che concerne gli sponsor, i dirigenti e il
personale, darebbe un tocco magico al Memorial Cimurri. Anche
nell'albo dei ricordi di Bruno Reverberi, d'altro canto, esiste la
presenza, importante, di Giannetto Cimurri. L'attuale manager della Csf Navigare infatti, da corridore dilettante nel G.S Giglio, nei
primi anni Sessanta, frequentava
assiduamente i corsi di ginnastica
preciclistica invernale promossi e
condotti direttamente, nella palestra di Via Berta, dal mitico massaggiatore. "Poter mandare un
mio corridore - confessa infatti
Reveberi - sul palco del vincitore
sarebbe anche una profonda commozione"
Reverberi però, per ben due
Cimurri con Coppi al Parco dei Principi 1952
volte ha sfiorato la vittoria al Cimurri, una prima occasione con
Paride Grillo nel 2005, battuto
proprio da Fischer ed una seconda
volta nel 2007 con Luca Mazzanti
preceduto solo dal vincitore Bertagnolli. La seconda piazza ottenuta in quest'ultima occasione è
stata però la più amara, perché
Mazzanti quella volta è stato il
vero protagonista della corsa, scatenando l'inferno sulla salita. Promotore della fuga decisiva, il bolognese in seguito, ha trascinato i
compagni verso il traguardo, ma
Bertagnolli per ordini di scuderia
(attendeva Pozzato che stava rinvenendo) non ha collaborato alla
fuga, restando a rimorchio e nella
volata conclusiva è stato il più
fresco di tutti. Mazzanti non ha
approvato questo gesto ed ha
disertato poi la conferenza stampa per protesta. Ma la storia del
ciclismo, del gran ciclismo, è ricca
di questi episodi, quindi inevitabilmente accadono anche in
un'importante corsa come il Memorial Cimurri. Chi è salito sul
STAMPA REGGIANA
podio due volte invece è stato
Manuele Mori, giunto terzo nel
2005 e nel 2007.
L'appuntamento col Memorial
Cimurri diventa importante anche
perché vale come terza prova della challenge Unicredit, indetta
sempre dal
GS Emilia, la società di Adriano
Amici, direttore tecnico dell'organizzazione. Comanda la classifica
provvisoria Damiano Cunego davanti a Giovanni Visconti e Cadel
Evans. Nomi importanti, tutti protagonisti delle ultime gare, quindi
per loro, il Cimurri diventa un'occasione per consolidare o modificare la classifica. Nella graduatoria
per squadre invece, comanda la
Miche Selle Italia davanti al Team
Columbia e alla Lampre, mentre la
Csf Navigare figura al quarto posto, con ancora qualche chances
per primeggiare. Dopo il Memorial Cimurri sono in programma
altre due gare, il Giro dell'Emilia
di sabato 10 ottobre ed il Gp Beghelli del giorno successivo.
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Libri >
Riccardo Caselli
Esce il primo libro del nostro giovane collaboratore. La
quarta di copertina porta la firma di Pier Luigi Celli
In occasione dell'uscita
del libro "L'Italia in vacca"
(editore Aliberti), prevista
per il 15 ottobre, abbiamo
incontrato l'autore Riccardo
Caselli, da anni nostro collaboratore, per un'intervista in anteprima a Stampa
Reggiana.
Caselli, per il suo libro di
debutto ha scelto un titolo
forte: provocazione o premonizione?
In parte entrambe. L'idea del
libro è che la crisi di cui ora si
parla tanto non sia che un sintomo. Essa cela infatti un decadimento più profondo che si
esprime nella cultura delle "veline" e dei "tronisti", nello
scadimento dell'istruzione,
nell'assenza di meritocrazia,
valori e innovazione.
Etica ed innovazione sono
due termini chiave del suo
libro, nel quale tocca tantissimi argomenti: da riflessioni sulle dinamiche aziendali
o sulla new economy, fino
alla televisione e persino il
gioco del calcio. Come si
lega tutto questo?
L'idea è proprio quella che i
valori e la cultura di una nazione siano la guida dell'agire
sociale ad ogni livello,
dall'azienda, allo sport, alle
relazioni sociali. Per questo ho
voluto proporre ai lettori
un'analisi del costume e del
cambiamento che raccontasse
tanti aspetti in cui possano ritrovare il loro vivere quotidiano.
La quarta di copertina porta una firma importante come quella di Pier Luigi Celli,
un nome non da tutti…
E' un motivo d'orgoglio avere un contributo di Celli, che
oltretutto nel suo ultimo libro
dialoga proprio con i giovani.
Per i ruoli che ha ricoperto in
passato ed oggi come direttore
della Luiss, è sicuramente una
figura in grado di comprendere
la mia generazione e per questo il suo apprezzamento è
ancor più significativo.
Come è nata l'idea del libro?
Principalmente dal bisogno
di esprimere la mia creatività.
Per anni ho infatti suonato
musica rock, scrivendo melodie
e testi. Da quando ho ridotto
questo tipo di attività…deve
essermi rimasto un vuoto. Così
mi sono messo al lavoro su
un'idea che da qualche tempo
mi girava per la testa: tante
A proposito di Stampa
Reggiana, il libro si apre con
una dedica al direttore Ivano Davoli…
Sì, è stato lui a darmi per
primo la possibilità di esprimermi sul suo mensile, credendo nelle mie capacità. Devo
dire che senza questa esperienza, probabilmente non sarei
arrivato né a pubblicare un libro, né a scoprire quanto poteva essere divertente scrivere.
Perciò mi ha fatto piacere rivolgergli una dedica, come ge-
Non mi aspetto niente, sono
già contento di vedere i miei
sforzi concretizzati. Del resto
ho sempre fatto le cose per il
piacere di farle. Perciò tutto
quello che verrà, sarà un di più.
Io sono sereno e soddisfatto
così, perché è stata un'esperienza nuova e divertente.
Vuole lanciare un ultimo
invito ai lettori di Stampa
Reggiana perchè acquistino
il suo libro?
Intanto li saluto con grande
simpatia, e sono sicuro che
sto d'affetto, stima e riconoscenza.
Che effetto fa, a 25 anni,
vedere il proprio libro pubblicato, e che aspettative ha
dopo l'uscita?
quello stesso buon gusto che li
spinge a leggere Stampa Reggiana, li porterà nelle librerie
ad acquistare "L'Italia in Vacca"!
Pier Luigi Celli
delle riflessioni che negli anni
avevo scritto su Stampa Reggiana potevano essere validi
spunti per un progetto più organico come un piccolo saggio.
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
29
> Spettacoli
Il Rec e il Red confluiscono in un'unica grande manifestazione, che porterà
a Reggio il meglio della musica e della
danza contemporanea mondiale
di Paolo Borgognone
La novità di questo autunno,
per il pubblico dei teatri, è
“Aperto Festival”. Per la prima
volta, infatti, il Rec - rassegna
di musica contemporanea - e il
Red - una delle più importanti
manifestazioni europee dedicate alla coreografia d'oggi confluiscono in una sola, grande kermesse, che per un mese
e mezzo offrirà al pubblico un
ampio panorama delle nuove
proposte provenienti da tutto
il mondo. Il tutto fa parte a sua
volta del ReggioParmaFestival:
il fitto programma di concerti,
spettacoli di danza, di teatro
musicale, happenings, installazioni e mostre, intreccia alcuni
fili tematici. Un'ampia finestra
su alcuni dei maggiori artisti
americani contemporanei (coreografi, scrittori, compositori); un ciclo di appuntamenti
con altri rock, di ricerca, d'autore, e in relazione con altre
forme di espressione; un bordone comune, infine, a tutto il
programma all'insegna del dialogo fra culture, dal folklore
emiliano all'avanguardia nipponica, dai raga indiani alle
fusioni multietniche alle speri-
mentazioni
avveniristiche.
Scendendo nel dettaglio, ecco
fra gli americani la presenza di
un'icona della danza post moderna quale Trisha Brown, di
cui Aperto, in collaborazione
con Max Mara e Collezione
Maramotti, proporrà in prima
ed esclusiva italiana gli Early
Works il 28, 29 e 31 ottobre
2009, proprio negli spazi della
Collezione stessa.
La creatività di Trisha Brown
ha frequentato sperimentazione e avanguardia e, fin dai suoi
inizi, "luoghi alternativi" rispetto al palcoscenico; tra gli
anni Sessanta e Settanta sono
note le sue ambientazioni in
parcheggi, strade, facciate di
edifici, tetti di Soho, gallerie
d'arte.
Le sei coreografie presentate
alla Collezione Maramotti, di
pratica spoglia ed essenziale e
di durata variabile (tra i due e
DOPPIO FESTIVAL PER L'AUT
i quindici minuti), sono state
composte tra il 1970 e il 1973
dalla Brown, appartenente al
gruppo dei "liberatori della
danza", che, col suo lavoro
antinarrativo e contrario alla
spettacolarità, ha rotto i tradizionali codici della rappresentazione creando un nuovo linguaggio coreografico.
La Trisha Brown Dance Company sarà anche al Teatro Valli
il 30 e 31 ottobre con un programma che prevede due prime italiane (L'Amour au
Théâtre, sua ultima creazione
Aterballetto
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Spettacoli >
di Mauro Bigonzetti, scenografia e videoinstallazioni di Angelo Davoli.
Il "dialogo tra culture" permea tutti gli eventi del festival,
giungendo a focalizzazioni più
esplicite con Fatima Miranda,
che sa far convivere nella propria straordinaria voce l'oriente e l'occidente; con Amelia
Cuni, straordinaria artista italiana, naturalizzata tedesca,
che interpreterà i raga indiani
ricomposti dell'americano Cage; con la danza di Saburo Teshigawara (prima ed esclusiva
nazionale di Miroku), che sembra coniugare miracolosamente remote tradizioni e la ricerca avveniristica più ardita.
Billy Collins
TUNNO DEI TEATRI
e You Can See Us) oltre al capolavoro Set and Reset.
Tra gli scrittori americani,
spazio aperto a Billy Collins,
fra i massimi poeti viventi
d'America, e a Herman Melville, con la lettura/messinscena
di Moby Dick in un modo nuovo e sorprendente: in 15 minuti per quindici spettatori. Tra i
compositori americani, ritratti
di John Cage, Christian Wolff,
George Crumb, e un recital
tutto americano del pianista
Emanuele Arciuli, che comprende anche autori nativi
d'America (navajo e cherokee).
Nel filone Altri Rock rientra
il concerto di Ryuichi Sakamoto, prima italiana del nuovo
tour europeo (in collaborazione con Arci), quelli di Massimo
Zamboni con Nada e de Le Luci
della Centrale Elettrica, entrambi con progetti speciali
concepiti appositamente per il
festival. Infine una prova di
dialogo fra rock e danza, con
Certe notti, nuova produzione
di Aterballetto sulle canzoni di
Luciano Ligabue, coreografia
Nada Malanima
Diversi appuntamenti sono
dedicati al meglio della danza
contemporanea italiana di ricerca, con Aterballetto, Virgilio
Sieni, Abbondanza-Bertoni,
Cristina Rizzo, e al teatro musicale contemporaneo con
South/North, nuova produzione di Fanny & Alexander libe-
Ryuichi Sakamoto
ramente ispirata al Mago di
Oz.
Per le attività espositive, prosegue con nuovo impulso l'Installazione Democratica Verticale che accompagna per il
terzo anno il visitatore, alla
ricerca di nuovi e inesplorati
luoghi del Teatro Municipale
Valli ("dalle cantine ai solai"),
con installazioni immersive,
performance dal vivo allestite
lungo il percorso e attività didattiche; infine Il Gesto del
Suono 2.0 mostra videofotografica sulla sperimentazione
vocale da Demetrio Stratos a
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> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Arte e Cultura >
Gianni Ruspaggiari - Pittura 59
Angela Bergomi - Ortensie
Nino Squarza - Frammenti
Emilio Parisi - Struttura 59
MEZZOUn evento
SECOLO
FA,
LA
CONTROMOSTRA
che condizionò l’arte contemporanea reggiana.
"omuncoli litigiosi e politicamente
indottrinati" della commissione giudicatrice? Come si permettevano di
stroncare l'unico faro riconosciuto
dell'avanguardia pittorica reggiana?
Ancorché appartenente alla loro
stessa area politica.
di Emanuele Filini
Era la primavera del 1959, a Reggio si stavano facendo le selezioni
degli autori e dei quadri da esporre
nella terza edizione del Premio Città
del Tricolore.
Una notizia corse tra gli addetti ai
lavori : due quadri di Vivaldo Poli, su
tre presentati al concorso, furono
scartati dalla commissione.
Cosa stava succedendo? Vivaldo
Poli era l'unico esponente dell'avanguardia reggiana ad essere stato
accettato per ben due volte, nel 1948
e nel 1952, alla Biennale di Venezia,
il che equivaleva ad una promozione
ad artista di rilevanza internazionale.
Cosa stavano combinando quegli
Due antefatti.
Primo. Il Partito Comunista Italiano
già da diversi anni stava coltivando
il terreno della Cultura e dell'Arte,
che gli altri partiti avevano lasciato,
più o meno colpevolmente (anche se
liberalmente) alle iniziative individuali.
Secondo. Nel 1948, in seguito alla
mostra di Bologna che raccoglieva
gli artisti di avanguardia di maggior
successo, reduci dalla Biennale di
Venezia, apparve su Rinascita , a
firma Roderigo di Castiglia, un articolo che definiva "orrori e scemenze" i contenuti delle opere esposte.
Ora se consideriamo che dietro lo
pseudonimo di cui sopra, si nascondeva Palmiro Togliatti in persona, e
che in quegli anni le direttive del
'Partito' arrivavano direttamente da
Mosca, è automatico comprendere
la sponsorizzazione da parte del PCI
del neorealismo sociale-politico-resistenziale, contro i movimenti delle
avanguardie di ricerca. Chi non si
adeguava, era fuori.
Marco Gerra, Nino Squarza,
Gianni Ruspaggiari, Angela Bergomi, Mario Pini ed Emilio Parisi,
giovani artisti tra i venti e i trent'anni, per reazione contro il comitato
organizzatore e prevenuti (con ragione) contro l'imparzialità della
commissione giudicante, non inviarono o ritirarono le loro opere da
quella che, in quegli anni, era la più
importante manifestazione artistica
della provincia di Reggio E.
Con l'interessamento diretto ma
non palese, del prof. Alcide Spaggiari, il gruppo ottenne a disposizione
per 15 giorni, un grande negozio
sfitto, sotto la galleria S. Rocco, a
pochi metri dall'ingresso della mo-
Marco Gerra - Struttura 58
Mario Pini - Composizione con neri
stra "Premio Città del Tricolore", e
qui ebbe luogo quella che venne
definita per brevità, dagli stessi interessati "la Contromostra".
Un evento , apparentemente marginale, a forte valenza provocatoria
ed anche un po' goliardica, divenne
col tempo, il momento di riferimento storico che diede la stura ad una
nuova e duratura ondata di libertà
creative, nel XX secolo a Reggio.
Non fu solo mostra, ma soprattutto palestra di pensiero per critici,
artisti, appassionati e intellettuali
che apprezzavano non tanto il merito e i contenuti delle opere esposte,
STAMPA REGGIANA
quanto il coraggio di una attiva e
visibile opposizione al sistema. Chi
era neorealista per convinzione, continuò ad esserlo, gli altri furono liberati da un forte condizionamento
politico paralizzante.
Ora vorrei parlare dei singoli, che
erano, e sono (i sopravissuti) miei
cari amici, vorrei altresì raccontare le
cronache di quei giorni, nei quali ero
testimone fisso e partecipe, ma di
tutto ciò ho già scritto su diverse mie
pubblicazioni e soprattutto nei numeri 115 e 116 di Reggio Storia 2008,
ai quali rimando i lettori interessati.
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
33
STAMPA REGGIANA
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
Arte e Cultura >
BROMMO, L’ABBECEDARIO
DI PINOCCHIO
pagine a cura di
Gaetano Montanari
E' uno degli omaggi piu'
interessanti che un sacerdote
pittore, conosciutissimo come don Brommo, poteva rendere a Pinocchio; il burattino
piu' famoso in tutti i paesi
del mondo. Don Brommo, per
compilare il suo libro, ha
fatto ricorso alle ventuno
lettere del nostro alfabeto,
realizzando ventuno bozzetti di eccezionale fantasia e
magnificenza. Le illustrazioni ci dicono, deliziosamente,
cio'che don Brommo, ha creato di grande per la gioia di
piccole grandi. E si sa che
quello appreso con gioia da
bimbi rimane indelebilmente
nell'occhio, nella mente e
nel cuore. I suoi colori sono
osi' fiammanti su cui un poeta potrebbe scrivere le sue
pagine piu' liriche.
Come c'e' un musicista, un
colore, un sapore, il quale
piace piu' di tutti gli altri,
cosi' don Brommo è la nostra
poesia. Devo, anzi, aggiungere, "la nostra sola poesia".
ch'io ripassi, oggi come ieri,
"L'abbecedario" o ch'io ripensi, ora come una volta, a
quel miracolo che fu "San
Francesco", la mia anima è
ancor piena di stelle.
Il linguaggio di don Brommo viene espresso sulla tela
con una materia corposa e
quasi sempre alternata e rafforzata da uno spessore a
lieve sbalzo sulla superficie.
Don Brommo sta procedendo
sicuro, sta portando avanti
con precisione e impegno la
sua favola seguendo una direzione che gli è cara, con
una voce personalissima. Domani nei suoi cieli come in
terra, ci potra' essere piu'
luce e questi suoi dipinti inanimati si apriranno forse
all'uomo.
Giuseppe Amadei, Enzo Paterlini e Roberto Bellani,
hanno riconosciuto al sacerdote pittore, un testo frizzante come acqua sorgiva e
limpida come purissima acqua di fonte.
GIOSETTA FIORONI
FABRIZIO FONTANA
I NOSTRI PITTORI
Fabrizio Fontana, con la vastita' e
completezza della sua esperienza umana e pittorica, riscoperta attraverso i
dipinti esposti presso il salone del ristorante "IL PORTO", a Caprara di Campegine, dal 13 giugno 2009, crede fermamente che l'arte segua un cammino
infinito e che non possa quindi avere
limiti o confini di sorta. Sua caratteristica fondamentale è una trasposizione in
chiave fantastica dell'elemento naturalistico. La sua arte ci immette nel regno
della fantasia, attraverso colori frementi e lucenti. I dipinti ad olio di Fabrizio
Fontana sono semplici registrazioni di
un rapporto con la realta' naturale e la
condizione umana eseguite con mezzi
pittorici perfettamente adeguati. Gli
elementi del suo linguaggio pittorico,
sono, da lui, elaborati, con una meditata aderenza proprio al sentimento, alla
propria visione, al proprio temperamen-
to.
Adesso comprendo perchè c'è tanto
vuoto in questa vita che fa si gran rumore: ed allora tutto ride, tutto brilla,
tutto splende, allorchè si puo' chiudere
il mondo infinito in un dipinto. Cosi'
come ci insegnano i magici pennelli di
Fabrizio Fontana! E' piu' che naturale
che, quindi, penne piu' autorevoli della
nostra, abbiano sottolineato i suoi grandi meriti.
Tangibile sempre la presenza dei vigneti della sua generazione terra. Realismo ed informalità sono i binari della
sua arte fondamentale. Ma anche in
Fontana doveva far capolino la necessita' di stabilire un rapporto fra figurativo ed informale nel groviglio di illuminazioni interiori e di pensieri. Percorrendo le due strade, ha raggiunto lo
stesso risultato, con grande senso morale della pittura.
LA LUNA NERA
Giosetta Fioroni, di cui la
RADIUM ARTIS, GALLERIA
D'ARTE, ha presentato nei
mesi di aprile maggio 2009,
"LA LUNA NERA", una
mostra di filastrocche, sogni e poesie, carte e ceramiche. La manifestazione
ha avuto un ottimo successo di pubblico. Giosetta è
un bel gentile nome, limpido come uno specchio balenante come una rondinella. Pure operando in un
tempo di evasioni sperimentalistiche e di novita'
(che lei del resto non rifiuta
a priori, ma serenamente
valuta in tutti i loro propositi), la Fioroni è rimasta
dunque fra coloro che conoscono "la gioia di dipingere". Si può sostenere che
l'astratto, l'informale e
compagnia restano e le tecniche passano. Ma
è il contrario. Le vecchie e fluttuanti seduzioni tornano di moda: mentre una filosofia,
quand'è sorpassata, non serve nemmeno piu'
ai commissionari del Monte di Pietà. Ciò spiega perchè, consapevole di una responabilita'
tutta personale, Giosetta Fioroni sappia tradurre in filastrocche, sogni e poesia, i sentimenti e le emozioni del nostro itinerario
quotidiano. Le opere esposte in questa mostra
testimoniano il suo interesse per gli impulsi
genuini dell'uomo. Tutto nella vita è un'irrisione, un gioco; ed il dovere, la volonta',
STAMPA REGGIANA
l'amore, si mescolano necessariamente insieme, come nell'intreccio di una commedia
imprevedibile. Nel turbinoso girare a vuoto di
troppa pittura odierna, non si può non essere
grati a questa brava artista rimasta sensibile
a quelli che non sono i valori fondamentali
dell'esistenza umana.
I critici d'arte sono i geni dell'umanita'
inutile. Si dice che essi ci abbiano regalato il
lume della ragione; ma non è vero. Sono riusciti semplicemente a chiudere in formule
speciose alcune verita' che il comune buon
senso permette a chiunque d'intendere o
d'intuire.
> anno VII numero 9 > OTTOBRE 2009
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Le visite del Govern
...al Rotary Club Val di Secchia
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La festa per la dott.ssa Eleonora Gelmini
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Foto 1: da sx Barbara e Pier Paolo Veroni,
Eleonora Gelmini, Daniele Carboni (presidente Rotary Val di Secchia) e Rita
Carboni. Foto 2 : la Dottoressa Eleonora
Gelmini. Foto 3: da sx di spalle in primo
piano Luca Reggiani, Cristina Cataliotti.
Dietro Manlio Martilli, Gianandrea Degola,
Enrico Degli Incerti Tocci. Foto 4: In primo
piano a destra Pellegrino Alboni, di fronte
Maria Rosa Ferraroni, Paolo Orsini, Antonio Magnani, Romana Prati Alboni. Dietro
la signora Bertani e Alessandro Cabassi.
Foto 5: A destra di spalle Ermanno Ruozzi e Francesco Guidetti. Di fronte la signora Ruozzi, Grazia e Alessandro Lasagni.
In secondo piano Pellegrino Alboni, Antonio Magnani e signora. A sinistra Paolo
Orsini e Romana Prati Alboni.
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L’incontro al Rotary Club Reggio Emilia-Val di Secchia, la visita annuale del
governatore Mario Baraldi, accompagnato dalla moglie, signora Maria Luisa
Zeneroli, ai Rotary Club reggiani. Il Distretto 2070, di cui il prof. Baraldi è
governatore per l’anno 2009-2010, è uno dei più importanti dell’intero Rotary
International, poiché riunisce oltre 6300 soci suddivisi in 97 club sul territorio
di Emilia Romagna, Toscana e Repubblica di San Marino.
Foto 1: prof. Mario Baraldi, Governatore del Distretto 2070, Daniele Carboni
presidente Rotary Club Reggio Emilia-Val di Secchia, dott.ssa Maria Luisa
Zeneroli, moglie del Governatore, dott. Giuseppe Albertini, assistente del
Governatore. Foto 2: prof. Pier Paolo Veroni, prof. Mario Baraldi, Governatore del Distretto 2070, Daniele Carboni presidente Rotary Club Reggio EmiliaVal di Secchia, dott.ssa Maria Luisa Zeneroli, moglie del Governatore, signora Barbara Veroni. Foto 3: Marilena e Gianandrea Degola, Antonio Magnani.
Foto 4: Giulio Tagliavini, Stefano e Corinna Papa, Emanuele Filini, Bruno
Claire Pioppi, Enrico Degli Incerti Tocci. Foto 5: Carla Denti, Maura e Tiziano
Scalabrini. Dietro: Maria Rosa Ferraroni, Paolo Orsini. Foto 6: Alessandro
Lasagni, Silvia Manenti. Foto 7: Maria Grazia e Alessandro Lasagni. Foto 8
Evelyne e Antonio Magnani. Foto 9: Marilena e Gianandrea Degola. Foto 10:
Francesco e Marianna Guidetti. Foto 11: Avv. Liborio Cataliotti.
natore Mario Baraldi...
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Primo Piano >
...e allo storico Rotary Club
Reggio Emilia
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Foto 1: Giuseppe Albertini ed il Governatore. Foto 2: il gov.Mario Baraldi e il pres.Marco
Masini. Foto 3: Franco Mazza ed il governatore Mario Baraldi. Foto 4: Bruno Ghigi e
Marco Bonezzi. Foto 5: Camillo Galaveri e Silvestro Nocco. Foto 6: Carlo Palazzi Trivelli,
Corrado Francia e Pierluigi Reggiani. Foto 7: Carlo Dazzi e signora. Foto 8: Francesca
Lombardini e Vittorio Corradi. Foto 9: Giovanni Baldi e Daniela Spallanzani. Foto 10:Gianni
Boeri e signora Mazza. Foto 11: Luigi Zarotti, Ennio Pastorino e Emilio Sambarino. Foto
12: Luciano Delrio, Luciano Fantuzzi e consorte. Foto 13: Mario Motti, Lauro Sacchetti
con moglie. Foto 14: Paolo Ampollini, Alberto Lasagni e consorti. Foto 15: Ferdinando De
Sante con i giovani del Rotaract. Foto 16: Romeo Galaverni, Marco Bonezzi con consorti. Foto 17: Leopoldo Barbieri Manodori e Cesare Bellentani. Foto 18: Stefano Ovi, Enrico
Zini e Enrico Peri.
Foto Stefano Rossi
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Festa con alloro per
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A Villa Giorgia festeggiati da 100 amici i neolaureati Alessandro
Ferrari e Alessandro Crescenzo.
Foto 1: Alessandro ed Alessandro, insieme a Federico ed Angelone di Radio Bruno, alla console per le presentazioni rituali.
Foto 2: I due laureati Alessandro Ferrari ed Alessandro Crescenzo in divisa accademica! Foto 3: La “ Task Force“ di volontarie
incaricata di rintracciare nel bosco i due laureati. Da sx : Francesca Orsi, Laura Ferretti, Alice Razzoli, Eleonora Torelli, Federico
ed Angelone di Radio Bruno, Maria Codeluppi, Valeria Pioli,
Giulia Muzzioli, Ylenia Gualtieri,Laura Ferretti. Foto 4: I sorrisi
maliziosi di Sara e Laura. Foto 5: Confidenze segrete: da sx,
Lucy, Alle F.. Foto 6: Solitaria fra due lauree: da sx, Alle C. ,
Greta, Alle F. Foto 7: Moderno ratto delle sabine: da sx, Alle C.,
Silvia, Arianna, Alle F. Foto 8: Pensieri lontani: da sx, Manu, Ele,
Bigi. Foto 9: Da sx. Laura, Sara, Fre, Laura, Follo, Alice. Foto 10:
Taglio della torta. Foto 11: Da sx : Stefano, Ylenia, Laurent, Lidia.
Foto 12: Sorrisi d’intesa: da sx, Rossy,Luca. Foto 13:In un altro
mondo : da sx, Dino, Marta. Foto 14: Cosa stavano facendo? da
sx, Vally, Puglia. Foto 15: Avvinghiata al cuore: da sx, Kappa,
Lara. Foto 16: Trattenuta stretta stretta: da sx, Linda, Follo. Foto
17: Ci siamo anche noi!: da sx, Pilla, Mary. Foto 18: Teneramente soli : da sx, Francesco, Ceci.
Foto di Studio Nova Foto G. Bucaria
Nicola e Matteo, 40 anni per due
Per consolidare la loro amicizia Nicola
Fontanesi (Hotel Morandi) e Matteo
Ferretti (Rossi Timbri), hanno festeggiato i primi quarant’anni con amici in una
grande festa al Circolo CERE
Foto di Studio Nova Foto G. Bucaria
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