1. Sono fidanzata e felice felice felice dell`uomo che ho. Però ne

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1. Sono fidanzata e felice felice felice dell`uomo che ho. Però ne
1.
Sono fidanzata e felice felice felice dell’uomo che ho. Però ne voglio provare altri, per amor di
conoscenza. O forse perché mi sento sentimentalmente vecchia per la mia età. Un po’ di emozioni
vibranti, leggere e impalpabili. Le emozioni dell’adolescenza o del mare insomma. Così ho trovato
un buon candidato. Si chiama Lars che è un nome svedese mi sembra, ma lui è olandese. All’inizio il
fatto che fosse olandese mi faceva figo, non so perché. Carino, bene ma non benissimo. Troppo
giovane, diciannove anni freschi freschi, un fiasco annunciato. Partenza che più male non si può, mi
lascia sola in Plaza de Cuba ad aspettarlo alle due di notte. Lo chiamo scocciata, ma il giorno dopo
rispondo ai suoi messaggi con una superiorità che posso comprendere solo io. Quindi di fatto
rispondo, come nulla fosse. Voilà. Ci esco, lo bacio su richiesta esplicita; pazienza. Tre giorni dopo o
forse meno mi trovo nel suo letto, tirato insieme per l’occasione. Baci non male ma sfiancanti, o
forse troppo eccitanti o forse troppo e basta. Sta di fatto che sento le formiche nelle mani e senza
la richiesta di una pausa la perdita dei sensi non me la toglieva nessuno. A casa sua mi sono
presentata con quella polvere che scoppietta in bocca, pop candy. Il particolare è simpatico e sexy,
ma il merito è da attribuire a me sola, e non allo spirito goliardico dell’improbabile coppia, anche se
di spirito goliardico ce n’era. Di fatto il secondo cazzo ufficiale della mia vita si rivela davvero piccolo
oltre che incostantemente duro. In barba alle statistiche precedentemente consultate sulle
dimensioni degli uccelli olandesi. La definizione di beffa. Il primo pensiero è stato di fuga. Difficile
scappare con eleganza, quando ormai avevo preso visione del suo uccello, sbilanciandomi nelle
intenzioni. Allora in quell’attimo ho assunto uno spirito stoico e ho pensato di adottare un approccio
filantropico. Il cazzo era quello che era, ma mi sarei impegnata al massimo per onorarlo. E così ho
fatto. Che se lo meritasse non lo so, ma non me la sentivo di minare gli approcci sessuali del ragazzo
per i prossimi anni. Alla fine è solo un bel ragazzotto diciannovenne, so’ ragazzi. Non ricordo con
esattezza come è finita, ricordo solo che lui presto ha detto ‘sorry already come’ e io un po’ di
sollievo l’ho provato. Poi ha rivelato la miglior parte di sé. Un improbabile dopo sesso con baci,
musica cantata sulla mia faccia, carezze intime rubate con spirito di venerazione. E questo mi è
piaciuto. Foto da mostrare, quella volta che ho fatto a pugni, quella volta che ero sbronzo in una
casa che non conoscevo, look at this video so funny, robe così. I video non mi facevano ridere per
nulla, ma questo è anche un problema della mia soglia di umorismo. Poi ci siamo rivisti e il sesso è
un po’ migliorato, o di sicuro la sua erezione è migliorata. Non le dimensioni eh. Poi mi ha raccontato
che la prima volta era in post ecstasy. Ecco perché. Complimenti comunque. Il naso è rotto per una
rissa. Non che lui sia uno incazzoso, ma i suoi amici sì e si sa che gli amici vanno aiutati. Foto presunte
divertenti di Hitler, bambini down e africani ammalati di AIDS. Un nazista nel letto in pratica. Poi un
giorno vado a casa sua con i suoi coinquilini. Si sbronzano, io pure. Mi tocca il culo in continuazione,
lo minaccio con difficoltà. Entriamo in un bar e poi in una discoteca. Se mi fosse rimasto un briciolo
di lucidità sarei voluta sparire solo per il modo in cui si muoveva. Due coinquilini sani c’erano, e io
stavo con loro e mi divertivo. C’erano anche due ragazze olandesi, una che vive con lui e la sua amica
in visita. Ubriache pesanti e sgraziate, dondolanti ma con gesti definiti. Vado a far la pipì, i miei due
nuovi amici mi scortano pure e sono very very kind with me. Poi esco dal bagno e lo vedo di spalle
che limona con la ragazza olandese in visita. E la fitta al petto la sento e la sento anche adesso che
ci penso. È una fitta d’orgoglio? Non lo capisco ancora. Penso di sì. Si scusa, io faccio la pesante,
prima no poi si poi no. Per quel che riesco di sicuro lo confondo. Lui smette di farsi sentire e io ci
penso sempre di più. Penso sempre di più a uno che un paio di orgasmi me li ha concessi, ma perché
io sono molto molto brava a procurarmeli; a uno che ha nel telefono delle foto con i bambini down
e una frase che non riesco nemmeno a ricordare. Un bel faccino ce l’ha. I modi di fare mi piacciono
a volte, e il suo profumo a volte pure quello. Mi sento così motivata a lasciar perdere, a smettere di
cercarlo. Ho sia motivi razionali che sentimentali per farlo e le giornate mi passano bene, certe volte
lente lente, ma passano con i buoni propositi e un’ossessione che non si compie, un messaggio che
non arriva. Poi in un soffio perdo le motivazioni, perdo l’orgoglio e perdo tutto, così cerco io uno
che non mi cerca. Scrivo io a uno che non mi scrive e forse dovrebbe. Quando ormai mi sento in un
equilibrio di giustificazioni, rassegnazione e presa di coscienza barcollo giù. Rompo l’attesa e rompo
la stasi del nulla che accade, non ci sto, a costo di fare accadere io qualcosa. E così avviene, e così
rinnovo le turbolenze nel petto e i sospiri e le attese a uno che non ha ancora capito di essere il
protagonista di una commedia del cuore tanto attesa, così tanto che è un buona la prima comunque
vada. Ed è solo egoismo distillato e cinico. Perché di lui non me ne importa davvero. Lo bestemmio
spesso e non me ne pento. Lui è solo l’input che fa sussultare le emozioni e che mi fa sentire che
dentro di me esiste ancora un fluido turbolento come un fumo, grigio, che mi fa sentire come
quando ero al mare e avevo tredici anni. E se fossi davvero filantropica e gentile con i ragazzotti che
hanno solo diciannove anni compiuti il giorno di San Valentino, Lars lo lascerei andare con le sue
birre e le sbronze e la droga si ma poca ma mi so controllare e i baci strappati alle coetanee ubriache
quanto lui. E invece scrivo un altro messaggio per il gusto di vedere quanto tarda ad arrivare la
risposta e per poterci pensare un altro po’. Che qualunque risposta arrivi, se arriva, magari no, non
saprei neanche cosa dire. Perché ormai le cose che potevamo dirci le abbiamo già dette e ora è solo
scriversi come quando si è ammollo nella vasca da bagno, i vetri appannati e l’aria pesante,
un’umidità che non respiro e mi sembra di soffocare nel mio bagno caldo. Non vedo l’ora di uscirne,
ma non ho la forza di alzarmi.
2.
Che tipo di sentimento possa unirci a uno che non conosciamo bene non lo so. Per quale ragione il
mio corpo permette di farmi sentire uno spasmo muscolare misto ad ansia ad attesa e disagio, per
quale ragione legata ad un impulso vitale magari, una giustificazione biologica per uno che
biologicamente non promette neanche bene. Un corpo con un funzionamento che è più della
perfezione, un’opera ingegneristica e d’arte inarrivabile, che Dio esiste solo a guardare e provare a
capire. E poi in una nuvola o in un baco di sentimento, un primo principio di affezione, si perde, e si
perde le giornate e il tempo e le cose da fare e la determinazione. Con la musica nelle orecchie a
ricalcare i moti struggenti che di tragico non hanno nulla. Solo per sentirsi parte di una tendenza
globale di desiderio e brama, che accomuna tutto il mondo. Sono il mondo che tende verso qualcosa
e spera e prega e si dispera per il piacere di cullarsi nel desiderio e nella bramosia. E sono il mondo
e sono uno, solo, che ho pure provato a parlare con qualche amica, ma proprio nessuna riesce a
sentirmi a parlare di sta cosa che non esiste. E invece per me esiste ed è la sostanza delle mie
giornate, pur essendo una sostanza talmente impalpabile da essere come una patina di un celeste
che vira al grigio. E mi sento frustrata a permettere che questa nuova patina appiccicosa, come la
plastica che si scioglie con la fiamma ossidrica, come le opere di Fontana ma di un altro colore, mi
mangi il tempo, il mio tempo che così tanto sono contenta di avere. Invece mi trovo a sperperarlo o
a non veder l’ora che passi, ma tanto dopo che passa di tempo ne arriva dell’altro e altro ancora.
Allora se ci penso mi sento pervasa da una depressione profonda, e mi sento una merda.
3.
Quindi ho deciso che Lars lo lascio andare davvero. Come un pesciolino rosso che ad un certo punto
lo butto nel fosso. Prima sta fermo nella nuova corrente. Cacchio l’ho ammazzato! È morto! No no
si riprende guarda, con calma si riprende. Ecco che si muove, si muove! Via, andato. Andato. Non so
dove e non me lo chiedo. Però l’ho visto guizzare via con uno sprint gioioso nato da una calma che
mi sembrava morte. Ciao Lars. Grazie, mi sono divertita. Sono contenta anche che avessi il cazzo
piccolo piccolo, tipo un putto o una statua greca, che così quando potrò raccontarlo mi divertirò. E
sarà anche dolce ricordarti. Un bestione, grosso e pesante, che se si gira nel letto lo senti e se si
appoggia sulla tua coscia dopo poco non ce la fai più. Le mani che appiccicano. Un po’ di grasso
accumulato sulle tette, che un po’ di tette ce le ha per davvero, con i capezzoli rilassati. La pancia
bella, morbida, ma quella bella per davvero. Le braccia con i muscoli solo se sollecitati, ma forte era
forte sì. Un collo grosso con la pelle dura, e io pensavo che gli olandesi avessero la pelle delicata.
Invece il mio uomo ha la pelle sottile e morbida, Lars una grana mai toccata, un cuoio bianco. Gambe
tornite ma lunghe e dritte, peccato che i piedi si innestino aperti. Questo mi dava fastidio,
soprattutto se scopi sopra e di spalle, e vedi solo queste gambe e questi piedi aperti verso l’esterno
che si muovono allucinati, alla ricerca di un piacere che forse ha paura che scappi in fretta, che
bisogna correre a prenderlo. Eh no, guarda che non scappa, con calma Lars, lui ti aspetta lo stesso.
Cammina con calma che è più bello. ‘Sti piedoni aperti e le ginocchia su e giù, per scrollare un
membro che se mi concentro bene lo sento, se no no. Ma riesco a concentrarmi e lo sento e
l’orgasmo lo prendo e anche lui subito dopo. Un sedere normale, ma non si può toccare perché gli
fa strano. Le spalle un po’ troppo strette rispetto al busto, ma l’insieme non è male. L’insieme è un
corpo di tenerezza, cresciuto ma da poco, forse in fretta, un bel crapone biondo e due occhi azzurri
belli davvero, con un taglio delicato che non mi aspetto. Movimenti un po’ pesanti, ma scanzonati
e un po’ ingenui. Forse con più fiducia di quella che io gli concederei. Ciao Lars.