programma di sala - Società del Quartetto

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programma di sala - Società del Quartetto
Martedì 14 aprile 2015
ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Stagione 2014-2015
Concerto n. 15
The King’s Singers
David Hurley controtenore
Tim Wayne-Wright controtenore
Julian Gregory tenore
Christopher Bruerton baritono
Christopher Gabbitas baritono
Jonathan Howard basso
Orlando di Lasso
Musica Dei donum
da Il Trionfo di Dori
madrigali di Striggio, de Monte, G. Gabrieli, Zerto, Palestrina
Brahms
All’ meine Herzgedanken, Dein Herzlein mild, Vineta, Abendständchen
Petrassi
Nonsense
Cartoline dal mondo
(Canzoni popolari da Canada, Irlanda, Scozia e Italia)
Canzoni dal repertorio americano
Il concerto è registrato da RAI Radio3
Di turno
AntonioBisceglia
Magnocavallo
Marco
Andrea Kerbaker
Alberto
Mingardi
Consulente Artistico
Artistico
Consulente
Paolo Arcà
Paolo
Sponsor istituzionali
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Con il contributo di
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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni,
audio o video, anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione.
Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici;
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma;
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista.
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto.
Orlando di Lasso - Musica Dei donum optimum (ca. 3,5’)
(Mons 1532 - Monaco di Baviera 1594)
da Il Trionfo di Dori (Venezia, 1592) (ca. 12’)
Alessandro Striggio - Eran ninfe e pastori
(Mantova 1540 - 1592)
Philippe de Monte - Lungo le chiare linfe
(Malines 1521 - Praga 1603)
Giovanni Gabrieli - Se cantano gl’augelli
(Venezia 1557 - 1612)
Gasparo Zerto - L’inargentato lido
Giovanni Pierluigi da Palestrina - Quando dal terzo cielo
(Palestrina 1525 - Roma 1594)
Nel 1594 morivano Orlando di Lasso a Monaco di Baviera e Pierluigi da
Palestrina a Roma. Con la scomparsa di questi due maestri si chiudeva anche
l’età dell’oro della polifonia classica, che aveva regnato con il massimo splendore per tutto il Cinquecento. Tante armoniose consonanze tuttavia erano in
tagliente contrasto con le vicende storiche del secolo, segnato da lotte politiche
feroci e conflitti religiosi insanabili. Le splendide corti italiane del Rinascimento
erano state travolte fin dai primi anni del Cinquecento da guerre sanguinose,
alimentate dagli interessi degli Stati europei e dai disegni strategici del Papato
per mantenere il primato della Chiesa di Roma di fronte al dilagare della
Riforma protestante. Nasce così, all’inizio del Cinquecento, l’idea di uno spazio
privato in cui il Principe possa godere i piaceri dello spirito e praticare i suoi
hobby, libero dai rischi e dalle preoccupazioni della guerra e della politica.
La musica, assieme alla poesia e alla pittura, rappresentava un elemento essenziale di questa nuova identità della vita privata del Principe, dissipando con le
nuove e sapienti consonanze della sua armonia le crudeli dissonanze accumulate sui campi di battaglia e nelle congiure di palazzo. Malgrado le ingenti spese
militari, cresciute a dismisura durante la lunga fase delle guerre d’Italia, le
corti di Milano, Venezia, Ferrara, Mantova facevano a gara infatti per assicurarsi i migliori cantori e i più rinomati maestri di cappella, ritenendo la musica
uno dei mezzi migliori per esibire il prestigio e la magnificenza della propria
dinastia e dello Stato.
Al tramonto di questa parabola emblematica della musica polifonica, spunta
una pubblicazione che racchiude in maniera simbolica il succo di quest’immagine pastorale e politica allo stesso tempo della musica del Cinquecento. Nel 1592
l’editore Angelo Gardano pubblica a Venezia una raccolta di madrigali intitolata
IL TRIONFO DI DORI, DESCRITTO DA DIVERSI, Et posto in Musica, à
Sei Voci, da altretanti Autori, accompagnata da una rispettosissima dedica a
Leonardo Sanudo, un nobiluomo appartenente a una delle più antiche famiglie
patrizie veneziane. Questa raccolta di 29 madrigali configura una vera e propria
operazione culturale, che mira a far concorrere su uno stesso progetto editoriale soggetti indipendenti come committente, poeta, musicista e stampatore.
Sanudo del resto non era nuovo a iniziative del genere, che coinvolgevano anche
la sua ampia rete di relazioni sociali.
Il progetto consiste in 29 madrigali, scritti e musicati da altrettanti autori per
celebrare la figura mitologica della ninfa Dori, figlia di Teti e del titano Oceano.
Il carattere simbolico dell’argomento configura l’omaggio a una personalità
femminile, che gli studiosi ritengono probabilmente la moglie di Sanudo,
Elisabetta Giustinian, festeggiata forse in occasione delle sfarzose nozze del
1577 o per una successiva ricorrenza. Il carattere peculiare dell’iniziativa consiste però nel ruolo dello stampatore Gardano, che assume alla stregua di un
editore moderno, almeno in apparenza, il rischio economico dell’impresa,
garantita dal punto di vista artistico dal patrocinio di Sanudo. Il progetto fu
certamente laborioso, riunendo prima i testi delle poesie e affidando poi ciascun
madrigale a un musicista diverso, scelto tra quelli che godevano maggior prestigio nell’ultimo scorcio del Cinquecento. Nella dedica di Gardano viene detto
esplicitamente che il Sanudo decise di far musicare le poesie “con nobilissima
industria di qualch’anno”.
Nel Trionfo di Dori sono descritte varie scene idilliache, nelle quali si raffigura
un sereno mondo agreste di ninfe e pastori, con l’unico obbligo di chiudere la
sequenza dei versi con la frase “Viva la bella Dori”. La raccolta non configura
un ciclo narrativo, ma si limita a dipingere un quadro poetico d’ispirazione arcadica con un unico personaggio al centro della scena, Dori appunto. La musica
rappresenta una splendida sintesi del periodo aureo del madrigale, rivolto a un
pubblico colto e ristretto di ascoltatori in grado di riconoscere e apprezzare le
sottili sfumature espressive del gioco tra parole e suoni, lo svago classico praticato per tutto il secolo da intellettuali e patrizi di tutte le corti d’Europa ma
ormai al tramonto. Il Trionfo di Dori è l’ultima magnifica giostra d’ingegni
offerta dal madrigale classico, in cui ciascun musicista gareggia per mostrare
l’artificio più ingegnoso per descrivere il testo poetico. Alessandro Striggio,
Philippe de Monte, Giovanni Gabrieli, Pierluigi da Palestrina rappresentano i
campioni di quest’ultima fase del madrigale, accanto a nomi noti e meno noti
presenti nella raccolta, che è stata anche registrata per intero dai King’s
Singers. Per completare il quadro della polifonia classica del Cinquecento, il
celebre gruppo vocale inglese ha deciso di aggiungere alla silloge del Trionfo
anche lo splendido mottetto Musica Dei donum di Orlando di Lasso, pubblicato a Monaco lo stesso anno della scomparsa del grande artista fiammingo. Esso
rappresenta il commovente addio del vecchio musicista alla sua arte e allo stesso tempo anche una sorta di epitaffio sul mondo della polifonia ormai avviato sul
viale del tramonto.
Johannes Brahms
(Amburgo 1833 - Vienna 1897)
da Sieben Lieder op. 62 (1874) (ca. 6’)
n. 5 All’ meine Herzgedanken
n. 4 Dein Herzlein mild
da Drei Gesänge op. 42 (1859-61) (ca. 6’)
n. 2 Vineta
n. 1 Abendständchen
La musica vocale occupa un’ampia fetta della produzione di Brahms, anche se i
lavori corali sono largamente sottovalutati e perlopiù amati solo dai praticanti.
Di rado infatti vengono inseriti nei programmi dei concerti, a scapito dell’immagine complessiva dell’artista, che non può essere collocato in maniera adeguata
nel quadro della cultura tedesca senza conoscere questo aspetto fondamentale
della sua attività. In realtà la musica corale ha rappresentato un elemento integrante dell’arte di Brahms, sia per mettere a fuoco molteplici forme compositive della sua musica strumentale che per definire un’identità neobarocca nella
sua produzione matura. La confidenza con la scrittura per la voce e anche la
concreta esperienza pratica della tecnica del canto era legata infatti a certi
sviluppi concreti della sua carriera, che lo avevano portato nel 1857 a ricoprire
l’incarico di maestro di coro presso la corte di Detmold, nel 1859 a fondare un
coro femminile a Amburgo e nel 1863 ad assumere la direzione della Wiener
Singerakademie, una posizione mantenuta fino al 1875.
Una delle fonti dell’interesse di Brahms per la scrittura polifonica nasceva dalla
sua profonda conoscenza della musica antica, in particolare degli autori italiani
e tedeschi del XVI e XVII secolo. L’altro spunto della musica corale di Brahms
era invece il canto popolare e la tradizione dei Volkslieder, nella quale era cresciuto da ragazzo ad Amburgo. Tutti questi influssi confluivano infine nell’idea
romantica di nazione, che si era configurata all’inizio dell’Ottocento nella cultura tedesca fino a sfociare nel processo politico di unità nazionale guidato dallo
Stato prussiano con la regia del cancelliere Bismarck, un uomo politico profondamente ammirato da Brahms.
I Drei Gesänge op. 42 per coro misto, scritti tra il 1859 e il 1861 ma pubblicati
solo nel 1868 dall’editore Cranz di Amburgo, risalgono al periodo di Detmold e
s’iscrivono dunque nella fase giovanile di Brahms, anche se il carattere della
scrittura e la qualità dei testi musicati rivelano tre canti già di altissimo profilo
artistico. Il primo, Abendständchen (Serenata), su poesia di Clemens von
Brentano, presenta già tutti i tratti stilistici salienti della musica corale di
Brahms, che elabora le delicate immagini presenti nel testo con una scrittura
dotta e semplice al tempo stesso, nella quale si rispecchia l’ideale di una musica
destinata non alla sala da concerto, ma a una fruizione domestica e borghese.
Nel secondo canto, la splendida Vineta, la musica restituisce in maniera strug-
gente le immagini del testo. La poesia di Wilhelm Müller, autore non a caso dei
testi dei grandi cicli schubertiani La bella mugnaia e Viaggio d’inverno, parla
di un’antica città medievale, Vineta, situata sull’isola di Wolin, sull’estuario del
fiume Oder, inghiottita dal mare, nelle cui acque si distinguono, tra i riflessi
dell’acqua, torri e antichi palazzi. La musica racconta questo mito come una
sorta di fiaba in miniatura, con un ritmo cullante di barcarola che ricorda lo stile
dei cantastorie popolari. Sono gli ultimi echi di un romanticismo volto già al
tramonto, che si rispecchia anche nelle vicine Ballate per pianoforte, scritte
pochi anni prima.
I Sieben Lieder per coro misto op. 62 del 1874 rappresentano il culmine del
lungo rapporto con la Singerakademie di Vienna. Brahms, di solito incline
all’autocritica più feroce, ha dimostrato invece in varie occasioni di avere molto
a cuore questa raccolta. Quattro Lieder sono su testi del poeta Paul Heyse, che
Brahms aveva conosciuto nell’estate del 1873, mentre i rimanenti hanno origine
in quella sorta di Bibbia del romanticismo tedesco che è Des Knaben
Wunderhorn. Le poesie di Heyse, tratte dalla sua prima raccolta Der
Jungbrunnen, erano improntate al medesimo stile popolare del Corno magico,
come del resto dichiarava lo stesso autore. Brahms desiderava dunque configurare un piccolo ciclo di canti d’intonazione popolare, sulla falsariga dell’operazione fatta con le Danze ungheresi. La differenza è che in questo caso Brahms
ritornava alle fonti della sua esperienza musicale. Il canto popolare, assorbito
fin da ragazzo nella sua giovinezza a Amburgo, era talmente radicato nella sua
fibra musicale da rendergli sempre impossibile un’eccessiva lontananza dalla
tonalità, a differenza di Liszt e Wagner e del loro esteso cromatismo. Dein
Herzlein mild rappresenta in maniera perfetta questo stile para-folkloristico,
con la sua semplice struttura basata su una cellula melodica ripetitiva e sulla
regolarità periodica delle strofe. Per sottolineare il carattere umile di questi
Lieder, Brahms ha cambiato anche il titolo di All’ meine Herzgedanken, che
nella poesia originale suonava Sehnsucht. Allo stesso tempo, in questo incantevole Lied corale affiorano i richiami all’antica polifonia del tardo Rinascimento,
con il dialogo tra le voci che ricorda la tecnica dei cori spezzati della musica
veneziana del Cinquecento.
Goffredo Petrassi
(Zagarolo 1904 - Roma 2003)
Nonsense
(1952) (ca. 10’)
I. Allegretto mosso II. Presto III. Lento sonnolento IV. Andantino comodo,
con malizia V. Allegro feroce
Quando scrive Nonsense, nel 1952, Petrassi viene da due lavori impegnativi
come Noche oscura e il Secondo Concerto per orchestra. Come per concedersi
una pausa e un respiro di sollievo dopo un’immersione così lunga nelle angoscio-
se e barocche atmosfere di Noche oscura, il vecchio allievo della Schola cantorum torna alla musica vocale con un piccolo ciclo corale tratto da The Book of
Nonsense di Edward Lear, nella brillante traduzione italiana di Carlo Izzo.
Petrassi era un uomo molto ironico e forse dietro la scelta dei giochi di parole
di Lear voleva nascondere il suo turbamento di fronte all’aggressivo avanzare
della cosiddetta dodecafonia. «Provai la sensazione di essermi smarrito, di trovarmi totalmente ai margini; non sapevo più che cosa fare, che cosa pensare»,
confessava Petrassi parlando del dilagare della tecnica seriale nella musica
europea dei primi anni Cinquanta. I limericks rispecchiavano forse questo
senso di smarrimento artistico, camuffandolo dietro l’umor nero che spesso fa
capolino nella sua produzione.
Dal punto di vista musicale, i cinque Nonsense del ciclo rappresentano il tentativo di imitare nella scrittura vocale le immagini assurde evocate dal testo, anche
se Petrassi non perde mai di vista anche l’organizzazione formale, come viene alla
luce in maniera particolarmente evidente nel secondo C’era un vecchio musicale,
che si apre con un accordo spezzato tra le varie voci e finisce con il medesimo
accordo arpeggiato soltanto dai bassi. Il Nonsense più ardito e sperimentale tuttavia è l’ultimo, C’era una vecchia di Polla, indicato come “Allegro feroce”. Qui la
chiara comprensione del testo tende via via a svanire, finché la scrittura corale si
trasforma in una astratta serpentina di suono sulla vocale “u”.
Oreste Bossini
Orlando di Lasso
Musica Dei donum
Musica Dei donum
optimi trahit homines, trahit deos;
Musica truces mollit animos
tristesque mentes erigit.
Musica vel ipsas arbores
et horridas movet feras.
La Musica dono di Dio,
attrae gli uomini, attrae gli dei;
La Musica addolcisce gli animi truci
e solleva le menti tristi.
La Musica commuove gli alberi stessi
e le orride fiere.
da Il Trionfo di Dori (Venezia, 1592)
Alessandro Striggio
Philippe de Monte
Eran ninfe e pastori
Lungo le chiare linfe
Eran ninfe e pastori,
uniti con le Gratie e con gl’Amori.
E di suoni e di canti
facean tal armonia,
che si fermava il sol, l’herbe fioria.
Poi di rose e d’acanti
tessevano ghirlande e d’amaranti
e ne i versi dicean cogliend’i fiori
“Viva la bella Dori!”.
Lungo le chiare linfe,
del famoso Sebeto,
che dolce mormorando,
fende i gigli e le rose,
tra mille amanti vaghi e mille ninfe,
delle sue glorie lieto,
sotto mentite vesti Amor si pose.
Ma con una danzando,
quasi da novo sole,
restò da suoi begl’occhi arso e ferito.
All’hora il choro unito,
gridò “Gl’è preso il domator de cori!
Viva la bella Dori!”.
(Mutio Manfredi)
(Sebastino Pizzacomino)
Giovanni Gabrieli
Gasparo Zerto
Se cantano gl’augelli
L’inargentato lido
Se cantano gl’augelli
di sopra gl’arboscelli,
se scherzan gl’animali
ne i campi punti d’amorosi strali,
se guizzando festeggiano nell’onde
i pesci fra la grott’ime e profonde,
perché non faccio anch’io,
palese l’amor mio?
Cantiam dunque pastori
“Viva la bella Dori!”.
L’inargentato lido,
che la fronte a Nettun pomposo cinge
e d’Adria’l sen dipinge
col più amoroso grido,
Dori, t’adora e inchina,
di lui sola regina.
O rari eccelsi honori!
Cantan le Gratie e i tenerini Amori
“Viva la bella Dori!”.
(Oratio Guargante)
Giovanni Pierluigi da
Palestrina
Quando dal terzo cielo
(Cortese Cortesi)
Quando dal terzo cielo
spirò benigna stella,
Dori, di cui più bella
ninfa non cinse mai terrestre velo,
a le Grati’e a gl’Amori,
lieto disse Cupido: “Oh, per costei
quant’alm’e quanti cori,
quanti havrem nell’Arcadia
ampi trofei!
Hor ecco, in quest’aurate illustre sponde,
quanti nobil pastori,
l’aria fan risonar, la terra e l’onde!
“Viva la bella Dori!”.
(Cesare Accelli)
Johannes Brahms
All’ meine Herzgedanken
op. 62 n. 5
Tutti i miei pensieri d’amore
All’ meine Herzgedanken sind
immerdar bei dir;
das ist das stille Kranken, das innen zehrt an mir.
Da du mich einst umfangen hast,
ist mir gewichen Ruh’ und Rast.
Tutti i miei pensieri d’amore sono sempre destinati a te
Questo è il mio tacito tormento, che mi consuma
Dacché ti sei impossessata di me
Ho perso la pace e la quiete.
Der Maßlieb und der Rosen begehr’ ich fürder nicht,
wie kann ich Lust erlosen, wenn Liebe mir gebricht!
Seit du von mir geschieden bist,
hab’ ich gelacht zu keiner Frist.
L’amore misurato e le rose, non li
desidero per te;
Come posso bramare il desiderio se
l’amore fugge
Da quando tu ti sei allontanata da me
L’incedere del tempo mi fa sorridere.
Gott wolle die vereinen, die
für einander sind!
Von Grämen und von Weinen wird
sonst das Auge blind.
Treuliebe steht in Himmelshut,
Dio voleva unire coloro che sono fatti
l’uno per l’altro,
Questo tormento e il pianto hanno
accecato i miei occhi
nella sommità del cielo è scritto
l’amore vero
tutto migliorerà e andrà bene.
(Paul Heyse)
es wird noch alles, alles gut.
Dein Herzlein mild op. 62 n. 4 Il tuo cuoricino mite
(Paul Heyse)
Dein Herzlein mild, du liebes Bild,
das ist noch nicht erglommen,
und drinnen ruht verträumte Glut,
wird bald zu Tage kommen.
Il tuo cuoricino mite, amata immagine,
che non ho ancora conquistato,
e nella quale riposa l’ardore sopito,
si risveglierà.
Es hat die Nacht ein’n Tau gebracht
den Knospen all’ im Walde,
und Morgens drauf da blüht’s zuhauf
und duftet durch die Halde.
La notte ha lasciato la rugiada
Su tutti i boccioli del bosco,
e al mattino tutto fiorisce
e la campagna profuma.
Die Liebe sacht hat über Nacht
dir Tau in’s Herz gegossen,
und Morgens dann, man sieht dir’s an,
das Knösplein ist erschlossen.
L’amore dolcemente, durante la notte
ha versato rugiada nel tuo cuore,
e al mattino, si vede
aprirsi il bocciolo.
Vineta op. 42 n. 2
(Wilhelm Müller)
Vineta
Dal profondo, profondo del mare
Grunde
klingen Abendglocken, dumpf und
risuonano le campane sonore e con matt,
suono spento.
uns zu geben wunderbare Kunde
E raccontano meravigliosamente
von der schönen, alten Wunderstadt. della bella città antica delle meraviglie.
Aus des Meeres tiefem, tiefem
In der Fluten Schoß hinabgesunken,
blieben unten ihre Trümmer steh’n.
Ihre Zinnen lassen goldne Funken
Giù nel grembo delle acque,
se ne sono conservate le rovine.
I suoi merli lasciano risplendere raggi
dorati
widerscheinend auf dem Spiegel
che si riflettono sullo specchio
seh’n. dell’acqua.
Und der Schiffer, der den
Zauberschimmer
einmal sah im hellen Abendrot,
nach derselben Stelle schifft er immer,
ob auch rings umher die Klippe droht.
E il barcaiolo che vide una volta il
riflesso magico
nella luce chiara del crepuscolo,
tornava sempre lì con la sua barca,
seppur d’intorno c’erano scogli
minacciosi.
Aus des Herzens tiefem, tiefem
Grunde
klingt es mir wie Glocken dumpf und
matt.
Ach, sie geben wunderbare Kunde
von der Liebe, die geliebt es hat.
Dal profondo, profondo del mio cuore,
risuonano per me campane sonore con
suono spento.
E mi danno meravigliose notizie
dell’amore vissuto.
Eine schöne Welt ist da versunken,
Un mondo meraviglioso è sprofondato
qui,
le sue rovine rimangono laggiù,
ihre Trümmer blieben unten steh’n,
lassen sich als goldne Himmelsfunken e si intravedono come raggi dorati del
cielo
nello specchio dei miei sogni.
oft im Spiegel meiner Träume seh’n.
Vorrei tuffarmi nette acque profonde,
Und dann möcht’ ich tauchen in die
Tiefen,
mich versenken in den Wunderschein, immergermi in questo luogo di
meraviglie,
und mir ist, als ob mich Engel riefen e mi sembra di essere chiamato dagli angeli
in questa città di meraviglie.
in die alte Wunderstadt herein.
Abendständchen op. 42 n. 1
Serenata
Hör’, es klagt die Flöte wieder,
Ascolta! suona il flauto con voce
lamentosa,
le sorgenti fresche mormorano,
nell’aria dorata si sentono suoni,
taci, lasciaci ascoltare!
La preghiera propizia, il mite desiderio
con quanta dolcezza parla al mio
cuore!
Nella notte che mi imprigiona
risplende la luce carica di suoni.
(Clemens von Brentano)
und die kühlen Brunnen rauschen,
golden weh’n die Töne nieder,
stille, laß uns lauschen!
Holdes Bitten, mild Verlangen,
wie es süß zum Herzen spricht!
Durch die Nacht, die mich umfangen,
blickt zu mir der Töne Licht.
Goffredo Petrassi
Nonsense
(Edward Lear, traduzione di Carlo Izzo)
C’era una signorina il cui naso
Prospera e cresce come mai fu il caso;
Quando ne perse di vista la punta
Esclamò tutta compunta
“Dio t’accompagni, o punta del mio naso!”
C’era un vecchio musicale,
Un serpe gli entrò dentro lo stivale,
Ma lui zufolò notte e dì
Finché il serpe via fuggì,
Ed evitò quel vecchio musicale.
C’era un vecchio di Rovigo,
Cui doleva d’esser vivo,
Quindi, presasi una sedia
Vi morir sopra d’inedia,
Quel doloroso vecchio di Rovigo.
C’era una signorina di Pozzillo,
Il cui mento era a punta di spillo;
Lo fece limare per ore
Comperò un’arpa d’autore,
Ed arpeggiò col mento per Pozzillo.
C’era una vecchia di Polla
Malamente pigiata tra la folla,
Alcuni ne uccise a pedate,
Altri schiacciò a bastonate,
Quell’impulsiva vecchia di Polla.
Cartoline dal mondo
Feller from Fortune
(Canada, arr. di Bob Chilcott)
Oh, there’s lots of fish in Bonavist’ harbour,
Lots of fish right in around here’
Boys and girls are fishin’ together’
Forty-five from Carbonear.
Oh, catch-a-hold this one, catch-a-hold that one
Swing around this one, swing around she;
Dance around this one, dance around that one
Diddle-dum this one, diddle-dum dee.
Oh, Sally is the pride of Cat Harbour,
Ain’t been swung since last year,
Drinkin’ rum and wine and cassis
What the boys brought home from St Pierre.
Oh, Sally goes to church every Sunday
Not for to sing nor for to hear,
But to see the feller from Fortune
What was down here fishin’ the year .
Oh, Sally’s got a bouncin’ new baby,
Father said that he didn’t care,
‘Cause she got that from the feller from Fortune
What was down here fishin’ the year.
Oh, Uncle George got up in the mornin’,
He got up in an ‘ell of a tear
And he ripped the arse right out of his britches
Now he’s got ne’er pair to wear.
Oh, there’s lots of fish in Bonavist’ Harbour,
Lots of fishermen in around here;
Swing your partner, Jimmy Joe Jacobs,
I’II be home in the spring of the year.
Suo-Gân
(Irlanda, arr. di Robert Rice, traduzione
inglese ©Dr. Rhian Davies)
Huna blentyn ar fy mynwes,
Clyd a chynnes ydyw hon;
Breichiau mam sy’n dynn amdanat,
Cariad mam sy dan fy mron;
Ni chaiff dim amharu‘th gyntun,
Ni wna undyn â thi gam;
Huna’n dawel, annwyl blentyn,
Huna’n fwyn ar fron dy fam.
Sleep, my baby, on my bosom,
Warm and cosy take your rest,
Feel my arms so tight around you,
Know the love that fills my breast.
Nothing can disturb your sleeping,
No one cause you any harm,
Sleep in safety, lovely baby,
Sleep your sleep of peace and calm.
Huna’n dawel, heno, huna,
Huna’n fwyn, y tlws ei lun;
Pam yr wyt yn awr yn gwenu,
Gwenu’n dirion yn dy hun?
Ai angylion fry sy’n gwenu
Arnat ti yn gwenu’n llon,
Tithau’n gwenu’n ôl dan huno,
Huno’n dawel ar fy mron?
Sleep in safety, sleep till morning,
May your sleep be sound and deep;
Why, I seem to see you smiling,
Smiling sweetly in your sleep.
Do the angels up in heaven
Smile to see that secret smile?
Yes, they surely see you smiling,
Sleeping safely all the while.
Paid ag ofni, dim ond deilen
Gura, gura ar y ddôr;
Paid ag ofni, ton fach unig
Sua, sua ar lan y môr;
Huna blentyn, nid oes yma
Ddim i roddi iti fraw;
Gwena‘n dawel yn fy mynwes
Ar yr engyl gwynion draw.w
Don’t be frightened, just a leaf is
Tapping, tapping at the door.
Don’t be frightened, just a wave is
Lapping, lapping along the shore.
Sleep, my baby, there is nothing
Here can cause you any fright;
Smile serenely from my bosom,
At the angels robed in white.
O, my love is like a red, red rose
(Scozia, arr. di Simon Carrington)
O, my love is like a red, red rose,
That is newly sprung in June.
O, my love is like a melody,
That is sweetly played in tune.
As fair thou art my bonnie lass,
So deep in love am I,
And I will love you still, my Dear,
‘Til all the seas gang dry.
Till all the seas gang dry, my dear,
Till all the seas gang dry
And I will love thee still, my dear,
Till all the seas gang dry.
‘Til all the seas gang dry my dear
And the rocks melt with the sun
And I will love thee still, my dear
While the sands of life shall run.
But fare thee well, my only love
Oh, fare thee well a while
And I will come again, my love
Tho’ ‘t were ten thousand mile.
Tho’ ‘t were ten thousand mile, my love
Tho’ ‘t were ten thousand mile
And I will come again, my love
Tho’ ‘t were ten thousand mile.
da Great American Songbook
(arr. di Alexander L’Estrange)
The best is yet to come
(Cy Coleman e Carolyn Leigh)
Out of the tree of life I just picked me a plum
You came along and everything’s started to hum
Still, it’s a real good bet, the best is yet to come.
Best is yet to come and babe, won’t that be fine?
You think you’ve seen the sun, but you ain’t seen it shine.
Wait till the warm-up’s underway
Wait till our lips have met
Wait till you see that sunshine day
You ain’t seen nothin’ yet.
The best is yet to come and babe, won’t it be fine?
Best is yet to come, come the day you’re mine.
Come the day you’re mine
I’m gonna teach you to fly
We’ve only tasted the wine
We’re gonna drain the cup dry.
Wait till your charms are right for these arms to surround
You think you’ve flown before, but babe you ain’t left the ground.
Wait till you’re locked in my embrace
Wait till I draw you near
Wait till you see that sunshine place
Ain’t nothin’ like it here, no!
The best is yet to come and babe, won’t it be fine?
The best is yet to come, come the day you’re mine.
Cry me a river
(Arthur Hamilton)
Now you say you’re lonely;
You cried the whole night thorough
Well, you can cry me a river,
I cried a river over you.
Now you say you’re sorry
For bein’ so untrue
Well, you can cry me a river,
I cried a river over you.
You drove me, nearly drove me out of my head
But you never shed a tear
I remember all that you said
Told me love was too plebeian
Told me you were through with me an’.
Now you say you love me
Now prove you do
Come on and cry me a river, cry me a river
I cried a river over you.
Beyond the sea
(Charles Trenet e Jack Lawrence)
Somewhere beyond the sea,
Somewhere, waiting for me,
My lover stands on golden sands
And watches the ships that go sailing;
Somewhere beyond the sea,
She’s there watching for me.
If I could fly like birds on high,
Then straight to her arms I’d go sailing.
It’s far beyond a star,
It’s near beyond the moon,
I know beyond a doubt
My heart will lead me there soon.
We’ll meet beyond the shore,
We’ll kiss just as before.
Happy we’ll be beyond the sea,
And never again I’ll go sailing!
When I fall in love
(Victor Young e Edward Heyman)
When I fall in love it will be forever
But I’ll never fall in love
In a restless world like this is
Love is ended before it’s begun
And too many moonlight kisses
Seem to cool in the warmth of the sun
When I give my heart it will be completely
But I’ll never fall in love
Till the moment that I feel that you feel the same way too
Is when I fall in love with you.
The lady is a tramp
(Richard Rodgers e Lorenz Hart)
She’s wined and dined on Mulligan stew
And never wished for turkey
As she hitched and hiked and grifted, too,
From Maine to Albuquerque.
Alas, she missed the Beaux Arts Ball,
But what is twice as sad,
She was never at a party
Where they honored Noel Ca’ ad.
But social circles spin too fast, you see.
Her Hobohemia is the place to be.
She gets too hungry for dinner at eight
She likes the theatre, but never comes late,
She never bothers with people she hates,
That’s why the lady is a tramp!
She don’t like crapgames with Barons and Earls,
Won‘t go to Harlem in ermine ‘n’ pearls,
She won‘t dish the dirt with the rest of those girls,
That’s why the lady is a tramp!
She likes the free fresh wind in her hair;
Life without care,
She’s broke; that’s oke!
Hates California it’s cold and it’s damp,
That‘s why the lady is a tramp.
She goes to Margate - the beach is divine.
She loves the cricket-aren’t England just fine?
She follows Stephen Fry and retweets ev’ry line,
That‘s why the lady is a tramp!
I like to hang my hat where I please,
I sail with the breeze,
No! Heyho!
She loves Michael Bublé,
She thinks he’s a champ,
That‘s why the lady is a tramp!
The King’s Singers
Fondato nel 1968 da sei studenti del King’s College di Cambridge, l’ensemble
dei King’s Singers è diventato in poco tempo uno dei più popolari gruppi “a
cappella” prima in Gran Bretagna e poi nel mondo. Con un repertorio sterminato che copre sei secoli di musica dal medioevo alla musica contemporanea,
folk e pop si è esibito nelle maggiori sale da concerto e cattedrali di tutto il
mondo. Il loro stile associa perfezione tecnica, sicurezza di gusto, humour e
curiosità verso l’attualità musicale.
Collabora regolarmente con orchestre di primo piano quali London Symphony
Orchestra, BBC Concert Orchestra, Chicago Symphony Orchestra e artisti
quali Placido Domingo, Kiri Te Kanawa, Emanuel Ax, Barbara Hendricks,
Evelyn Glennie (con la quale ha inciso Street Songs), George Shearing, Bill
Dobbins, Art Farmer, Bruce Johnston dei Beach Boys e Paul McCartney.
Sono oltre duecento i nuovi lavori commissionati o dedicati all’ensemble da compositori quali Richard Rodney Bennett, Luciano Berio, Peter Maxwell Davies,
György Ligeti, Steve Martland, GianCarlo Menotti, Krzysztof Penderecki, Ned
Rorem, John Rutter, Gunther Schuller, Toru Takemitsu, John Tavener, Ivan
Moody, Gabriela Lena Frank, John McCabe, Bob Chilcott e Eric Whitacre.
All’attività concertistica con 120 concerti all’anno, i King’s Singers condividono la loro arte anche in numerosi incontri e master class.
Hanno al loro attivo oltre 150 registrazioni che hanno meritato riconoscimenti internazionali e sono ospiti regolari di importanti trasmissioni televisive.
Di recente pubblicazione un’eccezionale registrazione inedita dei Vespri di
Pachelbel diretta da Kah-Ming Ng con l’Ensemble Charivari, Agréable e
Swimming over London. Negli Stati Uniti hanno inciso con il Concordia
College Choir del Minnesota un album con brani commissionati per il quarantesimo anniversario del gruppo: The Stolen Child di Eric Whitacre, High
Flight e A Thanksgiving di Bob Chilcott. Nel 2010 è uscito un CD con l’Oratorio
di Natale di Bach, riarrangiato in versione jazz da Bill Dobbims, e Joy to the
World, registrazione live del concerto alla Cadogan Hall di Londra. È stato
inoltre pubblicato un DVD del loro repertorio di Natale registrato a Londra.
Nel 2013 i King’s Singers sono stati selezionati per la “Grammophone Hall of
Fame”. Lanciato nell’autunno 2013 alla Royal Albert Hall di Londra, il loro
ultimo CD live “Great American Songbook” comprende 17 brani arrangiati
appositamente per il gruppo da Alexander L’Estrange.
L’ensemble è stato ospite della nostra Società nel 1976, 1978, 1992, 1994, 1996,
2003 e 2013.
Prossimo concerto:
Martedì 21 aprile 2015, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Ensemble Zefiro
Forse nessun altro genere musicale è in grado di riassumere ed esaltare le caratteristiche migliori della musica del Settecento in maniera altrettanto sintetica ed efficace della serenata. Le serenate rappresentano la forma più semplice ed elegante
di musica sociale, sottoposta a codici e a convenzioni ben precisi, ma libera di svilupparsi in maniera fantasiosa. Mozart era un campione senza rivali in questo genere di lavori, che prosperavano soprattutto grazie agli strumenti a fiato. L’arte di
Mozart nella scrittura per la cosiddetta Harmonie, ovvero l’ensemble di fiati impegnato in particolare nelle serenate, era stata messa in luce più volte nei lavori di
Salisburgo, ma tocca il vertice più impressionante nella cosiddetta Gran Partita
K 361, che lascia indietro in un sol colpo ogni altro esempio di musica all’aria
aperta di una tradizione così ampia e sviluppata.
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