- dipartimento di economia e politica agraria

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CENTRO PER LA FORMAZIONE IN ECONOMIA
E POLITICA DELLO SVILUPPO RURALE
DIPARTIMENTO DI
ECONOMIA E POLITICA AGRARIA
Università degli Studi di Napoli Federico II
Collana Working Paper
Differenze regionali nell’UE e ridefinizione
dell’intervento comunitario
Adele Coppola∗
Working paper no. 7/2003
15 marzo 2004
Sommario
Il processo di allargamento dell’Unione Europea ha dato grande
impulso ad un ripensamento della politica agricola comune che ha
caretterizzato la revisone di medio termine ed ha aperto un grande
dibattito sul futuro dell’intervento strutturale. L’articolo analizza i
principali elementi di diversità nello sviluppo delle regioni dell’UE allargata, allo scopo di determinare le priorità che l’UE dovrebbe affrontare per ottenere la coesione economica e sociale sancita dal trattato.
L’analisi viene condotta in due fasi. Prima, per mezzo di una analisi
in componenti principali, basata su dati a livello NUTS-2 per l’Europa
a 25, vengono identificati i principali fattori di differenziazione tra le
regioni; successivamente, viene applicata un’analisi cluster per caratterizzare i gruppi di regioni che hanno problemi simili e simili esigenze
di intervento. In molte regioni i problemi dello sviluppo possono essere
legati al settore agricolo. Di conseguenza, affrontare i problemi dello
sviluppo attraverso un approccio integrato potrebbe autare a definire
forme di intervento agricolo maggiormente in accordo con le politiche
di coesione.
Abstract
The EU enlargement process gave a great impulse to the rethinking of
the agricultural policy that characterized the Mid Term Review and
has opened a deep debate about the future of the European structural intervention. The paper analyses the main elements of the diverse
∗
Dipartimento di Economia e Politica Agraria Università degli Studi di Napoli Federico
II
1
development within the enlarged EU regions, in order to determine
the priorities that the EU should tackle to attain the economic and
social cohesion by the treaty. This is done through a two step analysis.
First, by means of a principal component analysis, based on data at
NUTS 2 level for the EU-25, the main factors of differentiation among
regions have been identified; then a cluster analysis has been used
to characterize groups of regions having similar problems and policy
needs. In many regions development issues are found to be related
to the agricultural sector. As a consequence, dealing with development problems with an integrated approach could help to tune an
agricultural intervention more in accord with the EU cohesion policies.
J.E.L. Q10; Q18
1
Premessa
Il processo di allargamento dell’UE ha dato un contributo significativo al
cambiamento di impostazione della PAC che ha caratterizzato la revisione
di medio termine, e ha stimolato un dibattito più generale in merito alla
ristrutturazione dell’intervento comunitario.
L’ingresso di paesi con situazioni socio-economiche molto diverse da quelle degli attuali Stati Membri ha posto il problema della sostenibilità, sia
in termini finanziari che politici, dei costi legati all’estensione dell’intervento comunitario in campo strutturale ed agricolo, attivando un processo di
ripensamento sugli obiettivi e sulle modalità di attuazione delle politiche
dell’Unione. Il dibattito ha riguardato, in particolare, i temi della rinazionalizzazione delle politiche e della concentrazione dell’intervento comunitario
su alcuni obiettivi ed aree, mettendo in discussione anche l’attuale ruolo
dell’Unione nell’implementazione delle politiche settoriali e regionali.
Il lavoro che segue intende analizzare i principali elementi di differenziazione nello sviluppo attuale delle regioni dell’Europa allargata, al fine di
determinare quali siano gli ambiti prioritari per un intervento comunitario
che abbia come obiettivo il raggiungimento della coesione economica e sociale
previsto dal trattato. A tale scopo, su una serie di indicatori socio-economici,
rilevati a livello di NUTS 21 per le regioni dell’Europa a 25, sono state effettuate un’analisi a componenti principali e un’analisi dei gruppi, che hanno
1
1 La classificazione NUTS (Unità territoriali per la statistica) è una classificazione
gerarchica che suddivide ciascun Stato membro in 3 livelli: NUTS 1, NUTS 2 e NUTS
3. La definizione delle unità territoriali poggia sostanzialmente sulle unità amministrative
esistenti negli Stati membri e tiene conto di alcune soglie demografiche.
2
consentito di caratterizzare i fattori rilevanti di differenziazione tra regioni e
di individuare gruppi di regioni con caratteristiche e problematiche simili.
Le problematiche di sviluppo sono legate in molti casi alle problematiche
dell’agricoltura. La PAC, soprattutto nella sua componente “mercato” , ha
seguito un percorso per certi versi autonomo rispetto agli obiettivi di sviluppo. Una caratterizzazione regionale delle problematiche di sviluppo legate al
settore agricolo può rappresentare un utile riferimento per la definizione di
interventi settoriali che siano coerenti con le politiche di coesione.
2
Riforma della PAC e riforma dell’intervento strutturale
Nel giugno 2003 i ministri europei dell’agricoltura hanno approvato una riforma della PAC che può essere considerata un momento di svolta nell’intervento
comunitario in campo agricolo.
Gli elementi fondamentali di questa revisione (pagamento unico per azienda, condizionalità e modulazione) da un lato si collocano nel processo di
disaccoppiamento del sostegno alla produzione avviato con la riforma Mac
Sharry del 1992, dall’altro lato, pongono le basi per dare maggiore giustificazione sociale ad una politica che pesa per il 50% circa sul budget comunitario
e interessa appena il 4,2% (Eurostat, dato al 2001) degli occupati all’interno
del sistema economico dell’Unione Europea attuale. In questa direzione va
anche il previsto rafforzamento del “secondo pilastro” della PAC, rafforzamento che riguarderà sia gli aspetti finanziari, grazie ai fondi resi disponibili
dalla riduzione del sostegno di mercato alle aziende di maggiori dimensioni,
sia lo stesso campo di intervento, con la possibilità di finanziare, nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale, misure per promuovere la qualità e
l’ambiente.
Le modifiche nelle modalità di intervento in campo agricolo sono previste all’interno di un meccanismo di disciplina finanziaria che mira a non
far superare il bilancio agricolo programmato per il 2013. Nel quadro dell’allargamento a 10 nuovi paesi, alcuni dei quali caratterizzati da una forte
incidenza del settore primario all’interno del sistema economico, questo tetto
finanziario significherà, necessariamente, un ridimensionamento del sostegno
a disposizione delle agricolture degli attuali Stati Membri, con un impatto
sicuramente maggiore di quello atteso dalla sola riforma.
La revisione della PAC va inquadrata all’interno di un dibattito più generale che sta riguardando il ruolo che devono avere le politiche strutturali e
di coesione nell’Unione.
3
Un punto importante in questo dibattito è rappresentato da un rapporto
pubblicato nel luglio 2003 che è stato redatto, per iniziativa del Presidente
della Commissione Europea, da un gruppo di esperti indipendenti presieduto
da André Sapir2 . Il rapporto, dopo aver valutato gli effetti delle politiche
finora implementate e le implicazioni derivanti dall’allargamento in termini di
crescita, stabilità e coesione, analizza le prospettive delle politiche di coesione
e crescita nell’Europa allargata e giunge a definire la necessità di ridisegnare
l’intervento comunitario nel suo complesso.
Secondo gli autori del rapporto una nuova strategia di intervento deve
rispondere, tra gli altri, ai seguenti criteri:
1. la crescita deve rappresentare l’obiettivo prioritario dell’intervento comunitario. A questo obiettivo devono mirare le stesse politiche di
coesione. Poiché le risorse del bilancio comunitario sono limitate, è
necessario che la spesa sia focalizzata sulle attività che hanno un impatto maggiore sulla crescita, quali innovazione e ricerca, da un lato, e
formazione, dall’altro.
2. la politica comunitaria per la convergenza deve essere condotta a livello di stati nazionali, in modo da non disperdere le energie in una
pluralità di interventi con caratteristiche diverse per le differenti regioni. Una politica comunitaria per la convergenza portata avanti a livello
di Stati garantirebbe la coerenza degli interventi rispetto alle politiche
macroeconomiche nazionali ed un uguale trattamento tra paesi con lo
stesso livello di sviluppo. Le azioni per la convergenza condotte a livello comunitario dovrebbero essere focalizzate su investimenti volti ad
incrementare il capitale fisico e umano. Le divergenze all’interno di un
paese dovrebbero, invece, essere oggetto di intervento nazionale.
3. la ripartizione della spesa comunitaria tra settori di intervento deve
essere totalmente rivista in funzione degli obiettivi prioritari dell’UE
prevedendo solo 3 strumenti finanziari, ciascuno riferito ad un obiettivo da raggiungere: crescita economica, convergenza e riconversione
professionale, quest’ultima indipendente dalla regione e dal settore dei
lavoratori interessati.
Nel rapporto viene sottolineata più volte la necessità di definire una nuova
allocazione delle risorse comunitarie e una riduzione dei fondi attualmente
destinati all’agricoltura.
2
Il gruppo presieduto da A. Sapir è formato da P. Aghion, G. Bertola, M. Hellwig, J.
Pisani-Ferry, D. Rosati, J. Vials e H. Fallace.
4
Questa posizione sulla PAC, d’altra parte, trova supporto anche in precedenti studi3 in cui è stato messo in evidenza l’impatto squilibrato che ha
avuto la politica agricola dei mercati in relazione alle diverse aree e alle diverse tipologie aziendali. Questi studi hanno mostrato come la PAC tradizionale sia stata, nel suo complesso, non coerente con l’obiettivo della coesione
economica:
1. una stima del sostegno per Unità di Lavoro Agricolo4 nelle diverse
regioni dell’UE, riferita al 1995/96, mostra come la distribuzione regionale del sostegno dei prezzi per Unità di Lavoro Agricolo sia stata
fortemente squilibrata. Le regioni che presentano i valori più bassi di
sostegno per ULA sono tutte le regioni della Grecia, del Portogallo e
del Sud d’Italia, buona parte del Centro Italia, alcune regioni della Spagna meridionale. Al contrario le regioni forti dell’Europa continentale
presentano i valori più elevati di sostegno per unità lavorativa. I valori
del sostegno per ULA dipendono evidentemente dal peso dell’occupazione agricola nel sistema economico, indicatore questo negativamente
correlato al livello di sviluppo, ma dipendono anche e soprattutto dalla struttura regionale della produzione e dal peso delle produzioni più
protette (seminativi, comparto bovino e lattiero-caseario).
2. All’interno di ciascun Stato Membro e di ciascuna regione, la PAC, da
un lato, ha favorito le aziende di più grandi dimensioni, dall’altro lato
ha favorito le aree più intensive e a maggiore produttività. Il processo
di riforma della PAC ha cercato in qualche modo di riequilibrare il
sostegno tra aziende e tra aree (limiti nel numero di capi per azienda
per i quali può essere concesso il premio, premi più elevati in relazione
a carichi di bestiame inferiore o a zone svantaggiate, etc), ma sono
ancora le aziende più grandi ed intensive ad intercettare gran parte del
sostegno.
La non coerenza della componente “mercato” della PAC rispetto agli
obiettivi di coesione economica e sociale è stata l’effetto dell’utilizzazione di
un unico tipo di strumento (il sostegno dei prezzi e dei mercati) per il raggiungimento di più obiettivi che sono stati attribuiti alla PAC e che, nel corso degli anni, sono andati anche modificandosi (aumento della produttività,
redditi equi per gli agricoltori, sicurezza degli approvvigionamenti alimentari,
sostenibilità ambientale, mantenimento della popolazione sul territorio, etc.).
3
Si vedano, tra gli altri, gli studi fatti in preparazione del secondo rapporto sulla
coesione economica e sociale, in particolare CE DG Regio (2001).
4
Si veda Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo di Coesione (2001).
5
In quest’ottica, il ridimensionamento dell’intervento di mercato, definitivamente sancito con la revisione di medio termine, rappresenterebbe il punto
di partenza per la costruzione di una politica meno distorsiva e maggiormente collegata a funzioni ed obiettivi in linea con le nuove istanze della società
(mantenimento del territorio, produzione di servizi ambientali, etc.). Gli aiuti diretti, cosı̀ come concepiti ed applicati allo stato attuale, non modificano
nella sostanza la distribuzione del sostegno tra territori e tipologie aziendali,
ma costituiscono in prospettiva uno strumento più flessibile, in relazione alla
possibilità di modulare l’intervento in rapporto all’area e alle caratteristiche
tipologiche delle aziende.
Resta necessario, in ogni caso, ridefinire il ruolo che l’intervento agricolo
deve assumere a livello comunitario perché ci sia un raccordo con le politiche
strutturali e di coesione, in una situazione in cui le risorse vanno riducendosi
e le esigenze di intervento aumentano a causa dell’ingresso di paesi a minor
livello di sviluppo.
3
3.1
Le differenze regionali di sviluppo all’interno dell’UE allargata
I fattori di differenziazione tra le regioni europee
Per chiarire il ruolo che le politiche di coesione dovranno avere in un’Europa allargata è necessario in primo luogo chiedersi quali sono gli elementi
principali che caratterizzano le differenze regionali di sviluppo e quali sono, di conseguenza, le priorità su cui impostare l’intervento comunitario. Le
teorie che hanno analizzato i divari interregionali hanno, di volta in volta,
sottolineato l’importanza di diversi elementi come determinanti delle differenze territoriali di sviluppo. Tra questi si possono ricordare la dotazione
dei fattori, la specializzazione produttiva, le economie di agglomerazione, la
capacità innovativa del territorio e il potenziale di conoscenze acquisite, il
capitale sociale, etc. Il ruolo attribuito a questi fattori risponde, evidentemente, all’impostazione metodologica alla base di ciascun modello e riflette,
di fatto, le caratteristiche dei processi di sviluppo cosı̀ come si sono andati
realizzando nel tempo e nello spazio. Nessun approccio, tuttavia, appare di
per sé esaustivo e l’analisi della competitività di un sistema non può non
tener conto di un complesso di elementi che possono contestualmente entrare
in gioco nel determinare la capacità di crescita e di sviluppo di un territorio.
In quest’ottica le differenze regionali di sviluppo all’interno dell’UE allargata andrebbero analizzate facendo riferimento ad un insieme di indicatori
riconducibili agli elementi esplicativi evidenziati nei diversi approcci. La
6
disponibilità dei dati, soprattutto per quanto riguarda i paesi di prossima
adesione, limita notevolmente la possibilità di affrontare questa tematica in
modo articolato e completo. Con le informazioni disponibili è possibile, tuttavia, analizzare gli aspetti principali che caratterizzano le differenziazioni
regionali di sviluppo a livello europeo, lasciando ad un livello territoriale più
ristretto l’esame di aspetti specifici.
Partendo dalla banca dati Eurostat a livello territoriale NUTS 2, è stato
costruito un insieme di indicatori relativi alle caratteristiche socio-demografiche,
produttive, infrastrutturali ed economiche di tutte le regioni dell’attuale UE
e dei paesi di prossima adesione. Gli indicatori utilizzati sono stati elaborati
con un’Analisi a Componenti Principali: questa tecnica di analisi multivariata, da un lato, consente di evidenziare le relazioni che esistono tra le variabili,
dall’altro lato, permette di riassumere le informazioni di partenza in un insieme più ridotto di indicatori complessi, e quindi di caratterizzare in modo
sintetico i fattori di differenziazione all’interno dell’insieme osservato. Il set
di variabili utilizzate risulta ridotto rispetto all’insieme potenzialmente presente nella banca dati Eurostat: alcune variabili sono state escluse nel corso
dell’analisi statistica dei dati per la scarsa relazione che presentavano con
l’insieme in osservazione; per altre, invece, mancavano i dati per un numero rilevante di regioni o il dato era disponibile solo ad un diverso livello di
aggregazione5 .
Nel complesso sono stati analizzati 15 indicatori da cui sono state estratte
5 componenti che spiegano il 79,5% della varianza osservata. La matrice
dei punteggi fattoriali, riportata nella tabella 1, rappresenta la matrice di
correlazione tra indicatori di partenza e le componenti estratte e consente
di derivare il significato da dare alle componenti. Per semplicità di lettura
vengono riportati solo i valori di correlazione al di sopra di 0,10.
La prima componente spiega il 23,7% della varianza e rappresenta, dunque, il fattore più importante di differenziazione tra le regioni europee. Questa componente è correlata positivamente alla produttività dei fattori, alla
dotazione infrastrutturale ed al peso del terziario, tutti elementi che influenzano il livello di sviluppo di una regione. Il legame diretto con il livello di
sviluppo appare chiaro dal grafico 1 che riporta la relazione tra il valore della
prima componente ed il PIL per abitante. Nel grafico sono stati distinti i
dati relativi alle regioni di prossima adesione e quelli delle regioni dell’UE a
15, mettendo in evidenza, nell’ambito di queste ultime, quelle che rientrano
nell’obiettivo 16 . Oltre a chiarire il ruolo della dotazione infrastrutturale e
5
Per la mancanza di informazioni sufficienti alcune regioni sono state comunque escluse
dall’analisi. Si tratta in particolare di tutte le regioni inglesi, di alcune regioni tedesche,
di Malta e Cipro. Le regioni analizzate sono complessivamente 178.
6
In allegato viene riportato l’elenco delle regioni con il codice di riferimento riportato
7
Tabella 1 Matrice dei punteggi fattoriali
Indicatori
Produttività del lavoro in agricoltura
(PIL per occupato)
Rese cereali
Produttività del lavoro nel settore
industriale (PIL per occupato)
Densità di rete stradale 0,637
Densità di rete autostradale 0,601
Percentuale di popolazione con livello
di istruzione elevato
Percentuale di occupati in agricoltura
Percentuale di PIL in agricoltura
Percentuale di occupati nei servizi
Densità (abitanti /kmq)
Densità di rete ferroviaria
Tasso di attività
Tasso di occupazione
Tasso di dipendenza giovanile
Tasso di dipendenza anziani
1
0,807
Componente
2
3
4
0,161 -0,123
0,787
0,761
0,184
0,313
0,128
0,114
0,358
0,487
0,607
0,386
0,345
0,208
0,157
-0,333
-0,230
0,558
0,126
-0,852
-0,823
0,690
0,134
0,211
-0,123
-0,304
-0,262
0,301
5
0,120
-0,225
0,226
-0,119
0,126
0,942
0,938
0,138
0,136
-0,101
-0,100
0,917
0,909
-0,166
-0,256
0,221
0,873
-0,782
della produttività dei fattori nello spiegare le differenze regionali di sviluppo,
il grafico mette in luce l’estrema diversità esistente all’interno dell’attuale Unione Europea ed evidenzia come le regioni dell’obiettivo 1 presentino
caratteristiche di sviluppo esattamente intermedie tra quelle dei paesi dell’allargamento e il resto dell’UE. Fatta eccezione per le regioni della Svezia
con scarsissima densità della popolazione, i valori della prima componente
delle regioni Obiettivo 1 sono negativi o prossimi allo zero7 , simili in questo
ai paesi di prossima adesione, più che alle altre regioni dell’UE a 15.
I divari evidenziati nella prima componente sono in parte riconducibili alle
differenze della struttura produttiva tra sistemi economici territoriali. Queste differenze sono sintetizzate nei valori della seconda componente (16,7%
della varianza spiegata) che è correlata, positivamente, con la percentuale di
occupati nei servizi e, negativamente, con il peso del settore agricolo nel sistema economico, sia in termini di occupazione che in termini di PIL. Valori
positivi della componente definiscono, dunque, sistemi produttivi con un alto
peso dei servizi o, comunque, con una incidenza ridotta dell’agricoltura (e,
allo stesso tempo, elevata dell’industria); viceversa nel caso di valori negativi.
Il grafico 2 consente di visualizzare le differenze regionali in riferimennei grafici.
7
Si ricorda che nell’ACP il valore medio di una componente per l’insieme in osservazione
assume valore zero.
8
Figura 1 Relazione tra il valore della prima componente ed il PIL pro-capite
9
to alle prime due componenti. Nel primo quadrante sono comprese per la
quasi totalità le regioni dell’UE a 15 fuori obiettivo 1 caratterizzate da un
sistema economico più avanzato: elevata terziarizzazione, produttività dei
fattori maggiori della media, buona dotazione infrastrutturale. All’opposto,
nel quarto quadrante, si collocano i sistemi regionali più arretrati della Romania, per i quali d’altra parte, proprio per l’estrema diversità della struttura
produttiva e dei parametri economici, è prevista l’adesione all’UE in una
fase successiva. Molte delle regioni dell’allargamento si ritrova nel secondo
quadrante: il valore positivo della seconda componente è legato, in questo
caso, ad un basso peso del settore primario associato ad un’incidenza del
settore industriale maggiore della media europea; valori negativi della prima
componente evidenziano, invece, il problema della bassa redditività di questi
sistemi. Diverse regioni Obiettivo 1, soprattutto della Grecia, condividono
una situazione strutturale vicina a quella di alcuni paesi di nuova adesione
in relazione all’alto peso del settore agricolo (lontano, tuttavia, dai valori
estremi della Romania) e, più in generale, presentano un livello di redditività dei fattori inferiore alla media dell’Europa allargata. La dimensione del
problema appare ridotta se si ha come riferimento la situazione dei CEEC,
ma sicuramente è tale da richiedere ancora un forte sforzo di intervento, se
il confronto viene fatto con le altre regioni dell’Unione Europea.
Un altro aspetto rilevante che caratterizza le differenziazioni tra le regioni
europee è sintetizzato nella terza componente (16% della varianza spiegata)
che rappresenta un indicatore del grado di urbanizzazione di un territorio e
della sua minore/maggiore perifericità. Essa è collegata, infatti, alla densità
della popolazione ed al livello di infrastrutturazione, e quindi di accessibilità,
della regione. Il grafico 38 , che mette in rapporto la prima e la terza componente, consente di enucleare il ruolo delle infrastrutture rispetto agli elementi
legati alla densità della popolazione. Difatti nel primo quadrante si evidenziano le regioni in cui il livello di sviluppo elevato si accompagna ad un forte
grado di urbanizzazione, laddove nel quarto quadrante si posizionano regioni con alti livelli di sviluppo ma una struttura più rurale del territorio e/o
una maggiore perifericità, come nel caso delle regioni della Svezia. Il grafico
mette in luce anche la specificità della situazione delle regioni Obiettivo 1 in
cui il valore negativo della prima componente si accompagna a caratteri di
perifericità (valore negativo della terza componente), al contrario di quanto
si riscontra per le regioni di prossima adesione collocate per la quasi totalità
nel secondo quadrante.
Le ultime due componenti si riferiscono, infine, alle caratteristiche del
8
Per migliorare la lettura del grafico non sono riportate le regioni di Bruxelles e di
Vienna che si caratterizzano per valori molto elevati della terza componente.
10
Figura 2 Livello di sviluppo (prima componente) in rapporto alla struttura
del sistema economicso (seconda componente)
11
Figura 3 Livello di sviluppo (prima componente) in rapporto al grado di
urbanizzazione (terza componente)
12
capitale umano e della forza lavoro: la quarta componente (12,5% della varianza spiegata) consente di discriminare le regioni in base alla partecipazione
al mercato del lavoro e alla situazione occupazionale; la quinta componente
spiega il 10,4% della varianza e sintetizza alcune informazioni sulla struttura
demografica, distinguendo le regioni in crescita e con una forte presenza di
giovani da quelle in cui maggiore è il peso sulla popolazione della componente
più anziana.
Le problematiche del mercato del lavoro appaiono trasversali rispetto alla
redditività e livello di sviluppo del sistema economico (componente 1) e rispetto al gruppo di regioni preso in considerazione (CEEC, Obiettivo 1 e fuori
Obiettivo 1). Dal grafico 4 si evidenzia come regioni con livelli di sviluppo
diversi non presentino necessariamente differenze nei tassi di occupazione e di
attività e come tassi di partecipazione differenziati si riscontrino all’interno
dei tre gruppi di regioni considerate.
La relazione tra partecipazione al mercato del lavoro (componente 4) e
struttura del sistema economico (componente 2) mostra un legame diretto
solo nell’ambito delle regioni UE fuori Obiettivo 1, nelle quali la diversificazione del sistema economico e i processi di terziarizzazione si associano, in
generale, a tassi di attività e di occupazione maggiori della media (grafico 5).
Questo rapporto non si riscontra necessariamente nei CEEC ed in particolare per le regioni rumene in cui l’agricoltura rappresenta il settore portante
del sistema economico con una forte funzione occupazionale. Nel caso delle
regioni Obiettivo 1, invece, la situazione del mercato del lavoro assume una
caratterizzazione negativa indipendentemente dalla struttura produttiva, anche se va evidenziato come in queste regioni i livelli di terziarizzazione siano
in generale inferiori a quelli delle altre regioni dell’UE a 15.
3.2
Omogeneità e differenze regionali attraverso un’analisi dei gruppi
Un quadro di insieme sulle omogeneità/differenze regionali rispetto all’insieme dei fattori socio-economici considerati può essere ottenuto effettuando un’analisi dei gruppi (cluster analysis) sui punteggi fattoriali9 calcolati
nell’Analisi a Componenti Principali.
Con questa tecnica, infatti, è possibile distinguere all’interno dell’UE allargata gruppi di regioni tra loro simili rispetto agli elementi di sviluppo
prima individuati e si possono verificare gli aspetti principali di differenzia9
I punteggi fattoriali rappresentano le coordinate delle regioni nello spazio delle componenti principali. Per un approfondimento sull’analisi a componenti principali si veda
Lebart et al. (1979).
13
Figura 4 Condizioni del mercato del lavoro (quarta componente) in rapporto
al livello di sviluppo (prima componente)
14
Figura 5 Condizioni del mercato del lavoro (quarta componente) in rapporto
alla struttura del sistema economico (seconda componente)
15
Tabella 2 Numero di regioni e valore medio delle componenti per gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Gruppo
Numero regioni
1
2
3
4
5
6
7
8
32
39
1
34
18
30
17
7
1
0,4879
-0,3198
1,3463
1,4381
-0,2147
-1,0833
-0,6821
-0,7742
2
0,5949
0,4597
0,7540
-0,0108
-1,2601
-0,0088
0,4642
-2,9695
Componente
3
4
-0,2976 0,9675
0,1119 -0,0559
10,4433 -1,3142
-0,1256 -0,1818
-0,1690 -1,0609
0,0408
0,3160
-0,0358 -1,4516
0,2018
1,8587
5
0,0399
-1,2343
-0,5044
0,4863
-0,5943
0,9147
0,7587
0,1694
zione sui quali è opportuno intervenire per raggiungere una maggiore coesione
economica e sociale.
L’analisi ha condotto alla definizione di 8 gruppi10 le cui caratteristiche possono essere desunte dai valori medi che le componenti assumono in
ciascuno di essi 11 (tabella 2).
Gli otto gruppi sono a loro volta riconducibili a due grandi classi di regioni abbastanza distinte tra loro: da un lato le regioni dell’attuale UE che
sono collocate fuori Obiettivo 1; dall’altro lato le regioni Obiettivo 1 che presentano diversi elementi di similarità con i paesi in via di adesione. Il fattore
che determina questa distinzione è senza dubbio il livello di produttività e la
dotazione infrastrutturale del sistema economico (componente 1).
Nel grafico 6 sono riportati i box plot relativi ai valori della prima componente per ciascun gruppo di regioni individuato. Questo tipo di grafico
consente di visualizzare in modo immediato i valori assunti dalla componente e la loro distribuzione12 per ogni gruppo considerato. Di fatto, le regioni
che presentano valori positivi della prima componente (produttività del sistema economico al di sopra della media europea) rientrano nei gruppi 1, 3
e 4 e sono tutte localizzate in Francia e nel Nord Europa13 Le sole regio10
Nella cluster analysis è stata utilizzata una tecnica gerarchica basata sul metodo di
Ward.
11
Va ricordato che la media di ciascuna componente per l’insieme osservato è pari a
zero. Ciascun gruppo si distingue, dunque, dalla media dell’UE allargata rispetto ad una
componente quanto più il valore che esso assume per quella componente si discosta, in
positivo o in negativo, dallo zero.
12
Il box plot consente di visualizzare in modo grafico i valori estremi dell’indicatore
considerato, la mediana, i valori corrispondenti al primo e al terzo quartile ed eventuali
outliers.
13
Il gruppo 3 è rappresentato dalla sola regione di Bruxelles che si caratterizza come
outlier rispetto all’insieme delle regioni analizzate soprattutto per l’alto valore assunto
16
ni Obiettivo 1 che fanno parte di questi gruppi sono quelle svedesi a bassa
densità di popolazione e alcune regioni della Germania dell’Est.
Valori negativi della prima componente si riscontrano, invece, nei gruppi
da 5 a 8 che racchiudono esclusivamente regioni Obiettivo 1 e regioni dei
CEEC. Caratteristiche intermedie si riscontrano nel gruppo 2 che comprende
per la maggior parte regioni dell’UE, sia Obiettivo 1 che fuori Obiettivo 1,
e le regioni delle capitali di alcuni paesi di prossima adesione. Dell’UE a
15, in questo secondo gruppo rientrano sostanzialmente l’Italia Centro Settentrionale e diverse regioni della Spagna e della Grecia. Rispetto alle altre
regioni che presentano valori positivi della prima componente, il gruppo 2 si
caratterizza, in particolare, per una minore produttività dei fattori. Questo
aspetto sembra collegato in parte alle caratteristiche della struttura produttiva, visto il peso maggiore che l’industria riveste nel sistema economico di
queste regioni, in parte ad aspetti socio-demografici, in particolare al grado
di invecchiamento della popolazione e al basso tasso di attività.
Le specificità dei primi quattro gruppi sono evidenziate nei grafici 7, 8 e 9
in cui è riportata la relazione che esiste tra la struttura produttiva regionale,
caratteristiche occupazionali e demografiche, grado di urbanizzazione.
Il gruppo 1 è composto da 32 regioni che appartengono soprattutto a
Olanda, Austria e Svezia. Queste regioni, agli elevati livelli di sviluppo e
di produttività e ad una struttura del sistema economico matura e con alti
livelli di terziarizzazione, associano un mercato del lavoro con i più alti tassi di
attività e di occupazione. In questo gruppo l’unico aspetto di problematicità
si riscontra in relazione ad alcune regioni svedesi in cui esiste soprattutto
un problema di mantenimento della popolazione sul territorio, vista la bassa
densità demografica e i fenomeni di invecchiamento che le caratterizzano
(componente 3 e 5 negative).
Le regioni del gruppo 1 presentano molte similarità con quelle del gruppo
4. Questo gruppo, che comprende 34 regioni appartenenti essenzialmente
a Francia e Belgio, si distinguono dalle prime soprattutto per la maggiore
produttività dei fattori produttivi e, nel caso di alcune regioni francesi, per
la maggiore ruralità del territorio (componente 3 negativa) e la rilevanza
del settore agricolo nel sistema economico (componente 2 negativa). L’altro
aspetto che però caratterizza questo gruppo rispetto al precedente riguarda
la situazione del mercato del lavoro con tassi di attività e di occupazione
inferiori, in particolare nelle regioni più rurali. Questa problematica appare
particolarmente rilevante laddove la struttura demografica presenta un peso
elevato della componente giovanile.
dalla terza componente. Va sottolineato, tra l’altro, come questo valore elevato appiattisca
le differenze tra le altre regioni in relazione alla terza componente.
17
Figura 6 Distribuzione dei valori della prima componente per gruppo di
regioni
18
Figura 7 Struttura del sistema economico (seconda componente) in rapporto
alle condizioni del mercato del lavoro (quarta componente) per i primi quattro
gruppi
Rispetto ai gruppi precedenti, il gruppo 2 presenta una maggiore variabilità in quanto comprende regioni piuttosto differenziate per quanto riguarda
gli aspetti economico-produttivi, ma accomunate dalle caratteristiche demografiche e dai tassi di invecchiamento tra i più elevati dell’insieme osservato.
Dal punto di vista produttivo si riscontra, in generale, una specializzazione
industriale maggiore che negli altri gruppi, mentre la produttività dei fattori
è mediamente inferiore a quella rilevata nelle regioni dei gruppi 1, 3 e 4. La
bassa produttività media è legata soprattutto alla situazione delle regioni
della Spagna e della Grecia che ne fanno parte. Nel gruppo rientra anche
l’Italia del Centro-Nord, compresa la Sardegna.
Gli altri 4 gruppi sono accomunati dai valori negativi o prossimi allo zero
della prima componente.
19
Figura 8 Struttura del sistema economico (seconda componente) in rapporto alle caratteristiche demografiche (quinta componente) per i primiquattro
gruppi
20
Figura 9 Livello di sviluppo(prima componente) in rapporto al grado di
urbanizzazione (terza componente) per i primi quattro gruppi
21
Figura 10 Rapporto tra livello di sviluppo (prima componente) e struttura
del sistema economico (seconda componente) nei gruppi 5, 6, 7 e 8
Il rapporto tra dotazione e produttività dei fattori, da un lato, e struttura
produttiva, dall’altro, si rileva dal grafico 10 in cui è riportata la posizione di
queste regioni nello spazio delle prime due componenti. I valori della prima
componente, come già evidenziato, sono più bassi della media dell’insieme
osservato: tutte le regioni considerate presentano, dunque, livelli di produttività delle risorse e una dotazione infrastrutturale al di sotto della media
europea.
L’aspetto principale di differenziazione tra i gruppi è, invece, rappresentato dalla struttura del sistema economico ed, in particolare, dal maggiore/minore peso dell’agricoltura nel sistema produttivo (grafico 11). Le regioni che rientrano nei gruppi 5 e 8 sono quelle in cui l’agricoltura presenta
un ruolo più rilevante, anche se le differenze tra i due gruppi sono molto
marcate. Nel gruppo 5, che comprende 18 regioni, per lo più della Grecia
22
e della Bulgaria e la Basilicata in Italia, l’agricoltura ha un peso occupazionale che in media è pari al 18%, a fronte del 44% delle regioni rumene che
compongono il gruppo 8.
Nel grafico 10, man mano che aumenta il valore della seconda componente,
cresce il ruolo occupazionale del settore industriale e del terziario. L’industria
assume un peso particolarmente elevato nelle regioni del gruppo 6, regioni che
ricadono quasi tutte nei paesi di nuova adesione (Estonia, Slovenia, Lettonia,
molte regioni della Polonia e della Repubblica Ceca). In esse la percentuale
di occupati nell’industria risulta pari in media al 35%. Più terziarizzate,
invece, sono le economie che rientrano nel gruppo 7 di cui fanno parte anche
tutte le regioni dell’Italia meridionale, Basilicata esclusa.
Tra i gruppi a minor livello di sviluppo,un discorso a parte è quello relativo
al gruppo 8, che comprende le regioni della Romania. Si tratta di situazioni
con i livelli di sviluppo più bassi a livello europeo, con la minore produttività
del lavoro e una struttura del sistema economico molto arretrata: il settore
terziario rappresenta una quota degli addetti molto al di sotto della media
europea, mentre il settore agricolo ha una funzione occupazionale rilevante,
con punte della percentuale di addetti in agricoltura che raggiungono il 60%.
Questo forte ruolo occupazionale del settore agricolo è senza dubbio alla base
di quanto si osserva per quanto riguarda le condizioni del mercato del lavoro
(quarta componente), con tassi di attività che in media si aggirano sul 53%
e tassi di occupazione medi del 74%.
Accanto alle caratteristiche strutturali, le condizioni del mercato del lavoro sono, d’altra parte, un elemento che consente di distinguere in modo
abbastanza preciso tra i diversi gruppi (grafico 12).
Le problematiche del lavoro interessano in modo particolare i gruppi 5
e 7 (nella parte bassa del grafico). Questi gruppi racchiudono sia regioni
appartenenti ai paesi candidati (della Bulgaria, Polonia e Ungheria) sia alcune regioni greche e italiane, ma la problematica occupazionale è tanto più
evidente nelle regioni dell’Europa meridionale, indipendentemente dalla maggiore rilevanza del settore agricolo (gruppo 5) o dell’industria (gruppo 7). In
quest’ultimo gruppo, inoltre, la situazione appare anche più critica vista la
maggiore incidenza di giovani nella struttura demografica.
In definitiva per le regioni a basso livello di sviluppo si possono evidenziare
3 ambiti problematici che richiedono un intervento strutturale, ambiti che
assumono importanza diversa nelle diverse situazioni.
Il primo si riferisce alla produttività dei fattori e riguarda tutte le regioni
degli ultimi 4 gruppi, ma anche, come visto in precedenza, alcune regioni del
gruppo 2. Politiche per aumentare la produttività del sistema economico si
basano necessariamente sulla crescita del capitale umano e delle conoscenze.
La produttività per addetto risulta, infatti, correlata positivamente con la
23
percentuale di popolazione con livello di studi alto, con la quota di occupati
nei servizi ad alto contenuto di conoscenza, con la quota del PIL che viene
spesa in ricerca e sviluppo nel campo dell’alta formazione. Le differenze nei
livelli di queste voci tra le regioni a maggior grado di sviluppo (gruppi 1 e 4)
e quelle degli ultimi 4 gruppi sono statisticamente significative, evidenziando
ancora come su questi fattori debba fondarsi, in primo luogo, l’incremento
della produttività.
Un altro ambito di problematicità è rappresentato dalle carenze infrastrutturali che caratterizzano le regioni dei gruppi 5 e 7 ed in particolare le
regioni dell’Europa meridionale.
Il terzo aspetto problematico riguarda la struttura del sistema economico,
che nelle realtà agricole più arretrate, quali la Romania, presenta una predominanza del settore agricolo e nelle altre aree una diversificazione produttiva
inferiore rispetto a quella che si riscontra nelle regioni più sviluppate del Nord
Europa. In questi casi l’ambito di intervento è quello dell’accompagnamento
e sviluppo dei processi di industrializzazione/ terziarizzazione, a seconda dei
casi, con una spinta alla nascita di nuove imprese e alla loro crescita strutturale, da un lato, e con un impegno nel campo della formazione per facilitare
i processi di ristrutturazione del sistema economico.
4
Differenze territoriali e politiche di intervento
L’analisi precedente ha consentito di tracciare un quadro generale delle caratteristiche socioeconomiche di ciascuna regione e di individuare, all’interno
delle regioni dell’UE allargata, gli elementi principali di omogeneità e di
differenziazione tra regioni.
Rispetto ai fattori di differenziazione individuati nell’analisi due aspetti,
in particolare, possono essere sottolineati.
Il primo riguarda l’importanza che, nello spiegare i divari regionali di sviluppo, può essere attribuita alle differenze che si riscontrano in termini di
produttività del lavoro, di dotazione infrastrutturale e struttura del sistema
produttivo. Una politica di intervento che agisca su questi fattori, favorendo
l’introduzione di innovazioni, il miglioramento del grado di infrastrutturazione, la ristrutturazione del sistema di imprese e lo sviluppo di nuove realtà
produttive, va senz’altro nella direzione della coesione se concepita e attuata
a livello regionale.
La necessità di un intervento a livello regionale è tanto maggiore quanto
più accentuate sono le differenze di sviluppo tra regioni all’interno dello stes-
24
Figura 11 Distribuzione dei valori della percentuale di addetti nel settore
agricolo nei gruppi 5, 6, 7 e 8
25
Figura 12 Rapporto tra struttura del sistema economico (seconda componente) e condizioni del mercato del lavoro (quarta componente) nei gruppi 5, 6,
7e8
26
so Stato. Ciò è particolarmente vero, ad esempio, per l’Italia in cui l’analisi
ha evidenziato caratteristiche socio-economiche per le regioni del Mezzogiorno molto diverse rispetto a quelle del Centro-Nord. In questi casi, interventi
attuati nella logica di una politica di crescita complessiva, come ipotizzato
nella relazione di Andrè Sapir, non avrebbero effetti in termini di convergenza
a causa dell’agire delle economie di agglomerazione e degli effetti moltiplicativi e cumulativi che sono diffusamente sottolineati dalle teorie di sviluppo
regionale. Né si può pensare di affidare le politiche di convergenza agli stati
nazionali, perché in questo caso il livello di intervento sarebbe commisurato al reddito dello Stato Membro, più che al livello di squilibrio regionale,
riproducendo, al minimo, il grado di disparità esistente.
Un secondo aspetto che va sottolineato si riferisce alle problematiche del
mercato del lavoro che dall’analisi effettuata appaiono trasversali rispetto alla struttura e alla competitività del sistema economico, nel senso che minori
tassi di attività e condizioni di maggiore disoccupazione si riscontrano in situazioni che sono diverse tra loro in termini di diversificazione del sistema
produttivo e di livello di produttività. Ciò può significare che la politica
dell’occupazione assume una valenza più generale rispetto alle politiche della
convergenza, ma anche che politiche che mirano ad aumentare la competitività di un sistema economico non siano da sole sufficienti a risolvere le
problematiche del mercato del lavoro, ma debbano necessariamente affiancarsi a politiche per l’occupazione dirette alla qualificazione delle risorse umane
e a migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
L’analisi dei gruppi ha consentito di mettere in evidenza le relazioni che
esistono nelle diverse aree regionali tra peso dei settori nel sistema economico, produttività dei fattori, caratteristiche infrastrutturali, condizioni del
mercato del lavoro. Dai risultati dell’analisi emerge la distinzione netta tra
gli attuali Stati Membri del Nord Europa, da un lato, e regioni che ricadono
nell’Obiettivo 1 e quelle dei paesi di nuova adesione, dall’altro lato.
Questi due ultimi gruppi si riferiscono a sistemi economici che hanno
seguito percorsi di sviluppo sicuramente diversi, ma un aspetto in comune
è rappresentato dal peso occupazionale del settore agricolo più elevato della
media dell’UE allargata. Il settore agricolo rappresenta il perno del sistema
economico nel caso delle regioni rumene (gruppo 8), mentre si associa ad una
forte presenza del settore industriale nelle regioni che fanno parte del gruppo
6 (regioni della Repubblica Ceca, Slovenia, Estonia, Lituania, Lettonia e
alcune regioni della Slovacchia) e in alcune regioni del gruppo 5 (Bulgaria,
Castilla la Mancha in Spagna, Basilicata in Italia). Più diversificato è il
sistema produttivo delle regioni appartenenti al gruppo 7 che comprende,
tra le altre, le regioni del Mezzogiorno d’Italia (esclusa la Basilicata) e che
presenta, rispetto agli altri tre gruppi, un maggior peso del terziario.
27
In tutte queste regioni, attuare politiche di convergenza significa, dunque,
mettere in atto in primo luogo un processo di diversificazione e terziarizzazione del sistema economico. Ciò comporta stimolare lo sviluppo di nuove
imprese, aumentare il peso dei servizi avanzati e ad alto contenuto innovativo, aumentare il livello di qualificazione delle risorse umane. Le informazioni
disponibili mostrano, infatti, che in queste regioni vi sono un’incidenza di
servizi avanzati inferiore rispetto a quella che si riscontra nelle regioni più
avanzate e una percentuale della popolazione con livello di studi elevato che
risulta significativamente più bassa.
In secondo luogo sono necessarie azioni rivolte all’aumento della produttività dei fattori che nelle regioni Obiettivo 1 e in quelle di nuova adesione
risulta significativamente inferiore a quella delle altre regioni, sia nel settore
agricolo sia nel complesso del sistema economico.
Per quanto riguarda il settore agricolo, è evidente il ruolo che la PAC
deve avere in tale contesto. Da un lato deve accompagnare il processo di ristrutturazione del sistema economico territoriale, dall’altro lato deve incidere
sul livello di produttività dell’agricoltura. Ciò significa tra l’altro stimolare i
processi di diversificazione economica all’interno del territorio e delle aziende, facilitare l’introduzione di innovazioni all’interno del settore, migliorare i
collegamenti all’interno della filiera per aumentare la produttività del sistema nel suo complesso, spingere verso produzioni di qualità più rispondenti
alle esigenze della domanda. La strumentazione attualmente disponibile appare particolarmente articolata e comprende misure che spingono in questa
direzione accanto ad altre che, al contrario, possono rappresentare un ostacolo all’adeguamento strutturale. Le politiche di mercato, in particolare, in
alcuni casi hanno rallentato il processo di ristrutturazione e di riconversione
produttiva, in molti casi hanno assunto una funzione di sostegno sociale più
che di politiche settoriali, mantenendo situazioni marginali dal punto di vista produttivo. Anche nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale, alcune
misure vanno nella direzione del riequilibrio dei redditi tra aree rurali ed aree
urbane, più che in quella dello sviluppo e della convergenza.
L’allargamento dell’UE può rappresentare un’occasione di revisione dell’impostazione dell’intervento in misura ancora più incisiva di quanto non si
sia fatto con la revisione di medio termine. Si tratta in particolare di abbandonare la logica del cambiamento per approssimazioni successive, di mettere
ordine tra obiettivi e strumenti e, soprattutto, di mirare gli interventi in
relazione alle caratteristiche di sviluppo dei diversi territori regionali.
28
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283–304.
30
Allegato
31
Table A.1. Le Regioni della UE allargata
Paese
Regione
Codice
Austria
Austria
Austria
Austria
Austria
Austria
Austria
Austria
Austria
Burgenland
Niedersterreich
Wien
Krnten
Steiermark
Obersterreich
Salzburg
Tirol
Vorarlberg
at11
at12
at13
at21
at22
at31
at32
at33
at34
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Belgio
Région Bruxelles-capitale
Antwerpen
Limburg (B)
Oost-Vlaanderen
Vlaams Brabant
West-Vlaanderen
Brabant Wallon
Hainaut
Liège
Luxembourg (B)
Namur
be1
be21
be22
be23
be24
be25
be31
be32
be33
be34
be35
Bulgaria
Bulgaria
Bulgaria
Bulgaria
Bulgaria
Bulgaria
Severozapaden
Severen Tsentralen
Severoiztochen
Yugozapaden
Yuzhen Tsentralen
Yugoiztochen
bg01
bg02
bg03
bg04
bg05
bg06
Praha
Stredn Cechy
Jihozpad
Severozpad
cz01
cz02
cz03
cz04
Repubblica
Repubblica
Repubblica
Repubblica
Ceca
Ceca
Ceca
Ceca
32
Table A.1—Continued
Paese
Regione
Repubblica Ceca Severovchod
Repubblica Ceca Jihovchod
RepubblicaCeca Stredn Morava
RepubblicaCeca Moravskoslezko
Germania
Stuttgart
Germania
Karlsruhe
Germania
Freiburg
Germania
Tbingen
Germania
Oberbayern
Germania
Niederbayern
Germania
Oberpfalz
Germania
Oberfranken
Germania
Mittelfranken
Germania
Unterfranken
Germania
Schwaben
Germania
Berlin
Germania
Brandenburg
Germania
Bremen
Germania
Hamburg
Germania
Darmstadt
Germania
Gieen
Germania
Kassel
Germania
Mecklenburg-Vorpommern
Germania
Braunschweig
Germania
Hannover
Germania
Lneburg
Germania
Weser-Ems
Germania
Dsseldorf
Germania
Kln
Germania
Mnster
Germania
Detmold
Germania
Arnsberg
Germania
Koblenz
33
Codice
cz05
cz06
cz07
cz08
de11
de12
de13
de14
de21
de22
de23
de24
de25
de26
de27
de3
de4
de5
de6
de71
de72
de73
de8
de91
de92
de93
de94
dea1
dea2
dea3
dea4
dea5
deb1
Table A.1—Continued
Paese
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Germania
Danimarca
Estonia
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Spagna
Finlandia
Finlandia
Regione
Codice
Trier
deb2
Rheinhessen-Pfalz
deb3
Saarland
dec
Chemnitz
ded1
Dresden
ded2
Leipzig
ded3
Dessau
dee1
Halle
dee2
Magdeburg
dee3
Schleswig-Holstein
def
Thringen
deg
Danemark
dk
Estonie
ee
Galicia
es11
Principado de Asturias
es12
Cantabria
es13
Pais Vasco
es21
Comunidad Foral de Navarra es22
La Rioja
es23
Aragn
es24
Comunidad de Madrid
es3
Castilla y Len
es41
Castilla-la Mancha
es42
Extremadura
es43
Catalua
es51
Comunidad Valenciana
es52
Illes Balears
es53
Andalucia
es61
Murcia
es62
Ceuta y Melilla (ES)
es63
Canarias (ES)
es7
It-Suomi
fi13
Vli-Suomi
fi14
34
Table A.1—Continued
Paese
Regione
Finlandia
Finlandia
Finlandia
Finlandia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Francia
Grecia
Grecia
Grecia
Pohjois-Suomi
Uusimaa (suuralue)
Etel-Suomi
land
le de France
Champagne-Ardenne
Picardie
Haute-Normandie
Centre
Basse-Normandie
Bourgogne
Nord - Pas-de-Calais
Lorraine
Alsace
Franche-Comté
Pays de la Loire
Bretagne
Poitou-Charentes
Aquitaine
Midi-Pyrénées
Limousin
Rhne-Alpes
Auvergne
Languedoc-Roussillon
Provence-Alpes-Cte d’Azur
Corse
Guadeloupe (FR)
Martinique (FR)
Guyane franaise (FR)
Réunion (FR)
Anatoliki Makedonia, Thraki
Kentriki Makedonia
Dytiki Makedonia
35
Codice
fi15
fi16
fi17
fi2
fr1
fr21
fr22
fr23
fr24
fr25
fr26
fr3
fr41
fr42
fr43
fr51
fr52
fr53
fr61
fr62
fr63
fr71
fr72
fr81
fr82
fr83
fr91
fr92
fr93
fr94
gr11
gr12
gr13
Table A.1—Continued
Paese
Regione
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Grecia
Ungheria
Ungheria
Ungheria
Ungheria
Ungheria
Ungheria
Ungheria
Irlanda
Irlanda
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Thessalia
Ipeiros
Ionia Nisia
Dytiki Ellada
Sterea Ellada
Peloponnisos
Attiki
Voreio Aigaio
Notio Aigaio
Kriti
Kzép-Magyarorszg
Kzép-Dunntl
Nyugat-Dunntl
Dél-Dunntl
Észak-Magyarorszg
Észak-Alfld
Dél-Alfld
Border, Midlands and Western
Southern and Eastern
Piemonte
Valle d’Aosta
Liguria
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
36
Codice
gr14
gr21
gr22
gr23
gr24
gr25
gr3
gr41
gr42
gr43
hu01
hu02
hu03
hu04
hu05
hu06
hu07
ie01
ie02
it11
it12
it13
it2
it31
it32
it33
it4
it51
it52
it53
it6
it71
it72
Table A.1—Continued
Paese
Regione
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Lituania
Lussemburgo
Lettonia
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Olanda
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Lituanie
Luxembourg
Lettonie
Groningen
Friesland
Drenthe
Overijssel
Gelderland
Flevoland
Utrecht
Noord-Holland
Zuid-Holland
Zeeland
Noord-Brabant
Limburg (NL)
Dolnoslaskie
Kujawsko-Pomorskie
Lubelskie
Lubuskie
Ldzkie
Malopolskie
Mazowieckie
Opolskie
Podkarpackie
Podlaskie
Pomorskie
Slaskie
37
Codice
it8
it91
it92
it93
ita
itb
lt
lu
lv
nl11
nl12
nl13
nl21
nl22
nl23
nl31
nl32
nl33
nl34
nl41
nl42
pl01
pl02
pl03
pl04
pl05
pl06
pl07
pl08
pl09
pl0a
pl0b
pl0c
Table A.1—Continued
Paese
Regione
Polonia
Polonia
Polonia
Polonia
Portogallo
Portogallo
Portogallo
Portogallo
Portogallo
Portogallo
Portogallo
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Svezia
Svezia
Svezia
Svezia
Svezia
Svezia
Svezia
Svezia
Slovenia
Slovacchia
Slovacchia
Slovacchia
Slovacchia
Regno Unito
Swietokrzyskie
Warminsko-Mazurskie
Wielkopolskie
Zachodniopomorskie
Norte
Centro (P)
Lisboa e Vale do Tejo
Alentejo
Algarve
Aores (PT)
Madeira (PT)
Nord-Est
Sud-Est
Sud
Sud-Vest
Vest
Nord-Vest
Centru
Bucuresti
Stockholm
stra Mellansverige
Sydsverige
Norra Mellansverige
Mellersta Norrland
vre Norrland
Smland med arna
Vstsverige
Slovénie
Bratislavsk
Zpadné Slovensko
Stredné Slovensko
Vchodné Slovensko
North East
38
Codice
pl0d
pl0e
pl0f
pl0g
pt11
pt12
pt13
pt14
pt15
pt2
pt3
ro01
ro02
ro03
ro04
ro05
ro06
ro07
ro08
se01
se02
se04
se06
se07
se08
se09
se0a
si
sk01
sk02
sk03
sk04
ukc
Table A.1—Continued
Paese
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Regno
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Unito
Regione
North West (including Merseyside)
Yorkshire and The Humber
East Midlands
West Midlands
Eastern
London
South East
South West
Wales
Scotland
Northern Ireland
.
39
Codice
ukd
uke
ukf
ukg
ukh
uki
ukj
ukk
ukl
ukm
ukn
La collana Working Paper del Centro pubblica contributi su argomenti di
Economia e Politica Agricola, Ambientale, Alimentare e dello Sviluppo Rurale, Economia generale e Statistica. I lavori pubblicati nella Collana sono
sottoposti ad una revisione informale coordinata dal Comitato di Redazione
interno nominato ogni tre anni dal Comitato Scientifico del Centro.
Comitato di redazione 2002-2004:
prof. Valeria Sodano, [email protected]
prof. Gianni Cicia, [email protected]
dr. Carlo Cafiero, [email protected]
Finito di stampare il:
15 marzo 2004
presso il Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo
Rurale, Portici.
40