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Ferruccio Ferrazzi.Opere scelte da una collezione | Artincontro | ... http://www.artincontro.com/ferruccio-ferrazzi-opere-scelte-da-un... Editoriale Chi siamo Contatti Newsletter Percorsi e varianti della cultura Home Arte e architettura Interviste L’ opera d’arte Arti applicate Design Film d’arte Fotografia Mostre ARTE E ARCHITETTURA / INTERVISTE / MOSTRE Il libro Il museo Il viaggio Il video EDWARD HOPPER PAINTINGS Ferruccio Ferrazzi. Opere scelte da una collezione CRISTIANA CURTI • 18 novembre 2012 La ricerca di una nuova classicità L’occasione di una raccolta ampia e articolata dell’opera di Ferruccio Ferrazzi (Roma, 1891 – 1978) emersa per la prima volta da una casa privata milanese ed esposta nelle eleganti sale della Galleria di Matteo Lampertico a Milano (e poi a Roma, presso la Galleria Carlo Virgilio) permette al visitatore di conoscere la singolare epopea di un artista di grande talento, che ha profondamente influenzato anche alcune generazioni prossime alla nostra (si pensa alla cosiddetta riscoperta della pittura della Transavanguardia), ma dai destini non così noti alla maggioranza di noi. FABRIZIO PASSARELLA Intervista a Matteo Lampertico > Retrophuture Della medesima generazione dei pittori del Novecento sarfattiano, apprende presto dal padre scultore il sapore della ricerca e a soli sedici anni esordisce alla LXXVII Esposizione di Belle Arti, la qual cosa lo mette in luce presso l’Istituto Catel da cui riceverà una borsa di studio sotto la guida di Max Roeder, artista di matrice bockliniana, che lo informerà particolarmente di quella sua nota espressionistica tipica del Paese teutonico. A diciannove anni partecipa già alla IX Biennale di Venezia e pare avviato a una TROVA LA MOSTRA carriera fulminante. Qualche anno più tardi, a Parigi, con il padre, studia il divisionismo seuratiano ma s’impressiona dei fuochi del Futurismo così come della lezione di Cézanne. Per esprimere al meglio la sintesi della propria ricerca, nel 1916, alla LXXXV Esposizione Società Amatori e Cultori di Belle Arti, allestisce la propria personale in modo da formare un prisma attraverso pitture dal taglio irregolare e asimmetrico, dalle prospettive estranee al naturalismo e ai princìpi ottici. Una tale rivoluzione suscita scalpore e scandalo nell’ambiente romano, mentre un collezionista svizzero, che lo seguirà con passione, rimane colpito dal carattere fortemente nord-europeo della sua arte. A partire dal 1917, alcune opere segnano tuttavia una svolta verso un ritorno a un’italianità più sentita. La spinta innovativa del Futurismo, ma anche un certo sentore di nascente “metafisica”, nonché l’amore per un arcaismo forse un po’ di maniera, generano alcune fra le opere più famose, come La Donna fra i Sambuchi; ma ancora nel 1921 Oppo lo criticherà aspramente per il suo freddo tocco “nordico”. Malgrado ciò, nel 1923 la personale alla Seconda Biennale Romana lo consacra quale punto di riferimento per la generazione successiva di artisti. E non solo: dal 1926 ottiene numerosi riconoscimenti 1 di 3 CERCA NEL SITO CERCA FOLLOW Facebook Youtube 20/11/12 17:20 Ferruccio Ferrazzi.Opere scelte da una collezione | Artincontro | ... http://www.artincontro.com/ferruccio-ferrazzi-opere-scelte-da-un... negli Stati Uniti (vince, fra l’altro, il prestigiosissimo Premio Carnegie, una sorta di Turner Prize o forse anche di premio biennaliero veneziano di oggi), mentre dal 1929 occupa la cattedra di decorazione pittorica (è notevole nella pittura murale, coltivata anche dai coetanei Funi, Sironi, Severini, Cagli e Campigli) all’Accademia di Belle Arti di Roma. E’ esperto nell’arte dell’encausto e avrà numerose commesse pubbliche e private per opere di grandi dimensioni. Una carriera “di regime” che solo in parte danneggerà la sua opera post-bellica, peraltro dedicata a cicli sulla bomba di Hiroshima, di carattere religioso e, nell’ultimo periodo, alla scultura. Un artista dal così proficuo itinere dovrebbe essere il pivot di ogni libro di storia dell’arte italica del XX secolo. Perché, dunque, non è conosciuto ai più come i suoi colleghi del tempo, i Sironi, i Campigli, i Severini? O almeno come i suoi epigoni, che di fatto da lui trarranno insegnamento fecondissimo (sono rilevanti anche le annotazioni tecniche, le sperimentazioni costanti e intuitive registrate nei suoi diari) come Guttuso, Ziveri, Mafai (da cui Il Ballo (Il balletto, bozzetto), 1919 Olio su tela, cm. 68,5 x 53,5 sembra peraltro egli stesso trarre ispirazione)? Eppure il pennello è deciso e personale, alcuni spunti sono straordinariamente originali (soprattutto coloristicamente, ma anche nella modernità di un certo gesto nervoso) e assommano il meglio della pittura degli anni ’20 e ‘30 in Italia. Si consideri il bellissimo Toro nella Tempesta, dove un soggetto anomalo (presente durante tutta la parabole artistica del Nostro) è organizzato entro un paesaggio cézanniano e arcaico come se Giotto avesse dettato le regole dell’inquadratura, mentre la figura velata e le chiome degli alberi riprendono temi cari alla Metafisica e al nostro miglior Carrà. Si pensi alla tavolozza dai colori stridenti e freddi degli esordi, ma con una varietà che nessun Tedesco seppe davvero comporre, forse mediata dalla ricerca intorno a Seurat. Si verifichi l’adesione ai movimenti italiani di Futurismo, Valori Plastici quindi Ritorno all’Ordine e, infine, Scuola Romana, come essa sia sempre personalissima e, di fatto, mai simile a nessun altro. C’è un tocco, ovunque nella carriera di Ferrazzi, che richiama un La donna tra i sambuchi (Nudo+calori+verdura vitrea, Sonno tra i sambuchi), 1917 Olio su tela, cm. 130 x 100 primitivismo più d’intelletto che di tecnica, un rousseaunianesimo “di ritorno” che sembra prevalere su ogni considerazione filosofico-artistica, un tocco compositivo che inneggia a una naïveté talvolta sin troppo sfacciata che lo conduce altrove rispetto all’impegno e alla profondità dei suoi contemporanei. Il gioco sembra essere, di fatto, il tema portante della sua ricerca pittorica: il gioco della visione prospettica anomala e straniante, della modulazione del colore fuori canone, del soggetto spiazzante ed enigmatico… un gioco che a volte soverchia la qualità della poetica e pare prendere la mano del suo Artefice. In un certo senso, Ferrazzi soccombe sotto l’estremo sperimentalismo della sua mano felicissima e sin troppo abile. Ciò nelle prove meno riuscite e in certe affettazioni della maturità. Ma laddove trova la sintesi compiuta di ogni singolo componente del suo enorme bagaglio di stili e suggestioni, di retaggi e riscoperte, di ricerche originali e di tecnica perfettissima, come accade ne La Tempesta (per noi la prova più sorprendente e di livello qualitativo senza dubbio all’altezza del miglior Novecento italiano), per l’appunto, ma anche ne Il Ballo (un esempio davvero particolare della rilettura ferrazziana dei canoni futuristi) e forse in modo più appariscente ne La donna tra i sambuchi, ecco allora un tratto che dovrebbe ancora essere sondato, un’arte che attende una riscoperta che non sia soltanto di maniera, ma anche di sostanza. Quale coacervo mittel- e sud-europeo può aver generato un simile autore, nato idealmente nelle terre nebbiose di Germania e approdato nei colori solari (nei rossi, negli aranciati e nei rosa, soprattutto) della Scuola Romana, dove pare trovarsi più a proprio agio? Quale milieu attraversò la sua figura completa, rinomata e acclamata anche se oggi non di così vasta fama? Un territorio che anche i suoi colleghi calcarono, ma con esiti diversi, meno decorativi, più intensi, forse. Eppure, senza Ferrazzi, che parte da Spadini per arrivare allo scioglimento delle forme di Scipione e Mafai, i sentori del Novecento non sarebbero stati così divulgati in Italia nei primi trent’anni del XX 2 di 3 20/11/12 17:20 Ferruccio Ferrazzi.Opere scelte da una collezione | Artincontro | ... http://www.artincontro.com/ferruccio-ferrazzi-opere-scelte-da-un... secolo; complice lui, si diffuse il senso di una vera “europeità” che altrimenti in Penisola non si trovava così facilmente. Merita quindi, Ferruccio Ferrazzi una più generosa e approfondita valutazione da tutti coloro che prediligono le “terre di mezzo”, i crinali pericolosi, ma anche la leggerezza del tocco che non penetra troppo nella carne, rimane lieve, con una giocosità che, persa a volte in se stessa e poco allarmata dal presente, si è declinata in ogni forma, in ogni soggetto, anche il più scabro o il più ermetico. Un artista chiuso nel suo mondo il quale a stento percepiva ciò che usciva dalla tela e dilagava nel tempo che si trovò ad aver vissuto. Ferruccio Ferrazzi. Opere scelte da una collezione a cura di Francesca Romana Morelli Matteo Lampertico Arte Antica e Moderna Milano 16/10/2012 – 15/11/2012 Galleria Carlo Virgilio & C Roma 20/11/2012 – 22/12/2012 La Nuda, 1922 Olio su tela, cm. 97 x 73,5 La Tempesta (Seconda versione: Toro nella tempesta), 1931 Olio su tavola, cm. 90,5 x 72,5 Articoli correlati Murales e Realismo Donato Piccolo. La Venezia del Settecento negli Anni Butterfly effect filtrata dal Cinquanta pennello di Francesco Guardi Articoli precedenti Goa Made An Archeological Discovery © 2012 Artincontro - Editutto Associazione Culturale 3 di 3 Cod. Fisc./P. IVA 02980771204 20/11/12 17:20